Archivi delle etichette: Kazakistan

RAISSI VA A MOSCA DA PUTIN PER FIRMARE UN TRATTATO VENTENNALE DI COOPERAZIONE.

Les enjeux de la visite de Raïssi en Russie

Ebrahim Raissi, presidente dell’Iran, si reca in settimana a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir Putin. Molti analisti temono – con ragione- che stia scadendo il termine per la firma di un nuovo trattato di cooperazione ventennale.

Era dal 2017 che un capo di stato iraniano non si recava a Mosca in visita. Lo scorso trattato di cooperazione aveva una durata decennale ed era stato rinnovato due volte per un quinquennio.

In pratica , l’Iran accusato da più parti di politica troppo filo russa e di voler colonizzare la Siria, sta dimostrando invece di volerne seguire le orme e annacqua l’accordo con Mosca aggiungendovi Pechino.

La Siria infatti – filo occidentale per cultura e strutture sociali – fece durare oltre un ventennio le trattative con Mosca, inviando molteplici segnali sia a Washington che a Israele di voler stare dalla nostra parte, ma esigenze di politica internazionale lo impedirono.

Poiché non é mai stato igienico per nessuno restare in splendido isolamento, il regime siriano, senza più illusioni, si piegò a diventare partner politico e militare di Mosca. Si scavò così il fossato della separazione che ha poi portato alla guerra di sette paesi filo occidentali a guida USA, contro il regime di Damasco, dipinto come amico durante la guida di Hafez el Assad ( e del fratello Rifai autentico tiranno sanguinario) e come nemico e antidemocratico ora che è diretto da Bashar el Assad figlio, un civile oculista, cresciuto e educato a Londra, trascinato in politica dalla morte del fratello maggiore.

Se la Siria se l’é cavata in oltre dieci anni di combattimenti accaniti contro i paesi accerchianti, lo deve a questa alleanza e alla decisione di Putin di rompere l’accerchiamento anche mediatico mondiale e far intervenire il potere aereo a favore della fanteria siriana colpendo gli USA nel solito punto debole: la non volontà di impegnare le proprie forze direttamente in un confronto militare se non con potenze minori e non nucleari.

Pressato e minacciato dagli USA e da Israele, l’Iran ha deciso di trovare un modus vivendi col grande e minaccioso vicino e dopo venti anni di negoziati e ondivaghe prese di distanze, sembra proprio che Il nuovo presidente iraniano abbia deciso di giocare in contemporanea tutte le carte in suo possesso: ha mandato avanti in parallelo il negoziato con Washington a Vienna e quello con Putin a Mosca, ricattando entrambi.

La partita si fa rischiosa per tutti dato che Mosca sembra ormai decisa anch’essa a dare a Biden un segnale serio di nervosismo e tutti e tre i partecipanti agli incontri si trovano a lottare per un obbiettivo per ciascuno prioritario.

L’Iran vuole scuotersi di dosso le sanzioni e recuperare un centinaio di miliardi di dollari congelati negli USA dal 1979.

La Russia vuole far capire che é pronta alla guerra – anche diretta e nucleare- pur di scuotersi di dosso la minaccia della pulce ucraina aderente alla NATO, troppo vicina al cuore dell’impero e mira a ottenere lo status di numero 2 al mondo.

Il governo USA a guida Biden, non può permettersi – specie dopo l’Afganistan- di perdere la fiducia dei suoi due alleati più fedeli ( Israele e la Gran Bretagna) entrambi coinvolti sui due fronti caldi dell’Ucraina e dell’Iran.

L’Iran é quello che ha, almeno statisticamente la maggior probabilità di riuscita dato che gioca in due partite di cui una presuppone la sconfitta dell’altra. La Russia, oltre alla posta in palio ha la possibilità – in caso di accordo con l’Iran- di ottenere come Fringe benefit la certezza di un ulteriore riavvicinamento con la Turchia che non potrebbe permettersi di avere il nemico storico anche sul fianco ( oltre che dal mare di Crimea e dalla Siria).

Inoltre un condizionamento ulteriore nei suoi commerci con l’Iran costringerebbe Erdogan a piegarsi completamente ai voleri USA per far sopravvivere la Turchia, ma non lui. Mentre uno sviluppo delle intese commerciali con la Russia darebbe il turbo alle sue industrie dato che non ci sarebbero ostacoli a una intesa ravvicinata turca con il ricchissimo Kazakistan al quale può fornire tecniche costruttive , armi e tessili.

Gli Stati Uniti devono, in un anno elettorale, decidere se accettare il rischio di una guerra diretta per l’ Ucraina come minacciato da Putin, o quello di piegarsi all’esigenza di indipendenza iraniana accettando che si doti del sistema antiaereo S400 e al desiderio di partnership russa scontentando i falchi NATO ( le tre repubbliche baltiche , l’Ucraina, la Polonia e la Germania oltre che i paesi slavi rivali della Serbia).

Una scelta impossibile per una amministrazione in difficoltà.

Pubblicità

IRAN: PRIMO AMORE CHE GLI USA NON PERDONANO MA NON DIMENTICANO

Tutti tesi a piangere sui profughi afgani che fuggono – io piangerei di più su quelli che restano dato che gli aiuti esteri pesavano sul PIL afgano per il 43% ed ora cessano – i media italici non hanno dato il giusto risalto all’incontro tra il nuovo premier israeliano Naftali Bennet e il presidente USA Joe Biden.

Eppure é da questo incontro che potrebbero scaturire novità nello stallo negoziale tra l’Iran e i suoi interlocutori ONU-UE-USA sul nucleare. Infatti Bennet impegnandosi a ripristinare un rapporto “ corretto e onesto” si é impegnato a non più interferire nel negoziato che é l’ultima carta rimasta all’americano per salvare il suo primo anno di presidenza.E i due hanno un obbiettivo comune: evitare il ritorno di Netanyahu al governo.

I tentativi dell’Europa di riconciliare USA e Iran sono la principale preoccupazione e motivazione dello stato di Israele e la ragione di maggior solidarietà con l’Arabia Saudita che vede nell’Iran una minaccia politica e commercial-religiosa, cui va ad aggiungersi il nuovo stato dei talebani che , per giunta, é sunnita, confinante con l’Iran e depositario di segreti.

Israele oscilla tra i due poli del pericolo nucleare rappresentato dall’Iran e quello – forse più importante -rappresentato dal rischio che un riavvicinamento troppo intenso potrebbe risvegliare negli USA la vecchia passione per la Persia, specie ora che il rapporto con l’Arabia Saudita attraversa un periodo di particolare complessità.


Da una riduzione delle tensioni potrebbero scaturire  forme di intesa che – non dimentichiamolo- è stato il primo amore ( e il più grosso investimento alleato nel dopoguerra) statunitense nell’area, mettendo in crisi il rapporto privilegiato ed esclusivo Israele-USA, proprio ora che la Turchia sta diventando il figliol prodigo della vicenda ed é messo all’angolo.

Fino a che non ci sarà una “ confrontation”  militare diretta tra Téhéran e Washington, Israele vedrà in pericolo il suo ruolo di fiduciario degli USA nel Vicino e Medio Oriente e in questa direzione sono andati gli sforzi di Benjamin Netanyahu.

L’Arabia Saudita, indebolita dalla contemporanea diminuzione del prezzo del greggio, dall’aumento delle spese militari, e dalla perdita di reputazione e contatti con l’alta dirigenza americana, ha bisogno di non vedere tornare sul mercato un grande produttore di greggio che accetta persino di fare cambio merci che ha davvero settanta milioni di abitanti e che ha una tradizione di resistenza secolare e che ha appena conquistato il nuovo mercato afgano, ideale per le sue esigenze di piccolo commercio transfrontaliero.

Il precedente governo statunitense concesse la ripresa delle sanzioni in contrasto con l’ UE  , ma rifiutò di scontrarsi militarmente. L’attuale governo Biden deve perseguire una politica di rottura col precedente e può farlo solo in politica estera dato che ha seguito Trump nella via del disimpegno a Kabul e dell’irrigidimento frontaliero sulla immigrazione…

Quando il presidente Emmanuel Macron allo scorso G7 perorò la causa iraniana a uno scettico Trump, promettendo moderazione nella immissione  sul mercato del greggio persiano, il ministro degli esteri Mohammed Javad Zarif si precipitò a Biarritz per confermare personalmente le cifre: da un minimo di 700.000 a un massimo di 1.500.000 barili al giorno. Non un barile di più.

Gli americani non parteciparono alla riunione, ma ascoltarono attentamente.

La prospettiva di un riavvicinamento è allettante sia per Biden che per lo Stato Maggiore NATO che tornerebbe a riequilibrare il fronte sud e ridimensionare l’utilità strategica della Turchia.

Si ridurrebbe anche il contenzioso con  gli alleati europei. 

In fondo, l’Iran – propaganda a parte- ha sempre reagito ad azioni di stringimento e mai preso iniziative contro gli USA ; non ha comprato il sistema antiaereo russo S400 ad onta delle diuturne minacce di bombardamenti di Netanyahu; ha una forte influenza sugli afgani e non solo consentirebbe il controllo delle rotte petrolifere, ma potrebbe esercitare una sua positiva  influenza sugli Emirati e sul regno di Bahrein sede della V flotta USA.

Israele è abrasivo con Libano e Turchia e ha solo sette milioni di abitanti. 

L’Iran di abitanti ne ha settanta milioni bisognosi di tutto e una serie di miliardi congelati dal 1979 con cui pagare a pronta cassa.

Anche di rinnovare la flotta aerea , militare e civile, e le automobili risalgono agli anni settanta. 
Senza contare che bilanciare l’influenza russa e affacciarsi sul Caspio e il Kazakistan non dispiacerebbe affatto.

Qualcuno ricorda ancora le copertine di “Life” di fine anni cinquanta, che magnificavano le prospettive economiche persiane e definivano l’Iran “ Il Giappone del Medio Oriente” mentre l’America sostituiva gli inglesi nel ruolo egemonico.

Peccato che, come al solito, misero a capo del paese un soggetto insicuro ma obbediente come Reza Palhavi II incapace di governare, ma feroce come tutti i miti.

La differenza di mentalità e l’ansia di modernizzazione a tappe forzate – in specie delle donne- fece il resto, fino all’avvento di Khomeini e alla vittoria del “partito dei Mullah” che gli inglesi avevano continuato a coltivare e gli americani no.

Adesso si trovano con un solo partner, in tutta l’area, che crea più problemi che soluzioni e hanno bisogno disperato di un successo di politica estera che solo gli può dare una vecchia fiamma inasprita dal contenzioso che dura dal 1979.

RASSEGNA DELLA STAMPA INTERNAZIONALE DEL SABATO 18 APRILE a cura di Gianni Ceccarelli.

 

Standard&Poor ha comunicato che la valutazione del rischio del credito a lungo termine dell’Australia occidentale sta per essere peggiorata dal momento che i ricavi dai minerali ferrosi minano il bilancio dello Stato. Secondo gli analisti dell’agenzia il Governo di quel Paese ha “ridotto la volontà politica di assumere decisioni difficili”. Attualmente il livello di rischio è indicato come AA+, ma il gruppo di rating ha aggiunto alla classifica dello Stato la dizione: “con implicazioni negative” a causa della debolezza della situazione del budget. “Il crollo dei prezzi dei minerali ferrosi diminuirà in maniera notevole le royalties statali e senza azioni correttive da parte dello Stato ciò lo esporrà –sempre secondo gli analisti- a un notevole deficit nel prossimo futuro. L’entità di questo deficit, in assenza di misure correttive da prendere entro giugno 2015, si aggirerà sul 1,2% per i prossimi quattro anni. 

http://www.theaustralian.com.au/business Visitato 14 apr 9.57

 

25 anni fa il numero delle persone che lasciavano la loro Nazione di nascita per raggiungere, per vari motivi, un altro sito, poteva essere calcolato in 154 milioni. Nel 2013 il numero dei migranti globalmente considerato ha raggiunto i 231 milioni e nel Regno Unito la cifra è stata calcolata in più di 7,8 milioni; sempre nel 2013 la Germania e la Russia hanno avuto un numero di migranti superiore a quello del Regno Unito. L’Europa è il continente con il maggior numero di migranti.

http://www.telegraph.co.uk/ visitato 14 apr 10.07

 

La Ultrahaptics, una industria con base a Bristol (UK) sta lavorando, in contatto con la, locale Università, a far raggiungere ai “bottoni virtuali” (i punti di uno schermo che si pigiano per ottenere degli effetti) il loro livello successivo: forme galleggianti che possano essere toccate e manipolate. Il principio di base è quello di ottenere una griglia di piccoli diffusori a ultrasuoni capaci di ottenere onde sonore governabili dirette in uno stesso punto focale, in modo da ottenere una pressione acustica tale da essere avvertita dalla mano dell’uomo. Il principio è sostanzialmente quello che fa “sentire” suoni bassi di sufficiente intensità come qualcosa di percepibile internamente. Le possibili applicazioni di tale concetto sono in pratica infinite, dalla elettronica applicata alla domotica fino alla meccanica dei veicoli. Si calcola che la potenzialità di tali applicazioni possa essere valutata intorno ai trilioni di dollari.

La notizia è riferita nel blog del giornalista Mike Corones. Visitato 13 e 18 apr

.

Molti posters che si possono vedere in Kazakhstan invitano in questi giorni con forza gli acquirenti a “Be a Patriot – BuyKazakhstan ! (Sii patriota !! Compera prodotti made in Kazakhstan !!”). La loro comparsa sembra essere un evidente segno del fatto che si è in presenza di una certa disaffezione nei confronti della Eurasian Economic Union, un ente a trazione russa che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo economico della zona,ma che secondo i critici del progetto ha finora indotto solo danni economici al Paese. [Per prevenire obiezioni, avvero che ignoro l’orientamento politico del sito].

http://www.eurasianet.org/ visitato 17 apr 17.55

 

Lo sviluppo di relazioni ottimali con l’Azerbaijan e il Turkmenistan rappresenta, secondo l’ambasciatore iraniano in quest’ultimo Paese, Mohammad Musa Hashemi Golpayegani una delle principali priorità. L’ambasciatore ha sottolineato che il miglioramento di tali relazioni è un fine ben presente al Leader Supremo, al Presidente e a tutti gli altri esponenti iraniani. Tale obbiettivo si è posto fin dai primi giorni dell’indipendenza di tali nazioni e malgrado alcune opposizioni viene gradualmente raggiunto. L’interscambio economico tra l’Iran e il Turkmenistan è stato nel 2014 di ben 4 miliardi di dollari, ma si prevede che aumenterà fino a 6 miliardi quest’anno. Non si conosce di preciso, secondo il diplomatico, il numero preciso di aziende iraniane che hanno affari in Turkmenistan, ma almeno 80 aziende sono registrate nel Paese centro asiatico. 

http://en.trend.az/azerbaijan/politics Visitato apr 7 17.58

 

L’Antartico è estremamente lontano, gelato e seppellito sotto un notevole strato di ghiaccio. Ma un clima gradualmente relativamente più caldo sta cambiando la situazione in modi difficili da prevedere. Ricerche recentissime indicano che il ritmo di cambiamento nella zona mostra una evidente accelerazione. Nel 2002 il ghiacciaio Larsen B (un grande ghiacciaio situato nella zona nordoccidentale del mar di Weddell e così denominato dal comandante norvegese Carl Larsen che lo aveva individuato nel 1893) collassò in appena tre settimane e la parte A dello stesso ghiacciaio scomparve nel 1995. Si trattava di un ghiacciaio delle dimensioni all’incirca del Rhode Island, che si aggira su oltre 3100 km2.

Nella rivista Science sono apparse ricerche in cui si evidenzia che le zone di ghiaccio che arrivano nelle acque si stanno sciogliendo più rapidamente di quanto si era calcolato. Inoltre le masse ghiacciate che si trovano poggiate sul fondo (“grounded ice”)insieme agli enormi pezzi di ghiaccio che “precipitano” in mareinducono forze che ovviamente vengono modificate in queste nuove circostanze e alle quali alcuni imputano la possibilità di notevoli mutamenti climatici. In previsione di eventuali aumenti del livello marino, la base navale di Norfolk, in Virginia, migliaia di miglia più a nord, sta costruendo nuovi bacini e nuove banchine per far fronte a possibili variazioni.

http://www.npr.org/2015 visitato 17 apr 18.03

 

La Cina non ha in animo di impiegare né la nuova Asian Infrastructure Development Bank (AIIB) né il fondo “della via della seta” al fine di finanziare con 46 miliardi di dollari il Corridoio economico Pakistan-Cina. Lo avrebbe riferito un “senior diplomat” alla Reuters. 

http://in.reuters.com/news/south-asia visitato 17 apr 18.06

 

Il gruppo che sta gestendo un innovativo programma educativo per bambini con disturbi del comportamento a Sydney ha lanciato l’allarme a causa del fatto che per il taglio del finanziamento governativo previsto per il prossimo giugno il centro sarà costretto a chiudere. Il centro ha un solo insegnante pagato e si regge sul lavoro di volontari. Negli ultimi cinque anni il centro ha aiutato quasi duecento ragazzi che erano stati sospesi o esclusi dalla scuola e che in gran parte, dopo la permanenza nel centro e le cure ricevute, erano stati in grado di tornare a scuola. Anche quei ragazzi che avevano rifiutato di tornare in classe avevano comunque evidenziato chiari miglioramenti comportamentali. Il cofondatore del centro evidenzia il miglioramento che si può ottenere nei ragazzi dando loro un senso di autostima. Riporto questa piccola notizia solo per ricordare come l’economia di fondi statali (magari per destinarli a scopi politicamente più utili) possa a volte portare, nel prossimo futuro, a un aumento molto pericoloso di devianze sociali.

http://www.abc.net.au/news/2015 visitato apr 17 18.10

 

 

LA RASSEGNA STAMPA DEL SABATO A CURA di Gianni Ceccarelli

NOTIZIE DAL MONDO 18-25 GEN 2015

Circa duemila civili comprese alcune centinaia di cinesi sono rimasti intrappolati in una zona dello Stato del Kachin (in Myanmar, la antica Birmania) dove ci sono scontri tra truppe governative e la KIA (Armata indipendentista del Kachin). Molti si sono rifugiati in monasteri buddisti e chiese cristiane.
http://www.chinadaily.com.cn/, 18 gen 2015 Continua a leggere

ITALIA: GRANDE IL DISORDINE SOTTO IL CIELO. LA SITUAZIONE È OTTIMA. COMINCIA LO SGRETOLAMENTO DEI POTERI FORTI ? di Antonio de Martini

Un personaggio che in questi giorni sta attirando l’attenzione degli italiani è Matteo Renzi che ha mostrato di avere audacia e grinta specie all’interno del suo partito.
Non sta quasi governando, ma almeno vediamo , dopo tanti premier tutti litanie e contorcimenti, un allegro guascone. Continua a leggere

KAZAKISTAN LA CALIFORNIA DEL NUOVO SECOLO: INTERVISTA A PAOLO RAIMONDI SULLA SITUAZIONE ECONOMICA E LE POTENZIALITA’ DEL PAESE ( video)

Il Kazakistan è una miniera a cielo aperto: oro, petrolio , gas, terre rare, uranio. Il fondo sovrano del Kazakistan – il nono paese al mondo per estensione – gestisce oltre trenta miliardi di dollari, il paese ha appena svalutato del 20% colpito più dalla speculazione internazionale che dalla economia interna, il presidente ha creato una nuova capitale dal nulla ( ASTANA) come fece il Brasile negli anni sessanta.

I rapporti italo-kazaki – ad onta della recente crisi- sono buoni, specie con la popolazione. Ho intervistato Paolo Raimondi, collaboratore di Italia Oggi, esperto di economia, per introdurre un nuovo paese tra quelli che l’Italia dovrebbe penetrare commercialmente ed assistere sulla via dello sviluppo.
Il governo è stabile quanto possa esserlo un governo autoritario. L’oppositore principe aveva trovato in Italia rifugio per la sua famiglia, prima di essere imprigionato in Francia.  Persino il vincitore del “Grande Fratello” locale è un italiano poco più che ventenne precedentemente emigrato in Inghilterra e ora fa il cantautore o giù di li.

Data la diffidenza che ormai esiste verso gli anglosassoni in tutta l’Asia, la detenzione del capo dell’opposizione in Francia e le difficoltà attuali russe, i nostri imprenditori potrebbero giocare un ruolo profittevole anche fuori dal campo petrolifero – spazi enormi per l’agroindustria e l’export in Cina  in cui l’ENI fa da capocommessa contrastato da mezzo mondo. I mezzi finanziari ci sono, messi a disposizione dal Know How degli esperti del Centro Studi Kòsmos che ha elaborato uno schema privatistico di grande impatto e privo di risvolti burocratici.

LA SITUAZIONE IN LIBIA: TUTTI CONTRO TUTTI ( video ) L’ITALIA POTREBBE AVERE UN RUOLO DECISIVO PER LA RINASCITA DI ENTRAMBI I PAESI.

Continua il giro del Mediterraneo di Giorgio Vitangeli assieme ad Antonio de Martini. Tocchiamo quella che un tempo era la quarta sponda dell’Italia in preda ai suoi demoni scissionistici. Benghazi contro Tripoli, missili sulle petroliere che si riforniscono dal concorrente e finto disinteresse di chi ha trasformato un paese in crescita in una zona franca in cui gli interessi dei libici e degli italiani non sono più tutelati da nessuno.

Se Matteo Renzi, dopo aver visitato la Tunisia, ponesse attenzione alla Libia attivando tutte le esperienze italiane, le soddisfazioni economiche e politiche potrebbero essere tali da influenzare positivamente anche i bilanci del 2014.

Segue domani un altro webspecial sul kazakistan,

I PAESI BRICS IN DIFFICOLTA’ FINANZIARIE MOSTRANO LE FRAGILITA’ DI SEMPRE intervista a Paolo Raimondi esperto di economia

http://corrieredellacollera.com

http://www.youtube.com/watch?v=sfmSXnGA1ko

La grande massa monetaria avviata negli Stati Uniti ( 85 miliardi di dollari al mese) creata per alleviare la crisi economica interna e chiamata “quantitative easing”, sta per esaurirsi progressivamente secondo una programmazione precisa.
Una distorsione sta evidenziandosi e producendo effetti perversi in altri paesi, specie emergenti.
I capitali, partiti verso mercati atti a massimizzare gli investimenti, sono in buona parte stati investiti in paesi diversi dagli Stati Uniti.
Adesso che il trend sta riducendosi progressivamente, assistiamo al crearsi di una crisi di liquidità che ha effetti deflattivi in paesi ad economia fragile.  La Russia ha svalutato del 17% e il Brasile del 24%, per non citarne che due. Ce lo spiega Paolo Raimondi, collaboratore di Italia Oggi.

ORO: chi lo ha comprato . di Maurizio Barbero ( quello che mi riproduce sempre senza citare il blog)

Il World Gold Council ha reso note le statistiche relative ai principali acquisti di riserve d’oro nell’anno appena terminato: non mancano le sorprese, a partire dal primo posto conquistato dalla Turchia.
In tempi non sospetti, Virgilio definì esecrabile la brama di oro: in realtà, il biondo metallo continua ad esercitare un notevole fascino, come confermato Continua a leggere

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA: PIOVE SUL BAGNATO. LA SICCITÀ IN U.S.A. PROVOCA AUMENTI ABNORMI DEI PREZZI DEI CEREALI . LIBIA, EGITTO, SIRIA, SENEGAL, MINACCIATI DI PENURIA GRAVE. di Antonio de Martini

Il neo presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim – che ad onta del nome è un medico americano – ha rilasciato un preoccupante comunicato circa l’impennata dei prezzi dei cereali nel mondo.
La crisi è imputata ad una severa penuria di acqua nel middle west degli Stati Uniti e minaccia di ripercuotersi nel mondo ” sui paesi più vulnerabili ” e riaccendere le ” rivolte della fame” che si ebbero in numerose città dell’Africa occidentale e del Nord Africa ( Cairo inclusa) nel 2008. Continua a leggere

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: