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SIAMO AL BIVIO DI UNA ESCALATION MOLTO PERICOLOSA TRA DUE ELEZIONI : MAGGIO 23 E GENNAIO 24. UNO POTREBBE PERDERE LA TESTA.

TRA LE ELEZIONI PRESIDENZIALI TURCHE DEL 14 MAGGIO E QUELLE DI TAIWAN DEL PROSSIMO GENNAIO SI GIOCA CON TORTUOSE ALLEANZE NELLE URNE IL DESTINO DELLA PACE.

Il primo e l’ultimo scoglio da superare senza finire in un allargamento del conflitto, riguardano entrambi il proibire l’accesso ai mari aperti per Russia ( il Mediterraneo) e Cina ( il Pacifico).

L’Asia, potenza terrestre bicefala, ha bisogno di impadronirsi di porti e rotte marittime non soffocate dalle potenze marinare – USA e alleati- mentre queste spendono risorse , intessono reti, ricorrono alla pirateria, per evitare che la Cina , la fabbrica del pianeta, e la Russia, miniera del mondo, riescano a bypassarli sui liberi mercati e ne rendano inutili gli sforzi ultradecennali per mantenere l’ intermediazione progettuale, commerciale , finanziaria, valutaria e di difesa che li ha arricchiti per tutto lo scorso secolo, caratterizzato dalla disponibilità di lavoro asindacalizzato e materie prime a basso costo che l’Asia fornisce grazie a istituzioni robustamente condotte su sudditi rassegnati.

Il sistema si é retto sulla bipartizione del lavoro: occidente che possiede, finanzia e commercializza in nome del principio della libertà di commercio e oriente che produce e accetta crescite economiche al rallentatore.

Da qualche anno, lo abbiamo raccontato negli articoli pubblicati sul blog questa settimana ( su Cina e Giappone) i paesi asiatici, in questo secolo, hanno imparato la lezione dalla violenza subita per abbracciare il libero commercio , sono diventati da imitatori, innovatori, hanno abbandonato ogni ideologia e sono diventati formidabili concorrenti commerciali dei paesi occidentali che credevano intoccabili le loro posizioni privilegiate.

Si é verificato in grande, insomma, quel che é avvenuto da noi in Italia, nella grande distribuzione: la Cirio o la Barilla hanno aperto nuovi mercati di prodotti e i supermercati, gestendone la clientela, conoscendo i produttori e la logistica, la politica dei prezzi, hanno creato prodotti identici a costo inferiore, senza affrontare le spese di ricerca, personale comunicazione e riducendo i costi di intermediazione grazie alla conoscenza del paese e la distribuzione dei clienti.

Perfida e perfetta logica capitalista in entrambi i casi, solo che a livello individuale la persona subisce, cambia fornitore o emigra. A livello statale, invece, si ricercano alleati nuovi, rispolverano i vecchi e ci si prepara a imbrancarsi in previsione di uno scontro militare che decida la sorte dello scontro.

Per rimanere padroni delle rotte commerciali del pianeta, ( di questo si tratta) gli Stati Uniti stanno adottando la solita politica “ duri in Asia, molli in Europa” che privilegiano dai tempi del Vietnam, e altrettanto stanno facendo i cinesi, il cui aiuto i russi finiranno per pagare.XI JINPING,

Due settimane prima della visita di XI JINPING a Mosca, il ministero cinese delle risorse naturali ha pubblicato la versione aggiornata dei territori cinesi e- forzatamente- della vicina Russia. Su parte della carta, la toponimia é cinese e riguarda le aree di cui l’URSS si impossessò nel XIX secolo, inizi XX.

  • Vladivostok= Hai Shen Wai
  • Usuryisk=Shuang Chen zi
  • Blagoveshchensk= Hai Lan Pao
  • Nerchinsk= Nebuchu
  • Nikolaev sull’Amur= Miao Jie.
  • Sakhalin = Kuen Dao
  • Monti stanovoi= Wai Xin An Leung

Quando a metà degli anni sessanta del XX secolo, Henry Kissinger propose sfacciatamente ai cinesi di intercettare assieme le comunicazioni russe nelle zone contese del fiume Amur e questi accettarono, i territori disputati erano in parte gli stessi. I russi respinsero le rivendicazioni. Ora, pur avendo avuto due settimane di tempo per reagire, rettificare, eccepire….silenzio assoluto. L’opposizione interna deduce si tratti di silenzio assenso, perché il gasodotto da Murmansk alla Cina e la parvenza di alleanza coi cinesi vale molto di più.

Silenzio anche da parte americana per evitare che la Russia, ormai scoperta l’umiliazione, paghi e rinsaldi l’alleanza con la Cina. Soddisfatta anche la Cina che con richieste tanto esose dimostra che si comporta come il gangster Clemenza de “ Il Padrino:” “ Nothing personal. Only business”.

Ma le elezioni a Taiwan si terranno a gennaio 24 e una Cina trionfante rischia di ottenere a Taiwan un successo elettorale travolgente. Il vecchio partito del Kuomintang ( KMT) , che fu del Maresciallo Chang hai Schek, – oggi all’opposizione- guarda con simpatia al Continente e a formidabili investimenti fuori dall’ asfittica isola di Formosa e il nuovo partito filo Cina ( Taiwan People’s Party TPP col candidato Ko wen-Je ) costituito in maggioranza da giovani ( come TIK TOK) nato nel 2019, ha il tasso di crescita più elevato dell’isola….

Più felpato il passo USA verso l’ormai inaffidabile Tajip Erdogan, dove il 14 maggio si eleggerà il presidente: dei tre partiti in lizza che tradizionalmente esprimevano un candidato, uno dei partiti ( il filo Curdo HDP partito democratico del popolo)) accreditato con oltre il 12% ha ufficializzato la decisione di non presentare un candidato ed é verosimile che i suoi elettori preferiscano l’antagonista di Erdogan che in tal modo potrà fare l’en plein di tutti gli elettori anti Erdogan, che, per la prima volta, vede vacillare il suo trono. E’ appena il caso di far notare che i curdi, sono dal 2003 gli alleati preferenziali degli Stati Uniti in tutto il Levante ( Irak, Siria, Iran). Nobile il sacrificio, ma quanto é costato?

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ANCHE IL GIAPPONE FU CONVINTO AL LIBERO COMMERCIO CON LA FLOTTA E IL SUO SUPER SUCCESSO AL NUOVO GIOCO, SCHIACCIATO CON LE ATOMICHE.

CENTOSETTANTA ANNI FA, IL COMMODORO MATTEW PERRY DELLA MARINA USA CONVINSE MANU MILITARI IL GIAPPONE AD APRIRSI AI COMMERCI. DA ALLORA LO STOP AND GO CON CUI TENTANO DI RALLENTARNE LA CRESCITA.

Una decina di anni dopo che la flotta inglese piegò la Cina alle esigenze del «  libero commercio » , specie dell’oppio, la Marina da guerra USA, si presentò con quattro navi da guerra e – a nome del presidente Millard Fillmore– consegnò una lettera ultimatum: accettate il libero scambio o vi bombardiamo.

Il Giappone, come la Cina, surclassati dalla superiorità tecnologica anglosassone, si piegarono a firmare trattati di commercio «  ineguali » e iniziarono il loro processo di ammodernamento, specie delle FFAA.

Mezzo secolo dopo, la flotta giapponese sbaragliava quella Russa a Tsushima allarmando il mondo occidentale che tentò in un primo momento negoziati limitativi del nuovo arrivato e quaranta anni dopo li annichiliva con due bombe atomiche sganciate in quattro giorni.

Schiacciati i « paesi giovani » ( Germania, Giappone e Italia) e regolato il nuovo ordine mondiale per ottanta anni, gli USA hanno fatto appello proprio agli sconfitti della seconda guerra mondiale per attuare una politica di «  Containement » a carico di due dei vincitori della guerra passata che a loro volta brigano per un posto al sole: CIna e Russia.

Degli accadimenti occidentali e del riarmo tedesco e italiano, sappiamo l essenziale. Meno noto quel che sta avvenendo in Oriente, dove il Giappone – ottenuto il via libera dagli USA- ha stanziato 315 miliardi di dollari per il prossimo quinquennio raddoppiando gli stanziamenti della Difesa, per far fronte all « espansionismo cinese» assieme alla Corea del Sud e alle Filippine, ma é fuori dubbio che la decisione USA di riarmare il Giappone ( col triplo dei fondi stanziati dalla Germania) é la notizia più importante dell’emisfero ed ha suscitato più sospetti tra gli alleati ( Taiwan, Corea del Sud, Filippine, Indonesia, tutti vittime dei giapponesi nel conflitto scorso), che tra i cinesi.

Si tratta del secondo grande contrordine lanciato al Giappone. All’indomani della guerra, non si lesinarono sforzi per ottenere la conversione delle industrie belliche dalla produzione di carri armati a quella di automobili, e lavatrici. L’azzeramento dei bilanci della difesa produsse un effetto moltiplicatore sulle produzioni «  civili » e oggi Hiroshima e Nagasaki si presentano come due modernissime città rispetto a New York che mostra segni di obsolescenza in tutti i servizi pubblici ( dalla raccolta dei rifiuti e a traporti e illuminazione ) .

Gli anni ottanta videro già un Giappone capace di produrre a costi minori merci e servizi di maggior pregio coi quali invasero anche gli USA.

Il secondo «  contrordine » sta arrivando e – complice la periodica minaccia della Corea del Nord e dei suoi periodici test missilistici a lunga gittata, il Giappone ha fatto più volte proposta di riarmare e mirato a diventare una potenza nucleare.

Finora la resistenza americana in materia ha tenuto, ma l’annuncio del mega stanziamento giapponese e il nuovo ruolo della Cina nell’agone internazionale , le sue ambizioni geostrategiche, il riarmo navale lasciano ritenere che una escalation nell’area del Pacifico sia imminente e , con essa, l’autorizzazione ad esercitare l’opzione nucleare anche per i figli del Sol Levante.

315 miliardi di dollari sul quinquennio rappresentano il terzo stanziamento del mondo per armamenti , dopo gli USA e la Cina e già l’Australia h appena ottenuto di dotarsi di sommergibili a propulsione nucleare. Il primo ministro nipponico Fumio Mishida in un discorso alla base militare di Asaka ( a nord di Tokyo) ha parlato alle truppe di « progressi tecnologici impensabili » Fino a pochi anni fa.

Di certo, non pensava alle alabarde.

L’ARMAMENTO NUCLEARE COME GARANZIA DI INDIPENDENZA DEI SINGOLI PAESI E EQUILIBRIO IN UNA COMUNITÀ’ INTERNAZIONALE TURBOLENTA

CHI HA L’ATOMICA È’ SICURO DI NON ESSERE AGGREDITO, MA SE L’HANNO IN TROPPI, IL MONDO DIVENTA INCONTROLLABILE IN NEGOZIATI PERMANENTI. SI CHIAMA L’ALTERNATIVA DEL DIAVOLO.

L’intervista cerca di scoprire le eventuali conseguenze dello scoppio di una atomica tattica sui campi di battaglia ucraina e scopre che distruggerebbe ….il trattato di non proliferazione nucleare con conseguenze rovinose per i gli attuali membri del club atomico.

GLI U.S.A. DELUSI DAL SOFT POWER USANO LA STRATEGIA DELL’INSICUREZZA E MIRANO AI SOLDI.

VEDIAMO ALL’OPERA LA CREAZIONE DEL BISOGNO DI UNO SCERIFFO. MA IL METODO NON PIACE A NESSUNO, NEMMENO AGLI AIUTANTI.

Come la morte di Stalin nel 1953 diede uno stop allo sviluppo del processo di integrazione europea, così la morte dell’URSS nel 1991 ha dato un colpo mortale all’interesse degli europei verso il potenziamento della N.A.T.O.

Questo fatto non inaspettato ha innescato negli Stati Uniti una fase di pensiero strategico iniziata col concetto di New World Order lanciato dal Presidente George Bush senior nello stesso anno 1991 ( prima guerra irakena) e un ulteriore sviluppo pratico nell’attacco all’Irak nel 2003 ( seconda guerra irakena) in cui si ebbe conferma che in assenza di un Grande Nemico una coalizione militare difensiva ha maggiori difficoltà a tenere assieme i partners e che più ci si allontanava dalla data della scomparsa dell’URSS, più le coalizioni a guida USA diventavano incerte con adesioni simboliche quando non addirittura ambigue.

L’esperimento in Afganistan fu deludente fin dall’inizio, al punto di voler associare all’azione militare NATO persino truppe degli Emirati Arabi Uniti e l’attacco alla Libia fu ancor meno rassicurante: due importanti partners della NATO si dichiararono contrari all’intervento ( Germania e Turchia), mentre un altro partner NATO – l’Italia – dovette essere richiamato all’ordine in maniera energica perché mettesse le proprie basi a disposizione per l’operazione e facesse volare qualche aereo.

Le coalizioni strategiche e militari che in passato sussistevano anche in presenza di singoli importanti contenziosi economici interstatali, hanno cominciato a indebolirsi politicamente e perdere slancio di fronte alla mancanza di utilità marginale reale in cambio dei sacrifici richiesti.
Perché coalizzarsi e sacrificare i propri interessi nazionali quando non si ottiene che qualche posizione di parcheggio per politici scomodi in Patria? 

Dopo una prima fase di economia euforica succeduta alla caduta dell’URSS, la mancanza di un limitatore di corsa rappresentato dalla minaccia di una sempre possibile crisi internazionale e la opportunità di sfruttare per la produzione industriale occidentale il sistema schiavistico di organizzazione del lavoro creato nei paesi a cultura socialista, ha sconvolto il commercio mondiale e creato il potenziale per la rinascita di microconflittualità interstatali che si credevano consegnate ai libri di storia.

La prima a prender vigore agli occhi del mondo è stata la Questione d’Oriente nome sotto il quale serpeggiarono e serpeggiano oggi, una miriade di problemi politici economici ed etnico-culturali nell’area balcanica e nel Levante.

La parte balcanica della questione è stata ” sistemata” con tre guerre, infiniti crimini di guerra, centinaia di migliaia di morti, di profughi e la creazione della più grande base militare USA fuori degli Stati Uniti in un territorio privo di identità, affidandolo a un mezzo bandito in cui i presidi di truppe straniere durano da anni e le chiese sono presidiate.

La crisi siriana, incistata nella crisi iraniana a sua volta avvolta nella rivalità falso-amichevole russo americana che condiziona lo svolgimento dei rapporti tra Stati Uniti e Cina, consente alcune riflessioni importanti per la nostra comprensione degli eventi internazionali.

La nascita dei concetti di guerra asimmetrica ( tra un forte e un debole) e di guerra senza limiti ( specie di settore e di intensità ) consente al paese o all’ideologia – o religione – che decida di resistere ad una aggressione e impostare la propria difesa strategica, una gamma di risposte di tale flessibilità da consentire una guerra indefinita e indefinibile o , se preferite, una guerra senza confini di tempo e di spazio.

È il conflitto per il possesso di tutte la stazioni di quella che fu un tempo “la via della seta” e che oggi notiamo quasi coincidere con la via delle risorse energetiche verso l’Europa intese come energia atomica, gas, petrolio e mano d’opera a basso costo.

La strategia di costruzione del secolo americano presuppone la necessità di acquistare questi beni al minimo costo, averne il controllo di vendita nel mondo ed imporre le transazioni nella moneta USA  ormai svincolata dall’obbligo di rapportarsi all’oro o a qualunque altro parametro che comporti la cessione di ricchezza reale a terzi.

Questa strategia geopolitica e geoeconomica incontra necessariamente ostacoli di varia capacità di  resilienza ( chiedo scusa per l’anglicismo) che vanno dalla Cina che aspira a distribuire e vendere le merci che produce ( su progettazione altrui) e vuole creare e proteggere le sue rotta commerciali; alla Russia che non vuole essere spossessata dell’ Asia e delle sue materie prime; alla Germania che insiste nel voler rifondare il valore delle monete sull’oro; ai Paesi emersi ( India, Brasile, Pakistan, Sud Africa, Indonesia ) ciascuno in uno dei settori prescelti ( es. il Pakistan nel nucleare, l’India nel software), specializzandosi nei subappalti di servizi e produzioni a costo infimo.

Accanto a questa politica Imperiale, una serie di clientes composti da alleati tradizionali un tempo egemoni o pari ( Francia, UK, Australia, Canada) e paesi le cui ambizioni geopolitiche inadeguate furono sconfitte in precedenza ( Germania, Giappone, Italia, ) che vivono ai margini di questa strategia raccogliendo le briciole politiche, ma rimasti ( finora) economicamente satolli.

Per reagire a questa tendenza a farsi la guerra tra paesi minori e disturbare la pax americana, gli Stati Uniti cercano di imporre regole di condotta dalle quali però si autoescludono in virtù della strampalata teoria  dell’eccezionalismo americano in virtù della quale si autoassolvono d’ogni colpa, dal genocidio dei pellerossa, allo sfruttamento del lavoro schiavistico dei neri, al conflitto per aprire e privatizzare il canale di Panama, alla guerra di Cuba, al lancio delle atomiche sul Giappone, al Vietnam, al tentativo di ridurre il troppo esuberante indice di natalità degli arabi, alle mire sul canale di Suez, all’esautoramento dell’ONU quando non conviene far votare il gregge.

Il problema geopolitico da risolvere per gli americani non è tanto la ricerca della supremazia militare che già hanno, ma la durata – auspicabilmente indefinita – e lo sfruttamento economico ottimale di questa supremazia. 

La soluzione è non imporre d’iniziativa il proprio dominio politico sul mondo, ma provocare una tale atmosfera di insicurezza, squilibri e difficoltà a livello internazionale fino al punto di essere invocati a gran voce come equilibratori del globo ed accolti come salvatori.

Con questo espediente,Edward Luttvak promette che l’impero avrà una durata ottimale e non ha torto.

L’obiettivo prioritario è, ” dal momento che ad ogni egemonia imposta corrisponde prima o poi una reazione di rigetto, rinviare il piu possibile questo momento”.
Il comunismo, durato settanta anni in Russia, non è riuscito a sradicare la religione ortodossa.
Quindi la durata deve essere di almeno un secolo e superare la soglia delle tre generazioni di dominio con la prospettiva di allevare le nuove generazioni nell’ignoranza del concetto di indipendenza geopolitica nazionale, sostituita dal principio federalista di sussidiarietà ( “bevuto” per un periodo anche dalla CEI e inserito nel progetto di riforma del titolo V della Costituzione italiana del 2000, non andato in porto).

Il principio di sussidiarietà consiste nel ” risolvere i problemi al livello in cui si pongono”.
Il difetto sta nel fatto che si sono messi da soli in cima alla piramide decisionale.
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Noi potremo scegliere il tracciato della Roma-Civitavecchia, i francesi quello della TAV e loro la grande politica e le scelte economiche fondamentali.

Alcune tattiche politiche – ad esempio il brinkmanship – sono state mutuate  dall’impero romano d’Oriente, che Luttvak, nel suo bellissimo libro “La grande strategia dell’impero Bizantino” si ostina a chiamare Bizantino e non romano ( come d’altronde le Thermae le hanno chiamate ” bagno turco”): non sopportano di doverci tutto.

Il brinkmanship consiste nel muovere truppe con grande dispiego di mezzi e aggressività come se si volesse muovere guerra senza negoziare , ma si spera segretamente di vincere senza combattere piegando psicologicamente l’avversario.

Scriveva Clausevitz ” l’aggressore è amante della Pace, egli vorrebbe conquistare le nostre case senza sparare un sol colpo”.( CAP V della superiorità della Difesa strategica).

Nei casi iracheno, libico e siriano la tecnica intimidatoria non ha funzionato perché – sono affezionato alla metafora – gli USA si sono trovati di fronte ad altrettanti ” portieri ( di calcio) che parano i rigori perché non capiscono le finte” come dice il mio amico Mottironi.
Una concausa degli inconvenienti incontrati è stata provocata dalla necessità di subappaltare ai satelliti alcune incombenze militari per rigide ragioni di bilancio.

Lo strumento di dominio e predominio del New World Order è la tecnologia elevata a Moloch, alla quale sacrificano tutto e dalla quale si aspettano tutto.
Finora sono sempre riusciti ad essere i primi, magari comprando tecnologie altrove ed attraendo ogni possibile giovane talento con politiche di remunerazione e incentivi interessanti. ( i personal computer erano una creazione italiana).

L’attuale presidente Barak Obama, è stretto tra impegni inconfessabili presi per ottenere il reincarico, i vincoli di bilancio impostigli dall’ala dura dei ” tea party” che vogliono distruggere l’Obama care per rafforzare gli stanziamenti militari, tallonato dall’AIPAC ( la lobby filo Israele) che lo sospetta di simpatie filo islamiche, irritato per una serie di smacchi nord africani che attribuisce alla Clinton ( altra cambiale elettorale), ridicolizzato dalle superiori capacità manovriere di Putin, mal consigliato dallo staff della Casa Bianca in cui non c’è nessuno con esperienza militare e di strategia, sta distruggendo la propria immagine e ridicolizzando il conferimento del premio Nobel che la sua ambizione gli ha suggerito di ottenere e che assomiglia sempre piu al serto di lauro da poeta conferito a Claudio Nerone.

Parlo di Nerone a ragion veduta perché i paralleli con il mondo imperiale romano – anch’esso razionalista e materialista – sorgono ormai spontanei.
Anche Roma visse di tecnologia e di prepotenza.
La stessa crisi siriana è tutta impostata sulla necessità proclamata dallo stesso Obama in questi giorni di farsi obbedire a suon di bombe.

Non vi ricorda il romanissimo ” parcere subjectis et debellare superbos” ?

L’impero romano si infranse poi sullo scoglio spiritualistico e irrazionale del Cristianesimo, ossia con l’affermarsi di una corrente di pensiero e scelte di vita assolutamente diverse e risolutamente difese anche contro quanti tra gli israeliti – come Saulo, diventato poi San Paolo – si avventuravano fino a Damasco per lapidare gli ” ebrei dissenzienti.”
Saulo, credendo i cristiani una eresia ebraica aveva sottovalutato il fenomeno.

Il mondo angloamericano – protestante nella sua élite – ha percepito il pericolo demografico e cattolico rappresentato dagli ispanici che minacciano di diventare maggioranza nel paese, ha iniziato verso le altre tendenze religiose ( tranne i buddisti considerati positivamente) una campagna euroamericana di laicizzazione, flessibile nelle forme e nei contenuti : dalle iniziative fortemente mediatizzate anti pedofilia, al taglio dei fondi alle organizzazioni cattoliche americane operanti in Africa, alle critiche continue ( non completamente immeritate) sulle attività finanziarie dello Stato sovrano del Vaticano reo ( anche) di aver tolto i suoi fondi ( 8 miliardi e fischia) dalla borsa inglese, alle insinuazioni personali individuali a ogni livello.

Il nuovo Papa, giunto inaspettatamente ( stavo per dire provvidenzialmente) è stato un vero e proprio game changer che ha già iniziato a prendere in mano la situazione con decisione e capacità comunicativa fuori del comune.

Barak Obama per ora è sulla difensiva indiretta e finge di non vedere i milioni di persone che Francesco sta mobilitando contro “qualsiasi guerra”. (ma son tutte sue….)

Prima o poi Obama dovrà reagire in forma diretta o rinunziare alla irrinunciabile  strategia della instabilità, probabilmente credendo di limitarsi a rinunziare a una singola posta in pallio sia la Siria o Gerusalemme.
Il suo approccio pragmatico all’americana potrebbe far sottovalutare il problema anche a lui.

Questo articolo é del 28 maggio 2013 in questo blog ( cfr col “cerca”). L’ho ripreso, cambiando solo il titolo senza aggiornamenti completando la comprensione della situazione attuale ma evitando di abbellire col senno di poi.

E’ appena il caso di notare che negli ultimi dieci anni abbiamo visto svolgersi la STRATEGIA DELLA INSTABILITA’ e lo scontro felpato tra USA da una parte e Chiesa cattolica e paesi europei – separatamente- dall’altra. Se non si trova il modo di riunirli, saremo tutti perdenti.

IL PRECEDENTE DI UKAUS ( CONTRO LA CINA) SI CHIAMO’ ABDA (CONTRO IL GIAPPONE)

La Francia definisce Londra ” quinta ruota del carro”, accusa Washington di Menzogne e parla di crisi grave che avrà ripercussioni sulla riunione NATO di Madrid a ottobre.

Manifesto USA del 1943, quando l’area e il comando ABDA erano ormai disciolti, per stimolare l’arruolamento nella specialità sommergibilisti. L’immagine allude all’affondamento di una portaerei da parte di un sommergibile, ma la gran mattanza di Midway fu dovuta agli aerosiluranti.

” Parecchie decine di migliaia di parole nei codici più segreti erano state scambiate telegraficamente tra i governi di Gran Bretagna, Stati Uniti, Paesi Bassi, Australia, Nuova Zelanda, India e Cina per creare il comando ABDA col generale Archibald Wavel come comandante supremo.” Con queste parole Winston Churchill inizia il capitolo delle sue memorie riguardante l’attività del comando ABDA. ( W.Churchill: La seconda guerra mondiale, parte IV, vol II, pag 162)

La creazione di questo comando fu dovuta all’entrata nel conflitto degli Stati Uniti e del Giappone che diedero così un carattere mondiale alla guerra che divampava da più di un anno nell’emisfero settentrionale. L’entrata degli USA nel conflitto pose agli alleati problemi che l’Inghilterra e l’URSS – dati i teatri di operazione nettamente separati- non avevano dovuto affrontare, primo tra tutti il coordinamento operativo. In realtà, una contiguità si era verificata nella occupazione congiunta dell’Iran che fu invaso dagli anglo-sovietici con una operazione simile alla occupazione della Polonia , ma benché Churchill avesse promesso più volte a Stalin il rinforzo di due divisioni indiane, si guardò bene dall’ottemperare.

All’indomani dell’attacco a Pearl Harbour del 7 dicembre, Churchill decise di recarsi negli USA per affrontare e risolvere i problemidi coordinamento e cooperazione che si ponevano ( e che la triplice anticomintern non affrontò mai) e per assumere un ruolo guida nell’alleanza. Partito il 12 dicembre sull’incrociatore “Duke of York” con i capi di SM, si accorse che gli americani avevano idee chiare e un dettagliato piano di azione già pronto:

Gli Stati Uniti ritenevano ( e ritengono tutt’ora ndr) di essere strategicamente inattaccabili sul versante atlantico, non esistendo su quelle sponde, alcun nemico, attuale o potenziale, in grado di infastidirli, mentre sul Pacifico si affacciavano i due principali nemici della sicurezza e prosperità americana: Il Giappone e la Cina.

Più che piano d’azione strategica, gli USA approntarono un “metodo di lavoro”chiaramente ispirato al modello del Comando Unificato del Maresciallo Ferdinand Foch. Tale metodo di lavoro viene dagli Usa considerato tutt’ora valido. L’ultima sua applicazione é riscontrabile nel recente progetto NATO di Forza Multilaterale.

Queste pagine le ho tratte, pari pari, dalla mia tesi di laurea – anno 1966- ( La politica di guerra nell’area ABDA) relatore il prof Mariano Gabriele, che ho saputo da Virgilio Ilari con piacere essere ancora vivo, e che dipinge sinteticamente la situazione attuale: Gli anglosassoni sono stanchi ripetitori delle formule giudicate valide, ma temo che questo sia un loro giudizio temerario.

La conferenza, denominata in codice “Arcadia” fu tra le più fruttuose del conflitto: si definirono le linee strategiche della guerra, la priorità degli interessi inglesi nel mediterraneo e di quelli americani nel Pacifico, i rifornimenti alla Unione Sovietica, il grado di pericolosità degli avversari ( si decise di sconfiggere la Germania per prima, poi il Giappone e , buona ultima, l’Italia).

L’OBBIEZIONE DI CHURCHILL

Harry Hopkins , consigliere del Presidente Roosevelt, avvertì Churchill durante un ricevimento, che l’indomani gli sarebbe stata fatta ” una proposta interessante”. Nella riunione del giorno 26 la proposta venne presentata dal capo di Stato Maggiore Generale, Marshall e consisteva nella creazione di un comando misto, sul tipo di quello del Maresciallo Foch nel 1917/18 che sovrintendesse a tutta la parte di territorio ancora non occupata dai giapponesi, fino all’India esclusa.

Churchill ribatté immediatamente che la soluzione prospettata non gli sembrava ” né pratica né desiderabile”. aggiunse inoltre che l’unità di comando essere un’ottima cosa quando si ha una linea di fuoco continua – come nel caso francese dai Vosgi al mare- ma, nell’estremo oriente, alcune delle forze che potevano venire trovarsi sotto lo stesso comando, sarebbero state lontane tra loro mille e più miglia. Dopo febbrili consultazioni e un colloquio privato tra Churchill e Marshall il premier inglese accettò ila proposta il 28 dicembre. La lettera di Churchill al lord del sigillo privato é un capolavoro diplomatico di ego-nazionalismo. Vi consiglio di leggerla nelle sue memorie, anche per chi fosse interessato agli aspetti tecnico-militari della vicenda.

Appena costituito il comando ABDA– Wavel prese il comando il 7 gennaio– fu manifesta , oltre alla mancanza di mezzi, la mancanza dei presupposti di collaborazione date le divergenze di interessi, i sospetti reciproci, gli egoismi strategici già citati a proposito di Churchill, e la disarticolazione tattica che fu fatale all’ammiraglio Doormann ( olandese) nominato comandante della squadra navale incaricata di fermare l’invasione di Giava e del Borneo. Gli americani contribuirono con il maggior numero di mezzi ( una quasi portaerei male in arnese ( Langley) tre incrociatori pesanti, tredici cacciatorpediniere, ventotto sommergibili e naviglio minore, ma con un ammiraglio in capo olandese, come il comandante della flotta, ufficiali di quattro nazionalità differenti, senza affiatamento e poca copertura aerea il disastro era prevedibile.

Il 1 marzo il comando ABDA aveva cessato ogni attività e inglesi e americani, interpellato ciascuno il proprio governo e senza informare gli alleati minori ( Olandesi e australiani), fecero ripiegare le forze restanti verso l’India e Ceylon, mentre i caccia USA avevano già abbandonato il campo verso l’Australia.

MUTATIS MUTANDIS

Riportandoci ai giorni nostri, l’accordo, sotto le mentite spoglie di un comando militare, nasconde l’eliminazione di un concorrente industriale scomodo che si era aggiudicato una commessa da 56 miliardi di euro e che desiderava avere un ruolo importante nella zona definita di interesse prioritario degli Stati Uniti già dal presidente Obama..

Il segnale forte é stato recepito male dai francesi perché mira a dare una sorta di avviso di sfratto ai suoi possedimenti ( Nuova Caledonia e Polinesia) con oltre un milione e mezzo di cittadini francesi; perché l’Australia ha dimostrato di non aver accantonato il contenzioso con la Francia a proposito degli esperimenti nucleari e perché l’Inghilterra ha trovato il modo di vendicarsi per la guerra dei merluzzi tra i pescatori francesi e gli inglesi.

Gli Stati Uniti non intendono preparare la guerra ; il fatto nuovo piuttosto consiste nella cooptazione dell’Australia nel BRINKMANSHIP americano verso la Cina ( una serie di azioni quasi violente come per muovere guerra, destinate a intimorire l’avversario e indurlo a fare proposte di compromesso più vantaggiose) e non é chiaro se l’Inghilterra abbia avuto in questo un ruolo o se si sia inserita per non dimostrare al mondo di aver perso il controllo di un paese del Commonwealth a favore del grande fratello yankee. L’Australia ci guadagna una tecnologia di propulsione nucleare finora inibita ai paesi più piccoli ( e all’Italia) e andrebbero approfondite le motivazioni neozelandesi che finora, in materia di Difesa aveva marciato in sintonia con l’Australia.

Di certo, l’accesso alla tecnologia nucleare, sia pure di propulsione e non strettamente militare era stata un tabù per i paesi dell’area e i timori giapponesi di fronte alle iniziative nucleari nord coreane erano stati fugati dagli Usa con assicurazioni, ma adesso – specie dopo che l’ambasciatore francese a Seul ha lasciato intendere che la Francia starebbe trattando con la Corea del Sud in materia, il Giappone sarà difficile da rassicurare con le parole.

i duecentodieci esperimenti nucleari svolti dalla Francia tra Oceania e Sahara fanno di lei un partner capace di cedere questa tecnologia strategica a più di un governo.

Il prezzo da pagare per aver fatto una eccezione alla non proliferazione nucleare , per Joe Biden potrebbe essere ben più caro che quello della espansione commerciale della Huawei.

Di certo, Macron ha bisogno di un successo diplomatico – o industriale- immediato prima delle elezioni e la cessione di tecnologie nucleari, militari o logistiche hanno tempi lunghi. Secondo me, la Francia ridimensionerà – per questa volta- la propria insoddisfazione che resta intatta, ma chiederà un risarcimento di peso.

Ma deve considerare che gli USA nel Pacifico stanno promuovendo proprio quel che lei propone in Europa: una forza di intervento rapido a livello di scacchiere. ma entrambi non hanno la capacità di assiemare forze dotate di una unica volontà politica che é la conditio sine qua non del successo e della vittoria.

TRA JOHNSON E MACRON, BIDEN SCEGLIE L’ANGLOSFERA E LA CHIAMA UKAUS

Proprio nel post di ieri rievocavo la creazione dell’area ABDA ( American, British, Dutch, Australian) durante la seconda guerra mondiale: una coalizione antigiapponese che nei pochi mesi di vita collezionò solo sconfitte . Ora la chiama Uk- A- US., ma negli scontri marittimi funzionò solo a Lepanto.

Nasce una triplice alleanza marittima anticinese. La Francia scartata a priori, se vuole l’alleanza europea , deve pagare un prezzo.

l’Australia accede alla propulsione nucleare.

Allora anche l’Italia può adottare il progetto della nave a propulsione nucleare che gli USA ci bloccarono a metà anni sessanta, oppure ammettere che esiste l’anglosfera dei signori anglosassoni della guerra e la carne da cannone italiana.

Mentre la Francia brigava con Prodi e i compagnucci della parrocchietta per creare una forza armata europea di pronto intervento, gli Stati Uniti hanno varato improvvisamente e senza informare nessuno degli alleati, una triplice alleanza delle ” democrazie marittime” con una dotazione di sottomarini nucleari ( adesso si capisce perché gli inglesi hanno pochi giorni fa spostato la flotta quasi per intero verso l’area indio-pacifico).

La Francia ha avuto una reazione isterica , un’altra l’avranno i nostri dirigenti nazionali costretti a scegliere tra Europa e USA-UK ma per l’Italia si aprono opportunità insperate a condizione che riusciamo fare uso di dignità e cervello.

Intanto una lezione: Per prima cosa gli USA hanno definito la loro priorità ( che non é la Russia, ma la Cina che ha riempito il vuoto lasciato dal Giappone nel 1945 con l’offerta di ” ricchezza condivisa”) e in conseguenza di questa hanno definito una strategia in tre punti: a) rafforzare il potere marittimo nel sud ovest pacifico e nella Insulindia in maniera da creare un cordone marittimo attorno alla Cina e rassicurare Taiwan , Corea , Giappone, Indonesia. b) proseguire nel rafforzamento dei legami con l’Australia per produrre un progressivo distacco dall’Inghilterra che segue di malavoglia la nuova coppia: Nuova Zelanda e Canada, che ha già sparato le sue cartucce contro la Huawei, non partecipano.

c) Dare un segnale chiaro agli europei – e tra questi i turchi, gli israeliani e i sauditi – che gli USA considerano finita l’epoca delle concessioni speciali. E’ il privilegio presidenziale se non si spera in un secondo mandato.

Il vantaggio concesso , a caro prezzo, all’Australia é l’accesso alla tecnologia nucleare: sommergibili nucleari made in USA al posto dei 12 sommergibili a propulsione convenzionale del contratto francese che ammontava a 50 miliardi di dollari di cui otto di elettronica esclusiva francese. Numero e prezzi sono ignoti, ma ingenti al punto da aver provocato vivaci reazioni dell’opposizione.

Il Premier australiano SCOTT MORRISON ha aderito alla proposta anche se accusato dalla capa dell’ opposizione di aver sprecato un miliardo ottenendo zero sottomarini dato che il lavoro fatto dal 2016 ad oggi coi francesi viene azzerato.

Questa scelta americana mette Emanuel Macron in seria difficoltà poiché é alla vigilia delle elezioni presidenziali e aveva cercato successi esteri per controbilanciare l’impopolarità di casa. Fallito il contenzioso coi turchi, non riuscita la mediazione col Libano , ora si trova ad avere al suo attivo unicamente l’assassinio di un capobanda del Mali e la speranza che gli italiani gli approvino l’idea della Comunità Europea di Difesa….. Il generale Boulanger si suicidò per meno.

L’Italia si trova in una posizione ambigua ma privilegiata, a metà strada tra Europa e USA e lo si vede dal corteggiamento di cui é oggetto negli ultimi tempi, da alcuni impropriamente attribuito al carisma del pur ottimo Mario Draghi. Gli USA hanno bisogno di noi per mantenere il controllo del Mediterraneo, del Maghreb, e frenare la deriva filo slava della Germania.

La Francia senza l’apporto italiano vedrebbe naufragare anche il sogno della forza europea di intervento rapido che la aiuterebbe a mantenere il controllo dell’Africa sub sahariana. La Germania perderebbe il suo migliore e più vicino mercato e un membro fondatore della Comunità Economica Europea. Ci han riempito di soldi e di elogi, ma possiamo ottenere di più.

I Cantieri navali francesi defraudati della commessa australiana per la quale si era speso personalmente Macron, saranno costretti a onorare il contratto con FINCANTIERI che aveva già pagato profumatamente per il controllo, ma anche questo non basta più e dobbiamo vedere cosa possono offrire gli americani.

Con questa mossa audace, mercantile e geopolitica a un tempo, gli USA hanno preso atto non solo che la leadership impone scelte e patti chiari, ma anche che in una coalizione non ci devono essere figli e figliastri a pena di malumori che minano le alleanze.

Nel 1966, progettammo per la Marina Militare un sottomarino a propulsione nucleare che avrebbe preso il nome di “Guglielmo Marconi”. Gli Stati Uniti posero il veto.

In sostituzione della ” Vulcano,”ripiegammo su un progetto di nave appoggio da 18.000 tonnellate a propulsione nucleare progettata da Fincantieri, che all’epoca si chiamava Italcantieri. La nave si sarebbe chiamata “ Enrico Fermi”.

Anche qui ci fu il veto americano. E’ giunto il momento di presentare, amichevolmente, le nostre richieste e di chiarire che il veto allo sviluppo di tecnologie nucleari italiane non é contemplato, visto che per gli australiani si é fatta eccezione al Trattato di non proliferazione nucleare ( TNP).

Commercialmente, gli USA si sono presi mezzo secolo di vantaggio e può bastare. Altrimenti il Mediterraneo e i turchi se li controllino con gli australiani che se ne sono già fatti un’idea a Gallipoli.
Se anche questa volta starete zitti e ossequiosi senza trattare francamente per sviluppare tecnologie nucleari non di guerra, é la volta che anche le casalinghe di Vigevano vorranno mettervi al muro.

FALLISCONO LE SANZIONI ALL’IRAN E AL SUO PETROLIO IN VISTA DELLE ELEZIONI AMERICANE. di Antonio de Martini

Nel corso del mese di marzo, il Giappone e dieci paesi europei, stando alla Reuters, hanno ricevuto alcune esenzioni dall’osservanza dell’embargo decretato dagli USA ( nota: non dalle Nazioni Unite) nei confronti dell’ Iran.

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L’ ARMA ASSOLUTA E’ L’ELETTRONICA. DA AUSILIARIA AD ARMA PRINCIPALE. HA DECLASSATO ANCHE LE BOMBE NUCLEARI. PUÒ ESSERE USATA ANCHE CONTRO PAESI AMICI . COME FANNO CON NOI. di Antonio de Martini

Militarmente parlando, le armi nucleari hanno un limite politico di impiego e un inconveniente “tecnico”.
Si possono usare solo in tempo di guerra dichiarata e le aree colpite restano inagibili per un periodo di tempo medio-lungo.
Le armi elettroniche invece, possono essere usate

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CI CHIEDONO IL SACRIFICIO DI ABRAMO, MA A ME SEMBRA IL DISPETTO DEL MARITO. di Antonio de Martini

Tutti i giornali dicono che stiamo sacrificando i giovani – i nostri figli e nipoti come ha scritto Francesco Venanzi nel bel commento al post precedente – ma pochi si chiedono se la voce che sentiamo sia di Dio o frutto della paranoia galoppante che ha colpito la classe dirigente europea. A volte mi viene da pensare che Berlusconi – il vile che e’ scappato- non abbia sentito la voce perché’ e’ l’unico che sembra avere una vita sessuale seppur disordinata.

CAPIRE IL DEBITO.

Se acquistare un debito fosse impresa pericolosa, le grandi istituzioni ( e le banche ) non spenderebbero, corromperebbero e premerebbero per acquisire clienti. Esse non assumono una voce al passivo, ad esempio il debito italiano, al contrario:
1) il creditore percepisce interessi e l’Italia avendo all’estero il 47% del proprio debito pagherà’, per il 2011, 76 miliardi di interessi/ rendita a fondi sovrani e di investimento.
Nel nuovo anno , se la Francia rimane nostra creditrice per 309 miliardi, vedrà’ aumentare la propria rendita di 15 miliardi di euro.
2) chi controlla il debito e’ in grado di influenzare – attraverso lo stesso debito- il paese debitore. Ad esempio la Cina ha deciso di influenzare gli USA tenendo la briglia corta: compra solo buoni a scadenza trimestrale.
3) la FIDUCIA , su cui si basa il business , consiste nella certezza che lo Stato debitore pagherà’ gli interessi , ossia la rendita, grazie al prelievo fiscale sui cittadini e in funzione della loro numerosità
Che i debiti non facciano paura e’ dimostrato anche dal fatto che APPENA SCADE IL BOND SI AFFRETTANO A RINNOVARLO. Solo i privati riscuotono il capitale e lo investono altrove ( una casa, azioni, ecc).
4) una garanzia aggiuntiva e’ data dal fatto che oltre al sistema delle tasse – immortale – lo stato può ricorrere a drastiche riduzioni della previdenza o di altra spesa sociale, per rassicurare un creditore dubbioso. QUESTA E’ LA FUNZIONE DI MONTI E PASSERA OGGI.
Passera e’ esperto della materia, essendo le banche italiane state teatro di analoghe richieste. Hanno chiesto alle imprese italiane di ridurre le spese e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Nessuno che abbia fatto notare che il gettito IRAP e quello della cassa integrazione guadagni hanno avuto quasi ( 35 miliardi)lo stesso importo. Se si fosse abolita l’IRAP molte aziende avrebbero evitato la cassa integrazione.
La crisi e’ finanziaria – ossia logica ma non reale- tutti hanno diritto di aver paura, ma chi diffonde la paura in questa guerra e’ un agente provocatore o un bischero come direbbe Bini Smaghi.

LA RAGIONE E’ PRESTO DETTA. Posto che sia tutto vero quel che i giornali e i politici vanno raccontando, gli sforzi di tassazione che si annunziano e quelli di ” innovazione e sviluppo” che vengono richiesti a chi vive del proprio lavoro o produce industrialmente, sono un ATOMO – consentite il paragone – rispetto a una PAGNOTTA.

DIMOSTRAZIONE: nel 1980 – prima della deregulation richiesta dalle banche – l’80% del valore delle transazioni economiche internazionali era basata sulla produzione e circolazione delle merci.
NEL 2000 , gia’ il 95% delle transazioni economiche internazionali era di spostamenti finanziari: il 20% di compravendita di azioni e l’80% di speculazioni sulle valute.
NELL’ APRILE 2010 queste transazioni hanno raggiunto la cifra di
3981 MILIARDI DI DOLLARI AL GIORNO. ( non e’ un errore di battitura ).
La cifra e’ 150 volte superiore a quella dello scambio di merci.

TRE GIORNI DI SPECULAZIONE FINANZIARIA EQUIVALGONO AL FATTURATO ANNUALE DELLA PRIME CENTO MULTINAZIONALI DEL MONDO NEL 2008.(12.000miliardi).

Adesso sono certo che capite tutti che siamo oggetto di un tentativo di truffa da parte del ” duo fasullo ” e che Berlusconi & Co.(mpagni) hanno fatto la figura dei Pinocchio nell’orto dei miracoli.

Il debito – che e’ normale e fisiologico – ce lo vogliono far pagare QUATTRO VOLTE:

LA PRIMA col pagamento degli interessi sui titoli
LA SECONDA con le spese finanziate dallo Stato e finalizzate a ripagare il “sostegno” ( es la
TAV TORINO- LIONE e le centrali nucleari ,bocciate dal referendum, che erano
appaltate alla Francia che non sa farle. Vedasi la centrale Finlandese di
OLKIKUOTO , non finita, dove il preventivo e’ già passato da tre a sei miliardi di
euro e sono stati accertati ben quattromila errori di progettazione).
LA TERZA. Col “piattino Monti” ossia la riduzione straordinaria della quota debito che
vogliono realizzare ” per calmare i mercati” .
LA QUARTA. Con le ” misure di salvaguardia” da varare, per il salvataggio delle banche
” troppo esposte” che inevitabilmente si profila all’orizzonte.

Mi sia consentito una duplice considerazione personale . Chiamare dei banchieri, anche complici della crisi, al governo – in Grecia come in Italia – equivale a nominare capo dei pompieri un piromane.
Inoltre solo dei deficienti mentali potevano non prevedere che, unificando le 17 più interessanti valute del mondo, gli speculatori non sarebbero andati in pensione.
A questi soggetti da Cottolengo abbiamo affidato la navigazione in acque infide nel tripudio di una serie di geronti, che hanno l’ eta’ di Mubarak.
Altro che sacrificare i nostri figli. Questa e’ gente che non vale nemmeno il sacrificio di un abbacchio.

Antonio de Martini

EUROZONA: CHI DEVE COSA. PRONTUARIO DEI DEBITI E CREDITI DELL ITALIA.

Il sito della BBC ha fatto il regalo, pubblicando una serie di dati oggetto di commenti di tutta la stampa italiana , ma raramente – o mai- indicati cifra per cifra. Poiché’ non sono capace di far funzionare il mio IPad fino al punto di fare uno specchietto , li metto come posso, ripromettendomi di far fare un lavoro decente e ripubblicarlo se utile.
Come fonti la BBC ha citato la Banca dei regolamenti internazionali ( BRI) , la Banca Mondiale e la divisione popolazione delle Nazioni Unite. i dati del FMI li metterò’ nello specchietto che faremo poi, perché’ non li ho capiti.
Il dato che considero più’ interessante , e’ l’esercizio fatto, di spalmare il debito sugli abitanti del paese interessato. Si tratta a mio avviso di un indice che meriterebbe maggiore diffusione. I tedeschi stanno peggio di noi ( sospetto che sia questa la ragione della pubblicazione dei dati da parte della BBC ).
Qualcuno mi scrive dicendo che il debito non esiste ecc..
Noto che quando si accetta di giocare al tavolo dei bari,( lItalia lo ha fatto coi governi dal 1967 in poi), poi non si ha il diritto di protestare quando le cose non vanno per il loro verso. Meglio cercare di capire per non ricascarci, ma sopratutto cercare di uscirne.
Ultima considerazione, l’Europa ha elogiato la sua capacita’ di risollevare le economie dei paesi aderenti quali l’Irlanda e Portogallo. Sara’ bene rivedere alcune politiche europee.

Debito per abitante. Rapporto debito PIL. Rapporto debito estero GDP

FRANCIA. 66.508. 87%. 235%

SPAGNA 41.366. 67%. 284%

PORTOGALLO 38.081. 106%. 251%

ITALIA 32.875. 121% 163%

IRLANDA 390.969 109%. 1.093%

GRECIA 38.073 166%. 252%

GIAPPONE 15.934. 233%. 50%

GERMANIA 50.659. 83%.*. 176%

U K 117.580. 81%. 436%

U S A 35.156. 100%. 101%

I dati sono in euro e bastano pochissime considerazioni. La prima e’ che lo sbilancio del debito estero, specie inglese e irlandese e’ dovuto alle attività’ finanziarie che vengono segnate a debito ed aiuta a capire dove si annidano le attività’ finanziarie che stanno creando le turbolenze.
La seconda e’ che se consideriamo il debito in capo ad ogni cittadino penso che abbiamo un indice più’ attendibile di altri quanto a solvibilità’. Ultima: peccato manchi la Cina
* asterisco alla Germania, per ricordare che se mettessero il bilancio della loro cassa depositi e prestiti nel bilancio della stato – come abbiamo fatto noi- il loro rapporto debito/PIL passerebbe al 97%.

Anticipo l’elenco dei creditori dell’Italia.

Deve: Alla Francia. 309 miliardi
Alla Germania 120
A. U K 54.7
A. Giappone. 32.8
A. U S A. 34.8
A. SPAGNA. 29.5

L’elenco debitori dell’Italia, abbiamo cioè’ comprato Bond

Alla Francia 37.6
Alla Germania 202,7
Agli USA. Nulla
Alla Grecia. 2.8
Alla Spagna 22.3
All’Irlanda. Nulla
Al Giappone. Nulla
Al Portogallo 2.9

Considerazioni: se l’Europa andasse incontro a problemi, noi saremmo i meno colpiti. Se noi facciamo default ( termine “moderno ed europeo” per fallimento) la Francia avrà’ dei gran dolori di testa e Sarkosy non verrebbe rieletto. Ammetto che la tentazione sarebbe per me irresistibile.
I criteri seguiti da Bankitalia sono stati improntati alla massima prudenza e ciò’ e’ lodevole solo in linea di principio. Abbiamo comprato 200 miliardi che rendono il 2% ai tedeschi che comprano da noi incassando interessi al 7% e vogliono anche che si dica grazie permettendosi di dubitare della nostra solvibilità’ quando , guardando alla storia, gli unici che han fatto fallimento sono loro nel primo dopoguerra mondiale.

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