Archivi del mese: marzo 2022

I TURCHI SONO ALLA RICERCA DI UN RUOLO PLANETARIO PER POTERLO AVERE REGIONALE

MENTRE IL MONDO E’ DISTRATTO DALL’ATTORE UCRAINO, LA TURCHIA RACCOGLIE LA SPADA DELL’ISLAM A NOME DI 57 PAESI ISLAMICI

Il ministro degli Affari Esteri turco Mevlut Cavusoglu

Lo scorso martedì 22 marzo a Islamabad, nella indifferenza generale del pianeta terra attratto dalla sceneggiata ucraina e dalla finta aterosclerosi di Joe Biden, si consumava una scena ben più pregna di significati strategici.

Il ministro degli Affari Esteri turco , Mevlut Cavusoglu, si, esistono ministri importanti anche nelle repubbliche presidenziali, teneva desta l’attenzione dei congressisti dell’OIC ( Organisation of Islamic Cooperation) con alcuni argomenti che , potete starne certi, riempiranno le agende politiche dei prossimi mesi.

L’Organizzazione per la cooperazione islamica, riunisce 57 paesi ( seconda solo all’ONU) 22 dei quali membri della Lega Araba, e ha come Segretario Generale l’ex ministro degli Affari Esteri del Tchad, Brahim Taha. I cinque paesi osservatori sono molto indicativi: Russia, la Tailandia, Bosnia Erzegovina,Repubblica centro africana e Repubblica turca di Cipro.

Tra i paesi membri non arabi, spiccano la Turchia, L’Iran e il Pakistan, ossia i membri dell’altopiano turco-iranico che mirano a un costante riavvicinamento geopolitico, politico e di integrazione autarchica a tre dell’industria militare, oltre agli scopi culturali e anti discriminazione razziale tipici di tutti gli Stati membri e, beninteso, la lotta all’Islamofobia. Unico paese europeo membro dell’Organizzazione, l’Albania.

A questo consesso di paesi appartenenti a quattro continenti, il ministro turco ha presentato una panoplia di temi spazianti a tutti azimut: Dalla islamofobia, alla discriminazione degli Uiguri, alla guerra in Ucraina al problema palestinese, unificando il tutto alla luce delle persecuzioni dei mussulmani che siano turco ciprioti privati dei loro diritti che indiane cui é negato il diritto di coprirsi il capo in virtù di una recente legge.Ha usato l’islamofobia europea – dichiarata in rialzo- per additare l’Europa, La questione d’Oriente per mirare agli americani e la questione figura per citare i cinesi senza mai nominarli. Ha sempre detto “quel paese amico”.

Se é amico, ha soggiunto, usiamo l’amicizia per risolvere ala questione. Se la Umma islamica é vessata é colpa nostra. Dobbiamo agire.

In poche parole, da potenza regionale, ha fatto un salto di qualità mirando chiaramente ad assumere il ruolo di protettore dell’Islam; ha citato il profeta ed un suo invito all’Unità, per poi presentare i due casi in cui la Turchia incarna valori islamici, in Afganistan dove ha aperto scuole femminili e in Ucraina dove si sforza di trovare il bandolo della pace. Ha concluso indicando l’esempio dei migliorati rapporti con l’Arabia Saudita ( in presenza del ministro degli Esteri Faisal Bin Farhan Al Saud che assentiva) e specificando che il sangue versato a Kiev é considerato alla stessa stregua di quello versato ad Aleppo, perché sono gli stessi valori etici che sono sotto attacco.

“Guerra, dolore, terrore e sofferenza scaturiscono tutti dai settanta anni di occupazione di Gerusalemme”.

Palestina, Kashmir e Cipro sono i tre punti all’ordine del giorno per quest’anno e l’ha detto mentre due attentati con morti venivano compiuti in Israele.

Non ha nascosto nessuno dei problemi sul tappeto, ma ha risparmiato la Cina specificando che la colpa non é mai “degli altri”, ma della propria inedia. Non é un caso che la Palestina interessi prioritariamente l’Iran, il Kashmir, il Pakistan e Cipro, la Turchia.

Un terzetto che animerà presto le nostre serate davanti al TG, ma intoccabile: I Pakistani hanno l’Atomica.

CRISI UCRAINA: SUSSURRI E GRIDA

SPICCA L’ “A SOLO” DI DRAGHI DIVENTATO GUERRIERO. PERCHE’?

Il leit motiv del Presidente Biden – che tradisce l’interno affanno della corsa elettorale con Trump- é che é riuscito a creare una coalizione unitaria dei paesi occidentali, dove Trump aveva seminato sconcerto e irritazione.

E’ verosimile ma demenziale: é come se una moglie tentasse un gesto drammatico come dar fuoco alla casa per far vedere che il marito vola al suo soccorso.

L’unità politica vantata mi sembra più un assembramento di sfuggiti all’incendio, ognuno dei quali con motivazioni proprie. Più di un coro armonico, sembra un casting di cantanti, per ottenere la parte del tenore. Molti strilli e nessuna armonia, come sottolineato dal presidente ucraino più volte.

CI SARA’ LA GUERRA IN EUROPA? NON ORA.

Prima sgombriamo il campo dalle paure che legittimamente tanta cacofonia provocano in noi poveri mortali.

L’allargamento della guerra – se così si può chiamare una serie di scontri e qualche bombardamento intimidatorio che hanno provocato in un mese di scontri 500 civili morti, ossia il numero di decessi per covid del giorno 20 marzo 2020- non ci sarà.

Anche i profughi, sono in realtà emigranti che non riuscivano ad avere il visto o il ricongiungimento familiare e adesso hanno visto, vitto e alloggio a patto di piagnucolare davanti a una telecamera.

L’esodo di ucraini dalla loro sventurata patria non é da oggi e non c’é italiano che non conosca almeno un emigrato da quelle zone ormai inserito e italianizzato da anni. L’Ucraina é un paese senza lavori che non siano di sfruttamento, é al primo posto della classifica OSCE per corruzione, con, tra i “profughi democratici”, la consorte di un ex parlamentare “beccata” con ventotto milioni di dollari in contanti nelle valige dell’auto.

Le vere difficoltà incontrate sono state le prenotazioni e la scelta del paese in cui essere ospitati.

Profughi autentici, sono i cinque milioni di siriani scappati a piedi e morti di fame o per annegamento o assiderati alla frontiera della UE bloccata agli straccioni. Per essere accolto nella UE devi avere almeno gli occhi chiari. Meglio se sei anche biondo.

L’allargamento della guerra non ci sarà per quattro motivi: il primo é che l’obbiettivo primordiale della crisi é far rieleggere lo scolorito Joe Biden alle elezioni di novembre. Fu fatto un film su un tema analogo con l’Albania come teatro della sceneggiata( Sesso e Potere, film diretto da Barry Levinson del 1997).

Il SECONDO é che i bilanci della Difesa dei paesi occidentali sono si in aumento, ma non a sufficienza e non sono ancora stati impiegati e resi operativi.

TERZO.Ricordiamo che l’accordo di Monaco del 1938 tra Hitler e le potenze occidentali – mediatore Mussolini- fu fatto solo per dare tempo a 152 squadroni di ” Spitfire” di entrare in linea. Serviva un anno e in quell’anno pazientarono tutti parlando di pace, benché la guerra fosse già stata decisa e resa operativa.

Per preparare una guerra servono lustri di bilanci in crescita e anni di preparazione di quadri e truppe. Le basi USA e NATO sono pronte, gli stanziamenti sono in crescita da tre/quattro anni, manca l’entrata in linea degli F35 ( e l’addestramento), il rinnovo della linea incrociatori della Marina USA e la ristrutturazione della flotta del Pacifico che fa acqua da tutte le parti. l’impiego dei recenti stanziamenti ( basti pensare ai cento miliardi stanziati dalla Germania, il mese scorso) e il recupero dei discoli ( leggi Turchia, Pakistan), lo stimolo degli aspiranti neutrali, l’eliminazione degli oppositori interni. Senza parlare della separazione tra Cina e Russia, senza la quale ogni guerra é destinata a sanguinosi esiti.

QUARTO. Gli inglesi, fin dalla guerra anglo-boera e gli americani dal 1917, sono sempre entrati in guerra con una motivazione difensiva: sono stati attaccati per primi ed hanno reagito. In molti casi, si tratta del “metodo Milner” , dal nome dell’inventore Alfred Milner giovane governatore del sud africa,(definito da Churchill ” a man of no illusions”) di organizzare una serie di provocazioni di frontiera per spingere la vittima ( é necessario un avversario stupido, ma non mancano mai) ad attaccare per prima per neutralizzare proteste di movimenti pacifisti. ( cfr ” To end all Wars ” di Hochschild Adams, ed. New York Times). In Putin, hanno trovato una reazione iperattivo, quasi stupida, ma non abbastanza: manca il casus belli. L’Ucraina non fa parte della NATO e quindi non c’é stato attacco da cui difendersi.

Fatta pulizia dalla paura dell’allagamento della guerra, vediamo come hanno reagito i nostri governanti di fronte alla minaccia russa e a quella americana.

E’ SCATTATA LA TRAPPOLA DI TUCIDIDE

Si tratta di una espressione coniata da uno studioso americano Graham Tillet Allison Jr. nel suo libro ” Destined for war“, per descrivere il moto di preoccupazione che coglie una potenza egemone nel vedere crescere un altro stato suscettibile di soppiantarla. Una sorta di saturnismo geopolitico, ispirato dal timore.

Questa é la ratio che ispira gli Stati Uniti nei confronti della Cina e adesso anche dell’alleanza tra Stati Uniti e Cina. Quando i politologi accostano a questo terribile binomio, la Germania, il timore si trasforma in panico se non in terrore.

Da lì, nascono una serie di dichiarazioni sempre più bellicose della NATO – privata dalla implosione del patto di Varsavia della sua ragione di esistere- e il combinato disposto di una alleanza priva di scopo e di un presidente timoroso di perdere il posto diventando un ” one Term President” ha provocato un rilancio speranze di coppia di separare i componenti del pericoloso terzetto e risolvere le proprie crisi interne.

L’operazione principale, la separazione tra Cina e Russia, non é riuscita, mentre l’allontanamento tra Russia e Germania ha dato un frutto forse avvelenato: La minaccia nucleare ventilata da Putin ha prodotto uno stanziamento extra di cento miliardi di euro, una cifra suscettibile di bastare a costruire un futuro nucleare autonomo tedesco ( o a colonizzare l’Ucraina..). Dubbia anche la possibilità di rielezione di Biden dato che tradizionalmente l’elettorato USA presta maggior attenzione ai fatti economici di politica interna che a un dubbio successo di politica estera.

La martellante campagna di propaganda televisiva fatta nel nostro paese, non potrà non sortire l’effetto di un revival patriottico e la legittimazione della difesa della Patria anche da parte di un esercito di popolo che é l’antitesi del reclutamento di professionisti attualmente praticato e voluto dal nuovo presidente. Due ulteriori spinte a destra per l’elettorato.

I leaders europei , colti di sorpresa o in campagna elettorale, si sono premurati di dichiararsi solidali con l’Ucraina e col presidente americano, ma hanno organizzato un condensato di incontri: G7, NATO, UE, e non so cos’altro, nello stesso luogo e giorno in maniera da liberarsi rapidamente e tornare alle politiche individualistiche di ciascuno, rispedendo in America lo zombie.

L’unica nota un pò troppo alta é stata quella ripetutamente “guerrafondaia” di Mario Draghi, l’unico senza esercito e con un paese senza grande peso politico, ma che conosce bene la situazione finanziaria dei 27 Partners europei, ha alzato la voce in Parlamento e fuori , ha parlato coi media a nome di tutti e ha accennato a “aiuti militari” ad onta delle minacce di Putin, incrementando di 13 miliardi di euro il bilancio della Difesa.

O ha usato la crisi ucraina per posizionarsi saldamente al governo, oppure – ed é questo quel che penso- ha dato corpo alla dichiarazione fatta alla ultima conferenza stampa quando ha detto che non ha nessun bisogno che gli cerchino un lavoro e se lo sa cercare da solo: Il posto di segretario generale della NATO lo trova ben preparato e non vede l’ora di liberarsi della banda di cretini coi quali ha dovuto misurarsi finora in Italia.

Se é così, ha fatto bene. Se invece lo ha fatto per sintonizzarsi coi padroni del vapore, mi cade e lì resta.

TUCIDIDE DOVE SEI? riflessione di Massimo Morigi

PLUS CA CHANGE ET PLUS C’EST LA MEME CHOSE ECCO I NEGOZIATI IN CORSO SVELATI CON VENTI SECOLI DI ANTICIPO

Poi gli Ateniesi mossero anche contro l’isola di Melo con 30 navi loro, 6 di Chio e 2 di Lesbo: vi erano imbarcati 1200 opliti ateniesi, 300 arcieri a piedi e 20 arcieri a cavallo; inoltre, circa 1500 opliti forniti dagli alleati e dagli abitanti delle isole. 

I Meli, che sono coloni spartani, non volevano assoggettarsi, come facevano gli abitanti delle altre isole, al predominio di Atene; ma, dapprima, se ne stavano tranquilli, senza schierarsi né con gli uni né con gli altri; poi, siccome gli Ateniesi ve li costringevano tormentando il loro territorio, erano venuti a guerra aperta. Ordunque i generali ateniesi Cleomede, figlio di Licomede, e Tisia, figlio di Tisimaco, accampatisi nell’isola con le forze di cui si è parlato, prima di mettere a ferro e a fuoco il paese, mandarono un’ambasceria per intavolare trattative. 

I Meli, però, non li condussero davanti al consiglio popolare e li invitarono invece a esporre lo scopo della loro venuta alla presenza dei magistrati e dei maggiorenti. 

Allora gli inviati di Atene parlarono così: 

“Poiché non volete che noi esponiamo le nostre ragioni davanti al popolo, per timore che esso si lasci ingannare una volta che abbia sentito le nostre argomentazioni serrate, persuasive e che non ammettono replica (infatti, è per tale scopo, lo comprendiamo che ci avete condotti davanti a questo ristretto consiglio), voi che qui siete adunati garantitevi una sicurezza ancor maggiore. 

Non aspettate nemmeno voi di dare una risposta unica e conclusiva; ma vagliate ciò che noi diciamo punto per punto e replicate subito se qualche affermazione vi pare poco opportuna. E, tanto per cominciare, diteci se la nostra proposta incontra il vostro favore.”

I consiglieri dei Meli risposero così: “Sulla opportunità che i vari punti siano vicendevolmente chiariti in tutta tranquillità, non c’è nulla da obiettare sennonché, la guerra ormai è alle porte; non è solo una minaccia e questo, pare, non si accorda con quanto proponete. Noi vediamo, infatti, che siete venuti in veste di giudici di ciò che si dirà e che, alla conclusione, questo colloquio porterà a noi la guerra se com’è naturale, forti del nostro diritto, non cederemo; se invece accetteremo, avremo la schiavitù”. 

Ateniesi: “Se, dunque, siete convenuti per fare sospettose supposizioni riguardo al futuro o per altre ragioni, piuttosto che per esaminare la situazione concreta che avete sotto gli occhi e prendere una decisione che comporta la salvezza della vostra città, possiamo far punto; se, invece, quest’ultimo è lo scopo del convegno, noi siamo pronti a continuare il discorso”. 

Meli: “È naturale, e merita anche scusa, che quando ci si trova in simili frangenti si volgano parole e pensieri in mille parti: tuttavia, questa riunione ha come primo intento la salvezza: e il colloquio si svolga pure, se vi pare; nel modo da voi suggerito”. 

Ateniesi: “Da parte nostra, non faremo ricorso a frasi sonanti; non diremo fino alla noia che è giusta la nostra posizione di predominio perché abbiamo debellato i Persiani e che ora marciamo contro di voi per rintuzzare offese ricevute: discorsi lunghi e che non fanno che suscitare diffidenze. Però riteniamo che nemmeno voi vi dobbiate illudere di convincerci coi dire che non vi siete schierati al nostro fianco perché eravate coloni di Sparta e che, infine, non ci avete fatto torto alcuno. Bisogna che da una parte e dall’altra si faccia risolutamente ciò che è nella possibilità di ciascuno e che risulta da un’esatta valutazione della realtà. Poiché voi sapete tanto bene quanto noi che, nei ragionamenti umani, si tiene conto della giustizia quando la necessità incombe con pari forze su ambo le parti; in caso diverso, i più forti esercitano il loro potere e i piú deboli vi si adattano”. 

Meli: “Orbene, a nostro giudizio almeno, l’utilità stessa (poiché di utilità si deve parlare, secondo il vostro invito, rinunciando in tal modo alla giustizia) richiede che non distruggiate quello che è un bene di cui tutti possono godere; ma quando qualcuno si trova nel pericolo, non gli sia negato ciò che gli spetta ed è giusto; e anche, per quanto deboli siano le sue ragioni, possa egli trarne qualche vantaggio, convincendone gli avversari. Questa politica sarà soprattutto utile per voi, poiché, in caso di insuccesso, servirete agli altri d’esempio per l’atroce castigo”. 

Ateniesi: “Non siamo preoccupati, anche se il nostro impero dovesse crollare, per la sua fine: poiché, per i vinti, non sono tanto pericolosi i popoli avvezzi al dominio sugli altri, come ad esempio, gli Spartani (d’altra parte, ora, noi non siamo in guerra con Sparta), quanto piuttosto fanno paura i sudditi, se mai, assalendo i loro dominatori, riescano a vincerli. Ma, se è per questo, ci si lasci pure al nostro rischio. Siamo ora qui, e ve lo dimostreremo, per consolidare il nostro impero e avanzeremo proposte atte a salvare la vostra città, poiché noi vogliamo estendere il nostro dominio su di voi senza correre rischi e nello stesso tempo salvarvi dalla rovina, per l’interesse di entrambe le parti”. 

Meli: “E come potremmo avere lo stesso interesse noi a divenire schiavi e voi ad essere padroni?”. 

Ateniesi: “Poiché voi avrete interesse a fare atto di sottomissione prima di subire i più gravi malanni e noi avremo il nostro guadagno a non distruggervi completamente”. 

Meli: “Sicché non accettereste che noi fossimo, in buona pace, amici anziché nemici, conservando intatta la nostra neutralità?”. 

Ateniesi: “No, perché ci danneggia di più la vostra amicizia, che non l’ostilità aperta: quella, infatti, agli occhi dei nostri sudditi, sarebbe prova manifesta di debolezza, mentre il vostro odio sarebbe testimonianza della nostra potenza”. 

Meli: “E i vostri sudditi sono così ciechi nel valutare ciò che è giusto, da porre sullo stesso piano le città che non hanno con voi alcun legame e quelle che, per lo più vostre colonie, e alcune addirittura ribelli, sono state ridotte al dovere?”. 

Ateniesi: “Essi pensano che, tanto agli uni che agli altri, non mancano motivi plausibili per difendere la loro causa; ma ritengono che alcuni siano liberi perché sono forti e noi non li attacchiamo perché abbiamo paura. Sicché, senza contare che il nostro dominio ne risulterà più vasto, la vostra sottomissione ci procurerà maggior sicurezza; tanto più se non si potrà dire che voi, isolani e meno potenti di altri, avete resistito vittoriosamente ai padroni del mare”. 

Meli: “E con l’altra politica, non pensate di provvedere alla vostra sicurezza? Poiché voi, distogliendoci dal fare appello alla giustizia, ci volete indurre a servire alla vostra utilità, bisogna pure che noi, qui, a nostra volta, cerchiamo di persuadervi, dimostrando qual è il nostro interesse e se per caso non venga esso a coincidere anche con il vostro. Ordunque tutti quelli che ora sono neutrali non ve li renderete nemici, quando, osservando questo vostro modo di agire, si faranno la convinzione che un giorno voi andrete anche contro di loro? E in questo modo, che altro farete voi se non accrescere i nemici che già avete e trascinare al loro fianco, pur contro voglia, coloro che fino ad ora non ne avevano avuto nemmeno l’intenzione?”

Ateniesi: “No, perché non riteniamo per noi pericolosi quei popoli che abitano sul continente e che, per la libertà che godono, ci vorrà del tempo prima che facciano a noi il viso dell’armi; sono piuttosto gli abitanti delle isole che ci fanno paura; quelli che, qua e là, come voi, non sono sottomessi ad alcuno; e quelli che mal si rassegnano ormai ad una dominazione imposta dalla necessità. Costoro, infatti, molto spesso affidandosi ad inconsulte speranze, possono trascinare sé stessi in manifesti pericoli e noi con loro”. 

Meli: “Ordunque, se voi affrontate cosi gravi rischi per non perdere il vostro predominio e quelli che ormai sono vostri schiavi tanti ne affrontano per liberarsi di voi, non sarebbe una grande viltà e vergogna per noi, che siamo ancora liberi, se non tentassimo ogni via per evitare la schiavitù?”

Ateniesi: “No; almeno se voi deliberate con prudenza: poiché questa non è una gara di valore tra voi e noi, a condizione di parità, per evitare il disonore; ma si tratta, piuttosto, della vostra salvezza, perché non abbiate ad affrontare avversari che sono di voi molto più potenti”.

Meli: “Ma sappiamo pure che le vicende della guerra prendono talvolta degli sviluppi più semplici che non lasci prevedere la sproporzione di forze fra le due parti. Ad ogni modo, per noi cedere subito significa dire addio a ogni speranza: se, invece, ci affidiamo all’azione, possiamo ancora sperare che la nostra resistenza abbia successo”

 Ateniesi: “La speranza, che tanto conforta nel pericolo, a chi le affida solo il superfluo porterà magari danno, ma non completa rovina. Ma quelli che a un tratto di dado affidano tutto ciò che hanno (poiché la speranza è, per natura, prodiga) ne riconoscono la vanità solo quando il disastro è avvenuto; e, scoperto che sia il suo gioco, non resta più alcun mezzo per potersene guardare in futuro. Perciò, voi che non siete forti e avete una sola carta da giocare, non vogliate cadere in questo errore. Non fate anche voi come i più che, mentre potrebbero ancora salvarsi con mezzi umani, abbandonati sotto il peso del male i motivi naturali e concreti di sperare, fondano la loro fiducia su ragioni oscure: predizioni, vaticini, e altre cose del genere, che incoraggiano a sperare, ma poi traggono alla rovina”.

Meli: “Anche noi (e potete ben crederlo) consideriamo molto difficile cimentarci con la potenza vostra e contro la sorte, se non sarà ad entrambi ugualmente amica. Tuttavia, abbiamo ferma fiducia che, per quanto riguarda la fortuna che procede dagli dèi, non dovremmo avere la peggio, perché, fedeli alla legge divina, insorgiamo in armi contro l’ingiusto sopruso; quanto all’inferiorità delle nostre forze, ci assisterà l’alleanza di Sparta, che sarà indotta a portarci aiuto, se non altro, per il vincolo dell’origine comune e per il sentimento d’onore. Non è, dunque, al tutto priva di ragione la nostra audacia”.

Ateniesi: “Se è per la benevolenza degli dei, neppure noi abbiamo paura di essere da essi trascurati; poiché nulla noi pretendiamo, nulla facciamo che non s’accordi con quello che degli dei pensano gli uomini e che gli uomini stessi pretendono per sé. Gli dei, infatti, secondo il concetto che ne abbiamo, e gli uomini, come chiaramente si vede, tendono sempre, per necessità di natura, a dominare ovunque prevalgano per forze. Questa legge non l’abbiamo istituita noi, non siamo nemmeno stati i primi ad applicarla; così, come l’abbiamo ricevuta e come la lasceremo ai tempi futuri e per sempre, ce ne serviamo, convinti che anche voi, come gli altri, se aveste la nostra potenza, fareste altrettanto. Da parte degli dei, dunque, com’è naturale, non temiamo di essere in posizione di inferiorità rispetto a voi. Per quel che riguarda l’opinione che avete degli Spartani, e sulla quale basate la vostra fiducia che essi accorreranno in vostro aiuto per non tradire l’onore, noi vi complimentiamo per la vostra ingenuità, ma non possiamo invidiare la vostra stoltezza. Gli Spartani, infatti, quando si tratta di propri interessi e delle patrie istituzioni, sono più che mai seguaci della virtù; ma sui loro rapporti con gli altri popoli, molto ci sarebbe da dire: per riassumere in breve, si può con molta verità dichiarare che essi, più sfacciatamente di tutti i popoli che conosciamo, considerano virtù ciò che piace a loro e giustizia ciò che loro è utile: un tal modo di pensare, dunque, non s’accorda con la vostra stolta speranza di salvezza. 

Meli: Anzi, è proprio questa la ragione che ci infonde la massima fiducia in quello che è un effettivo interesse loro: non vorranno essi, tradendo i Meli che sono loro coloni, suscitare il sospetto fra i Greci amici e favorire in tal modo i loro nemici”

 Ateniesi: “Voi, dunque, non siete convinti che l’interesse di un popolo si identifica con la sua sicurezza, mentre giustizia e onestà si servono a rischio di pericoli: e questo è un coraggio che, di solito, gli Spartani assolutamente non dimostrano”.

 Meli: “Eppure noi siamo sicuri che, per la causa nostra, essi affronteranno più volentieri anche i pericoli e meno gravi li giudicheranno in confronto agli altri; perché, come campo di azione, siamo vicini al Peloponneso e, per disposizione d’animo, data la comune origine, diamo una garanzia di fedeltà maggiore degli altri”

 Ateniesi: “Non è tanto la simpatia di coloro che invocano l’aiuto che garantisce la sicurezza di chi si accinge a portarlo, quanto, piuttosto, la superiorità effettiva delle loro forze: a questo gli Spartani badano anche più degli altri (non si fidano, si vede, della propria potenza e, per marciare contro i vicini, hanno bisogno dell’appoggio di molti alleati); sicché non c’è da pensare che essi facciano uno sbarco in un’isola, quando siamo noi i padroni del mare”.

 Meli: “Potrebbero, però, incaricare altri dell’impresa: è vasto il mare di Creta, e sarà meno facile ai padroni del mare intercettare i convogli nemici, che a questi mettersi in salvo se vogliono non farsi scorgere. E se anche qui dovessero fallire, potrebbero volgersi contro il vostro paese e contro quello dei vostri alleati che non sono stati attaccati da Brasida; e così voi dovreste combattere non tanto per un paese estraneo, quanto per difendere i vostri alleati e il vostro stesso paese”

 Ateniesi: “In tal caso non si tratterebbe di una esperienza nuova, nemmeno per voi, che ben sapete come gli Ateniesi non si siano mai ritirati da alcun assedio, per paura d’altri. Osserviamo, invece, che, mentre dicevate di voler deliberare per la vostra salvezza, nulla in così lungo colloquio avete ancora detto, che possa giustificare in un popolo la fiducia e la certezza che esso verrà salvato dalla rovina: la vostra massima sicurezza è affidata a speranze che si volgono al futuro; le forze di cui al momento disponete non sono sufficienti a garantirvi la vittoria su quelle che, già ora, vi sono contrapposte. Darete, quindi, prova di grande stoltezza di mente, se anche dopo che ci avrete congedati, non prenderete qualche altra decisione che sia più saggia di queste. Poiché non dovrete lasciarvi fuorviare dal punto d’onore che tanto spesso porta gli uomini alla rovina tra pericoli inevitabili e senza gloria. Molti, infatti, che pur vedevano ancor chiaramente a quale sorte correvano, furono attirati da quello che noi chiamiamo sentimento d’onore, dalla suggestione di un nome pieno di lusinghe; sicché, soggiogati da quella parola, in effetto piombarono ad occhi aperti in mali senza rimedio, attirandosi un disonore più grave di quello che volevano fuggire, perché frutto della loro stoltezza, non imposto dalla sorte. Da questo errore voi vi guarderete, se intendete prendere una buona decisione; e converrete che non ha nulla di infamante il riconoscere la superiorità della città più potente di Grecia, che ha propositi di moderazione; diventarne alleati e tributari, conservando la sovranità nel vostro paese. Dato che vi si offre la scelta tra la guerra e la vostra sicurezza, non ostinatevi nel partito peggiore: il massimo successo arriderà sempre a quelli che si impongono a chi ha forze uguali, mentre con i più forti si comportano onorevolmente e quelli più deboli trattano con moderazione e giustizia. Riflettete, dunque, anche quando noi ci ritireremo; ripetetevi spesso che è per la patria vostra che deliberate; che la patria è una sola, e la sua sorte da una sola deliberazione sarà decisa, di salvezza o di rovina”

 Gli Ateniesi si ritirarono dalla sala del convegno; e i Meli, restati soli, constatato che il loro punto di vista rimaneva presso a poco quale l’avevano esposto, formularono questa risposta: “Noi, o Ateniesi, non la pensiamo diversamente da prima; né mai ci indurremo a privare della sua libertà, in pochi momenti, una città che ha già 700 anni di vita, ma, fidando nella buona sorte che fino ad oggi, con l’aiuto degli dei, l’ ha salvata e nell’appoggio degli uomini, specie di Sparta, faremo di tutto per conservarla. Vi proponiamo la nostra amicizia e neutralità, a patto che vi ritiriate dal nostro paese, dopo aver concluso degli accordi che diano garanzia di tutelare gli interessi di entrambe le parti”. Tale fu la risposta dei Meli; e gli Ateniesi, mettendo fine ormai al colloquio, dissero: “A quanto pare, dunque, da queste decisioni, voi siete i soli a considerare i beni futuri come più evidenti di quelli che avete davanti agli occhi; mentre con il desiderio voi vedete già tradotto in realtà ciò che ancora è incerto e oscuro. Orbene, poiché vi siete affidati agli Spartani, alla fortuna e alla speranza, e in essi avete riposto la fiducia più completa, altrettanto completa sarà pure la vostra rovina”.

 Gli inviati di Atene se ne tornarono, quindi, all’accampamento; e i generali allora, vedendo che i Meli non volevano sentir ragione, subito si accinsero ad atti di guerra, e, ripartitisi per città i vari settori, costruirono un muro tutto intorno ai nemici. Poi gli Ateniesi lasciarono in terra e sul mare un presidio formato di soldati loro e alleati; quindi, con la maggior parte delle truppe si ritirarono. La guarigione rimasta sul posto continuò l’assedio. 

Nello stesso periodo di tempo, gli Argivi fecero irruzione nel territorio di Fliunte; ma, sorpresi in un’imboscata dai Fliasii, che erano rinforzati dagli esuli di Argo, lasciarono sul terreno circa 80 uomini. 

Gli Ateniesi, rientrati da Pilo, avevano portato un ricco bottino degli Spartani; questi, però, anche così rifiutarono di rompere la tregua e far guerra aperta; tuttavia, fecero proclamare per mezzo di araldi che autorizzavano chiunque volesse dei loro a depredare gli Ateniesi;

i Corinzi per delle divergenze particolari dichiararono guerra ad Atene: tutto il resto del Peloponneso se ne stava tranquillo. 

Una notte i Meli attaccarono quella parte del muro degli Ateniesi che guardava la piazza del mercato e l’espugnarono: uccisero alcuni difensori, introdussero in città viveri e tutto quanto poterono trovare di generi utili, quindi si ritirarono e stettero all’erta. Gli Ateniesi, in seguito, provvidero a migliorare il servizio di guardia. Intanto anche l’estate volgeva al termine. 

Nell’inverno seguente gli Spartani fecero i preparativi per una irruzione nell’Argolide; ma, siccome i sacrifici fatti sui confini per il successo della spedizione non erano risultati favorevoli, si ritirarono. Gli Argivi allora, in seguito a questo tentativo, sospettarono di complicità alcuni dei loro concittadini: qualcuno fu arrestato, qualche altro si diede alla fuga. Nella stessa epoca, i Meli con un nuovo assalto espugnarono un’altra parte del muro ateniese, approfittando che le guardie non erano numerose. Ma più tardi, siccome questi tentativi si ripetevano, venne da Atene una seconda spedizione, al comando di Filocrate, figlio di Demeo; sicché, stretti ormai da un assedio molto rigoroso, ed essendosi anche inoltrato il tradimento, i Meli si arresero senza condizioni agli Ateniesi. Questi passarono per le armi tutti gli adulti caduti nelle loro mani e resero schiavi i fanciulli e le donne: quindi occuparono essi stessi l’isola e più tardi vi mandarono 500 coloni.». 

INFORMATIVA DEL GOVERNO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI SUI COSTI DELL’ENERGIA

 

e sulle misure adottate dal Governo per contrastarne gli effetti

Camera dei deputati, 22 marzo 2022

L’informativa che il Governo rende oggi alla Camera dei deputati è strutturata sui seguenti punti:

I numeri principali relativi all’evoluzione del consumo di gas italiano sono i seguenti :

  • sostanzialmente stabili negli ultimi venti anni, pari a 76 bcm (miliardi di metri cubi) nel 2021.
  • produzione nazionale di gas naturale si è ridotta, per il calo naturale dei giacimenti a l’assenza di investimenti in ricerca e produzione, da circa 15 bcm nel 2001 a circa 3 bcm nel 2021. 
  •  importazioni dalla Russia sono incrementate sia in valore assoluto che in percentuale sui consumi, dai circa 20 bcm (25% dei consumi) del 2011 ai 29 bcm del 2021 (38% dei consumi).

Dal punto di vista delle infrastrutture di importazione, l’Italia dispone di un sistema per l’approvvigionamento e il trasporto diversificato e abbastanza resiliente rispetto ad altri Stati membri UE, alimentato prevalentemente con gas prodotto all’estero e importato o trasportato via mare come Gas naturale liquefatto (GNL) e scaricato presso terminali di rigassificazione (il totale dei flussi di importazione tramite i terminali di rigassificazione ammonta al 13%, per 9,8 bcm, a fronte di una capacità massima di questi terminali di 16 bcm/ anno). Le infrastrutture di importazione principali sono:

  •  gasdotto TAG, che attraversa l’Austria, per l’importazione di gas proveniente dalla Russia attraverso l’Ucraina, che si connette alla Rete Nazionale dei Gasdotti a Tarvisio (40% dei flussi di importazione, per 29,1 bcm).
  • gasdotto TRANSITGAS, che interconnette la rete di trasporto tedesca e quella francese alla rete italiana attraverso la Svizzera (punto di ingresso di Passo Gries). (3% dei flussi di importazione, per 2,2 bcm, con una capacità massima riscontrata negli anni passati fino a 12 bcm. Il limite principale per l’incremento su questa rotta è rappresentato dal fatto che in caso di crisi il gas proveniente dal Nord Europa sarebbe utilizzato prevalentemente dagli stessi Paesi nordici).
  •  (29% dei flussi di importazione, per 21,2 bcm, con una capacità massima riscontrata negli anni passati fino a 27 bcm).
  •  con una capacità attualmente massimizzata).
  •  a tutela residuale del settore civile, e circa 12 miliardi di metri cubi sono destinati allo stoccaggio “commerciale” di gas di proprietà dei traders

Gli scenari di possibile interruzione delle forniture di gas dalla Russia pongono problemi diversi – e quindi diversi possibili rimedi – in funzione della durata dell’eventuale interruzione.

  • , a partire dal prossimo inverno, sarebbe necessario sostituire completamente 30 bcm di gas russo con altre fonti. Sebbene questo sia possibile in un orizzonte minimo di 3 anni, tramite le misure strutturali sotto descritte, per almeno i prossimi due inverni sarebbe complesso assicurare tutte le forniture al sistema italiano e occorre dotarsi di strumenti di accelerazione molto efficaci per gli investimenti che servono.

È opportuno ricordare che le problematiche di sicurezza sono da valutare sia in ‘integrale’ su base annua che tenendo conto di stagionalità ed esigenze ‘alla punta’.

Nel corso delle ultime settimane il Governo si è mobilizzato per attivare misure con impatto a breve-medio termine, anche con missioni nei Paesi produttori (Qatar, Algeria, Angola, Congo), che si stima possano portare complessivamente a ridurre la dipendenza per circa 20 bcm l’anno:

  1. . In particolare, con le infrastrutture attuali è ipotizzabile un incremento fino a 9 bcm/ anno
  2. In particolare, con le infrastrutture attuali è ipotizzabile un incremento di circa 1,5 bcm l’anno (5 mmc/ giorno) tramite interventi sulle centrali di spinta in Albania e Grecia, a patto di avere a breve tali volumi aggiuntivi dall’Azerbaijan. 
  3. a disposizione. In particolare, è ipotizzabile un maggiore utilizzo dei terminali italiani anche nei periodi dell’anno in cui tipicamente non sono utilizzati (con possibile incremento complessivo di 6 bcm/anno). Questo implica la disponibilità di GNL aggiuntiva e un migliore utilizzo dei terminali (e.g. come da recenti intese con Qatar).
  4. Per far sì che il ciclo di riempimento degli stoccaggi che si sta ora avviando in previsione del prossimo periodo invernale sia il più rapido ed efficace possibile e per garantire che le misure di risparmio di gas di cui sopra abbiano l’effetto di ottenere l’effettiva iniezione di gas in stoccaggio (altrimenti potrebbero risolversi solo in un minore import) è necessario ricorrere, attraverso strumenti regolatori, a una serie di misure che realizzino tale possibilità.
  5. previsto dal Piano di emergenza nazionale del gas per i casi di emergenza è possibile incrementare la produzione a carbone o olio per periodi definiti con risparmio di 3-4 bcm/ anno di gas naturale. Con principale riferimento ai prossimi periodi invernali, oltre le misure sopra descritte si potrebbe inoltre intervenire anche con:
  6. e di accelerazione dell’efficientamento energetico. In particolare, sono ipotizzabili misure di flessibilità sui consumi di gas (e.g. interrompibilità nel settore industriale, che però può agire per brevi periodi settimanali in caso di picchi della domanda) e sui consumi di gas del settore termoelettrico (dove pure esistono misure di riduzione del carico in modo controllato) e misure di contenimento dei consumi negli altri settori. 
  7. dal Nord Europa, per ridurre il consumo di gas del parco termoelettrico italiano.

Il Governo ha avviato una riflessione su misure strutturali per eliminare la dipendenza di importazioni dalla Russia, in linea con le proposte del pacchetto europeo in corso di finalizzazione ‘REPowerEU: Joint European Action for more affordable, secure and sustainable energy’ che includono:

  1. (dall’ottenimento delle autorizzazioni) per circa 16-24 bcm. L’aspetto critico adesso è arrivare in tempo a contrattualizzare le poche navi esistenti in grado di svolgere questo servizio, verso cui si sono diretti operatori e Governi di vari Paesi. Il MITE ha già dato a Snam l’ indirizzo per la negoziazione all’acquisto di una FSRU e al noleggio di una seconda unità, infrastrutture che saranno oggetto di un prossimo DPCM di identificazione come impianti strategici. 
  2.  In particolare, considerando gli oltre 40 GW di richieste di connessione per progetti offshore e i numerosi interventi relativi alla liberalizzazione del fotovoltaico per autoconsumo sino a 200 kW, e all’agrofotovoltaico si prevede un risparmio annuo di circa  3 bcm di gas naturale al’anno.
  • , con potenziale di circa 2,5 bcm di risparmio al 2026.
  • . In particolare, è possibile incrementare le importazioni via TAP per circa 10 bcm/ anno. Per far questo, sono necessari circa 45 mesi per incremento dei primi 2 bcm (tramite interventi in Albania) e circa 65 mesi per l’incremento di ulteriori 8 bcm (ulteriori interventi in Albania e Grecia e alcuni interventi sulla rete italiana). Ovviamente prerequisito è un accordo di fornitura di gas di lungo periodo con il Governo azero.

La tensione sui mercati ha anche determinato, dopo la forte diminuzione avvenuta nel corso del 2020, un vertiginoso aumento dei costi dell’energia:

Occorre, a questo punto, svolgere alcune considerazioni sull’andamento dei prezzi del gas e dei carburanti, in attesa di poter disporre delle correzioni alle elaborazioni dell’ISTAT.

Con riferimento al costo del gas, i dati che riporto a questa Assemblea sono quelli comunicati dall’Agenzia dei monopoli, dai quali risulta che:

Euro per mcMarzo 2021Luglio 2021Dicembre 2021Febbraio 2022
Gas naturale0,20,20,50,6
Dutch TTF0,20,41,21,6

In particolare, i prezzi del gas

I prezzi reali in importazione del gas naturale sono influenzati dalla vigenza di contratti a lungo termine (in alcuni casi pluridecennali) caratterizzati da prezzi indicizzati e da volumi di importazione modulabili.

In particolare, i prezzi dei carburanti

Per quanto riguarda i carburanti per autotrazione, analoga correlazione tra prezzi dei contratti futures e prezzi all’importazione vale per il greggio, con una sostanziale coincidenza dei due valori per il gasolio e per la benzina (seppur, in tal caso, in minor misura). Trattandosi dei due prodotti principali acquistati dai consumatori finali, oltre agli andamenti dei costi all’importazione (o alla fabbricazione), assume particolare interesse anche l’andamento del prezzo “alla pompa”, al netto delle imposte.

Rilevazione del 21/03/2022 (Media settimanale dei prezzi dal giorno 14/03/2022 a 20/03/2022).

Benzina2.137,19
Gasolio auto2.124,56
GPL876,81
Gasolio riscaldamento1.791,40

Il costo alla pompa della benzina si compone di diverse voci.

Di seguito i dati riferiti alla benzina rilevati dal MiTE il 21 marzo 2022.

La componente fiscale è tra le più alte d’Europa: pari al 52%, è composta da

  •  tassa fissa pari a 0,728 € a litro: rappresenta il 34% del prezzo alla pompa;
  •       pari al 0,386 € a litro e pari al 22% del prezzo Netto (anche detto prezzo industriale questo ultimo risultato pari a 1,023 € al litro) 

Il prezzo netto o industriale rappresenta quindi il 48% del prezzo alla pompa ed è così suddivisibile:

  • che rappresenta circa il 35% del prezzo finale ed è dato dal prezzo internazionale della benzina sul mercato PLATTS e sul quale incide anche l’effetto del cambio euro / dollaro;
  •  che rappresenta circa il 13% del prezzo finale e serve per remunerare tutti i passaggi della filiera distributiva che comprende sia spese di stoccaggio che di scorte obbligatorie, trasporto, remunerazione del gestore di distribuzione e altri oneri e tasse). Anche il costo dell’energia utilizzato della filiera incide su questo valore.

Per mitigare l’incremento del brentStati Uniti e Unione Europea hanno operato una oil release. In tale contesto, l’Italia ha aderito alla proposta, su base volontaria, di rilascio coordinato di una quota delle proprie scorte petrolifere promossa dall’Agenzia internazionale dell’Energia, con un contributo di 2,041 milioni di barili, con l’obiettivo di ridurre il picco di prezzi a cui stiamo assistendo a causa degli effetti indiretti di riduzione dell’offerta della Russia conseguenti alle sanzioni applicate a seguito dell’invasione dell’Ucraina.

Per l’Italia si tratta di circa 277.000 tonnellate di greggio che comprendono, oltre alla quantità standardstabilita per il nostro Paese, anche un ulteriore 25 per cento a copertura della quota di quei paesi che non hanno aderito. 

Inoltre, al fine di contenere l’impatto sui consumatori finali, il Governo ha attuato l’ipotesi di praticare sui carburanti un’accisa mobile, che porterà ad una riduzione per il prossimo mese di 25 centesimi di euro al litro, coperto con l’extragettito degli ultimi mesi del 2021 e dei primi mesi del 2022 (DM in corso di firma o di pubblicazione).

Il Governo e il Parlamento sono intervenuti negli ultimi trimestri per attutire l’impatto dei rincari per 29 milioni di famiglie e 6 milioni di imprese, con un mix di misure per un valore superiore a 15   miliardi di euro in tre trimestri che ARERA ha attuato per le componenti regolate e che hanno permesso di:

  •  in bolletta per tutti i clienti, anche mediante destinazione del gettito delle quote di emissione di CO2 e impiegando fondi di bilancio per finanziare oneri non afferenti al sistema energetico (decreto-legge n. 73 del 2021, decreto-legge n. 130 del 2021, decreto-legge n. 4 del 2022 e decreto-legge n. 17 del 2022).
  •  alle famiglie che versano in gravi difficoltà economiche, che in virtù del provvedimento hanno visto completamente compensato l’aumento tariffario (2,5 milioni di famiglie aventi diritto a bonus sociali elettricità e 1,54 milioni di famiglie a bonus gas) (decreto-legge n. 130 del 2021 e decreto-legge n. 17 del 2022).
  •  destinato a usi civili e industriali al 5% (decreto-legge n. 130 del 2021 e decreto-legge n. 17 del 2022).
  • sotto forma di credito di impostaa favore delle imprese energivore e delle imprese a forte consumo di gas naturale (decreto-legge n. 17 del 2022).
  • (decreto-legge n. 17 del 2022).
  • particolarmente gravate dagli aumenti dei prezzi dell’energia (decreto-legge n. 17 del 2022).
  •  con potenza superiore a 20 kW, senza intervenire sugli impianti, per così dire, “domestici” o comunque per autoproduzione di famiglie e piccole imprese, al fine di contenere la maggiore reddittività dei produttori di energia da FER. Maggiore redditività derivante dalla circostanza che, a fronte di un innalzamento del prezzo dell’energia offerta sul mercato, detti produttori, alcuni dei quali peraltro beneficiari di incentivi fissi, non hanno subito maggiori costi di produzione (decreto-legge n. 13 del 2022). In particolare, con l’ultimo decreto questa misura riguarda esclusivamente impianti pre-2010 e impianti a incentivo fisso.

In parallelo è stata avviata una discussione a livello europeo su possibili misure STRUTTURALIper contenere l’incremento dei prezzi tramite il pacchetto REPowerEU, quali ad esempio:

In questo contesto, il Governo italiano ha proposto misure strutturali che includono:

In tale contesto, si sottolinea che le misure del PNRR contribuiscono in modo strutturale alla riduzione della dipendenza energetica ed all’efficientamento del sistema (e.g. tramite l’accelerazione delle rinnovabili elettriche, il rafforzamento dell’efficientamento energetico, la diffusione del biometano).

Non si prevedono al momento ritardi rispetto al percorso stabilito. Nei prossimi giorni (5 – 10) saranno infine avviate alcune procedure importanti, tra i quali la realizzazione degli impianti di trattamento/riciclo nei settori produttivi individuati nel Piano d’azione per l’economia circolare dell’UE, che interessanofiliere energivore.

ALLA GUERRA DEI TRE REGNI, VINCE SUN TSU

SE QUALCUNO SI ILLUDEVA DI FAR SCHIERARE XI, SI E’ SBAGLIATO. COMBATTONO SOLO GLI STUPIDI.

L’impero Asburgico, oltre all’Austria e all’Ungheria, comprendeva una serie di territori e regioni che coprono le aree oggi in contenzioso tra est e ovest: Boemia, Moravia, Slovacchia,Galizia, ( oltre beninteso ai più vicini a noi : Transilvania, Slovenia, Croazia, Bosnia, Erzegovina, Croazia, Dalmazia) con non meno di dieci gruppi etnici differenti, 62 milioni di persone, unite dall’idea imperiale e gestite da dieci milioni di austriaci e otto di ungheresi.

La caduta , quasi contemporanea ( 1917 e 1918)dei due imperi -Austriaci e russi- che si contendevano il predominio in quell’area e il lungo congelamento della guerra fredda ha portato fino a noi il contenzioso che all’epoca fu risolto.

Evito di tracciare la storia dell’Ucraina sulla quale ciascuno ha le sue idee e vengo al periodo attuale.

L’ANTEFATTO

ll governo statunitense, promosso il golpe di piazza del 2014 e insediati nel nuovo governo ucraino tre cittadini stranieri, ( Natalie Jaresko, cittadina USA, al ministero delle Finanze, Aivaras Abromavicius lituano, ex dipendente del Dipartimento di stato USA, Aleksandr Kvitashvili, georgiano ( dove fu nominata ministro dell’Economia una neo laureata americana ), ritenne di aver vinto la partita in quella parte del mondo e di aver anche inibito alla Russia l’accesso al mar nero e quindi al Mediterraneo, dove avrebbe potuto contare sul solo porto di Tartous, in Siria.

Nikita Khrushev, che per tutta la carriera era stato segretario del Partito comunista ucraino ( unico stato dell’URSS, assieme alla Bielorussia, rappresentato all’ONU assieme alla Russia), in una riforma amministrativa, aveva avuto la debolezza di attribuire la Crimea e la costa adiacente, con Odessa, all’Ucraina.

Trovandosi con una flotta e senza un porto, se non Sebastopoli in affitto, Putin si riprese quel che considerava suo, limitandosi alla Crimea. Adesso , dopo otto anni di tentativi di mettere all’ordine del giorno una regolarizzazione della situazione giuridica, ha commesso l’errore di ricorrere alla forza e – peccato ancor più grave- di usarla maldestramente.

L’errore strategico commesso dal governo americano del nord, sarà ancor più gravido di conseguenze , anche se nel medio termine: una serie di paesi, a partire dall’Ucraina e passando per l’Italia, sono in questi giorni attraversati da una nuova febbre patriottica e nazionalista, destinata nel medio termine a mettere in difficoltà le strutture governative attuali favorevoli agli USA.

I CONTAGIATI

Tra i paesi più “contagiati” e pronti a rituffarsi nelle politiche da “Questione d’Oriente” in cerca di perle, La Turchia e la Germania. Due ex imperi della grande guerra, in cerca di spazi politici ed economici, ma nell’ambito del Nuovo Ordine Mondiale.

Turchia: ex impero messo in crisi dalla grande guerra, ma salvata dall’attivismo nazionalista di Mustafa Kemal. poi Ataturk, aveva avuto l’intelligenza di star fuori dal secondo conflitto e riconoscere la supremazia americana, aderendo al patto Atlantico e – grazie all’appoggio inglese- al Consiglio d’Europa.

La nuova crisi balcanica ha permesso ai turchi di lenire il vulnus della mancata accettazione in seno alla UE, ma di rientrare appieno nella politica europea e in posizione invidiabile, sia militarmente che dal punto di vista del diritto internazionale.

Il problema Turco é capire quale sia lo spazio di manovra tra i due veri belligeranti ( USA e Russia) , al fine di preservare i propri interessi con entrambi.

Intanto, ha riconosciuto l’esistenza dello stato di guerra esistente tra Russia e Ucraina e questo le dà facoltà di chiudere gli stretti ( Bosforo e Dardanelli) alle navi da guerra: misura che soddisfa la richiesta di Zelenskiy e aiuta la Russia, inibendo la flotta occidentale che si é radunata nell’Egeo che é il punto più vicino alla zona dei combattimenti.

Alle due portaerei la “Truman” USA e la ” De Gaulle” francese, ieri é partita da Taranto per aggiungersi alla squadra la ” Cavour” italiana.

Ma lo spazio politico più complesso e irto di ostacoli é certamente quello con L’Unione Europea. Due anni fa il presidente Emanuel Macron dichiarò la “morte cerebrale” della NATO e Tajip Erdogan si era distinto litigando coi greci e rifiutando di avvallare l’attacco alla Libia. Adesso si impone una scelta tra Europa e NATO e l’ago della bilancia é nelle sue mani. Vuole fonti energetiche indipendenti e un mercato per le sue imprese. Une può averle dall’occidente e l’altro da Oriente….

Germania: Anche se strumentalmente criticata dal presidente Zelenskiy per aver continuato le importazioni di gas russo e per pretesi ritardi negli aiuti, la Germania ha effettuato una inversione a 180° in materia di politiche di Difesa e il 27 febbraio scorso, il neo cancelliere Olaf Scholz dichiarava che questo attacco alle porte dell’Europa rappresenta una ” Zeitenwende” ( cambiamento di epoca) .

La sua ministra degli Esteri Annalena Baerbock, verde, confermava giunto il tempo per “cambiare atteggiamento in materia di politica estera e sicurezza”.

Il cambiamento epocale abbandona due insulsi luoghi comuni pacifisti che sostenevano che ” uno stato debole che non minaccia nessuno é al riparo da minacce” . La seconda idiozia: ” il miglior modo di sottrarsi alla minaccia nucleare é di essere privi di tali armi”. Questi i verdi tedeschi di ieri. Da noi in Italia, questi belati provengono dal Quirinale e dallo Stato Maggiore della Difesa, benché siano al governo da oltre sette anni e nella NATO da settanta.

Non é la militarizzazione che conduce alla guerra. I nostri padri antichi lo sapevano i signori che ci governano, contestano questa saggezza dettata da tremila anni di esperienza e puntano all’appiattimento acritico e servile che contraddistingue gli italiani dal 1500. La riflessione che si impone e che é dimostrata dagli eventi di marzo e dai fatti Yugoslavia e di Siria ( e del nord Corea)é un’altra: chi ha in dotazione armi nucleari é indipendente e intoccabile. Chi no, no.

La conseguenza immediata del nuovo atteggiamento tedesco, comunque, é l’allineamento del bilancio della Difesa al 2% del bilancio , ossia 75 miliardi, che porterebbero la Germania ad essere il terzo bilancio della Difesa più importante al mondo, dopo gli USA e la Cina.

Questo, senza contare i cento miliardi stanziati a un fondo ” per la difesa” non di competenza del ministero omonimo: ricostruzione dell’Ucraina o armamento nucleare? lo sapremo anche troppo presto.

L’obbiettivo strategico della Germania, é quindi l’acquisizione della posizione di primo della classe nello schieramento USA e leader regionale europeo, con tanti saluti alle chiacchiere di afd sull’autonomia decisionale tedesca, a quelle di Johnson con le sue patetiche imitazioni di Churchiill e ai capricci elettorali di Macron.

L’obbiettivo tattico, é l’acquisizione dell’Ucraina – o di quel che resterà dopo la spartizione- nella propria sfera di influenza a completamento del proprio spazio vitale.

IL CONTENZIOSO E I CONTENDENTI

La vicenda va inquadrata riportando pari pari “Le Monde Diplomatique” dello scorso mese di febbraio per la penna di David Teurtrie ( autore di un libro sul ” ritorno della potenza russa” edito da Colin) , poco prima dell’inizio dello scontro: ” Il malinteso risale al crollo del blocco comunista del 1991. Logicamente, la scomparsa del patto di Varsavia, avrebbe dovuto portare alla dissoluzione della NATO, creata per far fronte alla “minaccia sovietica” ( la Francia era d’accordo). Ma gli Stati Uniti hanno spinto allora verso l’allargamento a estdelle strutture NATO per consolidare il loro predominio in Europa.

  • Nel 99, la NATO, (sempre sotto comando statunitense) effettua il suo primo allargamento integrando Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia e annunzia il proseguimento del processo verso la frontiera sovietica.
  • Nel frattempo, la NATO, interviene militarmente e senza l’accordo del Consiglio di sicurezza dell’ONU, e questo trasforma la NATO, (organizzazione fino allora difensiva) in una alleanza offensiva, il tutto in violazione del diritto internazionale.
  • Nel 2003 L’invasione dell’Irak da parte di truppe americane ( basata su una menzogna- tutti si ricordano di Colin Powell, segretario di Stato del Presidente George Bush, brandente una falsa fiala di antrace , davanti all’assemblea ONU) , costituisce una nuova violazione del diritto internazionale, denunziata da Parigi,Berlino e Mosca congiuntamente.
  • – Negli anni seguenti, gli Stati Uniti annunciano di voler installare elementi del loro scudo antimissili in Europa dell’Est, in contrasto con l’atto fondante Russia -Nato ( firmato nel 1997) che garantiva Mosca da nuove installazioni militari permanenti occidentali. ( commento: non penso che gli americani siano pronti ad accettare una base militare russa vicina alla loro frontiera, ad esempio in Messico…)
  • Aprile 2008 Gli USA esercitano una forte pressione sugli alleati europei per approvare il desiderio di Georgia e Ucraina di far parte della NATO, mentre la maggior parte degli ucraini si dichiara, all’epoca, contraria
  • Allo stesso tempo, gli USA spingono a riconoscere l’indipendenza del Kosovo, non riconosciuto da gran perte della comunità internazionale( una ex provincia serba dell’ex Yugoslavia strappata per intervento militare NATO l’accordo del Consiglio di sicurezza ONU), il che costituisce un altra violazione del diritto internazionale, perché, all’epoca , si tratta giuridicamente, di una provincia serba ( commento: é appena il caso di ricordare che la creazione di questo stato artificiale che é il Kosovo, non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale, ha permesso agli Stati Uniti di installarvi la più grande base militare d’Europa, vicina alla Russia). Conosciamo il seguito, avendo gli occidentali aperto il vaso di Pandora dell’interventismo e della intangibilità delle frontiere sul continente europeo, la Russia, sentendosi accerchiata, interviene in Georgia nel 2008 e, poi, riconoscendo l’indipendenza dell’Ossezia del Sud e dell’Abkazia ecc.” Fine della citazione.

La Russia, vittima della sua stessa incompetenza amministrativa e giuridica ( avrebbe potuto invocare gli articoli 52 e 53 della carta delle Nazioni Unite contro il risorgere del nazismo rinunziare al diritto di veto) e con precedenti specifici in materia di soluzione violenta delle problematiche, é inciampata in una trappola ben congegnata. Pur sapendo che le potenze occidentali cercano ormai sempre di entrare in guerra con le vesti dell’aggredito, si é lanciata all’attacco, nella certezza di dover affrontare solo le sanzioni ( probabilmente previste) , ma sottovalutando il posizionamento di paese più odiato del mondo a seguito di una campagna propagandistica tempestiva ( al punto di far pensare a un preordinamento) e di una violenza verbale inusitata persino tra belligeranti.

Gli Stati Uniti, rectius, il suo governo, hanno potuto, dopo un decennio e più di isolamento politico e morale, riuscire a coagulare nuovamente il “mondo libero” e la NATO attorno a un problema percepito da tutti. Adesso si sentono ancora una volta i leaders del mondo libero e hanno anche ottenuto il sospirato stanziamento del 2% del Bilancio per la Difesa da tutti i membri NATO, perfino dall’Italia e dalla Germania che scusandosi coi suoi precedenti guerrafondai, dava finora prova di zelo risparmiando all’osso sulle spese militari.

L’Ucraina: Dotata frettolosamente, ma in anticipo, di armi anticarro autoguidate a doppia carica esplosiva e con impatto dall’alto, di nuova generazione, e di una valanga di promesse di intervento che non possono esserci, si affida ai battaglioni della milizia ausiliaria , decretati come neonazisti, ma sono almeno nazionalisti esasperati, assistiti da tecnici occidentali ed eccitati da una propaganda martellante.

Hanno preso in contropiede un esercito che immaginava di procedere a un ingresso trionfale tipo Anchluss e tentano ricatti morali e minacciano apocalissi nucleari spaventando i pantofolai dell’ovest. Solo che L’Anchluss funzionò perché Engelbert Dolfuss – il cancelliere austriaco- era stato ucciso in precedenza e la vecchia Europa stacca le sue protesi auditive e accoglie volentieri profughi.

Joe Biden Vladimir Putin,

Entrambi i duellanti hanno sperato di attrarre nella loro orbita la Cina e indurla a schierarsi in forma decisa a proprio favore. Millenni di saggezza politica del celeste impero hanno indotto il presidente Xi a rispondere con un motto di Confucio: “Chi ha messo il campanaccio all’orso, é lui che deve toglierglielo”.

Una cocente delusione per Joe Biden che vede sfumare la rielezione e un sospiro di sollievo per Vladimir Putin che adesso – libero dall’incubo dell’isolamento- potrà vendicarsi, in casa e fuori, della figuraccia che gli han fatto fare.

Se vogliono compararlo a Hitler, inizierà dalla notte dei lunghi coltelli dopo aver dimostrato che la stragrande maggioranza del popolo russo é con lui.

Dovremmo chiedergli i nomi di chi ha fatto la spia per conto dell’URSS, che Mitrokhin diede al MI6 e che il vice premier Mattarella e il generale Siracusa evitarono di andare a chiedere per non distruggere il PD, PDS, DS. Qualcosa mi dice che é pronto a darli.

LA RUSSIA SACRIFICATA ALLA… GERMANIA CHE TORNERA’ IN UCRAINA ?

TEMO CHE QUESTO POST DELL’8 MAGGIO 2014 SIA REALISTICO… VEDREMO A BREVE

Questo post é stato scritto l’8 maggio 2014 e lo trovate nell’archivio di questo blog ( scegliere l’anno e poi il mese). Purtroppo non può essere ribloggato e devo fare ” copia e incolla” per darvelo nella sua interezza, anche se preferirei che andaste a leggerlo in archivio: suona più verosimile. Data la lunghezza, ci metto qualche capolettera e alcune frasi in grassetto a scopo ornamentale. Buona lettura

“Per capire come mai la rana ucraina- un paese senza arte, parte e identità sul cui suolo passano dei gasodotti-  venga gonfiata fino all’inverosimile dai principali media del mondo e perché gli Stati Uniti premano tanto  sulla U.E. perché sanzioni la Russia inimicandosela,  bisogna fare un breve corso di storia e di geopolitica di cui anticipo le conclusioni in corsivo  per chi non avrà la pazienza di leggere l’intero testo  e   che ci porterà a constatare come la geopolitica tedesca, da Bismarck in poi, non abbia mai cambiato direzione se non durante la parentesi della costruzione europea post 1945.

 Esistono forti correnti economiche e di pensiero che pensano di cambiare registro e gli USA si preoccupano di eventuali scelte geopolitiche indipendenti tedesche.

La costruzione europea ha iniziato ad andare in crisi con le prospettive storico-politiche aperte dalla unificazione tedesca e il crollo dell’URSS; sta scricchiolando con la crisi dell’Euro e rischia il crollo definitivo alla prossima sfida. 

Una strategia geopolitica indipendente della Germania significherebbe una nuova guerra mondiale a breve.  L’Ucraina è l’offerta che gli USA fanno alla Germania per allontanare ( per dieci anni ?) il fantasma di Otto von Bismarck e del rapporto stretto con la Russia. Se l’operazione separazionenon dovesse funzionare, il mondo sarebbe in serio pericolo. Per questo ritengo che in Italia debba nascere un movimento popolare in favore della neutralità. E presto. 

Gli USA non possono tollerare una uscita della Germania dalla zona euro perché significherebbe la necessità di una nuova strategia geopolitica per la Germania  e questa non potrebbe che tendere verso una intesa russo tedesca che rivoluzionerebbe gli equilibri militari e politici del globo.  E’ intuitivo anche  che non possono lasciar crescere l’ euro perché il suo successo suonerebbe come campana a morto per il dollaro USA e la fine del ruolo degli Stati Uniti come detentore del  quasi monopolio della valuta degli scambi internazionali. 

Di qui l’urgenza assoluta per il governo Obama della conclusione del trattato TAFT che creerebbe una comunità industrial-commerciale nord atlantica rendendo impensabili e non vitali eventuali alternative.

Fatte le conclusioni, passiamo all’antefatto per i lettori più pazienti.

1) All’indomani del Congresso di Vienna ( 1815), il mondo si trovò gestito dagli alleati che avevano sconfitto Napoleone: Russia, Austria-Ungheria a est e Inghilterra e Francia a ovest.  Queste potenze pensarono di tornare a incontrarsi e scontrarsi nelle “terre di mezzo”, Italia e Germania che non rappresentavano entità geopolitiche, ma secondo l’espressione del principe di Metternich erano espressioni geografiche, divise com’erano in numerosi statarelli  neutralizzantisi a vicenda.

Le cose non tornano mai come “prima della guerra”.  Le incursioni napoleoniche  in Europa produssero movimenti nazionalistici e indipendentistici che portarono  alla unificazione di questi territori (Germania e Italia) in entrambi i casi sotto la guida dello stato più militarizzato delle rispettive regioni.

2) La Germania, diventata un impero nel 1870 dopo la sconfitta della Francia,  ebbe una economia  inizialmente equilibrata – tra la Prussia agricola e la Renania industrializzata la bilancia dei pagamenti era in equilibrio – si lanciò in una politica di espansione anche per recuperare i due secoli di ritardo nello sfruttamento delle colonie. Questo protagonismo politico alimentò il revanscismo francese, mentre il programma navale del Kaiser Guglielmo lo pose in contrasto con l’Inghilterra.  

 Le due vecchie rivali si coalizzarono ( da Fashoda in poi) e con l’alleanza tra Russia e  Francia  fissarono i chiodi della bara del Kaiser. Alfred Milner si occupò dello scoppio del conflitto e del “buon diritto” degli alleati della Intesa. La Germania non tenne conto del monito dei suoi grandi vecchi ( von Moltke ” rafforzate l’ala destra” e Bismarck ” allearsi con la Russia”) e ad onta dell’aver estromesso i russi dal conflitto con una brillante operazione di intelligence del colonnello Nicolai, perse la guerra. Era entrato in ballo un nuovo superpower: gli USA.

3) Dopo la prima guerra mondiale, che per un primo tempo sembrò aver liquidato il contenzioso franco tedesco, con l’avvento di Hitler al potere e  la scelta di una geopolitica indipendente ( La teoria dello spazio vitale) da parte del Reich (e i tentativi di entrare in possesso di porzioni di territorio ( ” dove vivevano popolazioni tedesche”) destinato dal trattato di Versailles ad altri paesi) creò la situazione di tensione ad onta dei periodici tentativi di apeasement (Locarno, Monaco). L’annunzio del patto Germano sovietico del 1939 ( il 23 agosto) precedette di poco l’arrivo della guerra ( il 3 settembre).

4) Dopo la rovinosa sconfitta del 1945 la Germania non ha più avuto intenzioni di definire una geopolitica indipendente e si è a mano a mano integrata nei dispositivi predisposti dai vincitori della guerra mondiale accettando la comunità europea,  la NATO, il Consiglio d’Europa, l’OSCE ecc.

Tutte queste organizzazioni erano state pensate per evitare che la Germania rinnovasse la sua tradizionale rivalità nei confronti della Francia creando nuove tensioni in Europa.

5) L’intesa Franco Tedesca del 1967 tra De Gaulle e Adenauer  (statisti che conoscevano le leggi della geopolitica)  condusse questi due paesi all’avanguardia in Europa. L’Italia non aderì, invitata, per non dispiacere all’Inghilterra su insistenza di La Malfa & co. che chiedevano un asse Roma-Londra.

6)Dopo la riunificazione tedesca, l’integrazione tra le economie francese e tedesca iniziò a mancare.  La Francia con forte componente agricola aveva supplito all’assenza della Prussia nel bilanciare l’ economia della Renania e le due economie vissero di concessioni reciproche, spesso a spese degli altri partner, specie mediterranei.

7)La nascita dell’Euro e della Banca Centrale Europea – costruita sul modello della Bundesbank tedesca  col solo mandato di  combattere l’inflazione – pose le basi per una crescita disuguale tra i paesi contraenti e la apodittica convinzione teologica che alle crisi economiche si deve reagire con l’austerità (non suffragata da alcun elemento scientifico) sta lavorando il fegato dei paesi mediterranei mentre la Germania ebbe tutto l’appoggio dei partners quando si trattò di riunificare i due monconi di paese dopo la caduta del muro ( 1989).

La caduta dell’URSS  prima di allora non “abbinabile” ad altri partners occidentali, ha posto la Germania di fronte allo stesso dilemma  con cui si confronta Israele: entrambi sono paesi privi di profondità territoriale e vulnerabili ad attacchi concentrici e di sorpresa.

8) Una rottura tra la Germania e i partner europei – sia politica o sia economica –  costringerebbe la Cancelliera Merkel ad una situazione da paria – come oggi il turco Erdogan – di indecisione tra una geopolitica  che guardi a est ed un aumento della immigrazione che a questi livelli sarebbe suicidaria per l’identità tedesca.

Mentre “capricci alla turca” (  come ad es la recente assegnazione del sistema difensivo missilistico  antiaereo ai cinesi, con i russi in seconda posizione) possono essere tollerati , salvo un regime change alla prima occasione, per la Germania, le sue tecnologie i suoi capitali, i suoi contatti politici, un rapporto organico con la Russia avrebbe un solo significato: relegare gli USA tra le potenze di seconda schiera e togliergli il dominio del mondo.

Logico che l’idea non piaccia agli americani, logico che vogliano opporsi in ogni modo, logico che offrano ai tedeschi l’Ucraina – in tutto o in parte – col suo serbatoio di mano d’opera, terreni agricoli e risorse boschive di grande importanza, per non parlare del vantaggio  di essere a 200km da Mosca. Questa ipotesi fa innervosire i russi e che potrebbe scavare un fossato coi tedeschi, ma per ora i russi fingono di temere l’istallazione di rampe missilistiche in Ucraina.

Per un missile avanzare di trecento Km non è nulla, per i carri armati essere a 200 Km dalla capitale è tutto. Questo dovrebbe dare da pensare agli analisti russi.

Ecco  a mio parere il perché delle pressioni USA per far schierare aspramente e personalmente la Merkel, la previa pubblica informazione che le sue comunicazioni più private erano monitorate, ecco perchè la pausa negli attacchi all’Euro.

Se la Merkel non si schiera con l’occidente e non litiga con Putin, sarà segno, per gli analisti americani, che vuole fare il Bismarck in gonnella.

Quanto a noi, nella prima guerra mondiale restammo neutrali per dieci mesi. Nella seconda restammo neutrali ( “non belligeranti”) per altri dieci mesi.  Sappiamo come è andata.       Sarebbe ora di seguire i consigli  di neutralità che all’epoca diedero Giolitti e Benedetto Croce e non di seguire quelli di un D’Annunzio lubrificato ( come Mussolini) dall’oro francese. Nel secondo conflitto, addirittura, ci tuffammo a titolo gratuito…

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KAPO’

QUANDO LA PROPAGANDA ESAGERA CON LA CREDULITA’ POPOLARE

Alcuni internauti di destra hanno diffuso una foto di Bernard Henry Levy a Odessa assieme al capo della provincia di Odessa e comandante della 28 brigata meccanizzata ( ed ex comandante del battaglione AIDAR composto da elementi nazistoidi).

Una delle foto che circolano su internet a dimostrazione della presenza di milizie carattere nazista: le bandiere NATO e la svastica abbinate nelle foto ricordo.

Reclutati in tutta Europa con lo stesso criterio con cui si reclutavano i jihadisti: toglierli dalle nostre strade.

L’accento era posto – da questi elementi di destra e solo da loro- sulla presenza del sociologo a Odessa come prova dell’aggressività della NATO. Non era stato notata l’aggressività del francese in occasione dell’attacco alla Libia?

La comunicazione é in realtà ben più sofisticata: L’accento va più correttamente posto sulla personalità di Levy quale autore del testo ” Lo spirito del Giudaismo”. Può un personaggio di tal fatta frequentare un nazista? alla risposta negativa dei più é affidata la validità dell’assoluzione del comandante Maksym Marchenko. Uno che va a spasso con BHL non può essere un nazista… e così si toglie il fastidioso sospetto di nazismo dalle spalle degli ” eroici battaglioni ” che stanno contrastando i cattivi di turno.

Nella foto a fianco , Il sociologo Bernard Henry Levy, ben scortato, che si offre per cauzionare la democraticità del “comandante Marchenko” . Resta anche il mistero di come BHL sia giunto in quella città dato che le comunicazioni aeree tra la zona dei combattimenti e l’occidente siano interrotte da giorni a causa dei bombardamenti e delle decisioni dei belligeranti. Almeno é quanto ci é stato comunicato dalla stampa.

Per BHL , nessuna meraviglia: faceva l’indicatore della polizia già tra gli studenti del maggio parigino già nel 68, ha fatto da intellettuale killer di Gheddafi per conto di Sarkozy ( ex ministro dell’interno) nel 2011 ed rieccolo a Odessa in veste di assolutore di nazisti.

LE BOMBE SULL’UCRAINA DANNEGGIANO LA NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE ?

IL MONDO VIENE DIVISO TRA CHI DOMINA IL NUCLEARE E CHI NE VIENE INIBITO

I BOMBARDAMENTI SULL’UCRAINA MINANO LE FONDAMENTA DEL TNP.

Vorrei suggerire a un nucleo di amici un tema che volI un po’ più alto delle beghe pseudo politiche o tattiche con cui ci si è gingillarti fino ad oggi.

 Il tema è il nucleare. Se al momento in cui l’Ucraina ha aderito al TNP – trattato di non proliferazione nucleare – (entrato in vigore al 1° gennaio del 1967) si fosse conservata, diciamo tre testate nucleari delle cinquemila rottamate senza condizioni, la Russia avrebbe attaccato ugualmente? 

Sono certo di no e la pensano come me un gran numero di studiosi della materia.

Questa considerazione apre il tema che vorrei popolarizzare presso tutti coloro che non vogliono essere atomizzati a loro insaputa.

Nove sono i paesi hanno la bomba: Cina, Corea del nord, Francia, India, Inghilterra, Israele, Pakistan, la Russia e gli Stati Uniti. Si ignora se anche il Sudafrica si sia conservato qualche cosa.  E fanno dieci.

Di questi paesi citati 5 (sui 191 firmatari del Trattato di non proliferazione), sono qualche modo autorizzati, perché costruirono e testarono l’ordigno prima dell’entrata in vigore del Trattato e sono tra i vincitori della Seconda guerra mondiale, nonché fondatori dell’ONU (organizzazione delle Nazioni Unite). 

Tre Stati, India, Israele, Pakistan non hanno mai firmato né concordato le loro realizzazioni nucleari, quindi non è possibile, in qualche forma, costringerli (e questa è la migliore controprova della utilità della bomba) …

L’Iran, che sembra aspirare a far parte del club atomico (ad onta di una fatwa dell’Ayatollah Rudollah Khomeini che dichiarò empio l’armamento nucleare decretato dallo Scià Reza Palhavi) viene dato per essere – da oltre venti anni- alla immediata vigilia della realizzazione, ma ormai non ci crediamo più. Non alle accuse interessate di Israele e non all’eco americana in materia.

La Corea del Nord, invece, è uscita dal Trattato (TNP) nel 2003. 

L’elenco dei paesi nucleari coincide con quello dei paesi indipendenti che nessuno aggredisce e, come direbbe un francese, pour cause. Perché in effetti, tutti temono le conseguenze devastanti di un bombardamento atomico, specialmente sulla popolazione civile.  E fintantoché resterà in auge il principio di legittimità della sovranità popolare, i civili vanno tenuti per quanto possibile al riparo dall’ombrello atomico.

La conseguenza veramente importante di questo conflitto ucraino sarà il rischio di una corsa al riarmo nucleare e il dibattito è già iniziato. 

Cominciamo già tutti a pensare che se avessimo un arsenale nucleare ci potremmo difendere senza intermediazioni – ogni giorno più dubbie – saremmo più rispettati e indipendenti nelle nostre scelte economiche e politiche.

Lo pensa certamente la Germania, che ha appena stanziato 100 miliardi di euro per un fondo per la difesa, ma non assegnato al ministero della Difesa. Dovrebbero spiegarci che ci vogliono fare. 

Anche il Giappone. Minacciato dalla Corea del Nord ma anche un po’ dalla Cina, ha sollevato il problema ripetutamente. Uno dei partner della organizzazione chiamata Five eyes, l’Australia, si è lamentato tramite la Nuova Zelanda, suo paese confinante e minore, che non riesce a ottenere un dividendo politico a fronte di un investimento comune.

 Di conseguenza, gli Stati Uniti hanno promesso di farli accedere alla tecnologia propulsiva dei sottomarini nucleari. Poi, leggendo tra le pieghe dell’accordo, si sono accorti che ci vorranno 20 anni di attesa. Senza armamento nucleare, deve essere chiaro che non c’è sicurezza. E nemmeno progressi tecnologici o energetici, visto che ci stiamo orientando verso l’energia nucleare. 

Con lo strumento del TNP, gli Stati Uniti hanno acquisito mezzo secolo di vantaggi in termini di ricerca e sperimentazione e penetrazione di mercato. Possono bastare.

Resta da sistemare l’aspetto militare della vicenda, con particolare riguardo all’Italia. 

Dato che Inghilterra, Francia e forse adesso anche Germania si saranno presto dotate di opportuni armamenti nucleari, restano gli italiani, spagnoli e turchi a dover fornire, stando a questi progetti, quella che un tempo si chiamava carne da cannone

Secondo questo schema NATO noi dovremmo fornire la truppa che va all’assalto. Alleati di prima e di seconda categoria? No grazie!

Così rischiamo di essere, marginali dal punto di vista militare e pericolanti dal punto di vista delle perdite umane.

Qualcuno potrebbe obbiettare che una offerta di protezione USA è più sostanziosa di quella rappresentata da un limitato arsenale nucleare quale quello che noi potremmo permetterci. 

Abbiamo l’esempio del Memorandum di Budapest dell’autunno 1994 stipulato tra Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Ucraina che stabiliva che ciascuno dei contraenti avrebbe evitato di usare “force or threats” contro l’Ucraina, rispettandone la sovranità e i confini.

Tutti i contraenti si impegnavano a chiedere l’intervento immediato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e non sono quelli sperati.

Vogliamo essere gli ultimi a dotarci di capacità nucleare ?  Preferiamo che siano i tedeschi ad armarsi autonomamente senza il collare europeo? Temiamo a tal punto la proliferazione quando sappiamo che l’hanno già dieci paesi di cui quattro potenziali avversari? Perché alcuni paesi possono avere armamenti nucleari e altri no? Qual è il criterio discriminante ? 

Questi sono i temi da affrontare, non commentare quattro poveracci di aspiranti impiegati RAI che fanno commenti da portierato.

LA TURCHIA VIVE UNA SECONDA GIOVINEZZA

ERDOGAN ABILE TRA USA E RUSSIA MENTRE GLI OPPOSITORI SI COALIZZANO

La notizia, soffocata dalle notizie allarmistiche di questi giorni é passata quasi inosservata, ma é di portata mediterranea, atlantica e istituzionale ad un tempo: sei partiti si sono coalizzati in una sorta di CLN contro Tajip Erdogan, ma presentandosi con un programma comune: far ritornare la Turchia ai bei tempi della instabilità, ossia alla Repubblica Parlamentare

Nella foto:da sinistra il CHP ( partito repubblicano del popolo, kemalista e socialdemocratico, già vittorioso alle elezioni municipali di Istanbul, Ankara e Smirne); il buon partito ( IYI parti, destra nazionalista); il partito della felicità ( Saadet, Conservatore); il partito Democratico ( DP centro destra); il partito democrazia e progresso ( Deva); e il partito dell’avvenire. Sono tutti già rappresentati in Parlamento.

Niente più predominio ventennale e turbolento di un presidente eletto dal popolo, ma una sapiente alternanza tra i caporioni che vedete. Dal canto suo Erdogan continua nella sua politica populista e nella disinvoltura diplomatica che lo fa desiderare da russi e americani, con la variante che ha fatto ricorso al vecchio sistema ottomano di incondizionata ammirazione per la Gran Bretagna invece che all’alleanza con la Germania che era il cavallo di battaglia dei giovani turchi. Pessimi rapporti con i tedeschi, freddi con il governo Biden, Ottimi con Johnson che fa da consigliere e sussurra alle orecchie degli americani calmandone le isterie.

L’Unione Europea, non pervenuta, ma continua a sborsare tre miliardi annui per i profughi siriani e tacere sul resto: la zona di interesse economico esclusivo di Cipro, i curdi, La Libia e il Katar. Eppure, cattivo rapporti coi tedeschi a parte, l’Italia ha ottimi rapporti commerciali e in Francia ferve il dibattito se ammettere i turchi in Europa – dove i turchi posero piede nel 1300 ( a Gallipoli)- oppure mantenere una idea medioevale del Sultanato. Solo in Francia si sono posti il problema come vedete dalla foto allegata.

Nella foto: ecco tre titoli di libri francesi dedicati al problema turco: ammettere o no, la Turchia in Europa? Michel Rocard, già ministro socialista é favorevole; in ” lettera ai turco-scettici, una serie di intellettuali turchi spiegano il punto di vista dei filo europei e la UE ha pubblicato un documento con una serie di dati in materia. Chi trova un opuscolo in italiano su questo vitale argomento, vince una bambolina di peluche.

Al posizionamento amichevole verso la nuova Inghilterra di Boris Johnson, il presidente turco ha aggiunto un pizzico di kemalismo pragmatico: Ataturk, creò un partito comunista tutto suo, annegò nel mar nero il vecchio rappresentante del Comintern e specie agli inizi fu appoggiato da Cicerin il primo ministro degli Esteri dell’URSS col quale Mustafa Kemal flirtò, ottenendone oro e armi e appoggio politico in funzione antinglese. Adesso i litigi, sempre più flebili, li fa con Biden pur ascoltando i consigli britannici in materia.

Coi russi, flemma e sorrisi assieme a una benaccetta proposta di mediazione nella vicenda ucraina, the e simpatia anche agli ucraini e si gode il suo nuovo status di potenza regionale, invano inseguito da Israele che offre anche lui i suoi buoni uffici. Ma Bennet é un parvenu, mentre lui e Vladimir Putin sono grandi amici e hanno più di un avversario in comune: hanno amici ( Iran, Pakistan, Cina, Indonesia…).

LA CRISI UCRAINA E LO SCONTRO EST-OVEST

NON E’ TRA NOI E LA RUSSIA: E’ TRA RUSSIA E STATI UNITI & INGHILTERRA E CHI DIRIGE NON SONO GLI USA

Questo é il primo documento che lo dimostra: E’ la biografia dell’uomo che ha diretto il servizio segreto inglese ( SIS secret intelligence service) durante la seconda guerra mondiale e del quale ha fatto parte dal 1915 fino alla morte. Suoi sono stati i primi tentativi di spiare i bolscevichi sfruttando il narcisismo di una cugina americana di Churchill mandata a giacere con mezzo Cremlino. Vi si trovano tutti dettagli della campagna antibolsevica degli anni 20 e 30 da cui molto ha tratto l’alleanza angloamericana anti russa contemporanea.

E’ noto come il principale strumento a disposizione dell’intelligence sia la disinformazione e questo libro, l’autore é sempre Antony Cave Brown divenuto l’efficace uomo di fiducia del MI6, ha rivelato molte delle operazioni di disinformazione fatte dagli inglesi durante la guerra compresa la massima: la gestione della rete di militari tedeschi conservatori che non volevano una guerra sui due fronti, capitanati dal generale Ludwig Beck – capo di Stato Maggiore- che iniziò a tradire per provocare una sconfitta su cui innestare il colpo di stato che doveva defenestrare Hitler. Le informazioni trapelarono tramite il Vaticano e a un negoziato partecipo il Papa in prima persona ( come Francesco in questi giorni). La cospirazione contro Putin sembra la stanca ripetizione di quegli eventi, anche nei dettagli.

I dettagli della crisi odierna Ucraina potrete trovarli digitando l’archivio de corrieredellacollera.com del mese di febbraio 2014 dove troverete almeno sette articoli che illustrano ogni antefatto inclusi i nomi dei partiti di estrema destra che, manovrando la piazza, condizionano le scelte dei governanti e i loro precedenti. Riprodurli, sia pure in parte, richiederebbe quasi la stesura di un libro. ( vedere i link allegati in fondo).

In questo post cercherò di spiegare come un’azione di intelligence ad alto respiro sia stata impostata ispirandosi all’ambizione “anni trenta” di una Inghilterra logorata da conflitti sociali interni, dalla crisi irlandese e dal sacrificio fatto di una gran parte della upper class sui campi di battaglia francesi della prima guerra mondiale, e delle ricchezze accumulate in due secoli, ma che nondimeno si impegnò a mantenere il suo impero preparandosi al nuovo conflitto con la Germania che sapeva inevitabile e che non fece nulla per evitare. Sapeva che nel nuovo conflitto avrebbe avuto necessità assoluta del serbatoio umano e finanziario costituito dagli Stati Uniti e questa fu la bussola su cui l’impero inglese diresse le proprie azioni e che tutt’ora la guida.

Per riuscirvi, accettò, facendo buon viso, di dividere con gli americani il monopolio mondiale del petrolio mesopotamico e il dominio dei mari,( da cui fu col tempo estromessa) infarcì di propri agenti di influenza( oltre 5000) gli Stati Uniti d’America riuscendo ad acquistare il NEW YORK HERALD TRIBUNE e convertire l’isolazionismo tradizionale in interventismo fervente.

A guerra iniziata, impose – con la sua superiore capacità di razionalizzazione dei rispettivi punti di vista nelle riunioni congiunte degli Stati Maggiori – le scelte strategiche fondamentali, quali la priorità assoluta della lotta sottomarina atlantica, la precedenza nella lotta alla Germania invece che al Giappone che maggiormente premeva agli americani, lo sbarco in Nord Africa prima di quello in Europa, e l’attraversamento armato dell’Italia per “asfaltarla” invece che un più razionale sbarco in Grecia per portar soccorso ai russi e unificare il fronte.

Su qualche punto dovette cedere lasciando che gli USA portassero cospicui aiuti a Stalin attraverso l’Iran ( a fine guerra oltre 8 milioni di tonnellate di armi e materiali) invece di lasciare che i sovietici si svenassero contro i tedeschi; la concessione dell’indipendenza all’India ed altri paesi collaboranti. Scelte di cui oggi c’é chi si é certamente pentito negli USA.

Dopo l’ubriacatura mediorientale USA, il residuo asset degli Agenti di influenza in America é tornato all’attacco per spingere all’interventismo un’America con tendenze isolazioniste, manovrando con maestria anche l’ultima proposta di Churchill del servizio di intercettazioni congiunte dei popoli di lingua inglese , il five eyes, domiciliandolo in Gran Bretagna con il pretesto di sottrarlo alla curiosità democratica dei magistrati USA. All’epoca il controllo sui propri cittadini essendo proibito e sanzionato severamente.

La prima mossa del piano congiunto transatlantico é stata la BREXIT per avere la mani libere rispetto alla farragine decisionale dell’Unione Europea e tornare a gestire i Dominions. Qui ha avuto la sorpresa dell’Australia che ha chiaramente scelto un legame privilegiato diretto con gli Stati Uniti, ricevendone in cambio la promessa – da adempiere in un quarto di secolo- di accedere ai segreti della propulsione nucleare sottomarina.

Il vecchio riflesso anticoloniale e antimonarchico degli USA che persino di fronte alla possibilità di riparare la famiglia reale in Canada per sottrarla a Hitler, l’invitò ad andare alle Bahamas significando che il continente americano era off limits a ogni tipo di reale, è sempre vivo

I PROTAGONISTI

cominciamo con la five eyes un ente (FVEY) senza sede e senza personale, creato nel 1943 con un accordo ufficializzato nel 1946, ma non rivelato negli scopi o nell’articolazione, meglio noto sotto il nome di UKUSA ( United Kingdom-United States Communications Intelligence Agreement), i cui contenuti sono stati rivelati il 25 giugno 2010 da un comunicato congiunto angloamericano.

Nel frattempo, furono aggregati Il Canada ( 1948) ( Australia e Nuova Zelanda (1956) e più tardi , ma senza automatismi nella trasmissione dati, altri tre paesi di pura razza sassone ( Norvegia, Danimarca e Germania Ovest) secondo i dettami del filosofo di Hitler , Rosenberg.

Solo dopo il 2016 fu aggregata ma a distanza e senza automatismi di trasmissione, la Francia verso la fine della presidenza Hollande, in premio per lo scioglimento della brigata mista franco tedesca che doveva essere il primo nucleo dell’esercito europeo, basata a Mülheim in renania. I francesi partirono dalla caserma comune senza nemmeno avvertire e Hollande si rifiutò di dare spiegazioni del mutato atteggiamento alla Merkel anche negli incontri privati. Probabilmente sapeva che erano intercettati.

A questa facciata militare ha fatto seguito Echelon , la faccia economica creata a ” protezione delle imprese americane” ( ad esclusione degli altri contraenti) che – secondo il direttore della CIA James Woolsey si trovavano esposte alla concorrenza sleale, “nei paesi in cui le mazzette sono deducibili dalle tasse”.

Gli scandali accertati a casa nostra sono sostanzialmente lo scandalo Lookeed ( azienda americana corruttrice) che compra chi doveva decidere l’acquisto degli aerei da trasporto militari C130 e la Gulf italiana ( americana anch’essa) che diede un milione di dollari al sindaco di Milano Aniasi per poter costruire una raffineria accanto alla città e mise la spesa in bilancio come ” goodwill”, deducendo l’esborso.

Adesso si pensa di associare, non con statuto pieno si intende dato che non sono bianchi, India e Giappone per monitorare la Cina – pagata a suo tempo da Kissinger perché permettesse di installare impianti di intercettazione alla frontiera russa- e vvedremo se abboccano.

Non sempre i governi partecipanti al five eyes sono partecipi consapevoli di queste iniziative.

Gough Withlam, primo ministro australiano che abolì la “White Australia policy” ( immigrazione consentita solo agli europei bianchi), che ritirò il contingente militare australiano dal Vietnam e riconobbe la Cina comunista prima degli USA, scoprì per caso l’esistenza del five eyes, nel 1973, poco prima di essere dimissionato dal governo . E rimasto col sospetto che la CIA fosse coinvolta nel ribaltone.

Grazie al software PRISM gli Stati Uniti si sono anche assicurati l’accesso ai server dei principali fornitori di servizi informatici con sede negli Stati Uniti: Microsoft, Apple, Yahoo, Google, Facebook, AOL, Paltalk, Skipe, You tube e , naturalmente Swift, di recente notorietà.

I cinque hanno anche iniziato a prendere iniziative politiche comuni, come ad esempio il boicottaggio dei giochi olimpici di Pechino e la protesta per lo status di Hong Kong, ma mentre le informazioni sono patrimonio comune, i vantaggi politici sono appannaggio dei soli Stati Uniti e la cosa ha già sollevato proteste ufficiali della Nuova Zelanda a nome di tutti. Proteste tacitate dal recente accordo UKUSAUS con l’Australia.

A questo hardware di intercettazione, si é accoppiato il sistema di decifrazione gestito dalla NSA americana e dal GCHQ britannico ( finanziato dagli USA) a cui si attribuiscono le capacità previsionali dell’Occidente, con l’inconveniente che a volte la decifrazione avviene in ritardo rispetto allo svolgersi della realtà.

Nella recente crisi ucraina la ricognizione aerea poteva conteggiare i carri armati , ma non poteva prevedere l’attacco per mercoledì…Una violazione del segreto che Sir Stewart Menzies non avrebbe mai accettato.

IL SIS( SECRET INTELLIGENCE SERVICE MI6)

Ecco la pagina 125 della biografia di Sir Stewart Menzies, quando inizia la sua scalata al vertice del servizio segreto militare organizzando ” Giganti Camping against Russia”. L’autore dimentica di chiamare URSS e la chiama col nome dell’avversario di sempre: Russia.

vi potete leggere che già nel 1919 il secret intelligence service aveva analizzato la situazione e capito che la guerra contro la Germania – lungi dall’essere conclusa- aveva una pausa al massimo ventennale. Riprese nel 1939. le varie operazioni di provocazione pensate all’epoca contro la Russia, sono state ripetute, con poche, opportune, varianti contro la Russia nuovamente divenuta una grande potenza. Illibro é stato stampato oltre trenta annida quandoil risorgere della potenza russa era impensabile: dormiva il letargo di Brezhnev.

Saltiamo a pié pari la storia avventurosa del SIS lunga tre secoli e ci focalizziamo sul post guerra fredda da cui – non va dimenticato- uscimmo grazie all’atto di resa fatto da Gorbaciov a Margaret Tatcher e non al cugino americano.

Le maglie del segreto si allentarono e scoprimmo che l’archivista del KGB, Vassilij Mitrokhin ogni sera portava a casa i documenti più importanti e per trenta anni li consegnava agli occidentali.

Mithrokin era stato reclutato dagli inglesi e pagato dagli americani, con una suddivisione di competenze che si é sempre dimostrata vincente, l’inverso o la separatezza egoista, invece, rovinosi.

Il servizio inglese , non appena liberato dalle pastoie della collaborazione intraeuropea, ha ripreso a operare nel Mediterraneo, ritornato arteria vitale del mondo, puntando a rapporti privilegiati coi due paria della UE: Italia e Turchia; sta rafforzando la capacità di intercettazione delle antenne di Cipro, ha ripreso a dialogare con l’Iran e col partito dei Mullah ( che gli americani avevano sottovalutato definendolo “a british hobby”) e ripresero le fila delle trame antirusse del XIX secolo del grande gioco.

Per un momento la situazione sembrò non mutare, per via della violentissima reazione russa in Cecenia, ma le attività nel mondo slavo si rivelarono più fruttuose, specie quando si realizzò la sinergia con i tedeschi del BND, eredi della organizzazione Gehlen che non aveva mai abbandonato i suoi contatti nell’est Europa e in Russia, trasferendoli intatti agli americani assieme a quel che restava dei cospiratori anti Hitler (Hans Speidel ) che si occuparono di ricostruire le forze armate tedesche.

Altre 240 pagine che spiegano la genesi della più delicata operazione di spionaggio iniziata sul finire della guerra mondiale. All’allora capitano James Critchfield fu affidato l’incarico di capire cosa c’era di interessante nelle dichiarazioni di un militare tedesco che proponeva agli americani di ereditare tutto l’archivio di intelligence del gruppo armate est che aveva operato sul fronte russo. La condizione era che gli alleati si prendessero anche il personale addetto e la faccenda poteva essere fraintesa.Ne nacque , dopo settimane di interrogatori, una organizzazione che stipulò un regolare contratto col governo USA e rimase operativa vino a che il governo della Germania Ovest non lo assimilò creando il nuovo servizio segreto tedesco ( BND). Tra i vantaggi per gli alleati, la selezione degli ufficiali che cospirarono contro Hitler fino a tentare di ucciderlo.Tra i contatti, Stefan Bandera e gli ucraini che si allearono coi tedeschi per combattere l’URSS. Bandera, a Monaco di Baviera, fu ucciso da un agente del KGB rimasto sconosciuto: aveva usato un getto di gas nascosto in un finto pacchetto di Lucky strike.

La collaborazione tra BND, CIA, DIA e SIS ha portato, in otto anni di contrasti e scontri, all’esasperazione dei russi e in particolare di Putin che ha svolto gran parte del suo servizio estero nella Repubblica popolare tedesca e aveva particolare conoscenza della situazione ucraina, terra d’origine della sua famiglia e scarsa esperienza operativa in territori ostili. Una combinazione fatale.Per dettagli politici sul dossier, vedere corrieredellacollera.com tra il 2 febbraio 2014 e il 3 marzo 2014 quasi cinque articoli sul tema.

UCRAINA, PRIMA PEDINA DELLA TEORIA DEL DOMINO O PROVA DI UNA NUOVA YALTA A GEOMETRIA VARIABILE? di Antonio de Martini

UCRAINA TRA USA E RUSSIA ( con Germania mezzana) : DALLA RIBELLIONE ALLA SECESSIONE A ……. di Antonio de Martini

LA SFIDA USA RUSSIA PER L’UCRAINA. INTANTO PAGANO I PAESI BRICS CON SVALUTAZIONI SELVAGGE ( Brasile, India, Cina , Sud Africa) di Antonio de Martini

LA RUSSIA RIPONDE ALL’AMERICA CON UNA PROPOSTA GLOBALE DI SFRUTTAMENTO ECONOMICO SOSTENIBILE DELL’ASIA. SEBASTOPOLI E’ ORMAI COME SAGUNTO, MA QUESTA VOLTA IO TIFO PER ANNIBALE. di Antonio de Martini

CRISI UCRAINA: IL SIGNOR WOLFOWITZ NEL PAESE DEGLI IGNORANTI HA FATTO SCUOLA . di Antonio de Martini e Massimo Morigi

ANCORA SU UCRAINA, ITALIA, STATI UNITI ( MA SCOMODIAMO CARL SCHMITT e LA GRANDE BELLEZZA. SCEGLIETE) di Antonio de Martini e Massimo Morigi

CRISI UCRAINA IN CRESCENDO PER SUPPLIRE ALLA IMPOSSIBILITA’ MILITARE DI INTERVENTO N.A.T.O. E SODDISFARE A PAROLE LA FAZIONE BELLICISTA. di Antonio de Martini

PUTIN E ZELENSKI

Destini paralleli: entrambi giunti al vertice dei rispettivi paesi in maniera fortunosa. Uno un piccolo funzionario di uno stato fallito che viene ripescato da amici pietroburghesi alla ricerca di un tipo zelante e proiettato alla guida del rinato KGB , ribattezzato FSB. L’altro, con minore anzianità di potere, recuperato da un oligarca, correligionario, Ihor Kolomoisky e tratto dalla mediocrità degli spettacoli trash (la fiction ” servitore del popolo”)alla candidatura alla presidenza, presentato come ” il candidato della pace”. Ha cercato di destreggiarsi consapevole di essere il vaso di coccio tra vasi di ferro. Illuminante la sua telefonata con Trump che gli ingiunge di condizionare i giudici (servile: ” sono con lei al 100%, anzi al 1000%”)e la sua viscida promessa lo fa ritrovare al centro della scena internazionale con minaccia di impeachment del presidente. Ma in questa crisi, scatta per entrambi la sindrome de ” IL GENERALE DELLA ROVERE”: si immedesimano nei rispettivi ruoli fino ad essere disposti al sacrificio per mantenere l’immagine conquistata fortunosamente. Mi auguro sopravvivano entrambi, ma ne dubito.

Se gli angloamericani vincono questa partita, del che dubito, sfondano l’area centrobalcanica e possono condizionare lo scacchiere incutendo timore fino alla Cina. Se vincono i Russi, la tentazione di replicare con la Romania e la Moldovia, dove i governi sono filo russi, sarà veemente. Gli inglesi, prudenti, non devono forzatamente partecipare a scontri sul continente. I tedeschi, invece, hanno stanziato cento miliardi: sono ottimisti e sperano che basteranno.

Gli italiani avrebbero potuto far leva sul magistero pontificio per dichiararsi neutrali o almeno ” non belligeranti”( tanto più che l’epicentro é in nord Europa), invece fanno affidamento sullo stellone d’Italia. Ancora una volta.