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E’ LA VALMY ASIATICA. LA CINA SI FA PORTAVOCE DI DUE TERZI DEL MONDO: DALLA RUSSIA ALL’INDIA, DALL’AZERBAJAN ALLO YEMEN.

Nel ventesimo anniversario dell’attacco all’Irak, Il Presidente cinese XI Jinping ha piazzato tre “ banderillas” sul dorso del toro americano distratto dal panno rosso: la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Iran e Arabia Saudita, la visita di Stato a Mosca ad onta del “ mandato d’arresto” CPI a Putin e la visita in Cina dell’ex presidente di Taiwan.

A conclusione, la ciliegina sulla torta : “ Nessun paese può dettare l’ordine mondiale,” vecchio o nuovo che sia. Non si poteva dir meglio.

L’annuncio della ripresa dei rapporti diplomatici tra sauditi e iraniani con la mediazione cinese, mi ha ricordato la battaglia di Valmy contro la prima coalizione.

Non successe praticamente nulla, cannoneggiamenti lontani, una scaramuccia con quattrocento morti, ma gli storici l’hanno identificata come il momento in cui la rivoluzione francese fece il suo ingresso in Europa.

Il compromesso Iran-Arabia ha identica valenza. Ha dato diritto di cittadinanza alla politica di rifiuto dell’uso della forza, alla scelta indiana della neutralità e rivitalizzato i paesi non allineati a partire dall’Azerbaijan ultima recluta. La prossima tentazione potrebbe averla la Turchia.

Con questa mossa. La Cina é comparsa sul palcoscenico del mondo mediorientale come autorevole arbitro imparziale, partner affidabile e patrono dell’idea di sicurezza collettiva. Non c’é stato bisogno di sconfessare le politiche dei vari Kerry, Bush, Obama, Clinton, Trump, Biden. A ricordarli, é rimasto solo Netanyahu, sconfessato dall’ex capo del Mossad Efraim Halevy ( su Haaretz) che propone un appeasement con l’Iran con toni che riecheggiano Kissinger.

Con la visita a Mosca XI Jinping ha delegittimato la pagliacciata della Camera Penale Internazionale, ormai specializzatasi nei mandati di arresto a carico dei nemici degli Stati Uniti ( Hissen Habré, Gheddafi, Milosevic, ) e gestita da un mercante di cavalli pakistano tipo Mahboub Ali.

Poi, con la prossima visita di dieci giorni dell’ex presidente di Taiwan, Ma Ying Jeou, ha mostrato di non aver bisogno di dar voce al cannone per affermare la consustanziazione tra l’isola e il continente e di considerare superato l’uso della forza in politica estera, inutile l’accerchiamento dell’AUKUS nel Pacifico, assennando con questo un colpo contemporaneo anche alla mania russa di imitare servilmente gli americani anche – e sopratutto- nei difetti.

Da giovedì, Putin dovrà scegliere tra l’accettazione dei dodici punti del piano di pace cinese e l’isolamento internazionale. La strategia sarà però quella cinese che considera la guerra uno strumento obsoleto e non la brutalità cosacca vista finora.

Come potrà l’ONU rifiutare il ruolo di sede arbitrale del mondo che la Cina gli offre senza squalificarsi definitivamente ? I paesi del Vicino e Medio Oriente, dopo i pesantissimi tributi di sangue pagati per decenni, sono ormai tutti consapevoli e convinti della inutilità delle guerre – dirette come con lo Yemen o per procura come con la Siria- e della cruda realtà delle rapine fatte a turno a ciascuno di loro:Iran, Irak, Libia, Siria, con la violenza e agli altri paesi dell’area con forniture , spesso inutili, a prezzi stratosferici: Katar, Arabia Saudita, o col selvaggio impadronirsi di risorse minerarie come col Sudan e la Somalia.

Certo, senza il conflitto in atto che ha predisposto alcuni schieramenti ( specie africani) e senza la capacità di mobilitazione di quindici milioni di uomini, la voce della Cina non risuonerebbe alta come rischia di accadere, ma anche con questo accorgimento, assieme alla discrezione assoluta di cui hanno goduto i colloqui di Pechino, l’effetto sarebbe minore, ma ugualmente evocativo in un mondo che non sente il bisogno di una dittatura a matrice primitiva.

Ora Biden, tra un peto e l’altro, dovrà decidersi a leggere i dodici punti di XI e smettere di litigare con Trump sul costo di una puttana, oppure affrontare il mondo intero col sostegno di Sunak e Meloni.

GEOPOLITICA DELLA GEOLOGIA SIRIANA E TURCA

DANNI E VANTAGGI OTTENUTI DAI PAESI , GOVERNI E PROFUGHI COLPITI DAL SISMA.

Tutto é stato detto e scritto sull’ondata di sofferenze e disagi abbattutisi su Turchia del sud est e Siria del Nord ovest. Ora é tempo di trarre le somme ed esaminarne gli effetti economici e politici.

Erdogan e Assad possono , nel segreto delle rispettive alcove ammettere di essere stati politicamente e militarmente miracolati: l’area colpita dalla catastrofe collima a un km presso con la zona di inaffidabilità politico-militare che li affliggeva. La Turchia vede dimezzata la zona in cui i suoi oppositori avevano la maggioranza e votavano per il leader filo curdo Demirktash e Assad ha visto colpiti quasi tutti i villaggi controllati dai jihadisti insediati nella zona di Idleb. Aleppo, la lealista, coi suoi trenta morti, é sufficientemente colpita da aver diritto agli aiuti, ma non tanto quanto i poveri villaggi dei suoi dintorni.

La campagna di relazioni pubbliche pacifiste ad oltranza fatta nell’ultimo anno ha fruttato una partecipazione planetaria di aiuti giunti persino dalla Mongolia e dal Burkina Faso.

L’impatto, a una prima valutazione, costa almeno 80 miliardi di euro di patrimonio devastato ( il 10% del PIL turco) e probabilmente si assesterà sul 15-17 % .

Quel che la stampa mondiale ha omesso di dire é che si tratta della zona più depressa del paese, dove la riforma agraria non aveva ancora prodotto effetti e nessuna area veramente produttiva é stata colpita, salvo ( immagino ma non ho notizie) l’oleodotto che sbuca ad Iskenderun (Alessandretta) nell’omonimo sangiaccato che affaccia sul golfo di Adana.

Il planetario plebiscito di solidarietà, che si é esteso fino a rivali geopolitici tradizionali come la Grecia e Israele, ha smantellato il lavorio sotterraneo dei paesi NATO che miravano da un anno a far sentire ai turchi tutta la riprovazione per le ormai frequenti prese di distanza di Erdogan e sui veti posti alla partecipazione Svedese ( meno per la finlandese) al Patto Atlantico. La proposta di blocco nelle forniture di F16 del Senatore Cruz, rimane sospesa ma imbarazza e l’uscita del segretario Generale NATO Jens Stoltenberg durante la visita ad Ankara, “ Questo é il momento di dire si alla Svezia nella NATO” é risuonato come un ululato di uno sciacallo sulle macerie di un paese.

Un altro coyote si é affacciato alla TV italiana a proposito della Siria, ventilando la possibilità che il siriano Assad possa “ sfruttare politicamente” gli aiuti dandoli prima ai suoi adepti. Ma come? Non hanno detto fino allo sfinimento che la Siria era tutta contro il regime Baathista? Sono stati smentiti da tutti i patriarchi delle chiese d’oriente che hanno invitato a togliere le sanzioni al paese. Sono almeno centomila voti alle elezioni americane.

Il ministero del tesoro USA é stato quindi costretto a emettere un nuovo regolamento che sospende per centottanta giorni ogni tipo di sanzione esistente a carico della Siria. Un’altra notizia sfuggita ai reporter senza vergogne della nostra stampa.

L’isolamento politico della Siria, ha subito anch’esso gravi danni: per la prima volta in un decennio, un aereo Saudita con venti tonnellate di aiuti é atterrato in Siria e altri ne seguiranno. Sbloccata l’Arabia Saudita, liberi tutti. La solidarietà interaraba ha fatto il resto: aiuti stanno giungendo dal piccolo e disastrato Libano, aiuti e squadre di soccorso dalla Giordania e dall’Irak si sono aggiunti alla Russia che é giunta per prima come avvenne da noi per il terremoto di Messina del 1908.

Il riavvicinamento già iniziato da tempo con la Turchia, adesso ha un terreno di sviluppo nella comune sventura. Dei nemici che hanno appoggiato l’aggressione la Siria, tre hanno smesso l’appoggio. Restano USA, UK, Francia ( che pure ha mandato una squadra) e Canada. Nemici lontani, direbbe Al Jawahyri.

Nullo “l’effetto rancore” verso i rispettivi governi delle popolazioni colpite: stavano già molto male prima del terremoto presi nella morsa della guerra e del freddo. La casa non gliela aveva distrutta il terremoto, ma i bombardamenti aerei russi e americani e israeliani. A migliaia vivevano già sotto le tende. Nelle scorse settimane avevo pubblicato sulla mia pagina facebook foto di profughi siriani minorenni in balia del gelo. Adesso hanno compagnia e qualche coperta in più. Anche per loro , in fondo, é stato un affare.

ECCO le foto di profughi minorenni che ho pubblicato su facebook nelle scorse settimane ben prima del terremoto. Come potete constatare il loro status non può che migliorare e mi ricorda qualche frase del Manzoni sulla Divina provvidenza.

LA QUESTIONE CURDA. IL SOLITO COSTOSO BAZAR?

DURA ORMAI DA OLTRE UN SECOLO E SERVE DA ALIBI AD OGNI AVVENTURA POLITICA E MILITARE NEL VICINO E MEDIO ORIENTE. ORA METTE ALLA PROVA LA STRATEGIA E COESIONE DELLA NATO

I Curdi non hanno mai avuto uno stato, perché la stragrande maggioranza non l’ha mai voluto. Non ne capiscono l’utilità e le funzioni. Vivono in clan e non vogliono padroni. Sono in gran parte nomadi e grazie al nomadismo difendono il loro stile di vita tradizionale, in questo simili agli iraniani.

Quando vessati, o ricercati dalle autorità, migrano in uno dei quattro stati di cui occupano una porzione ( Iran, Irak, Siria e Turchia). Il nomadismo e la latitanza, ne hanno spinte frazioni fin verso est – in Armenia- e ovest – in Libano.

Nessuno sa quanti siano, ma tutti si sbizzarriscono a dare i numeri che variano da 15 a 30 milioni a seconda della convenienza politica dei valutatori.

Il centro del Vicino Oriente si trova ad est della Mesopotamia, é un altopiano ed é abitato dai curdi. Vengono definiti ” una popolazione Indo europea” che vuol dire che non sono semiti come gli arabi e gli ebrei e – contrariamente agli iraniani- sono sunniti.

Quando col XIX secolo e la scoperta del petrolio gli europei iniziarono a praticare il ” divide et impera” , furono scoperti e valorizzati dai tedeschi prima ( contro gli inglesi), dai russi poi ( contro la NATO) ed infine dagli israeliani in cerca di contrappesi geopolitici agli arabi. Ma procediamo con ordine…

UN PO DI STORIA

Dai tempi di Dario e Ciro ( VIII secolo a.c.) i popoli dell’altopiano furono leali sudditi e soldati degli imperi che si sono succeduti nell’area, fino a che con la battaglia di Cialdiran ( 23 agosto 1514) che segna la massima espansione turca verso est, il territorio abitato dai curdi venne diviso in due tra gli imperi safavide e ottomano.

La situazione restò inalterata – turchi e persiani non si sono più combattuti da allora – fino alla fine della prima guerra mondiale (1918) quando le potenze vincitrici si spartirono il territorio ricco di petrolio.

Da quel momento, dopo un periodo di euforia post bellica in cui alla Società delle Nazioni si parlò di un Kurdistan indipendente, come vaticinato dai tedeschi perché si armassero contro gli inglesi che occupavano l’Iran, l’area abitata dai curdi risultò divisa in quattro: Iran, Siria e Irak – i due stati satellite di Francia e Inghilterra – e Turchia, dato che nessuno volle proseguire la guerra contro la neonata Repubblica turca di Mustafa Kemal che aveva dimostrato di voler combattere e aveva sconfitto in Anatolia greci e francesi e la cui guardia personale era composta da un battaglione curdo.

Dopo la seconda guerra mondiale, con l’ingresso della Turchia nella NATO ( a seguito della sua partecipazione nella guerra di Corea a fianco degli USA) la questione curda non si risvegliò fino a metà degli anni 80 , quando, istigati dall’URSS e in funzione anti NATO, il PKK ( partito curdo dei lavoratori) insorse in armi contro la Repubblica turca promuovendo azioni di guerriglia usando la tattica di rifugiarsi nei paesi vicini dopo le incursioni.

l più grosso sforzo per sedentarizzarli lo fece lo Scià Reza I, padre dell’ultimo regnante di Persia, ma la possibilità di spostarsi in uno dei paesi vicini, li ha sempre protetti anche contro queste “razionalizzazioni.”

I Curdi hanno combattuto contro ognuno dei paesi ospitanti, spesso contemporaneamente, finanziati da chi li combatteva in casa propria e usava a sua volta i curdi del vicino con finalità di disturbo analoghe.

Hanno preso le armi contro i turchi in Turchia (su mandato dell’URSS in funzione anti NATO), ma poi, su mandato siriano, quando la Turchia varò il grande piano agricolo dell’est costruendo molte dighe – 32 – minacciando, come poi avvenuto, di ridurre di oltre il 40% del gettito dell’Eufrate e dando il via alla crisi agricola che é stata una delle cause del conflitto in atto.

Il rapporto con gli israeliani, iniziato in funzione anti irachena ed ereditato poi dagli USA ha prodotto anche cocenti delusioni per via degli stop and go  ( specie nel 1991 e nel 2003) e dei finanziamenti a singhiozzo che seguivano l’andrivieni degli interessi USA.

Grazie alla lunghezza del conflitto siriano (per ora 12 anni) e della riluttanza israeliana e americana a intervenire direttamente con truppe proprie, una qualche stabilità di collaborazione sembra essere stata trovata, ma ha suscitato dubbi e sospetti della Turchia che dovrebbe considerare nemici i curdi del PKK e amici gli stessi guerriglieri se abbigliati come miliziani delle forze democratiche curde di indipendente siriana…  

Fino a poco tempo fa, il solo paese con cui i curdi erano in pace era l‘Iran col quale condividono anche la struttura della lingua, benché – secondo la narrativa USA- dovrebbero essere in frizione in quanto sunniti. Oggi, il 90% dei partecipanti alla recente rivolta repressa nel sangue in Iran, é risultato di etnia curda e su di essi si é abbattuta la repressione degli Ayatollah, annullando l’ultimo rifugio oltrefrontiera di cui disponevano. Incassati i quattrini degli americani e l’amnistia degli Ayatollah, non c’é ragione che la situazione non torni tranquilla.

LA SITUAZIONE OGGI

Con i turchi esiste un residuo di guerra ex URSS gestito dal PKK ( partito curdo dei lavoratori) e da Abdullah Ocalan che tutti conosciamo per essere stato consegnato ai turchi da un altro avanzo del comunismo questa volta italiano.

Coi siriani esiste uno stato di pace, di guerra e di cooperazione ad un tempo: cooperano per difendere i villaggi curdi dall’ISIS e dai turchi che cercano di penetrare in territori siriani. Cooperano anche con gli USA per mantenere viva la leggenda dell’esercito libero siriano, zeppo di curdi e carente di arabi siriani. Non si tratta di incoerenza, bensì di residui di lealtà personali acquisite negli anni dai vari capi clan. L’idea base é che gli americani vanno sfruttati, coi siriani ci si arrangia comunque. Coi turchi no.

Sui curdi rimasti sull’altopiano, troneggiano le due famiglie egemoni da sempre: i Talabani che dominano nella zona di Erbil e i Barzani  che comandano nella capitale Sulmanya.

Un tentativo di impadronirsi di Mossul (e zone petrolifere adiacenti) e zone adiacenti, fu frustrato dal nuovo esercito iracheno.

La chiave di lettura della intera vicenda  è che i curdi, in realtà detestano il centralismo e lo combattono. Loro stanno sugli altopiani e gli arabi in pianura. Perché obbedirgli? 

Noi europei, crediamo che combattano per la democrazia, sconosciuta da queste parti, e ci stanno simpatici perché le foto delle soldatesse curde sono tutte  belleSono modelle israeliane fotografate per la propaganda anti Assad pagata dallo zio Sam.

In Svezia, rifugio gradito fino a ieri anche ai turchi perché lontano, gli esuli si sono organizzati, ormai sono centomila e – grazie alle superiori capacità di empatia tipiche dei levantini – radicati anche politicamente. Da bravi mediorientali idolatrano le bionde queste li apprezzano per l’attaccamento alla prole e la notizia che la Svezia richiede di associarsi alla NATO ha scatenato la fantasia mercantile di turchi e curdi che intendono sfruttare questa opportunità per ottenere vantaggi da tutte le parti in causa facendo sospirare indefinitamente la loro approvazione gli uni e sabotandola gli altri.

In realtà, per gli USA é un fatto di coerenza della loro narrativa anti russa, ma l’apporto militare svedese (e finlandese) é certamente minore di quello turco. Militarmente i Turchi possono reggere con oltre un milione e mezzo di uomini e il controllo degli stretti, il fronte sud della NATO mentre la Svezia esce da due secoli di neutralità durante la quale ha fornito all’ONU funzionari e caschi blu in gradite zone semitropicali.

Per i russi é importante propagandisticamente che la Scandinavia resti ufficialmente neutrale anche se sanno che é schierata con l’occidente (segnatamente gli inglesi) da sempre. Sono come l’Ucraina: di fatto sono già NATO, formalmente evitano di ostentare.

Nella realtà, la vicenda é stata sottovalutata dagli Europei del Nord e gli USA, pensando che Erdogan volesse solo mercanteggiare a fini elettorali e sopravvalutata da Erdogan che deve aver deciso che era il contenzioso che gli avrebbe risolto la vita.

Avrebbe sistemato in contemporanea la vicenda degli S400 russi ( comprati, irritando gli USA, per assicurarsi la supremazia aerea), la vicenda dell’ammodernamento dell’aeronautica con gli F16, sanando le casse dello stato con Putin e assicurandosi la rielezione a maggio. La campagna elettorale USA nel 24 e il recente terremoto hanno complicato la situazione, al punto che persino il cautissimo Consiglio supremo della Difesa italiano ha recentemente emesso un comunicato chiedendo più attenzione e il rafforzamento del fianco destro ( se preferite il fronte sud) della NATO rispetto al nord pompato per ragioni di polemica anti russa.

In questa differenza di valutazione tra i due più forti eserciti dell’Alleanza Atlantica potrebbe inserirsi la Russia con, ad esempio, una donazione di dieci tonnellate annue di oro per due lustri e la fornitura semi gratuita di greggio e gas per dieci anni, in cambio di un raffreddamento – già avviato da noi – con l’occidente.

Scompaginerebbe la NATO, comprometterebbe il controllo occidentale degli stretti e del Levante, costerebbe meno di una guerra e cambierebbe la carta geopolitica del mondo, chiudendo la porta dell’Asia agli USA e aprendo quella del mediterraneo alla Russia.

LA GUERRA UCRAINA: QUANTO SARA’ LUNGA?

CHI VUOLE CHIUDERLA E CHI NO. I PRO E I CONTRO

Il mese di gennaio 2023 é stato particolarmente prolifico per la RAND Corporation sul tema della guerra ucraina. I temi sono sempre più delicati: ” OPERATIONAL IMPERATIVE” é un tentativo maldestro di indirizzare l’escalation dell’avversario verso una rappresaglia circoscritta e rivela il timore che – cercando di estendere il conflitto- si ottenga invece una escalation qualitativa verso un conflitto nucleare contro gli USA e l’altro, ” AVOIDING A LONG WAR” sembra una risposta a quanti insistono per far cessare lo scontro. La RAND insiste sui vantaggi di un prolungamento, evidentemente ignara , o noncurante, della frase di SUN ZU ” La guerra é simile al fuoco, quando si prolunga mette in pericolo chi l’ha provocato”. Al solito, trovate i link qui sotto per farvi una opinione personale leggendo i rapporti. spero di provvedere presto a una traduzione imperfetta.

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PEA1996-1.html

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PEA2510-1.html

La RAND CORPORATION , certamente a seguito delle pressioni papali ( oltre un miliardo di cattolici nel mondo e una crescente influenza sul mondo ortodosso – oltre 200 milioni di fedeli e la prospettiva di un concordato con un miliardo e quattrocento milioni di cinesi- che viene indicato con uno sbrigativo ” other western capitals” di certo non quelle che riforniscono armamenti) ha risposto a due importanti preoccupazioni del governo americano anche se presentate come una ricerca commissionata da enti non bene identificati.

La prima preoccupazione é riassumibile nel timore di una “unintended escalation” russa contro gli USA e il documento N1 ( Operational imperative) cerca di attirare l’attenzione suggerendo la stravagante ipotesi di un attacco a una base USA oltremare. Lontana dal territorio degli Stati Uniti.

Immagino che si sia trattato dei risultati del colloquio avvenuto in Turchia tra i capi dell’intelligence russo e quello americano: nessuno colpirà il territorio dell’altro per evitare “ uncontrolled escalation.” In realtà, si tratta di un tentativo di sviare una rappresaglia dagli USA e servirebbe solo a rinsaldare i paesi satelliti attorno alla nave ammiraglia in cerca di finanziamenti e protezione. Il documento dispensa infatti consigli vecchi di mezzo secolo sulla creazione di ostacoli passivi in cemento e hangar a orientamento variabile per evitare ad aerei attaccanti di colpire più mezzi con un solo passaggio aereo.

Poiché un blitz armato non potrebbe comunque sostanziarsi in un colpo mortale e definitivo, credo che i russi dovrebbero porsi come obbiettivo strategico non tanto la distruzione di beni materiali quanto la distruzione del prestigio degli Stati Uniti in misura uguale o maggiore dei colpi inferti alla Russia con gli attentati al ponte di Crimea o a basi interne al territorio moscovita in analogia all’attacco alle due torri di Manhattan ( World trade Center) dell’11 settembre 2001 effettuato da Osama Ben Laden con il solo sacrificio materiale di venti uomini.

Non vorrei passare per il basista di un’azione di questo tipo, ma se dipendesse da me, manderei un paio di navi mercantili e disarmate, cariche di cemento precompresso, nel canale di Panama all’altezza delle chiuse dove potrebbero scontrarsi o comunque autoaffondarsi bloccando il passaggio nevralgico tra le coste est ed ovest degli Stati Uniti per un tempo da definire, ma congruo.

Un tiro mancino del genere, inferto, senza sparare un colpo, creerebbe un ostacolo strategico tra la flotta Atlantica e quella del Pacifico, tra le basi di Norfolk e quella di San Diego, obbligherebbe gli Stati Maggiori a rivedere una montagna di calcoli.

Il baricentro strategico passerebbe nelle mani della Marina e costituirebbe un fiero colpo al prestigio politico e militare degli USA specie nei confronti del mondo latino americano e quello medio orientale, sensibili ai coups d’eclat dando una boccata di ossigeno agli alleati europei sottoposti finora a incessanti pressioni da uno stato maggiore che, oggi, ha come unico focus la questione ucraina e domani dovrebbe decidere come far riacquistare la flessibilità operativa strategica al suo strumento di dominio principale e con quali tempi.

Più articolato e interessante il secondo documento (avoiding a long war) col quale si vuole rispondere con argomentazioni strutturate al grido di dolore che da tante parti del mondo si alza ormai contro la guerra che ha già dimostrato di essere a lunga durata. Questo mia risposta serve a dimostrare che la risposta é meno strutturata, logica e realistica di quel che appare a una lettura superficiale o non competente.

Innanzitutto, quando si affronta un tema gremito da – lo riconosce anche la RAND- stakeholders, bisogna esaminare le posizioni e il peso di tutti. Errore grave, da matita blu, per chiunque abbia velleità di suggerire strategie globali, ignorare parti del problema sperando nessuno se ne accorga. Nel documento non si citano , nemmeno di sfuggita, la Cina e l’Unione Europea. Il termine “NATO” viene usato per mascherare le scelte degli Stati Uniti e la posizione subordinata della Unione Europea spesso citata come ” alleati”. Ma le posizioni dei vari alleati sono variegate e spesso contrastanti anche se, per ora, coperte da dichiarazioni ambigue e ringhi a mezza bocca. Mi viene a mente l’espressione “ Drowsy dog” termine con cui la NATO indicava esercitazioni improvvise fatte a mò di cani ancora sonnacchiosi ma già ringhianti.

Alcuni punti fermi condivisibili sono: il fatto che con la dichiarazione del 21 settembre e il richiamo alle armi di 300.000 uomini, Putin ha dato il segnale che la guerra si sarebbe prolungata, che i negoziati segreti tra le parti per fermarsi prima dell’irreparabile sono cessati a maggio e che il possibile fronte di guerra si estende per mille km.

A questi vanno aggiunti quattro dei cinque punti di valutazione che cito in inglese per evitare equivoci:

1possible Russian use of nuclear weapon

2Possible escalation to a Russia-NATO conflict

3Territorial control

4Duration

5War termination

COMMENTO PERSONALE

Il grosso dell’argomentazione americana del punto 1 si aggira attorno al possibile uso di armi nucleari ricorrendo alla distinzione tra armi nucleari strategiche e tattiche e il tema si confonde col punto 2 circa una possibile escalation del conflitto tra la Russia e la NATO.

Entrambe queste argomentazioni servono ad affermare l'”ubi consistam” degli USA nell’alleanza ( il nucleare) e a creare l’abitudine a considerare come luogo privilegiato del conflitto, il Continente Europeo, sviando l’attenzione dal più vulnerabile territorio americano.

La Russia ha oltre 17 milioni di chilometri quadrati di territorio e un maggior numero – rispetto agli USA- di città industriali con uno/due milioni di abitanti. Gli USA hanno metà superficie ( 9 milioni ) e quindici grandi città che costituiscono il nerbo finanziario e industriale del paese. Distrutte – in tutto o in parte- queste, degli Stati Uniti resterebbe, al più, una flotta imponente senza territorio in grado di chiamarsi Patria.

La teoria MAD ( mutually assured destruction)risale agli anni 80 ed é una teoria americana che mirava a proteggere proprietà, industrie, infrastrutture e banche private. Valutazioni non tutte valide per la Russia e certamente non valide per una Russia portata alla disperazione.

Il punto 3 “territorial control” non vale proprio la pena di soffermarcisi per la non necessità di territorio dei russi e la strumentalità delle argomentazioni moralistico-giuridiche. Nel 2012 o 13, fui in Russia e venni interpellato da un Think Tank con cui ero in rapporto, circa la possibilità di recuperare o vendere le industrie ucraine definite “improduttive e obsolete”. Risposi dicendo che il solo asset che potevano trarre era la popolazione acculturata, vista la decrescita demografica in atto in Russia. Mi pare che abbiano tratto le stesse conclusioni.

Sulle considerazioni umanitarie, giuridiche ed etiche, ripeto che non vale la pena soffermarsi data la strumentalità dell’argomento e dell’uso che se ne fa in questo documento.

Nel caso della crisi e successiva guerra di Serbia e la creazione del protettorato USA del Kosovo ( che peraltro quasi nessuno ancora riconosce come stato), gli USA si comportarono esattamente come russi con l’Ucraina, quindi considero le argomentazioni moralistiche come una boutade buona per i governanti di complemento raccattati per l’occasione: le varie Liz, Annalena, Giorgia, Sanna, Ursula Rishi e Guido il laureato.

Non riuscendo a sostenere decentemente “l’interesse degli USA” (lo definisce così il documento in più di un punto) senza mentire o omettere, gli estensori se la cavano citando una frase di Biden e prevedendo, invece di una lunga guerra, ” una durata media”.

Nei documenti Usa si evoca spesso la sostituzione di Putin al potere e mai il fatto che l’anno prossimo é un anno elettorale negli Usa e che i bookmaker danno Biden perdente netto e – altro fatto incontrovertibile- che gli apparati di sicurezza di matrice comunista non hanno mai subìto un colpo di stato ( Da Menghistu a Fidel Castro).

In tutta questa analisi, la Cina si fa finta che non esista ( mentre in caso di scambio nucleare sarebbe la sola vincitrice e in caso di scontro “tradizionale” sarebbe l’arbitro della partita) e sul finire appare il solo innegabile vantaggio per gli USA: ” Allies ( leggi EU) may further reduce Energy dependance on Russia and increase spending on their down Defence” con la spiegazione ” the trend appear to be well established already”. Già, ma vorrei chiedere “for how long” comprimeremo la domanda per far funzionare le Sanzioni alla Russia e riempire i forzieri dei petrolieri USA.

La guerra durerà fintanto che la popolazione europea non inizierà a dimostrare di essere stanca e fintanto che il Papa, forte di questo primo successo di opinione non deciderà di passare dalla predicazione all’azione, magari attraendo attorno a sé tutti gli amici della pace e usando la minaccia della scomunica ai cattolici guerrafondai: non si può servire ad un tempo Dio e Mammona. E molti dei 470 deputati europei citati da ” Avvenire” di avant’ieri che hanno respinto una mozione ” invitante alla ricerca ANCHE di una via diplomatica”sono cattolici. E anche Biden é come un Doroteo veneto dei bei tempi: é sotto elezioni.

La vera guerra sta per iniziare adesso ed é tra chi vuole l’allargamento della guerra europea e chi vuole il negoziato. E siamo la stragrande maggioranza.

CRISI IN BULGARIA: PER LA QUINTA VOLTA IN DUE ANNI ELEZIONI POLITICHE GENERALI

Rumen Radev annunzia che il 3 febbraio scioglierà il Parlamento

Tempi duri per il partito socialista bulgaro ostile a rifornire l’Ucraina di munizioni d’epoca sovietica e carburanti diesel per i mezzi corazzati. Si piazza primo alle elezioni, ma non riesce a formare un governo. Le elezioni hanno avuto luogo a aprile, luglio e settembre 2021 e a ottobre 2022. la prossima tornata é prevista per il 2 aprile 2023.

Nella foto: Rumen Radev, Presidente della Repubblica di Bulgaria, ha annunziato che scioglierà il Parlamento il prossimo 3 febbraio, per la quinta volta in due anni.

In questo lasso di tempo, il paese é stato gestito da governi interinali che hanno rifornito l’Ucraina del 40% delle munizioni ( di epoca sovietica quindi introvabili per UE e USA) impiegate in questo primo anno di guerra. Ora che l’allargamento del conflitto é una delle opzioni in ballo, si cerca di ottenere un viatico democratico per una formula di governo in grado di vantare un pedigree democratico.

La Bulgaria é – oltre all’Ucraina– anche uno dei collegamenti politici americani con la guerra di Siria, alla quale ha fornito tutto l’armamento necessario, dato che il paese dispone di una fabbrica licenziataria dei mitragliatori Khalashnikov, l’arma più diffusa del pianeta – in particolare nei paesi arabi e del terzo mondo, per la sua semplicità di impiego e manutenzione.


La manovra va letta nel quadro dell’unrest dei Balcani che si cerca di placare con operazioni “democratiche” ( anche in Romania dove sono stati licenziati i tre importanti dirigenti dei servizi segreti senza spiegazioni) e nel Balcani occidentali con le recenti dichiarazioni della premier italiana Giorgia Meloni invocante l’integrazione di Sloveni, Bosniaci, Serbi, Croati e Montenegrini nella Unione Europea.

In realtà la Serbia, considerata la pecora russa dell’area, non la vuole nessuno, anche per via della Unione doganale con la Russia che aprirebbe una via all’interscambio senza controlli tra UE e Russia.

LA DECOSTRUZIONE DELLA POTENZA GERMANICA PRESENTATA COME CRISI DELLA UNIONE EUROPEA ENTRA NELLA FASE ACUTA.

DALL’ULTIMO DECENNIO DEL 900 E PER TUTTO QUESTO QUARTO DEL NUOVO SECOLO OGNI SILURO ALL’UNIONE EUROPEA E’ STATO UN ATTACCO ALLA GERMANIA PER SCOMPAGINARNE LE ALLEANZE, LA CONSISTENZA POLITICA, ECONOMICA E FINANZIARIA E SMANTELLARNE O SVIARNE OGNI TENDENZA UNITARIA E IMPULSI DI SVILUPPO DEL NOSTRO CONTINENTE VERSO L’ASIA.

La costruzione all'”American Century” e del ” Nuovo Ordine Mondiale“, fin dal 1991 – quando George Bush gettò la maschera della democrazia per annunziare al mondo che si apriva una nuova era – Il governo degli Stati Uniti si é premurato di trasformare ogni organizzazione internazionale in coalizione militare indicando come nemico N1 del mondo civile, progressivamente personaggi e paesi satelliti, resi prima sospetti poi impopolari agli occhi della opinione mondiale fino a renderli odiati, prima di annunziare punizioni esemplari, per ordine della ” Comunità internazionale“da loro rappresentata, ed eseguita dai più zelanti tra gli alleati ” volenterosi”nel caso di dissensi in sede ONU.

La prima coalizione militare seria (l’Irak) raccolse trentun paesi, l’ultima, quest’anno, cinquantuno.

Ognuna di queste coalizioni ha indicato – in un crescendo rossiniano- un “nemico pubblico” diverso, ma il risultato dell’azione é stato sempre a favore del governo degli Stati Uniti e il costo sopportato da altri, in particolare dall’Unione Europea o alcuni dei suoi componenti.

La sequenza delle “ punizioni” esemplari iniziata – a mò di manovra a fioco realistica- con l’isoletta caraibica di Granada, é giunta al confronto col primo avversario veramente pericoloso dato l’armamento nucleare di cui dispone e il fatalismo patriottico dei suoi abitanti. La Russia.

Per raggiungere questo obbiettivo mirante all’affermazione egemonica, il governo USA non ha esitato, dopo 75 anni di pace, a portare il conflitto nel cuore dell’Europa, dopo aver promosso la “secessione” dell’Inghilterra dalla UE, incoraggiato atteggiamenti di insofferenza verso la confederazione da parte di paesi europei tradizionalmente filo britannici come la Polonia e sta correndo un rischio calcolato di una overreaction russa, ma il suo vero obbiettivo sembra essere la destrutturazione dell’impalcatura della Unione Europea a guida germanica, con l’intento di sostituirla con un’espressione geografica in grado di ospitare amichevolmente basi militari e centri di influenza economica statunitense.

A ben vedere, in effetti la Russia con un PIL di poco superiore a quello italiano, con una demografia deficitaria e permeata di una mentalità mai veramente aperta al mondo – tipica di paesi non marinari – pur disponendo di un pericoloso arsenale nucleare, rappresenta più un “ brillante secondo” degli USA ( come l’Austria-Ungheria Asburgica con la Germania guglielmina) che un competitore capace di offrire al pianeta un modello di sviluppo civile. Il primo a notare la complementarietà tra USA e URSS fu Alberto Ronchey nel 1960 in un pamphlet “ L’Orso e la Balena”.

Il continente europeo, invece é culturalmente cattolico, dispone ( con l’Euro) di una potenza finanziaria, industriale ( con brevetti e colossi tedeschi) e demografica ( 500 milioni contro 300 scarsi e disomogenei) meglio strutturata di quella statunitense ( protestante con crescente minoranza cattolica e ortodossa, col dollaro fragilizzato da crisi in successione e politicamente semi isolata con due soli partner a fedeltà inossidabile: Israele e UK).

Il vecchio continente mantiene una influenza importante sull’Africa occidentale ( tramite i residui coloniali della Francia), sta acquisendo influenza in paesi chiave come l’Egitto, la Russia o la Cina ( prevalentemente tramite l’attivismo economico tedesco) mentre l’influenza culturale e linguistica dello spagnolo, supera già nel mondo – di oltre cinquanta milioni- la diffusione della lingua inglese, tallonata dalla francofonia (300 milioni).

La rinascita economica e industriale cinese pur realizzata con capitali anglosassoni e per altri fini non si é limitata a fungere da “fabbrica dell’occidente”, ma si é lanciata in autonomia sui mercati mondiali ridando centralità globale al Mediterraneo a scapito delle rotte atlantiche e dei porti protestanti come Anversa, Rotterdam, Londra, Amburgo (insomma la vecchia lega anseatica).

Il travaso migratorio dal Messico verso gli USA – altro indotto della strategia americana di utilizzo di mano d’opera a basso costo per massimizzare il profitto- minaccia di trasformare stati decisivi dell’Unione come la California e il Texas in stati di lingua spagnola (già oggi é la seconda lingua e la segnaletica stradale si é adeguata).

Nessuna meraviglia se gli Stati Uniti minacciati di perdere l’egemonia mondiale per mano del principale alleato, invidiati e imitati dall’Asia in crescita e sfruttati dagli alleati minori, abbiano sentito la necessità di articolare una strategia di blocco per gli europei, di sottomissione dei russi e di intimidazione dei cinesi: accerchiando la Cina e minacciando ( con basi, alleanze e pirateria) le sue rotte commerciali autonome, disarticolando la UE e avviando la sottomissione dei russi mediante la vecchia “ Strategia Schulenburg”( 1941-44) di muovere guerra alla Russia utilizzando altri russi.

Nei tre documenti qui illustrati, tutti ordinati alla Rand Corporation dallo Stato Maggiore USA nel 2019, si esaminano rispettivamente i punti suscettibili di provocare “la Russia di Putin” ( in 27 pagine), la strategia russa ( chiamata Russian subversion9 , in 31 pagine ed infine il documento strategico ” Extending Russia” di 325 pagine che illustra la strategia per far dilatare le spese del governo russo costretto ad aumentare a dismisura il budget della Difesa ed ogni altra uscita per far fronte alla competizione con l’Occidente. Chi volesse leggerli per intero può accedere coi link che seguono.

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PE338.html

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PE331.html

https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR3063.html

La unica differenza, in una politica estera sostanzialmente impersonale e costante, tra Biden e Trump consiste nell’approccio soft verso la Russia e hard verso la Cina di quest’ultimo, mentre Biden ha scelto l’inverso.

LA POSIZIONE ITALIANA

L’Italia si trova a dover scegliere tra questi due corni del dilemma assistendo impotente alla disarticolazione della costruzione europea di Schuman, Adenauer e De Gasperi, sovente tradita da tutti i successori e in particolare quelli che si sono succeduti in questo ultimo decennio che, per salvare il predominio dei paesi del nord nelle sedi brussellesi, hanno recentemente allargato i cordoni della borsa ai paesi latini e Mediterranei – in primis Italia e Spagna- rovesciando ogni loro dogma economico e finanziario, visto che l’esperimento greco di soffocamento non fu conclusivo. La soluzione per i paesi latini ( Francia, Italia e Spagna) e non solo per l’Italia, é a mio avviso solo la ricostruzione paziente dell’edificio europeo con baricentro mediterraneo, riducendo l’influenza dei paesi del nord – segnatamente quella germanica nel suo stesso interesse- alcuni dei quali succubi dell’influenza statunitense per via della paura della Russia contro la quale vengono sistematicamente aizzati.

I fondi utilizzati per acquisire il consenso dei paesi mediterranei e la lunga lotta per ottenerli non devono ingannarci: la dimensione moderna dell’azione politica globale é una dimensione continentale e la conduzione dell’Europa da parte dei paesi del nord – anche se si é trattato di uno stile di guida gradito agli anglosassoni – si é rivelato fallimentare sul piano della coesione, velleitario sul piano delle ambizioni e servile sul piano del rapporto con USA e Gran Bretagna.

Un deciso aumento della influenza dei paesi latini mediterranei sarebbe nell’interesse di tutti i paesi appartenenti alla odierna UE a condizione che l’Unione futura integri i suoi rapporti storici, politici ed economici con l’Egitto e il Maghreb (indispensabile piedistallo della futura Unione che aggiungerebbe alla comunità 250 milioni di abitanti come promesso a Barcellona 2000, anno in cui ci impegnammo ad abbattere le barriere doganali col nord Africa e non ne facemmo nulla.

LA POSIZIONE FRANCESE

Appesantita da un passato coloniale che avvelena i suoi rapporti in particolare con l’Algeria che ebbe a combattere una guerra di indipendenza di otto anni col solo aiuto di Enrico Mattei, la Francia solo ieri é stata invitata dal Burkina Faso a ritirare la sue truppe ( impegnate nella operazione ” sabre“) dal paese entro trenta giorni ed a cambiare l’ambasciatore dichiarato persona non grata.

Lo scorso anno la Francia é stata ricusata anche dal Mali e posto fine alla operazione ” Barkane” e “Serval” per gestire la quale aveva chiesto anche l’aiuto italiano e tedesco. Anche i rapporti con la Costa d’Avorio hanno conosciuto momenti migliori. Anche per la Francia, l’avvenire é rappresentato dall’Europa mediterranea , ma incontra dalla fine del mandato di Jacques Chirac un terzetto di presidenti devoti alla causa atlantica ( Sarkozy, Hollande, Macron) che hanno sabotato, l’uno il processo di integrazione appoggiando l’impresa cinica USA contro il parere italiano e tedesco ( e turco), l’altro ha smembrato la costituzione della brigata franco tedesca intesa come embrione delle nuove forze armate d’Europa e quest’ultimo la stessa coesione nazionale, anche se intuisce la necessità di una intesa con Italia e Spagna ogni volta che nota segni di disinteresse americano verso la politica e le iniziative francesi.

LA POSIZIONE TEDESCA

Sconfitta a due riprese da coalizioni euro russe e frustrata nelle sue ambizioni, la Germania ha seguito, in questo dopoguerra, la via della crescita economica sfruttando come vantaggio di non aver avuto spese militari significative fino a ieri. Gli Stati Uniti, resisi conto della peculiarità hanno cercato di ridurre la loro presenza militare schierata a protezione del territorio tedesco. Ma, Non potendo rifiutare la riunificazione e la competizione o il processo di unificazione del Continente, hanno accentuato la sorveglianza giungendo fino a intercettare la cancelliera Merkel che flirtava con la Russia e con la Cina, contrastare l’egemonia francese ( e la penetrazione dei missionari cattolici) in Africa e assestare una stangata anche all’Italia con la svalutazione nel 1992 della lira al 27% stimolata da un finanziere USA, agente americano per poi proseguire, senza riguardi per l’alleato, la distruzione dei mercati libico, siriano e iraniano di cui il nostro paese era il primo fornitore.

La Germania é stata dissuasa dall’investire in Algeria 500 miliardi per creare un hub energetico europeo di energia solare poco dopo l’accordo con gli algerini; dall’accentuare i rapporti economici e gli investimenti in Russia ( seguendo l’insegnamento di Bismarck) e il fatto che in un cellulare made in China il numero di brevetti utilizzati sia al 40% paritariamente tedesco e americano, non ha migliorato i rapporti, così come il suo rifiuto ufficiale a partecipare all’avventura libica (che ha impedito una partecipazione ufficiale NATO) non hanno migliorato la situazione che é definitivamente peggiorata alla notizia della plusvalenza di 500 miliardi ottenuta in un solo anno nell’interscambio coi cinesi.

La prospettiva di una intesa russo tedesca che relegherebbe gli Stati Uniti in una posizione di subordinazione insopportabile, ha deciso gli USA a iniziare una proxy war in Europa contro la Russia, per costringere gli alleati a decidere da che parte stare. Mai avevano gli USA avuto tanti alleati, ma mai tanto svogliati. Irrilevante il fatto che sia stata la Russia a prendere l’iniziativa (e il doc N1 pubblicato sopra “what provokes Putin’s Russia” del gennaio 2020 lo dimostra). Il conflitto ucraino ottiene di innescare la crisi russa, obbliga all’inimicizia euro russa, spinge i cinesi alla cautela per non perdere gli ingentissimi investimenti americani, rilancia le forniture militari a paesi fino ad oggi virtualmente armati ( Italia, Germania e Giappone) e crea una ennesima frattura tra i fautori europei di un riarmo offensivo degli ucraini e gli scettici.

La Germania non ha detto che non voleva fornire i carri armati LEOPARD2 agli ucraini: ha detto che lo vuol fare ” un giorno dopo che gli USA avranno fornito i ben più adatti ABRAMS ( questo i media non lo hanno riferito) statunitensi: sono cioè maturi per una associazione con gli altri europei su base paritaria piuttosto che continuare a subire l’hubris yankee.

Non approfittarne sarebbe un peccato.

L’EMBARGO SULL’ORO CONTRO LA RUSSIA MOSTRA IL COSTANTE OBBIETTIVO DEGLI USA NELLE GUERRE DEL DECENNIO: PROTEGGERE IL DOLLARO ” INTERNAZIONALE”.

PER CAPIRE QUALE SIA LA POSTA IN GIOCO, SERVE SAPERE LA STORIA DEL RAPPORTO TRA L’ORO E LA CARTA MONETA. ECCOLA.


Da un trentennio circa, l’oro sta riprendendo il ruolo che ha avuto negli ultimi settemila anni, ad eccezione dell’ultima metà del XX secolo, ossia dal 1945 ( accordi di Bretton Woods) alla prima guerra del golfo.

Il problema e’ che l’oro, oltre ad essere tesaurizzato dai privati per la sua ” eterna immutabilità’ ” ha anche un ruolo importante nella geopolitica e la corsa dei governi all’accaparramento delle riserve auree, ha sempre coinciso con vigilie di guerra.


Conoscerne la storia, controllarne le evoluzioni del prezzo , le scoperte di nuovi giacimenti, individuare i protagonisti del mercato mondiale, sono tutti aspetti dell’analisi strategica indispensabile a capire se la nostra generazione conoscerà’ un’ altra inutile strage di dimensioni mondiali. L’ho scritto nel 2013 ( ” tutto l’oro lingotto per lingotto” e lo confermano i fatti).

ECCO QUALCHE ELEMENTO STORICO INDISPENSABILE PER FARSI UN’IDEA.

I primi a fondere l’oro separandolo da altri elementi, furono gli Egizi, mentre i primi a impiegarlo per fare gioielli, furono i mesopotamici. La prima moneta , diciamo cosi’ a corso legale, la conio’ il re di Lidia Creso.

Si tratta insomma di una scoperta del Vicino Oriente e il recente embargo sull’oro, ha posto un’altra pietra sulla tomba dei rapporti tra USA e l’area MENA ( Middle East and North Africa).
La Serenissima, al suo apogeo, diffuse oltre 1.200.000 Ducati di oro. insomma tutte le civiltà’ prevalentemente mercantili lo usarono come moneta, mentre quelle militari cercarono di appropriarsene senza tanti complimenti.

L’Inghilterra del XIII secolo mise a punto il primo sistema di garanzia con la punzonatura, segno che c’erano tentativi di sostituzione truffaldina.
Spagna e Portogallo si impadronirono dell’oro e dell’argento esportando, in cambio, la democrazia dell’epoca ossia la ” vera religione” e l’ America Latina ne sa qualcosa.
La corsa all’oro della California e quella del Sud Africa sono fin troppo note.
E’ la Germania di Bismarck che vara nel 1871 i criteri della moneta aurea che rimasero in vigore in Europa fino alla fine del 1900.
Trovato dagli inglesi il modo per certificare l’oro , si crearono mille sistemi per evitare o limitare la cessione a terzi. Il primo grande esperimento fu quello di uno scozzese a nome John Law, in Francia, che riuscì, per un periodo, a sostituire le monete d’oro con una rappresentazione cartacea. Il suo fallimento non fece desistere e col tempo i vari stati riuscirono a imporre una certa misura di circolazione cartacea, pur non proibendo quella aurea o argentea ( Newton si era nel frattempo anche occupato di indagare sul rapporto oro- argento e fu il primo direttore della Banca d’Inghilterra e si applicò alla chimica della trasmutazione del piombo in oro).

Dopo il fallimento di John Law, non se ne parlò per lungo tempo, ma, nel 1865 , per agevolare gli scambi, Francia, Italia, Belgio e Svizzera formarono L’Unione Monetaria Latina che fisso’ il valore della moneta nazionale a 4,5 grammi di argento e 0,290322 grammi d’oro.

A questa regola si e’ attenuta la sola Svizzera fino al settembre 1936, anno in cui fu costretta alla unica svalutazione avuta, a causa degli effetti della grande depressione del 1929.
Gli USA stabiliscono all’epoca con l’Emergency Banking Relief Act ( 5 aprile 1933) , la confisca di tutto l’oro detenuto dai privati al prezzo di 20,67 dollari l’oncia.
Ecco il Testo:” To authorize the secretary of the Treasury to order any individual or organization in the United States to deliver any gold that they possess or have in custody of, to the Treasury in return for any form of coin or currency, coined or issued under the laws of the United States.”
(Questa legge e’ rimasta in vigore fino al 1975.).
Spossessati dell’oro da F. D. Roosevelt i soli americani, vinta la seconda guerra mondiale, il suo successore, Harry Truman passo’ al resto del mondo.
Dopo la guerra mondiale, infatti , nasce- tra il 1 e il 22 luglio 1944- il sistema detto di Bretton Woods ( dalla localita’ del New Hampshire dove avvenne la dichiarazione) in base al quale il dollaro USA sostituisce l’oro quale moneta per le transazioni internazionali, fissando Il rapporto di cambio a 35 dollari per ogni oncia ( 33 grammi circa).

In pratica, tutte le monete si impegnavano a mantenere la parità col dollaro e questo si impegnava a mantenere costante il rapporto tra dollaro e oro.
Lo garantiva lo zio Sam che ci aveva liberato e stava per avere l’Atomica. La proposta alternativa di creare una moneta virtuale ( il BANCOR) fatta da Meynard Keynes, non passò.

Forte della credibilità di chi aveva vinto la guerra, il tesoro USA iniziò a stampare dollari senza controllo e senza senso del limite.
Contestato, teoricamente dall’economista francese Jacques Rueff e nella pratica dal Presidente Charles De Gaulle che presento’ a due riprese una cifra di dollari al cambio, il sistema, perse migliaia di tonnellate di oro onorando l’impegno, corse ai ripari.

In pericolo per aver stampato montagne di dollari in eccesso, il governo USA e reagì’: il giorno di ferragosto 1971, a mercati chiusi, il Presidente americano Richard Nixon dichiaro’ la non convertibilità’ del dollaro in oro. Il re si era denudato, ma tutti distolsero lo sguardo. Gli organi ausiliari del sistema Bretton Woods ( Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, restarono in funzione anche dopo il fallimento della iniziativa.


Da allora il dollaro scende tranne che nei periodi in cui abbiamo avuto rischi di guerra, con la sola eccezione della “operazione Libia”.
Per anni , tutti hanno fatto finta di non vedere per non affrontare i complessissimi problemi che comporterebbero un tracollo del dollaro USA o la ricerca di un nuovo equilibrio internazionale che tenga conto della inverosimile quantità di dollari stampati senza copertura aurea o di altro tipo.

Chi tra i responsabili dei paesi produttori di materie prime ha tentato di farsi pagare in oro (Saddam Hussein, Muammar Gheddafi, l’Iran) é stato etichettato come terrorista e antidemocratico, provvisto di armi di distruzione di massa ed é stato privato del potere o della vita o di entrambi.
Adesso siamo arrivati al dunque dato che chi ha fatto propria la proposta é la Russia che le armi nucleari le ha davvero.

Esistono due alternative: stampare dollari ( e euro) a iosa e affrontare una iperinflazione che dia moneta alla economia reale ( operai-industrie) oppure riequilibrare l’economia con una politica di deflazione ( lasciando la scarsità’ di moneta) che significa ” lacrime, sangue e disoccupazione” come hanno già’ visto i giovani spagnoli, i pensionati greci e i disoccupati tedeschi.
Restare nel limbo della non scelta, crea la situazione detta STAGFLAZIONE ossia la somma di questi due mali. Con Silvio Berlusconi eravamo agli albori di questa situazione di non scelta.
Con Mario Monti avemmo l’ intenzione – presto abbandonata- di scegliere di proposito la deflazione ( tra gli applausi del sindacato e della sinistra!).

Con Mario Draghi alla Banca Centrale Europea, scegliemmo ( la prima persona plurale é tanto per dire) l’Iperinflazione. Draghi, presentato come ” il salvatore dell’Euro, aveva in realtà abbracciato la politica monetaria statunitense, con la variante che stampò moneta ” whatever it takes” per salvare il sistema bancario europeo e poco o nulla giunse fino alle imprese, al punto che minacciò di adottare l'” Helicopter money” ossia distribuire indiscriminatamente i finanziamenti da un elicottero pur di farli arrivare agli operatori dell’economia reale.

Poi, – dopo la pandemia, enormi prestiti furono decisi dalla Commissione Europea a favore degli stati e della loro ristrutturazione interna, ma sempre senza riuscire, fino ad oggi, almeno per l’Italia, a far giungere i fondi all’economia reale.

Ora, dopo aver fatto dilagare la carta moneta, per gli USA diventa imperativo bloccare l’oro, la moneta di sempre che specie i paesi BRICS preferiscono per millenaria cultura e per antiamericanismo più o meno di fresca data.

QUANTO ORO C’E’, CHI LO HA , DOVE STA, CHI LO USA.

Poiché l’oro e’ indistruttibile, abbiamo quello scavato nel corso dei tempi che e’ valutato a circa 150.000 tonnellate. Oltre il 65% di questo, e’ stato estratto nelle Americhe.
Di 15.000 tonnellate di questo minerale, nel corso della storia, si sono perse le tracce.
Queste valutazioni sono del WGC (World Gold Council), che sta all’industria estrattiva dell’oro come l’OPEC sta a quella del petrolio.

L’ente, privato, ha 22 membri che rappresentano circa il 60% della produzione – quattro sono solo associati – e benché la maggioranza dei soci sia canadese, la sede centrale e’ a Londra. Non esistono fonti alternative che forniscano dati sull’oro.

Ancor oggi, il prezzo di borsa dell’oro viene definito a Londra alla banca Rothshild, ogni mattina alle ore 10.
Il grosso dell’oro del mondo , e’ in mano a privati sotto forma di gioielli( 64.700 tonnellate); 35.600 tonnellate sono depositate presso le banche centrali( record 2021 da trenta anni a questa parte); 22.700 sono in mano a ” investitori” e 15.400 sono utilizzate dalla industria ( oggi specie elettronica).

L’oro meglio calcolato e’ quello in mano alle banche centrali.

LA TOP FIVE DELLA CLASSIFICA DISPONE DEL 63% DEL TOTALE DELLE RISERVE E L’ITALIA FA PARTE DELLA CLASSIFICA.
Gli USA dichiarano di detenere 8133 tonnellate presso la Federal Reserve .
La BUNDESBANK. 3140 tonnellate
IL FMI 2814 tonnellate
BANKITALIA. 2410 tonnellate
BANQUE DE FRANCE 2435 tonnellate
I dati sono del 2011 e la proprietà dell’oro italiano é stata pasticciata da Ciampi a seguito della privatizzazione delle banche intestatarie del metallo, ma é indubbio che si tratti di un patrimonio nazionale intoccabile.

Poiché il Fondo Monetario Internazionale e’ un ente multinazionale possiamo dire che abbiamo la terza o quarta riserva aurea del mondo, superiore a Francia, Inghilterra e a tutti gli altri paesi della UE, eccezion fatta della Germania.
Nel 2010, su un totale di 4.108 tonnellate entrate in circolazione, l’utilizzo e’ stato il seguente: il 50% e’ finito nel mercato della gioielleria ; il 24% su quello dei lingotti e monete di conio; il 9% all’industria elettronica, il 2 rispettivamente alle protesi dentarie e a ” industrie diverse”. Un 15% viene dichiarato come ” investimenti” senza specificare ulteriormente.
Con l’aumento del prezzo, da anni in crescita costante, alcune filiere e miniere sono nuovamente redditizie e la prospezione e’ cominciata o ricominciata un po’ dappertutto, con particolare riferimento al Klondike, alla Turchia ed al Sudan.

In testa alla classifica mondiale 2010 degli utilizzatori, troviamo un paese che commosse, nei primi anni sessanta, l’Italia intera che partecipo’ alla prima colletta nazionale, rimasta famosa anche per l’ottimo esito economico: l’ India che, sempre secondo il WGC , ha acquistato oltre mille tonnellate e seguita a quota settecento tonnellate dalla Cina, dagli USA con 238 la Germania con 146, la Turchia con 122 che batte la Svizzera con 104 , il Vietnam con 82 che sopravanza l’Arabia Saudita con 79.

I rapporti di acquisto restano più o meno costanti con i paesi asiatici in costante crescita.
Basta questa statistica per rendersi conto che non tutte le informazioni provenienti dai media siano attendibilissime e come la decisione USA di mettere al bando l’import del prezioso metallo non gli abbia fatto acquisire nuovi amici.
Il primo venditore di oro al mondo e’ il mercato di Zurigo anche se il primo esportatore al mondo é la Russia.

Come risposta alla proposta ( ai paesi BRICS più Argentina e Iran) russa di creare una moneta internazionale di riferimento alternativa al dollaro, gli USA hanno risposto con questa messa in guardia: se comprate oro dai russi per creare questa moneta, siete nostri nemici. E’ chiaro che i paesi europei che hanno adottato il Quantitative Easying ( QE), sono ormai legati alla soluzione USA quali che siano i costi.

L’oro intanto rischia di superare i 2000 dollari l’oncia e la Russia ha fissato la sua nuova parità a 5000 rubli il grammo . La vera guerra é questa.

ERDOGAN SCEGLIE L’INGHILTERRA COME ALLEATO PREFERENZIALE E SI APRE NUOVI SPAZI POLITICI E INDUSTRIALI IN ASIA E AFRICA.

E’ l’INTERMEDIARIO IDEALE E DISCRETO CON CUI L’U.K. VUOLE TORNARE A EST DI SUEZ E A OVEST DEL CAIRO.

Mentre in Europa si chiacchiera e si affidano gli Affari Esteri a giovanotti di pessime speranze, l’Inghilterra si muove con fulminea rapidità e , forte dell’esperienza politica e diplomatica che nessuno ha più su entrambe le sponde dell’Atlantico avendo bruciato ogni classe dirigente degna di nota, Boris Johnson ha evidentemente offerto al governo USA la propria capacità relazionale coi fratelli Mussulmani e il mondo ” east of Suez” – dal quale il laburista Wilson si era ritratto per lasciare il posto agli USA – per fungere da sub appaltatore delle ambizioni americane. E da bravo Robinson Crusoe, si é trovato il suo Venerdì.

Liberatosi delle pastoie della Unione Europea, ha ripreso i contatti privilegiati, mai interrotti, con l’ex “Zona di libero scambio” (che, come associazione, ha continuato ad esistere con sede in Svizzera) e ha ripreso i legami tra i servizi di intelligence che non aveva mai abbandonato dagli anni trenta quando mise a punto una rete di servizi di intelligence in funzione anti hitleriana per ordine di Chamberlain.

La richiesta di adesione alla NATO della Svezia ( e del suo stato vassallo Finlandia) sono state il primo visibile – anche se non confessato- frutto della nuova cooperazione USA-UK, dopo l’alleanza con l’Australia cui hanno promesso la tecnologia nucleare; La virulenza del danese segretario Generale NATO Jens Stoltenberg é spiegabile con questa stessa ottica, come l’evidente impegno diretto inglese nella guerra ucraina

La Turchia di Erdogan é passata, causa la storica ammirazione ( anche di Ataturk) per gli inglesi, da “rascal” dell’alleanza a brillante diplomatico che surroga l’Inghilterra ovunque questa scandalizzerebbe per la sua disinvoltura antieuropea: in Libia, in Katar, In Nigeria, in un periplo africano completo che come risultato ha portato una fase di unrest solo nei paesi francofoni. E noi ci vediamo solo un venditore di tappeti…

Le minacce a Cipro e alla Grecia sono un ricordo, con Israele é pace fatta, le limitazioni poste all’export di armi e tecnologie dall’Inghilterra sono state completamente tolte ( il che equivale alla fine dell’embargo USA…) , il ricordo delle guerre fatte assieme agli inglesi contro gli Zar , rivive e il presidente Biden può guardare più serenamente alle elezioni di mezzo termine se riuscirà a far reggere Zelenski fino a novembre e a smantellare i bastioni del neutralismo nordico per portarli nella NATO che acquisterà più armi con riduzione degli esborsi USA….

Le obiezioni turche all’adesione degli scandinavi verrà presto presentata come ” un alleggerimento del fianco destro dell’alleanza” e conseguente alleggerimento della pressione russa al sud grazie al nuovo ipotetico fronte.

I curdi verranno barattati per la quarta volta in nome degli interessi superiori dell’alleanza e anche per riallacciare al meglio il rapporto con il regime di Teheran..

Intanto il partito dei Mullah, che gli americani definivano sprezzantemente ” a british hobby” sembra essere diventato utile come la rocca di Gibilterra che Churchill rinfacciò a Roosevelt in risposta alla critica fatta agli inglesi di volersi impossessare di isolette e basi un pò dappertutto.

La stampa iraniana ha già abbassato i toni con i British. Alla fine, tutto torna utile.

Dell’acquisto del sistema d’arma S400 ( non 300 come si ostina a dire il corrispondente del TG1 da Mosca)si vedrà il bicchiere mezzo pieno ( studiare la tecnologia), Ankara non rientrerà nel programma F35 che ha bisogno di clienti e la Svezia ha aerei suoi SAAB…., perché Erdogan ha ambiziosi progetti per la costruzione di un aereo militare tutto turco da vendere da Islamabad a Doha e, perché no? a Teheran e ai mullah che con gli inglesi hanno avuto sempre ottimi rapporti finanziari.

Se fossi in Leonardo, ( Augusta Westland) mi preoccuperei per le sorti della Joint Venture con la Westland che potrebbe ambire a mercati ben più vasti.

La Turchia ritornerebbe al suo ruolo storico di protettrice del mondo sunnita ( e questo include anche l’Africa francofona).

Intanto la pacifica Costa d’Avorio e il Ghana attraverso i suoi presidenti improvvisamente affratellati dalle visite di Erdogan, ( Nana Akupo Asso e Alassan Guattara) hanno scoperto di produrre il 60% del cacao del mondo e vorrebbero raddoppiare il prezzo di 2600 a tonnellata ( che sarebbe comunque inferiore a quanto gli europei pagano la Cina di circa 7000 a tonnellata). Devono essere stati informati dall’intelligence della Costa d’Avorio che, come noto, ha ottimi agenti in Cina. Come gli inglesi.

Hakan Fidan, capo del servizio segreto turco: Erdogan gli deve la vita essendo colui che ha monitorato e sventato il tentativo di colpo di stato del luglio 2016. E’ diventato deputato senza lasciare l’incarico al servizio e si dice che potrebbe succedere al presidente. quando sarà il momento. Sulla parete del suo ufficio troneggia la foto di Mustafa Kemal a testimonianza della continuità nazionale e di destino dei turchi.

I protestanti della Nigeria che non sopportano di dover dipendere da una Vescova ufficialmente lesbica americana, preferiscono una interlocuzione mediata da Machos turchi per affinità culturale e i 17 milioni di protestanti tornerebbero a dialogare con gli anglicani.

Questo nuovo posizionamento spiegherebbe l’acrimonia del presidente Emmanuel Macron nei confronti della Turchia che lo ha sostituito nel cuore della anziana regina, e la conseguente strategia dell’amicizia nei nostri confronti per non essere del tutto espulsi dal Mediterraneo dopo il fiasco libanese e quello siriano.

LE FALSE INFORMAZIONI E LE CONTINUE VISITE DEI GOVERNANTI ” AMICI” A KIEV RINCUORANO I MORITURI MA ALLUNGANO INUTILMENTE I TEMPI DELLA GUERRA.

UN ESEMPIO ECLATANTE E MOLTO GETTONATO E’ LA BATTAGLIA DEL GRANO. LEGGERE PER CREDERE.

Non un giornalista che controlli le notizie. Non un politico che si renda conto che le sue “visite al fronte” servono unicamente a far resistere gli ucraini alla paura e alla sofferenza e consentire forniture in esenzione delle regole d’appalto per quaranta miliardi USA e quasi altrettanti Europei.

Prendiamo in esame, oggi, le balle sull’approvvigionamento di dei poveri africani e mediorientali.

La prima balla è che il grano americano e canadese è insufficiente, la seconda e che il mercato africano e mediorientale è un mercato già divenuto americano dato che il grano made in USA gode di sovvenzioni doppie rispetto a quello prodotto in Europa ed è ultraconcorrenziale.

La terza balla è che l’Ucraina è il maggior produttore mondiale di grano e più in generale cereali.

Messe assieme , si crea la grande crisi alimentare mondiale destinata ad arricchire ulteriormente i satrapi della Continental grains e della Borsa Merci di Chicago.

Come prova che la verità è un’altra eccoti, caro lettore, le statistiche della FAO. L’ente delle Nazioni Unite per il rilevamento della produzione agricola mondiale che gli USA dichiarano nato a Hot Springs ( USA) nel secondo dopoguerra e che il resto del mondo sa essere nata a Roma come Istituto Internazionale d’Agricoltura nel 1905 a iniziativa del signor David Lubin ( un mecenate ebreo polacco naturalizzato americano) sotto gli auspici di re Vittorio Emanuele III di Savoia.

I dati reali sono reperibili sul web e se le ho rimediate io, può rimediarle qualsiasi giornalista che aspiri a meritarsi questo titolo senza arrossire.

https://www.fao.org/faostat/en/#country/185

https://www.fao.org/faostat/en/#country/230

Apri i link, soprastanti, ( uno riguarda la produzione russa e l’altro quella ucraina) vai in fondo dove vedi l’ultima tabella ( “production”); passaci sopra col mouse e trovi l’ipertesto con tutte le spiegazioni e dati anno per anno. Guardando l’anno più recente, ma anche altri anni a piacere, troverai che la Russia è il primo produttore mondiale e sforna più del doppio della produzione di cereali dell’Ucraina.

La narrativa occidentale accredita l’Ucraina come primo produttore e la colpa del rincaro dei cereali sarebbe dei russi…..Le colpe le ho spiegate nel 2011, in un post del 10 gennaio https://corrieredellacollera.com/2011/01/10/tornano-le-rivolte-della-fame-mediterraneo-in-fiamme-di-antonio-de-martini/

e nel 2012 https://corrieredellacollera.com/2012/07/31/medio-oriente-e-nord-africa-piove-sul-bagnato-la-siccita-in-u-s-a-provoca-aumenti-abnormi-dei-prezzi-dei-cereali-libia-egitto-siria-senegal-minacciati-di-penuria-grave-di-antonio-de-marti/

e nel 2014 https://corrieredellacollera.com/2014/10/19/rivolte-arabe-tanti-jihadisti-vanno-a-combattere-perche-lagricoltura-e-lallevamento-sono-stati-distrutti-dalle-economie-occidentali-ovvero-fin-che-ce-guerra-ce-speranza/

Se le false notizie di questi giorni circolano, provocano rialzi enormi dei prezzi e migliaia di persone moriranno. Ma agli strateghi del Dipartimento di Stato e del Foreign Office britannico non importa.

L’importante è che la notizia passi come una ennesima colpa dei russi.

Dopo una dozzina di balle coordinate di questa portata – tutte con esiti letali per migliaia di innocenti sparsi nel mondo – ogni paese sarà, pensano loro, pronto a fare e sostenere la guerra contri i cattivi russi che affamano e speculano. Diventerà una guerra di difesa, quindi accettabile ai palati delicati delle opinioni pubbliche.

Questa è la ragione per cui cerco, nel mio piccolo e coadiuvato da pochi amici, di sventare il castello di bugie nel quale vogliono imprigionarci per condurci a morire, chi per bombe, chi per fame, chi per fifa.

L’importante è che il manipolo di psicotici pazzi attorno al presidente Biden, continui ad arricchire e il mondo continui a credere allo zio Sam e ai suoi schiavetti che danno la colpa ai russi.

BEI TEMPI, GRANDI AFFARI, GRANDI INVIDIE.

Si dice – ma non si sa chi lo dice- che la neutralità non è più di moda. Due paesi sono stati indotti a fare richiesta di adesione alla NATO. Ebbene, vedrete che presto, smontato il castello di carte truccate, dovremo ringraziare Tajip Erdogan che ha dichiarato che “non vuole rompere né con Putin , né con Zelenski.” Ha aggiunto che “non vuole la terza guerra mondiale“. Si chiama “neutralità positiva” o “equipollenza strategica” che mira costruzione della pace. E non mi importa perché lo faccia. E’ il nuovo volto della neutralità.

IL VOLTO DELLA GUERRA CIVILE RUSSO- UCRAINA E LA SUA DURATA.

QUANDO GLI ANGLOSASSONI PARLANO DI FOSSE COMUNI, CAMPI DI CONCENTRAMENTO E DISTRUZIONI DI CASE, SE NE INTENDONO. SANNO MENO DI NEUTRALITA’ E RISPETTO DELLE ALLEANZE.

Si parla spesso della guerra civile di Spagna del 1936 per invocare analogie con la situazione ucraina attuale. Si cercano parallelismi blasfemi tra i volontari che accorsero da ogni parte d’Europa e dalle Americhe in difesa della Repubblica spagnola ( il fior fiore dell’intellighenzia di ogni paese, tutti disinteressati, molti morti, nessun prigioniero, alcuni poi famosi come: André Malraux; John Dos Pasos; Ernest Hemingway, Randolfo Pacciardi, Iljia Ehrenburg, Marta Gelhorn, ).

Nulla a che vedere coi sottufficiali istruttori inglesi di oggi, che, per salvare la pelle, come ogni onesto mercenario professionista reduce dalla Siria, dallo Yemen e dall’Afganistan é pronto per lo scambio di prigionieri e l’incasso del bonus.

La somiglianza tra i due conflitti si limita alla eterna tentazione degli Stati Maggiori di testare ” sul campo” l’efficacia tecnica di nuove armi – tipo il Javelin – il missile anticarro che si impenna per colpire i mezzi corazzati dall’alto – la zona meno protetta – dotato di una doppia carica esplosiva che scoppia in differenziata: la prima per neutralizzare la mini carica esplosiva posta dietro le piastre di protezione della torretta che svia la prima esplosione; la seconda carica cava giunge così a diretto contatto, e distrugge il carro.

Gran successo. Peccato che ne siano stati prodotti solo seimila annualmente.

In Spagna, ad esempio, i tedeschi testarono la tecnica di bombardamento in formazione che distrusse Guernica e i russi i primi carri armati sovietici classe T.

E’ all’addetto militare francese a Madrid – colonnello Henri Morel – si deve la prima relazione sugli effetti psicologici di un bombardamento su persone ( lui stesso) in ambienti non fortificati. Ammise, pur essendo un reduce di guerra, dopo un bombardamento aereo italiano, di essere rimasto oltre un’ora inebetito, benché incolume ( rapporto al 2eme bureau del 22 ottobre 1937 “lezioni tattiche della guerra di Spagna”).

Le mitragliatrici furono invece collaudate da Lord Kitchener nella campagna del Sudan contro il Mahdi ( morto mesi prima)del 1898. A Ondurmann, le perdite umane sudanesi furono enormi ( in un giorno, tra morti e feriti oltre ventimila popolani sommariamente armati che attaccavano con vecchie sciabole, falci e archibugi spinti dal fervore religioso) contro perdite irrisorie dello schieramento britannico: 46 di cui oltre la metà soldati e graduati egiziani . Ufficiali inglesi caduti: tre.

Il razzismo innato degli inglesi impedì loro di capire che la mitraglia avrebbe avuto effetto anche sui bianchi e offrì inconsapevolmente alla mitraglia una intera generazione di inglesi e francesi che ne venne sterminata pochi anni dopo sui campi della Marna, della Somme e di Verdun.

Più simili all’attuale, i conflitti immediatamente precedenti la guerra mondiale, come ad esempio il conflitto anglo-boero ( e , in parte la guerra italo-turca in Libia che vide il primo uso del bombardamento aereo con un tenente dei bersaglieri che tirò un paio di bombe a mano su un accampamento beduino).

In sud Africa, si inaugurarono, i campi di concentramento per donne e bambini dei boeri che continuavano la guerra ad oltranza. Gli bruciavano le fattorie e i familiari venivano lasciati morire di inedia e di fame e di malattie, al punto che una eroica donna inglese Emily Hobhouse condusse una feroce campagna contro il governatore locale Alfred Milner, accusandolo – dopo un giro di ispezioni grazie alle sue conoscenze altolocate – di aver istituzionalizzato questi trattamenti inumani, le fosse comuni ed altre forme di brutale inciviltà che oggi vengono rimproverati a Israele e ai russi, per piegare i coloni riottosi al volere di sua maestà e allo sfruttamento britannico delle miniere d’oro.

Alfred Milner, Alto Commissario e Governatore della Colonia del Capo dal 1897 promosse la guerra contro i Boeri per conquistare le due repubbliche governate dai coloni bianch di origine olandese dello Stato Libero di Orange e della Repubblica del Sud Africa del presidente Paul Kruger.

Gli appetiti inglesi su quelle terre nacquero nel 1867 con la scoperta della più grande vena d’oro mai trovata nel Transvaal.

La conquista condotta con mano ferma e senza scrupoli fruttò all’Inghilterrauna nuova perla perll’impero e a Milner il titolo di Visconte. Cecil Rodhes, l’uomo più ricco del mondo alla sua morte delegò a Milner la gestione delle sue immense ricchezze perché le usasse per salvaguardare l’impero. e la supremazia della razza bianca. L’ex presidente degli USA Bill Clinton é stato un borsista della Fondazione Rodhes.

I due si ritroveranno su opposte barricate anche in occasione del primo conflitto mondiale di cui Milner fu poi uno degli artefici, assieme a Georges Clemenceau, entrambi legati anche dalla comune corrisposta passione per Lady Violet Cecil, nuora di Lord Salisbury, il primo ministro.

Anche qui, ci fu una errata valutazione della cavalleria a causa della carica di Kimberly che portò alla luce per ragioni di propaganda due dei protagonisti ( i generali John French e Douglas Haig) che poi comandarono le truppe inglesi sul continente credendo di essere ancora alle prese con contadini boeri e che il cavallo fosse l’arma risolutiva per eccellenza. Contro questi idee incrostatesi in menti anguste, si levarono prevalentemente donne di carattere provenienti dalla buona società come la già citata Emily Hobhouse e Charlotte Despard ( nome da sposata, in realtà la sorella del generale French), pacifista, sindacalista e comunista.

Assisi: un momento della manifestazione straordinaria ” marcia per la pace” organizzata in questi giorni ad Assisi. La marcia ricorda i ” fioretti di San Francesco” sulla perfetta letizia che iniziano spesso con ” Andando una volta santo Francesco da Perugia ad Assisi a tempo di verno ed il freddo grandissimo fortemente il crucciava…” Ora si marcia con meno letizia e senza comunicati sui media, ma la fame di pace affligge ugualmente un largo strato della popolazione italiana.

Le azzittarono col trucco inventato da Milner in Africa della ” guerra di difesa perché aggrediti”.E continuano ancora oggi che il testimone dei Sassoni é passato agli USA dove Lady Violet Cecil trasferì, dopo il 1945 la sua rivista “ National Interest“. In pratica la lotta tra imperialismo e pacifismo é stata essenzialmente una lotta tra menti femminili inglesi, di cuore e di carattere.

Il coraggio e l’audacia sul campo di battaglia – riservato ai maschi- non furono però più l’elemento decisivo delle battaglie con l’arrivo del nuovo secolo. Il primo conflitto mondiale – come il secondo- furono vinti dai paesi con maggiore capacità di produzione industriale protetta.

All’alba del nuovo secolo – il XXI – le armi decisive stanno rivelandosi l’elettronica e la comunicazione ( e il loro abbinamento). Ecco perché l’Ucraina sembra essere vittoriosa contro un colosso industrial-militare di vecchio tipo. Ecco perché chi sta collaudando di più i nuovi metodi ( incluso il cecchinaggio dei comandanti, impiegato per la prima volta contro lo sbarco ” di prova ” della brigata canadese a Dieppe nel 1942 dai tedeschi, che indusse gli USA a mettere sul retro degli elmetti – invece che sul davanti- le insegne di grado dei comandanti) sono gli anglosassoni e chi sta imparando di più, a caro prezzo, sono i russi, come avvenne nella campagna di Finlandia ( 1939) di cui Curzio Malapararte ci ha lasciato reportages interessanti e battute indimenticabili, come la differenza con l’Italia (“i finlandesi sono praticanti ma non credenti, gli italiani sono credenti, ma non praticanti” per sottolineare che l’Italia era non belligerante, e faceva solo chiacchiere e proclami).

IL NEGOZIATO DI ISTANBUL E IL FANTASMA DELLA NEUTRALITÀ

Fedeli alla vecchia tradizione USA che finiscono per provocare proprio i fenomeni che vogliono esorcizzare, gli americani, con l’annunzio della possibile adesione alla NATO di due stati tradizionalmente neutrali quali Svezia e Finlandia, hanno aperto l’ennesimo vaso di Pandora: quello della neutralità, su cui si sta dibattendo anche a Istanbul nei giri negoziali tra Ucraina e Russia, mediati dalla Turchia di Erdogan che, con questa mossa, si é differenziata dalla posizione degli altri partner NATO senza rompere con l’Alleanza Atlantica.

Autrice feconda, Micheline Calmy-Rey già ministro degli Esteri e presidente della Confederazione svizzera, nonché presidente del Consiglio d’Europa, offre con questo libro una visione inedita dell’idea di neutralità che chiama ” neutralità attiva” e consistente nella promozione attiva dell’idea e presi di pace invece che del pavido ed egoistico ripiegarsi su se stessi in cerca di una impossibile conservazione in un mondo ormai multipolare. Con una prefazione dell’ex Presidente francese Francois Hollande e contributi dei notissimi scrittori svizzeri Jean Ziegler e Roger Koppel, l’autrice propone all’Europa una funzione che gli burocrati di Bruxelles non hanno mai saputo ideare, benché sia in perfetta linea con l’ispirazione che ha creato l’istituzione, non nata per determinare il prezzo dei fagiolini e dei cavoletti …di Bruxelles.

Su 193 paesi del pianeta, gli stati neutrali sono una ventina e due tra questi sembrano sul punto di tradire la loro quasi secolare neutralità per aderire al blocco NATO nella vana ricerca di una sicurezza che non potranno comunque avere vista la vicinanza di confine con il presunto probabile avversario. Contenti loro….

Nel nostro caso, come Europei, abbiamo la scelta di onorare i più nobili motivi per cui l’Europa ha visto la luce ( mai più altre guerre sul nostro continente) o di obbedire alle pressanti richieste di una fazione USA in via di disfacimento dato che l’attuale presidente viene ormai visto come un ” one term President” privo di carisma, seguito e capacità di governo che a novembre gli elettori probabilmente non rinnoveranno.

Tornando al conflitto in corso, la strategia generale é mutuata dall’inquadramento fornito dall’ambasciatore Friederich Werner von der Schulemburg, per lunghi anni( dal 1934 fino alla guerra) ambasciatore a Mosca ed in seguito a capo del dipartimento 13 del Ministero degli Esteri tedesco che amministrava i territori conquistati a est.

Perfetto conoscitore del russo, era nato ed era stato allevato costì, sostenne – assieme al colonnello Claus von Stauffenberg, del quale condivise il destino dopo l’attentato a Hitler, che la Germania avrebbe potuto sconfiggere la Russia solo con l’aiuto dei russi trasformando la guerra in guerra civile e a tal uopo reclutò e portò in linea con la Wehrmacht oltre 250.000 uomini, appartenenti alle varie etnie su cui oggi anche gli USA intendono far leva, fino a che Hitler proibì il reclutamento di altri volontari russi. Speculando sul fatto che le ” altre etnie” non fossero da considerare russe il reclutamento continuò, ma in sordina fino a che i due, coi tremila complici antinazisti della “ Swarze Kapelle“, non finirono sulla forca.

Lo scontro sia ormai arenato in una sorta di replica tecnologica del primo conflitto mondiale: trincee, fango, fame e scontri ” corpo a corpo” tra persone che addirittura si conoscono, assumendo sempre più i contorni di una guerra civile. Una proxy war con a contrastare la Russia, un avatar di Joe Biden che non vuole concludere una trattativa perché non può e che non può vincere perché, fino a che la Russia avrà la superiorità aerea i rifornimenti più significativi ( artiglieria pesante, aerei da caccia) non avranno alcuna possibilità di giungere al fronte.

Resta intatta la possibilità che il parallelo con Hitler si spinga fino a segrete intese con possibili cospiratori ( Medvedev, Nebiulina ecc) , ma é inutile speculare sui segreti che non si cono c’erano che tra un secolo come sta avvenendo oggi per la Germania degli anni quaranta. Resta la carta dell’allargamento del conflitto ad altre etnie ( Georgia, Cabardinia, Moldova, Turkestan).

Si arriva così al capitolo più delicato della affidabilità degli USA come alleati. Su questo tema darò a giorni alle stampe un mio elaborato sulla fine ingloriosa del comando ABDA ( American , British, Dutch, Australian area) che fu il primo tentativo di creare una forza multilaterale per contrastare l’offensiva giapponese ( altro paese definito aggressore, mentre oggi, dopo ottanta anni, tutti gli storici riconoscono che gli USA li stavano strangolando limitando la loro possibilità di espansione e approvvigionamento petrolifero:

Nello scontro, contrariamente a quanto in promessa e in premessa, le indie olandesi non vennero difese e si lasciò distruggere quanto rimaneva della flotta olandese d’oltremare, dando la colpa al Maresciallo Archibald Wavel ( inglese) incaricato di una missione impossibile, non rifornito e al cui comando vennero sottratti mezzi USA che continuarono a rispondere direttamente a Washington per poi essere gli unici siuperstiti della sconfitta navale pi dolorosa del conflitto.

A questo ” tradimento” andrebbe aggiunta una lunga linea di stati e governanti coi quali gli USA hanno iniziato guerre per poi abbandonarli al loro destino ( Vietnam, Panama, Irak, eccetera)

Il tradimento più significativo é stato l’aver ” schiodato” l’Inghilterra dal Vicino Oriente, più con rudezza che con savoir faire:

Ancora un libro , ahimè in inglese, per illustrare in 380 pagine la storia di come gli USA scacciarono dai paesi arabi e dall’Iran ogni influenza britannica inviando come rappresentante personaggi come John Landis che ” consideravano come nemico principale, non la Germania, ma l’Inghilterra” a favore della quale dichiaravano di essere scesi in campo.

Prego il lettore di notare che tutte le fonti citate sono di origine atlantica e anglosassone, escludendo ogni fonte che potrebbe essere intesa come faziosa o parziale e interessata. Con queste premesse é ovvio che la guerra ucraina durerà molto. Quando scoppiò la guerra civile in Libano, previdi venti anni. Durò diciassette e mi scuso per l’approssimazione. Questa, rischia di durare altrettanto, a meno che non riesca l’intesa con i cospiratori interni alla Russia i cui nomi non conosco ma che é facile immaginare.