Tra i tanti commentatori, strateghi, maghi e chiromanti che si occupano della guerra in Siria e della crisi nel vicino e Medio Oriente, mai nessuno che si chieda cosa succederebbe se Bashar el Assad ed il suo governo dovessero soccombere agli attacchi armati interni ed esterni di cui sono oggetto da oltre quattro anni. Continua a leggere →
Se la frase quos deus vult perdere demementat rispecchia il vero, mi pare evidente che anche il Padreterno non ne possa più di questo manipolo di persone capaci di autoaccusarsi di omicidio pur di apparire sui media.
La guerra, da impossibile che era è diventata inevitabile a dire di persone che il primo ministro Matteo Renzi dovrebbe sostituire o almeno azzittare formalmente. Oggi è lunedì e quindi sul menù c’è la guerra alla Libia. Continua a leggere →
Oggi, si tiene in Tunisia a tre anni dalla caduta di Ben Alì, una tornata elettorale per sostituire il presidente di transizione Moncef Marzoukiespresso dal partito islamista Ennahda che , capita l’antifona, ha deciso di non presentare un proprio candidato per ottenere la legittimazione democratica necessaria a sopravvivere nella legalità e distinguersi dagli estremisti datisi alla guerriglia nella zona compresa tra il passo Kasserine e la frontiera algerina.
Se una giovanotta succintamente vestita se ne andasse a passeggiare nottetempo in un quartiere malfamato e subisse una violenza di gruppo, a nessuno passerebbe per la mente di intervistarla come esperta di erotismo e sessuologia. Casomai come inesperta di toponomastica.
Alla rivista TEMPI.it, è invece passato per la mente di intervistare il giornalista de ” La stampa” Domenico Quirico – a suo tempo rapito e trattenuto per un pezzo da un gruppo jihadista operante in Siria- come esperto di Islam e di quella serie di eventi che vanno sotto il nome di Primavere arabe.
Dopo tre anni di unrest in Libia, finalmente una idea costruttiva e avveniristica: Richiamare il Senusso, non nella versione “playboy” che circola per Roma ( Idriss el Senussi), ma in quella “Business man” che vive a Londra ( Mohammed el Senussi).Continua a leggere →
Tra Aprile e Maggio il mondo così come lo conosciamo si trasformerà: dopo una inconsueta concentrazione di eventi elettorali, dall’Afghanistan alla Tunisia, all’ Unione Europea, all’Ucraina, all’Egitto, all’India, al Libano, all’Ungheria ( domenica), conosceremo i nomi dei nuovi interlocutori internazionali rappresentanti i punti più caldi del Globo, mentre alcune elezioni amministrative hanno già definito nuovi ruoli:
Continua il giro del Mediterraneo di Giorgio Vitangeli assieme ad Antonio de Martini. Tocchiamo quella che un tempo era la quarta sponda dell’Italia in preda ai suoi demoni scissionistici. Benghazi contro Tripoli, missili sulle petroliere che si riforniscono dal concorrente e finto disinteresse di chi ha trasformato un paese in crescita in una zona franca in cui gli interessi dei libici e degli italiani non sono più tutelati da nessuno.
Se Matteo Renzi, dopo aver visitato la Tunisia, ponesse attenzione alla Libia attivando tutte le esperienze italiane, le soddisfazioni economiche e politiche potrebbero essere tali da influenzare positivamente anche i bilanci del 2014.
Il mondo bipolare è morto col crollo del muro nel 1989. L’Italia tarda a rendersene conto. Di qui, le vicende di Battisti in Brasile e dei marò in India ed una serie di altri eventi che dimostrano che l’Italia tarda a mettere a punto la sua risposta Europea o mediterranea.
Gianni De Michelis a lungo ministro degli esteri italiano e negoziatore del trattato di Maastricht, parla con Arnaldo Vitangeli della guerra in Jugoslavia, quella in Siria e la crisi ucraina, mettendo in prospettiva gli avvenimenti e i loro riflessi mediterranei.
Le leggerezze e l’improvvisazione statunitense che hanno trasformato la primavera araba in un inverno di fame e di morte nel Levante ( chiamata MENA area= Middle East and North Africa) stanno iniziando a provocare anche conseguenze di medio e lungo termine in campo geopolitico.
La conseguenza più appariscente è la ricerca egiziana di un nuovo equilibrio in campo internazionale con un riavvicinamento alla Russia, ma esistono anche i problemi nascenti dalla distruzione dei sogni geopolitici della Turchia e le inevitabili conseguenze della separazione consensuale tra Arabia Saudita e USA, tutte gravide di conseguenze durature. Continua a leggere →
Riassumo e commento una stagione intera nota come “Primavera araba” ( non è stata ne l’una ne l’altra), ma in realtà parlo della Cina.
l’analisi é ripartita in capitoletti per agevolare la lettura.
L’EGITTO E SUEZ
Per lo Yemen ( Salah), la Tunisia ( Ben Ali), la Libia ( Gheddafi) la Siria ( Assad) l’argomento instaurazione della Democrazia agli inizi era difendibile. Difendibilissimo.
Si trattava di regimi polizieschi duri e di durata.
Per il povero Mohammed Mursi, eletto democraticamente appena un anno fa, gli USA dovranno trovare un’altra motivazione, dato che quella di impopolarità tende a sgretolarsi dopo le reazioni di piazza – ad onta dello stillicidio di morti e di arresti – a favore del prigioniero che minacciano addirittura di provocarne il ritorno.