Se una giovanotta succintamente vestita se ne andasse a passeggiare nottetempo in un quartiere malfamato e subisse una violenza di gruppo, a nessuno passerebbe per la mente di intervistarla come esperta di erotismo e sessuologia. Casomai come inesperta di toponomastica.
Alla rivista TEMPI.it, è invece passato per la mente di intervistare il giornalista de ” La stampa” Domenico Quirico – a suo tempo rapito e trattenuto per un pezzo da un gruppo jihadista operante in Siria- come esperto di Islam e di quella serie di eventi che vanno sotto il nome di Primavere arabe.
Dopo l’intervista, seguirà la conferenza in quel di Milano e il nuovo guru è pronto per il circuito mass media.
Un inviato in genere resta sul posto due settimane e al ritorno spiega i misteri dell’Asia tutta. Quirico ha intervistato i suoi rapitori ed ora torna chiedendo la guerra contro un miliardo e mezzo di persone sparse sui 5 continenti, senza distinguere tra arabi ed altre etnie e ritenendo che quattro smandrappati rappresentino un quarto del mondo.
L’articolo è interessante perché domande e risposte sono intelligenti, ma non per questo vere.
Risentono ( domande e risposte) di una serie di stereotipi culturali, religiosi e politici tipici di chi è vissuto nella civiltà del fast food culturale, religioso e politico. E in particolare dei cattolici convinti.
Rompo il mio digiuno bloggistico una seconda volta in queste vacanze e mi permetto alcune considerazioni preliminari atte a chiarire quel che sta succedendo da quelle parti, perché gli arabi ce l’hanno con Israele e cosa possiamo aspettarci dal mondo arabo-mediterraneo e più in generale dall’Islam nel prossimo futuro.
Israeliti, Cristiani e Islamici sono paradossalmente separati da uno stereotipo che hanno in comune: l’idea che la religione sia la chiave con cui interpretare la realtà, mentre credo di poter dimostrare che è, in genere, “l’ultimo ricorso”.
Una prima spiegazione poetica ce la offre la canzone ” Munasterio e Santa Chiara” dove dice ” Quanno e femmene sincere se perdevano all’ammore, se spusavano a Gesù”.
Gesù, che Dio mi perdoni, è visto come una seconda scelta tra le femmine sincere, ma non solo.
È anche comune credenza che gli uomini si avvicinino alla religione in genere verso l’occaso della vita.
Questo generalizzato comportamento sta a significare, a mio avviso, che la maggior parte degli esseri umani, per la maggior parte della loro esistenza non ritengono che la religione – quella praticata e ufficiale – sia il centro dell’esistenza, ma la risorsa cui fare ricorso quando si è in difficoltà.
Tutti o quasi i preti di ogni religione mi daranno ragione.
Eppure Quirico ricorre al paradigma religioso per spiegare le mire di una ventina di popoli inclusi settanta milioni di cinesi e 180 milioni di indiani. Religioso lui, religiosi tutti.
In politica, quando si perde la Patria, ci si rivolge alla religione intesa come legame comune tra i cittadini per supplire al senso di vuoto e alla conseguente destrutturazione sociale che subentra nelle menti. La religione avrà certo anche valore in se, ma in politica – e in geopolitica – funziona da ruota di scorta intercambiabile, ma seconda opzione, del concetto di Patria.
Mi limiterò a citare la caduta dell’impero romano che diede un ruolo ai Vescovi conti come primo esempio e , come esempi più recenti, il ruolo avuto dalla mistura tra politica e religione in Italia dopo aver incassato la nostra razione di bombardamenti nella seconda guerra mondiale ( con la pronta presentazione di Papa Pio XII come simbolo di surroga alla politica, minuti dopo il bombardamento della Capitale. Ce ne furono altri ( bombardamenti) prima, ma il tempo della surroga non era ancora giunto e il Papa non accorse.
Ricordiamo anche il caso polacco durante la guerra fredda in cui l’intera società civile si strinse nei luoghi di culto per trovare il luogo e modo di unione nazionale che preparò la riscossa.
Ora che la Patria ( e la libertà) sono tornate in Polonia, il fervore religioso è tornato a livelli “normali”.
La chiesa cattolica in Italia ha perso terreno – tanto – per non aver voluto arretrare ( 1993/94) una volta cessato questo ruolo di supplenza, nel tentativo di conservare il potere di governo diretto tramite la DC.
Tutto il disordine morale e politico che ne è scaturito e abbiamo oggi sotto gli occhi è una sua responsabilità storica che la perseguiterà a lungo.
Il mondo arabo occupa la riva sud del Mediterraneo con una sola lingua e una cultura mirabilmente omogenee. Due, se consideriamo il distacco tra politica e religione promosso da Ataturk, oggi in via di attenuazione, mirante a valorizzare la Patria turca rispetto alla religione che aveva la pretesa di far regnare gli eredi ( Califfo=erede in arabo) del profeta e usare l’alfabeto arabo.
La riva nord del Mediterraneo, ha dieci lingue, culture differenti ed ha espresso altrettante idee di Patria che oggi si tenta faticosamente di recuperare a unità.
Israele – gli israeliti sono alla ricerca della loro Patria – viene vissuta come un trapianto forzato e come tale provoca una reazione di rigetto che aumenterà con l’aumentare della occidentalizzazione di quel paese.
Diminuirà quando il numero di studenti israeliani che sceglie l’arabo come lingua scolastica facoltativa passerà dall’attuale 2% al 60%.
Ben Gurion temeva che dopo l’iniziale entusiasmo gli ebrei tornassero alla diaspora e volle dar loro una storia patria e militare con cui legarli al territorio. Ha esagerato con la dose, come esagerò Mussolini con noi.
Nel mondo arabo, esiste una mistura mortale che confonde politica e religione, perché l’istanza patriottica è stata negata ( dalle elites politiche locali), repressa ( dalle potenze occidentali), mischiata ( dagli Imam per restare egemoni).
Il combinato disposto di questi tre veleni su cui è stata versata la benzina della democrazia anglosassone e protestante, sta provocando la deflagrazione cui stiamo assistendo.
Da questa lue non sono indenni i popoli vicini quali gli israeliani, gli italiani e i libanesi.
La Spagna ( oggi ha decretato l’embargo di armi a Israele) se ne è liberata con una guerra civile costata un milione di morti e lo stesso la Turchia, con Ataturk che gettò gli Imam dai minareti fino a che non uscirono dalla scena politica.
Politica e religione vanno separate, se necessario con la violenza come hanno fatto tutti i patrioti che si sono affacciati sul mondo arabo e mediterraneo : da Tito a Ataturk al Baath ( da Michel Aflak, a Rashid Ali al Ghailani, a Saddam Hussein a Assad) a Moammar Gheddafi, a Nasser e Mubarak e a Ben Gurion e Sharon, Bourguiba e Boutlefika a Siad Barre per non citare che i più noti.
Costoro hanno assicurato ai rispettivi paesi sviluppo e stabilità e preservato la pace internazionale ( con l’eccezione di Saddam nella convinzione di compiacere gli USA), ciascuno facendo incerti passi unitari.
Invece di istradarli e incoraggiarli, li abbiamo ingannati e/o assassinati.
Tirano bombe come Felice Orsini e Guglielmo Oberdan. Vogliono una Patria.
Di Allah se ne fregano, lo invocano al posto di una Patria che non ha un nome.
( continua al prossimo post con la mistura tra religione e petrolio)
Commenti
Egregio signor de Martini,
credo che la sua interpretazione si piena di luoghi comuni e stereotopi sulla religione ma che è perfettamente in sintonia con la mentalità degli ultimi due secoli per cui le guerre avvengono per motivi religiosi. Ma dopo una Laica prima guerra mondiale una laico- idolatrica seconda e dopo gli orrori del comunismo cedo e mi arrendo in quanto non è mia volontà combattere contro i mulini a vento.
Considero Israele come l’ unico stato occidentale Teocratico e sebbene sembri che per giustificare il genocidio dei palestinesi abbia scomodato niente pò pò di meno che il I Libro di Samuele (15, 3) “Ora va e colpisci Amalek…uccidi uomini e donne, ragazzi e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini” non penso che i motivi siano prettamente religiosi ma abbiano a che fare con la paura di essere a loro volta sterminati (visto le esperienze del passato).
A ben veder i danni che i sistemi cosiddetti “Laici” hanno fatto, stanno facendo e faranno per servire i loro idoli (che si chiamino patria, petrolio, sicurezza nazionale, Dio denaro) supera di gran lunga le peggiori nefandezze fatte per motivi religiosi. Diciamo che c’è stata solo una sostituzione, non si serve più un Dio, ma si servono degli altri idoli. La guerra che sia interna o esterna ci accompagnerà sempre ma essa non deve superare dei limiti. Ma da quando il Laico ha deciso di voler condurre lui le guerre i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La guerra in quanto inevitabile ha bisogno di essere mitigata dalla religione e in particolare da quella cattolica. E vorrei citare solo un paio di episodi. A seguito della Pace di Dio instaurata dalla fine del X secolo nel 1023 il vescovo di Beauvais fa giurare a Roberto il Pio il giuramento della Pace. E’ vietato maltrattare le donne, i bambini, i contadini e i sacerdoti; le case degli agricoltori sono dichiarate inviolabili come le chiese. L’ imperatore Enrico II invece instaurò la Tregua di Dio ossia la guerra, per volontà della Chiesa era vietata dalla prima Domenica d’ Avvento fino all’ ottava dell’ Epifania, dal primo giorno di Quaresima fino all’ ottava di ascensione e, durante tutto il resto dell’ anno, dal mercoledi sera al lunedi mattina. Quando Bouvines Ottone di Brrunswick muove guerra a Filippo Augusto di Domenica il primo perde malgrado un esercito molto più grande. E la quarantena del Re di Filippo Augusto ? Inoltre nella battaglia di Andelys, combattuta nel 1119 da Luigi VI, su c.a. 900 combattenti ci furono tre morti (di cui due di probabile infarto e il terzo ubriaco com’ era è cascato in un dirupo). Mi trovi una guerra combattuta da sistemi “Laici” in cui si contini solo tre morti.
Ecco nella Sua prossima puntata sulla mistura tra religioni e guerre provi a calcolare l’ effetto che l’ applicazione della Pace di Dio potrebbe avere sulle guerre “laiche” attuali o all’ effetto che avrebbe pututo avere su quelle del passato.
Ah, si! Un’ ultima cosa, siccome nella prossima puntata sulla mistura tra Religione e Guerre non parlerà del “Löwe von Münster” accenno io due parole. E’ stato un vescovo della Westfalia (Clemens August von Galen) che si è opposto al Regime idolatrico Nazional SOCIALISTA (e sottolineo SOCIALISTA) tedesco e riusci a fermare per un momento Hitler che disse di non assassinarlo per paura che tutta la Westfalia gli si ribellasse contro. Ricordo poi che il totalitarismo nazista e considerava la fede cristiana incompatibile con la ricostruzione della Germania.
Saluti
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Eccellente esempio di erudizione non accompagnata dall’attenzione agli altrui ragionamenti.
Ho detto che Quirico e soci sbagliavano a ragionare in termini religiosi ( come si evince dalla intervista) e che per capire i movimenti del mondo arabo bisognava considerare la categoria Patria.
Noto che per dimostrare l’utilità della religione nella ricerca e mantenimento della pace, ha dovuto fare un salto indietro di mille anni.
Ai laicissimi tempi di Omero si interrompeva la battaglia al primo morto e ci si univa per le cerimonie funerarie. Grazie per le pagliuzze di storia fornite a noi tutti.
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La religione avrà certo anche valore in se, ma in politica – e in geopolitica – funziona da ruota di scorta intercambiabile, ma seconda opzione, del concetto di Patria.
Mi limiterò a citare la caduta dell’impero romano che diede un ruolo ai Vescovi conti come primo esempio e , come esempi più recenti, ..
Wow! Questa non me la aspettavo da parte sua.
Vuol dire che Costantino, come il sottoscritto fermamente crede, si illuse di salvare l’impero consegnandolo a Nicea ad una delle innumerevoli sette in continua lotta tra loro e che destabilizzavano con la loro folle propaganda la ecumene sotto dominio romano?
Bannato! E vabbeh anche in vacanza il sig. Antonio é collerico. 🙂
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Si vede proprio che non mi conosce. Comunque Costantino si limito a riconoscere il cristianesimo. Fu Teodosio che col duo editto lo rese obbligatorio a pena di confisca dei beni e morte. Il tutto per avere il perdono del Vescovo Ambrogio per aver reagito in maniera eccessiva contro i ” tifosi ” dell’epoca uccidendone parecchi. Potenza del senso di colpa.
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Costantino non si illuse (aveva spostato la Capitale a Bisanzio che resistette per 1000 anni!) nella società tradizionale romana religione e politica non erano affatto divise (IMHO un esempio della Chiesa Costantiniana è quella Russa) anche in Inghilterra il Re è Capo della Chiesa (chissà perché lì non si è mai parlato di Cesaropapismo),il Culto dell’Imperatore che era il principale motivo di attrito col Cristianesimo simboleggiava la lealtà verso lo Stato ,una volta mutate le condizioni religiose dalla riforma costantiniana non aveva più ragione di essere.
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L’ha ribloggato su IL CORRIERE DELLA COLLERAe ha commentato:
Scritto lo scorso anno (e mezzo) fa
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