Archivi Categorie: USA

BIDEN ABBASSA LA CRESTA. DA “CI SARANNO CONSEGUENZE” A ” VOGLIAMO COMPETERE”

ALL’INTERVENTO A MUSO DURO DEL NUOVO MINISTRO DEGLI ESTERI QUIN GANG , IL GOVERNO USA ABBASSA I TONI E CERCA DI RAFFREDDARE LA POLEMICA. SI RIVELA LA TIGRE DI CARTA PROFETIZZATA DA MAO.

Il tono minaccioso e la lista delle posizioni criticabili della Cina rispetto alla guerra Ucraina ( mancata condanna della Russia all’ONU, rafforzamento della collaborazione economica russo-cinese, possibilità di invio di armi e munizioni ai russi) si sono dissolte come neve al sole.

Il tono irritante del dipartimento di stato e i solenni avvertimenti a non toccare Taiwan anche. Lo sceriffo si é reso conto di avere a che fare con un osso duro ed é diventato più conciliante. Niente più oscure minacce di ritorsioni: qua la mano !

Nel link sottostante troverete il testo che Biden finse di snobbare, inducendo molti alla imitazione, e che adesso dovrà imparare a memoria. E’ il decalogo cinese per essere coerenti col concetto di pace.

https://corrieredellacollera.wordpress.com/wp-admin/post.php?post=35641&action=edit

In effetti, la storia degli Stati Uniti é caratterizzata dalla violenza e dall’espansione il suo budget assomma al 40% di quello di tutti i paesi del mondo messi insieme ed hanno 800 basi militari sparse in paesi esteri, senza contare le flotte. Difficile dire che lo fanno per la pace.

Aver fatto notare queste verità che sono sotto gli occhi di tutti, la Cina si é vista sbeffeggiare dal presidente Joe Biden che ha snobbato il documento, implacabile ma pacato. Poco dopo il nuovo ministro degli Esteri cinese, ha cambiato il tono ed ha dichiarato che se gli USA continueranno con questi comportamenti miranti a soggiogare, prima psicologicamente, poi economicamente, la Cina, ” lo scontro sarebbe inevitabile”. Una notizia d’agenzia ha fatto circolare la cifra dei coscritti possibili: 20 milioni.

Gli USA – che sono già stati impressionati dal richiamo alle armi di trecentomila uomini fatto dalla Russia e memori della definizione di “unwise” data da Henri Kissinger all’atteggiamento bullesco di affrontare due crisi in contemporanea – hanno cambiato tono e smesso di cercare di stanare la Cina. Ancor oggi non sono riusciti a capire fino a che punto il celeste impero sia coinvolto con l’impero del male. Il timone punta a neutrale.

XI JINPING ha infatti confermato che non c’é stata nessuna cessione di armi ai duellanti, non ha dedicato una sola riga all’Europa e si é concentrato sui temi anticinesi degli USA: Taiwan, TIK TOK vessata quotidianamente, Huawei, le strumentali campagne per i diritti umani a favore degli Uiguri ( una delle sedici etnie presenti in Cina); la costruzione di una catena strategica attorno alla Cina ( AUKUS) , mirante a mortificarla nel suo mare, l’appoggio dato alla Filippine per il contenzioso per le isole Spratly, il riarmo accelerato giapponese. Tutte questioni sollevate ( o risollevate) dagli USA nell’ultimo anno miranti a indebolire XI.

La superiorità intellettuale cinese ha fatto fronte a tutte questi ostacoli affrontati senza ai usare toni aggressivi.

In questo secondo link troverete un estratto di un documento americano che tratta a un dipresso degli stessi temi del cinese, ma lo fa concentrandosi sulla Russia, al punto che affronta la situazione globale senza mai nominare Cina e India, nel tentativo di affrontare un avversario alla volta. Forse pensano che i cinesi siano tanto sciocchi da non averci pensato.

https://corrieredellacollera.wordpress.com/wp-admin/post.php?post=35317&action=edit

L’ultimo link é al più completo documento Rand sulla Russia: Extending Russia ci ho messo un pò a capire che intendevano l’espansione delle spese russe a causa di guerre e rivolte ( indicate analiticamente) fino al punto da provocarne il crollo. Ed é qui che risalta il concetto di competitive advantage, ossia ottenere un vantaggio competitivo provocando una proxy war ( guerra per procura). Non si sono resi conto che , a partire da oggi, molti, sentendo parlare di competition la prenderanno per un sinonimo di guerra. Dovranno spolverare il vocabolario.

https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR3063.html

Pubblicità

IL 16 MARZO 2022 HO FATTO UN VIDEO SULLE MULTINAZIONALI CHE SONO LE NUOVE COMPAGNIE DELLE INDIE. RISULTA NON VISTO. OGGI LO CAPIRETE.

SONO LA FILIBUSTA DEL XXI SECOLO E NON RISPONDONO A NESSUNO. SE NON AI SERVIZI SEGRETI CHE LE HANNO CREATE . HANNO SILURATO TRUMP E SI ACCINGONO AL BIS.

L’INTERVISTA DEL FINE SETTIMANA SULLA GUERRA OGGI E LE SUE PROSPETTIVE FUTURE. DURA? SI ALLARGA?

IL CANALE DEMOS ( TELEGRAM) VI INVITA A PASSARE UN’ORA CON ME E G. GABELLINI SUL TEMA DELLA GUERRA .

GLI USA SABOTARONO TRE DEI QUATTRO GASODOTTI NORTH STREAM MINATI NEL CASO DI INVASIONE. LO DICE SEYMOUR HERSH, IL PIU’ RISPETTATO REPORTER D’AMERICA GIA’PREMIO PULITZER PER LA SCOPERTA DEL MASSACRO DI MY LAI

MANCA – ED E’ GRAVE- L’AUTORIZZAZIONE DEL CONGRESSO. LA GUERRA SI ALLARGA?

ECCO LA TRADUZIONE DELL’ARTICOLO FATTA DA ” L’ITALIA E IL MONDO.”

IL FATTO GRAVE PER GLI USA E’ CHE BIDEN HA ORDINATO DI FARE UN SABOTAGGIO PREPARATO SOLO NEL CASO DI UNA INVASIONE SENZA AUTORIZZAZIONE DEL SENATO.

https://seymourhersh.substack.com/p/how-america-took-out-the-nord-stream Testo originale inglese.

https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F04729135-33de-4bb1-8fd5-17e9b7f0c8fe_3114x1742.png

“Il Diving and Salvage Center della Marina degli Stati Uniti si trova in un luogo oscuro come il suo nome, in quello che una volta era un viottolo di campagna nella zona rurale di Panama City, una città di villeggiatura ora in piena espansione nel panhandle sud-occidentale della Florida, 70 miglia a sud del confine con l’Alabama. Il complesso del centro non è descrittivo come la sua ubicazione: una struttura in cemento scialbo del secondo dopoguerra che ha l’aspetto di una scuola superiore professionale nella zona ovest di Chicago. Una lavanderia a gettoni e una scuola di danza si trovano dall’altra parte di quella che ora è una strada a quattro corsie.

Il centro ha addestrato per decenni sommozzatori altamente qualificati che, una volta assegnati alle unità militari americane in tutto il mondo, sono in grado di effettuare immersioni tecniche per fare il bene – utilizzando esplosivi C4 per liberare porti e spiagge da detriti e ordigni inesplosi – e il male, come far saltare in aria piattaforme petrolifere straniere, sporcare le valvole di aspirazione delle centrali elettriche sottomarine, distruggere le chiuse di canali di navigazione cruciali. Il centro di Panama City, che vanta la seconda piscina coperta più grande d’America, era il luogo perfetto per reclutare i migliori, e più taciturni, diplomati della scuola di immersione che l’estate scorsa hanno fatto con successo ciò che erano stati autorizzati a fare a 260 piedi sotto la superficie del Mar Baltico.

Lo scorso giugno, i sommozzatori della Marina, operando sotto la copertura di un’esercitazione NATO di metà estate ampiamente pubblicizzata, nota come BALTOPS 22, hanno piazzato gli esplosivi innescati a distanza che, tre mesi dopo, hanno distrutto tre dei quattro gasdotti Nord Stream, secondo una fonte con conoscenza diretta della pianificazione operativa.

Due dei gasdotti, noti collettivamente come Nord Stream 1, hanno fornito alla Germania e a gran parte dell’Europa occidentale gas naturale russo a basso costo per oltre un decennio. Una seconda coppia di gasdotti, denominata Nord Stream 2, era stata costruita ma non era ancora operativa. Ora, con le truppe russe che si ammassano al confine con l’Ucraina e con l’incombere della più sanguinosa guerra in Europa dal 1945, il presidente Joseph Biden vedeva i gasdotti come un veicolo per Vladimir Putin per armare il gas naturale per le sue ambizioni politiche e territoriali.

Alla richiesta di un commento, Adrienne Watson, portavoce della Casa Bianca, ha risposto in un’e-mail: “Questa affermazione è falsa e completamente inventata”. Tammy Thorp, portavoce della Central Intelligence Agency, ha scritto: “Questa affermazione è completamente e totalmente falsa”.

La decisione di Biden di sabotare gli oleodotti è arrivata dopo oltre nove mesi di discussioni segretissime all’interno della comunità di sicurezza nazionale di Washington su come raggiungere al meglio l’obiettivo. Per gran parte del tempo, il problema non è stato se compiere o meno la missione, ma come portarla a termine senza alcun indizio evidente su chi fosse il responsabile.

C’era una ragione burocratica vitale per affidarsi ai diplomati della scuola di immersione del centro a Panama City. I sommozzatori erano solo della Marina e non membri del Comando per le operazioni speciali americano, le cui operazioni segrete devono essere comunicate al Congresso e informate in anticipo alla leadership del Senato e della Camera, la cosiddetta Gang of Eight. L’amministrazione Biden stava facendo tutto il possibile per evitare fughe di notizie mentre la pianificazione si svolgeva tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2022.

Il presidente Biden e la sua squadra di politica estera – il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, il segretario di Stato Tony Blinken e Victoria Nuland, sottosegretario di Stato per la politica – hanno manifestato in modo esplicito e coerente la loro ostilità ai due oleodotti, che si snodano uno accanto all’altro per 750 miglia sotto il Mar Baltico, partendo da due porti diversi nel nord-est della Russia, vicino al confine con l’Estonia, passando vicino all’isola danese di Bornholm prima di terminare nella Germania settentrionale.

La via diretta, che evita il transito in Ucraina, è stata una manna per l’economia tedesca, che ha goduto di un’abbondanza di gas naturale russo a basso costo, sufficiente per far funzionare le fabbriche e riscaldare le case, consentendo ai distributori tedeschi di vendere il gas in eccesso, con profitto, in tutta l’Europa occidentale. Un’azione che potesse essere ricondotta all’amministrazione avrebbe violato le promesse degli Stati Uniti di ridurre al minimo il conflitto diretto con la Russia. La segretezza era essenziale.

Fin dai primi giorni, Nord Stream 1 è stato visto da Washington e dai suoi partner anti-russi della NATO come una minaccia al dominio occidentale. La holding che ne è alla base, la Nord Stream AG, è stata costituita in Svizzera nel 2005 in partnership con Gazprom, una società russa quotata in borsa che produce enormi profitti per gli azionisti ed è dominata da oligarchi noti per essere al soldo di Putin. Gazprom controllava il 51% della società, mentre quattro aziende energetiche europee, una francese, una olandese e due tedesche, condividevano il restante 49% delle azioni e avevano il diritto di controllare le vendite a valle del gas naturale a basso costo ai distributori locali in Germania e in Europa occidentale. I profitti di Gazprom sono stati condivisi con il governo russo e, secondo le stime, in alcuni anni le entrate statali di gas e petrolio sono state pari al 45% del bilancio annuale della Russia.

I timori politici dell’America erano reali: Putin avrebbe avuto un’ulteriore e necessaria fonte di reddito, e la Germania e il resto dell’Europa occidentale sarebbero diventati dipendenti dal gas naturale a basso costo fornito dalla Russia, diminuendo la dipendenza europea dall’America. In realtà, questo è esattamente ciò che è accaduto. Molti tedeschi hanno visto il Nord Stream 1 come parte della realizzazione della famosa teoria dell’Ostpolitik dell’ex cancelliere Willy Brandt. Ostpolitikteoria della che avrebbe permesso alla Germania del dopoguerra di riabilitare se stessa e altre nazioni europee distrutte dalla Seconda Guerra Mondiale utilizzando, tra le altre iniziative, il gas russo a basso costo per alimentare un mercato e un’economia commerciale prospera nell’Europa occidentale.

Il Nord Stream 1 era già abbastanza pericoloso, secondo la NATO e Washington, ma il Nord Stream 2, la cui costruzione è stata completata nel settembre del 2021, se approvato dalle autorità di regolamentazione tedesche, raddoppierebbe la quantità di gas a basso costo disponibile per la Germania e l’Europa occidentale. Il secondo gasdotto fornirebbe inoltre gas sufficiente per oltre il 50% del consumo annuale della Germania. Le tensioni tra la Russia e la NATO, sostenute dall’aggressiva politica estera dell’amministrazione Biden, erano in costante aumento.

L’opposizione al Nord Stream 2 è esplosa alla vigilia dell’insediamento di Biden nel gennaio 2021, quando i repubblicani del Senato, guidati da Ted Cruz del Texas, hanno ripetutamente sollevato la minaccia politica del gas naturale russo a basso costo durante l’udienza di conferma di Blinken come Segretario di Stato. A quel punto un Senato unificato aveva approvato con successo una legge che, come disse Cruz a Blinken, “ha fermato [il gasdotto] sul nascere”. Il governo tedesco, allora guidato da Angela Merkel, avrebbe esercitato enormi pressioni politiche ed economiche per mettere in funzione il secondo gasdotto.

Biden si opporrebbe ai tedeschi? Blinken ha risposto di sì, ma ha aggiunto di non aver discusso i dettagli delle opinioni del Presidente entrante. “So che è fermamente convinto che questa sia una cattiva idea, il Nord Stream 2”, ha detto. “So che vorrebbe che usassimo tutti gli strumenti di persuasione di cui disponiamo per convincere i nostri amici e partner, compresa la Germania, a non andare avanti”.

Pochi mesi dopo, mentre la costruzione del secondo gasdotto si avvicinava al completamento, Biden ha battuto ciglio. Nel maggio dello stesso anno, con un sorprendente dietrofront, l’amministrazione rinunciò alle sanzioni contro Nord Stream AG, mentre un funzionario del Dipartimento di Stato ammise che cercare di fermare il gasdotto attraverso le sanzioni e la diplomazia era “sempre stato un azzardo”. Dietro le quinte, i funzionari dell’amministrazione avrebbero esortato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che a quel punto stava affrontando la minaccia di un’invasione russa, a non criticare la mossa.

Le conseguenze sono state immediate. I repubblicani del Senato, guidati da Cruz, hanno annunciato un blocco immediato di tutte le nomine di Biden in politica estera e hanno ritardato l’approvazione della legge annuale sulla difesa per mesi, fino all’autunno. In seguito Politico ha descritto il dietrofront di Biden sul secondo gasdotto russo come “l’unica decisione, probabilmente più del caotico ritiro militare dall’Afghanistan, che ha messo in pericolo l’agenda di Biden”. 

L’amministrazione era in difficoltà, nonostante avesse ottenuto una tregua dalla crisi a metà novembre, quando le autorità tedesche di regolamentazione dell’energia hanno sospeso l’approvazione del secondo gasdotto Nord Stream. I prezzi del gas naturale hanno subito un’impennata dell’8% nel giro di pochi giorni, tra i crescenti timori in Germania e in Europa che la sospensione del gasdotto e la crescente possibilità di una guerra tra Russia e Ucraina avrebbero portato a un inverno freddo molto indesiderato. A Washington non era chiaro quale fosse la posizione di Olaf Scholz, il cancelliere tedesco appena nominato. Mesi prima, dopo la caduta dell’Afghanistan, Scholtz aveva pubblicamente appoggiato l’appello del presidente francese Emmanuel Macron per una politica estera europea più autonoma in un discorso a Praga, suggerendo chiaramente una minore dipendenza da Washington e dalle sue azioni mercuriali.

In tutto questo, le truppe russe si sono costantemente e minacciosamente accumulate ai confini dell’Ucraina e alla fine di dicembre più di 100.000 soldati erano in grado di colpire dalla Bielorussia e dalla Crimea. A Washington cresceva l’allarme, compresa una valutazione di Blinken secondo cui il numero delle truppe avrebbe potuto essere “raddoppiato in breve tempo”.

L’attenzione dell’amministrazione si è nuovamente concentrata su Nord Stream. Finché l’Europa continuerà a dipendere dal gasdotto per ottenere gas naturale a basso costo, Washington temeva che Paesi come la Germania sarebbero stati riluttanti a fornire all’Ucraina il denaro e le armi necessarie per sconfiggere la Russia.

È stato in questo momento di incertezza che Biden ha autorizzato Jake Sullivan a riunire un gruppo interagenzie per elaborare un piano. 

Tutte le opzioni dovevano essere prese in considerazione. Ma solo una sarebbe emersa.

LA PIANIFICAZIONE

Nel dicembre del 2021, due mesi prima che i primi carri armati russi entrassero in Ucraina, Jake Sullivan convocò una riunione di una task force appena costituita – uomini e donne dello Stato Maggiore, della CIA, dei Dipartimenti di Stato e del Tesoro – e chiese raccomandazioni su come rispondere all’imminente invasione di Putin.

Sarebbe stato il primo di una serie di incontri top-secret, in una stanza sicura all’ultimo piano dell’Old Executive Office Building, adiacente alla Casa Bianca, che era anche la sede del President’s Foreign Intelligence Advisory Board (PFIAB). Ci furono i soliti botta e risposta che alla fine portarono a una domanda preliminare cruciale: La raccomandazione trasmessa dal gruppo al Presidente sarebbe stata reversibile – come un altro strato di sanzioni e restrizioni valutarie – o irreversibile – cioè azioni cinetiche, che non potevano essere annullate?Secondo la fonte con conoscenza diretta del processo, ciò che è apparso chiaro ai partecipanti è che Sullivan intendeva che il gruppo elaborasse un piano per la distruzione dei due gasdotti Nord Stream e che stava realizzando i desideri del Presidente

https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F8497b983-f9d3-4522-82c2-159984528fd4_2144x514.png

I GIOCATORI Da sinistra a destra: Victoria Nuland, Anthony Blinken e Jake Sullivan.

Nel corso delle successive riunioni, i partecipanti discussero le opzioni per un attacco. La Marina propose di utilizzare un sottomarino di recente costruzione per attaccare direttamente l’oleodotto. L’aeronautica discuteva di sganciare bombe con spolette ritardate che potessero essere innescate a distanza. La CIA sosteneva che qualsiasi cosa si facesse, avrebbe dovuto essere segreta. Tutti i partecipanti capirono la posta in gioco. “Non si tratta di roba da bambini”, ha detto la fonte. Se l’attacco fosse riconducibile agli Stati Uniti, “sarebbe un atto di guerra”.

All’epoca, la CIA era diretta da William Burns, un mite ex ambasciatore in Russia che era stato vice segretario di Stato nell’amministrazione Obama. Burns autorizzò rapidamente un gruppo di lavoro dell’Agenzia i cui membri ad hoc includevano, guarda caso, qualcuno che aveva familiarità con le capacità dei sommozzatori della Marina a Panama City. Nelle settimane successive, i membri del gruppo di lavoro della CIA iniziarono a elaborare un piano per un’operazione segreta che avrebbe utilizzato i sommozzatori per innescare un’esplosione lungo l’oleodotto.

Qualcosa di simile era già stato fatto in passato. Nel 1971, la comunità dei servizi segreti americani apprese da fonti ancora non rivelate che due importanti unità della Marina russa comunicavano attraverso un cavo sottomarino interrato nel Mare di Okhotsk, sulla costa dell’Estremo Oriente russo. Il cavo collegava un comando regionale della Marina al quartier generale continentale di Vladivostok.

Una squadra selezionata di agenti della Central Intelligence Agency e della National Security Agency è stata riunita da qualche parte nell’area di Washington, sotto copertura, e ha elaborato un piano, utilizzando sommozzatori della Marina, sottomarini modificati e un veicolo di salvataggio sottomarino, che è riuscito, dopo molti tentativi ed errori, a localizzare il cavo russo. I sommozzatori hanno piazzato sul cavo un sofisticato dispositivo di ascolto che ha intercettato con successo il traffico russo e lo ha registrato su un sistema di registrazione.

L’NSA venne a sapere che gli alti ufficiali della marina russa, convinti della sicurezza del loro collegamento, chiacchieravano con i loro colleghi senza crittografia. Il dispositivo di registrazione e il nastro dovevano essere sostituiti mensilmente e il progetto andò avanti allegramente per un decennio, finché non fu compromesso da un tecnico civile della NSA di quarantaquattro anni, Ronald Pelton, che parlava correntemente il russo. Pelton fu tradito da un disertore russo nel 1985 e condannato alla prigione. I russi gli pagarono solo 5.000 dollari per le sue rivelazioni sull’operazione, oltre a 35.000 dollari per altri dati operativi russi da lui forniti che non furono mai resi pubblici.

Quel successo subacqueo, chiamato in codice Ivy Bells, fu innovativo e rischioso, e produsse informazioni preziose sulle intenzioni e i piani della Marina russa.

Tuttavia, il gruppo interagenzie era inizialmente scettico sull’entusiasmo della CIA per un attacco segreto in mare aperto. C’erano troppe domande senza risposta. Le acque del Mar Baltico erano pesantemente pattugliate dalla marina russa e non c’erano piattaforme petrolifere che potessero essere usate come copertura per un’operazione subacquea. I sommozzatori sarebbero dovuti andare in Estonia, proprio al di là del confine con le banchine di carico del gas naturale della Russia, per addestrarsi alla missione? “Sarebbe una scopata da capre”, è stato detto all’Agenzia.

Nel corso di “tutti questi piani”, ha raccontato la fonte, “alcuni funzionari della CIA e del Dipartimento di Stato dicevano: “Non fatelo. È stupido e sarà un incubo politico se verrà fuori”.

Tuttavia, all’inizio del 2022, il gruppo di lavoro della CIA riferì al gruppo interagenzie di Sullivan: “Abbiamo un modo per far saltare gli oleodotti”.

Quello che è successo dopo è stato sbalorditivo. Il 7 febbraio, meno di tre settimane prima dell’apparentemente inevitabile invasione russa dell’Ucraina, Biden si è incontrato nel suo ufficio alla Casa Bianca con il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che, dopo qualche tentennamento, era ora saldamente nella squadra americana. Durante il briefing con la stampa che ne è seguito, Biden ha affermato con tono di sfida: “Se la Russia invade… non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine a tutto questo“.

Venti giorni prima, il Sottosegretario Nuland aveva trasmesso essenzialmente lo stesso messaggio durante un briefing del Dipartimento di Stato, con poca copertura da parte della stampa. “Voglio essere molto chiara con voi oggi”, ha detto in risposta a una domanda. “Se la Russia invade l’Ucraina, in un modo o nell’altro il Nord Stream 2 non andrà avanti“.

Molti di coloro che hanno partecipato alla pianificazione della missione dell’oleodotto sono rimasti sconcertati da quelli che hanno considerato come riferimenti indiretti all’attacco.

“È stato come mettere una bomba atomica a Tokyo e dire ai giapponesi che la faremo esplodere”, ha detto la fonte. “Il piano prevedeva che le opzioni fossero eseguite dopo l’invasione e non pubblicizzate pubblicamente. Biden semplicemente non l’ha capito o l’ha ignorato”.

L’indiscrezione di Biden e della Nuland, se di questo si è trattato, potrebbe aver frustrato alcuni dei pianificatori. Ma ha anche creato un’opportunità. Secondo la fonte, alcuni alti funzionari della CIA hanno stabilito che far saltare l’oleodotto “non poteva più essere considerata un’opzione segreta perché il Presidente aveva appena annunciato che sapevamo come farlo”.

Il piano per far saltare in aria Nord Stream 1 e 2 è stato improvvisamente declassato da un’operazione segreta che richiedeva l’informazione del Congresso a un’operazione di intelligence altamente classificata con il supporto militare degli Stati Uniti. Secondo la legge, ha spiegato la fonte, “non c’era più l’obbligo legale di riferire l’operazione al Congresso. Tutto ciò che dovevano fare ora era farlo e basta, ma doveva essere ancora segreto. I russi hanno una sorveglianza superlativa del Mar Baltico”.

I membri del gruppo di lavoro dell’Agenzia non avevano contatti diretti con la Casa Bianca e non vedevano l’ora di scoprire se il Presidente intendeva dire quello che aveva detto, cioè se la missione era ormai avviata. La fonte ha ricordato: “Bill Burns torna e dice: “Fatelo””.

j

“La marina norvegese è stata rapida nel trovare il punto giusto, nelle acque poco profonde a poche miglia dall’isola danese di Bornholm…”.

LOPERAZIONE 

La Norvegia era il luogo perfetto per la missione.

Negli ultimi anni di crisi Est-Ovest, le forze armate statunitensi hanno ampliato notevolmente la loro presenza in Norvegia, il cui confine occidentale corre per 1.400 miglia lungo l’Oceano Atlantico settentrionale e si fonde sopra il Circolo Polare Artico con la Russia. Il Pentagono ha creato posti di lavoro e contratti altamente remunerativi, tra qualche polemica locale, investendo centinaia di milioni di dollari per aggiornare ed espandere le strutture della Marina e dell’Aeronautica americane in Norvegia. Le nuove opere comprendevano, soprattutto, un radar avanzato ad apertura sintetica, in grado di penetrare in profondità in Russia, entrato in funzione proprio quando la comunità di intelligence americana ha perso l’accesso a una serie di siti di ascolto a lungo raggio all’interno della Cina.

Una base sottomarina americana recentemente ristrutturata, in costruzione da anni, è diventata operativa e più sottomarini americani sono ora in grado di lavorare a stretto contatto con i loro colleghi norvegesi per monitorare e spiare un’importante ridotta nucleare russa a 250 miglia a est, nella penisola di Kola. L’America ha anche ampliato notevolmente una base aerea norvegese nel nord e ha consegnato alle forze aeree norvegesi una flotta di aerei da pattugliamento P8 Poseidon, costruiti dalla Boeing, per rafforzare lo spionaggio a lungo raggio di tutto ciò che riguarda la Russia.

In cambio, lo scorso novembre il governo norvegese ha fatto arrabbiare i liberali e alcuni moderati del suo parlamento approvando l’Accordo supplementare di cooperazione per la difesa (SDCA). In base al nuovo accordo, in alcune “aree concordate” del Nord, il sistema giuridico statunitense avrà giurisdizione sui soldati americani accusati di crimini fuori dalla base, così come sui cittadini norvegesi accusati o sospettati di interferire con il lavoro della base.

La Norvegia è stata uno dei primi firmatari del Trattato NATO nel 1949, agli inizi della Guerra Fredda. Oggi, il comandante supremo della NATO è Jens Stoltenberg, un convinto anticomunista, che è stato primo ministro norvegese per otto anni prima di passare alla sua alta carica alla NATO, con il sostegno americano, nel 2014. Si trattava di un duro su tutto ciò che riguardava Putin e la Russia, che aveva collaborato con la comunità di intelligence americana fin dai tempi della guerra del Vietnam. Da allora si è fidato completamente di lui. “È il guanto che si adatta alla mano americana”, ha detto la fonte.

A Washington i pianificatori sapevano che dovevano andare in Norvegia. “Odiavano i russi e la marina norvegese era piena di marinai e sommozzatori eccellenti, con generazioni di esperienza nell’esplorazione di petrolio e gas in acque profonde altamente redditizie”, ha detto la fonte. Inoltre ci si poteva fidare di loro per mantenere la missione segreta. (I norvegesi potrebbero aver avuto anche altri interessi. La distruzione di Nord Stream, se gli americani riuscissero a portarla a termine, consentirebbe alla Norvegia di vendere una quantità molto maggiore del proprio gas naturale all’Europa).

A marzo, alcuni membri del team si recarono in Norvegia per incontrare i servizi segreti e la marina norvegese. Una delle domande chiave era dove esattamente nel Mar Baltico fosse il posto migliore per piazzare gli esplosivi. Nord Stream 1 e 2, ciascuno con due serie di condotte, erano separati per gran parte del percorso da poco più di un miglio, mentre si dirigevano verso il porto di Greifswald, nell’estremo nord-est della Germania.

La marina norvegese è stata rapida nel trovare il punto giusto, nelle acque poco profonde del Mar Baltico, a poche miglia dall’isola danese di Bornholm. Le condutture correvano a più di un miglio di distanza l’una dall’altra, su un fondale profondo solo 260 piedi. Si trattava di un’area ben raggiungibile dai sommozzatori che, operando da un cacciamine norvegese della classe Alta, si sarebbero immersi con una miscela di ossigeno, azoto ed elio che usciva dalle loro bombole e avrebbero piazzato cariche di C4 sagomate sulle quattro condutture con coperture protettive in cemento. Sarebbe stato un lavoro noioso, lungo e pericoloso, ma le acque al largo di Bornholm avevano un altro vantaggio: non c’erano grandi correnti di marea, che avrebbero reso il compito di immergersi molto più difficile.

https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F700f2e02-308c-40f3-b287-7ce79d76dbce_3000x3000.jpeg

Dopo un po’ di ricerche, gli americani erano tutti d’accordo.

A questo punto, entrò di nuovo in gioco l’oscuro gruppo di immersione profonda della Marina a Panama City. Le scuole d’altura di Panama City, i cui allievi hanno partecipato alle Ivy Bells, sono viste come un’indesiderata zona d’ombra dall’élite dei diplomati dell’Accademia Navale di Annapolis, che di solito cercano la gloria di essere assegnati come Seal, piloti di caccia o sommergibilisti. Se uno deve diventare una “scarpa nera”, cioè un membro del meno desiderabile comando di navi di superficie, c’è sempre almeno un incarico su un cacciatorpediniere, un incrociatore o una nave anfibia. La meno affascinante di tutte è la guerra di mine. I suoi sommozzatori non appaiono mai nei film di Hollywood o sulle copertine delle riviste popolari.

“I migliori sommozzatori con qualifiche per immersioni profonde sono una comunità ristretta e solo i migliori vengono reclutati per l’operazione e viene detto loro di prepararsi a essere convocati dalla CIA a Washington”, ha detto la fonte.

RIPETO IL TESTO ORIGINALE INGLESE : https://seymourhersh.substack.com/p/how-america-took-out-the-nord-stream

NOTA E’ SALTATA LA TRADUZIONE DI UNA PARTE DELL’ARTICOLO CHE E’ LA PIU’ INTERESSANTE ECCOLA. MI SPIACE MA SONO TROPPO STANCO PER TRADURLA:

The Norwegians and Americans had a location and the operatives, but there was another concern: any unusual underwater activity in the waters off Bornholm might draw the attention of the Swedish or Danish navies, which could report it.  

Denmark had also been one of the original NATO signatories and was known in the intelligence community for its special ties to the United Kingdom. Sweden had applied for membership into NATO, and had demonstrated its great skill in managing its underwater sound and magnetic sensor systems that successfully tracked Russian submarines that would occasionally show up in remote waters of the Swedish archipelago and be forced to the surface.

The Norwegians joined the Americans in insisting that some senior officials in Denmark and Sweden had to be briefed in general terms about possible diving activity in the area. In that way, someone higher up could intervene and keep a report out of the chain of command, thus insulating the pipeline operation. “What they were told and what they knew were purposely different,” the source told me. (The Norwegian embassy, asked to comment on this story, did not respond.)

The Norwegians were key to solving other hurdles. The Russian navy was known to possess surveillance technology capable of spotting, and triggering, underwater mines. The American explosive devices needed to be camouflaged in a way that would make them appear to the Russian system as part of the natural background—something that required adapting to the specific salinity of the water. The Norwegians had a fix.

The Norwegians also had a solution to the crucial question of when the operation should take place. Every June, for the past 21 years, the American Sixth Fleet, whose flagship is based in Gaeta, Italy, south of Rome, has sponsored a major NATO exercise in the Baltic Sea involving scores of allied ships throughout the region. The current exercise, held in June, would be known as Baltic Operations 22, or BALTOPS 22. The Norwegians proposed this would be the ideal cover to plant the mines.

The Americans provided one vital element: they convinced the Sixth Fleet planners to add a research and development exercise to the program. The exercise, as made public by the Navy, involved the Sixth Fleet in collaboration with the Navy’s “research and warfare centers.” The at-sea event would be held off the coast of Bornholm Island and involve NATO teams of divers planting mines, with competing teams using the latest underwater technology to find and destroy them.

It was both a useful exercise and ingenious cover. The Panama City boys would do their thing and the C4 explosives would be in place by the end of BALTOPS22, with a 48-hour timer attached. All of the Americans and Norwegians would be long gone by the first explosion. 

The days were counting down. “The clock was ticking, and we were nearing mission accomplished,” the source said.

And then: Washington had second thoughts. The bombs would still be planted during BALTOPS, but the White House worried that a two-day window for their detonation would be too close to the end of the exercise, and it would be obvious that America had been involved.

Instead, the White House had a new request: “Can the guys in the field come up with some way to blow the pipelines later on command?”

Some members of the planning team were angered and frustrated by the President’s seeming indecision. The Panama City divers had repeatedly practiced planting the C4 on pipelines, as they would during BALTOPS, but now the team in Norway had to come up with a way to give Biden what he wanted—the ability to issue a successful execution order at a time of his choosing.  

Being tasked with an arbitrary, last-minute change was something the CIA was accustomed to managing. But it also renewed the concerns some shared over the necessity, and legality, of the entire operation.

The President’s secret orders also evoked the CIA’s dilemma in the Vietnam War days, when President Johnson, confronted by growing anti-Vietnam War sentiment, ordered the Agency to violate its charter—which specifically barred it from operating inside America—by spying on antiwar leaders to determine whether they were being controlled by Communist Russia.

The agency ultimately acquiesced, and throughout the 1970s it became clear just how far it had been willing to go. There were subsequent newspaper revelations in the aftermath of the Watergate scandals about the Agency’s spying on American citizens, its involvement in the assassination of foreign leaders and its undermining of the socialist government of Salvador Allende.

Those revelations led to a dramatic series of hearings in the mid-1970s in the Senate, led by Frank Church of Idaho, that made it clear that Richard Helms, the Agency director at the time, accepted that he had an obligation to do what the President wanted, even if it meant violating the law.

In unpublished, closed-door testimony, Helms ruefully explained that “you almost have an Immaculate Conception when you do something” under secret orders from a President. “Whether it’s right that you should have it, or wrong that you shall have it, [the CIA] works under different rules and ground rules than any other part of the government.” He was essentially telling the Senators that he, as head of the CIA, understood that he had been working for the Crown, and not the Constitution.

The Americans at work in Norway operated under the same dynamic, and dutifully began working on the new problem—how to remotely detonate the C4 explosives on Biden’s order. It was a much more demanding assignment than those in Washington understood. There was no way for the team in Norway to know when the President might push the button. Would it be in a few weeks, in many months or in half a year or longer?

The C4 attached to the pipelines would be triggered by a sonar buoy dropped by a plane on short notice, but the procedure involved the most advanced signal processing technology. Once in place, the delayed timing devices attached to any of the four pipelines could be accidentally triggered by the complex mix of ocean background noises throughout the heavily trafficked Baltic Sea—from near and distant ships, underwater drilling, seismic events, waves and even sea creatures. To avoid this, the sonar buoy, once in place, would emit a sequence of unique low frequency tonal sounds—much like those emitted by a flute or a piano—that would be recognized by the timing device and, after a pre-set hours of delay, trigger the explosives. (“You want a signal that is robust enough so that no other signal could accidentally send a pulse that detonated the explosives,” I was told by Dr. Theodore Postol, professor emeritus of science, technology and national security policy at MIT. Postol, who has served as the science adviser to the Pentagon’s Chief of Naval Operations, said the issue facing the group in Norway because of Biden’s delay was one of chance: “The longer the explosives are in the water the greater risk there would be of a random signal that would launch the bombs.”)

On September 26, 2022, a Norwegian Navy P8 surveillance plane made a seemingly routine flight and dropped a sonar buoy. The signal spread underwater, initially to Nord Stream 2 and then on to Nord Stream 1. A few hours later, the high-powered C4 explosives were triggered and three of the four pipelines were put out of commission. Within a few minutes, pools of methane gas that remained in the shuttered pipelines could be seen spreading on the water’s surface and the world learned that something irreversible had taken place.

FALLOUT

In the immediate aftermath of the pipeline bombing, the American media treated it like an unsolved mystery. Russia was repeatedly cited as a likely culprit, spurred on by calculated leaks from the White House—but without ever establishing a clear motive for such an act of self-sabotage, beyond simple retribution. A few months later, when it emerged that Russian authorities had been quietly getting estimates for the cost to repair the pipelines, the New York Times described the news as “complicating theories about who was behind” the attack. No major American newspaper dug into the earlier threats to the pipelines made by Biden and Undersecretary of State Nuland.

While it was never clear why Russia would seek to destroy its own lucrative pipeline, a more telling rationale for the President’s action came from Secretary of State Blinken.

Asked at a press conference last September about the consequences of the worsening energy crisis in Western Europe, Blinken described the moment as a potentially good one:

“It’s a tremendous opportunity to once and for all remove the dependence on Russian energy and thus to take away from Vladimir Putin the weaponization of energy as a means of advancing his imperial designs. That’s very significant and that offers tremendous strategic opportunity for the years to come, but meanwhile we’re determined to do everything we possibly can to make sure the consequences of all of this are not borne by citizens in our countries or, for that matter, around the world.”

More recently, Victoria Nuland expressed satisfaction at the demise of the newest of the pipelines. Testifying at a Senate Foreign Relations Committee hearing in late January she told Senator Ted Cruz, “​Like you, I am, and I think the Administration is, very gratified to know that Nord Stream 2 is now, as you like to say, a hunk of metal at the bottom of the sea.”

2,273 likes

LA DECOSTRUZIONE DELLA POTENZA GERMANICA PRESENTATA COME CRISI DELLA UNIONE EUROPEA ENTRA NELLA FASE ACUTA.

DALL’ULTIMO DECENNIO DEL 900 E PER TUTTO QUESTO QUARTO DEL NUOVO SECOLO OGNI SILURO ALL’UNIONE EUROPEA E’ STATO UN ATTACCO ALLA GERMANIA PER SCOMPAGINARNE LE ALLEANZE, LA CONSISTENZA POLITICA, ECONOMICA E FINANZIARIA E SMANTELLARNE O SVIARNE OGNI TENDENZA UNITARIA E IMPULSI DI SVILUPPO DEL NOSTRO CONTINENTE VERSO L’ASIA.

La costruzione all'”American Century” e del ” Nuovo Ordine Mondiale“, fin dal 1991 – quando George Bush gettò la maschera della democrazia per annunziare al mondo che si apriva una nuova era – Il governo degli Stati Uniti si é premurato di trasformare ogni organizzazione internazionale in coalizione militare indicando come nemico N1 del mondo civile, progressivamente personaggi e paesi satelliti, resi prima sospetti poi impopolari agli occhi della opinione mondiale fino a renderli odiati, prima di annunziare punizioni esemplari, per ordine della ” Comunità internazionale“da loro rappresentata, ed eseguita dai più zelanti tra gli alleati ” volenterosi”nel caso di dissensi in sede ONU.

La prima coalizione militare seria (l’Irak) raccolse trentun paesi, l’ultima, quest’anno, cinquantuno.

Ognuna di queste coalizioni ha indicato – in un crescendo rossiniano- un “nemico pubblico” diverso, ma il risultato dell’azione é stato sempre a favore del governo degli Stati Uniti e il costo sopportato da altri, in particolare dall’Unione Europea o alcuni dei suoi componenti.

La sequenza delle “ punizioni” esemplari iniziata – a mò di manovra a fioco realistica- con l’isoletta caraibica di Granada, é giunta al confronto col primo avversario veramente pericoloso dato l’armamento nucleare di cui dispone e il fatalismo patriottico dei suoi abitanti. La Russia.

Per raggiungere questo obbiettivo mirante all’affermazione egemonica, il governo USA non ha esitato, dopo 75 anni di pace, a portare il conflitto nel cuore dell’Europa, dopo aver promosso la “secessione” dell’Inghilterra dalla UE, incoraggiato atteggiamenti di insofferenza verso la confederazione da parte di paesi europei tradizionalmente filo britannici come la Polonia e sta correndo un rischio calcolato di una overreaction russa, ma il suo vero obbiettivo sembra essere la destrutturazione dell’impalcatura della Unione Europea a guida germanica, con l’intento di sostituirla con un’espressione geografica in grado di ospitare amichevolmente basi militari e centri di influenza economica statunitense.

A ben vedere, in effetti la Russia con un PIL di poco superiore a quello italiano, con una demografia deficitaria e permeata di una mentalità mai veramente aperta al mondo – tipica di paesi non marinari – pur disponendo di un pericoloso arsenale nucleare, rappresenta più un “ brillante secondo” degli USA ( come l’Austria-Ungheria Asburgica con la Germania guglielmina) che un competitore capace di offrire al pianeta un modello di sviluppo civile. Il primo a notare la complementarietà tra USA e URSS fu Alberto Ronchey nel 1960 in un pamphlet “ L’Orso e la Balena”.

Il continente europeo, invece é culturalmente cattolico, dispone ( con l’Euro) di una potenza finanziaria, industriale ( con brevetti e colossi tedeschi) e demografica ( 500 milioni contro 300 scarsi e disomogenei) meglio strutturata di quella statunitense ( protestante con crescente minoranza cattolica e ortodossa, col dollaro fragilizzato da crisi in successione e politicamente semi isolata con due soli partner a fedeltà inossidabile: Israele e UK).

Il vecchio continente mantiene una influenza importante sull’Africa occidentale ( tramite i residui coloniali della Francia), sta acquisendo influenza in paesi chiave come l’Egitto, la Russia o la Cina ( prevalentemente tramite l’attivismo economico tedesco) mentre l’influenza culturale e linguistica dello spagnolo, supera già nel mondo – di oltre cinquanta milioni- la diffusione della lingua inglese, tallonata dalla francofonia (300 milioni).

La rinascita economica e industriale cinese pur realizzata con capitali anglosassoni e per altri fini non si é limitata a fungere da “fabbrica dell’occidente”, ma si é lanciata in autonomia sui mercati mondiali ridando centralità globale al Mediterraneo a scapito delle rotte atlantiche e dei porti protestanti come Anversa, Rotterdam, Londra, Amburgo (insomma la vecchia lega anseatica).

Il travaso migratorio dal Messico verso gli USA – altro indotto della strategia americana di utilizzo di mano d’opera a basso costo per massimizzare il profitto- minaccia di trasformare stati decisivi dell’Unione come la California e il Texas in stati di lingua spagnola (già oggi é la seconda lingua e la segnaletica stradale si é adeguata).

Nessuna meraviglia se gli Stati Uniti minacciati di perdere l’egemonia mondiale per mano del principale alleato, invidiati e imitati dall’Asia in crescita e sfruttati dagli alleati minori, abbiano sentito la necessità di articolare una strategia di blocco per gli europei, di sottomissione dei russi e di intimidazione dei cinesi: accerchiando la Cina e minacciando ( con basi, alleanze e pirateria) le sue rotte commerciali autonome, disarticolando la UE e avviando la sottomissione dei russi mediante la vecchia “ Strategia Schulenburg”( 1941-44) di muovere guerra alla Russia utilizzando altri russi.

Nei tre documenti qui illustrati, tutti ordinati alla Rand Corporation dallo Stato Maggiore USA nel 2019, si esaminano rispettivamente i punti suscettibili di provocare “la Russia di Putin” ( in 27 pagine), la strategia russa ( chiamata Russian subversion9 , in 31 pagine ed infine il documento strategico ” Extending Russia” di 325 pagine che illustra la strategia per far dilatare le spese del governo russo costretto ad aumentare a dismisura il budget della Difesa ed ogni altra uscita per far fronte alla competizione con l’Occidente. Chi volesse leggerli per intero può accedere coi link che seguono.

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PE338.html

https://www.rand.org/pubs/perspectives/PE331.html

https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR3063.html

La unica differenza, in una politica estera sostanzialmente impersonale e costante, tra Biden e Trump consiste nell’approccio soft verso la Russia e hard verso la Cina di quest’ultimo, mentre Biden ha scelto l’inverso.

LA POSIZIONE ITALIANA

L’Italia si trova a dover scegliere tra questi due corni del dilemma assistendo impotente alla disarticolazione della costruzione europea di Schuman, Adenauer e De Gasperi, sovente tradita da tutti i successori e in particolare quelli che si sono succeduti in questo ultimo decennio che, per salvare il predominio dei paesi del nord nelle sedi brussellesi, hanno recentemente allargato i cordoni della borsa ai paesi latini e Mediterranei – in primis Italia e Spagna- rovesciando ogni loro dogma economico e finanziario, visto che l’esperimento greco di soffocamento non fu conclusivo. La soluzione per i paesi latini ( Francia, Italia e Spagna) e non solo per l’Italia, é a mio avviso solo la ricostruzione paziente dell’edificio europeo con baricentro mediterraneo, riducendo l’influenza dei paesi del nord – segnatamente quella germanica nel suo stesso interesse- alcuni dei quali succubi dell’influenza statunitense per via della paura della Russia contro la quale vengono sistematicamente aizzati.

I fondi utilizzati per acquisire il consenso dei paesi mediterranei e la lunga lotta per ottenerli non devono ingannarci: la dimensione moderna dell’azione politica globale é una dimensione continentale e la conduzione dell’Europa da parte dei paesi del nord – anche se si é trattato di uno stile di guida gradito agli anglosassoni – si é rivelato fallimentare sul piano della coesione, velleitario sul piano delle ambizioni e servile sul piano del rapporto con USA e Gran Bretagna.

Un deciso aumento della influenza dei paesi latini mediterranei sarebbe nell’interesse di tutti i paesi appartenenti alla odierna UE a condizione che l’Unione futura integri i suoi rapporti storici, politici ed economici con l’Egitto e il Maghreb (indispensabile piedistallo della futura Unione che aggiungerebbe alla comunità 250 milioni di abitanti come promesso a Barcellona 2000, anno in cui ci impegnammo ad abbattere le barriere doganali col nord Africa e non ne facemmo nulla.

LA POSIZIONE FRANCESE

Appesantita da un passato coloniale che avvelena i suoi rapporti in particolare con l’Algeria che ebbe a combattere una guerra di indipendenza di otto anni col solo aiuto di Enrico Mattei, la Francia solo ieri é stata invitata dal Burkina Faso a ritirare la sue truppe ( impegnate nella operazione ” sabre“) dal paese entro trenta giorni ed a cambiare l’ambasciatore dichiarato persona non grata.

Lo scorso anno la Francia é stata ricusata anche dal Mali e posto fine alla operazione ” Barkane” e “Serval” per gestire la quale aveva chiesto anche l’aiuto italiano e tedesco. Anche i rapporti con la Costa d’Avorio hanno conosciuto momenti migliori. Anche per la Francia, l’avvenire é rappresentato dall’Europa mediterranea , ma incontra dalla fine del mandato di Jacques Chirac un terzetto di presidenti devoti alla causa atlantica ( Sarkozy, Hollande, Macron) che hanno sabotato, l’uno il processo di integrazione appoggiando l’impresa cinica USA contro il parere italiano e tedesco ( e turco), l’altro ha smembrato la costituzione della brigata franco tedesca intesa come embrione delle nuove forze armate d’Europa e quest’ultimo la stessa coesione nazionale, anche se intuisce la necessità di una intesa con Italia e Spagna ogni volta che nota segni di disinteresse americano verso la politica e le iniziative francesi.

LA POSIZIONE TEDESCA

Sconfitta a due riprese da coalizioni euro russe e frustrata nelle sue ambizioni, la Germania ha seguito, in questo dopoguerra, la via della crescita economica sfruttando come vantaggio di non aver avuto spese militari significative fino a ieri. Gli Stati Uniti, resisi conto della peculiarità hanno cercato di ridurre la loro presenza militare schierata a protezione del territorio tedesco. Ma, Non potendo rifiutare la riunificazione e la competizione o il processo di unificazione del Continente, hanno accentuato la sorveglianza giungendo fino a intercettare la cancelliera Merkel che flirtava con la Russia e con la Cina, contrastare l’egemonia francese ( e la penetrazione dei missionari cattolici) in Africa e assestare una stangata anche all’Italia con la svalutazione nel 1992 della lira al 27% stimolata da un finanziere USA, agente americano per poi proseguire, senza riguardi per l’alleato, la distruzione dei mercati libico, siriano e iraniano di cui il nostro paese era il primo fornitore.

La Germania é stata dissuasa dall’investire in Algeria 500 miliardi per creare un hub energetico europeo di energia solare poco dopo l’accordo con gli algerini; dall’accentuare i rapporti economici e gli investimenti in Russia ( seguendo l’insegnamento di Bismarck) e il fatto che in un cellulare made in China il numero di brevetti utilizzati sia al 40% paritariamente tedesco e americano, non ha migliorato i rapporti, così come il suo rifiuto ufficiale a partecipare all’avventura libica (che ha impedito una partecipazione ufficiale NATO) non hanno migliorato la situazione che é definitivamente peggiorata alla notizia della plusvalenza di 500 miliardi ottenuta in un solo anno nell’interscambio coi cinesi.

La prospettiva di una intesa russo tedesca che relegherebbe gli Stati Uniti in una posizione di subordinazione insopportabile, ha deciso gli USA a iniziare una proxy war in Europa contro la Russia, per costringere gli alleati a decidere da che parte stare. Mai avevano gli USA avuto tanti alleati, ma mai tanto svogliati. Irrilevante il fatto che sia stata la Russia a prendere l’iniziativa (e il doc N1 pubblicato sopra “what provokes Putin’s Russia” del gennaio 2020 lo dimostra). Il conflitto ucraino ottiene di innescare la crisi russa, obbliga all’inimicizia euro russa, spinge i cinesi alla cautela per non perdere gli ingentissimi investimenti americani, rilancia le forniture militari a paesi fino ad oggi virtualmente armati ( Italia, Germania e Giappone) e crea una ennesima frattura tra i fautori europei di un riarmo offensivo degli ucraini e gli scettici.

La Germania non ha detto che non voleva fornire i carri armati LEOPARD2 agli ucraini: ha detto che lo vuol fare ” un giorno dopo che gli USA avranno fornito i ben più adatti ABRAMS ( questo i media non lo hanno riferito) statunitensi: sono cioè maturi per una associazione con gli altri europei su base paritaria piuttosto che continuare a subire l’hubris yankee.

Non approfittarne sarebbe un peccato.

GLI U.S.A. DELUSI DAL SOFT POWER USANO LA STRATEGIA DELL’INSICUREZZA E MIRANO AI SOLDI.

VEDIAMO ALL’OPERA LA CREAZIONE DEL BISOGNO DI UNO SCERIFFO. MA IL METODO NON PIACE A NESSUNO, NEMMENO AGLI AIUTANTI.

Come la morte di Stalin nel 1953 diede uno stop allo sviluppo del processo di integrazione europea, così la morte dell’URSS nel 1991 ha dato un colpo mortale all’interesse degli europei verso il potenziamento della N.A.T.O.

Questo fatto non inaspettato ha innescato negli Stati Uniti una fase di pensiero strategico iniziata col concetto di New World Order lanciato dal Presidente George Bush senior nello stesso anno 1991 ( prima guerra irakena) e un ulteriore sviluppo pratico nell’attacco all’Irak nel 2003 ( seconda guerra irakena) in cui si ebbe conferma che in assenza di un Grande Nemico una coalizione militare difensiva ha maggiori difficoltà a tenere assieme i partners e che più ci si allontanava dalla data della scomparsa dell’URSS, più le coalizioni a guida USA diventavano incerte con adesioni simboliche quando non addirittura ambigue.

L’esperimento in Afganistan fu deludente fin dall’inizio, al punto di voler associare all’azione militare NATO persino truppe degli Emirati Arabi Uniti e l’attacco alla Libia fu ancor meno rassicurante: due importanti partners della NATO si dichiararono contrari all’intervento ( Germania e Turchia), mentre un altro partner NATO – l’Italia – dovette essere richiamato all’ordine in maniera energica perché mettesse le proprie basi a disposizione per l’operazione e facesse volare qualche aereo.

Le coalizioni strategiche e militari che in passato sussistevano anche in presenza di singoli importanti contenziosi economici interstatali, hanno cominciato a indebolirsi politicamente e perdere slancio di fronte alla mancanza di utilità marginale reale in cambio dei sacrifici richiesti.
Perché coalizzarsi e sacrificare i propri interessi nazionali quando non si ottiene che qualche posizione di parcheggio per politici scomodi in Patria? 

Dopo una prima fase di economia euforica succeduta alla caduta dell’URSS, la mancanza di un limitatore di corsa rappresentato dalla minaccia di una sempre possibile crisi internazionale e la opportunità di sfruttare per la produzione industriale occidentale il sistema schiavistico di organizzazione del lavoro creato nei paesi a cultura socialista, ha sconvolto il commercio mondiale e creato il potenziale per la rinascita di microconflittualità interstatali che si credevano consegnate ai libri di storia.

La prima a prender vigore agli occhi del mondo è stata la Questione d’Oriente nome sotto il quale serpeggiarono e serpeggiano oggi, una miriade di problemi politici economici ed etnico-culturali nell’area balcanica e nel Levante.

La parte balcanica della questione è stata ” sistemata” con tre guerre, infiniti crimini di guerra, centinaia di migliaia di morti, di profughi e la creazione della più grande base militare USA fuori degli Stati Uniti in un territorio privo di identità, affidandolo a un mezzo bandito in cui i presidi di truppe straniere durano da anni e le chiese sono presidiate.

La crisi siriana, incistata nella crisi iraniana a sua volta avvolta nella rivalità falso-amichevole russo americana che condiziona lo svolgimento dei rapporti tra Stati Uniti e Cina, consente alcune riflessioni importanti per la nostra comprensione degli eventi internazionali.

La nascita dei concetti di guerra asimmetrica ( tra un forte e un debole) e di guerra senza limiti ( specie di settore e di intensità ) consente al paese o all’ideologia – o religione – che decida di resistere ad una aggressione e impostare la propria difesa strategica, una gamma di risposte di tale flessibilità da consentire una guerra indefinita e indefinibile o , se preferite, una guerra senza confini di tempo e di spazio.

È il conflitto per il possesso di tutte la stazioni di quella che fu un tempo “la via della seta” e che oggi notiamo quasi coincidere con la via delle risorse energetiche verso l’Europa intese come energia atomica, gas, petrolio e mano d’opera a basso costo.

La strategia di costruzione del secolo americano presuppone la necessità di acquistare questi beni al minimo costo, averne il controllo di vendita nel mondo ed imporre le transazioni nella moneta USA  ormai svincolata dall’obbligo di rapportarsi all’oro o a qualunque altro parametro che comporti la cessione di ricchezza reale a terzi.

Questa strategia geopolitica e geoeconomica incontra necessariamente ostacoli di varia capacità di  resilienza ( chiedo scusa per l’anglicismo) che vanno dalla Cina che aspira a distribuire e vendere le merci che produce ( su progettazione altrui) e vuole creare e proteggere le sue rotta commerciali; alla Russia che non vuole essere spossessata dell’ Asia e delle sue materie prime; alla Germania che insiste nel voler rifondare il valore delle monete sull’oro; ai Paesi emersi ( India, Brasile, Pakistan, Sud Africa, Indonesia ) ciascuno in uno dei settori prescelti ( es. il Pakistan nel nucleare, l’India nel software), specializzandosi nei subappalti di servizi e produzioni a costo infimo.

Accanto a questa politica Imperiale, una serie di clientes composti da alleati tradizionali un tempo egemoni o pari ( Francia, UK, Australia, Canada) e paesi le cui ambizioni geopolitiche inadeguate furono sconfitte in precedenza ( Germania, Giappone, Italia, ) che vivono ai margini di questa strategia raccogliendo le briciole politiche, ma rimasti ( finora) economicamente satolli.

Per reagire a questa tendenza a farsi la guerra tra paesi minori e disturbare la pax americana, gli Stati Uniti cercano di imporre regole di condotta dalle quali però si autoescludono in virtù della strampalata teoria  dell’eccezionalismo americano in virtù della quale si autoassolvono d’ogni colpa, dal genocidio dei pellerossa, allo sfruttamento del lavoro schiavistico dei neri, al conflitto per aprire e privatizzare il canale di Panama, alla guerra di Cuba, al lancio delle atomiche sul Giappone, al Vietnam, al tentativo di ridurre il troppo esuberante indice di natalità degli arabi, alle mire sul canale di Suez, all’esautoramento dell’ONU quando non conviene far votare il gregge.

Il problema geopolitico da risolvere per gli americani non è tanto la ricerca della supremazia militare che già hanno, ma la durata – auspicabilmente indefinita – e lo sfruttamento economico ottimale di questa supremazia. 

La soluzione è non imporre d’iniziativa il proprio dominio politico sul mondo, ma provocare una tale atmosfera di insicurezza, squilibri e difficoltà a livello internazionale fino al punto di essere invocati a gran voce come equilibratori del globo ed accolti come salvatori.

Con questo espediente,Edward Luttvak promette che l’impero avrà una durata ottimale e non ha torto.

L’obiettivo prioritario è, ” dal momento che ad ogni egemonia imposta corrisponde prima o poi una reazione di rigetto, rinviare il piu possibile questo momento”.
Il comunismo, durato settanta anni in Russia, non è riuscito a sradicare la religione ortodossa.
Quindi la durata deve essere di almeno un secolo e superare la soglia delle tre generazioni di dominio con la prospettiva di allevare le nuove generazioni nell’ignoranza del concetto di indipendenza geopolitica nazionale, sostituita dal principio federalista di sussidiarietà ( “bevuto” per un periodo anche dalla CEI e inserito nel progetto di riforma del titolo V della Costituzione italiana del 2000, non andato in porto).

Il principio di sussidiarietà consiste nel ” risolvere i problemi al livello in cui si pongono”.
Il difetto sta nel fatto che si sono messi da soli in cima alla piramide decisionale.
.
Noi potremo scegliere il tracciato della Roma-Civitavecchia, i francesi quello della TAV e loro la grande politica e le scelte economiche fondamentali.

Alcune tattiche politiche – ad esempio il brinkmanship – sono state mutuate  dall’impero romano d’Oriente, che Luttvak, nel suo bellissimo libro “La grande strategia dell’impero Bizantino” si ostina a chiamare Bizantino e non romano ( come d’altronde le Thermae le hanno chiamate ” bagno turco”): non sopportano di doverci tutto.

Il brinkmanship consiste nel muovere truppe con grande dispiego di mezzi e aggressività come se si volesse muovere guerra senza negoziare , ma si spera segretamente di vincere senza combattere piegando psicologicamente l’avversario.

Scriveva Clausevitz ” l’aggressore è amante della Pace, egli vorrebbe conquistare le nostre case senza sparare un sol colpo”.( CAP V della superiorità della Difesa strategica).

Nei casi iracheno, libico e siriano la tecnica intimidatoria non ha funzionato perché – sono affezionato alla metafora – gli USA si sono trovati di fronte ad altrettanti ” portieri ( di calcio) che parano i rigori perché non capiscono le finte” come dice il mio amico Mottironi.
Una concausa degli inconvenienti incontrati è stata provocata dalla necessità di subappaltare ai satelliti alcune incombenze militari per rigide ragioni di bilancio.

Lo strumento di dominio e predominio del New World Order è la tecnologia elevata a Moloch, alla quale sacrificano tutto e dalla quale si aspettano tutto.
Finora sono sempre riusciti ad essere i primi, magari comprando tecnologie altrove ed attraendo ogni possibile giovane talento con politiche di remunerazione e incentivi interessanti. ( i personal computer erano una creazione italiana).

L’attuale presidente Barak Obama, è stretto tra impegni inconfessabili presi per ottenere il reincarico, i vincoli di bilancio impostigli dall’ala dura dei ” tea party” che vogliono distruggere l’Obama care per rafforzare gli stanziamenti militari, tallonato dall’AIPAC ( la lobby filo Israele) che lo sospetta di simpatie filo islamiche, irritato per una serie di smacchi nord africani che attribuisce alla Clinton ( altra cambiale elettorale), ridicolizzato dalle superiori capacità manovriere di Putin, mal consigliato dallo staff della Casa Bianca in cui non c’è nessuno con esperienza militare e di strategia, sta distruggendo la propria immagine e ridicolizzando il conferimento del premio Nobel che la sua ambizione gli ha suggerito di ottenere e che assomiglia sempre piu al serto di lauro da poeta conferito a Claudio Nerone.

Parlo di Nerone a ragion veduta perché i paralleli con il mondo imperiale romano – anch’esso razionalista e materialista – sorgono ormai spontanei.
Anche Roma visse di tecnologia e di prepotenza.
La stessa crisi siriana è tutta impostata sulla necessità proclamata dallo stesso Obama in questi giorni di farsi obbedire a suon di bombe.

Non vi ricorda il romanissimo ” parcere subjectis et debellare superbos” ?

L’impero romano si infranse poi sullo scoglio spiritualistico e irrazionale del Cristianesimo, ossia con l’affermarsi di una corrente di pensiero e scelte di vita assolutamente diverse e risolutamente difese anche contro quanti tra gli israeliti – come Saulo, diventato poi San Paolo – si avventuravano fino a Damasco per lapidare gli ” ebrei dissenzienti.”
Saulo, credendo i cristiani una eresia ebraica aveva sottovalutato il fenomeno.

Il mondo angloamericano – protestante nella sua élite – ha percepito il pericolo demografico e cattolico rappresentato dagli ispanici che minacciano di diventare maggioranza nel paese, ha iniziato verso le altre tendenze religiose ( tranne i buddisti considerati positivamente) una campagna euroamericana di laicizzazione, flessibile nelle forme e nei contenuti : dalle iniziative fortemente mediatizzate anti pedofilia, al taglio dei fondi alle organizzazioni cattoliche americane operanti in Africa, alle critiche continue ( non completamente immeritate) sulle attività finanziarie dello Stato sovrano del Vaticano reo ( anche) di aver tolto i suoi fondi ( 8 miliardi e fischia) dalla borsa inglese, alle insinuazioni personali individuali a ogni livello.

Il nuovo Papa, giunto inaspettatamente ( stavo per dire provvidenzialmente) è stato un vero e proprio game changer che ha già iniziato a prendere in mano la situazione con decisione e capacità comunicativa fuori del comune.

Barak Obama per ora è sulla difensiva indiretta e finge di non vedere i milioni di persone che Francesco sta mobilitando contro “qualsiasi guerra”. (ma son tutte sue….)

Prima o poi Obama dovrà reagire in forma diretta o rinunziare alla irrinunciabile  strategia della instabilità, probabilmente credendo di limitarsi a rinunziare a una singola posta in pallio sia la Siria o Gerusalemme.
Il suo approccio pragmatico all’americana potrebbe far sottovalutare il problema anche a lui.

Questo articolo é del 28 maggio 2013 in questo blog ( cfr col “cerca”). L’ho ripreso, cambiando solo il titolo senza aggiornamenti completando la comprensione della situazione attuale ma evitando di abbellire col senno di poi.

E’ appena il caso di notare che negli ultimi dieci anni abbiamo visto svolgersi la STRATEGIA DELLA INSTABILITA’ e lo scontro felpato tra USA da una parte e Chiesa cattolica e paesi europei – separatamente- dall’altra. Se non si trova il modo di riunirli, saremo tutti perdenti.

IL VOLTO DELLA GUERRA CIVILE RUSSO- UCRAINA E LA SUA DURATA.

QUANDO GLI ANGLOSASSONI PARLANO DI FOSSE COMUNI, CAMPI DI CONCENTRAMENTO E DISTRUZIONI DI CASE, SE NE INTENDONO. SANNO MENO DI NEUTRALITA’ E RISPETTO DELLE ALLEANZE.

Si parla spesso della guerra civile di Spagna del 1936 per invocare analogie con la situazione ucraina attuale. Si cercano parallelismi blasfemi tra i volontari che accorsero da ogni parte d’Europa e dalle Americhe in difesa della Repubblica spagnola ( il fior fiore dell’intellighenzia di ogni paese, tutti disinteressati, molti morti, nessun prigioniero, alcuni poi famosi come: André Malraux; John Dos Pasos; Ernest Hemingway, Randolfo Pacciardi, Iljia Ehrenburg, Marta Gelhorn, ).

Nulla a che vedere coi sottufficiali istruttori inglesi di oggi, che, per salvare la pelle, come ogni onesto mercenario professionista reduce dalla Siria, dallo Yemen e dall’Afganistan é pronto per lo scambio di prigionieri e l’incasso del bonus.

La somiglianza tra i due conflitti si limita alla eterna tentazione degli Stati Maggiori di testare ” sul campo” l’efficacia tecnica di nuove armi – tipo il Javelin – il missile anticarro che si impenna per colpire i mezzi corazzati dall’alto – la zona meno protetta – dotato di una doppia carica esplosiva che scoppia in differenziata: la prima per neutralizzare la mini carica esplosiva posta dietro le piastre di protezione della torretta che svia la prima esplosione; la seconda carica cava giunge così a diretto contatto, e distrugge il carro.

Gran successo. Peccato che ne siano stati prodotti solo seimila annualmente.

In Spagna, ad esempio, i tedeschi testarono la tecnica di bombardamento in formazione che distrusse Guernica e i russi i primi carri armati sovietici classe T.

E’ all’addetto militare francese a Madrid – colonnello Henri Morel – si deve la prima relazione sugli effetti psicologici di un bombardamento su persone ( lui stesso) in ambienti non fortificati. Ammise, pur essendo un reduce di guerra, dopo un bombardamento aereo italiano, di essere rimasto oltre un’ora inebetito, benché incolume ( rapporto al 2eme bureau del 22 ottobre 1937 “lezioni tattiche della guerra di Spagna”).

Le mitragliatrici furono invece collaudate da Lord Kitchener nella campagna del Sudan contro il Mahdi ( morto mesi prima)del 1898. A Ondurmann, le perdite umane sudanesi furono enormi ( in un giorno, tra morti e feriti oltre ventimila popolani sommariamente armati che attaccavano con vecchie sciabole, falci e archibugi spinti dal fervore religioso) contro perdite irrisorie dello schieramento britannico: 46 di cui oltre la metà soldati e graduati egiziani . Ufficiali inglesi caduti: tre.

Il razzismo innato degli inglesi impedì loro di capire che la mitraglia avrebbe avuto effetto anche sui bianchi e offrì inconsapevolmente alla mitraglia una intera generazione di inglesi e francesi che ne venne sterminata pochi anni dopo sui campi della Marna, della Somme e di Verdun.

Più simili all’attuale, i conflitti immediatamente precedenti la guerra mondiale, come ad esempio il conflitto anglo-boero ( e , in parte la guerra italo-turca in Libia che vide il primo uso del bombardamento aereo con un tenente dei bersaglieri che tirò un paio di bombe a mano su un accampamento beduino).

In sud Africa, si inaugurarono, i campi di concentramento per donne e bambini dei boeri che continuavano la guerra ad oltranza. Gli bruciavano le fattorie e i familiari venivano lasciati morire di inedia e di fame e di malattie, al punto che una eroica donna inglese Emily Hobhouse condusse una feroce campagna contro il governatore locale Alfred Milner, accusandolo – dopo un giro di ispezioni grazie alle sue conoscenze altolocate – di aver istituzionalizzato questi trattamenti inumani, le fosse comuni ed altre forme di brutale inciviltà che oggi vengono rimproverati a Israele e ai russi, per piegare i coloni riottosi al volere di sua maestà e allo sfruttamento britannico delle miniere d’oro.

Alfred Milner, Alto Commissario e Governatore della Colonia del Capo dal 1897 promosse la guerra contro i Boeri per conquistare le due repubbliche governate dai coloni bianch di origine olandese dello Stato Libero di Orange e della Repubblica del Sud Africa del presidente Paul Kruger.

Gli appetiti inglesi su quelle terre nacquero nel 1867 con la scoperta della più grande vena d’oro mai trovata nel Transvaal.

La conquista condotta con mano ferma e senza scrupoli fruttò all’Inghilterrauna nuova perla perll’impero e a Milner il titolo di Visconte. Cecil Rodhes, l’uomo più ricco del mondo alla sua morte delegò a Milner la gestione delle sue immense ricchezze perché le usasse per salvaguardare l’impero. e la supremazia della razza bianca. L’ex presidente degli USA Bill Clinton é stato un borsista della Fondazione Rodhes.

I due si ritroveranno su opposte barricate anche in occasione del primo conflitto mondiale di cui Milner fu poi uno degli artefici, assieme a Georges Clemenceau, entrambi legati anche dalla comune corrisposta passione per Lady Violet Cecil, nuora di Lord Salisbury, il primo ministro.

Anche qui, ci fu una errata valutazione della cavalleria a causa della carica di Kimberly che portò alla luce per ragioni di propaganda due dei protagonisti ( i generali John French e Douglas Haig) che poi comandarono le truppe inglesi sul continente credendo di essere ancora alle prese con contadini boeri e che il cavallo fosse l’arma risolutiva per eccellenza. Contro questi idee incrostatesi in menti anguste, si levarono prevalentemente donne di carattere provenienti dalla buona società come la già citata Emily Hobhouse e Charlotte Despard ( nome da sposata, in realtà la sorella del generale French), pacifista, sindacalista e comunista.

Assisi: un momento della manifestazione straordinaria ” marcia per la pace” organizzata in questi giorni ad Assisi. La marcia ricorda i ” fioretti di San Francesco” sulla perfetta letizia che iniziano spesso con ” Andando una volta santo Francesco da Perugia ad Assisi a tempo di verno ed il freddo grandissimo fortemente il crucciava…” Ora si marcia con meno letizia e senza comunicati sui media, ma la fame di pace affligge ugualmente un largo strato della popolazione italiana.

Le azzittarono col trucco inventato da Milner in Africa della ” guerra di difesa perché aggrediti”.E continuano ancora oggi che il testimone dei Sassoni é passato agli USA dove Lady Violet Cecil trasferì, dopo il 1945 la sua rivista “ National Interest“. In pratica la lotta tra imperialismo e pacifismo é stata essenzialmente una lotta tra menti femminili inglesi, di cuore e di carattere.

Il coraggio e l’audacia sul campo di battaglia – riservato ai maschi- non furono però più l’elemento decisivo delle battaglie con l’arrivo del nuovo secolo. Il primo conflitto mondiale – come il secondo- furono vinti dai paesi con maggiore capacità di produzione industriale protetta.

All’alba del nuovo secolo – il XXI – le armi decisive stanno rivelandosi l’elettronica e la comunicazione ( e il loro abbinamento). Ecco perché l’Ucraina sembra essere vittoriosa contro un colosso industrial-militare di vecchio tipo. Ecco perché chi sta collaudando di più i nuovi metodi ( incluso il cecchinaggio dei comandanti, impiegato per la prima volta contro lo sbarco ” di prova ” della brigata canadese a Dieppe nel 1942 dai tedeschi, che indusse gli USA a mettere sul retro degli elmetti – invece che sul davanti- le insegne di grado dei comandanti) sono gli anglosassoni e chi sta imparando di più, a caro prezzo, sono i russi, come avvenne nella campagna di Finlandia ( 1939) di cui Curzio Malapararte ci ha lasciato reportages interessanti e battute indimenticabili, come la differenza con l’Italia (“i finlandesi sono praticanti ma non credenti, gli italiani sono credenti, ma non praticanti” per sottolineare che l’Italia era non belligerante, e faceva solo chiacchiere e proclami).

IL NEGOZIATO DI ISTANBUL E IL FANTASMA DELLA NEUTRALITÀ

Fedeli alla vecchia tradizione USA che finiscono per provocare proprio i fenomeni che vogliono esorcizzare, gli americani, con l’annunzio della possibile adesione alla NATO di due stati tradizionalmente neutrali quali Svezia e Finlandia, hanno aperto l’ennesimo vaso di Pandora: quello della neutralità, su cui si sta dibattendo anche a Istanbul nei giri negoziali tra Ucraina e Russia, mediati dalla Turchia di Erdogan che, con questa mossa, si é differenziata dalla posizione degli altri partner NATO senza rompere con l’Alleanza Atlantica.

Autrice feconda, Micheline Calmy-Rey già ministro degli Esteri e presidente della Confederazione svizzera, nonché presidente del Consiglio d’Europa, offre con questo libro una visione inedita dell’idea di neutralità che chiama ” neutralità attiva” e consistente nella promozione attiva dell’idea e presi di pace invece che del pavido ed egoistico ripiegarsi su se stessi in cerca di una impossibile conservazione in un mondo ormai multipolare. Con una prefazione dell’ex Presidente francese Francois Hollande e contributi dei notissimi scrittori svizzeri Jean Ziegler e Roger Koppel, l’autrice propone all’Europa una funzione che gli burocrati di Bruxelles non hanno mai saputo ideare, benché sia in perfetta linea con l’ispirazione che ha creato l’istituzione, non nata per determinare il prezzo dei fagiolini e dei cavoletti …di Bruxelles.

Su 193 paesi del pianeta, gli stati neutrali sono una ventina e due tra questi sembrano sul punto di tradire la loro quasi secolare neutralità per aderire al blocco NATO nella vana ricerca di una sicurezza che non potranno comunque avere vista la vicinanza di confine con il presunto probabile avversario. Contenti loro….

Nel nostro caso, come Europei, abbiamo la scelta di onorare i più nobili motivi per cui l’Europa ha visto la luce ( mai più altre guerre sul nostro continente) o di obbedire alle pressanti richieste di una fazione USA in via di disfacimento dato che l’attuale presidente viene ormai visto come un ” one term President” privo di carisma, seguito e capacità di governo che a novembre gli elettori probabilmente non rinnoveranno.

Tornando al conflitto in corso, la strategia generale é mutuata dall’inquadramento fornito dall’ambasciatore Friederich Werner von der Schulemburg, per lunghi anni( dal 1934 fino alla guerra) ambasciatore a Mosca ed in seguito a capo del dipartimento 13 del Ministero degli Esteri tedesco che amministrava i territori conquistati a est.

Perfetto conoscitore del russo, era nato ed era stato allevato costì, sostenne – assieme al colonnello Claus von Stauffenberg, del quale condivise il destino dopo l’attentato a Hitler, che la Germania avrebbe potuto sconfiggere la Russia solo con l’aiuto dei russi trasformando la guerra in guerra civile e a tal uopo reclutò e portò in linea con la Wehrmacht oltre 250.000 uomini, appartenenti alle varie etnie su cui oggi anche gli USA intendono far leva, fino a che Hitler proibì il reclutamento di altri volontari russi. Speculando sul fatto che le ” altre etnie” non fossero da considerare russe il reclutamento continuò, ma in sordina fino a che i due, coi tremila complici antinazisti della “ Swarze Kapelle“, non finirono sulla forca.

Lo scontro sia ormai arenato in una sorta di replica tecnologica del primo conflitto mondiale: trincee, fango, fame e scontri ” corpo a corpo” tra persone che addirittura si conoscono, assumendo sempre più i contorni di una guerra civile. Una proxy war con a contrastare la Russia, un avatar di Joe Biden che non vuole concludere una trattativa perché non può e che non può vincere perché, fino a che la Russia avrà la superiorità aerea i rifornimenti più significativi ( artiglieria pesante, aerei da caccia) non avranno alcuna possibilità di giungere al fronte.

Resta intatta la possibilità che il parallelo con Hitler si spinga fino a segrete intese con possibili cospiratori ( Medvedev, Nebiulina ecc) , ma é inutile speculare sui segreti che non si cono c’erano che tra un secolo come sta avvenendo oggi per la Germania degli anni quaranta. Resta la carta dell’allargamento del conflitto ad altre etnie ( Georgia, Cabardinia, Moldova, Turkestan).

Si arriva così al capitolo più delicato della affidabilità degli USA come alleati. Su questo tema darò a giorni alle stampe un mio elaborato sulla fine ingloriosa del comando ABDA ( American , British, Dutch, Australian area) che fu il primo tentativo di creare una forza multilaterale per contrastare l’offensiva giapponese ( altro paese definito aggressore, mentre oggi, dopo ottanta anni, tutti gli storici riconoscono che gli USA li stavano strangolando limitando la loro possibilità di espansione e approvvigionamento petrolifero:

Nello scontro, contrariamente a quanto in promessa e in premessa, le indie olandesi non vennero difese e si lasciò distruggere quanto rimaneva della flotta olandese d’oltremare, dando la colpa al Maresciallo Archibald Wavel ( inglese) incaricato di una missione impossibile, non rifornito e al cui comando vennero sottratti mezzi USA che continuarono a rispondere direttamente a Washington per poi essere gli unici siuperstiti della sconfitta navale pi dolorosa del conflitto.

A questo ” tradimento” andrebbe aggiunta una lunga linea di stati e governanti coi quali gli USA hanno iniziato guerre per poi abbandonarli al loro destino ( Vietnam, Panama, Irak, eccetera)

Il tradimento più significativo é stato l’aver ” schiodato” l’Inghilterra dal Vicino Oriente, più con rudezza che con savoir faire:

Ancora un libro , ahimè in inglese, per illustrare in 380 pagine la storia di come gli USA scacciarono dai paesi arabi e dall’Iran ogni influenza britannica inviando come rappresentante personaggi come John Landis che ” consideravano come nemico principale, non la Germania, ma l’Inghilterra” a favore della quale dichiaravano di essere scesi in campo.

Prego il lettore di notare che tutte le fonti citate sono di origine atlantica e anglosassone, escludendo ogni fonte che potrebbe essere intesa come faziosa o parziale e interessata. Con queste premesse é ovvio che la guerra ucraina durerà molto. Quando scoppiò la guerra civile in Libano, previdi venti anni. Durò diciassette e mi scuso per l’approssimazione. Questa, rischia di durare altrettanto, a meno che non riesca l’intesa con i cospiratori interni alla Russia i cui nomi non conosco ma che é facile immaginare.

NON NEUTRALIZZARE L’ITALIA, MA L’INTERA EUROPA E ARMARLA BENE.

LA PROPOSTA VIENE ….DALLA PRESIDENZA ( FEMMINILE) DELLA SVIZZERA E DEL CONSIGLIO D’EUROPA E SI BASA SULLA CONVENZIONE DELL’AIA DEL 1907.

cominciamo col definire e distinguere, dopo un pò di storia.

COME E’ NATA L’IDEA

La neutralità svizzera – più correttamente l’estraniarsi dalle rivalità e beghe successorie tra i Borbone e gli Asburgo- nasce all’indomani della battaglia di Marignano ( 13/14 settembre 1515) in cui gli svizzeri persero 5.500 uomini su venticinquemila impiegati in combattimento.

Gli svizzeri decisero che del Ducato di Milano potevano fare a meno, ma che non avrebbero potuto permettersi il lusso di un altro salasso di quelle dimensioni senza scomparire dalla carta geografica.

Lo straniamento divenne neutralità, violata solo duecentottanta anni più tardi dalle truppe francesi del Direttorio nel 1798.

Il trattato di Parigi del 20 novembre 1815, offriva ” formalmente e autenticamente la neutralità perpetua della Svizzera” e da allora divenne un articolo di fede.

Identica formula ” stato indipendente e neutrale in perpetuo“fu applicata a proposito del Belgio nei trattati di Londra del 1831 e del 1839. Anche il Belgio ottenne grazie a questi trattati, ottanta anni di pace e scapolò la guerra franco prussiana del 1870.

Era nata un’abitudine ancora non codificata dal diritto internazionale, ma attrattiva per i cosiddetti ” stati cuscinetto” compressi tra due stati più potenti e rivali.

L’inquadramento giuridico prese forma con la Convenzione dell’Aia del 18 ottobre 1907.

https://avalon.law.yale.edu/20th_century/hague05.asp

Meno fortunato il Belgio che nel 1914 fu travolto dal nipote di Von Moltke il vecchio – il brillante vincitore del 1870- inverando ante litteram il detto churchilliano che “i discendenti degli uomini illustri sono come le patate: la parte migliore si trova sottoterra”. L’idiota ( Helmuth Johan Ludwig) non trovò di meglio che la brutale scorciatoia di travolgere il piccolo paese che si era affidato alla sola neutralità e disattendere la raccomandazione del suo predecessore e autore del piano ( Alfred Graf von Schieffen capo di S M) che, morente, raccomandò ” rafforzate l’ala destra”. Lui la indebolì e sappiamo come é finita.

Il feldmaresciallo Alfred Graf von Schlieffen autore dell’omonimo piano che il nipote del maresciallo von Moltke, Ludwig, nominato capo di Stato Maggiore, rovinò apportandovi modifiche che ne vanificarono i risultati e produssero una valanga di morti. Al termine della ” inutile strage”, si giurò che non sarebbe accaduto ” Mai più”. Vent anni dopo, il giuramento fu dimenticato e il numero dei morti passò da trenta milioni a sessanta. Per un residuo di pudore, a Churchill fu dato il premio Nobel per la letteratura. Adesso a Obama, Sharon, Begin, Saadat e qualche altro generale, hanno dato il Nobel ” per la pace”.

IL PROBLEMA SI RISOLVE AL LIVELLO CUI SI PONE:L’EUROPA. VIGILE, ARMATA E NEUTRALE.

Di qui la lezione numero uno : non basta dichiararsi neutrali, ci si deve armare fino ai denti.

La lezione numero due é che un paese neutrale deve disporre della profondità strategica necessaria ad assorbire il primo urto di sorpresa e reagire. La Svezia, che ha entrambe queste caratteristiche, nessuno l’ha mai importunata. La Svizzera supplisce all’esiguità territoriale con l’orografia montagnosa, armamenti di tutto rispetto e la milizia territoriale: ogni soldato si porta l’equipaggiamento a casa pronto per l’uso. La mobilitazione e il raggruppamento é questione di un lampo. Il reclutamento cantonale e la conoscenza del territorio completano i vantaggi di cui usufruire su un ipotetico avversario.

Accecato dal patriottismo inteso come reazione irritata al globalismo provinciale imperante ( glocal…), ho ripetutamente indicato la neutralità come via d’uscita, ma non ho tenuto conto dei due requisiti geopolitici necessari per la riuscita del progetto. L’Italia da sola, anche se governata da leoni – e non lo é- non saprebbe difendersi adeguatamente e l’alleanza con una tripletta di stati cuscinetto ( che improvvidamente abbiamo attirato nella NATO) potrebbe solo ritardare di un paio di giorni l’affacciarsi di un avversario alle porte di Trieste.

A riportarmi sulla via del realismo geopolitico, L’ex presidente della Confederazione svizzera e del Consiglio d’Europa Micheline Calmy-Rey con il suo libro “ Pour une neutralité active” ed Savoir Lausanne 2021.

Per essere all’altezza dei valori che proclama di difendere e raggiungere l’autonomia strategica, L’Unione Europea dovrebbe diventare una potenza ” neutrale e non allineata”” ” indipendente e non aggressiva” tra i due blocchi.

Ottenere la stessa convergenza di interessi tra gli stati membri – come fu il caso dei cantoni svizzeri- ” e divenire una potenza politica e militare, gli (alla UE ndt)permetterebbe di non sottomettersi a uno qualsiasi dei blocchi, di resistere meglio alle pressioni anziché subirle, a non annegare tra camomille unicamente lessicali e a non essere messa da parte in una posizione immobilismo e passività.”

LA NEUTRALITÀ HA RIGIDI CONTENUTI MILITARI, E AMPIA FLESSIBILITÀ POLITICA.

La Svezia, l’Austria e la Finlandia pur essendo dichiaratamente e ufficialmente neutrali, appartengono politicamente alla Unione Europea e hanno partecipato a esercitazioni militari NATO, ma senza far parte del dispositivo militare coFinlandia, Nicholas Sarkozy, Sauli Ninme del resto scelse di fare la Francia di De Gaulle, opzione rinnegata dal noto e indegno successore Nicholas Sarkozy, inquisito e già due volte condannato per aver inalato 50 milioni di dollari di finanziamento occulto da Muammar Gheddafi. Tre dei testimoni a carico sono nel frattempo deceduti di una malattia da piombo chiamata raffica di mitra.

In qualche caso, si esagera: la Bielorussia, oltre a dichiararsi ufficialmente neutrale, ha aderito anche all’OTSC ( Organizzazione del trattato di Sicurezza collettiva) così come la Serbia, Russia, Kazakistan, Turkmenistan.

Sul fronte opposto, ai tentativi di provocare un’ondata emotiva a favore di una adesione alla NATO, I il Presidente finlandese Sauli Niinisto, ha invitato i compatrioti a tenere ” i nervi a posto” e la premier svedese ( socialdemocratica) Magdalena Andersson, mentre la Svezia ha ripristinato il servizio militare obbligatorio, ha dichiarato che una adesione alla NATO ” accrescerebbe le tensioni internazionali e destabilizzerebbe ancor più la regione”.

Insomma, é un tiro alla fune da cui dobbiamo sottrarci se non vogliamo sperimentare le follie dello Stranamore di turno.

Svizzera, Austria, Irlanda, Croazia e Serbia sono già, in grado diverso, neutrali. Spagna Portogallo e Turchia lo sono dal 1939 ( gli iberici in realtà dal 1914). La lezione Ucraina ha fatto certamente molti adepti e , più dura, più adepti raccoglierà.

Purtroppo, gli Stati Uniti non sono in grado di comprendere le culture altrui, posto che ne abbiano una loro. Lo lascio dire all’ex capo del Mossad che lo ha scritto su queste colonne undici anni fa e di cui vi allego il link.

LE BOMBE SULL’UCRAINA DANNEGGIANO LA NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE ?

IL MONDO VIENE DIVISO TRA CHI DOMINA IL NUCLEARE E CHI NE VIENE INIBITO

I BOMBARDAMENTI SULL’UCRAINA MINANO LE FONDAMENTA DEL TNP.

Vorrei suggerire a un nucleo di amici un tema che volI un po’ più alto delle beghe pseudo politiche o tattiche con cui ci si è gingillarti fino ad oggi.

 Il tema è il nucleare. Se al momento in cui l’Ucraina ha aderito al TNP – trattato di non proliferazione nucleare – (entrato in vigore al 1° gennaio del 1967) si fosse conservata, diciamo tre testate nucleari delle cinquemila rottamate senza condizioni, la Russia avrebbe attaccato ugualmente? 

Sono certo di no e la pensano come me un gran numero di studiosi della materia.

Questa considerazione apre il tema che vorrei popolarizzare presso tutti coloro che non vogliono essere atomizzati a loro insaputa.

Nove sono i paesi hanno la bomba: Cina, Corea del nord, Francia, India, Inghilterra, Israele, Pakistan, la Russia e gli Stati Uniti. Si ignora se anche il Sudafrica si sia conservato qualche cosa.  E fanno dieci.

Di questi paesi citati 5 (sui 191 firmatari del Trattato di non proliferazione), sono qualche modo autorizzati, perché costruirono e testarono l’ordigno prima dell’entrata in vigore del Trattato e sono tra i vincitori della Seconda guerra mondiale, nonché fondatori dell’ONU (organizzazione delle Nazioni Unite). 

Tre Stati, India, Israele, Pakistan non hanno mai firmato né concordato le loro realizzazioni nucleari, quindi non è possibile, in qualche forma, costringerli (e questa è la migliore controprova della utilità della bomba) …

L’Iran, che sembra aspirare a far parte del club atomico (ad onta di una fatwa dell’Ayatollah Rudollah Khomeini che dichiarò empio l’armamento nucleare decretato dallo Scià Reza Palhavi) viene dato per essere – da oltre venti anni- alla immediata vigilia della realizzazione, ma ormai non ci crediamo più. Non alle accuse interessate di Israele e non all’eco americana in materia.

La Corea del Nord, invece, è uscita dal Trattato (TNP) nel 2003. 

L’elenco dei paesi nucleari coincide con quello dei paesi indipendenti che nessuno aggredisce e, come direbbe un francese, pour cause. Perché in effetti, tutti temono le conseguenze devastanti di un bombardamento atomico, specialmente sulla popolazione civile.  E fintantoché resterà in auge il principio di legittimità della sovranità popolare, i civili vanno tenuti per quanto possibile al riparo dall’ombrello atomico.

La conseguenza veramente importante di questo conflitto ucraino sarà il rischio di una corsa al riarmo nucleare e il dibattito è già iniziato. 

Cominciamo già tutti a pensare che se avessimo un arsenale nucleare ci potremmo difendere senza intermediazioni – ogni giorno più dubbie – saremmo più rispettati e indipendenti nelle nostre scelte economiche e politiche.

Lo pensa certamente la Germania, che ha appena stanziato 100 miliardi di euro per un fondo per la difesa, ma non assegnato al ministero della Difesa. Dovrebbero spiegarci che ci vogliono fare. 

Anche il Giappone. Minacciato dalla Corea del Nord ma anche un po’ dalla Cina, ha sollevato il problema ripetutamente. Uno dei partner della organizzazione chiamata Five eyes, l’Australia, si è lamentato tramite la Nuova Zelanda, suo paese confinante e minore, che non riesce a ottenere un dividendo politico a fronte di un investimento comune.

 Di conseguenza, gli Stati Uniti hanno promesso di farli accedere alla tecnologia propulsiva dei sottomarini nucleari. Poi, leggendo tra le pieghe dell’accordo, si sono accorti che ci vorranno 20 anni di attesa. Senza armamento nucleare, deve essere chiaro che non c’è sicurezza. E nemmeno progressi tecnologici o energetici, visto che ci stiamo orientando verso l’energia nucleare. 

Con lo strumento del TNP, gli Stati Uniti hanno acquisito mezzo secolo di vantaggi in termini di ricerca e sperimentazione e penetrazione di mercato. Possono bastare.

Resta da sistemare l’aspetto militare della vicenda, con particolare riguardo all’Italia. 

Dato che Inghilterra, Francia e forse adesso anche Germania si saranno presto dotate di opportuni armamenti nucleari, restano gli italiani, spagnoli e turchi a dover fornire, stando a questi progetti, quella che un tempo si chiamava carne da cannone

Secondo questo schema NATO noi dovremmo fornire la truppa che va all’assalto. Alleati di prima e di seconda categoria? No grazie!

Così rischiamo di essere, marginali dal punto di vista militare e pericolanti dal punto di vista delle perdite umane.

Qualcuno potrebbe obbiettare che una offerta di protezione USA è più sostanziosa di quella rappresentata da un limitato arsenale nucleare quale quello che noi potremmo permetterci. 

Abbiamo l’esempio del Memorandum di Budapest dell’autunno 1994 stipulato tra Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Ucraina che stabiliva che ciascuno dei contraenti avrebbe evitato di usare “force or threats” contro l’Ucraina, rispettandone la sovranità e i confini.

Tutti i contraenti si impegnavano a chiedere l’intervento immediato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e non sono quelli sperati.

Vogliamo essere gli ultimi a dotarci di capacità nucleare ?  Preferiamo che siano i tedeschi ad armarsi autonomamente senza il collare europeo? Temiamo a tal punto la proliferazione quando sappiamo che l’hanno già dieci paesi di cui quattro potenziali avversari? Perché alcuni paesi possono avere armamenti nucleari e altri no? Qual è il criterio discriminante ? 

Questi sono i temi da affrontare, non commentare quattro poveracci di aspiranti impiegati RAI che fanno commenti da portierato.

LA CRISI UCRAINA E LO SCONTRO EST-OVEST

NON E’ TRA NOI E LA RUSSIA: E’ TRA RUSSIA E STATI UNITI & INGHILTERRA E CHI DIRIGE NON SONO GLI USA

Questo é il primo documento che lo dimostra: E’ la biografia dell’uomo che ha diretto il servizio segreto inglese ( SIS secret intelligence service) durante la seconda guerra mondiale e del quale ha fatto parte dal 1915 fino alla morte. Suoi sono stati i primi tentativi di spiare i bolscevichi sfruttando il narcisismo di una cugina americana di Churchill mandata a giacere con mezzo Cremlino. Vi si trovano tutti dettagli della campagna antibolsevica degli anni 20 e 30 da cui molto ha tratto l’alleanza angloamericana anti russa contemporanea.

E’ noto come il principale strumento a disposizione dell’intelligence sia la disinformazione e questo libro, l’autore é sempre Antony Cave Brown divenuto l’efficace uomo di fiducia del MI6, ha rivelato molte delle operazioni di disinformazione fatte dagli inglesi durante la guerra compresa la massima: la gestione della rete di militari tedeschi conservatori che non volevano una guerra sui due fronti, capitanati dal generale Ludwig Beck – capo di Stato Maggiore- che iniziò a tradire per provocare una sconfitta su cui innestare il colpo di stato che doveva defenestrare Hitler. Le informazioni trapelarono tramite il Vaticano e a un negoziato partecipo il Papa in prima persona ( come Francesco in questi giorni). La cospirazione contro Putin sembra la stanca ripetizione di quegli eventi, anche nei dettagli.

I dettagli della crisi odierna Ucraina potrete trovarli digitando l’archivio de corrieredellacollera.com del mese di febbraio 2014 dove troverete almeno sette articoli che illustrano ogni antefatto inclusi i nomi dei partiti di estrema destra che, manovrando la piazza, condizionano le scelte dei governanti e i loro precedenti. Riprodurli, sia pure in parte, richiederebbe quasi la stesura di un libro. ( vedere i link allegati in fondo).

In questo post cercherò di spiegare come un’azione di intelligence ad alto respiro sia stata impostata ispirandosi all’ambizione “anni trenta” di una Inghilterra logorata da conflitti sociali interni, dalla crisi irlandese e dal sacrificio fatto di una gran parte della upper class sui campi di battaglia francesi della prima guerra mondiale, e delle ricchezze accumulate in due secoli, ma che nondimeno si impegnò a mantenere il suo impero preparandosi al nuovo conflitto con la Germania che sapeva inevitabile e che non fece nulla per evitare. Sapeva che nel nuovo conflitto avrebbe avuto necessità assoluta del serbatoio umano e finanziario costituito dagli Stati Uniti e questa fu la bussola su cui l’impero inglese diresse le proprie azioni e che tutt’ora la guida.

Per riuscirvi, accettò, facendo buon viso, di dividere con gli americani il monopolio mondiale del petrolio mesopotamico e il dominio dei mari,( da cui fu col tempo estromessa) infarcì di propri agenti di influenza( oltre 5000) gli Stati Uniti d’America riuscendo ad acquistare il NEW YORK HERALD TRIBUNE e convertire l’isolazionismo tradizionale in interventismo fervente.

A guerra iniziata, impose – con la sua superiore capacità di razionalizzazione dei rispettivi punti di vista nelle riunioni congiunte degli Stati Maggiori – le scelte strategiche fondamentali, quali la priorità assoluta della lotta sottomarina atlantica, la precedenza nella lotta alla Germania invece che al Giappone che maggiormente premeva agli americani, lo sbarco in Nord Africa prima di quello in Europa, e l’attraversamento armato dell’Italia per “asfaltarla” invece che un più razionale sbarco in Grecia per portar soccorso ai russi e unificare il fronte.

Su qualche punto dovette cedere lasciando che gli USA portassero cospicui aiuti a Stalin attraverso l’Iran ( a fine guerra oltre 8 milioni di tonnellate di armi e materiali) invece di lasciare che i sovietici si svenassero contro i tedeschi; la concessione dell’indipendenza all’India ed altri paesi collaboranti. Scelte di cui oggi c’é chi si é certamente pentito negli USA.

Dopo l’ubriacatura mediorientale USA, il residuo asset degli Agenti di influenza in America é tornato all’attacco per spingere all’interventismo un’America con tendenze isolazioniste, manovrando con maestria anche l’ultima proposta di Churchill del servizio di intercettazioni congiunte dei popoli di lingua inglese , il five eyes, domiciliandolo in Gran Bretagna con il pretesto di sottrarlo alla curiosità democratica dei magistrati USA. All’epoca il controllo sui propri cittadini essendo proibito e sanzionato severamente.

La prima mossa del piano congiunto transatlantico é stata la BREXIT per avere la mani libere rispetto alla farragine decisionale dell’Unione Europea e tornare a gestire i Dominions. Qui ha avuto la sorpresa dell’Australia che ha chiaramente scelto un legame privilegiato diretto con gli Stati Uniti, ricevendone in cambio la promessa – da adempiere in un quarto di secolo- di accedere ai segreti della propulsione nucleare sottomarina.

Il vecchio riflesso anticoloniale e antimonarchico degli USA che persino di fronte alla possibilità di riparare la famiglia reale in Canada per sottrarla a Hitler, l’invitò ad andare alle Bahamas significando che il continente americano era off limits a ogni tipo di reale, è sempre vivo

I PROTAGONISTI

cominciamo con la five eyes un ente (FVEY) senza sede e senza personale, creato nel 1943 con un accordo ufficializzato nel 1946, ma non rivelato negli scopi o nell’articolazione, meglio noto sotto il nome di UKUSA ( United Kingdom-United States Communications Intelligence Agreement), i cui contenuti sono stati rivelati il 25 giugno 2010 da un comunicato congiunto angloamericano.

Nel frattempo, furono aggregati Il Canada ( 1948) ( Australia e Nuova Zelanda (1956) e più tardi , ma senza automatismi nella trasmissione dati, altri tre paesi di pura razza sassone ( Norvegia, Danimarca e Germania Ovest) secondo i dettami del filosofo di Hitler , Rosenberg.

Solo dopo il 2016 fu aggregata ma a distanza e senza automatismi di trasmissione, la Francia verso la fine della presidenza Hollande, in premio per lo scioglimento della brigata mista franco tedesca che doveva essere il primo nucleo dell’esercito europeo, basata a Mülheim in renania. I francesi partirono dalla caserma comune senza nemmeno avvertire e Hollande si rifiutò di dare spiegazioni del mutato atteggiamento alla Merkel anche negli incontri privati. Probabilmente sapeva che erano intercettati.

A questa facciata militare ha fatto seguito Echelon , la faccia economica creata a ” protezione delle imprese americane” ( ad esclusione degli altri contraenti) che – secondo il direttore della CIA James Woolsey si trovavano esposte alla concorrenza sleale, “nei paesi in cui le mazzette sono deducibili dalle tasse”.

Gli scandali accertati a casa nostra sono sostanzialmente lo scandalo Lookeed ( azienda americana corruttrice) che compra chi doveva decidere l’acquisto degli aerei da trasporto militari C130 e la Gulf italiana ( americana anch’essa) che diede un milione di dollari al sindaco di Milano Aniasi per poter costruire una raffineria accanto alla città e mise la spesa in bilancio come ” goodwill”, deducendo l’esborso.

Adesso si pensa di associare, non con statuto pieno si intende dato che non sono bianchi, India e Giappone per monitorare la Cina – pagata a suo tempo da Kissinger perché permettesse di installare impianti di intercettazione alla frontiera russa- e vvedremo se abboccano.

Non sempre i governi partecipanti al five eyes sono partecipi consapevoli di queste iniziative.

Gough Withlam, primo ministro australiano che abolì la “White Australia policy” ( immigrazione consentita solo agli europei bianchi), che ritirò il contingente militare australiano dal Vietnam e riconobbe la Cina comunista prima degli USA, scoprì per caso l’esistenza del five eyes, nel 1973, poco prima di essere dimissionato dal governo . E rimasto col sospetto che la CIA fosse coinvolta nel ribaltone.

Grazie al software PRISM gli Stati Uniti si sono anche assicurati l’accesso ai server dei principali fornitori di servizi informatici con sede negli Stati Uniti: Microsoft, Apple, Yahoo, Google, Facebook, AOL, Paltalk, Skipe, You tube e , naturalmente Swift, di recente notorietà.

I cinque hanno anche iniziato a prendere iniziative politiche comuni, come ad esempio il boicottaggio dei giochi olimpici di Pechino e la protesta per lo status di Hong Kong, ma mentre le informazioni sono patrimonio comune, i vantaggi politici sono appannaggio dei soli Stati Uniti e la cosa ha già sollevato proteste ufficiali della Nuova Zelanda a nome di tutti. Proteste tacitate dal recente accordo UKUSAUS con l’Australia.

A questo hardware di intercettazione, si é accoppiato il sistema di decifrazione gestito dalla NSA americana e dal GCHQ britannico ( finanziato dagli USA) a cui si attribuiscono le capacità previsionali dell’Occidente, con l’inconveniente che a volte la decifrazione avviene in ritardo rispetto allo svolgersi della realtà.

Nella recente crisi ucraina la ricognizione aerea poteva conteggiare i carri armati , ma non poteva prevedere l’attacco per mercoledì…Una violazione del segreto che Sir Stewart Menzies non avrebbe mai accettato.

IL SIS( SECRET INTELLIGENCE SERVICE MI6)

Ecco la pagina 125 della biografia di Sir Stewart Menzies, quando inizia la sua scalata al vertice del servizio segreto militare organizzando ” Giganti Camping against Russia”. L’autore dimentica di chiamare URSS e la chiama col nome dell’avversario di sempre: Russia.

vi potete leggere che già nel 1919 il secret intelligence service aveva analizzato la situazione e capito che la guerra contro la Germania – lungi dall’essere conclusa- aveva una pausa al massimo ventennale. Riprese nel 1939. le varie operazioni di provocazione pensate all’epoca contro la Russia, sono state ripetute, con poche, opportune, varianti contro la Russia nuovamente divenuta una grande potenza. Illibro é stato stampato oltre trenta annida quandoil risorgere della potenza russa era impensabile: dormiva il letargo di Brezhnev.

Saltiamo a pié pari la storia avventurosa del SIS lunga tre secoli e ci focalizziamo sul post guerra fredda da cui – non va dimenticato- uscimmo grazie all’atto di resa fatto da Gorbaciov a Margaret Tatcher e non al cugino americano.

Le maglie del segreto si allentarono e scoprimmo che l’archivista del KGB, Vassilij Mitrokhin ogni sera portava a casa i documenti più importanti e per trenta anni li consegnava agli occidentali.

Mithrokin era stato reclutato dagli inglesi e pagato dagli americani, con una suddivisione di competenze che si é sempre dimostrata vincente, l’inverso o la separatezza egoista, invece, rovinosi.

Il servizio inglese , non appena liberato dalle pastoie della collaborazione intraeuropea, ha ripreso a operare nel Mediterraneo, ritornato arteria vitale del mondo, puntando a rapporti privilegiati coi due paria della UE: Italia e Turchia; sta rafforzando la capacità di intercettazione delle antenne di Cipro, ha ripreso a dialogare con l’Iran e col partito dei Mullah ( che gli americani avevano sottovalutato definendolo “a british hobby”) e ripresero le fila delle trame antirusse del XIX secolo del grande gioco.

Per un momento la situazione sembrò non mutare, per via della violentissima reazione russa in Cecenia, ma le attività nel mondo slavo si rivelarono più fruttuose, specie quando si realizzò la sinergia con i tedeschi del BND, eredi della organizzazione Gehlen che non aveva mai abbandonato i suoi contatti nell’est Europa e in Russia, trasferendoli intatti agli americani assieme a quel che restava dei cospiratori anti Hitler (Hans Speidel ) che si occuparono di ricostruire le forze armate tedesche.

Altre 240 pagine che spiegano la genesi della più delicata operazione di spionaggio iniziata sul finire della guerra mondiale. All’allora capitano James Critchfield fu affidato l’incarico di capire cosa c’era di interessante nelle dichiarazioni di un militare tedesco che proponeva agli americani di ereditare tutto l’archivio di intelligence del gruppo armate est che aveva operato sul fronte russo. La condizione era che gli alleati si prendessero anche il personale addetto e la faccenda poteva essere fraintesa.Ne nacque , dopo settimane di interrogatori, una organizzazione che stipulò un regolare contratto col governo USA e rimase operativa vino a che il governo della Germania Ovest non lo assimilò creando il nuovo servizio segreto tedesco ( BND). Tra i vantaggi per gli alleati, la selezione degli ufficiali che cospirarono contro Hitler fino a tentare di ucciderlo.Tra i contatti, Stefan Bandera e gli ucraini che si allearono coi tedeschi per combattere l’URSS. Bandera, a Monaco di Baviera, fu ucciso da un agente del KGB rimasto sconosciuto: aveva usato un getto di gas nascosto in un finto pacchetto di Lucky strike.

La collaborazione tra BND, CIA, DIA e SIS ha portato, in otto anni di contrasti e scontri, all’esasperazione dei russi e in particolare di Putin che ha svolto gran parte del suo servizio estero nella Repubblica popolare tedesca e aveva particolare conoscenza della situazione ucraina, terra d’origine della sua famiglia e scarsa esperienza operativa in territori ostili. Una combinazione fatale.Per dettagli politici sul dossier, vedere corrieredellacollera.com tra il 2 febbraio 2014 e il 3 marzo 2014 quasi cinque articoli sul tema.

https://corrieredellacollera.com/2014/02/25/ucraina-prima-pedina-della-teoria-del-domino-o-prova-di-una-nuova-yalta-a-geometria-variabile-di-antonio-de-martini/

https://corrieredellacollera.com/2014/02/28/ucraina-tra-usa-e-russia-con-germania-mezzana-dalla-ribellione-alla-secessione-a-di-antonio-de-martini/

https://corrieredellacollera.com/2014/02/15/la-sfida-usa-russia-per-lucraina-intanto-pagano-i-paesi-brics-con-svalutazioni-selvagge-brasile-india-cina-sud-africa-di-antonio-de-martini/

https://corrieredellacollera.com/2014/03/14/la-russia-riponde-allamerica-con-una-proposta-globale-di-sfruttamento-economico-sostenibile-dellasia-sebastopoli-e-ormai-come-sagunto-ma-questa-volta-io-tifo-per-annibale-di-antonio-de-marti/

https://corrieredellacollera.com/2014/03/13/crisi-ucraina-il-signor-wolfowitz-nel-paese-degli-ignoranti-ha-fatto-scuola-di-antonio-de-martini-e-massimo-morigi/

https://corrieredellacollera.com/2014/03/08/ancora-su-ucraina-italia-stati-uniti-ma-scomodiamo-carl-schmitt-e-la-grande-bellezza-scegliete-di-antonio-de-martini-e-massimo-morigi/

https://corrieredellacollera.com/2014/03/02/crisi-ucraina-in-crescendo-per-supplire-alla-impossibilita-militare-di-intervento-n-a-t-o-e-soddisfare-la-fazione-bellicista-di-antonio-de-martini/

PUTIN E ZELENSKI

Destini paralleli: entrambi giunti al vertice dei rispettivi paesi in maniera fortunosa. Uno un piccolo funzionario di uno stato fallito che viene ripescato da amici pietroburghesi alla ricerca di un tipo zelante e proiettato alla guida del rinato KGB , ribattezzato FSB. L’altro, con minore anzianità di potere, recuperato da un oligarca, correligionario, Ihor Kolomoisky e tratto dalla mediocrità degli spettacoli trash (la fiction ” servitore del popolo”)alla candidatura alla presidenza, presentato come ” il candidato della pace”. Ha cercato di destreggiarsi consapevole di essere il vaso di coccio tra vasi di ferro. Illuminante la sua telefonata con Trump che gli ingiunge di condizionare i giudici (servile: ” sono con lei al 100%, anzi al 1000%”)e la sua viscida promessa lo fa ritrovare al centro della scena internazionale con minaccia di impeachment del presidente. Ma in questa crisi, scatta per entrambi la sindrome de ” IL GENERALE DELLA ROVERE”: si immedesimano nei rispettivi ruoli fino ad essere disposti al sacrificio per mantenere l’immagine conquistata fortunosamente. Mi auguro sopravvivano entrambi, ma ne dubito.

Se gli angloamericani vincono questa partita, del che dubito, sfondano l’area centrobalcanica e possono condizionare lo scacchiere incutendo timore fino alla Cina. Se vincono i Russi, la tentazione di replicare con la Romania e la Moldovia, dove i governi sono filo russi, sarà veemente. Gli inglesi, prudenti, non devono forzatamente partecipare a scontri sul continente. I tedeschi, invece, hanno stanziato cento miliardi: sono ottimisti e sperano che basteranno.

Gli italiani avrebbero potuto far leva sul magistero pontificio per dichiararsi neutrali o almeno ” non belligeranti”( tanto più che l’epicentro é in nord Europa), invece fanno affidamento sullo stellone d’Italia. Ancora una volta.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: