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LA GUERRA UCRAINA: QUANTO SARA’ LUNGA?

CHI VUOLE CHIUDERLA E CHI NO. I PRO E I CONTRO

Il mese di gennaio 2023 é stato particolarmente prolifico per la RAND Corporation sul tema della guerra ucraina. I temi sono sempre più delicati: ” OPERATIONAL IMPERATIVE” é un tentativo maldestro di indirizzare l’escalation dell’avversario verso una rappresaglia circoscritta e rivela il timore che – cercando di estendere il conflitto- si ottenga invece una escalation qualitativa verso un conflitto nucleare contro gli USA e l’altro, ” AVOIDING A LONG WAR” sembra una risposta a quanti insistono per far cessare lo scontro. La RAND insiste sui vantaggi di un prolungamento, evidentemente ignara , o noncurante, della frase di SUN ZU ” La guerra é simile al fuoco, quando si prolunga mette in pericolo chi l’ha provocato”. Al solito, trovate i link qui sotto per farvi una opinione personale leggendo i rapporti. spero di provvedere presto a una traduzione imperfetta.

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PEA1996-1.html

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PEA2510-1.html

La RAND CORPORATION , certamente a seguito delle pressioni papali ( oltre un miliardo di cattolici nel mondo e una crescente influenza sul mondo ortodosso – oltre 200 milioni di fedeli e la prospettiva di un concordato con un miliardo e quattrocento milioni di cinesi- che viene indicato con uno sbrigativo ” other western capitals” di certo non quelle che riforniscono armamenti) ha risposto a due importanti preoccupazioni del governo americano anche se presentate come una ricerca commissionata da enti non bene identificati.

La prima preoccupazione é riassumibile nel timore di una “unintended escalation” russa contro gli USA e il documento N1 ( Operational imperative) cerca di attirare l’attenzione suggerendo la stravagante ipotesi di un attacco a una base USA oltremare. Lontana dal territorio degli Stati Uniti.

Immagino che si sia trattato dei risultati del colloquio avvenuto in Turchia tra i capi dell’intelligence russo e quello americano: nessuno colpirà il territorio dell’altro per evitare “ uncontrolled escalation.” In realtà, si tratta di un tentativo di sviare una rappresaglia dagli USA e servirebbe solo a rinsaldare i paesi satelliti attorno alla nave ammiraglia in cerca di finanziamenti e protezione. Il documento dispensa infatti consigli vecchi di mezzo secolo sulla creazione di ostacoli passivi in cemento e hangar a orientamento variabile per evitare ad aerei attaccanti di colpire più mezzi con un solo passaggio aereo.

Poiché un blitz armato non potrebbe comunque sostanziarsi in un colpo mortale e definitivo, credo che i russi dovrebbero porsi come obbiettivo strategico non tanto la distruzione di beni materiali quanto la distruzione del prestigio degli Stati Uniti in misura uguale o maggiore dei colpi inferti alla Russia con gli attentati al ponte di Crimea o a basi interne al territorio moscovita in analogia all’attacco alle due torri di Manhattan ( World trade Center) dell’11 settembre 2001 effettuato da Osama Ben Laden con il solo sacrificio materiale di venti uomini.

Non vorrei passare per il basista di un’azione di questo tipo, ma se dipendesse da me, manderei un paio di navi mercantili e disarmate, cariche di cemento precompresso, nel canale di Panama all’altezza delle chiuse dove potrebbero scontrarsi o comunque autoaffondarsi bloccando il passaggio nevralgico tra le coste est ed ovest degli Stati Uniti per un tempo da definire, ma congruo.

Un tiro mancino del genere, inferto, senza sparare un colpo, creerebbe un ostacolo strategico tra la flotta Atlantica e quella del Pacifico, tra le basi di Norfolk e quella di San Diego, obbligherebbe gli Stati Maggiori a rivedere una montagna di calcoli.

Il baricentro strategico passerebbe nelle mani della Marina e costituirebbe un fiero colpo al prestigio politico e militare degli USA specie nei confronti del mondo latino americano e quello medio orientale, sensibili ai coups d’eclat dando una boccata di ossigeno agli alleati europei sottoposti finora a incessanti pressioni da uno stato maggiore che, oggi, ha come unico focus la questione ucraina e domani dovrebbe decidere come far riacquistare la flessibilità operativa strategica al suo strumento di dominio principale e con quali tempi.

Più articolato e interessante il secondo documento (avoiding a long war) col quale si vuole rispondere con argomentazioni strutturate al grido di dolore che da tante parti del mondo si alza ormai contro la guerra che ha già dimostrato di essere a lunga durata. Questo mia risposta serve a dimostrare che la risposta é meno strutturata, logica e realistica di quel che appare a una lettura superficiale o non competente.

Innanzitutto, quando si affronta un tema gremito da – lo riconosce anche la RAND- stakeholders, bisogna esaminare le posizioni e il peso di tutti. Errore grave, da matita blu, per chiunque abbia velleità di suggerire strategie globali, ignorare parti del problema sperando nessuno se ne accorga. Nel documento non si citano , nemmeno di sfuggita, la Cina e l’Unione Europea. Il termine “NATO” viene usato per mascherare le scelte degli Stati Uniti e la posizione subordinata della Unione Europea spesso citata come ” alleati”. Ma le posizioni dei vari alleati sono variegate e spesso contrastanti anche se, per ora, coperte da dichiarazioni ambigue e ringhi a mezza bocca. Mi viene a mente l’espressione “ Drowsy dog” termine con cui la NATO indicava esercitazioni improvvise fatte a mò di cani ancora sonnacchiosi ma già ringhianti.

Alcuni punti fermi condivisibili sono: il fatto che con la dichiarazione del 21 settembre e il richiamo alle armi di 300.000 uomini, Putin ha dato il segnale che la guerra si sarebbe prolungata, che i negoziati segreti tra le parti per fermarsi prima dell’irreparabile sono cessati a maggio e che il possibile fronte di guerra si estende per mille km.

A questi vanno aggiunti quattro dei cinque punti di valutazione che cito in inglese per evitare equivoci:

1possible Russian use of nuclear weapon

2Possible escalation to a Russia-NATO conflict

3Territorial control

4Duration

5War termination

COMMENTO PERSONALE

Il grosso dell’argomentazione americana del punto 1 si aggira attorno al possibile uso di armi nucleari ricorrendo alla distinzione tra armi nucleari strategiche e tattiche e il tema si confonde col punto 2 circa una possibile escalation del conflitto tra la Russia e la NATO.

Entrambe queste argomentazioni servono ad affermare l'”ubi consistam” degli USA nell’alleanza ( il nucleare) e a creare l’abitudine a considerare come luogo privilegiato del conflitto, il Continente Europeo, sviando l’attenzione dal più vulnerabile territorio americano.

La Russia ha oltre 17 milioni di chilometri quadrati di territorio e un maggior numero – rispetto agli USA- di città industriali con uno/due milioni di abitanti. Gli USA hanno metà superficie ( 9 milioni ) e quindici grandi città che costituiscono il nerbo finanziario e industriale del paese. Distrutte – in tutto o in parte- queste, degli Stati Uniti resterebbe, al più, una flotta imponente senza territorio in grado di chiamarsi Patria.

La teoria MAD ( mutually assured destruction)risale agli anni 80 ed é una teoria americana che mirava a proteggere proprietà, industrie, infrastrutture e banche private. Valutazioni non tutte valide per la Russia e certamente non valide per una Russia portata alla disperazione.

Il punto 3 “territorial control” non vale proprio la pena di soffermarcisi per la non necessità di territorio dei russi e la strumentalità delle argomentazioni moralistico-giuridiche. Nel 2012 o 13, fui in Russia e venni interpellato da un Think Tank con cui ero in rapporto, circa la possibilità di recuperare o vendere le industrie ucraine definite “improduttive e obsolete”. Risposi dicendo che il solo asset che potevano trarre era la popolazione acculturata, vista la decrescita demografica in atto in Russia. Mi pare che abbiano tratto le stesse conclusioni.

Sulle considerazioni umanitarie, giuridiche ed etiche, ripeto che non vale la pena soffermarsi data la strumentalità dell’argomento e dell’uso che se ne fa in questo documento.

Nel caso della crisi e successiva guerra di Serbia e la creazione del protettorato USA del Kosovo ( che peraltro quasi nessuno ancora riconosce come stato), gli USA si comportarono esattamente come russi con l’Ucraina, quindi considero le argomentazioni moralistiche come una boutade buona per i governanti di complemento raccattati per l’occasione: le varie Liz, Annalena, Giorgia, Sanna, Ursula Rishi e Guido il laureato.

Non riuscendo a sostenere decentemente “l’interesse degli USA” (lo definisce così il documento in più di un punto) senza mentire o omettere, gli estensori se la cavano citando una frase di Biden e prevedendo, invece di una lunga guerra, ” una durata media”.

Nei documenti Usa si evoca spesso la sostituzione di Putin al potere e mai il fatto che l’anno prossimo é un anno elettorale negli Usa e che i bookmaker danno Biden perdente netto e – altro fatto incontrovertibile- che gli apparati di sicurezza di matrice comunista non hanno mai subìto un colpo di stato ( Da Menghistu a Fidel Castro).

In tutta questa analisi, la Cina si fa finta che non esista ( mentre in caso di scambio nucleare sarebbe la sola vincitrice e in caso di scontro “tradizionale” sarebbe l’arbitro della partita) e sul finire appare il solo innegabile vantaggio per gli USA: ” Allies ( leggi EU) may further reduce Energy dependance on Russia and increase spending on their down Defence” con la spiegazione ” the trend appear to be well established already”. Già, ma vorrei chiedere “for how long” comprimeremo la domanda per far funzionare le Sanzioni alla Russia e riempire i forzieri dei petrolieri USA.

La guerra durerà fintanto che la popolazione europea non inizierà a dimostrare di essere stanca e fintanto che il Papa, forte di questo primo successo di opinione non deciderà di passare dalla predicazione all’azione, magari attraendo attorno a sé tutti gli amici della pace e usando la minaccia della scomunica ai cattolici guerrafondai: non si può servire ad un tempo Dio e Mammona. E molti dei 470 deputati europei citati da ” Avvenire” di avant’ieri che hanno respinto una mozione ” invitante alla ricerca ANCHE di una via diplomatica”sono cattolici. E anche Biden é come un Doroteo veneto dei bei tempi: é sotto elezioni.

La vera guerra sta per iniziare adesso ed é tra chi vuole l’allargamento della guerra europea e chi vuole il negoziato. E siamo la stragrande maggioranza.

AFGANISTAN: CHI HA COMINCIATO ?

A NATALE 1979 l’URSS HA INVASO L’AFGANISTAN. MA E’ STATA DAVVERO LEI IL PRIMO ATTACCANTE DELLA GUERRA DI 40 ANNI ?

La storia ufficiale dell’Afganistan odierno, dice che il 24 dicembre del 1979 l’Unione Sovietica ha invaso l’Afganistan, provocando nel 1980 l’intervento statunitense, dapprima obliquo e segreto ed infine diretto e solare nel 2001.

Se si approfondisce in cerca della verità, si scopre che la prima direttiva del presidente Carter per dare aiuti al regime comunista di Kabul porta la data del 3 luglio 1979, ossia sei mesi prima dell’occupazione militare russa.

E’ in questa data , infatti, che scrissi al presidente che il nostro aiuto avrebbe provocato un intervento sovietico. Non era certo, ma abbiamo scientemente aumentato le probabilità che avvenisse.”

Così si esprime Zbiniew Brzezinski, all’epoca Consigliere per la sicurezza del presidente James Carter ( 1977-1981) In una intervista al “ Nouvel Observateur” nel numero uscito nella settimana 15-21 gennaio 1998.

Ecco la parte più significativa dell’intervista: ” N.O. L’Unione Sovietica giustificò il suo intervento citando, non creduta, ” L’ingerenza segreta degli Stati Uniti”. Alla luce degli avvenimenti successivi, rimpiange quella scelta?”

Z.B. “ Rimpiangere cosa? Questa operazione segreta fu un’ottima idea. Ebbe l’effetto di attirare i sovietici nella trappola afgana e lei vuole che io mi penta?” ” Il giorno in cui i sovietici varcarono ufficialmente la frontiera afgana, ho scritto, grosso modo, al Presidente Carter ” adesso abbiamo l’opportunità di dare all’URSS il suo Vietnam”.

in effetti, Mosca ha dovuto subire- per circa dieci anni- una guerra insopportabile per il regime, un conflitto che ha comportato la demoralizzazione ed infine l’implosione dell’impero sovietico.”.

N.O. Non rimpiange nemmeno d’aver favorito l’integralismo islamico e d’aver dato armi e consigli ai futuri terroristi?

Z.B. Cosa é più importante per la storia del mondo? I Talebani, o la caduta dell’impero sovietico? Un pugno di fanatici islamisti o la liberazione dell’Europa centrale e la fine della guerra fredda?

Fermandoci a questo settore, é buona e cinica geopolitica. Allargando la visuale – ad esempio al Sudan– il 1997 é l’anno in cui i sudanesi informarono il governo USA che erano pronti ad arrestare Osama Ben Laden e consegnarlo loro anche ” brevi manu” , oppure a ucciderlo, a condizione che gli USA se ne prendessero il merito e la responsabilità( l’uccisione di un ospite é atto riprovevole e riprovato dall’etica araba). Quando gli USA risposero picche a entrambe le proposte, i sudanesi risposero proponendo di cacciarlo e spedirlo in Afganistan , paese dove non avrebbe potuto nuocere granché. Gli USA risposero che trovavano la proposta ” un’eccellente idea”.

E’ certamente possibile che l’aver deciso di concentrare armi e terroristi nello stesso paese e in contemporanea sia frutto di uno sciocco e tragico vuoto di coordinamento e che l’idea di attirare i sovietici in una trappola tipo Vietnam sia effettivamente balzata all’epoca alla mente degli strateghi della Casa Bianca.

Ma allora non é comprensibile né giustificabile il fatto che nel 2001 gli USA si siano gettati a capofitto nella trappola scavata da loro stessi e destinata ai russi.

Tutto diventa comprensibile invece se si immagina che la lobby del bilancio della Difesa abbia più voce in capitolo rispetto ai cittadini americani e che la spesa di un trilione di dollari in armi e logistica militare valga la pena di duemilacinquecento morti USA ed altrettanti di militari NATO. Senza contare i centocinquantamila afgani sacrificati al Moloch bifronte che ha il volto di Dick Cheney e Donald Rumfeld e il neurone solitario di George Bush il piccolo.

Gli altri, Obama, Trump, Biden, Clinton lei, pesci piccoli in balia della risacca.

NATO O ESERCITO EUROPEO? IL FALSO DILEMMA.

L’articolo cinque del trattato NATO fu concepito perché gli USA si impegnassero, automaticamente o quasi, a difendere l’Europa dall’aggressione sovietica. Invece é stato usato per farci intervenire in Afganistan come truppa ausiliaria degli USA contro un’orda di pastori spacciati per terroristi.

Non era una guerra difensiva e non l’abbiamo nemmeno vinta. La base giuridica del nostro intervento militare in Afganistan era che – In base all’articolo 5 del trattato NATO, applicato per la prima volta dalla sua esistenza- gli Stati Uniti d’America erano “stato aggredito” ( ma certamente non dall’Afganistan).

Su ventuno assalitori diciannove erano sauditi, uno libanese e comunque nessun afgano.) e l’intero dispositivo militare concepito per difendere l’Europa si é attivato per sguarnire di truppe il continente, violare sia la Costituzione italiana (art 11) e quella tedesca che proibiva interventi all’estero; favorire la costituzione di una forza multilaterale a conduzione statunitense mirante a occupare un paese di circa quaranta milioni di abitanti col pretesto che “ospitava terroristi ricercati”.

Anche questa asserzione é falsa. Non é mai stato spiccato un mandato di cattura internazionale a carico di Osama Ben Laden o del Mullah Omar, pur avendo arrestato, in giro per l’Asia e L’Europa – Italia inclusa- circa 750 persone rinchiuse nella base militare di Guantanamo ( a Cuba), nessun capo di imputazione é stato formulato a loro carico. A diciannove anni di distanza dalla cattura ( e detenzione) degli stessi, non si é proceduto nemmeno alla contestazione di un capo d’accusa. Poiché Guantanamo non é territorio degli Stati Uniti, nessun magistrato é mai intervenuto, fino a che un avvocato é riuscito a incardinare un giudizio in Florida contro i guardiani che procedevano alla alimentazione forzata di alcuni detenuti che protestavano col digiuno. Il ( la ) giudice trovò regolare ala procedura di ingozzare a forza i prigionieri quattro volte al giorno con un imbuto.

Tutti temi che oggi vengono trattati per analizzare la situazione afgana, ma che io preferirei oggi analizzare sotto il profilo NATO. Il trattato transatlantico nacque per interessare le aree occupate dagli alleati vincitori della seconda guerra mondiale alla data del 1 aprile 1948 ed era stato concepito come alleanza difensiva di fronte alla minacciosi attribuita a Stalin e alla Unione Sovietica che aveva dimostrato di perdere sei milioni di uomini senza che la nazione perdesse coesione o il governo autorevolezza.

Per rendere più ” operativa” l’alleanza, gli Stati Uniti videro con favore anche l’idea di creare una Comunità Europea di Difesa( CED) in analogia con la CECA ( Comunità Carbone e Acciaio), L’EURATOM e il Consiglio d’Europa e questa coincidenza di intenti federativi si protrasse fino alla morte di Stalin nel 1953 ( a marzo). A quel punto l’unità di intenti si spostò verso il disinteresse e il partito gollista francese affondò il progetto di esercito comune ( 1954) che finì nel dimenticatoio.

Ecco un media inglese degli anni sessanta che trattava della guerra segreta tra Francia e USA e che portò alla defezione di Arnaud de Borchegrave capo centro dello SDECE a Washington

L’arrivo di De Gaulle al potere ( 1958) scatenò una guerra segreta con gli USA e l’Inghilterra che culminò nella uscita della Francia dal dispositivo militare NATO (1966, ma rimase nel Patto Atlantico); nella cattura del più alto funzionario francese nella NATO per spionaggio a favore della URSS ( il dr Pasqua) e nella rinunzia di Nixon a mantenere la convertibilità del dollaro con l’oro che segna l’inizio della fine del dominio post bellico USA. Il comando NATO si trasferì da Parigi alla periferia di Bruxelles. Segno di competizione con l’UE, perché logica strategica avrebbe voluto una posizione inglese o spagnola e logica politica la Germania. La Francia di Sarkozy rientrò nel dispositivo militare atlantico ( 2009)argomentando che ” non potevamo restare soli”, ma le frizioni e l’emulazione continuano e Macron ha riscoperto l’Europa non essendo riuscito ad ottenere il comando militare dell’alleanza.

Ora che la Francia attraversa uno dei suoi flussi periodici marziali, spinta dalla necessità di conservare il suo impero coloniale e consapevole che dal 1940 ad oggi non ha più vinto una battaglia perdendo brandelli d’impero in Asia, Macron cerca di risuscitare il fantasma della CED a dispetto della NATO di cui sarebbe un doppione, ma che sancirebbe la supremazia francese per via dell’armamento nucleare che ala sola ad avere dopo l’uscita della Gran Bretagna. L’idea in sé non sarebbe malvagia se preceduta dalla integrazione delle rispettive politiche estere e dalla unanimità dei paesi membri. Mentre è parzialmente comprensibile la nascita della moneta comune condivisa da19 paesi su 28, la creazione di un esercito cui contribuirebbero solo alcuni paesi creerebbe un caos politico, militare e di educazione e formazione ( basti pensare a Elettronica, telecomunicazioni e distribuzione delle truppe sul territorio

COSA CAMBIEREBBE ? NULLA SE NON IN PEGGIO.

In buona sostanza, si creerebbe un nuovo comando che andrebbe a giustapporsi a quelli già esistenti, senza eliminarne alcuno. L’esempio più calzante – e meno convincente- sarebbe la ricostituzione dell’area ABDA ( American, British, Dutch, Australian ) creato nel 1941/42 affidato al generale Wavel ( inglese) che fu descritta da Churchill nelle sue memorie come “un enorme numero di telegrammi” e che incassò tutte le sconfitte in Asia nella primavera del 1942 quando fu sciolta. Un altro tentativo di integrazione militare fu fatto negli anni 60 per creare una Forza Multilaterale NATO principalmente aeronavale e che naufragò anch’esso. Comando ABDA,

Gli ostacoli di sempre sono stati il controllo dei missili nucleari e il comando della coalizione. I missili tattici potevano essere gestiti anche a livello brigata, ma il comando strategico della coalizione capace di decidere se spedire missili a lunga gittata ( scatenando così rappresaglie verso il territorio USA) doveva restare in mani americane.

Servirebbe quindi una strategia chiara e condivisa tra tutti, in quanto la NATO, sorta in funzione antirussa, guarda – o dovrebbe guardare- a est e fronteggiare il ” patto di Varsavia” che fu sciolto trenta anni fa. Alcuni suoi partner ora fanno addirittura parte della NATO. Tentativi nuovi di trovare una mission comune a tutti i partner, sono falliti, vuoi per opposizione Germanica e Turca all’operazione Libia, che per ostruzionismo francese all’intervento in Irak nel 2003, che per la svogliatezza degli altri meno coraggiosi ma ugualmente stanchi.

La perdita di credibilità e leadership statunitense non ha fatto che aumentare nel decennio che ci ha preceduto e la sequela di sconfitte politiche ( Siria, Irak, Libano, Somalia, Yemen, Turchia,) subite non ha migliorato la situazione. Molti ormai sono i partner occidentali che si chiedono se la leadership del mondo libero possa ancora essere affidata agli Stati Uniti. In questo contesto, voler riformare la NATO o eseguire una sostituzione surrettizia – più debole- con un esercito o un corpo di spedizione a intervento rapid europeo, non sia un’idiozia partorita da geronti italiani con attitudine genetica all’ambiguità e al tradimento.

In questo momento storico, L’Unione Europea non ha nemici, ma corteggiatori e gli USA non hanno più alleati ma é circondata da avversari dichiarati e potenziali, tra cui l’Europa che guarda ai mercati dell’est e ha capito che l’emigrazione é diventata un tallone d’Achille. Senza prima chiarire all’interno e all’esterno dell’Unione questi due punti, ogni ristrutturazione é inutile e la sua direzione strategica é minata dalla perdita di credibilità accumulata nel decennio scorso e indebolita dalla uscita del Regno Unito dalla UE.

TERRORISMO INTERNAZIONALE: SIAMO IMMUNI MA CERCHIAMO ROGNA. di Antonio de Martini

 

Evocare fantasmi è uno sport molto  pericoloso e i magistrati di Milano incriminando un povero squilibrato senzatetto per ” Terrorismo internazionale” stanno evocando le forze degli inferi.   Presunzione e ignoranza sono una coppia che provoca quel che si teme.

Un quesito già questo pericoloso,  è il tema  riaffiorante  che riguarda la possibilità che qualche terrorista si sia infiltrato tra i migranti clandestini o meno non importa. Molti nostri cittadini che in buonafede pongono questa domanda fanno in realtà il gioco di chi auspica distrarre l’attenzione dei terroristi dal proprio territorio indirizzandoli da noi. Questa malevola disinformazione viene regolarmente da Londra che teme – a giusto titolo – attentati storicamente meritati. Da noi  non vengono. Non verranno. Continua a leggere

GUERRA DI SIRIA: SITUAZIONE DISPERATA MA NON SERIA. ARRIVA LA GUERRA DEI DUE MOHAMMED. di Antonio de Martini

La guerra di Siria non cessa di crearne altre. Gli intensi bombardamenti russi in Siria, oltre alla definitiva liberazione di Homs, hanno avuto come sottoprodotto la ritirata in Cirenaica di quel che resta dei volontari libici ( e tunisini) che dopo l’avventura anti Gheddafi si erano trasferiti in Siria, via Turchia nel 2011. Continua a leggere

COME E COSA PENSANO I TERRORISTI QUANDO SCELGONO UN OBIETTIVO IN EUROPA?  di Antonio de Martini

In questi giorni ho avuto molto daffare col mio “blog privato”. Molti amici infatti  sollevano problemi o quesiti cui rispondo individualmente, specie se i temi trattati rischiano di infiammare gli animi dei numerosi NN (narcisi nazistelli) che cercano di parlare degli ebrei anche quando parlo di collezionare farfalle.

Un quesito realmente pericoloso invece è il tema  periodicamente riaffiorante  che riguarda la possibilità che qualche terrorista si infiltri tra i migranti clandestini. Molti che in buonafede pongono questa domanda fanno in realtà il gioco di chi auspica distrarre l’attenzione dei terroristi dal proprio territorio e mandarli da noi. Continua a leggere

L’EUROPA CON L’ATTENTATO HA PERSO UNA BATTAGLIA. COI FUNERALI MEDIATIZZATI HA PERSO LA GUERRA. di Antonio de Martini

http://corrieredellacollera.com
Ieri, sabato, si sono riuniti assieme al ministro USA della giustizia, Eric Holder, i ministri dell’interno di Italia, Spagna, Francia, Germania, con la partecipazione di non meglio identificati esperti canadesi e americani.
All’ordine dei lavori figurava il potenziamento di Europol, la eventuale revisione degli accordi di Schengen e una serie di altre “misure di sicurezza” non comunicate ai media.
Cosa c’entrasse il ministro USA della giustizia con le misure di sicurezza interne alla UE non è chiaro solo agli ingenui. Continua a leggere

CRISI UCRAINA IN CRESCENDO PER SUPPLIRE ALLA IMPOSSIBILITA’ MILITARE DI INTERVENTO N.A.T.O. E SODDISFARE A PAROLE LA FAZIONE BELLICISTA. di Antonio de Martini

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La Francia, dopo aver aderito completamente alla linea americana di sospensione dei lavori preparatori del G8 di giugno a Sochi ed annunziato che non intende partecipare,  si è contemporaneamente offerta per una mediazione.

Insomma anche in questa vicenda, sembra che il Presidente Francois Hollande cerchi di tenere il piede in due scarpe.

La sola mediazione suscettibile di qualche chance di riuscita è quella di Julia Timoschenko che essendo riuscita a completare il mandato con una buona dose di ambiguità,  gode della sfiducia di entrambi i contendenti reali ( USA e Russia). Continua a leggere

LA DINASTIA DEI SAUD RISCHIA DI NON SOPRAVVIVERE AL 2014 E CON ESSA CAMBIEREBBE TUTTO IL SISTEMA PETROLIFERO DELL’OCCIDENTE di Antonio de Martini

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Tre teocrazie classiche  si interessano degli avvenimenti del Levante e tra queste, la più debole è la casa reale saudita che dispone di immense ricchezze , è la custode dei luoghi santi della religione mussulmana ed esercita influenza  su un miliardo e trecento milioni di mussulmani sunniti.

Evidentemente non gode di divino afflato perché da un certo numero di anni a questa parte non ne sta azzeccando una e credo  che le fortune della giovane  ( dal 1927) dinastia siano ormai agli sgoccioli.

L’altra teocrazia è quella concorrente rappresentata dall’Iran Sciita e Persiano che è in sorprendente rimonta da quando pochi mesi fa ha mostrato solidità istituzionale cambiando, senza scosse, regime , dotandosi di un nuovo Presidente Hassan Rouhani appoggiato dall’Ayatollah Ali Khamenei che rappresenta la continuità religiosa e statuale con grande  compostezza ed è il leader di 200 milioni di sciiti nel mondo: il nuovo governo ha aperto all’occidente e ha intavolato trattative che possono allentare le tensioni internazionali in quasi tutte le aree a rischio del pianeta e sta dimostrando di non essere interessato alle armi nucleari.  Non così l’Arabia Saudita. Continua a leggere

MEDIO ORIENTE : LA POLIZIA PAKISTANA AVEVA MULTATO OSAMA BEN LADEN PER ECCESSO DI VELOCITÀ. RISCHIO CHE NON HA CORSO LA COMMISSIONE DI INCHIESTA SULL’INCURSIONE DI ABBOTTABAD. di Antonio de Martini

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Magniloquentemente chiamato Ben Laden’s file ecco nel link sottostante il testo originale della commissione di inchiesta nominata dal governo pakistano per capire come mai Osama Ben Laden abbia potuto vivere nove anni in Pakistan in sei diverse localita senza mai essere identificato e come mai un reparto armato, munito di ben tre di elicotteri, abbia violato lo spazio aereo pakistano per duecento chilometri e – a missione compiuta durata oltre due ore – se ne sia ritornato per la stessa strada indisturbato.

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