Oggi il nuovo presidente eletto Nicos Anastasiades ha presentato il suo governo e domani si insedia.
La UE ha atteso questo cambio della guardia per poter ottenere dal nuovo governo una serie di privatizzazioni, più di principio che altro, data la modesta dimensione del paese, importante piu che altro strategicamente come base aerea con un sistema di aeroporti creato dagli inglesi negli anni della guerra fredda.
A questa posizione geopolitica si è aggiunta la posizione geografica privilegiata per i giacimenti di gas trovati i recente( Tamar e Leviathan).
Il nuovo Presidente ha voluto però iniziare con un momento di sfida indiretta: incurante delle raccomandazioni sul politically correct, ha presentato un ministero imposto da dodici persone. Tutti uomini.
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Ha fatto bene il Presidente Napolitano a non incontrare Steinbruck. Ci sarebbe voluto troppo tempo per spiegargli la situazione e in Italia lo aspettano entro il 15 Marzo.
I tedeschi amano l’Italia, ma non la stimano. Gli italiani stimano la Germania, ma non la amano.
Ogni sforzo collaborativo è destinato a fallire, come fallirebbe ogni matrimonio che poggiasse su basi analoghe.
Il primo contatto tra Latini e Germani, avvenne con Caio Giulio Cesare, un altro con un eccessivo carico di testosterone come direbbe Steinbruck; in questa definizione sta un’altra differenza antropologica importante che necessiterà, tra breve, di una illustrazione lampo.
Cesare, giunto in riva al Reno, ordinò di costruire un ponte.
Vista quella meraviglia sorta dal nulla , i Germani dell’altra sponda pronti al combattimento, fuggirono immediatamente ( cfr De bello gallico) . Non avevano mai immaginato che si potesse attraversare il fiume in modalità semplice.
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Di antoniochedice
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Pubblicato su costume, Politica Estera, Storia
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EtichettatoAdolfo Hitler, Anfiteatro Flavio, Caio Giulio Cesare, Carlo Magno, de bello gallico, Gesù Cristo, Giorgio Napolitano, Repubblica Democratica Tedesca, Wolfgang Amedeus Mozart, Wolfgang Goethe
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La grave crisi che ha colpito il nostro paese ha prima di tutto delle cause morali e, senza un’opera di pulizia profonda, non se ne può uscire. Cercherò di spiegare perché.
Quando abbiamo aderito alla moneta unica (1998) ci eravamo impegnati a riportare i nostri conti in ordine diminuendo il nostro deficit di bilancio (la quota del bilancio dello stato che viene finanziata mediante prestiti obbligazionari) al di sotto del 60% del prodotto interno lordo (la ricchezza nazionale prodotta).
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Hamad ben khalifa al thani, è lo sceicco regnante del Quatar ( indipendente dal 1971, 300.000 abitanti ) che è salito al potere nel 1995 con un colpo di stato ordito contro il proprio padre, accusato di essere un dissipatore antidemocratico.
la moglie, molto piu bella e intrigante di Hilary Clinton in America la chiamerebbero ” presidential partner affascina per la presenza, la disinvoltura con cui non porta il velo ed il sorriso del suo libretto di assegni.
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E’ un fatto che pochissimi nei sondaggi precedenti il voto abbiano previsto lo scarsissimo successo della lista per Monti (un professore di economia a Milano) come pure il notevole successo di Berlusconi, dato per spacciato e ormai inesistente fino a pochissime settimane fa.
Un articolo di Luigi Zingales, un altro prof. di economia ma a Chicago (che oltre tutto ha abbandonato a pochi giorni dal voto la lista Giannino) articolo che si può reperire in rete (www.aeaweb.org/aea/2013conference/program/retrieve.php?pdfid…) e che è stato ripreso da M.V. Lo Prete mostra come ci sia un netto divario, almeno negli USA ma evidentemente anche da noi, tra ciò che pensa un gruppo di economisti e quella che invece è l’opinione della gente “normale”. Continua a leggere →
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Posted by keynesblog on 25 febbraio 2013 in Economia, Europa, Italia
In un duro editoriale sul New York Times, Paul Krugman accusa la tecnocrazia europea e la Germania di aver imposto ai paesi periferici dosi crescenti di austerità, ignorando anche la revisione del Fondo Monetario Internazionale. E’ così che le “persone rispettabili” hanno dato fiato ai populismi, come quello di Berlusconi e Grillo.
di Paul Krugman dal New York Times del 24 febbraio
Due mesi fa, quando Mario Monti si è dimesso da primo ministro italiano, l’Economist ha rilevato che “La campagna elettorale a venire sarà, prima di tutto, una prova della maturità e del realismo degli elettori italiani”. L’azione matura e realistica, presumibilmente, sarebbe stata quella di far ritornare in carica Monti – sostanzialmente imposto all’Italia dai suoi creditori – questa volta con un mandato realmente democratico.
Beh, non è un bel vedere. E’ probabile che il partito di Mr. Monti arrivi quarto. Non solo ben dietro l’essenzialmente comico Silvio Berlusconi; Monti è dietro a un comico vero, Beppe Grillo, che, pur senza una piattaforma coerente, è diventato una forza politica importante. Continua a leggere →
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Se il PD volesse trattare con Grillo un accordo di governo con qualche probabilità di riuscita , dovrebbe sollecitare le dimissioni di Bersani e sostituirlo con Renzi. L’ultima frase elettorale di Bersani fu ” il vero nemico è Grillo”.
Renzi sembra invece capace di parlare una lingua meno ” antica”.
Da parte sua, Grillo ha già lanciato un guanto di sfida a Napolitano: senza attendere un invito che il cerimoniale ostacolerebbe, ha annunziato che sarà lui a salire al Quirinale per le consultazioni.
Esiste il precedente di Giovanni Negri – segretario del partito radicale ma non parlamentare – respinto da Oscar Luigi Scalfaro sulla soglia del Quirinale, in quanto il Presidente della Repubblica ( lo ha confermato Napolitano da Monaco di Baviera ) “ascolta le forze parlamentari uscite dalle elezioni”, non cittadini privi di mandato.
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Di antoniochedice
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Pubblicato su costume politico, economia internazionale, elezioni, Federalismo, Politica, Politica Estera, Presidente della Repubblica, roma
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EtichettatoBeppe Grillo, Giovanni Negri, New york times, Oscar Luigi Scalfaro, politica europea di austerità, precedenti consultazioni al Quirinale
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L’Academy Award di Israele ha premiato il documentario ” The Gatekeepers” ( i guardiani). si tratta di un documentario diretto dal regista Dror Moreh che racconta la storia del servizio segreto militare – lo Shin Bet – il braccio armato del Mossad.
E’ una storia di ebrei che parla di arabi.
Il nome si scrive sin bet, ma la pronunzia è shin, perché gli Israeliani hanno problemi a pronunziare la s.
La parola pace in entrambe le lingue ha identica radice salam, ma pronunzia differente in yddish: shalom. Troppo poco per uccidersi a vicenda. Continua a leggere →
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Di antoniochedice
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EtichettatoBarak Obama, Benjamin Netanyahu, Danny Yatom, DRor Moreh, Izhak Rabin, meir dagan, Moshé Dayan, Mossad, Shin Bet, The gatekeepers, Yacov Peri, Yuval Diskin
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Influenzato, ho scritto mischiando i numeri degli astenuti dal voto, cui va sommato il milione di schede bianche e nulle e i voti di Grillo. Così sono venti milioni, ma i voti da recuperare al gioco democratico sono dieci.
In cambio ho allungato la vita a Ugo La Malfa collocando lo negli anni ottanta invece che negli anni settanta. La sciocchezza che ha detto, comunque resta.
Mi scuso con i lettori.
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http://corrieredellacollera.com
Scartando per ora la possibilita di un colpo di Stato alla Fassino come la volta scorsa, o un colpo di testa di Napolitano con un nuovo pupillo da presentare alle Camere, vediamo cosa potrebbe succedere.
Ai risultati delle elezioni faranno seguito nella dirigenza politica due linee di pensiero, entrambe conservatrici e trasversali.
Quella più becera cercherà di proporre a Bersani e compagni un accordo spartitorio basato sul sacrificio di qualche poltrona per ciascuno e useranno l’esempio della coabitazione realizzata in Francia con Mitterand e Chirac, per nobilitare il polpettone.
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