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GEOPOLITICA DELLA GEOLOGIA SIRIANA E TURCA

DANNI E VANTAGGI OTTENUTI DAI PAESI , GOVERNI E PROFUGHI COLPITI DAL SISMA.

Tutto é stato detto e scritto sull’ondata di sofferenze e disagi abbattutisi su Turchia del sud est e Siria del Nord ovest. Ora é tempo di trarre le somme ed esaminarne gli effetti economici e politici.

Erdogan e Assad possono , nel segreto delle rispettive alcove ammettere di essere stati politicamente e militarmente miracolati: l’area colpita dalla catastrofe collima a un km presso con la zona di inaffidabilità politico-militare che li affliggeva. La Turchia vede dimezzata la zona in cui i suoi oppositori avevano la maggioranza e votavano per il leader filo curdo Demirktash e Assad ha visto colpiti quasi tutti i villaggi controllati dai jihadisti insediati nella zona di Idleb. Aleppo, la lealista, coi suoi trenta morti, é sufficientemente colpita da aver diritto agli aiuti, ma non tanto quanto i poveri villaggi dei suoi dintorni.

La campagna di relazioni pubbliche pacifiste ad oltranza fatta nell’ultimo anno ha fruttato una partecipazione planetaria di aiuti giunti persino dalla Mongolia e dal Burkina Faso.

L’impatto, a una prima valutazione, costa almeno 80 miliardi di euro di patrimonio devastato ( il 10% del PIL turco) e probabilmente si assesterà sul 15-17 % .

Quel che la stampa mondiale ha omesso di dire é che si tratta della zona più depressa del paese, dove la riforma agraria non aveva ancora prodotto effetti e nessuna area veramente produttiva é stata colpita, salvo ( immagino ma non ho notizie) l’oleodotto che sbuca ad Iskenderun (Alessandretta) nell’omonimo sangiaccato che affaccia sul golfo di Adana.

Il planetario plebiscito di solidarietà, che si é esteso fino a rivali geopolitici tradizionali come la Grecia e Israele, ha smantellato il lavorio sotterraneo dei paesi NATO che miravano da un anno a far sentire ai turchi tutta la riprovazione per le ormai frequenti prese di distanza di Erdogan e sui veti posti alla partecipazione Svedese ( meno per la finlandese) al Patto Atlantico. La proposta di blocco nelle forniture di F16 del Senatore Cruz, rimane sospesa ma imbarazza e l’uscita del segretario Generale NATO Jens Stoltenberg durante la visita ad Ankara, “ Questo é il momento di dire si alla Svezia nella NATO” é risuonato come un ululato di uno sciacallo sulle macerie di un paese.

Un altro coyote si é affacciato alla TV italiana a proposito della Siria, ventilando la possibilità che il siriano Assad possa “ sfruttare politicamente” gli aiuti dandoli prima ai suoi adepti. Ma come? Non hanno detto fino allo sfinimento che la Siria era tutta contro il regime Baathista? Sono stati smentiti da tutti i patriarchi delle chiese d’oriente che hanno invitato a togliere le sanzioni al paese. Sono almeno centomila voti alle elezioni americane.

Il ministero del tesoro USA é stato quindi costretto a emettere un nuovo regolamento che sospende per centottanta giorni ogni tipo di sanzione esistente a carico della Siria. Un’altra notizia sfuggita ai reporter senza vergogne della nostra stampa.

L’isolamento politico della Siria, ha subito anch’esso gravi danni: per la prima volta in un decennio, un aereo Saudita con venti tonnellate di aiuti é atterrato in Siria e altri ne seguiranno. Sbloccata l’Arabia Saudita, liberi tutti. La solidarietà interaraba ha fatto il resto: aiuti stanno giungendo dal piccolo e disastrato Libano, aiuti e squadre di soccorso dalla Giordania e dall’Irak si sono aggiunti alla Russia che é giunta per prima come avvenne da noi per il terremoto di Messina del 1908.

Il riavvicinamento già iniziato da tempo con la Turchia, adesso ha un terreno di sviluppo nella comune sventura. Dei nemici che hanno appoggiato l’aggressione la Siria, tre hanno smesso l’appoggio. Restano USA, UK, Francia ( che pure ha mandato una squadra) e Canada. Nemici lontani, direbbe Al Jawahyri.

Nullo “l’effetto rancore” verso i rispettivi governi delle popolazioni colpite: stavano già molto male prima del terremoto presi nella morsa della guerra e del freddo. La casa non gliela aveva distrutta il terremoto, ma i bombardamenti aerei russi e americani e israeliani. A migliaia vivevano già sotto le tende. Nelle scorse settimane avevo pubblicato sulla mia pagina facebook foto di profughi siriani minorenni in balia del gelo. Adesso hanno compagnia e qualche coperta in più. Anche per loro , in fondo, é stato un affare.

ECCO le foto di profughi minorenni che ho pubblicato su facebook nelle scorse settimane ben prima del terremoto. Come potete constatare il loro status non può che migliorare e mi ricorda qualche frase del Manzoni sulla Divina provvidenza.

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LA DECOSTRUZIONE DELLA POTENZA GERMANICA PRESENTATA COME CRISI DELLA UNIONE EUROPEA ENTRA NELLA FASE ACUTA.

DALL’ULTIMO DECENNIO DEL 900 E PER TUTTO QUESTO QUARTO DEL NUOVO SECOLO OGNI SILURO ALL’UNIONE EUROPEA E’ STATO UN ATTACCO ALLA GERMANIA PER SCOMPAGINARNE LE ALLEANZE, LA CONSISTENZA POLITICA, ECONOMICA E FINANZIARIA E SMANTELLARNE O SVIARNE OGNI TENDENZA UNITARIA E IMPULSI DI SVILUPPO DEL NOSTRO CONTINENTE VERSO L’ASIA.

La costruzione all'”American Century” e del ” Nuovo Ordine Mondiale“, fin dal 1991 – quando George Bush gettò la maschera della democrazia per annunziare al mondo che si apriva una nuova era – Il governo degli Stati Uniti si é premurato di trasformare ogni organizzazione internazionale in coalizione militare indicando come nemico N1 del mondo civile, progressivamente personaggi e paesi satelliti, resi prima sospetti poi impopolari agli occhi della opinione mondiale fino a renderli odiati, prima di annunziare punizioni esemplari, per ordine della ” Comunità internazionale“da loro rappresentata, ed eseguita dai più zelanti tra gli alleati ” volenterosi”nel caso di dissensi in sede ONU.

La prima coalizione militare seria (l’Irak) raccolse trentun paesi, l’ultima, quest’anno, cinquantuno.

Ognuna di queste coalizioni ha indicato – in un crescendo rossiniano- un “nemico pubblico” diverso, ma il risultato dell’azione é stato sempre a favore del governo degli Stati Uniti e il costo sopportato da altri, in particolare dall’Unione Europea o alcuni dei suoi componenti.

La sequenza delle “ punizioni” esemplari iniziata – a mò di manovra a fioco realistica- con l’isoletta caraibica di Granada, é giunta al confronto col primo avversario veramente pericoloso dato l’armamento nucleare di cui dispone e il fatalismo patriottico dei suoi abitanti. La Russia.

Per raggiungere questo obbiettivo mirante all’affermazione egemonica, il governo USA non ha esitato, dopo 75 anni di pace, a portare il conflitto nel cuore dell’Europa, dopo aver promosso la “secessione” dell’Inghilterra dalla UE, incoraggiato atteggiamenti di insofferenza verso la confederazione da parte di paesi europei tradizionalmente filo britannici come la Polonia e sta correndo un rischio calcolato di una overreaction russa, ma il suo vero obbiettivo sembra essere la destrutturazione dell’impalcatura della Unione Europea a guida germanica, con l’intento di sostituirla con un’espressione geografica in grado di ospitare amichevolmente basi militari e centri di influenza economica statunitense.

A ben vedere, in effetti la Russia con un PIL di poco superiore a quello italiano, con una demografia deficitaria e permeata di una mentalità mai veramente aperta al mondo – tipica di paesi non marinari – pur disponendo di un pericoloso arsenale nucleare, rappresenta più un “ brillante secondo” degli USA ( come l’Austria-Ungheria Asburgica con la Germania guglielmina) che un competitore capace di offrire al pianeta un modello di sviluppo civile. Il primo a notare la complementarietà tra USA e URSS fu Alberto Ronchey nel 1960 in un pamphlet “ L’Orso e la Balena”.

Il continente europeo, invece é culturalmente cattolico, dispone ( con l’Euro) di una potenza finanziaria, industriale ( con brevetti e colossi tedeschi) e demografica ( 500 milioni contro 300 scarsi e disomogenei) meglio strutturata di quella statunitense ( protestante con crescente minoranza cattolica e ortodossa, col dollaro fragilizzato da crisi in successione e politicamente semi isolata con due soli partner a fedeltà inossidabile: Israele e UK).

Il vecchio continente mantiene una influenza importante sull’Africa occidentale ( tramite i residui coloniali della Francia), sta acquisendo influenza in paesi chiave come l’Egitto, la Russia o la Cina ( prevalentemente tramite l’attivismo economico tedesco) mentre l’influenza culturale e linguistica dello spagnolo, supera già nel mondo – di oltre cinquanta milioni- la diffusione della lingua inglese, tallonata dalla francofonia (300 milioni).

La rinascita economica e industriale cinese pur realizzata con capitali anglosassoni e per altri fini non si é limitata a fungere da “fabbrica dell’occidente”, ma si é lanciata in autonomia sui mercati mondiali ridando centralità globale al Mediterraneo a scapito delle rotte atlantiche e dei porti protestanti come Anversa, Rotterdam, Londra, Amburgo (insomma la vecchia lega anseatica).

Il travaso migratorio dal Messico verso gli USA – altro indotto della strategia americana di utilizzo di mano d’opera a basso costo per massimizzare il profitto- minaccia di trasformare stati decisivi dell’Unione come la California e il Texas in stati di lingua spagnola (già oggi é la seconda lingua e la segnaletica stradale si é adeguata).

Nessuna meraviglia se gli Stati Uniti minacciati di perdere l’egemonia mondiale per mano del principale alleato, invidiati e imitati dall’Asia in crescita e sfruttati dagli alleati minori, abbiano sentito la necessità di articolare una strategia di blocco per gli europei, di sottomissione dei russi e di intimidazione dei cinesi: accerchiando la Cina e minacciando ( con basi, alleanze e pirateria) le sue rotte commerciali autonome, disarticolando la UE e avviando la sottomissione dei russi mediante la vecchia “ Strategia Schulenburg”( 1941-44) di muovere guerra alla Russia utilizzando altri russi.

Nei tre documenti qui illustrati, tutti ordinati alla Rand Corporation dallo Stato Maggiore USA nel 2019, si esaminano rispettivamente i punti suscettibili di provocare “la Russia di Putin” ( in 27 pagine), la strategia russa ( chiamata Russian subversion9 , in 31 pagine ed infine il documento strategico ” Extending Russia” di 325 pagine che illustra la strategia per far dilatare le spese del governo russo costretto ad aumentare a dismisura il budget della Difesa ed ogni altra uscita per far fronte alla competizione con l’Occidente. Chi volesse leggerli per intero può accedere coi link che seguono.

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PE338.html

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PE331.html

https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR3063.html

La unica differenza, in una politica estera sostanzialmente impersonale e costante, tra Biden e Trump consiste nell’approccio soft verso la Russia e hard verso la Cina di quest’ultimo, mentre Biden ha scelto l’inverso.

LA POSIZIONE ITALIANA

L’Italia si trova a dover scegliere tra questi due corni del dilemma assistendo impotente alla disarticolazione della costruzione europea di Schuman, Adenauer e De Gasperi, sovente tradita da tutti i successori e in particolare quelli che si sono succeduti in questo ultimo decennio che, per salvare il predominio dei paesi del nord nelle sedi brussellesi, hanno recentemente allargato i cordoni della borsa ai paesi latini e Mediterranei – in primis Italia e Spagna- rovesciando ogni loro dogma economico e finanziario, visto che l’esperimento greco di soffocamento non fu conclusivo. La soluzione per i paesi latini ( Francia, Italia e Spagna) e non solo per l’Italia, é a mio avviso solo la ricostruzione paziente dell’edificio europeo con baricentro mediterraneo, riducendo l’influenza dei paesi del nord – segnatamente quella germanica nel suo stesso interesse- alcuni dei quali succubi dell’influenza statunitense per via della paura della Russia contro la quale vengono sistematicamente aizzati.

I fondi utilizzati per acquisire il consenso dei paesi mediterranei e la lunga lotta per ottenerli non devono ingannarci: la dimensione moderna dell’azione politica globale é una dimensione continentale e la conduzione dell’Europa da parte dei paesi del nord – anche se si é trattato di uno stile di guida gradito agli anglosassoni – si é rivelato fallimentare sul piano della coesione, velleitario sul piano delle ambizioni e servile sul piano del rapporto con USA e Gran Bretagna.

Un deciso aumento della influenza dei paesi latini mediterranei sarebbe nell’interesse di tutti i paesi appartenenti alla odierna UE a condizione che l’Unione futura integri i suoi rapporti storici, politici ed economici con l’Egitto e il Maghreb (indispensabile piedistallo della futura Unione che aggiungerebbe alla comunità 250 milioni di abitanti come promesso a Barcellona 2000, anno in cui ci impegnammo ad abbattere le barriere doganali col nord Africa e non ne facemmo nulla.

LA POSIZIONE FRANCESE

Appesantita da un passato coloniale che avvelena i suoi rapporti in particolare con l’Algeria che ebbe a combattere una guerra di indipendenza di otto anni col solo aiuto di Enrico Mattei, la Francia solo ieri é stata invitata dal Burkina Faso a ritirare la sue truppe ( impegnate nella operazione ” sabre“) dal paese entro trenta giorni ed a cambiare l’ambasciatore dichiarato persona non grata.

Lo scorso anno la Francia é stata ricusata anche dal Mali e posto fine alla operazione ” Barkane” e “Serval” per gestire la quale aveva chiesto anche l’aiuto italiano e tedesco. Anche i rapporti con la Costa d’Avorio hanno conosciuto momenti migliori. Anche per la Francia, l’avvenire é rappresentato dall’Europa mediterranea , ma incontra dalla fine del mandato di Jacques Chirac un terzetto di presidenti devoti alla causa atlantica ( Sarkozy, Hollande, Macron) che hanno sabotato, l’uno il processo di integrazione appoggiando l’impresa cinica USA contro il parere italiano e tedesco ( e turco), l’altro ha smembrato la costituzione della brigata franco tedesca intesa come embrione delle nuove forze armate d’Europa e quest’ultimo la stessa coesione nazionale, anche se intuisce la necessità di una intesa con Italia e Spagna ogni volta che nota segni di disinteresse americano verso la politica e le iniziative francesi.

LA POSIZIONE TEDESCA

Sconfitta a due riprese da coalizioni euro russe e frustrata nelle sue ambizioni, la Germania ha seguito, in questo dopoguerra, la via della crescita economica sfruttando come vantaggio di non aver avuto spese militari significative fino a ieri. Gli Stati Uniti, resisi conto della peculiarità hanno cercato di ridurre la loro presenza militare schierata a protezione del territorio tedesco. Ma, Non potendo rifiutare la riunificazione e la competizione o il processo di unificazione del Continente, hanno accentuato la sorveglianza giungendo fino a intercettare la cancelliera Merkel che flirtava con la Russia e con la Cina, contrastare l’egemonia francese ( e la penetrazione dei missionari cattolici) in Africa e assestare una stangata anche all’Italia con la svalutazione nel 1992 della lira al 27% stimolata da un finanziere USA, agente americano per poi proseguire, senza riguardi per l’alleato, la distruzione dei mercati libico, siriano e iraniano di cui il nostro paese era il primo fornitore.

La Germania é stata dissuasa dall’investire in Algeria 500 miliardi per creare un hub energetico europeo di energia solare poco dopo l’accordo con gli algerini; dall’accentuare i rapporti economici e gli investimenti in Russia ( seguendo l’insegnamento di Bismarck) e il fatto che in un cellulare made in China il numero di brevetti utilizzati sia al 40% paritariamente tedesco e americano, non ha migliorato i rapporti, così come il suo rifiuto ufficiale a partecipare all’avventura libica (che ha impedito una partecipazione ufficiale NATO) non hanno migliorato la situazione che é definitivamente peggiorata alla notizia della plusvalenza di 500 miliardi ottenuta in un solo anno nell’interscambio coi cinesi.

La prospettiva di una intesa russo tedesca che relegherebbe gli Stati Uniti in una posizione di subordinazione insopportabile, ha deciso gli USA a iniziare una proxy war in Europa contro la Russia, per costringere gli alleati a decidere da che parte stare. Mai avevano gli USA avuto tanti alleati, ma mai tanto svogliati. Irrilevante il fatto che sia stata la Russia a prendere l’iniziativa (e il doc N1 pubblicato sopra “what provokes Putin’s Russia” del gennaio 2020 lo dimostra). Il conflitto ucraino ottiene di innescare la crisi russa, obbliga all’inimicizia euro russa, spinge i cinesi alla cautela per non perdere gli ingentissimi investimenti americani, rilancia le forniture militari a paesi fino ad oggi virtualmente armati ( Italia, Germania e Giappone) e crea una ennesima frattura tra i fautori europei di un riarmo offensivo degli ucraini e gli scettici.

La Germania non ha detto che non voleva fornire i carri armati LEOPARD2 agli ucraini: ha detto che lo vuol fare ” un giorno dopo che gli USA avranno fornito i ben più adatti ABRAMS ( questo i media non lo hanno riferito) statunitensi: sono cioè maturi per una associazione con gli altri europei su base paritaria piuttosto che continuare a subire l’hubris yankee.

Non approfittarne sarebbe un peccato.

L’EMBARGO SULL’ORO CONTRO LA RUSSIA MOSTRA IL COSTANTE OBBIETTIVO DEGLI USA NELLE GUERRE DEL DECENNIO: PROTEGGERE IL DOLLARO ” INTERNAZIONALE”.

PER CAPIRE QUALE SIA LA POSTA IN GIOCO, SERVE SAPERE LA STORIA DEL RAPPORTO TRA L’ORO E LA CARTA MONETA. ECCOLA.


Da un trentennio circa, l’oro sta riprendendo il ruolo che ha avuto negli ultimi settemila anni, ad eccezione dell’ultima metà del XX secolo, ossia dal 1945 ( accordi di Bretton Woods) alla prima guerra del golfo.

Il problema e’ che l’oro, oltre ad essere tesaurizzato dai privati per la sua ” eterna immutabilità’ ” ha anche un ruolo importante nella geopolitica e la corsa dei governi all’accaparramento delle riserve auree, ha sempre coinciso con vigilie di guerra.


Conoscerne la storia, controllarne le evoluzioni del prezzo , le scoperte di nuovi giacimenti, individuare i protagonisti del mercato mondiale, sono tutti aspetti dell’analisi strategica indispensabile a capire se la nostra generazione conoscerà’ un’ altra inutile strage di dimensioni mondiali. L’ho scritto nel 2013 ( ” tutto l’oro lingotto per lingotto” e lo confermano i fatti).

ECCO QUALCHE ELEMENTO STORICO INDISPENSABILE PER FARSI UN’IDEA.

I primi a fondere l’oro separandolo da altri elementi, furono gli Egizi, mentre i primi a impiegarlo per fare gioielli, furono i mesopotamici. La prima moneta , diciamo cosi’ a corso legale, la conio’ il re di Lidia Creso.

Si tratta insomma di una scoperta del Vicino Oriente e il recente embargo sull’oro, ha posto un’altra pietra sulla tomba dei rapporti tra USA e l’area MENA ( Middle East and North Africa).
La Serenissima, al suo apogeo, diffuse oltre 1.200.000 Ducati di oro. insomma tutte le civiltà’ prevalentemente mercantili lo usarono come moneta, mentre quelle militari cercarono di appropriarsene senza tanti complimenti.

L’Inghilterra del XIII secolo mise a punto il primo sistema di garanzia con la punzonatura, segno che c’erano tentativi di sostituzione truffaldina.
Spagna e Portogallo si impadronirono dell’oro e dell’argento esportando, in cambio, la democrazia dell’epoca ossia la ” vera religione” e l’ America Latina ne sa qualcosa.
La corsa all’oro della California e quella del Sud Africa sono fin troppo note.
E’ la Germania di Bismarck che vara nel 1871 i criteri della moneta aurea che rimasero in vigore in Europa fino alla fine del 1900.
Trovato dagli inglesi il modo per certificare l’oro , si crearono mille sistemi per evitare o limitare la cessione a terzi. Il primo grande esperimento fu quello di uno scozzese a nome John Law, in Francia, che riuscì, per un periodo, a sostituire le monete d’oro con una rappresentazione cartacea. Il suo fallimento non fece desistere e col tempo i vari stati riuscirono a imporre una certa misura di circolazione cartacea, pur non proibendo quella aurea o argentea ( Newton si era nel frattempo anche occupato di indagare sul rapporto oro- argento e fu il primo direttore della Banca d’Inghilterra e si applicò alla chimica della trasmutazione del piombo in oro).

Dopo il fallimento di John Law, non se ne parlò per lungo tempo, ma, nel 1865 , per agevolare gli scambi, Francia, Italia, Belgio e Svizzera formarono L’Unione Monetaria Latina che fisso’ il valore della moneta nazionale a 4,5 grammi di argento e 0,290322 grammi d’oro.

A questa regola si e’ attenuta la sola Svizzera fino al settembre 1936, anno in cui fu costretta alla unica svalutazione avuta, a causa degli effetti della grande depressione del 1929.
Gli USA stabiliscono all’epoca con l’Emergency Banking Relief Act ( 5 aprile 1933) , la confisca di tutto l’oro detenuto dai privati al prezzo di 20,67 dollari l’oncia.
Ecco il Testo:” To authorize the secretary of the Treasury to order any individual or organization in the United States to deliver any gold that they possess or have in custody of, to the Treasury in return for any form of coin or currency, coined or issued under the laws of the United States.”
(Questa legge e’ rimasta in vigore fino al 1975.).
Spossessati dell’oro da F. D. Roosevelt i soli americani, vinta la seconda guerra mondiale, il suo successore, Harry Truman passo’ al resto del mondo.
Dopo la guerra mondiale, infatti , nasce- tra il 1 e il 22 luglio 1944- il sistema detto di Bretton Woods ( dalla localita’ del New Hampshire dove avvenne la dichiarazione) in base al quale il dollaro USA sostituisce l’oro quale moneta per le transazioni internazionali, fissando Il rapporto di cambio a 35 dollari per ogni oncia ( 33 grammi circa).

In pratica, tutte le monete si impegnavano a mantenere la parità col dollaro e questo si impegnava a mantenere costante il rapporto tra dollaro e oro.
Lo garantiva lo zio Sam che ci aveva liberato e stava per avere l’Atomica. La proposta alternativa di creare una moneta virtuale ( il BANCOR) fatta da Meynard Keynes, non passò.

Forte della credibilità di chi aveva vinto la guerra, il tesoro USA iniziò a stampare dollari senza controllo e senza senso del limite.
Contestato, teoricamente dall’economista francese Jacques Rueff e nella pratica dal Presidente Charles De Gaulle che presento’ a due riprese una cifra di dollari al cambio, il sistema, perse migliaia di tonnellate di oro onorando l’impegno, corse ai ripari.

In pericolo per aver stampato montagne di dollari in eccesso, il governo USA e reagì’: il giorno di ferragosto 1971, a mercati chiusi, il Presidente americano Richard Nixon dichiaro’ la non convertibilità’ del dollaro in oro. Il re si era denudato, ma tutti distolsero lo sguardo. Gli organi ausiliari del sistema Bretton Woods ( Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, restarono in funzione anche dopo il fallimento della iniziativa.


Da allora il dollaro scende tranne che nei periodi in cui abbiamo avuto rischi di guerra, con la sola eccezione della “operazione Libia”.
Per anni , tutti hanno fatto finta di non vedere per non affrontare i complessissimi problemi che comporterebbero un tracollo del dollaro USA o la ricerca di un nuovo equilibrio internazionale che tenga conto della inverosimile quantità di dollari stampati senza copertura aurea o di altro tipo.

Chi tra i responsabili dei paesi produttori di materie prime ha tentato di farsi pagare in oro (Saddam Hussein, Muammar Gheddafi, l’Iran) é stato etichettato come terrorista e antidemocratico, provvisto di armi di distruzione di massa ed é stato privato del potere o della vita o di entrambi.
Adesso siamo arrivati al dunque dato che chi ha fatto propria la proposta é la Russia che le armi nucleari le ha davvero.

Esistono due alternative: stampare dollari ( e euro) a iosa e affrontare una iperinflazione che dia moneta alla economia reale ( operai-industrie) oppure riequilibrare l’economia con una politica di deflazione ( lasciando la scarsità’ di moneta) che significa ” lacrime, sangue e disoccupazione” come hanno già’ visto i giovani spagnoli, i pensionati greci e i disoccupati tedeschi.
Restare nel limbo della non scelta, crea la situazione detta STAGFLAZIONE ossia la somma di questi due mali. Con Silvio Berlusconi eravamo agli albori di questa situazione di non scelta.
Con Mario Monti avemmo l’ intenzione – presto abbandonata- di scegliere di proposito la deflazione ( tra gli applausi del sindacato e della sinistra!).

Con Mario Draghi alla Banca Centrale Europea, scegliemmo ( la prima persona plurale é tanto per dire) l’Iperinflazione. Draghi, presentato come ” il salvatore dell’Euro, aveva in realtà abbracciato la politica monetaria statunitense, con la variante che stampò moneta ” whatever it takes” per salvare il sistema bancario europeo e poco o nulla giunse fino alle imprese, al punto che minacciò di adottare l'” Helicopter money” ossia distribuire indiscriminatamente i finanziamenti da un elicottero pur di farli arrivare agli operatori dell’economia reale.

Poi, – dopo la pandemia, enormi prestiti furono decisi dalla Commissione Europea a favore degli stati e della loro ristrutturazione interna, ma sempre senza riuscire, fino ad oggi, almeno per l’Italia, a far giungere i fondi all’economia reale.

Ora, dopo aver fatto dilagare la carta moneta, per gli USA diventa imperativo bloccare l’oro, la moneta di sempre che specie i paesi BRICS preferiscono per millenaria cultura e per antiamericanismo più o meno di fresca data.

QUANTO ORO C’E’, CHI LO HA , DOVE STA, CHI LO USA.

Poiché l’oro e’ indistruttibile, abbiamo quello scavato nel corso dei tempi che e’ valutato a circa 150.000 tonnellate. Oltre il 65% di questo, e’ stato estratto nelle Americhe.
Di 15.000 tonnellate di questo minerale, nel corso della storia, si sono perse le tracce.
Queste valutazioni sono del WGC (World Gold Council), che sta all’industria estrattiva dell’oro come l’OPEC sta a quella del petrolio.

L’ente, privato, ha 22 membri che rappresentano circa il 60% della produzione – quattro sono solo associati – e benché la maggioranza dei soci sia canadese, la sede centrale e’ a Londra. Non esistono fonti alternative che forniscano dati sull’oro.

Ancor oggi, il prezzo di borsa dell’oro viene definito a Londra alla banca Rothshild, ogni mattina alle ore 10.
Il grosso dell’oro del mondo , e’ in mano a privati sotto forma di gioielli( 64.700 tonnellate); 35.600 tonnellate sono depositate presso le banche centrali( record 2021 da trenta anni a questa parte); 22.700 sono in mano a ” investitori” e 15.400 sono utilizzate dalla industria ( oggi specie elettronica).

L’oro meglio calcolato e’ quello in mano alle banche centrali.

LA TOP FIVE DELLA CLASSIFICA DISPONE DEL 63% DEL TOTALE DELLE RISERVE E L’ITALIA FA PARTE DELLA CLASSIFICA.
Gli USA dichiarano di detenere 8133 tonnellate presso la Federal Reserve .
La BUNDESBANK. 3140 tonnellate
IL FMI 2814 tonnellate
BANKITALIA. 2410 tonnellate
BANQUE DE FRANCE 2435 tonnellate
I dati sono del 2011 e la proprietà dell’oro italiano é stata pasticciata da Ciampi a seguito della privatizzazione delle banche intestatarie del metallo, ma é indubbio che si tratti di un patrimonio nazionale intoccabile.

Poiché il Fondo Monetario Internazionale e’ un ente multinazionale possiamo dire che abbiamo la terza o quarta riserva aurea del mondo, superiore a Francia, Inghilterra e a tutti gli altri paesi della UE, eccezion fatta della Germania.
Nel 2010, su un totale di 4.108 tonnellate entrate in circolazione, l’utilizzo e’ stato il seguente: il 50% e’ finito nel mercato della gioielleria ; il 24% su quello dei lingotti e monete di conio; il 9% all’industria elettronica, il 2 rispettivamente alle protesi dentarie e a ” industrie diverse”. Un 15% viene dichiarato come ” investimenti” senza specificare ulteriormente.
Con l’aumento del prezzo, da anni in crescita costante, alcune filiere e miniere sono nuovamente redditizie e la prospezione e’ cominciata o ricominciata un po’ dappertutto, con particolare riferimento al Klondike, alla Turchia ed al Sudan.

In testa alla classifica mondiale 2010 degli utilizzatori, troviamo un paese che commosse, nei primi anni sessanta, l’Italia intera che partecipo’ alla prima colletta nazionale, rimasta famosa anche per l’ottimo esito economico: l’ India che, sempre secondo il WGC , ha acquistato oltre mille tonnellate e seguita a quota settecento tonnellate dalla Cina, dagli USA con 238 la Germania con 146, la Turchia con 122 che batte la Svizzera con 104 , il Vietnam con 82 che sopravanza l’Arabia Saudita con 79.

I rapporti di acquisto restano più o meno costanti con i paesi asiatici in costante crescita.
Basta questa statistica per rendersi conto che non tutte le informazioni provenienti dai media siano attendibilissime e come la decisione USA di mettere al bando l’import del prezioso metallo non gli abbia fatto acquisire nuovi amici.
Il primo venditore di oro al mondo e’ il mercato di Zurigo anche se il primo esportatore al mondo é la Russia.

Come risposta alla proposta ( ai paesi BRICS più Argentina e Iran) russa di creare una moneta internazionale di riferimento alternativa al dollaro, gli USA hanno risposto con questa messa in guardia: se comprate oro dai russi per creare questa moneta, siete nostri nemici. E’ chiaro che i paesi europei che hanno adottato il Quantitative Easying ( QE), sono ormai legati alla soluzione USA quali che siano i costi.

L’oro intanto rischia di superare i 2000 dollari l’oncia e la Russia ha fissato la sua nuova parità a 5000 rubli il grammo . La vera guerra é questa.

IL VOLTO DELLA GUERRA CIVILE RUSSO- UCRAINA E LA SUA DURATA.

QUANDO GLI ANGLOSASSONI PARLANO DI FOSSE COMUNI, CAMPI DI CONCENTRAMENTO E DISTRUZIONI DI CASE, SE NE INTENDONO. SANNO MENO DI NEUTRALITA’ E RISPETTO DELLE ALLEANZE.

Si parla spesso della guerra civile di Spagna del 1936 per invocare analogie con la situazione ucraina attuale. Si cercano parallelismi blasfemi tra i volontari che accorsero da ogni parte d’Europa e dalle Americhe in difesa della Repubblica spagnola ( il fior fiore dell’intellighenzia di ogni paese, tutti disinteressati, molti morti, nessun prigioniero, alcuni poi famosi come: André Malraux; John Dos Pasos; Ernest Hemingway, Randolfo Pacciardi, Iljia Ehrenburg, Marta Gelhorn, ).

Nulla a che vedere coi sottufficiali istruttori inglesi di oggi, che, per salvare la pelle, come ogni onesto mercenario professionista reduce dalla Siria, dallo Yemen e dall’Afganistan é pronto per lo scambio di prigionieri e l’incasso del bonus.

La somiglianza tra i due conflitti si limita alla eterna tentazione degli Stati Maggiori di testare ” sul campo” l’efficacia tecnica di nuove armi – tipo il Javelin – il missile anticarro che si impenna per colpire i mezzi corazzati dall’alto – la zona meno protetta – dotato di una doppia carica esplosiva che scoppia in differenziata: la prima per neutralizzare la mini carica esplosiva posta dietro le piastre di protezione della torretta che svia la prima esplosione; la seconda carica cava giunge così a diretto contatto, e distrugge il carro.

Gran successo. Peccato che ne siano stati prodotti solo seimila annualmente.

In Spagna, ad esempio, i tedeschi testarono la tecnica di bombardamento in formazione che distrusse Guernica e i russi i primi carri armati sovietici classe T.

E’ all’addetto militare francese a Madrid – colonnello Henri Morel – si deve la prima relazione sugli effetti psicologici di un bombardamento su persone ( lui stesso) in ambienti non fortificati. Ammise, pur essendo un reduce di guerra, dopo un bombardamento aereo italiano, di essere rimasto oltre un’ora inebetito, benché incolume ( rapporto al 2eme bureau del 22 ottobre 1937 “lezioni tattiche della guerra di Spagna”).

Le mitragliatrici furono invece collaudate da Lord Kitchener nella campagna del Sudan contro il Mahdi ( morto mesi prima)del 1898. A Ondurmann, le perdite umane sudanesi furono enormi ( in un giorno, tra morti e feriti oltre ventimila popolani sommariamente armati che attaccavano con vecchie sciabole, falci e archibugi spinti dal fervore religioso) contro perdite irrisorie dello schieramento britannico: 46 di cui oltre la metà soldati e graduati egiziani . Ufficiali inglesi caduti: tre.

Il razzismo innato degli inglesi impedì loro di capire che la mitraglia avrebbe avuto effetto anche sui bianchi e offrì inconsapevolmente alla mitraglia una intera generazione di inglesi e francesi che ne venne sterminata pochi anni dopo sui campi della Marna, della Somme e di Verdun.

Più simili all’attuale, i conflitti immediatamente precedenti la guerra mondiale, come ad esempio il conflitto anglo-boero ( e , in parte la guerra italo-turca in Libia che vide il primo uso del bombardamento aereo con un tenente dei bersaglieri che tirò un paio di bombe a mano su un accampamento beduino).

In sud Africa, si inaugurarono, i campi di concentramento per donne e bambini dei boeri che continuavano la guerra ad oltranza. Gli bruciavano le fattorie e i familiari venivano lasciati morire di inedia e di fame e di malattie, al punto che una eroica donna inglese Emily Hobhouse condusse una feroce campagna contro il governatore locale Alfred Milner, accusandolo – dopo un giro di ispezioni grazie alle sue conoscenze altolocate – di aver istituzionalizzato questi trattamenti inumani, le fosse comuni ed altre forme di brutale inciviltà che oggi vengono rimproverati a Israele e ai russi, per piegare i coloni riottosi al volere di sua maestà e allo sfruttamento britannico delle miniere d’oro.

Alfred Milner, Alto Commissario e Governatore della Colonia del Capo dal 1897 promosse la guerra contro i Boeri per conquistare le due repubbliche governate dai coloni bianch di origine olandese dello Stato Libero di Orange e della Repubblica del Sud Africa del presidente Paul Kruger.

Gli appetiti inglesi su quelle terre nacquero nel 1867 con la scoperta della più grande vena d’oro mai trovata nel Transvaal.

La conquista condotta con mano ferma e senza scrupoli fruttò all’Inghilterrauna nuova perla perll’impero e a Milner il titolo di Visconte. Cecil Rodhes, l’uomo più ricco del mondo alla sua morte delegò a Milner la gestione delle sue immense ricchezze perché le usasse per salvaguardare l’impero. e la supremazia della razza bianca. L’ex presidente degli USA Bill Clinton é stato un borsista della Fondazione Rodhes.

I due si ritroveranno su opposte barricate anche in occasione del primo conflitto mondiale di cui Milner fu poi uno degli artefici, assieme a Georges Clemenceau, entrambi legati anche dalla comune corrisposta passione per Lady Violet Cecil, nuora di Lord Salisbury, il primo ministro.

Anche qui, ci fu una errata valutazione della cavalleria a causa della carica di Kimberly che portò alla luce per ragioni di propaganda due dei protagonisti ( i generali John French e Douglas Haig) che poi comandarono le truppe inglesi sul continente credendo di essere ancora alle prese con contadini boeri e che il cavallo fosse l’arma risolutiva per eccellenza. Contro questi idee incrostatesi in menti anguste, si levarono prevalentemente donne di carattere provenienti dalla buona società come la già citata Emily Hobhouse e Charlotte Despard ( nome da sposata, in realtà la sorella del generale French), pacifista, sindacalista e comunista.

Assisi: un momento della manifestazione straordinaria ” marcia per la pace” organizzata in questi giorni ad Assisi. La marcia ricorda i ” fioretti di San Francesco” sulla perfetta letizia che iniziano spesso con ” Andando una volta santo Francesco da Perugia ad Assisi a tempo di verno ed il freddo grandissimo fortemente il crucciava…” Ora si marcia con meno letizia e senza comunicati sui media, ma la fame di pace affligge ugualmente un largo strato della popolazione italiana.

Le azzittarono col trucco inventato da Milner in Africa della ” guerra di difesa perché aggrediti”.E continuano ancora oggi che il testimone dei Sassoni é passato agli USA dove Lady Violet Cecil trasferì, dopo il 1945 la sua rivista “ National Interest“. In pratica la lotta tra imperialismo e pacifismo é stata essenzialmente una lotta tra menti femminili inglesi, di cuore e di carattere.

Il coraggio e l’audacia sul campo di battaglia – riservato ai maschi- non furono però più l’elemento decisivo delle battaglie con l’arrivo del nuovo secolo. Il primo conflitto mondiale – come il secondo- furono vinti dai paesi con maggiore capacità di produzione industriale protetta.

All’alba del nuovo secolo – il XXI – le armi decisive stanno rivelandosi l’elettronica e la comunicazione ( e il loro abbinamento). Ecco perché l’Ucraina sembra essere vittoriosa contro un colosso industrial-militare di vecchio tipo. Ecco perché chi sta collaudando di più i nuovi metodi ( incluso il cecchinaggio dei comandanti, impiegato per la prima volta contro lo sbarco ” di prova ” della brigata canadese a Dieppe nel 1942 dai tedeschi, che indusse gli USA a mettere sul retro degli elmetti – invece che sul davanti- le insegne di grado dei comandanti) sono gli anglosassoni e chi sta imparando di più, a caro prezzo, sono i russi, come avvenne nella campagna di Finlandia ( 1939) di cui Curzio Malapararte ci ha lasciato reportages interessanti e battute indimenticabili, come la differenza con l’Italia (“i finlandesi sono praticanti ma non credenti, gli italiani sono credenti, ma non praticanti” per sottolineare che l’Italia era non belligerante, e faceva solo chiacchiere e proclami).

IL NEGOZIATO DI ISTANBUL E IL FANTASMA DELLA NEUTRALITÀ

Fedeli alla vecchia tradizione USA che finiscono per provocare proprio i fenomeni che vogliono esorcizzare, gli americani, con l’annunzio della possibile adesione alla NATO di due stati tradizionalmente neutrali quali Svezia e Finlandia, hanno aperto l’ennesimo vaso di Pandora: quello della neutralità, su cui si sta dibattendo anche a Istanbul nei giri negoziali tra Ucraina e Russia, mediati dalla Turchia di Erdogan che, con questa mossa, si é differenziata dalla posizione degli altri partner NATO senza rompere con l’Alleanza Atlantica.

Autrice feconda, Micheline Calmy-Rey già ministro degli Esteri e presidente della Confederazione svizzera, nonché presidente del Consiglio d’Europa, offre con questo libro una visione inedita dell’idea di neutralità che chiama ” neutralità attiva” e consistente nella promozione attiva dell’idea e presi di pace invece che del pavido ed egoistico ripiegarsi su se stessi in cerca di una impossibile conservazione in un mondo ormai multipolare. Con una prefazione dell’ex Presidente francese Francois Hollande e contributi dei notissimi scrittori svizzeri Jean Ziegler e Roger Koppel, l’autrice propone all’Europa una funzione che gli burocrati di Bruxelles non hanno mai saputo ideare, benché sia in perfetta linea con l’ispirazione che ha creato l’istituzione, non nata per determinare il prezzo dei fagiolini e dei cavoletti …di Bruxelles.

Su 193 paesi del pianeta, gli stati neutrali sono una ventina e due tra questi sembrano sul punto di tradire la loro quasi secolare neutralità per aderire al blocco NATO nella vana ricerca di una sicurezza che non potranno comunque avere vista la vicinanza di confine con il presunto probabile avversario. Contenti loro….

Nel nostro caso, come Europei, abbiamo la scelta di onorare i più nobili motivi per cui l’Europa ha visto la luce ( mai più altre guerre sul nostro continente) o di obbedire alle pressanti richieste di una fazione USA in via di disfacimento dato che l’attuale presidente viene ormai visto come un ” one term President” privo di carisma, seguito e capacità di governo che a novembre gli elettori probabilmente non rinnoveranno.

Tornando al conflitto in corso, la strategia generale é mutuata dall’inquadramento fornito dall’ambasciatore Friederich Werner von der Schulemburg, per lunghi anni( dal 1934 fino alla guerra) ambasciatore a Mosca ed in seguito a capo del dipartimento 13 del Ministero degli Esteri tedesco che amministrava i territori conquistati a est.

Perfetto conoscitore del russo, era nato ed era stato allevato costì, sostenne – assieme al colonnello Claus von Stauffenberg, del quale condivise il destino dopo l’attentato a Hitler, che la Germania avrebbe potuto sconfiggere la Russia solo con l’aiuto dei russi trasformando la guerra in guerra civile e a tal uopo reclutò e portò in linea con la Wehrmacht oltre 250.000 uomini, appartenenti alle varie etnie su cui oggi anche gli USA intendono far leva, fino a che Hitler proibì il reclutamento di altri volontari russi. Speculando sul fatto che le ” altre etnie” non fossero da considerare russe il reclutamento continuò, ma in sordina fino a che i due, coi tremila complici antinazisti della “ Swarze Kapelle“, non finirono sulla forca.

Lo scontro sia ormai arenato in una sorta di replica tecnologica del primo conflitto mondiale: trincee, fango, fame e scontri ” corpo a corpo” tra persone che addirittura si conoscono, assumendo sempre più i contorni di una guerra civile. Una proxy war con a contrastare la Russia, un avatar di Joe Biden che non vuole concludere una trattativa perché non può e che non può vincere perché, fino a che la Russia avrà la superiorità aerea i rifornimenti più significativi ( artiglieria pesante, aerei da caccia) non avranno alcuna possibilità di giungere al fronte.

Resta intatta la possibilità che il parallelo con Hitler si spinga fino a segrete intese con possibili cospiratori ( Medvedev, Nebiulina ecc) , ma é inutile speculare sui segreti che non si cono c’erano che tra un secolo come sta avvenendo oggi per la Germania degli anni quaranta. Resta la carta dell’allargamento del conflitto ad altre etnie ( Georgia, Cabardinia, Moldova, Turkestan).

Si arriva così al capitolo più delicato della affidabilità degli USA come alleati. Su questo tema darò a giorni alle stampe un mio elaborato sulla fine ingloriosa del comando ABDA ( American , British, Dutch, Australian area) che fu il primo tentativo di creare una forza multilaterale per contrastare l’offensiva giapponese ( altro paese definito aggressore, mentre oggi, dopo ottanta anni, tutti gli storici riconoscono che gli USA li stavano strangolando limitando la loro possibilità di espansione e approvvigionamento petrolifero:

Nello scontro, contrariamente a quanto in promessa e in premessa, le indie olandesi non vennero difese e si lasciò distruggere quanto rimaneva della flotta olandese d’oltremare, dando la colpa al Maresciallo Archibald Wavel ( inglese) incaricato di una missione impossibile, non rifornito e al cui comando vennero sottratti mezzi USA che continuarono a rispondere direttamente a Washington per poi essere gli unici siuperstiti della sconfitta navale pi dolorosa del conflitto.

A questo ” tradimento” andrebbe aggiunta una lunga linea di stati e governanti coi quali gli USA hanno iniziato guerre per poi abbandonarli al loro destino ( Vietnam, Panama, Irak, eccetera)

Il tradimento più significativo é stato l’aver ” schiodato” l’Inghilterra dal Vicino Oriente, più con rudezza che con savoir faire:

Ancora un libro , ahimè in inglese, per illustrare in 380 pagine la storia di come gli USA scacciarono dai paesi arabi e dall’Iran ogni influenza britannica inviando come rappresentante personaggi come John Landis che ” consideravano come nemico principale, non la Germania, ma l’Inghilterra” a favore della quale dichiaravano di essere scesi in campo.

Prego il lettore di notare che tutte le fonti citate sono di origine atlantica e anglosassone, escludendo ogni fonte che potrebbe essere intesa come faziosa o parziale e interessata. Con queste premesse é ovvio che la guerra ucraina durerà molto. Quando scoppiò la guerra civile in Libano, previdi venti anni. Durò diciassette e mi scuso per l’approssimazione. Questa, rischia di durare altrettanto, a meno che non riesca l’intesa con i cospiratori interni alla Russia i cui nomi non conosco ma che é facile immaginare.

UCRAINA: ABBIAMO LA PRIMA VITTIMA

NATURALMENTE SI TRATTA DELLA VERITA’

Russi e Americani si sono già accordati per accanirsi sul cadavere martoriato della verità. La follia neocon che cospira per avere una nuova guerra, ha un nome e cognome.

Victoria Nuland, – diplomatica, già consigliere di politica estera del vicepresidente Dick Cheney – oggi diventata sottosegretario del governo di Joe Biden, viene ricordata sopratutto per la famosa frase “fuck the EU” intercettata quando l’ambasciatore USA a Kiev le chiese se avesse interpellato gli europei prima di scatenare la rivolta di piazza contro il governo legittimo.

Questa signora, all’epoca già obesa e in menopausa, ammise candidamente di aver speso cinque miliardi di dollari per fomentare la rivolta ucraina che defenestrò violentemente il legittimo – e tremebondo- presidente Viktor Yanukovich é probabilmente la forza trainante di questa crisi iniziata otto anni fa sotto la sua supervisione come rappresentante USA all’ONU e ripresa con vigore dal momento del suo ritorno al governo dopo una parentesi come borsista ALBRIGHT a causa delle le dimissioni dal Dipartimento di stato con cui precedette il licenziamento da parte del presidente Donald Trump.

Si tratta di una delle Erinni neocon sostenute dalle lobbies dell’industria bellica USA.

L’Ucraina é solo un pretesto e gli USA hanno molto da guadagnare da questa crisi mentre quasi tutto il mondo pagherebbe un prezzo.

Intanto, rinfocolare la rivalità russo-germanica sull’Ucraina é un buon pretesto di per sé. L’unico pericolo per l’egemonia USA nel mondo é una intesa tra i due paesi del tipo di quella vaticinata fin dal XIX secolo da Bismark. Le risorse russe e la tecnologia tedesca metterebbero in crisi geopolitica gli Stati Uniti.

L’Ovest tedesco industrializzato aveva tradizionale equilibrio nella Prussia agricola; nel dopoguerra, mutilata dell’est ” democratico e popolare” l’equilibrio lo ottenne con l’intesa con la potenza agricola della Francia. Una volta riunificata, la Germania si accorse che l’est agricolo era stato industrializzato a tappe forzate e giocoforza lo sguardo si allungò verso il “granaio d’Europa” come i nostri padri chiamavano l’Ucraina.

Offrire una influenza decisiva alla Germania (nessuno vuole gli ucraini nella NATO) sull’Ucraina sarebbe una bella dote di fidanzamento duraturo.

L’Ucraina, d’altro canto, vive di rimesse degli emigranti in occidente ( aerei- cargo, basi per lanci satellitari, mercenari e badanti.) , di esportazione dell’ olio di soia in Russia, nonché di royalties delle pipeline del petrolio russo in viaggio verso l’Europa occidentale. Dei 41 milioni di abitanti, 17 sono russi e la religione prevalente é quella ortodossa.

L’entrata in una alleanza occidentale con i protestanti tedeschi , consumatori di burro e margarine, disinteressati alla siderurgia obsoleta delle province orientali, sarebbe contro natura a meno di non godere di un trattamento di rendita privilegiata, ma con una agricoltura ( oggi esportatrice a costi con valuta debole) che entrerebbe in competizione con la francese e la nostra.

Tenere occupato e sotto pressione Vladimir Putin, lo distoglie dal Vicino e dal medio Oriente dove la sua posizione é divenuta troppo forte e va ridimensionata.Valga per tutte l’atteggiamento di Israele che si é ben guardato dal prendere posizione, nella crisi ucraina, a favore degli Stati Uniti benché venga rappresentato come l’alleato più fedele e collaborativo…

Forti vantaggi per gli USA anche nella commercializzazione dl petrolio e gas di scisti che dati gli alti prezzi possono essere venduti all’Europa solo in caso di limitazioni importanti delle esportazioni dall’ESt che si verificano sia in caso di sanzioni antirughe che di guerra sul territorio ucraino.

Ultimo vantaggio: buttano Putin in braccio ai cinesi che diventano il suo cliente unico se si chiudono i rubinetti a Ovest.

Ognun vede come , a ciascun vantaggio USA, corrisponde uno svantaggio di uno o più paesi europei. Di qui, un affannarsi disgiunto di Macron, Scholtz, Draghi verso Mosca che già in sé rappresentano il fallimento del progetto di politica unitaria europea e anche questo può essere visto a Washington come un fringe benefit.

Per avere ragione di tanto attivismo, la strategia migliore che i russi possono adottare é quella del ” wait and sei” di britannica memoria: la sola presenza di un’armata corazzata che manovra in prossimità della frontiera ha aiutato il presidente ucraino a non farsi soverchie illusioni: commerci si, alleanze no.

Per capire meglio la straordinaria preparazione e l’analoga impreparazione della controparte americana, vale la pena fissare alcuni punti.

In questa vicenda tutti mentono e l’analogia più ficcante é da ritrovarsi in situazioni ben documentate dato il tempo trascorso: L’accordo di spartizione Sykes -Picot di cui tutti parlano, ma a vanvera.

E’ ormai appurato, che il trattato Sykes-Picot non é mai esistito veramente e la sua storia può aiutarci a capire il castello di bugie che nasconde la realtà di chi vuole smantellare un impero.

Già a metà ottocento, lo zar Alessandro aveva deciso di riprendere la marcia di Pietro il grande verso i mari caldi e cercò – trovandoli tra i francesi e gli inglesi- partner per la spartizione dell’impero ottomano che possedeva gli stretti che portano dal mar nero al Mediterraneo. Dopo qualche malinteso iniziale , la guerra di Crim

ea, l’accordo fu trovato e, mentre gli occidentali iniziarono a soffocare finanziariamente il Sultano di Costantinopoli, la Russia iniziò a fomentare i sudditi cristiani della sublime porta dal Balcani al Caucaso. Fu lo zar a lanciare lo slogan de ” il malato d’Europa” e stimolare le guerre di indipendenza balcaniche, con la sola eccezione di quella greca di cui l’Inghilterra si incaricò.

la mente dietro il piano fu, in ogni momento, il ministro degli esteri russo Sergei Sazonov ( vedi foto)

Il ministro degli esteri russo Sazonov fu la vera testa forte del progetto di smembramento dell’impero ottomano. La Russia si sarebbe impadronita degli stretti mentre gli anglofrancesi degli attuali Irak e Siria. Alla caduta dello Zar l’accordo fu considerato decaduto e l’occupazione dei territori suggerita a Italia e Grecia. La resistenza di Ataturk e Karabekir che frustrarono sul campo le mire greche ( e inglesi) vanificarono il sogno e la pace di lLosanna del 1923 diede riconoscimento alla Turchia moderna.Nel Caucaso, il successore di Sazonov, Cicerin non mantenne gli impegni con gli Armeni che furono eliminati e sostenne Mustafà Kemal ( poi Ataturk) in odio agli inglesi che avevano sbarcato truppe nella Russia per schiacciare i bolscevichi. La tradizione di Sazonov continuò con Molotov, Scepilov e ora con Sergej Lavrov

IL regime sovietico, insediatosi e trovato lo schema dell’accordo di spartizione, lo pubblicò sulla Pravda creando uno scandalo in Occidente, presto soffocato dalla narrativa Sykes-Picot per non dare a vedere che gli accordi datavano dall’aprile 1915. Per conoscere i dettagli abbiamo aspettato cento anni e per conoscere la verità sull’ucraina, vi do appuntamento al 2122.

Ma quel che é certo, é che anche a quel tempo si capirà che la teste pensanti vengono dall’est e non dalle avidi rettilinei di Washington che hanno dimenticato di essere diventati grandi con le politiche di immigrazione e con l’applicazione – specie in casa – dei principi democratici che oggi sono riservati all’export.

SAN LORENZO, IO LO SO PERCHE’ TANTO DI STELLE ARDE E CADE…

UN INEDITO SU MIO PADRE SCRITTO DAL GEN. NANI GIA’ COMTE DELLA REGIONE NORD EST

Il Generale di corpo d’armata Antonio Nani era già in pensione da qualche anno. Aveva lasciato il servizio come “Comandante designato della III Armata” ossia come comandante in pectore del fronte orientale in caso di guerra.

Io avevo lasciato il servizio da un bel pezzo. Ma quando mi mandò a chiamare mi presentai immediatamente. Aveva fatto la Spagna come capo dell'”ufficio I” ( acquisendo tra l’altro i piani del centuron de hierro de Bilbao) e concluso la mondiale come capo di stato maggiore di Rommel nella ritirata di Libia. Gli dobbiamo la nostra ultima vittoria africana della battaglia del passo Kasserine.

” Conosciamo entrambi la taccagneria dell’amministrazione della Difesa. Mi hanno assegnato un accompagnatore. Segno che ho poco tempo da vivere. Voglio dedicarlo a scrivere di tuo padre che é un eroe sconosciuto. Portami il suo stato di servizio, i dati anagrafici. Insomma quanto necessario per non sbagliare date e decorazioni.”

Glielo portai più presto che potei.

Dopo una settimana, mi richiamò. ” ho sopravvalutato la mia capacità di affrontare la fine. ” Mi restituì le carte assieme ad alcuni scritti tracciati con grafia incerta sul retro di fogli intestati alla Associazione Nazionale Volontari di Guerra di cui era presidente. Morì forse dieci giorni dopo.

Ho ritrovato i fogli il mese scorso mentre a casa mi leccavo le ferite dell’ennesimo malanno, scartabellando appunti polverosi.

Li ho mandati al figlio Alberto, in Francia, conosciuto di recente via internet, e li pubblico qui per ricordare- come ogni anno- il 10 agosto, giorno in cui mio padre Francesco vide la luce. In famiglia abbiamo sempre preferito ricordare le nascite, non le date di morte. Lascerò i puntini di sospensione se non dovessi riuscire a decifrare qualche parola, ma preferisco che a parlare di mio padre sia un altro. Uno del mestiere.

” RICORDO DEL GENERALE FRANCESCO DE MARTINI. L’AVVENTUROSA VITA DI UN EROE.

” Nell’Agosto 1954, appena tornato dalla Somalia – dove per oltre due anni avevo comandato quelle FFAA, nell’amministrazione fiduciaria di quel territorio per conto nell’O.N.U.- fui chiamato dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito il quale mi ordinò di andare ad assumere il comando dell’82 Reggimento di fanteria, che stava per rientrare a Trieste, fino ad allora occupata da Inglesi ed Americani, dopo il martirio sofferto dalle truppe partigiane di Tito.

Mi disse che il Reggimento era, per forza e uomini e armamento, “sul piede di guerra”; che la situazione era oltremodo delicata e difficile per l’ostilità politica della Jugoslavia; che il Reggimento doveva essere amalgamato perché recentemente formato con varie compagnie organiche provenienti da altri reggimenti; e via dicendo.

Mentre mi avvicinavo alla porta mi richiamò aggiunse: darò il comando di un battaglione ad un tenente colonnello che, mi hanno detto, obbedisce solo a lei. ” solo a me? Chiesi stupito: “Chi é ?” ” il tenente colonnello Francesco De Martini”.

Risposi immediatamente: ” No, credo non ubbidisca nemmeno a me!”

Tornato a casa, lo chiamai. Venne. Ci eravamo sempre dati del tu. Mi dette subito del lei; modo che, verso di me, conservò per il resto della sua straordinaria vita.

Come ci eravamo conosciuti?Nel 1946. Ero un maggiore e dirigevo nel SIM, poi SIFAR, la importante sezione ” ZURETTI” ( oggi l’analogo ufficio é diretto da un generale di brigata) che doveva tenere la situazione politica in tutto il………con un particolare riguardo per i territori della Eritrea, Somalia e Libia per i quali De Gasperi voleva ottenere un mandato venticinquennale; come poi ottenemmo per la Somalia, ma soltanto per il decennio 1950-1960.

Sforza invece, Ministro degli Esteri rinunciatario, voleva immediatamente restituire a libertà. Allora fu affidato, quasi clandestinamente ( il corsivo scritto ma depennato dall’autore ndr) fu affidato allo Stato Maggiore dell’Esercito il compito di preparare quelle popolazioni per un eventuale referendum, ad optare per un affidamento all’Italia.

Poi le cose andarono invece come sappiamo, con i risultati che vediamo, disastrosi per quella povera gente.

Dovetti cercare tre personalità locali filo italiane e cercare l’appoggio del mondo arab, già allora in fermento, per un’azione da svolgere in quel senso. Un’ efficace sezione….. mi forniva ottimi – alcuni anche autorevoli – informatori e stavo cercando nostri ufficiali o sottufficiali pratici di quelle zone, per intensificare l’azione informativa ed – eventualmente- operativa.

Ad un certo punto, mi venne assegnato un tenente- Francesco De Martini- che , mi fu detto, parlava arabo e francese meglio dell’italiano e bene l’inglese. Si presentò a me e gli assegnai un ufficio con un sottufficiale pratico di cose arabe ed uno delle nostre ex colonie. Qualche ora dopo lo mandai a chiamare per esaminarlo ed affidargli gli specifici compiti. Se ne era andato, lasciando un numero telefonico dove avrei dovuto chiamarlo se avessi avuto bisogno di lui, giacché lui ” in ufficio non ci poteva stare.” Lo chiamai, più incuriosito che indignato. Mi fece un discorso press’a poco così: ” Sono assai pratico di cose del Vicino Oriente ed africane, sono già invitato nelle ambasciate e legazioni di molti paesi e sono legato da amicizia con loro personalità. Lei mi dica che vuole da me. Lo farò puntualmente e molto più efficacemente di ogni altro, ma non mi chiuda in ufficio. In ufficio ci lasci un sottufficiale al quale detterò poi alla meglio i miei rapporti. Che sappia scrivere in buon italiano giacché io non ho bella forma di scriverlo.”

Dopo aver parlato col mio capo, ( Lanfaloni ndr) feci come mi aveva pregato di fare. I risultati furono ottimi: più di una volta fui chiamato dal Capo di Stato Maggiore e al Ministero degli Esteri( dall’allora sottosegretario Brusasca) per l’annunzio di prossimi avvenimenti straordinari in quel paesi , ai quali era difficile dar credito, che de Martini preannunziava in ogni dettaglio. Tutti superando ogni …… in credibilità degli esperti si erano poi puntualmente avverati.

Intanto , nel giro di pochi mesi, per anzianità e per merito di guerra, de Martini diveniva maggiore e gli era conferita la medaglia d’oro al valor militare.

Difficilmente lo portavo dal Capo Servizio e mai negli uffici del Ministero degli Esteri o della Difesa interessati, perché si non ammetteva critiche o obiezioni a ciò che diceva e si esprimeva in merito con sincerità almeno sconcertante.

Diventammo amici, finché restai al SIFAR – che allora era diretto soltanto da un colonnello ed era costituito da persone fuori da ogni servitù politica e di specchiata onestà e preziosissimi collaboratori.

Oggi che Egli ci ha lasciato, ricordando racconti episodici o riferiti da lui ed alcuni documenti che mi sono procurato sulla sua vita tento di ricordarne i momenti salienti.”

Qui finiscono gli appunti, quando me li diede, il generale aggiunse un paio di aneddoti a voce. Forse val la pena di aggiungerne uno qui. Il primo giorno che incontrò questo strano tenente, lo rimproverò per l’uniforme un pò sciatta ( era l’uniforme da tenente medico presa a prestito dal fratello Umberto, reduce dalla Russia ndr). Poi dopo poco ebbe la sorpresa di vederlo con una uniforme fiammante da capitano. dopo poco ancora, da maggiore. Divennero, per un periodo, pari grado e amici.

I PERICOLI CHE CIRCONDANO L’EUROPA

DAL BALTICO AL CAUCASO ZONE DI CRISI. ECCO COME TIRARCENE FUORI

Tutti presi dalle paure sanitarie vere o false che siano – entrambe certamente esagerate- i media del nostro continente evitano di esaminare la situazione geopolitica dell’Europa che sta complicandosi al punto di rappresentare un vero e proprio assedio della fortezza Europa e di indagare sulle cause remote o immediate e i responsabili.

Nella illustrazione sovrastante ho evidenziato tutte le ragioni di crisi e di preoccupazione che possono ciascuna svilupparsi in focolai di guerra come la Siria,la Libia,l’Ucraina o il Kurdistan.( I quadratini color rosso)

Per evitare di credere che i pericoli che ci minacciano siano tutti esterni alla Confederazione, ho fatto illustrare in verde anche i due pericoli di secessione,( oltre al Donbass) pudicamente indicati come inclinazione separatista ( Scozia e Catalogna e ho evitato di mettere la macchia verde anche a Gibilterra che comunque ha votato a maggioranza schiacciante a favore del remain nella UE).

Per completezza di informazione includo il Regno Unito nella analisi considerando quindi l’Europa geografica e non la sola Unione Europea che comunque è il centro del nostro interesse.

Il quadratino blu della instabilità politica é stato posto – provvidenzialmente- a metà tra l’Algeria e la Tunisia dove il presidente Khais Saied ha ritenuto per l’altro di doversi produrre in una replica a metà tra Al Sissi e Erdogan alleandosi con l’Esercito e sospendendo – al solito si dice per un breve periodo – sia l’esecutivo che il legislativo.

Tutti questi paesi sono retti da regimi forti con forze armate in rafforzamento e mire egemoniche regionali, mentre l’Unione Europea sembra essere l’eccezione virtuosa che evita la trappola di Tucidide per cadere nella sindrome da assedio di Costantinopoli con teologi che sproloquiano di matrimoni monosesso e transizioni ermafrodite.

Difficile prevedere se ci sarà una guerra e dove; più facile prevederne l’esito e il vincitore. Di sicuro, l’opzione migliore sarà restarne fuori in una situazione di vigilanza neutrale ed armata.

Di fronte a queste crisi – alcune già sfociate in guerre- si nota una macchia bianca costituita da paesi della ex Jugoslavia ancora non integrati in nessuno dei blocchi ( anche se la Serbia ha simpatie e legami economici con la Russia). Poi a nord, la macchia bianca rappresentata dalla Svizzera.

Se una Italia neutrale riuscisse ad allargare le macchie bianche unendo la parte balcanica con quella svizzera, è intuitivo che si creerebbe una zona di rispetto neutrale a protezione dell’area adriatica e una serie di stati cuscinetto attorno al nostro paese che sarebbe al riparo da possibili sorprese. I tre paesi da convincere sono la piccola Slovenia, la Croazia e l’Austria, che all’atto della evacuazione sovietica si impegnò a restare neutrale.

Sento già le voci di quanti mi vorranno scrivere sottolineando l’impossibilità di realizzazione dovuta alla presenza di basi USA e NATO sull’intero nostro territorio.

A costoro obbietto con un esempio verificatosi due volte in un ventennio: L’Irak oggetto a due riprese di un’offensiva militare USA e NATO che l’ha invaso con una pervasività molto maggiore di quanto non sia accaduto a noi, per ben due volte ha ottenuto l’evacuazione delle truppe USA.

La prima, con un sotterfugio, ma l seconda grazie a un regolare voto parlamentare, un negoziato bilaterale e una decisione congiunta. L’annunzio lo ha dato lo stesso Presidente Biden ieri.

Eppure, l’Irak ha una duplice funzione strategica : a est verso l’Arabia Saudita e a ovest verso l’Iran.

Agli Stati Uniti risponderei con un ragionamento semplice: essi sono interessati al controllo del Mediterraneo e al rapporto con la Chiesa cattolica che controlla un miliardo e mezzo di anime (…).

Una Italia facente parte dell’occidente, ma non belligerante, é nell’interesse degli Stati Uniti che dovrebbero badare a un solo fronte europeo. Sappiamo che il patto di Varsavia aveva pianificato di violare la neutralità austriaca , sfondare in trentino e puntare verso la Francia impegnata sul fronte nord.

Con un blocco di otto paesi neutrali da violare per attaccare la Francia da sud, il compito sarebbe ben più oneroso e difficile e costoso non solo militarmente.

L’autorevolezza del Vaticano sarebbe accresciuta dalla situazione territoriale di neutralità e la sua utilità risulterebbe moltiplicata per l’Occidente.

Resta il controllo del Mediterraneo per il quale sarebbe sufficiente e indispensabile la sola Sicilia, regione autonoma e con una autonomia anche ampliabile fino a configurare una semi cessione.

. Per l’Unità italiana abbiamo sacrificato Nizza e Savoia. Per l’indipendenza e la sicurezza Mediterranea, possiamo fare una riflessione sulla Sicilia che risulterebbe militarmente anche protetta dalla fascia dei paesi neutrali che la proteggerebbero da sorprese.

I

TRUMP BOMBARDA LA SIRIA E L’ONU LE FA PRESIEDERE LA CONFERENZA SUL DISARMO A GINEVRA. di Antonio de Martini

Inghilterra Francia e Stati Uniti, si spingono, sempre più isolati e illegalmente, verso episodi di provocazione double face.

Iniziarono con la Libia, coprendosi con una delibera dell’ONU dai toni ambigui, ma si trattò comunque di una cauzione del massimo consesso mondiale , di un avversario privo di reale consistenza militare, alleati e posizionamento strategico.

Proseguono ora con la Siria senza copertura ONU ( e nemmeno NATO) contro un avversario che ha una alleanza formale con la Russia e l’Iran e una informale con la Cina, e che si trova al crocevia del mondo. Continua a leggere

LA CRISI LIBANESE SARA’ LA TOMBA DELLA DINASTIA SAUDITA? IN OGNI CASO E’ UN ALTRO SCHIAFFO AGLI USA. di Antonio de Martini

Immaginatevi che il Primo ministro Paolo Gentiloni vada in America,  all’arrivo invece del benvenuto di prammatica si veda sequestrato il telefonino, venga catapultato davanti a una telecamera a leggere una lettera di dimissioni e a chi lo contattasse per sapere quando torna in Italia, risponda ” a Dio piacendo” e avrete la fotografia di quel che è accaduto tra Libano e Arabia Saudita in questi giorni.

La motivazione del perché avviene è più complessa e andrebbe spiegata con la psicoanalisi prima che con l’analisi politica. Proviamo a dipanare questa intricata matassa di lana di cammello. Continua a leggere

LA TURCHIA AMMASSA TRUPPE ALLA FRONTIERA SIRIANA e IRACHENA IN FUNZIONE ANTI CURDA. TUTTI CONNESSI APPASSIONATAMENTE. di Antonio de Martini

Sembrerà strano, ma tutto ha inizio in Turchia un secolo fa.

Mustafa Bey, detto Kemal ( il perfetto, così nominato dal suo maestro di scuola) iniziò l’attività che lo ha condotto al potere col nome di Ataturk ( padre dei turchi) , sconfiggendo il corpo di spedizione britannico voluto da Winston Churchill per sbloccare i Dardanelli e rifornire la Russia dopo aver sbriciolato il Sultano decadente. Nonostante che anche il colonnello Halil bey ( nipote di Enver Pascià, ministro della Guerra) avesse sconfitto a KUT EL AMARA, in Mesopotamia  il più agguerrito  Corpo di spedizione britannico spedito dall’India, le sorti della guerra non mutarono per via del blocco navale che affamò l’impero. Continua a leggere

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