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INTERVISTA STRAORDINARIA. GLI USA AFFIDANO A UN VEGLIARDO ( KISSINGER)LE MINACCE A PUTIN E PROPONGONO A XI LA SPARTIZIONE DELLA SIBERIA.

MINACCE DI REGIME CHANGE PER PUTIN E BLANDIZIE PER XI JINPING NELL’INTERVISTA A HENRY KISSINGER DEL FINANCIAL TIMES.

Un video studiato in ogni pausa e dettaglio per evitare gaffes al protagonista che compie novantanove anni la settimana prossima ( 27 maggio).

Evidentemente le intercettazioni e decifrazioni dei messaggi russi, ha dato agli USA la certezza che l’opzione nucleare veniva contemplata dai russi per ridurre gli ucraini alla ragione e hanno usato il vecchio i cui incarichi risalgono a Colombo e DE Michelis ( sempre smentibile in caso di overreaction dei russi) per dare agli avversari la certezza che l’uso del nucleare, anche tattico, avrebbe prodotto una ritorsione automatica. ( E il fatto che questa frase si sia magicamente cancellata costringendomi a riscriverla, mi conferma che la fonte é una intercettazione e decifrazione del traffico militare a cura del “five eyes“)

Un altro innominato in tutta l’intervista é Joe Biden

Di qui, l’ordine di resa al battaglione Azov ( un battaglione che ha un organico di 2400 uomini dopo tre mesi di combattimento, é una brigata…); sconfessione dell’attacco di Jack Sullivan alla Cina e proposta USA di spartizione della Siberia definita da Kissinger ” uno spazio vuoto”.

Hanno usato il vegliardo per carenza di personale intelligente. Prevedo l’avvicendamento di Sullivan se trovano uno decente per la sostituzione.

I sottotitoli sono stati messi in buona evidenza perché nessuna inflessione sfugga allo spettatore.

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ERDOGAN SCEGLIE L’INGHILTERRA COME ALLEATO PREFERENZIALE E SI APRE NUOVI SPAZI POLITICI E INDUSTRIALI IN ASIA E AFRICA.

E’ l’INTERMEDIARIO IDEALE E DISCRETO CON CUI L’U.K. VUOLE TORNARE A EST DI SUEZ E A OVEST DEL CAIRO.

Mentre in Europa si chiacchiera e si affidano gli Affari Esteri a giovanotti di pessime speranze, l’Inghilterra si muove con fulminea rapidità e , forte dell’esperienza politica e diplomatica che nessuno ha più su entrambe le sponde dell’Atlantico avendo bruciato ogni classe dirigente degna di nota, Boris Johnson ha evidentemente offerto al governo USA la propria capacità relazionale coi fratelli Mussulmani e il mondo ” east of Suez” – dal quale il laburista Wilson si era ritratto per lasciare il posto agli USA – per fungere da sub appaltatore delle ambizioni americane. E da bravo Robinson Crusoe, si é trovato il suo Venerdì.

Liberatosi delle pastoie della Unione Europea, ha ripreso i contatti privilegiati, mai interrotti, con l’ex “Zona di libero scambio” (che, come associazione, ha continuato ad esistere con sede in Svizzera) e ha ripreso i legami tra i servizi di intelligence che non aveva mai abbandonato dagli anni trenta quando mise a punto una rete di servizi di intelligence in funzione anti hitleriana per ordine di Chamberlain.

La richiesta di adesione alla NATO della Svezia ( e del suo stato vassallo Finlandia) sono state il primo visibile – anche se non confessato- frutto della nuova cooperazione USA-UK, dopo l’alleanza con l’Australia cui hanno promesso la tecnologia nucleare; La virulenza del danese segretario Generale NATO Jens Stoltenberg é spiegabile con questa stessa ottica, come l’evidente impegno diretto inglese nella guerra ucraina

La Turchia di Erdogan é passata, causa la storica ammirazione ( anche di Ataturk) per gli inglesi, da “rascal” dell’alleanza a brillante diplomatico che surroga l’Inghilterra ovunque questa scandalizzerebbe per la sua disinvoltura antieuropea: in Libia, in Katar, In Nigeria, in un periplo africano completo che come risultato ha portato una fase di unrest solo nei paesi francofoni. E noi ci vediamo solo un venditore di tappeti…

Le minacce a Cipro e alla Grecia sono un ricordo, con Israele é pace fatta, le limitazioni poste all’export di armi e tecnologie dall’Inghilterra sono state completamente tolte ( il che equivale alla fine dell’embargo USA…) , il ricordo delle guerre fatte assieme agli inglesi contro gli Zar , rivive e il presidente Biden può guardare più serenamente alle elezioni di mezzo termine se riuscirà a far reggere Zelenski fino a novembre e a smantellare i bastioni del neutralismo nordico per portarli nella NATO che acquisterà più armi con riduzione degli esborsi USA….

Le obiezioni turche all’adesione degli scandinavi verrà presto presentata come ” un alleggerimento del fianco destro dell’alleanza” e conseguente alleggerimento della pressione russa al sud grazie al nuovo ipotetico fronte.

I curdi verranno barattati per la quarta volta in nome degli interessi superiori dell’alleanza e anche per riallacciare al meglio il rapporto con il regime di Teheran..

Intanto il partito dei Mullah, che gli americani definivano sprezzantemente ” a british hobby” sembra essere diventato utile come la rocca di Gibilterra che Churchill rinfacciò a Roosevelt in risposta alla critica fatta agli inglesi di volersi impossessare di isolette e basi un pò dappertutto.

La stampa iraniana ha già abbassato i toni con i British. Alla fine, tutto torna utile.

Dell’acquisto del sistema d’arma S400 ( non 300 come si ostina a dire il corrispondente del TG1 da Mosca)si vedrà il bicchiere mezzo pieno ( studiare la tecnologia), Ankara non rientrerà nel programma F35 che ha bisogno di clienti e la Svezia ha aerei suoi SAAB…., perché Erdogan ha ambiziosi progetti per la costruzione di un aereo militare tutto turco da vendere da Islamabad a Doha e, perché no? a Teheran e ai mullah che con gli inglesi hanno avuto sempre ottimi rapporti finanziari.

Se fossi in Leonardo, ( Augusta Westland) mi preoccuperei per le sorti della Joint Venture con la Westland che potrebbe ambire a mercati ben più vasti.

La Turchia ritornerebbe al suo ruolo storico di protettrice del mondo sunnita ( e questo include anche l’Africa francofona).

Intanto la pacifica Costa d’Avorio e il Ghana attraverso i suoi presidenti improvvisamente affratellati dalle visite di Erdogan, ( Nana Akupo Asso e Alassan Guattara) hanno scoperto di produrre il 60% del cacao del mondo e vorrebbero raddoppiare il prezzo di 2600 a tonnellata ( che sarebbe comunque inferiore a quanto gli europei pagano la Cina di circa 7000 a tonnellata). Devono essere stati informati dall’intelligence della Costa d’Avorio che, come noto, ha ottimi agenti in Cina. Come gli inglesi.

Hakan Fidan, capo del servizio segreto turco: Erdogan gli deve la vita essendo colui che ha monitorato e sventato il tentativo di colpo di stato del luglio 2016. E’ diventato deputato senza lasciare l’incarico al servizio e si dice che potrebbe succedere al presidente. quando sarà il momento. Sulla parete del suo ufficio troneggia la foto di Mustafa Kemal a testimonianza della continuità nazionale e di destino dei turchi.

I protestanti della Nigeria che non sopportano di dover dipendere da una Vescova ufficialmente lesbica americana, preferiscono una interlocuzione mediata da Machos turchi per affinità culturale e i 17 milioni di protestanti tornerebbero a dialogare con gli anglicani.

Questo nuovo posizionamento spiegherebbe l’acrimonia del presidente Emmanuel Macron nei confronti della Turchia che lo ha sostituito nel cuore della anziana regina, e la conseguente strategia dell’amicizia nei nostri confronti per non essere del tutto espulsi dal Mediterraneo dopo il fiasco libanese e quello siriano.

IL VOLTO DELLA GUERRA CIVILE RUSSO- UCRAINA E LA SUA DURATA.

QUANDO GLI ANGLOSASSONI PARLANO DI FOSSE COMUNI, CAMPI DI CONCENTRAMENTO E DISTRUZIONI DI CASE, SE NE INTENDONO. SANNO MENO DI NEUTRALITA’ E RISPETTO DELLE ALLEANZE.

Si parla spesso della guerra civile di Spagna del 1936 per invocare analogie con la situazione ucraina attuale. Si cercano parallelismi blasfemi tra i volontari che accorsero da ogni parte d’Europa e dalle Americhe in difesa della Repubblica spagnola ( il fior fiore dell’intellighenzia di ogni paese, tutti disinteressati, molti morti, nessun prigioniero, alcuni poi famosi come: André Malraux; John Dos Pasos; Ernest Hemingway, Randolfo Pacciardi, Iljia Ehrenburg, Marta Gelhorn, ).

Nulla a che vedere coi sottufficiali istruttori inglesi di oggi, che, per salvare la pelle, come ogni onesto mercenario professionista reduce dalla Siria, dallo Yemen e dall’Afganistan é pronto per lo scambio di prigionieri e l’incasso del bonus.

La somiglianza tra i due conflitti si limita alla eterna tentazione degli Stati Maggiori di testare ” sul campo” l’efficacia tecnica di nuove armi – tipo il Javelin – il missile anticarro che si impenna per colpire i mezzi corazzati dall’alto – la zona meno protetta – dotato di una doppia carica esplosiva che scoppia in differenziata: la prima per neutralizzare la mini carica esplosiva posta dietro le piastre di protezione della torretta che svia la prima esplosione; la seconda carica cava giunge così a diretto contatto, e distrugge il carro.

Gran successo. Peccato che ne siano stati prodotti solo seimila annualmente.

In Spagna, ad esempio, i tedeschi testarono la tecnica di bombardamento in formazione che distrusse Guernica e i russi i primi carri armati sovietici classe T.

E’ all’addetto militare francese a Madrid – colonnello Henri Morel – si deve la prima relazione sugli effetti psicologici di un bombardamento su persone ( lui stesso) in ambienti non fortificati. Ammise, pur essendo un reduce di guerra, dopo un bombardamento aereo italiano, di essere rimasto oltre un’ora inebetito, benché incolume ( rapporto al 2eme bureau del 22 ottobre 1937 “lezioni tattiche della guerra di Spagna”).

Le mitragliatrici furono invece collaudate da Lord Kitchener nella campagna del Sudan contro il Mahdi ( morto mesi prima)del 1898. A Ondurmann, le perdite umane sudanesi furono enormi ( in un giorno, tra morti e feriti oltre ventimila popolani sommariamente armati che attaccavano con vecchie sciabole, falci e archibugi spinti dal fervore religioso) contro perdite irrisorie dello schieramento britannico: 46 di cui oltre la metà soldati e graduati egiziani . Ufficiali inglesi caduti: tre.

Il razzismo innato degli inglesi impedì loro di capire che la mitraglia avrebbe avuto effetto anche sui bianchi e offrì inconsapevolmente alla mitraglia una intera generazione di inglesi e francesi che ne venne sterminata pochi anni dopo sui campi della Marna, della Somme e di Verdun.

Più simili all’attuale, i conflitti immediatamente precedenti la guerra mondiale, come ad esempio il conflitto anglo-boero ( e , in parte la guerra italo-turca in Libia che vide il primo uso del bombardamento aereo con un tenente dei bersaglieri che tirò un paio di bombe a mano su un accampamento beduino).

In sud Africa, si inaugurarono, i campi di concentramento per donne e bambini dei boeri che continuavano la guerra ad oltranza. Gli bruciavano le fattorie e i familiari venivano lasciati morire di inedia e di fame e di malattie, al punto che una eroica donna inglese Emily Hobhouse condusse una feroce campagna contro il governatore locale Alfred Milner, accusandolo – dopo un giro di ispezioni grazie alle sue conoscenze altolocate – di aver istituzionalizzato questi trattamenti inumani, le fosse comuni ed altre forme di brutale inciviltà che oggi vengono rimproverati a Israele e ai russi, per piegare i coloni riottosi al volere di sua maestà e allo sfruttamento britannico delle miniere d’oro.

Alfred Milner, Alto Commissario e Governatore della Colonia del Capo dal 1897 promosse la guerra contro i Boeri per conquistare le due repubbliche governate dai coloni bianch di origine olandese dello Stato Libero di Orange e della Repubblica del Sud Africa del presidente Paul Kruger.

Gli appetiti inglesi su quelle terre nacquero nel 1867 con la scoperta della più grande vena d’oro mai trovata nel Transvaal.

La conquista condotta con mano ferma e senza scrupoli fruttò all’Inghilterrauna nuova perla perll’impero e a Milner il titolo di Visconte. Cecil Rodhes, l’uomo più ricco del mondo alla sua morte delegò a Milner la gestione delle sue immense ricchezze perché le usasse per salvaguardare l’impero. e la supremazia della razza bianca. L’ex presidente degli USA Bill Clinton é stato un borsista della Fondazione Rodhes.

I due si ritroveranno su opposte barricate anche in occasione del primo conflitto mondiale di cui Milner fu poi uno degli artefici, assieme a Georges Clemenceau, entrambi legati anche dalla comune corrisposta passione per Lady Violet Cecil, nuora di Lord Salisbury, il primo ministro.

Anche qui, ci fu una errata valutazione della cavalleria a causa della carica di Kimberly che portò alla luce per ragioni di propaganda due dei protagonisti ( i generali John French e Douglas Haig) che poi comandarono le truppe inglesi sul continente credendo di essere ancora alle prese con contadini boeri e che il cavallo fosse l’arma risolutiva per eccellenza. Contro questi idee incrostatesi in menti anguste, si levarono prevalentemente donne di carattere provenienti dalla buona società come la già citata Emily Hobhouse e Charlotte Despard ( nome da sposata, in realtà la sorella del generale French), pacifista, sindacalista e comunista.

Assisi: un momento della manifestazione straordinaria ” marcia per la pace” organizzata in questi giorni ad Assisi. La marcia ricorda i ” fioretti di San Francesco” sulla perfetta letizia che iniziano spesso con ” Andando una volta santo Francesco da Perugia ad Assisi a tempo di verno ed il freddo grandissimo fortemente il crucciava…” Ora si marcia con meno letizia e senza comunicati sui media, ma la fame di pace affligge ugualmente un largo strato della popolazione italiana.

Le azzittarono col trucco inventato da Milner in Africa della ” guerra di difesa perché aggrediti”.E continuano ancora oggi che il testimone dei Sassoni é passato agli USA dove Lady Violet Cecil trasferì, dopo il 1945 la sua rivista “ National Interest“. In pratica la lotta tra imperialismo e pacifismo é stata essenzialmente una lotta tra menti femminili inglesi, di cuore e di carattere.

Il coraggio e l’audacia sul campo di battaglia – riservato ai maschi- non furono però più l’elemento decisivo delle battaglie con l’arrivo del nuovo secolo. Il primo conflitto mondiale – come il secondo- furono vinti dai paesi con maggiore capacità di produzione industriale protetta.

All’alba del nuovo secolo – il XXI – le armi decisive stanno rivelandosi l’elettronica e la comunicazione ( e il loro abbinamento). Ecco perché l’Ucraina sembra essere vittoriosa contro un colosso industrial-militare di vecchio tipo. Ecco perché chi sta collaudando di più i nuovi metodi ( incluso il cecchinaggio dei comandanti, impiegato per la prima volta contro lo sbarco ” di prova ” della brigata canadese a Dieppe nel 1942 dai tedeschi, che indusse gli USA a mettere sul retro degli elmetti – invece che sul davanti- le insegne di grado dei comandanti) sono gli anglosassoni e chi sta imparando di più, a caro prezzo, sono i russi, come avvenne nella campagna di Finlandia ( 1939) di cui Curzio Malapararte ci ha lasciato reportages interessanti e battute indimenticabili, come la differenza con l’Italia (“i finlandesi sono praticanti ma non credenti, gli italiani sono credenti, ma non praticanti” per sottolineare che l’Italia era non belligerante, e faceva solo chiacchiere e proclami).

IL NEGOZIATO DI ISTANBUL E IL FANTASMA DELLA NEUTRALITÀ

Fedeli alla vecchia tradizione USA che finiscono per provocare proprio i fenomeni che vogliono esorcizzare, gli americani, con l’annunzio della possibile adesione alla NATO di due stati tradizionalmente neutrali quali Svezia e Finlandia, hanno aperto l’ennesimo vaso di Pandora: quello della neutralità, su cui si sta dibattendo anche a Istanbul nei giri negoziali tra Ucraina e Russia, mediati dalla Turchia di Erdogan che, con questa mossa, si é differenziata dalla posizione degli altri partner NATO senza rompere con l’Alleanza Atlantica.

Autrice feconda, Micheline Calmy-Rey già ministro degli Esteri e presidente della Confederazione svizzera, nonché presidente del Consiglio d’Europa, offre con questo libro una visione inedita dell’idea di neutralità che chiama ” neutralità attiva” e consistente nella promozione attiva dell’idea e presi di pace invece che del pavido ed egoistico ripiegarsi su se stessi in cerca di una impossibile conservazione in un mondo ormai multipolare. Con una prefazione dell’ex Presidente francese Francois Hollande e contributi dei notissimi scrittori svizzeri Jean Ziegler e Roger Koppel, l’autrice propone all’Europa una funzione che gli burocrati di Bruxelles non hanno mai saputo ideare, benché sia in perfetta linea con l’ispirazione che ha creato l’istituzione, non nata per determinare il prezzo dei fagiolini e dei cavoletti …di Bruxelles.

Su 193 paesi del pianeta, gli stati neutrali sono una ventina e due tra questi sembrano sul punto di tradire la loro quasi secolare neutralità per aderire al blocco NATO nella vana ricerca di una sicurezza che non potranno comunque avere vista la vicinanza di confine con il presunto probabile avversario. Contenti loro….

Nel nostro caso, come Europei, abbiamo la scelta di onorare i più nobili motivi per cui l’Europa ha visto la luce ( mai più altre guerre sul nostro continente) o di obbedire alle pressanti richieste di una fazione USA in via di disfacimento dato che l’attuale presidente viene ormai visto come un ” one term President” privo di carisma, seguito e capacità di governo che a novembre gli elettori probabilmente non rinnoveranno.

Tornando al conflitto in corso, la strategia generale é mutuata dall’inquadramento fornito dall’ambasciatore Friederich Werner von der Schulemburg, per lunghi anni( dal 1934 fino alla guerra) ambasciatore a Mosca ed in seguito a capo del dipartimento 13 del Ministero degli Esteri tedesco che amministrava i territori conquistati a est.

Perfetto conoscitore del russo, era nato ed era stato allevato costì, sostenne – assieme al colonnello Claus von Stauffenberg, del quale condivise il destino dopo l’attentato a Hitler, che la Germania avrebbe potuto sconfiggere la Russia solo con l’aiuto dei russi trasformando la guerra in guerra civile e a tal uopo reclutò e portò in linea con la Wehrmacht oltre 250.000 uomini, appartenenti alle varie etnie su cui oggi anche gli USA intendono far leva, fino a che Hitler proibì il reclutamento di altri volontari russi. Speculando sul fatto che le ” altre etnie” non fossero da considerare russe il reclutamento continuò, ma in sordina fino a che i due, coi tremila complici antinazisti della “ Swarze Kapelle“, non finirono sulla forca.

Lo scontro sia ormai arenato in una sorta di replica tecnologica del primo conflitto mondiale: trincee, fango, fame e scontri ” corpo a corpo” tra persone che addirittura si conoscono, assumendo sempre più i contorni di una guerra civile. Una proxy war con a contrastare la Russia, un avatar di Joe Biden che non vuole concludere una trattativa perché non può e che non può vincere perché, fino a che la Russia avrà la superiorità aerea i rifornimenti più significativi ( artiglieria pesante, aerei da caccia) non avranno alcuna possibilità di giungere al fronte.

Resta intatta la possibilità che il parallelo con Hitler si spinga fino a segrete intese con possibili cospiratori ( Medvedev, Nebiulina ecc) , ma é inutile speculare sui segreti che non si cono c’erano che tra un secolo come sta avvenendo oggi per la Germania degli anni quaranta. Resta la carta dell’allargamento del conflitto ad altre etnie ( Georgia, Cabardinia, Moldova, Turkestan).

Si arriva così al capitolo più delicato della affidabilità degli USA come alleati. Su questo tema darò a giorni alle stampe un mio elaborato sulla fine ingloriosa del comando ABDA ( American , British, Dutch, Australian area) che fu il primo tentativo di creare una forza multilaterale per contrastare l’offensiva giapponese ( altro paese definito aggressore, mentre oggi, dopo ottanta anni, tutti gli storici riconoscono che gli USA li stavano strangolando limitando la loro possibilità di espansione e approvvigionamento petrolifero:

Nello scontro, contrariamente a quanto in promessa e in premessa, le indie olandesi non vennero difese e si lasciò distruggere quanto rimaneva della flotta olandese d’oltremare, dando la colpa al Maresciallo Archibald Wavel ( inglese) incaricato di una missione impossibile, non rifornito e al cui comando vennero sottratti mezzi USA che continuarono a rispondere direttamente a Washington per poi essere gli unici siuperstiti della sconfitta navale pi dolorosa del conflitto.

A questo ” tradimento” andrebbe aggiunta una lunga linea di stati e governanti coi quali gli USA hanno iniziato guerre per poi abbandonarli al loro destino ( Vietnam, Panama, Irak, eccetera)

Il tradimento più significativo é stato l’aver ” schiodato” l’Inghilterra dal Vicino Oriente, più con rudezza che con savoir faire:

Ancora un libro , ahimè in inglese, per illustrare in 380 pagine la storia di come gli USA scacciarono dai paesi arabi e dall’Iran ogni influenza britannica inviando come rappresentante personaggi come John Landis che ” consideravano come nemico principale, non la Germania, ma l’Inghilterra” a favore della quale dichiaravano di essere scesi in campo.

Prego il lettore di notare che tutte le fonti citate sono di origine atlantica e anglosassone, escludendo ogni fonte che potrebbe essere intesa come faziosa o parziale e interessata. Con queste premesse é ovvio che la guerra ucraina durerà molto. Quando scoppiò la guerra civile in Libano, previdi venti anni. Durò diciassette e mi scuso per l’approssimazione. Questa, rischia di durare altrettanto, a meno che non riesca l’intesa con i cospiratori interni alla Russia i cui nomi non conosco ma che é facile immaginare.

UCRAINA. LA GENESI DI UNA POLITICA DI AGGRESSIONE E I SUOI IDEATORI.

I DUE UOMINI CHE HANNO DIFESO L’IMPERO BRITANNICO ORA SONO I SUGGERITORI DELLA POLITICA USA.

La parte dell’opinione pubblica mondiale più sensibile alla propaganda si chiede perché mai l’Ucraina sia stata brutalmente attaccata dalla Russia. La parte più critica dell’opinione si chiede come mai sia successo.

Ventimila, forse, persone al mondo fanno risalire l’iniziativa agli Stati Uniti e di queste non più di diecimila conoscono le ragioni che hanno indotto il governo Usa ad un gesto tanto intriso di disperata audacia e probabilmente meno di duemila, non addetti ai lavori, conoscono quale meccanismo sia stato usato come intelaiatura dell’aggressione. Meno ancora ne conoscono la storia, che inizia nel 1898 con un uomo che Churchill definì “a man of no illusions”: Alfred Milner; e continua con un ammiraglio, capo dell’SIS ( secret intelligence service), l’ammiraglio Hugh Sinclair , morto il 4 novembre 1939 nome soprannominato Quex in quanto allegramente omosessuale.

Naturalmente in questa, come in ogni mia descrizione, non offro considerazioni di carattere etico, prassi alla quale credo sempre meno e invito chi abbia a cuore la morale nei rapporti tra stati a passare oltre.

IL PRIMO

Alfred Milner, di padre inglese, nacque e studiò in Germania fino all’università. Gli rimase per tutta la vita un accento tedesco che lo spinse a mostrarsi più patriota degli altri e divenne un ” public servant”. Diventato giovanissimo governatore del Sud Africa britannico quando l’impero inglese, perse le speranze di assorbire pacificamente le due repubbliche boere ( Stato libero di Orange e la Repubblica del Sud Africa) che possedevano il Transvaal, (l’oltrefiume Vaal) che aveva avuto la ventura di avere nelle sue viscere la più grande vena aurifera mai trovata nel 1867 nel continente, decise l’aggressione e inviò il 43enne Milner a organizzarla.

Falliti i tentativi di assorbimento ” con le buone” , immigrazione massiccia inclusa, gli inglesi sarebbero passati alle maniere forti immediatamente, ma un forte movimento pacifista in patria, era di ostacolo, dato che la pubblica opinione capiva la “missione civilizzatrice” del’Inghilterra coi neri, ma i boeri erano bianchi e olandesi di origine e assalirli fu considerato un crimine e provocò polemiche violentissime pro e contro Paul Kruger, rustico presidente dei boeri, descritto come un macellaio.

Il giovane governatore si chiese se il movimento pacifista ( capitanato dalla sorella di un ufficiale destinato a diventare il comandante delle truppe inglesi in Francia nella prima guerra mondiale) avrebbe cambiato atteggiamento se i boeri avessero sparato il primo colpo e decise di giocarsi la carriera su questa carta.

In un messaggio ” Very secret” chiese ai suoi capi in Inghilterra ” Will not the arrival of more ( British ndr) troops so frighten the Boers that they will take the first step and rush part of our territory?”

Facendo questo, ” they would put themselves in the wrong and become the aggressors“.

Londra approvò e spedì di rinforzo oltre a un paio di battaglioni, nientemeno che il più famoso bardo dell’epoca Rudyard Kipling che per l’occasione, coi suoi reportages convinse l’opinione pubblica e coniando espressioni rimaste nella storia e nella letteratura, come ” il fardello dell’uomo bianco” ( che poverino deve amministrare gli incapaci..) e ” a est di Suez” espressione storica globale anch’essa.

I due battaglioni furono fatti sfilare minacciosamente alle frontiere più e più volte, fino a che il rustico Presidente Kruger abboccò vedendo il verme ma non l’amo, e attaccò.

Per vincere la guerra Milner si inventò anche i campi di concentramento, per facilitarsi il controllo dei civili boeri ( a volte dimenticando di nutrirli) e i Boy scout ( idea trovata buona dalla religione cristiana e diffusa in tutto il pianeta) che furono i primi bambini-soldato al mondo anche se addetti prevalentemente alla messaggistica e ai collegamenti.

Nessuna meraviglia se la prima guerra mondiale lo troverà a capo di gabinetto del premier e amante della di lui nuora.

l’Inghilterra aveva imparato a schivare l’ira dei pacifisti e a trasformarla in energia patriottica. Lo Zar di Russia, inviò un corpo di volontari a difesa dei Boeri e questa non é – come vedete- la sola somiglianza tra la campagna d’Africa di Milner e la guerra in atto in Ucraina.

IL SECONDO

L’Ammniraglio Hugh Sinclair era a capo del Secret Intelligence Service dal 1923, quando, prima dell’incontro di Monaco e un anno prima di morire fu chiamato da Neville Chamberlain , all’epoca era il primo ministro, ” asking Admiral Sinclair for a paper on what Britain should or could do to restrain Hitler without war”.

Nella foto accanto: il frontespizio di uno studio della Rand Corporation datato gennaio 2020 opera delle signore Stephanie Pezard e Ashley L. Rhoades della Rand Corporation , di 27 pagine che riecheggia fin dal titolo quanto meno lo spirito documento SINCLAIR britannico.

Della serie , come diceva Salvador Dalì, che ” tutto ciò che non é tradizione é plagio”.

Il documento, dal titolo ” What we should do” fu recapitato a Chamberlain il 18 settembre ( undici giorni prima dell’incontro di Monaco con Hitler).Il documento, fu redatto Da Sinclair, il suo vice, Menzies ( che doveva succedergli due mesi dopo la dichiarazione di guerra, il maggiore Malcom L Woollcombe ( capo della sezione politica)e forse il suo vice David Footman ( che risultò poi amico intimo di Guy Burgess , spia del KGB e quindi potrebbe essere stato trafugato. Perciò nel dopoguerra lo divulgarono eccezionalmente agli studiosi).

Inutile elencare tutto il documento, ma vale forse la pena di citare qualche briciola. Ad esempio sull’Italia: La Gran Bretagna “could never rely in an Emergency on the fickle ( incostante) and unscroupolous Italians. Italy would never be a stable factor in any defensive front, even if such were desirable” ma ” we can at least always work to keep them on the right side, treating them , above all, as equals, playing up to their pride, and always being quick to remove any suspicions which they may entertain as to our motives, at the same time never relaxing our vigilance on them”.

Sui paesi oggetto delle mire egemoniche tedesche, ( “L’Europa centrale e del sud est”, quindi non l’Italia) ” we should inject resisting power“, ” helping them financially” e ” making them realize that we and the French are strong and united.”

Se a questo si aggiunge la voce ” Turchia” giudicata ” powerful factor in Balkan resistance” e ” a bulwark in the Middle East”, avrete sotto i vostri occhi lo stesso identico quadro completo di oggi, mettendo la Russia al posto della Germania.

Notevole che non si faccia cenno alla instabilità psicologica di Hitler che invece si é fatta nella propaganda, così come si é fatta con Putin.

L’obbiettivo era assicurare la pace per dodici mesi per consentire al ministero dell’aeronautica di mettere in linea cinquantadue ” fast eight-gun Spitfire fighter into squadron service”.

Per avere la pace necessaria alla preparazione, suggeriva di abbandonare la Cecoslovacchia al suo destino.

I generali tedeschi che davano per scontata una resistenza da parte inglese ( che aveva garantito l’integrità cecoslovacca), vista la situazione desistettero dai piani del generale Beck e dell’ammiraglio Canaris che volevano defenestrare Hitler ( e lo aveva detto agli inglesi tramite Canaris) e si allontanarono dai congiurati.

La seconda occasione di liberarsi di Hitler si presentò cinque anni dopo con lo sbarco di Normandia e fu anche questa un fallimento. Gli inglesi , che prepararono la bomba, non sapevano che il Fuhrer lavorasse in una baracca con tenui pareti che crollarono senza provocare lo spostamento d’aria necessario alla uccisione degli abitanti.

E come da previsioni di Beck, la Germania perse la guerra e cinque milioni e mezzo di uomini.

Questa descrizione storica ( di Antony Cave Brown ) assomiglia come una goccia d’acqua alla situazione attuale con la Russia al posto della Germania e la Cina al posto della Russia.

Da queste descrizioni storiche, ( di Hochshield per Milner , Cave Brown per l’intesa coi vertici militari avversari e con gli inglesi sostituiti dagli USA) si può dedurre il modus operandi anglosassone ormai consolidato e la situazione Ucraina in cui

a) sono stati gli USA a provocare lo scontro e Putin ad abboccare come un contadinotto boero

b) esiste un canale di comunicazione tra gli alleati e vertici russi pronti a sostituire Putin ai primi cenni di sconfitta, ma non prima.

c) l’assunzione da parte inglese del ruolo di brillante secondo detenuto dai francesi nel 39.

d) la strategia é quella immaginata dal conte Schulemburg ( ex ambasciatore a Mosca)nel 1941/42 per la Russia occupata dalla wehrmacht: ” trasformare la guerra in guerra civile tra russi, altrimenti sono imbattibili.”

L’unica incognita é rappresentata dalle elezioni francesi di domenica che potrebbero , con Macron, rifiutarsi di rifornire con armi ( che comunque non giungerebbero mai integre al fronte, stante la superiorità aerea russa) come ha fatto la Germania e attorno a questi due renitenti si creerebbe una nuova Europa meno succuba degli USA, con una Italia giudicata inaffidabile da tutti.

I TURCHI SONO ALLA RICERCA DI UN RUOLO PLANETARIO PER POTERLO AVERE REGIONALE

MENTRE IL MONDO E’ DISTRATTO DALL’ATTORE UCRAINO, LA TURCHIA RACCOGLIE LA SPADA DELL’ISLAM A NOME DI 57 PAESI ISLAMICI

Il ministro degli Affari Esteri turco Mevlut Cavusoglu

Lo scorso martedì 22 marzo a Islamabad, nella indifferenza generale del pianeta terra attratto dalla sceneggiata ucraina e dalla finta aterosclerosi di Joe Biden, si consumava una scena ben più pregna di significati strategici.

Il ministro degli Affari Esteri turco , Mevlut Cavusoglu, si, esistono ministri importanti anche nelle repubbliche presidenziali, teneva desta l’attenzione dei congressisti dell’OIC ( Organisation of Islamic Cooperation) con alcuni argomenti che , potete starne certi, riempiranno le agende politiche dei prossimi mesi.

L’Organizzazione per la cooperazione islamica, riunisce 57 paesi ( seconda solo all’ONU) 22 dei quali membri della Lega Araba, e ha come Segretario Generale l’ex ministro degli Affari Esteri del Tchad, Brahim Taha. I cinque paesi osservatori sono molto indicativi: Russia, la Tailandia, Bosnia Erzegovina,Repubblica centro africana e Repubblica turca di Cipro.

Tra i paesi membri non arabi, spiccano la Turchia, L’Iran e il Pakistan, ossia i membri dell’altopiano turco-iranico che mirano a un costante riavvicinamento geopolitico, politico e di integrazione autarchica a tre dell’industria militare, oltre agli scopi culturali e anti discriminazione razziale tipici di tutti gli Stati membri e, beninteso, la lotta all’Islamofobia. Unico paese europeo membro dell’Organizzazione, l’Albania.

A questo consesso di paesi appartenenti a quattro continenti, il ministro turco ha presentato una panoplia di temi spazianti a tutti azimut: Dalla islamofobia, alla discriminazione degli Uiguri, alla guerra in Ucraina al problema palestinese, unificando il tutto alla luce delle persecuzioni dei mussulmani che siano turco ciprioti privati dei loro diritti che indiane cui é negato il diritto di coprirsi il capo in virtù di una recente legge.Ha usato l’islamofobia europea – dichiarata in rialzo- per additare l’Europa, La questione d’Oriente per mirare agli americani e la questione figura per citare i cinesi senza mai nominarli. Ha sempre detto “quel paese amico”.

Se é amico, ha soggiunto, usiamo l’amicizia per risolvere ala questione. Se la Umma islamica é vessata é colpa nostra. Dobbiamo agire.

In poche parole, da potenza regionale, ha fatto un salto di qualità mirando chiaramente ad assumere il ruolo di protettore dell’Islam; ha citato il profeta ed un suo invito all’Unità, per poi presentare i due casi in cui la Turchia incarna valori islamici, in Afganistan dove ha aperto scuole femminili e in Ucraina dove si sforza di trovare il bandolo della pace. Ha concluso indicando l’esempio dei migliorati rapporti con l’Arabia Saudita ( in presenza del ministro degli Esteri Faisal Bin Farhan Al Saud che assentiva) e specificando che il sangue versato a Kiev é considerato alla stessa stregua di quello versato ad Aleppo, perché sono gli stessi valori etici che sono sotto attacco.

“Guerra, dolore, terrore e sofferenza scaturiscono tutti dai settanta anni di occupazione di Gerusalemme”.

Palestina, Kashmir e Cipro sono i tre punti all’ordine del giorno per quest’anno e l’ha detto mentre due attentati con morti venivano compiuti in Israele.

Non ha nascosto nessuno dei problemi sul tappeto, ma ha risparmiato la Cina specificando che la colpa non é mai “degli altri”, ma della propria inedia. Non é un caso che la Palestina interessi prioritariamente l’Iran, il Kashmir, il Pakistan e Cipro, la Turchia.

Un terzetto che animerà presto le nostre serate davanti al TG, ma intoccabile: I Pakistani hanno l’Atomica.

LA RICCA EUROPA E’ IL PREMIO DEL CONFRONTO

LA POSTA IN GIOCO NON E’ L’UCRAINA MA LE FORNITURE DI GAS ALL’ EUROPA E LA PELLE DELLA RUSSIA CHE SPERA NELLA CINA CHE GUARDA AGLI USA…

ANTEFATTO N 1

Nikita khrushev, pur essendo nato in altra parte dell’impero, fece tutta la sua carriera di funzionario del partito comunista russo in Ucraina. Diventato segretario generale del PCUS ( partito comunista della Unione Sovietica), ebbe un occhio di riguardo per i suoi vecchi compagni, assegnando alla loro regione l’amministrazione della Crimea ( il luogo all’epoca più desiderato per le vacanze della nomenclatura e per i cittadini) e incluse ben 17 milioni di russi nei confini della Ucraina , che all’epoca era una regione dell’URSS.

Di qui nascono una serie di guai in cui sono incappati i suoi successori.

Una volta sciolta l’Unione sovietica e smantellato il patto di Varsavia, i governanti statunitensi lasciarono intendere al presidente BORIS YELTSIN di non avere mire sull’est Europa, ma mentre Yeltsin e il suo ministro degli esteri Eduard Shevarnadze si accontentarono di assicurazioni verbali a mezza bocca ( i verbali sono stati desegretati dagli USA un paio di anni fa e accennano a numerosi brindisi), gli americani – vedendo risorgere la potenza sovietica sotto la pelle della nuova Russia- decisero di sfruttare l’ingenuità combinata di Khrushev e di Yeltsin per iniziare a cooptare i paesi dell’est Europa nella loro sfera di influenza e accerchiare la Russia con una catena di basi che lasciassero aperta ogni opzione di possibili attacchi in maniera da creare incertezza strategica sulle intenzioni dello zio Sam. Attratti dalla prospettiva di essere ricoperti d’oro dalla Unione Europea, dal mare del nord al mar nero, prima o poi, abboccarono tutti.

Più difficile l’azione nelle Repubbliche ex sovietiche di cultura turca ( i quattro stan) dove un momentaneo successo della segretaria di Stato Hillary Clinton fece credere di poter disporre di un paio di basi , ma la pronta reazione russa si affermò facilmente.

Al sud, Iran e Afganistan , dove comunque gli USA sono riusciti a costruire un paio di infrastrutture strategiche logistiche che vanno verso la frontiera russa, il problema é ancora indeciso per via dell’ostinazione iraniana e della sua inimicizia con Israele e l’Arabia Saudita che sono le potenze regionali rivali e i più sicuri, per ora, alleati degli USA.

ANTEFATTO 2

La strategia principe degli USA nella seconda guerra mondiale consistette nello strangolamento del Giappone con il controllo delle materie prime e sopratutto del petrolio.

Una volta entrati in guerra, adottarono la stessa strategia nei confronti della Germania e la stessa resa dell’Italia fu considerata positivamente per l’opportunità di utilizzo offerta dagli aeroporti pugliesi per bombardare i pozzi petroliferi di Ploesti in Romania.

Controllando le fonti principali di petrolio del pianeta, senza il quale, navi, aerei e carri armati restano fermi, la vittoria non fu che questione di quando, non di se. La carne da cannone la misero i russi e i dominions.

Nel caso della Russia, ricchissima in petrolio ed ogni sorta di materie prime, il problema non é più consistito nel controllo delle fonti , ma nell’impedirne ai russi lo sfruttamento che é il principale sostegno finanziario dell’economia russa il cui PIL equivale a quello del Benelux. Un vantaggio aggiuntivo é l’opportunità di sostituire la Russia come fornitore della ricca e decadente Europa. Il rifornimento avviene via mare ( con navi e con l’onere di costruire impianti di rigasificazione dato che viene liquefatto per agevolare il trasporto. Ci sono attualmente in Europa sette impianti di rigasificazione in progetto- costruzione)

Il ruolo chiave dell’Ucraina in questa vicenda di scontro di interessi strategici e commerciali tra la potenza marittima per eccellenza e la controparte di terra, é esemplificato dalle due cartine che vedete. L’Ucraina serve agli Stati Uniti per strangolare, come fece col Giappone, ogni velleità espansionistiche – sui mercati o i territori, poco importa – della Russia.

Dalla carta ” di terra” é evidente la parte del Leone che fa l’Ucraina nel veicolare gas e petrolio versa la ricca Europa e nella “carta di mare” il fatto che gli Stati Uniti stanno già acquisendo il cliente Europa cui é già sono fornito il 26% della produzione di gas di scisti, molto più costoso sua per le modalità di estrazione che per quelle di trasporto.

Negli anni ottanta, una manovra analoga fu fatta con l’oro, sacrificando gran parte dell’oro Inglese e canadese , oltre che americano, per far scendere il prezzo sui mercati e privare l’URSS di questo introito importantissimo per la sopravvivenza del regime.

L’ingresso sul mercato dell’India , l’acquirente più grande del prezioso metallo e di altre neo potenze asiatiche , ha consentito la ripresa della Russia di Putin dopo il crollo dell’URSS. L’Afganistan fu un infortunio politico importante ma non decisivo come questo.

Come vedete da questo breve riassunto di una situazione ingarbugliata, l’Ucraina lucra da anni la protezione americana per esigere royalties sempre maggiori per il passaggio delle pipelines sul proprio territorio, la Russia cerca di diversificare le linee di accesso all’Europa attraverso il NORD STREAM uno e due o attraverso la Turchia .

L’Europa, e in particolare l’Italia, galleggiano su un mare di petrolio e di gas dell’est mediterraneo ( Leviathan e Tamar nei mari della Grecia, Libano, Israele e Siria) nel mediterraneo centrale ( le acque profonde dell’Egitto da cui hanno cercato di schiodarci con l’affare Regeni), nelle acque della Sirte e le coste delle Cirenaica ( ormai rese insicure da taglieggiamenti endemici alle fazioni in lotta)e l’Algeria che ha saputo resistere solo a prezzi elevatissimi di sangue. L’Iran e il Venezuela ci sono stati interdetti con il pretesto che non sono democrazie.

Come se il Katar e l’Arabia Saudita e la Guinea Equatoriale, lo fossero….

A tutte queste opportunità, vanno aggiunte le coste pugliesi – alla prospezione delle quali si oppone, non si sa a che titolo, una americana di origine italiana che dice di insegnare in una università della Florida, ma opera in Puglia; al largo di Rimini abbiamo giacimenti trovati da ENI e Gulf italiana negli anni settanta e subito richiusi ” per non danneggiare il turismo”, senza contare i giacimenti in Basilicata e quelli storici della val padana.

In altre parole viviamo su un sottosuolo intriso di gas e petrolio, ma lo compriamo all’estero in cambio di protezione data alla banda di ladruncoli che si accontenta – oltretutto- delle briciole.

La chiamano democrazia, suo marito é il “libero mercato” ( che non é né l’uno né l’altro) e dicono che Al Capone era italiano.

REGENI, TONI-DE PALO E ABU OMAR IL MAGISTRATO RECITA A SOGGETTO

In un paese in cui le persone temono di essere schedate dal vaccino che “non protegge al 100%” e si lancia in fulminee convivenze e matrimoni che al 50% finiscono male, non mi meraviglio se nessuno si ricorda più di una vicenda capitata nel 1980 in Libano, la TONI-DE PALO.

Una foto con Armando Sportelli durante uno dei nostri incontri-intervista durante i quali ha rivangato le fasi delle trattative con OLP , il caso Toni De Palo e altri.

Due “giornalisti” di cui nessuno ha mai letto una riga, che scomparvero ad un tratto – non si sa come ne quando- forse durante un giro in Libano nella pianura della Bekaa.

I loro cadaveri – se esistono- non furono mai ritrovati, ma furono l’occasione per far trionfare la magistratura sulla bieca corporazione degli agenti segreti: il capo centro in Libano, il maggiore dei carabinieri Stefano Giovannone , invano invocato come salvatore da Aldo Moro durante la sua prigionia, venne giubilato e inquisito assieme al suo capo, il colonnello Armando Sportelli, all’epoca a capo degli 007 italiani nel mondo e responsabile dell’accordo OLP-Italia che ha risparmiato, per trenta e passa anni, il nostro territorio da coinvolgimenti armati.

Il teorema del magistrato inquirente fu che se non si trovavano questi due personaggi, ( mai saputo chi ne denunziò la scomparsa…) erano certamente stati rapiti dall’OLP (Adesso però i cattivi in Libano sono gli Hezbollah) e l’intelligence doveva essere al corrente di tutto.

L’inchiesta, condotta da un sostituto procuratore di Venezia a nome Mastelloni, fratello di un attore di teatro, durò la bellezza di sette anni provocando la stroncatura della Carriera di Sportelli che ebbe l’ingenuità di dimettersi al primo giorno dell’inchiesta fidando nella istituzione. Stefano Giovannone , ammalato, non si riprese più, mentre il nome del generale V. dei CC che ne voleva la testa, fu trovato nella lista della P2.

Risultò, a chiunque fosse in buona fede, che i due non si erano mai presentati in ambasciata, non avevano chiesto interviste a nessuno, non avevano comunicato a nessuno intenzioni o itinerario e – posto che abbiano circolato in Libano, nessuno li incrociò o vide mai. Tanto bastò perché il magistrato indagasse per sette anni e la vita di due integerrimi servitori dello stato fosse stroncata. Il magistrato confidò in un momento di debolezza a Sportelli che era ” affascinato da questo mondo dei servizi segreti” e continuava a fare domande anche non pertinenti.

In tutto questo bailamme non una riga fu scritta dal solerte New York Times o dall’intrepido Guardian, nemmeno quando due anni prima fu trovato il cadavere di un cittadino francese alla periferia del Cairo. E non scrissero nemmeno quando un cittadino italiano- anche se il nome di battaglia é Abu Omar- fu rapito, il 17 febbraio 2003 in quel di Milano da un commando di 22 americani e due italiani, guidato dal capo centro CIA di Milano, tale Robert Seldon LADY, condannato dalla magistratura ( Spataro e Pomarici) e poi graziato, assieme ai compari, dal presidente Mattarella che quel giorno era, evidentemente, in buona con tutti, ma non con la donna ( Sabrina De Sousa) nel frattempo licenziata dalla CIA per aver allietato la vigilia del capo. Su tutto, nessuno scoop. Si sono interessati a una sola vicenda che ora riferisco.

Ritrovamento all’alba

Per il caso Regeni, Giulio Regeni, invece, fin dal primo giorno e prima ancora che ne fosse informata la nostra ambasciata, i predetti quotidiani si dimostrarono attentissimi alle vicende del cadavere di un italiano trovato, al Cairo, all’alba, sullo stradone, non lontano dalla trafficatissima via che conduce alle Piramidi e prosegue verso Alessandria d’Egitto. In USA ci sono sei ore di fuso di differenza ma il NYT riuscì a non” bucare” la notizia.

Il cadavere, così platealmente depositato, risultò appartenere a un cittadino italiano, il ventottenne Giulio Regeni, ” ricercatore” ventottenne residente da anni all’estero. Entrambi i quotidiani anglosassoni dimostrarono di essere informati delle indagini della polizia e delle omissioni della stessa, anche se non hanno mai rivelato le fonti ( o la fonte) che li tenne un passo avanti a tutti.

Il Ministro Andrea Orlando – che non si é mai scomodato per andare ai funerali degli operai che muoiono quotidianamente sotto la sua gestione ministero del Lavoro- si presentò a Fiumicino per ricevere le spoglie del compatriota. Anche questo va segnalato come il frutto di un singolare intuito circa gli sviluppi futuri del caso.

Tutte le mamme sono da rispettarsi quando piangono un figlio e, magari, chiedono giustizia se questo risulta deceduto in situazioni drammatiche. Questa madre non ha fatto eccezione ed é un suo diritto rivolgersi alla magistratura. Invece si rivolge al Parlamento e nemmeno al deputato del suo collegio. E d’ora in poi, nulla – in questa vicenda- seguirà più la normale procedura che tutela i diritti dei cittadini italiani.

Non la ricerca dei testimoni inglesi ( la dottoressa Maia Abd el Rahman– che aveva spedito il Regeni in Egitto per fare una ricerca sui “sindacati non riconosciuti” dandogli l’indirizzo di un professore dell’Università americana rivelatosi un confidente di polizia- non i finanziatori committenti americani della ricerca della ricerca – Oxford Analytica di John Negroponte ( ex capo della intelligence community USA)- non un accertamento su elaborati precedenti del Regeni di cui non v’é traccia.

E’ anche diritto dell’on Luigi Manconi, genero di Berlinguer, occuparsi – sia pure a singhiozzo- di diritti umani. Ricordo due episodi in cui si interessò con particolare accanimento, dovuto alla facilità di accesso al mezzo televisivo grazie alla parentela.

La prima volta che ricordo, fu per deplorare l’utilizzo di una prostituta somala (immortalata in foto con una bottiglietta di Coca Cola da L’Europeo o dall’Espresso, non ricordo) da alcuni bersaglieri del nostro contingente che si trovava a svolgere operazioni di peace enforcing per l’ONU.

Non é colpa dell’insistenza dell’onorevole Luigi Manconi se con questa polemica provocò il congelamento della nostra ben avviata candidatura al Consiglio di sicurezza dell’ONU grazie ai buoni uffici dell’ambasciatore Francesco Paolo Fulci che si era conquistato i necessari voti di moltissimi paesi afroasiatici, consentendoci di surclassare la Germania in sede di votazione in assemblea. Una battuta d’arresto dalla quale non ci siamo più ripresi.

Recentemente, resosi disponibile nuovamente il seggio ONU, abbiamo dovuto dividerlo con L’Olanda ( appoggiata da USA e Germania) benché questa sia stata dichiarata ufficialmente responsabile del Massacro di Srebrenica dalla camera Penale Internazionale ( CPI). Ottomila morti cancellati da un Manconi e una mignotta.

La seconda volta che ricordo, é il caso Regeni, dove, in concorrenza col presidente della Camera dei Deputati – Roberto Fico– il Manconi fece a gara per chiedere ” verità per Regeni“, giusto. Ma chiesero anche – interferendo con la nostra politica estera esorbitando dalle rispettive funzioni – il richiamo del nostro ambasciatore al Cairo e poi addirittura la rottura delle relazioni diplomatiche con l’Egitto, nascondendosi dietro una povera madre disperata.

In Egitto – guarda caso- era appena stato trovato dall’ENI ” nelle acque profonde egiziane antistanti il Delta del Nilo” un giacimento di petrolio e di gas che fa impallidire i giacimenti antistanti le acque cipriote ( Tamar e Leviatan) trovate dal servizio geologico degli Stati Uniti. E qui comincia il vero caso Regeni che mischia interessi privati, intelligence, ricatti tra petrolieri, rivalità geopolitiche tra alleati. Su tutto questo mucchio inquinato troneggia il servilismo dei magistrati addetti alla capitale che inscenano un processo farsa senza imputati, senza testimoni e senza movente, grazie a un procuratore la cui nomina é stata annullata dal Tribunale Amministrativo Regionale ( TAR).

L’ENI TROVA IL PETROLIO E GLI USA SFRUTTANO IL MORTO

Pur emarginato dalle acque libiche e ingabbiato con la Total in quelle di Cipro, L’ENI inquinato solo a livello dirigenza ma con ingegneri ancora memori dell’eredita di Mattei, hanno elaborato una tecnologi che ha permesso loro di trovare il petrolio, come dice il comunicato ENI ” nelle acque profonde egiziane” dove gli altri non hanno trovato nulla. L’Egitto, fedele alle sue scelte tradizionali, ha avuto sempre ottimi rapporti commerciali con l’Italia, dai tempi dei Tolomei al periodo coloniale inglese con Faruk, a Nasser durante la fase della influenza russa, un posto per noi c’é sempre stato.

All’epoca Regeni, i Francesi avevano monetizzato la misteriosa morte di uno studente con la vendita di 24 aerei ” Rafale”, mentre noi avevamo piazzato due fregate classe FREMM considerate l’opera di progettazione navale migliore nella sua classe. L’ambasciata di Israele era stata invitata a chiudere ” per ragioni di sicurezza” accentrando i rapporti con l’Egitto all’ambasciata egiziana a Tel Aviv.

Gli americani si lamentavano delle incomprensioni avute durante la “primavera” e delle ” avance” sessuali subite da alcune giornaliste USA mescolatesi ai manifestanti. I tedeschi aumentavano l’organico d’ambasciata degli addetti alla cooperazione a settanta unità, mentre l’Egitto di Abd el fattah Al Sissi affidava ad altri il raddoppio del canale di Suez e alla Russatom di Mosca la ripresa del suo programma nucleare accantonato anni fa.

Una bomba fasulla esplodeva nei pressi della nostra ambasciata e i magistrati di Roma invadevano gli spai dei magistrati egiziani e la polizia pasticciava le indagini nel tentativo di dare una risposta soddisfacente. Ordinaria amministrazione.

Il disordine, condito di “rumors” alimentati dal New York Times e dal Guardian cui ha fatto eco il TG1 e Il Messaggero ha spinto il Presidente della Camera a rilasciare incaute dichiarazioni di cui l’elettorato farà giustizia e il deputato che si é fatto dare le funzioni tanto dignitosamente tenute dall’on Stefano Rodotà.

Chi ha ceduto senza vergogna alle richieste cui aveva già dato benevolo ascolto il Quirinale nel caso “LADY più 22” ( Abu Omar) é stato il sedicente procuratore della Repubblica di Roma – tale Prestipino, siciliano, – contestato nella nomina dai più meritevoli colleghi cui ha soffiato il posto, destituito dal TAR e difeso della coschetta annidata nel CSM.

In questa posizione di debolezza ha preso per buona la vicenda e accettato di lanciare un processo in cui ai quattro nomi di imputati dirigenti dell’intelligence egiziano non ha nemmeno mandato la notifica; ha sorvolato sull’assenza della “tutor” di Regeni che non ha accettato di venire a testimoniare ( fatto notato persino dal cautissimo ” Corriere della sera“) e col processo di beatificazione in corso del Regeni – un ricercatore che a ventotto anni non aveva pubblicato nulla e non era “di Cambridge”: stava in un collegio secondario dell’area – difficile capire quale fosse la motivazione dell’omicidio e delle torture pregresse. Io al solito, in una intervista su You tube che potete vedere qui ( https://youtu.be/0PACeET31Ig ) avevo detto, prima che succedesse il caso Regeni e chiaramente, che avremmo subito pressioni per farci mollare l’osso. Il povero giovane é stato il pretesto per l’attacco. Impuniti finora i fiancheggiatori di questa pugnalata all’economia italiana.

Nel caso di Abu Omar, il tribunale di Milano ha condannato i 22 agenti CIA al pagamento di un milione e mezzo di danni alla famiglia del rapito. Scommettiamo che in questo caso condanneranno il governo egiziano?

IRAN: PRIMO AMORE CHE GLI USA NON PERDONANO MA NON DIMENTICANO

Tutti tesi a piangere sui profughi afgani che fuggono – io piangerei di più su quelli che restano dato che gli aiuti esteri pesavano sul PIL afgano per il 43% ed ora cessano – i media italici non hanno dato il giusto risalto all’incontro tra il nuovo premier israeliano Naftali Bennet e il presidente USA Joe Biden.

Eppure é da questo incontro che potrebbero scaturire novità nello stallo negoziale tra l’Iran e i suoi interlocutori ONU-UE-USA sul nucleare. Infatti Bennet impegnandosi a ripristinare un rapporto “ corretto e onesto” si é impegnato a non più interferire nel negoziato che é l’ultima carta rimasta all’americano per salvare il suo primo anno di presidenza.E i due hanno un obbiettivo comune: evitare il ritorno di Netanyahu al governo.

I tentativi dell’Europa di riconciliare USA e Iran sono la principale preoccupazione e motivazione dello stato di Israele e la ragione di maggior solidarietà con l’Arabia Saudita che vede nell’Iran una minaccia politica e commercial-religiosa, cui va ad aggiungersi il nuovo stato dei talebani che , per giunta, é sunnita, confinante con l’Iran e depositario di segreti.

Israele oscilla tra i due poli del pericolo nucleare rappresentato dall’Iran e quello – forse più importante -rappresentato dal rischio che un riavvicinamento troppo intenso potrebbe risvegliare negli USA la vecchia passione per la Persia, specie ora che il rapporto con l’Arabia Saudita attraversa un periodo di particolare complessità.


Da una riduzione delle tensioni potrebbero scaturire  forme di intesa che – non dimentichiamolo- è stato il primo amore ( e il più grosso investimento alleato nel dopoguerra) statunitense nell’area, mettendo in crisi il rapporto privilegiato ed esclusivo Israele-USA, proprio ora che la Turchia sta diventando il figliol prodigo della vicenda ed é messo all’angolo.

Fino a che non ci sarà una “ confrontation”  militare diretta tra Téhéran e Washington, Israele vedrà in pericolo il suo ruolo di fiduciario degli USA nel Vicino e Medio Oriente e in questa direzione sono andati gli sforzi di Benjamin Netanyahu.

L’Arabia Saudita, indebolita dalla contemporanea diminuzione del prezzo del greggio, dall’aumento delle spese militari, e dalla perdita di reputazione e contatti con l’alta dirigenza americana, ha bisogno di non vedere tornare sul mercato un grande produttore di greggio che accetta persino di fare cambio merci che ha davvero settanta milioni di abitanti e che ha una tradizione di resistenza secolare e che ha appena conquistato il nuovo mercato afgano, ideale per le sue esigenze di piccolo commercio transfrontaliero.

Il precedente governo statunitense concesse la ripresa delle sanzioni in contrasto con l’ UE  , ma rifiutò di scontrarsi militarmente. L’attuale governo Biden deve perseguire una politica di rottura col precedente e può farlo solo in politica estera dato che ha seguito Trump nella via del disimpegno a Kabul e dell’irrigidimento frontaliero sulla immigrazione…

Quando il presidente Emmanuel Macron allo scorso G7 perorò la causa iraniana a uno scettico Trump, promettendo moderazione nella immissione  sul mercato del greggio persiano, il ministro degli esteri Mohammed Javad Zarif si precipitò a Biarritz per confermare personalmente le cifre: da un minimo di 700.000 a un massimo di 1.500.000 barili al giorno. Non un barile di più.

Gli americani non parteciparono alla riunione, ma ascoltarono attentamente.

La prospettiva di un riavvicinamento è allettante sia per Biden che per lo Stato Maggiore NATO che tornerebbe a riequilibrare il fronte sud e ridimensionare l’utilità strategica della Turchia.

Si ridurrebbe anche il contenzioso con  gli alleati europei. 

In fondo, l’Iran – propaganda a parte- ha sempre reagito ad azioni di stringimento e mai preso iniziative contro gli USA ; non ha comprato il sistema antiaereo russo S400 ad onta delle diuturne minacce di bombardamenti di Netanyahu; ha una forte influenza sugli afgani e non solo consentirebbe il controllo delle rotte petrolifere, ma potrebbe esercitare una sua positiva  influenza sugli Emirati e sul regno di Bahrein sede della V flotta USA.

Israele è abrasivo con Libano e Turchia e ha solo sette milioni di abitanti. 

L’Iran di abitanti ne ha settanta milioni bisognosi di tutto e una serie di miliardi congelati dal 1979 con cui pagare a pronta cassa.

Anche di rinnovare la flotta aerea , militare e civile, e le automobili risalgono agli anni settanta. 
Senza contare che bilanciare l’influenza russa e affacciarsi sul Caspio e il Kazakistan non dispiacerebbe affatto.

Qualcuno ricorda ancora le copertine di “Life” di fine anni cinquanta, che magnificavano le prospettive economiche persiane e definivano l’Iran “ Il Giappone del Medio Oriente” mentre l’America sostituiva gli inglesi nel ruolo egemonico.

Peccato che, come al solito, misero a capo del paese un soggetto insicuro ma obbediente come Reza Palhavi II incapace di governare, ma feroce come tutti i miti.

La differenza di mentalità e l’ansia di modernizzazione a tappe forzate – in specie delle donne- fece il resto, fino all’avvento di Khomeini e alla vittoria del “partito dei Mullah” che gli inglesi avevano continuato a coltivare e gli americani no.

Adesso si trovano con un solo partner, in tutta l’area, che crea più problemi che soluzioni e hanno bisogno disperato di un successo di politica estera che solo gli può dare una vecchia fiamma inasprita dal contenzioso che dura dal 1979.

SAN LORENZO, IO LO SO PERCHE’ TANTO DI STELLE ARDE E CADE…

UN INEDITO SU MIO PADRE SCRITTO DAL GEN. NANI GIA’ COMTE DELLA REGIONE NORD EST

Il Generale di corpo d’armata Antonio Nani era già in pensione da qualche anno. Aveva lasciato il servizio come “Comandante designato della III Armata” ossia come comandante in pectore del fronte orientale in caso di guerra.

Io avevo lasciato il servizio da un bel pezzo. Ma quando mi mandò a chiamare mi presentai immediatamente. Aveva fatto la Spagna come capo dell'”ufficio I” ( acquisendo tra l’altro i piani del centuron de hierro de Bilbao) e concluso la mondiale come capo di stato maggiore di Rommel nella ritirata di Libia. Gli dobbiamo la nostra ultima vittoria africana della battaglia del passo Kasserine.

” Conosciamo entrambi la taccagneria dell’amministrazione della Difesa. Mi hanno assegnato un accompagnatore. Segno che ho poco tempo da vivere. Voglio dedicarlo a scrivere di tuo padre che é un eroe sconosciuto. Portami il suo stato di servizio, i dati anagrafici. Insomma quanto necessario per non sbagliare date e decorazioni.”

Glielo portai più presto che potei.

Dopo una settimana, mi richiamò. ” ho sopravvalutato la mia capacità di affrontare la fine. ” Mi restituì le carte assieme ad alcuni scritti tracciati con grafia incerta sul retro di fogli intestati alla Associazione Nazionale Volontari di Guerra di cui era presidente. Morì forse dieci giorni dopo.

Ho ritrovato i fogli il mese scorso mentre a casa mi leccavo le ferite dell’ennesimo malanno, scartabellando appunti polverosi.

Li ho mandati al figlio Alberto, in Francia, conosciuto di recente via internet, e li pubblico qui per ricordare- come ogni anno- il 10 agosto, giorno in cui mio padre Francesco vide la luce. In famiglia abbiamo sempre preferito ricordare le nascite, non le date di morte. Lascerò i puntini di sospensione se non dovessi riuscire a decifrare qualche parola, ma preferisco che a parlare di mio padre sia un altro. Uno del mestiere.

” RICORDO DEL GENERALE FRANCESCO DE MARTINI. L’AVVENTUROSA VITA DI UN EROE.

” Nell’Agosto 1954, appena tornato dalla Somalia – dove per oltre due anni avevo comandato quelle FFAA, nell’amministrazione fiduciaria di quel territorio per conto nell’O.N.U.- fui chiamato dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito il quale mi ordinò di andare ad assumere il comando dell’82 Reggimento di fanteria, che stava per rientrare a Trieste, fino ad allora occupata da Inglesi ed Americani, dopo il martirio sofferto dalle truppe partigiane di Tito.

Mi disse che il Reggimento era, per forza e uomini e armamento, “sul piede di guerra”; che la situazione era oltremodo delicata e difficile per l’ostilità politica della Jugoslavia; che il Reggimento doveva essere amalgamato perché recentemente formato con varie compagnie organiche provenienti da altri reggimenti; e via dicendo.

Mentre mi avvicinavo alla porta mi richiamò aggiunse: darò il comando di un battaglione ad un tenente colonnello che, mi hanno detto, obbedisce solo a lei. ” solo a me? Chiesi stupito: “Chi é ?” ” il tenente colonnello Francesco De Martini”.

Risposi immediatamente: ” No, credo non ubbidisca nemmeno a me!”

Tornato a casa, lo chiamai. Venne. Ci eravamo sempre dati del tu. Mi dette subito del lei; modo che, verso di me, conservò per il resto della sua straordinaria vita.

Come ci eravamo conosciuti?Nel 1946. Ero un maggiore e dirigevo nel SIM, poi SIFAR, la importante sezione ” ZURETTI” ( oggi l’analogo ufficio é diretto da un generale di brigata) che doveva tenere la situazione politica in tutto il………con un particolare riguardo per i territori della Eritrea, Somalia e Libia per i quali De Gasperi voleva ottenere un mandato venticinquennale; come poi ottenemmo per la Somalia, ma soltanto per il decennio 1950-1960.

Sforza invece, Ministro degli Esteri rinunciatario, voleva immediatamente restituire a libertà. Allora fu affidato, quasi clandestinamente ( il corsivo scritto ma depennato dall’autore ndr) fu affidato allo Stato Maggiore dell’Esercito il compito di preparare quelle popolazioni per un eventuale referendum, ad optare per un affidamento all’Italia.

Poi le cose andarono invece come sappiamo, con i risultati che vediamo, disastrosi per quella povera gente.

Dovetti cercare tre personalità locali filo italiane e cercare l’appoggio del mondo arab, già allora in fermento, per un’azione da svolgere in quel senso. Un’ efficace sezione….. mi forniva ottimi – alcuni anche autorevoli – informatori e stavo cercando nostri ufficiali o sottufficiali pratici di quelle zone, per intensificare l’azione informativa ed – eventualmente- operativa.

Ad un certo punto, mi venne assegnato un tenente- Francesco De Martini- che , mi fu detto, parlava arabo e francese meglio dell’italiano e bene l’inglese. Si presentò a me e gli assegnai un ufficio con un sottufficiale pratico di cose arabe ed uno delle nostre ex colonie. Qualche ora dopo lo mandai a chiamare per esaminarlo ed affidargli gli specifici compiti. Se ne era andato, lasciando un numero telefonico dove avrei dovuto chiamarlo se avessi avuto bisogno di lui, giacché lui ” in ufficio non ci poteva stare.” Lo chiamai, più incuriosito che indignato. Mi fece un discorso press’a poco così: ” Sono assai pratico di cose del Vicino Oriente ed africane, sono già invitato nelle ambasciate e legazioni di molti paesi e sono legato da amicizia con loro personalità. Lei mi dica che vuole da me. Lo farò puntualmente e molto più efficacemente di ogni altro, ma non mi chiuda in ufficio. In ufficio ci lasci un sottufficiale al quale detterò poi alla meglio i miei rapporti. Che sappia scrivere in buon italiano giacché io non ho bella forma di scriverlo.”

Dopo aver parlato col mio capo, ( Lanfaloni ndr) feci come mi aveva pregato di fare. I risultati furono ottimi: più di una volta fui chiamato dal Capo di Stato Maggiore e al Ministero degli Esteri( dall’allora sottosegretario Brusasca) per l’annunzio di prossimi avvenimenti straordinari in quel paesi , ai quali era difficile dar credito, che de Martini preannunziava in ogni dettaglio. Tutti superando ogni …… in credibilità degli esperti si erano poi puntualmente avverati.

Intanto , nel giro di pochi mesi, per anzianità e per merito di guerra, de Martini diveniva maggiore e gli era conferita la medaglia d’oro al valor militare.

Difficilmente lo portavo dal Capo Servizio e mai negli uffici del Ministero degli Esteri o della Difesa interessati, perché si non ammetteva critiche o obiezioni a ciò che diceva e si esprimeva in merito con sincerità almeno sconcertante.

Diventammo amici, finché restai al SIFAR – che allora era diretto soltanto da un colonnello ed era costituito da persone fuori da ogni servitù politica e di specchiata onestà e preziosissimi collaboratori.

Oggi che Egli ci ha lasciato, ricordando racconti episodici o riferiti da lui ed alcuni documenti che mi sono procurato sulla sua vita tento di ricordarne i momenti salienti.”

Qui finiscono gli appunti, quando me li diede, il generale aggiunse un paio di aneddoti a voce. Forse val la pena di aggiungerne uno qui. Il primo giorno che incontrò questo strano tenente, lo rimproverò per l’uniforme un pò sciatta ( era l’uniforme da tenente medico presa a prestito dal fratello Umberto, reduce dalla Russia ndr). Poi dopo poco ebbe la sorpresa di vederlo con una uniforme fiammante da capitano. dopo poco ancora, da maggiore. Divennero, per un periodo, pari grado e amici.

LA SIRIA, LA TURCHIA, I CURDI, ISRAELE, IL LIBANO, L’IRAN. TANTE VITTIME CON UN PASSATO COMUNE E UN FUTURO INCERTO. di Antonio de Martini

Stiamo veleggiando verso il settimo anno di guerra in Siria e verso il settimo anno in cui avevo avvertito che attaccare la Siria voleva dire aprire il vaso di Pandora e affrontare una delle più tenaci fanterie del mondo. Adesso va detto – lo davo per scontato – che il vaso di Pandora non ha fondo e gli USA, più ci entrano, più affondano.

Metà della popolazione Siriana ha dovuto emigrare e,  per il momento, solo centomila sono rientrati in Patria, ma il paese ha retto all’impatto della coalizione più ricca e potente del mondo, e da un mosaico di comunità, è nata una Nazione coesa che vuole sopravvivere. Continua a leggere

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