Archivi delle etichette: Giorgio Napolitano

L’ITALIA E LE MONARCHIE SONO I SOLI PAESI AL MONDO IN CUI I CITTADINI NON ELEGGONO CHI DIRIGE LO STATO.

CON LA BEFANA ARRIVA LA MADRE DI TUTTE LE ELEZIONI PRESIDENZIALI

Il 16 gennaio inizierà la madre di tutte le sceneggiate che in Italia si chiama “l’elezione del presidente della Repubblica” affidata a un migliaio di persone ( in parte delegittimate dalla Corte Costituzionale) a fronte di sessanta milioni di aventi diritto, in quanto cittadini della Repubblica.

Durante la trascorsa stagione abbiamo avuto il privilegio di assistere a una serie di anteprime, con funzionari del Quirinale all’opera per rafforzare l’immagine del presidente uscente con iniziative che i buonisti definirebbero “dal sapore risorgimentale” ( il San Carlo di Napoli e la Scala di Milano che hanno mobilitato le claque delle grandi prime per applaudire) e i cattivisti definirebbero invece ” di sapore monarchico,” come se degli applausi di un paio di teatri borghesi fossero sufficienti a superare le remore democratiche repubblicane che negano l’opportunità di un raddoppio a un mandato di sette anni.

Va apprezzato lo stratagemma di Napolitano che, dopo aver inventato il colpo di Stato a rate, ha introdotto le rate anche nel raddoppio del mandato presidenziale con l’interruzione dopo un biennio, ma anche nove anni non sono un mandato repubblicano: sono un regno.

Svelata la strategia dei funzionari della presidenza per allungarsi il periodo di pacchia personale, passiamo ad analizzare la situazione politica reale.

GLI ANTEFATTI

I trampolini da cui si accede più facilmente alla eleggibilità presidenziale ,si sono – nella storia repubblicana- rivelati la presidenza di una delle camere ( De Nicola, Gronchi, Leone, Pertini) e l’aver occupato la posizione di ministro dell’interno ( Cossiga, Scalfaro, Napolitano), anche se la candidabilità dell’alto scranno non ha funzionato per i presidenti del Senato ( Merzagora, Fanfani).

Di capi partito eletti, ne ricordo due: Segni e Saragat.

Il settennato di Segni – garanzia moderata per affrontare il periodo della apertura a sinistra- fu interrotto dagli insulti veementi lanciati da un Saragat, probabilmente alticcio, contro Segni che sentendosi oltraggiato nella sua dignità presidenziale, fu colto da ictus e ” dimissionato” due mesi dopo con una perizia medica e una lettera di dimissioni entrambe di dubbio valore legale.

A questi, vanno aggiunti due outsider: Luigi Einaudi ( ormai mitico) e Carlo Azeglio Ciampi, provenienti dalla nidiata della Banca d’Italia come Dini e qualche altro immessi quando si credette che un commissariamento della Banca Centrale fosse sufficiente a farci accettare dal sistema internazionale.

Con Einaudi ( e Menichella) funzionò, mentre con Ciampi ne ricavammo una svalutazione al 27% e una sonora sconfitta che ci fece capire la necessità di evitare il provincialismo tipico del ” Guerrino sol contro Toscana tutta” che ci fece spendere 57.000 miliardi di valuta pregiata in cinque giorni per contrastare, da soli e invano, la finanza internazionale.

I FATTI REALI

Mettiamoci per un momento il passato alle spalle e guardiamo al futuro senza tener conto delle candidature lanciate basandosi sulle preferenze sessuali o di partito che sono state lanciate da giornalisti e minipolitici in cerca di protezione.

In Parlamento esistono due blocchi politici grosso modo rappresentanti gli schieramenti che per comodità chiameremo di destra e di sinistra, più un – per la prima volta alla tornata presidenziale- un gruppo misto di centoundici parlamentari in buona parte eletti tra i 5 stelle, ma dissenzienti e politicamente in balia degli eventi salvo, beninteso eccezioni che segnalerei con piacere se le conoscessi.

A parte il duo Mattarella Franceschini – coordinati da un Castagnetti molto attivo e ascoltato- che stanno cercando di raccordarsi con Matteo Renzi per evitare il frazionamento dei voti della sinistra, non esistono altri Stati Maggiori capaci di progetto.

A Destra, esiste solo una folcloristica armata Brancaleone che punta ad usare Berlusconi come candidato di bandiera spacciato per candidato eleggibile e Mario Draghi come tentativo di togliergli dalle mani i fondi del PNRR e ibernarlo alla presidenza. Nell’ombra Letta il vecchio – ormai detto “il conte zio” che spera in un colpo di fortuna in una vita che gliene ha dati fin troppi.

Tralascio le entità trascurabili che si attivano agitando qualche avanzo nel tentativo di influire alla elezione finale o almeno di farlo credere all’elettore sprovveduto che segue giornali e giornalisti minori di regime.

Tentativi di far eleggere personaggi di preferenze sessuali particolari o una donna si infrangeranno sulla scogliera del ministero dell’interno saldamente presidiato dalla ministra in carica, Luciana Lamorgese che sta gestendo i due più importanti dossier governativi: la migrazione e la tematica No-vax-salute- ordine pubblico. Se vogliono, essa ha il sesso, le competenze e gli antenati giusti, oltre ai voti di quanti devono il seggio al suo ministero.

La sinistra si troverà a designare uno del duo Dario Franceschini Sergio Mattarella ( escludendo ogni post comunista e l’avatar femminile Marta Cartabia), mentre la destra sarà ipnotizzata dalla candidatura di Silvio Berlusconi che non otterrà mai i voti della sinistra anche se riuscisse a “conquistare” tutti i centoundici del gruppo misto.

Se invece la destra moderata riuscisse a fare un salto di qualità e riprendere il cammino interrotto nel 1964 e candidasse Mario Segni – un sardo, un gentiluomo , un estraneo al regime , una vera riserva della Repubblica – le cose cambierebbero anche per la sinistra, dato che é inattaccabile.

Berlusconi quando creò Forza Italia, gli offrì la leadership e lui declinò. Questo dovrebbe dargli il placet della destra. Il professor Segni, rifiutò l’offerta e questo dovrebbe dargli il placet della sinistra. Ogni altro candidato di compromesso, non offrirebbe l’auspicata novità, sarebbe frutto di ambiguità e foriero di scontro civile troppo a lungo evitato senza badare ai costi.

LE RIPERCUSSIONI GEOPOLITICHE DEL BREXIT NEL MEDITERRANEO di Antonio de Martini

Seguendo la logica miserabile che ha contraddistinto questo scorcio di secolo, la maggior parte degli analisti europei si è concentrata sugli aspetti mercantili del divorzio tra Gran Bretagna e l’Europa Continentale e nessuno ha affrontato i nodi geopolitici, specie mediterranei.

Non è la prima volta che l’Inghilterra sceglie la sua strada in contrapposizione al resto dell’Europa. Lo fece al tempo del Magnifico isolamento, Lo ha ripetuto al tempo di Napoleone e di Hitler. Continua a leggere

ESCE DI SCENA IL CROMWELL DELLA REPUBBLICA . STA PER TORNARE LA MONARCHIA DC? di Antonio de Martini

” Giorgio il freddo” uno dei pochi napoletani che , come me, non gesticola parlando, ha rivestito un ruolo di ” Lord Protettore” del regime nella vana attesa che il Parlamento riuscisse a produrre qualcosa di simile a una legge elettorale ( l’attuale è stata dichiarata incostituzionale dall’Alta Corte) e un governo stabile che legiferasse e sfangasse il semestre di presidenza della UE.
Il semestre è passato e questo è tutto quanto è Napolitano riuscito ad ottenere a prezzo di un grave sacrificio di salute e familiare. Continua a leggere

GEOPOLITICA DELLA FEDE SUL BOSFORO. LA RICONCILIAZIONE DELLE CHIESE DI ROMA E COSTANTINOPOLI SONO L’UNICA INIZIATIVA STRATEGICA IN UN MONDO ISTERILITO DALL’ODIO E DALLA PAURA. di Antonio de Martini

I media hanno dato i titoli di prima pagina alla visita di Papa Francesco al presidente Recep Tajip Erdoghan in quel di Ankara, ma in realtà si è trattato di un atto dovuto verso un personaggio – e  uno stato – dalla suscettibilità notoria.
Il vero scopo della trasferta era la visita al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo. Continua a leggere

ELEZIONI EUROPEE IN SALSA ITALIANA: MEGLIO ESSERE ODIATI CHE IGNORATI? di Antonio de Martini

Papa Francesco ha esortato gli italiani a non cedere allo scoramento. Ha ragione, c’è di che abbattersi.  L’astensione dal rito delle urne, non è un sintomo di scoraggiamento, bensi di quel virile pessimismo che deve sempre accompagnare le scelte politiche.

Conosciamo tutti una serie di detti popolari che suonano come il famoso saggio ” I Ladri di Pisa di giorno litigano e di notte rubano assieme”.   Ebbene, dalla scorsa settimana, il sondaggio che è proibito divulgare al popolo, ma noto a lor signori ha dato il responso: la gente non segue la campagna, rifiuta di informarsi, non se ne parla nemmeno al bar. La politica non solo non appassiona più, ma nemmeno incuriosisce. Continua a leggere

ELEZIONI EUROPEE: VOTARE O NON VOTARE ? QUESTO E’ IL DILEMMA. di Antonio de Martini

http://corrieredellacollera.com

Tra il 22 e il 25 maggio 400 milioni di elettori appartenenti ai 28 paesi della Unione Europea andranno alle urne per eleggere 751 parlamentari europei ( e 73 italiani) in analogia con i Parlamenti degli stati membri, ma privi di poteri effettivi che restano in capo ai governi nazionali.

Infatti, il Presidente della UE viene scelto dal Consiglio dei capi di stato e di governo che sono liberi di scegliere chi vogliono anche in senso contrario al responso delle urne. Continua a leggere

ELEZIONI EUROPEE FALSO APPUNTAMENTO. LA SOLA NOVITA’ POSSIBILE SARA’ L’AUMENTO DELLE ASTENSIONI A LIVELLO EUROPEO. di Antonio de Martini

In un Paese vicino e lontano – Israele – lo scrittore Amos Oz, proveniente da una famiglia baltica che è stata  lituana e polacca e che se fosse rimasta ferma oggi sarebbe in territorio ucraino, ha avuto il coraggio civile di rompere il tabù dei tabù: ha definito nazisti ebrei due organizzazioni israeliane di coloni che stanno compiendo aggressioni in crescendo contro gli altri abitanti della Palestina e luoghi di culto, mussulmani e cristiani ( ortodossi e no). Il Papa arriva il 25 maggio a Gerusalemme e vogliono alzare il tiro. Continua a leggere

RACCOLTA DI FIRME IN ALASKA PER L’ANNESSIONE ALLA RUSSIA ( trovata da Gic sul web)

Continua la campagna di delegittimazione di Barak Obama da parte della opposizione e lobbies collegate che vedono in pericolo gli stanziamenti in armi da cui traggono alimento.
L’Alaska, patria di Sarah Palin Continua a leggere

ITALIA: IL VERO COMPITO DI MATTEO RENZI E’ PROFUMARE IL CADAVERE PER FAR TORNARE GLI ITALIANI A VOTARE. CRISI E DISOCCUPATI POSSONO ATTENDERE. di Antonio de Martini

Distratti come siamo dalla situazione internazionale, privati di informazioni affidabili anche all’interno, fatichiamo a decifrare le “novità” che sembrano susseguirsi, ma se mettiamo nella giusta luce gli eventi la trama si chiarisce.

I governi che si sono susseguiti nell’ultimo periodo, definiti “non eletti” dai talebani di casa nostra, ci hanno un po sviato nell’analisi. Monti, Letta. Renzi sono altrettanti governi del Presidente e vanno chiamati governi Napolitano. Questo spiega la modestia delle compagini. Continua a leggere

TECNICA DEL COLPO DI STATO IERI E OGGI IN EUROPA E IN ITALIA DA MUSSOLINI A NAPOLITANO. di Antonio de Martini

Cominciamo col  distinguere le differenti azioni che nella nostra povera Patria del diritto vanno tutte assieme rubricate in maniera raffazzonata, come “Colpo di Stato”. L’ignoranza regna .

Esistono il Colpo di Stato, il Golpe, il Putsch e il Quartelazo, ciascuno con la sua peculiarità.

Colpo di Stato: si ha quando uno dei poteri dello Stato ( di solito il governo) trovandosi in conflitto – e in stallo –  con un altro potere ( di solito il Parlamento) lo prevarica utilizzando le Forze Armate o la Polizia.

Golpe: si ha quando, in una situazione di Stallo tra i poteri dello Stato, le Forze Armate intervengono come arbitri senza essere stati chiamati da nessuno.

Putsch:  nome di origine tedesca ( dal Putsch di Kapp Berlino nel 1921) si ha quando in una situazione analoga alla precedente, interviene unicamente un reparto di solito dell’esercito ( nel caso citato di Kapp, un reggimento)

.

Quartelazo :   nome di origine latino americana.
Si ha quando un reparto ( una minore unità ) interviene contro una sola istituzione dello stato ( e non contro tutti i nodi di controllo e comunicazione) per innescare un Golpe o per iniziativa di un singolo comandante.

Nei paesi della primavera araba – e anche nell’est europeo ex URSS-  la funzione di “innesco” del “Quartelazo” è stata affidata a “spontanee manifestazioni che si trasformano – sempre spontaneamente – in sommosse popolari ” appoggiate da un cospicuo numero di organi di informazione internazionali e interventi coordinati di opinion leaders e se ne necessario, da una squadretta di franchi tiratori che versano di sangue ” quanto basta” per terrorizzare una opinione pubblica troppo docile per passare dalla manifestazione alla sommossa senza l’incentivo della paura .

In Cile contro Alliende

Ci fu un colpo di Stato ( il Parlamento votó contro il governo, anche se in Repubblica Presidenziale non esiste il voto di sfiducia), poi intervenne l’esercito.
In Spagna, l’attacco di Franco alle istituzioni che diede il via alla guerra civile ( 1936-1939), fu un Putsch : Franco era comandante militare delle Isole Canarie e usó le truppe ai suoi ordini per aggredire la Repubblica e provocare un ” effetto domino” sulle altre componenti del mondo militare e degli affari sul Continente.

Più recentemente, il tenente colonnello Tejero con la sua aggressione al Parlamento assieme a un plotoncino di guardia civil , fece un Quartelazo con funzione di innesco ad un Putsch che sarebbe stato condotto dal generale Armada utilizzando la seconda divisione corazzata che si era messa già in marcia per occupare Madrid e dare tutto il potere al Re Juan Carlos di cui Armada era stato il precettore.

Se fosse accertato che il re era informato e favorevole, sarebbe stato un colpo di Stato.
La magistratura decise che era un Putsch punendo Tejero e la sua squadra assieme al generale Armada confinato nel suo castello in Aragona. Oggi sono entrambi liberi da un pezzo.

In Francia, l’avvento del generale De Gaulle al potere ( 1958, il 13 maggio) fu il primo esempio di “intervento misto” ( popolo e forza armata) di cui oggigiorno gli USA fanno ormai largo uso: una serie di manifestazioni di piazza organizzate dai francesi di Algeria indussero il comandante della piazza , il generale di brigata Jacques Massu, a comparire sul balcone della prefettura e pronunziare il nome di Charles De Gaulle, mentre un reparto di paracadutisti in Corsica ( ah queste isole! ) si apprestó all’azione.

Tanto bastò al buon presidente René Coty per accettare le dimissioni del Premier più giovane della IV Repubblica ( 37 anni) , Felix Gaillard, officiando il pensionato di Colombey les deux eglises, che soggiogò il Parlamento con un discorso di sette minuti e ottenne una fiducia che salvò le apparenze.
Pochi mesi dopo nacque la V Repubblica, consacrata democraticamente da un referendum.

La formula popolo più esercito non sempre funziona. Quando, scontenti per la scelta razionale di De Gaulle che aveva deciso di liberarsi del fardello algerino, si tentò il Golpe bis, ( il 21 aprile 1961) al solito balcone di Algeri comparvero ben quattro generali ( Salan , Jouhaud, Zeller e Challe) , ma invece di trovarsi davanti a un democristiano, si trovarono di fronte a un De Gaulle che si presentò in uniforme in TV e dettò a tutti i dipendenti dello stato le istruzioni del caso con semplicità e chiarezza, definendo i generali ” un quartetto” .

Tanto bastò per domare il movimento che aveva trascurato di coinvolgere Massu e l’esercito di coscritti,limitandosi a tre reggimenti della Legione Straniera e dato per scontata la resa del governo di fronte a una replica della rappresentazione.

In Italia, l’assenza di partecipazione reale alla politica e alla conduzione della guerra produsse un colpo di stato che sarebbe meglio definire ” di palazzo,” il 25 luglio 1943, fu necessario un minimo di attività : un voto del Gran Consiglio del Fascismo ( inabilitato a cambiare il capo del governo) cinquanta carabinieri comandati da un capitano, un ufficiale del SIM che batté a macchina un mandato di cattura ( il ten col De Francesco, venti anni dopo comandante dell’Arma), e la complicità del capo dello Stato.
Meno di cento persone in tutto.
La vera condanna del regime fascista venne dal fatto che nessuno lo difese: non la polizia, non la Milizia fascista, non una sezione di partito, non un membro del gabinetto, non una delle 73 divisioni dell’esercito, non un parente del duce.
Quando un regime é marcio, cade da solo.
E questo regime è più che maturo.

Esiste anche un nuovo tipo di denominazione da me creata recentemente e che ha avuto un certo successo, ossia ” il colpo di Stato a rate” per ottenere il quale, bastano ancor meno persone.

Serve anzitutto la disponibilità del Premier a farsi spogliare delle sue prerogative storiche e un Parlamento trasformato in Pirlamento di ignoranti docili e incapaci grazie alle sapienti selezioni di lista fatte da  di Berlusconi, Scajola, Verdini, D’Alema, Veltroni, Bersani.

Poi, basta scegliere bene il capo della polizia e quello dei carabinieri ed eternizzarli (a stipendio pieno)  al loro posto in barba alle leggi, regolamenti e criteri di alternanza democratica e il gioco è fatto a patto che la magistratura taccia. E tace.

Numero di partecipanti: dieci/quindici.

Il capo della polizia è nuovo perché il predecessore è morto abbracciato alla poltrona mentre il comandante dei carabinieri Leonardo Gallitelli è scaduto – ma si è fatto rinnovare per due anni – lo scorso anno.

Nel frattempo e per arrivare agli ottanta anni con la certezza dello stipendio pieno ed altre prebende, sta facendo pressione sul Quirinale per essere nominato “consigliere presidenziale per la sicurezza” carica mai esistita e che rappresenta una usurpazione delle prerogative del ministro dell’interno, ma che può farlo restare al caldo per altri quindici anni assieme agli altri geronti annidati alla presidenza della Repubblica ( Rolando Mosca Moschini colpito dai limiti di età dieci anni fa; Gifuni ( già segretario generale  della  Presidenza della Repubblica, ma rimasto in sede  perché li si sta meglio che a casa  e si può regalare un capanno al figlio nella tenuta presidenziale). Qualcuno muore – il meccanismo è perfettibile – ma finché dura…

Credo sia giunto il momento di ammettere che il re è nudo e il Presidente non se la passa meglio e sarebbe ora di smettere di approfittarsi di un uomo anziano – ormai lucido poche ore al giorno-  contro il volere della sua famiglia.

Per dismettere Antonio Segni dalla presidenza della Repubblica bastarono un certificato medico e l’accordo di cinque/sei persone. Presto per Napolitano basteranno due infermieri.

Signora Clio, li preceda.