Archivi del mese: dicembre 2021

TRADITORI e TRADITI: UN RAPPORTO SALVIFICO IN VIA DI ESTINZIONE ?

sono pochi i miti e le storie in cui non sono presenti. ma le storie si fermano a un secolo fa. E oggi?

Di tutti i miti antichi citerò il più famoso: Teseo che tradisce le aspettative di Arianna che aveva giurato di sposare e portar via con se.

Gli innocentisti, dicono che la dea Atena gli apparve per avvertirlo che Arianna era promessa al dio Dioniso e il povero Teseo era distrutto all’idea di dover abbandonare la sua bella. Le solite scuse insomma.

Ecco, ci siamo: si tradisce una persona vicina per ottenere un vantaggio sfruttando il rapporto di fiducia e c’é sempre un corteo di innocentisti che tradisce la verità dei fatti offrendo spiegazioni piene di ipotesi inverificabili.

Il tradimento é sempre un fatto circostanziato addebitabile a un singolo individuo , mentre la giustificazione non é mai verificabile.

L’arrivo del Cristianesimo sulla scena culturale del mondo, codifica il tradimento degli angeli ribelli al loro creatore e della personificazione in Lucifero ( nome apparso nel IV secolo).

E’ appena il caso di soffermarsi su Giulio Cesare, tradito dai suoi, ma ricordiamo tra tutti il solo Bruto e su Gesù Cristo, anch’egli denunziato da un intimo, indicato come Giuda Iscariota che le ricerche più recenti indicano come mai esistito.

Tutti i tentativi di codifica e regolamentazione del tradimento, insomma, attribuiscono il male a personaggi singoli la cui esistenza non é mai stata storicamente provata, contrariamente ai tradimenti di gruppo tutti documentati, ma di cui é difficile rintracciare i nominativi che la memoria collettiva non trattiene. Chi ricorda almeno due altri nomi oltre Bruto tra i ventitré che uccisero Cesare?

Del Sinedrio, oltre a Caifa e il suo oppositore Giuseppe d’Arimatea, chi mi fa un altro nome?

Insomma, ho la sensazione che i nomi di coloro che furono indicati come traditori servano a nascondere spesso tradimenti di gruppi più o meno consistenti di persone che compiono atti ritenuti riprovevoli e forniscono capri espiatori alla storia. Si sceglie uno perché paghi per tutti.

Il sistema é dilagato anche in positivo e abbiamo creato le onorificenze per indicare gli esempi da seguire o almeno da ammirare.

Ognuno di questi sistemi- sia il negativo che il positivo – é stato adulterato nel corso dei secoli: dai “cavalieri del Lavoro,” imprenditori che dovrebbero aver creato lavoro e ricchezza, siamo giunti, nell’ultimo trentennio, all’attribuzione dell’onorificenza a impiegati statali e parastatali e da traditori autentici che incolpano un singolo innocente per far assolvere una casta dai suoi peccati.

Dreyfus é l’esempio classico di un intero Stato Maggiore che – dopo una clamorosa sconfitta – indica nell’ebreo di turno il colpevole della batosta.

L’operazione ha tanto successo che dopo l’ultima guerra viene ripetuta con Petain.

Scivoliamo per amor di Patria ai giorni nostri senza far notare che, anche a casa nostra, i traditori abbondano nei periodi di sconfitte e mai di vittorie.

Vediamo che la democrazia é, oggi, l’istituzione più tradita – a destra come a sinistra – ma a me pare che si cominci a esagerare e – dopo il rito espiatorio compiuto su Aldo Moro– ormai siamo giunti al tradimento di tutti contro tutti singoli o gruppi che siano: Presidenti della Repubblica che tradiscono la lettera e lo spirito della Costituzione e inaugurano l’epoca il cui il tradimento semplice viene banalizzato e si considera solo l’Alto tradimento come censurabile, a patto che non si proceda.

Con gli ultimi presidenti, il tradimento dell’articolo 11 della Costituzione é addirittura diventato un titolo per accedere ai più alti fastigi, ma io personalmente non vedo l’ora di poter mettere le mani addosso, almeno a un capro espiatorio.

Si tradisce l’altrui fiducia in forme tanto generalizzate, che persino la cambiale é diventata un risibile obsoleto strumento di pagamento e ci si beffa la giustizia offrendo lettere di scuse ai parenti delle vittime. Il cattolicesimo declinante accusa nientemeno che il Pontefice e in USA si accusa il Presidente di essere al soldo di potenze straniere. Tutto pur di non ammettere colpe collettive.

Il richiamo alla realtà costituito dalla Pandemia di Covid 19 , col suo brusco richiamo alla realtà, sta sconvolgendoci tutti, abituati come siamo alle favole belle.

La Pandemia sostituisce il “felici per sempre” al concetto di morte. La sola certezza che ci tradisce senza preoccuparsi di Indicare capri espiatori. E’ il collettivo che é chiamato a pagare. Una bella novità da quando Adamo diede la colpa a Eva.

L’ITALIA E LE MONARCHIE SONO I SOLI PAESI AL MONDO IN CUI I CITTADINI NON ELEGGONO CHI DIRIGE LO STATO.

CON LA BEFANA ARRIVA LA MADRE DI TUTTE LE ELEZIONI PRESIDENZIALI

Il 16 gennaio inizierà la madre di tutte le sceneggiate che in Italia si chiama “l’elezione del presidente della Repubblica” affidata a un migliaio di persone ( in parte delegittimate dalla Corte Costituzionale) a fronte di sessanta milioni di aventi diritto, in quanto cittadini della Repubblica.

Durante la trascorsa stagione abbiamo avuto il privilegio di assistere a una serie di anteprime, con funzionari del Quirinale all’opera per rafforzare l’immagine del presidente uscente con iniziative che i buonisti definirebbero “dal sapore risorgimentale” ( il San Carlo di Napoli e la Scala di Milano che hanno mobilitato le claque delle grandi prime per applaudire) e i cattivisti definirebbero invece ” di sapore monarchico,” come se degli applausi di un paio di teatri borghesi fossero sufficienti a superare le remore democratiche repubblicane che negano l’opportunità di un raddoppio a un mandato di sette anni.

Va apprezzato lo stratagemma di Napolitano che, dopo aver inventato il colpo di Stato a rate, ha introdotto le rate anche nel raddoppio del mandato presidenziale con l’interruzione dopo un biennio, ma anche nove anni non sono un mandato repubblicano: sono un regno.

Svelata la strategia dei funzionari della presidenza per allungarsi il periodo di pacchia personale, passiamo ad analizzare la situazione politica reale.

GLI ANTEFATTI

I trampolini da cui si accede più facilmente alla eleggibilità presidenziale ,si sono – nella storia repubblicana- rivelati la presidenza di una delle camere ( De Nicola, Gronchi, Leone, Pertini) e l’aver occupato la posizione di ministro dell’interno ( Cossiga, Scalfaro, Napolitano), anche se la candidabilità dell’alto scranno non ha funzionato per i presidenti del Senato ( Merzagora, Fanfani).

Di capi partito eletti, ne ricordo due: Segni e Saragat.

Il settennato di Segni – garanzia moderata per affrontare il periodo della apertura a sinistra- fu interrotto dagli insulti veementi lanciati da un Saragat, probabilmente alticcio, contro Segni che sentendosi oltraggiato nella sua dignità presidenziale, fu colto da ictus e ” dimissionato” due mesi dopo con una perizia medica e una lettera di dimissioni entrambe di dubbio valore legale.

A questi, vanno aggiunti due outsider: Luigi Einaudi ( ormai mitico) e Carlo Azeglio Ciampi, provenienti dalla nidiata della Banca d’Italia come Dini e qualche altro immessi quando si credette che un commissariamento della Banca Centrale fosse sufficiente a farci accettare dal sistema internazionale.

Con Einaudi ( e Menichella) funzionò, mentre con Ciampi ne ricavammo una svalutazione al 27% e una sonora sconfitta che ci fece capire la necessità di evitare il provincialismo tipico del ” Guerrino sol contro Toscana tutta” che ci fece spendere 57.000 miliardi di valuta pregiata in cinque giorni per contrastare, da soli e invano, la finanza internazionale.

I FATTI REALI

Mettiamoci per un momento il passato alle spalle e guardiamo al futuro senza tener conto delle candidature lanciate basandosi sulle preferenze sessuali o di partito che sono state lanciate da giornalisti e minipolitici in cerca di protezione.

In Parlamento esistono due blocchi politici grosso modo rappresentanti gli schieramenti che per comodità chiameremo di destra e di sinistra, più un – per la prima volta alla tornata presidenziale- un gruppo misto di centoundici parlamentari in buona parte eletti tra i 5 stelle, ma dissenzienti e politicamente in balia degli eventi salvo, beninteso eccezioni che segnalerei con piacere se le conoscessi.

A parte il duo Mattarella Franceschini – coordinati da un Castagnetti molto attivo e ascoltato- che stanno cercando di raccordarsi con Matteo Renzi per evitare il frazionamento dei voti della sinistra, non esistono altri Stati Maggiori capaci di progetto.

A Destra, esiste solo una folcloristica armata Brancaleone che punta ad usare Berlusconi come candidato di bandiera spacciato per candidato eleggibile e Mario Draghi come tentativo di togliergli dalle mani i fondi del PNRR e ibernarlo alla presidenza. Nell’ombra Letta il vecchio – ormai detto “il conte zio” che spera in un colpo di fortuna in una vita che gliene ha dati fin troppi.

Tralascio le entità trascurabili che si attivano agitando qualche avanzo nel tentativo di influire alla elezione finale o almeno di farlo credere all’elettore sprovveduto che segue giornali e giornalisti minori di regime.

Tentativi di far eleggere personaggi di preferenze sessuali particolari o una donna si infrangeranno sulla scogliera del ministero dell’interno saldamente presidiato dalla ministra in carica, Luciana Lamorgese che sta gestendo i due più importanti dossier governativi: la migrazione e la tematica No-vax-salute- ordine pubblico. Se vogliono, essa ha il sesso, le competenze e gli antenati giusti, oltre ai voti di quanti devono il seggio al suo ministero.

La sinistra si troverà a designare uno del duo Dario Franceschini Sergio Mattarella ( escludendo ogni post comunista e l’avatar femminile Marta Cartabia), mentre la destra sarà ipnotizzata dalla candidatura di Silvio Berlusconi che non otterrà mai i voti della sinistra anche se riuscisse a “conquistare” tutti i centoundici del gruppo misto.

Se invece la destra moderata riuscisse a fare un salto di qualità e riprendere il cammino interrotto nel 1964 e candidasse Mario Segni – un sardo, un gentiluomo , un estraneo al regime , una vera riserva della Repubblica – le cose cambierebbero anche per la sinistra, dato che é inattaccabile.

Berlusconi quando creò Forza Italia, gli offrì la leadership e lui declinò. Questo dovrebbe dargli il placet della destra. Il professor Segni, rifiutò l’offerta e questo dovrebbe dargli il placet della sinistra. Ogni altro candidato di compromesso, non offrirebbe l’auspicata novità, sarebbe frutto di ambiguità e foriero di scontro civile troppo a lungo evitato senza badare ai costi.

TUNISIA: ARRIVA LA NUOVA COSTITUZIONE ?

IL PRESIDENTE SAIED ELETTO NEL 2019 E COI PIENI POTERI DA LUGLIO, ANNUNZIA UNA NUOVA COSTITUZIONE. «LE COSTITUZIONI NON SONO ETERNE ». QUESTA ERA STATA VARATA NEL 2014.

Dopo sei mesi di stato di emergenza durante il quale il presidente ha esautorato il Primo ministro, il Parlamento e il partito di maggioranza Ennahda – accusato di estremismo islamico- nel consiglio dei ministri della scorsa settimana ha annunziato che la nuova costituzione , meno parlamentare, é quasi pronta e che sarà sottoposta a referendum popolare.

Le vicissitudini tunisine possono così essere riassunte: nel 2011 una rivolta popolare a seguito del drammatico suicidio di un ambulante angariato dalla polizia, sfocia in un cambio di regime a causa della fuga del Presidente Zine el abidin ben Ali che si rifugia in Arabia Saudita ospite del ministro dell’interno.

Nel 2014 viene varata una nuova Costituzione che trasforma la Repubblica in un regime parlamentare che fa prevalere il partito confessionale Ennahda, guidato da Rachid Ghannouchi.

Ovviamente, gli investimenti esteri languono, i capitali locali emigrano e l’assassinio di un paio di sindacalisti e il tentativo di ”moralizzare” le donne secondo la tradizione mussulmana, provocano una reazione filo occidentale evidente.

L’intervento di mediazione delle Nazioni Unite affida il potere a un quartetto di associazioni ( sindacati, patronato e i principali partiti).

il nuovo sistema regge fino alla morte del Presidente Caid Essebsi, già ministro di Bourghuiba. Le nuove elezioni parlamentari danno la maggioranza a Ennahda, ma l’elezione presidenziale premia uno sconosciuto outsider – Khais Saied appunto- che dopo un anno di convivenza con Ennahda ed il suo abile leader Ghannouchi che presiede il Parlamento, perde la pazienza , si arroga tutti i poteri e – godendo della comprensione degli occidentali- proclama lo stato di emergenza.

Ieri l’annunzio che presto verrà sottoposta a referendum la NUOVA COSTITUZIONE che dovrebbe avere carttere presidenzialista ( o comunque meno assembleare).

In tanto il 15 dicembre verrà presentato il nuovo bilancio. Il combinato disposto di queste due innovaioni, dovrebbe, secondo le parole del presidente “consentire al popolo di passare dalla disperazione alla speranza”.

La crisi economica e quella sanitaria infatti incrudeliscono e sembrano senza via d’uscita senza un poderoso aiuto internazionale che si materializza a mano a mano che la democrazia ben guidata farà i suoi passi in avanti.

Al sud, nella zona del passo di Mareth al confine algerino, focolai di guerriglia islamista alimentati dalla estrema povertà dell’area baluginano sinistramente ma non riescono a dilagare nelle città.

DONNE E MEDITERRANEO

QUANTO E’ REALE LA LOTTA PER IL PROGRESSO/EGUAGLIANZA DELLA DONNA? PIACE AGLI ANGLOSASSONI CHE LA PRATICAVANO GIA AI TEMPI DI CESARE, MA A NOI MEDITERRANEI?

E I DANNI SOCIALI PROVOCATI DAL CONSUMISMO DIPENDONO DA QUESTI “PROGRESSI”’?

Questi undici anni di vicissitudini sulla sponda sud del Mediterraneo hanno provocato un aumento di curiosità nei confronti dei nostri vicini ed il confronto di usanze diventa inevitabile.

Come accadde  prima e durante il Rinascimento, invano contrastate da Dante, Boccaccio e Pico della mirandola,   intervengono timorose forze politico-culturali estranee, per seminare zizzania per precisi fini di propaganda.

Oggi noi italiani siamo tentati nuovamente da una supina adesione alle mode estranee  e caricaturiamo le usanze mediterranee, inconsapevoli del fatto che riescono a sopravvivere anche storpiate  da noi perché sono frutto di esperienze di secoli che è vano dimenticare.  

Anche questa è una forma di disinformazione con obbiettivi politici precisi.

Servirebbe ricordare che alcune usanze “made in USA” adottate nell’immediato dopoguerra,  come il pane bianco, le lucky strike, il chewing gum, il burro di arachidi,  si sono rivelate letali e la dieta mediterranea  e l’olio di oliva  sono stati adottati anche in America, persino dalla autorità sanitarie.      

 Della serie non sempre chi vince militarmente si impone anche in termini di civiltà e non sempre chi vince militarmente cancella il vinto se trova una identità culturale solida.

Negli scambi di persone e di usanze che le due sponde del mare nostrum  hanno avuto nei secoli, molte  – magari le più ragionevoli – non si sono consolidate o sono andate perdute per varie  cause , in particolare religiose, e alcune andrebbero ripescate.

Un “progresso” che gli arabi non hanno mai voluto accettare, nemmeno  gli arabi cristiani o gli ebrei, è dare fiducia alle donne o rinunziare al dogma della   consacrata supremazia maschile.

La recente uscita del Presidente turco Tajip Erdogan su questo tema ha alimentato la benzina che la propaganda mette sul fuoco. Tanto il turco non lo sa nessuno.

Giulio Cesare nel suo De Bello Gallico descrive come stravaganze le usanze dei Britanni e dei Germani in tema di rapporti con le donne con una punta di divertita curiosità circa la loro libertà sessuale, il loro ruolo nella società e l’attribuzione della paternità.  Non siamo cambiati. Né noi, né loro.

DUE ESEMPI:

Nel mediterraneo turchi e greci, arabi o spagnoli, israeliani e siciliani, francesi del sud e slavi,  hanno in comune il credo di una qualche forma di supremazia maschile.

 Ogni altra idea in proposito è di importazione.            

Quando quattrocento milioni di persone mantengono una usanza per quaranta secoli e si rifiutano di cambiarla ad onta di periodiche campagne di propaganda, troppo facile liquidarla con una definizione manichea di primitività.

Un detto veneto  fa pensare  che noi italiani siamo d’accordo anche al nord, perché  così declamiamo le qualità della sposa perfetta:” che la piasa, la tasa e la staga in casa”. Quanto alla supremazia del maschio,  quando l’uomo calabrese  vuole troncare una discussione proclama: ” capo vascio” !( testa bassa) e ho scoperto che anche a  Brescia dicono ” co bass” che ha  esattamente lo stesso significato e finalità. Lascio la responsabilità di questa ultima locuzione all’on Castagnetti ( ex PRI) che me l’ha raccontata.

In questo campo, ammettiamolo, c’è un po di silente invidia da parte nostra per la conservata egemonia  virile della sponda sud e una certa nostalgia per l’ossessione delle corna – di origine biblica –  che noi abbiamo imparato a portare con una certa disinvoltura, anche se ogni tanto qualche coltellata ancora ci scappa.

Gli arabi, hanno gli stessi nostri problemi di supremazia con le proprie donne , con la differenza che non avendo avuto  una economia  essenzialmente agricola  come da noi  ( piuttosto pastorizia) ed avendo una separazione netta tra casa e lavoro ,  hanno riconosciuto alla donna la supremazia tra le mura domestiche, mantenendo  così  – almeno per gli “estranei” – il controllo degli affari esteri della famiglia.

Le case del nord Africa  hanno ingressi molto bassi perché, leggenda vuole che l’uomo sia costretto a inchinarsi entrando,  come omaggio alla padrona di casa. Se non è vera , è ben trovata.  Un uomo non si azzarderebbe mai ad arredare o a scegliere  la stoffa di un divano o un tappeto. Molti invece vanno a fare la spesa al suk posto in cui le donne hanno ” troppe occasioni di contatto con estranei”.

Nello stesso campo,  il divorzio,  crudele istituzione con cui si è costretti a troncare un rapporto che si è evoluto invece di mantenerlo adattandolo,  viene visto in Europa  come estremo rimedio contro l’accettazione della poliginia.

In teoria, ma la giurisprudenza di tutti i paesi mediterranei non lo consente, i mussulmani  che possono permetterselo  – fisicamente, per censo e saldezza di nervi  – potrebbero avere  più di un legame in contemporanea.  In pratica, non ne ho mai incontrato uno. A noi europei, in teoria è vietato, anche se praticato con mille sotterfugi.

La conseguenza, in Europa, è che tutti hanno l’amante ( non conosco nessuno che non l’abbia, l’abbia avuta o speri di avercela), con la conseguenza che una delle due ( o più)  donne rischia di restare senza diritti  – o con diritti reali  limitati –  per se e/o per la prole.  Si pensa con ossessiva sospetta insistenza ai diritti delle coppie omosessuali, ma nessuno che protegga lo status delle amanti o compagne che dir si voglia. Ci si è limitati a riconoscere l’eguaglianza tra figli naturali e legittimi, ma la donna viene ignorata.

Credo sarebbe più semplice e meno ipocrita riconoscere la naturalezza dell’impulso  di chi ( maschio o femmina ) ne senta il bisogno  ed abbia poliforme capacità di amare .

Unica zona del pianeta in cui anche l’amante ha uno status e uno statuto che tuteli lei e la prole e le garantisca una residenza e un reddito separato- in genere é la segretaria o una collega di lavoro- é lo Zaire , ossia Repubblica Democratica del Congo specie nella capitale.

Personalmente penso che gli uomini italiani siano dei monogami seriali e che alla base di questo comportamento acquisito (e non innato) vi siano molti accadimenti boccacceschi e di cronaca nera, provocati dalla cocciutaggine di mantenere rigida una istituzione  che fa a pugni con la natura e che fu codificata quando la speranza di vita di una persona non superava i 40 anni.

In  campo matrimoniale, gli arabi mussulmani hanno  da secoli un’ istituzione cui potremmo interessarci,  magari studiando qualche adattamento dettato dalla esperienza: il matrimonio a tempo (  in arabo, mutaa: è una  costumanza, erroneamente attribuita agli sciiti, ufficialmente meno usata dai sunniti e che  si traduce letteralmente in  “il piacere”).

Si trattava di un matrimonio  di durata predeterminata,  celebrato davanti all’autorità, con corresponsione di dote, impegno al mantenimento,  determinazione della dote di divorzio e piena legittimità dei figli eventualmente nati dall’unione.

Questa usanza, caduta in desuetudine con l’avvento del trasporto aereo e resuscitata di recente dagli sceicchi petroliferi, pare essere nata quando i  mercanti  si incamminatisi sulla via della seta  – attraversando zone sciite come l’attuale Iran  –   potevano restare lontani da casa per anni e spesso essere bloccati a lungo da una guerra  in uno stesso luogo.

Di recente,  è stata riesumata e  sono nate  distorsioni grottesche  fino a rendere “legittime” forme di prostituzione interpretandole  come “matrimonio a tempo” per la durata di una settimana, molto praticata dagli sceicchi sauditi e del golfo in gita in Egitto in cerca di bambine ( 13/15 anni) povere.                In collusione con parenti nel  complice silenzio delle autorità.

L’istituzione del mutaa  serviva – ai tempi andati – ad assicurare la tranquillità sociale del villaggio ospitante e la  serenità sessuale dell’ospite forzato nell’attesa della ripartenza.

Si salvava anche il sacro principio del dovere di ospitalità  anche se protratta.

La donna  a fine esperienza, rientrava a testa alta nella sua comunità assieme ad eventuali figli e , grazie alla ” buonuscita” ,  poteva aspirare – se lo voleva –  anche a un marito stabile.

Una deputata austriaca a capo di un partito  ( di cui disgraziatamente non ricordo il nome)  ha proposto pochi anni fa che il matrimonio “occidentale” – come tutti i  contratti – abbia una durata  massima di sette anni , rinnovabile ,  invece di essere a durata indefinita come sancito dal concilio di Trento ( quando la speranza di vita era attorno ai 35 anni)  e recepito nelle legislazioni del mondo occidentale.

Con la durata media  attuale di tre anni per i matrimoni della nuova generazione italiana, sarebbe un bel passo avanti, come lo sarebbe il poter  rinnovare la promessa periodicamente piuttosto di lasciar morire fatalisticamente  il rapporto in una stanca ripetizione di ritualità imposte dall’abitudine.

Nei fatti il matrimonio a tempo già esiste in Italia, con la convivenza. La differenza è nei diritti che non vengono riconosciuti se non a fatica, nel caso in cui il rapporto non sfocia nel matrimonio classico. Hanno codificato solo la restituzione dell’anello di fidanzamento….

Un altro campo in cui ci starebbe bene una riforma per noi Europei, è il mercato, inteso come luogo degli acquisti.  Nei paesi arabi l’istituzione del Suk ( o nell’altopiano  turco-iranico Bazar) è ancora ben salda come da noi cinque secoli fa:  a Roma esiste ancora nella toponomastica : via dei sediari, dei giubbonari,  ecc.

In Oriente, in  una stessa strada si trovano ancora tutte le produzioni di una stessa mercanzia  ( sedie , cinture, scarpe, frutta, dolciumi ) in maniera che il consumatore possa in un batter d’occhio verificare tutte le tipologie merceologiche  di un prodotto ed i relativi prezzi.

I negozianti – costretti dalla vicinanza – sorvegliano prezzi e qualità .   Da noi accade l’esatto contrario ed è un inno alla stupidità del consumatore/trice: i supermercati offrono una falsa scelta ( speso solo un paio di marche di un prodotto di cui una è autoprodotta) .

Sui prezzi  si confondono le idee con “offerte speciali”  i consumatori vengono attratti da prezzi civetta su prodotti poco richiesti o allettati con promesse di regalie.

La  grande varietà delle offerte  ( ma se guardate meglio non ci sono mai tutte le marche di un prodotto)  spinge all’acquisto di prodotti non indispensabili, con azioni dettate più dall’impulso e dall’emulazione  che dalla necessità.

In una frase, il supermercato è il regno di chi vende, mentre il Suk/Bazar è il regno di chi compra. 

Non sarebbe meglio  ristudiare costumi e situazioni  invece di baloccarsi con slogan cretini e critiche legate a dichiarazioni mal tradotte che mirano a mettere in cattiva luce il machista di turno, il suo paese e le sue politiche ?

Il vero schiavista delle donne non è forse rappresentato dalle esigenze del commercio che vuole acquirenti-prede, che è  capace di sfruttare il sesso  ed i suoi impulsi naturali per spingere ad acritici acquisti? Per cianciare di indipendenza ? Per contrapporre e sfruttare la frustrazione conseguente? Per pubblicizzare deodoranti e creme e pannolini con cui si sono costruiti imperi fondati sul senso di inadeguatezza femminile promosso dalla pubblicità?

Vive la difference e abbasso il marketing.

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