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IL DOCUMENTO CINESE SULL’EGEMONIA USA E I SUOI PERICOLI. IL DIBATTITO É’ APERTO. SEGUONO I COMMENTI NEI PROSSIMI NUMERI

GRAZIE ALLA RILUTTANZA USA A LOTTARE SU DUE FRONTI, LA CINA CRITICA GLI USA E IL LORO MODO DI CONCEPIRE I RAPPORTI TRA GLI STATI. GLI AMERICANI COMINCINO A CHIEDERSI COME MAI SIANO PASSATI DA PALADINI DELLA LIBERTÀ’ A OPPRESSORI DEL PIANETA IN POCHI ANNI.

L’egemonia degli Stati Uniti e i suoi pericoli

2023-02-20 16:28

L’egemonia degli Stati Uniti e i suoi pericoli

Febbraio 2023

Contenuto

Introduzione

I. Egemonia Politica: Buttando Il Suo Peso In Giro

II. Egemonia militare: uso della forza di Wanton

III. Egemonia economica: lopaggio e sfruttamento

IV. Egemonia tecnologica: monopolio e soppressione

V. Egemonia Culturale: Diffondere False Narrazioni

Conclusione

Introduzione

Da quando sono diventati il paese più potente del mondo dopo le due guerre mondiali e la guerra fredda, gli Stati Uniti hanno agito con più coraggio per interferire negli affari interni di altri paesi, perseguire, mantenere e abusare dell’egemonia, promuovere la sovversione e l’infiltrazione e condurre volontariamente guerre, portando danni alla comunità internazionale.

Gli Stati Uniti hanno sviluppato un manuale egemonico per mettere in scena “rivoluzioni a colori”, istigare controversie regionali e persino lanciare direttamente guerre con il pretesto di promuovere la democrazia, la libertà e i diritti umani. Aderenti alla mentalità della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno intensificato la politica del blocco e alimentato conflitti e scontri. Ha sovraccaricato il concetto di sicurezza nazionale, abusato dei controlli sulle esportazioni e imposto sanzioni unilaterali contro altri. Ha adottato un approccio selettivo al diritto e alle regole internazionali, utilizzandole o scartandole come meglio credono, e ha cercato di imporre regole che servissero i propri interessi in nome del mantenimento di un “ordine internazionale basato su regole”.

Questo rapporto, presentando i fatti rilevanti, cerca di esporre l’abuso dell’egemonia degli Stati Uniti nei settori politico, militare, economico, finanziario, tecnologico e culturale e di attirare una maggiore attenzione internazionale sui pericoli delle pratiche statunitensi per la pace e la stabilità mondiali e il benessere di tutti i popoli.

I. Egemonia Politica — Gettando Il Suo Peso In Giro

Gli Stati Uniti hanno a lungo cercato di modellare altri paesi e l’ordine mondiale con i propri valori e il proprio sistema politico in nome della promozione della democrazia e dei diritti umani.

◆ I casi di interferenza degli Stati Uniti negli affari interni di altri paesi abbondano. In nome della “promozione della democrazia”, gli Stati Uniti hanno praticato una “Dottrina Neo-Monroe” in America Latina, hanno istigato “rivoluzioni di colore” in Eurasia e hanno orchestrato la “Primavera araba” in Asia occidentale e Nord Africa, portando caos e disastro in molti paesi.

Nel 1823, gli Stati Uniti annunciano la Dottrina Monroe. Mentre propagandava un “America agli americani”, quello che voleva veramente era un “America per gli Stati Uniti”.

Da allora, le politiche dei successivi governi degli Stati Uniti nei confronti dell’America Latina e della regione dei Caraibi sono state inta di interferenze politiche, interventi militari e sovversione del regime. Dalla sua ostilità di 61 anni nei confronti e blocco di Cuba al suo rovesciamento del governo Allende del Cile, la politica degli Stati Uniti su questa regione è stata costruita su una massima: coloro che si sottomettono prospereranno; coloro che resistono periranno.

L’anno 2003 ha segnato l’inizio di una successione di “rivoluzioni a colori” – la “Rivoluzione delle Rose” in Georgia, la “Rivoluzione arancione” in Ucraina e la “rivoluzione dei tulipani ” in Kirghizistan. Gli Stati Uniti Il Dipartimento di Stato ha ammesso apertamente di aver svolto un “ruolo centrale” in questi “cambiamenti di regime”. Gli Stati Uniti hanno anche interferito negli affari interni delle Filippine, cacciando il presidente Ferdinand Marcos Sr. nel 1986 e il presidente Joseph Estrada nel 2001 attraverso le cosiddette “rivoluzioni del potere popolare”.

Nel gennaio 2023, gli ex Stati Uniti Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha pubblicato il suo nuovo libro Never Give an Inch: Fighting for the America I Love. Ha rivelato che gli Stati Uniti avevano complottato per intervenire in Venezuela. Il piano era quello di costringere il governo Maduro a raggiungere un accordo con l’opposizione, privare il Venezuela della sua capacità di vendere petrolio e oro per i cambi, esercitare un’alta pressione sulla sua economia e influenzare le elezioni presidenziali del 2018.

◆ Gli Stati Uniti esercitano due pesi e due misure sulle regole internazionali. Mettendo al primo posto il proprio interesse personale, gli Stati Uniti si sono allontanati dai trattati e dalle organizzazioni internazionali e hanno messo il loro diritto interno al di sopra del diritto internazionale. Nell’aprile 2017, l’amministrazione Trump ha annunciato che avrebbe tagliato tutti i finanziamenti statunitensi al Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) con la scusa che l’organizzazione “sostiene o partecipa alla gestione di un programma di aborto coercitivo o sterilizzazione involontaria”. Gli Stati Uniti hanno lasciato l’UNESCO due volte nel 1984 e nel 2017. Nel 2017, ha annunciato di lasciare l’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Nel 2018, ha annunciato la sua uscita dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, citando il “pregiudizio” dell’organizzazione contro Israele e l’incapacità di proteggere efficacemente i diritti umani. Nel 2019, gli Stati Uniti hanno annunciato il loro ritiro dal trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio per cercare uno sviluppo senza restrizioni di armi avanzate. Nel 2020, ha annunciato il ritirarsi dal Trattato sui cieli aperti.

Gli Stati Uniti sono stati anche un ostacolo al controllo delle armi biologiche opponendosi ai negoziati su un protocollo di verifica per la Convenzione sulle armi biologiche (BWC) e impedendo la verifica internazionale delle attività dei paesi relative alle armi biologiche. Essendo l’unico paese in possesso di una scorta di armi chimiche, gli Stati Uniti hanno ripetutamente ritardato la distruzione di armi chimiche e sono rimasti riluttanti nell’adempiere ai loro obblighi. È diventato il più grande ostacolo alla realizzazione di “un mondo libero dalle armi chimiche”.

◆ Gli Stati Uniti stanno mettendo insieme piccoli blocchi attraverso il loro sistema di alleanza. Ha forzato una “strategia indo-pacifica” nella regione Asia-Pacifico, assemblando club esclusivi come i Five Eyes, il Quad e l’AUKUS e costringendo i paesi regionali a schierarsi. Tali pratiche hanno essenzialmente lo scopo di creare divisione nella regione, alimentare il confronto e minare la pace.

◆ Gli Stati Uniti giudicano arbitrariamente la democrazia in altri paesi e fabbricano una falsa narrazione di “democrazia contro autoritarismo” per incitare all’allontanamento, alla divisione, alla rivalità e al confronto. Nel dicembre 2021, gli Stati Uniti hanno ospitato il primo “Summit for Democracy”, che ha attirato critiche e opposizione da molti paesi per aver preso in giro lo spirito della democrazia e diviso il mondo. Nel marzo 2023, gli Stati Uniti ospiteranno un altro “Summit for Democracy”, che rimane sgradito e di nuovo non troverà alcun sostegno.

II. Egemonia militare — Uso della forza in modo sfrenata

La storia degli Stati Uniti è caratterizzata dalla violenza e dall’espansione. Da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 1776, gli Stati Uniti hanno costantemente cercato l’espansione con la forza: hanno massacrato gli indiani, invaso il Canada, condotto una guerra contro il Messico, istigato la guerra americano-spagnola e annessero le Hawaii. Dopo la seconda guerra mondiale, le guerre provocate o lanciate dagli Stati Uniti includevano la guerra di Corea, la guerra del Vietnam, la guerra del Golfo, la guerra del Kosovo, la guerra in Afghanistan, la guerra in Iraq, la guerra libica e la guerra siriana, abusando della sua egemonia militare per aprire la strada a obiettivi espansionisti. Negli ultimi anni, il bilancio militare medio annuale degli Stati Uniti ha superato i 700 miliardi di dollari USA, pari al 40 per cento del totale mondiale, più dei 15 paesi dietro di esso messi insieme. Gli Stati Uniti hanno circa 800 basi militari d’oltremare, con 173.000 soldati schierati in 159 paesi.

Secondo il libro America Invades: How We’ve Invaded or been Militarly Involved with almost Every Country on Earth, gli Stati Uniti hanno combattuto o sono stati coinvolti militarmente con quasi tutti i 190 paesi riconosciuti dalle Nazioni Unite con solo tre eccezioni. I tre paesi sono stati “sconciuti” perché gli Stati Uniti non li hanno trovati sulla mappa.

◆ Come ex Stati Uniti Il presidente Jimmy Carter ha detto che gli Stati Uniti sono senza dubbio la nazione più bellicosa nella storia del mondo. Secondo un rapporto della Tufts University, “Introduzione del progetto di intervento militare: un nuovo set di dati sugli Stati Uniti Interventi militari, 1776-2019”, gli Stati Uniti hanno intrapreso quasi 400 interventi militari a livello globale tra quegli anni, il 34 per cento dei quali in America Latina e nei Caraibi, il 23 per cento in Asia orientale e nel Pacifico, il 14 per cento in Medio Oriente e Nord Africa e 13 per cento in Europa. Attualmente, il suo intervento militare in Medio Oriente, Nord Africa e nell’Africa sub-sahariana è in aumento.

Alex Lo, un editorialista del South China Morning Post, ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno raramente distinto tra diplomazia e guerra sin dalla sua fondazione. Ha rovesciato i governi democraticamente eletti in molti paesi in via di sviluppo nel XX secolo e li ha immediatamente sostituiti con regimi fantoccio filoamericani. Oggi, in Ucraina, Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, Pakistan e Yemen, gli Stati Uniti stanno ripetendo le loro vecchie tattiche di condurre guerre di proxy, bassa intensità e droni.

◆ L’egemonia militare degli Stati Uniti ha causato tragedie umanitarie. Dal 2001, le guerre e le operazioni militari lanciate dagli Stati Uniti in nome della lotta al terrorismo hanno causato oltre 900.000 vittime, di cui circa 335.000 civili, feriti milioni e sfollati decine di milioni. La guerra in Iraq del 2003 ha provocato circa 200.000- 250.000 morti civili, tra cui oltre 16.000 uccisi direttamente dall’esercito statunitense, e ha lasciato più di un milione di senzatetto.

Gli Stati Uniti hanno creato 37 milioni di rifugiati in tutto il mondo. Dal 2012, il solo numero di rifugiati siriani è aumentato di dieci volte. Tra il 2016 e il 2019, sono state documentate 33.584 morti civili nei combattimenti siriani, tra cui 3.833 uccisi da attentati di coalizione guidati dagli Stati Uniti, la metà dei quali donne e bambini. Il Public Broadcasting Service (PBS) ha riferito il 9 novembre 2018 che gli attacchi aerei lanciati dalle forze statunitensi sulla sola Raqqa hanno ucciso 1.600 civili siriani.

La guerra di due decenni in Afghanistan ha devastato il paese. Un totale di 47.000 civili afghani e da 66.000 a 69.000 soldati e agenti di polizia afghani non correlati agli attacchi dell’11 settembre sono stati uccisi nelle operazioni militari statunitensi e più di 10 milioni di persone sono state sfollate. La guerra in Afghanistan ha distrutto le fondamenta dello sviluppo economico e ha gettato il popolo afghano nella miseria. Dopo la “debacle di Kabul” nel 2021, gli Stati Uniti hanno annunciato che avrebbero congelato circa 9,5 miliardi di dollari in attività appartenenti alla banca centrale afghana, una mossa considerata come “puro saccheggio”.

Nel settembre 2022, il ministro dell’Interno turco Suleyman Soylu ha commentato in una manifestazione che gli Stati Uniti hanno condotto una guerra per procura in Siria, trasformato l’Afghanistan in un campo di oppio e una fabbrica di eroina, hanno gettato il Pakistan in turbolenze e hanno lasciato la Libia in incessanti disordini civili. Gli Stati Uniti fanno tutto il necessario per rapinare e schiavizzare la gente di qualsiasi paese con risorse sotterranee.

Gli Stati Uniti hanno anche adottato metodi spaventosi in guerra. Durante la guerra di Corea, la guerra del Vietnam, la guerra del Golfo, la guerra del Kosovo, la guerra in Afghanistan e la guerra in Iraq, gli Stati Uniti hanno usato enormi quantità di armi chimiche e biologiche, nonché bombe a grappolo, bombe a carburante-aria, bombe di grafite e bombe all’uranio impoverito, causando enormi danni alle strutture civili, innumerevoli vittime civili e inquinamento ambientale

III. Egemonia economica — Saccheggio e sfruttamento

Dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno guidato gli sforzi per istituire il sistema di Bretton Woods, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, che, insieme al Piano Marshall, formavano il sistema monetario internazionale incentrato sul dollaro USA. Inoltre, gli Stati Uniti hanno anche stabilito l’egemonia istituzionale nel settore economico e finanziario internazionale manipolando i sistemi di voto ponderati, le regole e gli accordi delle organizzazioni internazionali, tra cui “l’approvazione della maggioranza dell’85 per cento” e le sue leggi e regolamenti commerciali nazionali. Approfittando dello status del dollaro come principale valuta di riserva internazionale, gli Stati Uniti stanno fondamentalmente raccogliendo “segniorage” da tutto il mondo; e usando il loro controllo sulle organizzazioni internazionali, costringeno altri paesi a servire la strategia politica ed economica americana.

◆ Gli Stati Uniti sfruttano la ricchezza del mondo con l’aiuto di “seigneurage”. Costa solo circa 17 centesimi per produrre una banconota da 100 dollari, ma altri paesi hanno dovuto raccogliere 100 dollari di beni reali per ottenerne uno. È stato sottolineato più di mezzo secolo fa, che gli Stati Uniti godevano di privilegi e deficit esorbitanti senza lacrime creati dal loro dollaro, e usavano la carta inutile per saccheggiare le risorse e le fabbriche di altre nazioni.

◆ L’egemonia del dollaro USA è la principale fonte di instabilità e incertezza nell’economia mondiale. Durante la pandemia di COVID-19, gli Stati Uniti hanno abusato della loro egemonia finanziaria globale e hanno iniettato trilioni di dollari nel mercato globale, lasciando altri paesi, in particolare le economie emergenti, a pagare il prezzo. Nel 2022, la Fed ha posto fine alla sua politica monetaria ultra-facile e si è rivolta a un aggressivo aumento dei tassi di interesse, causando turbolenze nel mercato finanziario internazionale e un sostanziale deprezzamento di altre valute come l’euro, molte delle quali sono scese a un minimo di 20 anni. Di conseguenza, un gran numero di paesi in via di sviluppo è stato sfidato dall’elevata inflazione, dal deprezzamento della valuta e dai deflussi di capitali. Questo era esattamente ciò che il segretario al tesoro di Nixon John Connally una volta ha osservato, con auto-soddisfazione ma precisa, che “il dollaro è la nostra valuta, ma è il tuo problema”.

◆ Con il suo controllo sulle organizzazioni economiche e finanziarie internazionali, gli Stati Uniti impongono condizioni aggiuntive alla loro assistenza ad altri paesi. Al fine di ridurre gli ostacoli all’afflusso di capitali e alla speculazione degli Stati Uniti, i paesi beneficiari sono tenuti a promuovere la liberalizzazione finanziaria e ad aprire i mercati finanziari in modo che le loro politiche economiche siano in linea con la strategia americana. Secondo la Review of International Political Economy, insieme ai 1.550 programmi di riduzione del debito estesi dal FMI ai suoi 131 paesi membri dal 1985 al 2014, erano state aggiunte ben 55.465 condizioni politiche aggiuntive.

◆ Gli Stati Uniti sopprimono volontariamente i loro avversari con la coercizione economica. Negli anni ’80, per eliminare la minaccia economica rappresentata dal Giappone e per controllare e utilizzare quest’ultima al servizio dell’obiettivo strategico dell’America di affrontare l’Unione Sovietica e dominare il mondo, gli Stati Uniti hanno sfruttato il loro potere finanziario egemonico contro il Giappone e hanno concluso l’accordo Plaza. Di conseguenza, Yen è stato spinto verso l’alto e il Giappone è stato spinto ad aprire il suo mercato finanziario e riformare il suo sistema finanziario. L’accordo Plaza ha inferto un duro colpo allo slancio di crescita dell’economia giapponese, lasciando il Giappone a quelli che in seguito sono stati chiamati “tre decenni persi”.

L’egemonia economica e finanziaria americana è diventata un’arma geopolitica. Raddoppiando le sanzioni unilaterali e la “giurisdizione a braccio lungo”, gli Stati Uniti hanno emanato leggi nazionali come l’International Emergency Economic Powers Act, il Global Magnitsky Human Rights Accountability Act e il Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act, e hanno introdotto una serie di ordini esecutivi per sanzionare paesi, organizzazioni o individui specifici. Le statistiche mostrano che le sanzioni statunitensi contro le entità straniere sono aumentate del 933 per cento dal 2000 al 2021. La sola amministrazione Trump ha imposto più di 3.900 sanzioni, il che significa tre sanzioni al giorno. Finora, gli Stati Uniti hanno o hanno imposto sanzioni economiche a quasi 40 paesi in tutto il mondo, tra cui Cuba, Cina, Russia, RPDC, Iran e Venezuela, colpendo quasi la metà della popolazione mondiale. “Gli Stati Uniti d’America” si sono trasformati in “Stati Uniti delle Sanzioni”. E la “giurisdizione a braccio lungo” è stata ridotta a nient’altro che uno strumento per gli Stati Uniti per utilizzare i loro mezzi di potere statale per sopprimere i concorrenti economici e interferire nei normali affari internazionali. Si tratta di una seria deviazione dai principi dell’economia di mercato liberale di cui gli Stati Uniti si vantano da tempo.

IV. Egemonia tecnologica – Monopoli e soppressione

Gli Stati Uniti cercano di scoraggiare lo sviluppo scientifico, tecnologico ed economico di altri paesi esercitando potere monopolistico, misure di soppressione e restrizioni tecnologiche in settori high-tech.

◆ Gli Stati Uniti monopolizzano la proprietà intellettuale in nome della protezione. Approfittando della posizione debole di altri paesi, in particolare quelli in via di sviluppo, sui diritti di proprietà intellettuale e sul posto vacante istituzionale in settori rilevanti, gli Stati Uniti traggono profitti eccessivi attraverso il monopolio. Nel 1994, gli Stati Uniti hanno portato avanti l’accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (TRIPS), forzando il processo e gli standard americanizzati nella protezione della proprietà intellettuale nel tentativo di consolidare il loro monopolio sulla tecnologia.

Negli anni ’80, per contenere lo sviluppo dell’industria giapponese dei semiconduttori, gli Stati Uniti hanno avviato l’indagine “301”, hanno costruito il potere contrattuale nei negoziati bilaterali attraverso accordi multilaterali, hanno minacciato di etichettare il Giappone come un commercio sleale e hanno imposto tariffe di ritorsione, costringendo il Giappone a firmare l’accordo sui semiconduttori USA- Di conseguenza, le imprese giapponesi a semiconduttore sono state quasi completamente cacciate dalla concorrenza globale e la loro quota di mercato è scesa dal 50 al 10 per cento. Nel frattempo, con il sostegno del governo degli Stati Uniti, un gran numero di imprese di semiconduttori statunitensi ha colto l’occasione e ha conquistato una quota di mercato più ampia.

◆ Gli Stati Uniti politicizzano, armano le questioni tecnologiche e le usano come strumenti ideologici. Esaltando il concetto di sicurezza nazionale, gli Stati Uniti hanno mobilitato il potere statale per sopprimere e sanzionare la società cinese Huawei, hanno limitato l’ingresso dei prodotti Huawei nel mercato statunitense, hanno tagliato la sua fornitura di chip e sistemi operativi e hanno costretto altri paesi a vietare a Huawei di intraprendere la costruzione di una rete 5G locale. Ha persino convinto il Canada a detenere in modo ingiustificato il CFO di Huawei Meng Wanzhou per quasi tre anni.

Gli Stati Uniti hanno fabbricato una serie di scuse per reprimere le imprese high-tech cinesi con competitività globale e hanno inserito più di 1.000 imprese cinesi nelle liste di sanzioni. Inoltre, gli Stati Uniti hanno anche imposto controlli sulla biotecnologia, l’intelligenza artificiale e altre tecnologie di fascia alta, rafforzato le restrizioni all’esportazione, rafforzato lo screening degli investimenti, soppresso le app di social media cinesi come TikTok e WeChat e fatto pressioni nei Paesi Bassi e in Giappone per limitare le esportazioni di chip e relative attrezzature o tecnologie in Cina.

Gli Stati Uniti hanno anche praticato due pesi e due misure nella loro politica sui professionisti tecnologici legati alla Cina. Per mettere da parte e sopprimere i ricercatori cinesi, da giugno 2018, la validità del visto è stata abbreviata per gli studenti cinesi che si sono laureati in alcune discipline legate all’alta tecnologia, si sono verificati ripetuti casi in cui studiosi e studenti cinesi che andavano negli Stati Uniti per programmi di scambio e studio sono stati ingiustificatamente negati e molestati, e sono

◆ Gli Stati Uniti solidificano il loro monopolio tecnologico in nome della protezione della democrazia. Costruendo piccoli blocchi sulla tecnologia come l'”alleanza dei chip” e la “rete pulita”, gli Stati Uniti hanno messo etichette “democrazia” e “diritti umani” sull’alta tecnologia e trasformato le questioni tecnologiche in questioni politiche e ideologiche, in modo da fabbricare scuse per il suo blocco tecnologico contro altri paesi. Nel maggio 2019, gli Stati Uniti hanno arruolato 32 paesi alla Conferenza sulla sicurezza 5G di Praga nella Repubblica ceca e hanno emesso la proposta di Praga nel tentativo di escludere i prodotti 5G cinesi. Nell’aprile 2020, poi negli Stati Uniti Il Segretario di Stato Mike Pompeo ha annunciato il “percorso pulito 5G”, un piano progettato per costruire un’alleanza tecnologica nel campo del 5G con partner legati alla loro ideologia condivisa sulla democrazia e dalla necessità di proteggere la “sicurezza informatica”. Le misure, in sostanza, sono i tentativi degli Stati Uniti di mantenere la loro egemonia tecnologica attraverso alleanze tecnologiche.

◆ Gli Stati Uniti abusano della loro egemonia tecnologica effettuando attacchi informatici e intercettazioni. Gli Stati Uniti sono stati a lungo noti come un “impero di hacker”, incolpato per i suoi dilagante atti di furto informatico in tutto il mondo. Ha tutti i tipi di mezzi per imporre attacchi informatici e sorveglianza pervasivi, incluso l’utilizzo di segnali di stazioni base analogiche per accedere ai telefoni cellulari per il furto di dati, la manipolazione di app mobili, l’infiltrazione di server cloud e il furto attraverso cavi sottomarini. La lista continua.

La sorveglianza degli Stati Uniti è indiscriminata. Tutti possono essere obiettivi della sua sorveglianza, siano essi rivali o alleati, anche leader di paesi alleati come l’ex cancelliere tedesco Angela Merkel e diversi presidenti francesi. La sorveglianza informatica e gli attacchi lanciati dagli Stati Uniti come “Prism”, “Dirtbox”, “Irritant Horn” e “Telescreen Operation” sono tutti la prova che gli Stati Uniti stanno monitorando da vicino i loro alleati e partner. Tali intercettazioni su alleati e partner hanno già causato indignazione in tutto il mondo. Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, un sito web che ha esposto i programmi di sorveglianza degli Stati Uniti, ha affermato che “non aspettatevi che una superpotenza di sorveglianza globale agisca con onore o rispetto. C’è solo una regola: non ci sono regole”.

V. Egemonia Culturale — Diffondere False Narrazioni

L’espansione globale della cultura americana è una parte importante della sua strategia esterna. Gli Stati Uniti hanno spesso usato strumenti culturali per rafforzare e mantenere la loro egemonia nel mondo.

◆ Gli Stati Uniti incorporano i valori americani nei loro prodotti come i film. I valori e lo stile di vita americani sono un prodotto legato ai suoi film e programmi TV, pubblicazioni, contenuti multimediali e programmi delle istituzioni culturali senza scopo di lucro finanziate dal governo. Modella così uno spazio culturale e di opinione pubblica in cui la cultura americana regna e mantiene l’egemonia culturale. Nel suo articolo The Americanization of the World, John Yemma, uno studioso americano, ha esposto le vere armi nell’espansione culturale degli Stati Uniti: Hollywood, le fabbriche di design di immagini su Madison Avenue e le linee di produzione di Mattel Company e Coca-Cola.

Ci sono vari veicoli che gli Stati Uniti usano per mantenere la loro egemonia culturale. I film americani sono i più usati; ora occupano più del 70 per cento della quota di mercato mondiale. Gli Stati Uniti sfruttano abilmente la loro diversità culturale per fare appello a varie etnie. Quando i film di Hollywood scendono sul mondo, urlano i valori americani legati a loro.

◆ L’egemonia culturale americana non si mostra solo in “intervento diretto”, ma anche in “infiltrazione mediaca” e come “una tromba per il mondo”. I media occidentali dominati dagli Stati Uniti hanno un ruolo particolarmente importante nel plasmare l’opinione pubblica globale a favore dell’ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni di altri paesi.

Il governo degli Stati Uniti censura rigorosamente tutte le società di social media e chiede la loro obbedienza. Il CEO di Twitter Elon Musk ha ammesso il 27 dicembre 2022 che tutte le piattaforme di social media lavorano con il governo degli Stati Uniti per censurare i contenuti, ha riferito Fox Business Network. L’opinione pubblica negli Stati Uniti è soggetta all’intervento del governo per limitare tutte le osservazioni sfavorevoli. Google spesso fa sparire le pagine.

Stati Uniti Il Dipartimento della Difesa manipola i social media. Nel dicembre 2022, The Intercept, un sito web investigativo indipendente degli Stati Uniti, ha rivelato che nel luglio 2017, gli Stati Uniti Il funzionario del Comando Centrale Nathaniel Kahler ha incaricato il team di politica pubblica di Twitter di aumentare la presenza di 52 account in lingua araba su una lista che ha inviato, sei dei quali dovevano avere la priorità. Uno dei sei era dedicato a giustificare gli attacchi dei droni statunitensi nello Yemen, ad esempio sostenendo che gli attacchi erano precisi e uccidevano solo terroristi, non civili. Seguendo la direttiva di Kahler, Twitter ha messo quegli account in lingua araba su una “lista bianca” per amplificare determinati messaggi.

◆Gli Stati Uniti praticano due pesi e due misure sulla libertà di stampa. Riprime e mette a tacere i media di altri paesi con vari mezzi. Gli Stati Uniti e l’Europa barano i principali media russi come Russia Today e lo Sputnik dai loro paesi. Piattaforme come Twitter, Facebook e YouTube limitano apertamente gli account ufficiali della Russia. Netflix, Apple e Google hanno rimosso i canali e le applicazioni russi dai loro servizi e app store. Una censura draconiana senza precedenti viene imposta ai contenuti legati alla Russia.

◆Gli Stati Uniti abusano della loro egemonia culturale per istigare “l’evoluzione pacifica” nei paesi socialisti. Istituisce mezzi di informazione e gruppi culturali rivolti ai paesi socialisti. Versa sconcertanti quantità di fondi pubblici nelle reti radiofoniche e televisive per sostenere la loro infiltrazione ideologica, e questi portavoce bombardano i paesi socialisti in dozzine di lingue con propaganda incendiosa giorno e notte.

Gli Stati Uniti usano la disinformazione come una lancia per attaccare altri paesi e hanno costruito una catena industriale intorno ad essa: ci sono gruppi e individui che inventano storie e le vendono in tutto il mondo per indurre in errore l’opinione pubblica con il sostegno di risorse finanziarie quasi illimitate.

Conclusione

Mentre una causa giusta vince il suo ampio sostegno da campione, una causa ingiusta condanna il suo inseguitore ad essere un emarginato. Le pratiche egemoniche, prepotenti e di bullismo di usare la forza per intimidire i deboli, prendere dagli altri con la forza e i sotterfugi e giocare a giochi a somma zero stanno esercitando gravi danni. Le tendenze storiche di pace, sviluppo, cooperazione e beneficio reciproco sono inarrestabili. Gli Stati Uniti hanno superato la verità con il loro potere e calpestato la giustizia per servire l’interesse personale. Queste pratiche egemoniche unilaterali, egoistiche e regressive hanno attirato crescenti e intense critiche e opposizione da parte della comunità internazionale.

I paesi devono rispettarsi a vicenda e trattarsi uguali. I grandi paesi dovrebbero comportarsi in modo adeguato al loro status e assumere un ruolo guida nel perseguire un nuovo modello di relazioni da stato a stato con dialogo e partenariato, non confronto o alleanza. La Cina si oppone a tutte le forme di egemonismo e politica di potere e rifiuta l’interferenza negli affari interni di altri paesi. Gli Stati Uniti devono condurre una seria ricerca dell’anima. Deve esaminare criticamente ciò che ha fatto, lasciare andare la sua arroganza e il suo pregiudizio e abbandonare le sue pratiche egemoniche, prepotenti e di bullismo.

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CHI ANDRA’ALLA FIERA DELL’EST ? BOICOTTANO LA RUSSIA SOLO IN UNA TRENTINA E NON TUTTI SINCERI…

Questo é il tabellone del voto dell’ONU che illustra con un + i paesi che hanno votato a favore della censura alla Russia; con un X gli astenuti e con il colore rosso i contrari. Il quadratino nero – se preferite, vuoto, contraddistingue i paesi che hanno marinato la votazione e mancano i paesi sospesi dal diritto di voto come il Venezuela.

Sembra tutto molto facile da capire, ma esistono una serie di paesi che dopo aver riconosciuto e deplorato l’aggressione russa, si sono defilati e si premurano a dichiarare che non adotteranno altre sanzioni che quelle morali già comminate.

Qualche altro, come la Serbia, ha dichiarato per bocca del suo presidente di aver votato sotto minaccia di sanzioni troppo letali per il suo paese. Altri – come L’India, il Pakistan e la Bosnia Erzegovina – sono oggetto di battaglia di influenze perché adottino una posizione o l’altra.

Chi ha riassunto in maniera analitica lo stato delle sanzioni , diviso tra sanzioni militari ed economiche e articolato anche per società che hanno deciso il ritiro dagli affari coi russi, é l’agenzia Reuter che non ha bisogno di presentazioni:

https://graphics.reuters.com/UKRAINE-CRISIS/SANCTIONS/byvrjenzmve/

In buona sostanza, si tratta di una trentina di paesi che l’Agenzia ha trifolato a diverse creando un data base interattivo molto bello, ma serve sopratutto a chi voglia sostituirsi ai boicottato per decidere dove rivolgersi per sostituirli.

I paesi che per ora hanno apertamente rifiutato di comminare sanzioni alla Russia sono: Cina, Messico, Georgia, Egitto, Serbia, Moldova, Kazakistan, UAE, Arabia Saudita,Sud Africa, Nicaragua, Bolivia, El Salvador e Argentina.

Gli altri , non compresi tra la trentina di “ossequianti” e gli “apertamente ribelli”, hanno deciso di tacere e far finta che nulla sia avvenuto. Nessuno ha contestato lo strumento sanzioni con l’argomento che Cuba, la Corea del Nord e l’Iran sopravvivono da decenni a sanzioni analoghe.Le critiche restano nel privato e si incentrano su Zalenski che é evidentemente sovraesposto.

Un uomo d’affari che ho incontrato, mi ha fatto questa considerazione: “Gran parte del gas che giunge in occidente, arriva tramite pipeline che transitano attraverso il territorio ucraino.

Zelenski potrebbe chiudere i rubinetti , ma preferisce lasciarli in funzione perché incassa fior di quattrini.

Comodo far la guerra a spese degli altri.” E poi mi ha girato la mappa delle basi USA che vengono rifornite di gas e petrolio proveniente dalla Russia. Ve la giro

Nella foto a fianco: Una mappatura delle basi NATO e USA in Europa alimentate in carburanti grazie alla rete proveniente dalla Russia. A questo punto dovremmo dire ” vai avanti tu che io ti seguo.”

GLI U.S.A. DELUSI DAL SOFT POWER USANO LA STRATEGIA DELL’INSICUREZZA E MIRANO AI SOLDI.

VEDIAMO ALL’OPERA LA CREAZIONE DEL BISOGNO DI UNO SCERIFFO. MA IL METODO NON PIACE A NESSUNO, NEMMENO AGLI AIUTANTI.

Come la morte di Stalin nel 1953 diede uno stop allo sviluppo del processo di integrazione europea, così la morte dell’URSS nel 1991 ha dato un colpo mortale all’interesse degli europei verso il potenziamento della N.A.T.O.

Questo fatto non inaspettato ha innescato negli Stati Uniti una fase di pensiero strategico iniziata col concetto di New World Order lanciato dal Presidente George Bush senior nello stesso anno 1991 ( prima guerra irakena) e un ulteriore sviluppo pratico nell’attacco all’Irak nel 2003 ( seconda guerra irakena) in cui si ebbe conferma che in assenza di un Grande Nemico una coalizione militare difensiva ha maggiori difficoltà a tenere assieme i partners e che più ci si allontanava dalla data della scomparsa dell’URSS, più le coalizioni a guida USA diventavano incerte con adesioni simboliche quando non addirittura ambigue.

L’esperimento in Afganistan fu deludente fin dall’inizio, al punto di voler associare all’azione militare NATO persino truppe degli Emirati Arabi Uniti e l’attacco alla Libia fu ancor meno rassicurante: due importanti partners della NATO si dichiararono contrari all’intervento ( Germania e Turchia), mentre un altro partner NATO – l’Italia – dovette essere richiamato all’ordine in maniera energica perché mettesse le proprie basi a disposizione per l’operazione e facesse volare qualche aereo.

Le coalizioni strategiche e militari che in passato sussistevano anche in presenza di singoli importanti contenziosi economici interstatali, hanno cominciato a indebolirsi politicamente e perdere slancio di fronte alla mancanza di utilità marginale reale in cambio dei sacrifici richiesti.
Perché coalizzarsi e sacrificare i propri interessi nazionali quando non si ottiene che qualche posizione di parcheggio per politici scomodi in Patria? 

Dopo una prima fase di economia euforica succeduta alla caduta dell’URSS, la mancanza di un limitatore di corsa rappresentato dalla minaccia di una sempre possibile crisi internazionale e la opportunità di sfruttare per la produzione industriale occidentale il sistema schiavistico di organizzazione del lavoro creato nei paesi a cultura socialista, ha sconvolto il commercio mondiale e creato il potenziale per la rinascita di microconflittualità interstatali che si credevano consegnate ai libri di storia.

La prima a prender vigore agli occhi del mondo è stata la Questione d’Oriente nome sotto il quale serpeggiarono e serpeggiano oggi, una miriade di problemi politici economici ed etnico-culturali nell’area balcanica e nel Levante.

La parte balcanica della questione è stata ” sistemata” con tre guerre, infiniti crimini di guerra, centinaia di migliaia di morti, di profughi e la creazione della più grande base militare USA fuori degli Stati Uniti in un territorio privo di identità, affidandolo a un mezzo bandito in cui i presidi di truppe straniere durano da anni e le chiese sono presidiate.

La crisi siriana, incistata nella crisi iraniana a sua volta avvolta nella rivalità falso-amichevole russo americana che condiziona lo svolgimento dei rapporti tra Stati Uniti e Cina, consente alcune riflessioni importanti per la nostra comprensione degli eventi internazionali.

La nascita dei concetti di guerra asimmetrica ( tra un forte e un debole) e di guerra senza limiti ( specie di settore e di intensità ) consente al paese o all’ideologia – o religione – che decida di resistere ad una aggressione e impostare la propria difesa strategica, una gamma di risposte di tale flessibilità da consentire una guerra indefinita e indefinibile o , se preferite, una guerra senza confini di tempo e di spazio.

È il conflitto per il possesso di tutte la stazioni di quella che fu un tempo “la via della seta” e che oggi notiamo quasi coincidere con la via delle risorse energetiche verso l’Europa intese come energia atomica, gas, petrolio e mano d’opera a basso costo.

La strategia di costruzione del secolo americano presuppone la necessità di acquistare questi beni al minimo costo, averne il controllo di vendita nel mondo ed imporre le transazioni nella moneta USA  ormai svincolata dall’obbligo di rapportarsi all’oro o a qualunque altro parametro che comporti la cessione di ricchezza reale a terzi.

Questa strategia geopolitica e geoeconomica incontra necessariamente ostacoli di varia capacità di  resilienza ( chiedo scusa per l’anglicismo) che vanno dalla Cina che aspira a distribuire e vendere le merci che produce ( su progettazione altrui) e vuole creare e proteggere le sue rotta commerciali; alla Russia che non vuole essere spossessata dell’ Asia e delle sue materie prime; alla Germania che insiste nel voler rifondare il valore delle monete sull’oro; ai Paesi emersi ( India, Brasile, Pakistan, Sud Africa, Indonesia ) ciascuno in uno dei settori prescelti ( es. il Pakistan nel nucleare, l’India nel software), specializzandosi nei subappalti di servizi e produzioni a costo infimo.

Accanto a questa politica Imperiale, una serie di clientes composti da alleati tradizionali un tempo egemoni o pari ( Francia, UK, Australia, Canada) e paesi le cui ambizioni geopolitiche inadeguate furono sconfitte in precedenza ( Germania, Giappone, Italia, ) che vivono ai margini di questa strategia raccogliendo le briciole politiche, ma rimasti ( finora) economicamente satolli.

Per reagire a questa tendenza a farsi la guerra tra paesi minori e disturbare la pax americana, gli Stati Uniti cercano di imporre regole di condotta dalle quali però si autoescludono in virtù della strampalata teoria  dell’eccezionalismo americano in virtù della quale si autoassolvono d’ogni colpa, dal genocidio dei pellerossa, allo sfruttamento del lavoro schiavistico dei neri, al conflitto per aprire e privatizzare il canale di Panama, alla guerra di Cuba, al lancio delle atomiche sul Giappone, al Vietnam, al tentativo di ridurre il troppo esuberante indice di natalità degli arabi, alle mire sul canale di Suez, all’esautoramento dell’ONU quando non conviene far votare il gregge.

Il problema geopolitico da risolvere per gli americani non è tanto la ricerca della supremazia militare che già hanno, ma la durata – auspicabilmente indefinita – e lo sfruttamento economico ottimale di questa supremazia. 

La soluzione è non imporre d’iniziativa il proprio dominio politico sul mondo, ma provocare una tale atmosfera di insicurezza, squilibri e difficoltà a livello internazionale fino al punto di essere invocati a gran voce come equilibratori del globo ed accolti come salvatori.

Con questo espediente,Edward Luttvak promette che l’impero avrà una durata ottimale e non ha torto.

L’obiettivo prioritario è, ” dal momento che ad ogni egemonia imposta corrisponde prima o poi una reazione di rigetto, rinviare il piu possibile questo momento”.
Il comunismo, durato settanta anni in Russia, non è riuscito a sradicare la religione ortodossa.
Quindi la durata deve essere di almeno un secolo e superare la soglia delle tre generazioni di dominio con la prospettiva di allevare le nuove generazioni nell’ignoranza del concetto di indipendenza geopolitica nazionale, sostituita dal principio federalista di sussidiarietà ( “bevuto” per un periodo anche dalla CEI e inserito nel progetto di riforma del titolo V della Costituzione italiana del 2000, non andato in porto).

Il principio di sussidiarietà consiste nel ” risolvere i problemi al livello in cui si pongono”.
Il difetto sta nel fatto che si sono messi da soli in cima alla piramide decisionale.
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Noi potremo scegliere il tracciato della Roma-Civitavecchia, i francesi quello della TAV e loro la grande politica e le scelte economiche fondamentali.

Alcune tattiche politiche – ad esempio il brinkmanship – sono state mutuate  dall’impero romano d’Oriente, che Luttvak, nel suo bellissimo libro “La grande strategia dell’impero Bizantino” si ostina a chiamare Bizantino e non romano ( come d’altronde le Thermae le hanno chiamate ” bagno turco”): non sopportano di doverci tutto.

Il brinkmanship consiste nel muovere truppe con grande dispiego di mezzi e aggressività come se si volesse muovere guerra senza negoziare , ma si spera segretamente di vincere senza combattere piegando psicologicamente l’avversario.

Scriveva Clausevitz ” l’aggressore è amante della Pace, egli vorrebbe conquistare le nostre case senza sparare un sol colpo”.( CAP V della superiorità della Difesa strategica).

Nei casi iracheno, libico e siriano la tecnica intimidatoria non ha funzionato perché – sono affezionato alla metafora – gli USA si sono trovati di fronte ad altrettanti ” portieri ( di calcio) che parano i rigori perché non capiscono le finte” come dice il mio amico Mottironi.
Una concausa degli inconvenienti incontrati è stata provocata dalla necessità di subappaltare ai satelliti alcune incombenze militari per rigide ragioni di bilancio.

Lo strumento di dominio e predominio del New World Order è la tecnologia elevata a Moloch, alla quale sacrificano tutto e dalla quale si aspettano tutto.
Finora sono sempre riusciti ad essere i primi, magari comprando tecnologie altrove ed attraendo ogni possibile giovane talento con politiche di remunerazione e incentivi interessanti. ( i personal computer erano una creazione italiana).

L’attuale presidente Barak Obama, è stretto tra impegni inconfessabili presi per ottenere il reincarico, i vincoli di bilancio impostigli dall’ala dura dei ” tea party” che vogliono distruggere l’Obama care per rafforzare gli stanziamenti militari, tallonato dall’AIPAC ( la lobby filo Israele) che lo sospetta di simpatie filo islamiche, irritato per una serie di smacchi nord africani che attribuisce alla Clinton ( altra cambiale elettorale), ridicolizzato dalle superiori capacità manovriere di Putin, mal consigliato dallo staff della Casa Bianca in cui non c’è nessuno con esperienza militare e di strategia, sta distruggendo la propria immagine e ridicolizzando il conferimento del premio Nobel che la sua ambizione gli ha suggerito di ottenere e che assomiglia sempre piu al serto di lauro da poeta conferito a Claudio Nerone.

Parlo di Nerone a ragion veduta perché i paralleli con il mondo imperiale romano – anch’esso razionalista e materialista – sorgono ormai spontanei.
Anche Roma visse di tecnologia e di prepotenza.
La stessa crisi siriana è tutta impostata sulla necessità proclamata dallo stesso Obama in questi giorni di farsi obbedire a suon di bombe.

Non vi ricorda il romanissimo ” parcere subjectis et debellare superbos” ?

L’impero romano si infranse poi sullo scoglio spiritualistico e irrazionale del Cristianesimo, ossia con l’affermarsi di una corrente di pensiero e scelte di vita assolutamente diverse e risolutamente difese anche contro quanti tra gli israeliti – come Saulo, diventato poi San Paolo – si avventuravano fino a Damasco per lapidare gli ” ebrei dissenzienti.”
Saulo, credendo i cristiani una eresia ebraica aveva sottovalutato il fenomeno.

Il mondo angloamericano – protestante nella sua élite – ha percepito il pericolo demografico e cattolico rappresentato dagli ispanici che minacciano di diventare maggioranza nel paese, ha iniziato verso le altre tendenze religiose ( tranne i buddisti considerati positivamente) una campagna euroamericana di laicizzazione, flessibile nelle forme e nei contenuti : dalle iniziative fortemente mediatizzate anti pedofilia, al taglio dei fondi alle organizzazioni cattoliche americane operanti in Africa, alle critiche continue ( non completamente immeritate) sulle attività finanziarie dello Stato sovrano del Vaticano reo ( anche) di aver tolto i suoi fondi ( 8 miliardi e fischia) dalla borsa inglese, alle insinuazioni personali individuali a ogni livello.

Il nuovo Papa, giunto inaspettatamente ( stavo per dire provvidenzialmente) è stato un vero e proprio game changer che ha già iniziato a prendere in mano la situazione con decisione e capacità comunicativa fuori del comune.

Barak Obama per ora è sulla difensiva indiretta e finge di non vedere i milioni di persone che Francesco sta mobilitando contro “qualsiasi guerra”. (ma son tutte sue….)

Prima o poi Obama dovrà reagire in forma diretta o rinunziare alla irrinunciabile  strategia della instabilità, probabilmente credendo di limitarsi a rinunziare a una singola posta in pallio sia la Siria o Gerusalemme.
Il suo approccio pragmatico all’americana potrebbe far sottovalutare il problema anche a lui.

Questo articolo é del 28 maggio 2013 in questo blog ( cfr col “cerca”). L’ho ripreso, cambiando solo il titolo senza aggiornamenti completando la comprensione della situazione attuale ma evitando di abbellire col senno di poi.

E’ appena il caso di notare che negli ultimi dieci anni abbiamo visto svolgersi la STRATEGIA DELLA INSTABILITA’ e lo scontro felpato tra USA da una parte e Chiesa cattolica e paesi europei – separatamente- dall’altra. Se non si trova il modo di riunirli, saremo tutti perdenti.

MA COSA E’ LA NEUTRALITÀ E CHE DIFFERENZA C’E’ CON I NON ALLINEATI ?

MOLTI CREDONO CHE NEUTRALITÀ SIGNIFICHI AMBIGUITÀ ATLANTICA. INVECE SIGNIFICA INDIPENDENZA DALL’IMPERIALISMO DI ENTRAMBI

Illustriamo con una serie di carte geografiche l’evoluzione del concetto di neutralità e quello di non allineamento. Partiamo dalla vigilia della seconda guerra mondiale e dal patto di Monaco che illuse molti con la frase famosa di Chamberlain ” peace in our time”. Voleva solo guadagnare un anno per mettere in linea gli “Spitfire.”

Dalla carta dell’Europa di oggi, risultano chiari alcuni elementi chiave per capire le situazioni: Vi sono quattro paesi neutrali che formano quasi una corona protettiva attorno all’Italia e il ” buco ” NATO é rappresentato da paesi a cui é stata l’Italia a proporre l’entrata nella alleanza atlantica e nel suo dispositivo militare. Spagna e Portogallo – ex neutrali- si sono aggregati alla NATO al fine di migliorare la loro integrazione con il resto d’Europa, mentre i paesi ex appartenenti al patto di Varsavia hanno fatto altrettanto dopo il crollo dell’URSS, grazie al quale, il confine é passato dal fiume Elba ( Berlino) al Dniepr ( Kijv) con una progressione, in avvicinamento a Mosca, di 1347 km. senza colpo ferire. I neutrali del nord Europa sono sottoposti a pressioni per aderire alla NATO con ‘obbiettivo di chiudere l’uscita del Baltico ai russi, come questi vogliono chiudere agli USA il mar nero privandoli delle basi.

Per essere al riparo dalla famelicità altrui bisogna anzitutto avere una favorevole posizione geografica e politica. Spagna, Portogallo e Turchia si sono trovate in questa posizione. La catena delle Alpi, oltre a proteggere la Svizzera favorisce anche il nostro paese. I paesi scandinavi – che simpatizzarono con le potenze dell’INTESA, rimasero neutrali e la Finlandia, già appartenuta agli zar, fu oggetto di un tentativo russo e di uno di rivincita finlandese, entrambi non riusciti. L’est dei Balcani si schierò con la Germania e l’Ovest con gli inglesi anche se la Jugoslavia fu oggetto di due colpi di stato tra i contendenti e finì smembrata con un ” Regno di Croazia” affidato a un Savoia. Danimarca e Paesi Bassi finirono occupati dai tedeschi e l’Islanda dagli inglesi. Le Repubbliche baltiche dai russi prima e dai tedeschi poi. Le sorti della guerra furono comunque decise dall’entrata in guerra di russi e americani alleati dell’Intesa per forza maggiore, dopo un periodo di non allineamento.

Ora che dovremmo avere più chiare le idee grazie alle carte geopolitiche comparate, possiamo definire quali siano le caratteristiche che consentono di sottrarre i rispettivi popoli alle pressioni dell’una o dell’altra parte interessata ad acquisire e/o mantenere satelliti nella propria sfera di influenza.

Il paese deve essere armato e – come per l’approvvigionamento energetico- possibilmente non da un solo fornitore di armi o di Know How. L’ideale é rappresentato dalla Thailandia che partecipa regolarmente a manovre militari sia con gli USA che con la Cina e , da quest’anno, invia i propri cadetti alle scuole militari russe.

Oggi come oggi, la dimensione – se preferite la “massa critica” di una potenza militare che si rispetti é quella continentale e quindi, nel caso nostro, l’Europa. Ammucchiare alcune brigate e chiamarle esercito europeo sarebbe un’idiozia già provata con la brigata franco tedesca che il presidente Hollande, all’epoca, sciolse senza nemmeno informare i Partners tedeschi che il reggimento francese lasciava l caserma.

Vanno integrati i sistemi industriali, i criteri formativi e di addestramento, gli organici e le truppe vanno inquadrate da un corpo di ufficiali e sottufficiali poliglotti come avviene in Svizzera. Il problema della lingua é già risolto per le forze aeree che usano l’inglese. Sarebbe un paradosso, ma é pratico e utilissimo.

Torniamo alla neutralità e definiamola rispetto al ” non allineamento”. Durante gli anni della ” guerra fredda” alcuni paesi guidati da Nehru, Tito e Nasser, Nkrumah ( Ghana), tutti antimperialisti, in odio all’idea di doversi accodare ai vecchi padroni che avevano cambiato pelle, proclamarono a chiunque volesse ascoltare che essi non avrebbero preso posizione per l’uno o l’altro contendente e riuscirono ad adunare attorno a questa tesi una trentina di paesi ( Conferenza di Bandung nel 1955, a iniziativa di India, Pakistan, Birmania, Ceylon, Indonesia e Repubblica popolare cinese) diventati col tempo sessanta. Non tutti rigorosamente ” non allineati” ( vedi Cina) , ma certamente aspiranti alla pace e alla non ripetizione di esperienze coloniali.

Il New York Timesel 26 aprile 2022 ha coperto la notizia con un articolo su sei colonne che ” girano” dalla prima pagina.

Poiché la prospettiva che abbiamo é – come minimo – la ripresa della guerra fredda a livello planetario, sarebbe bene rievocare quella esperienza alla quale stanno già aderendo, forse inconsapevolmente, molti paesi, specie in chiave antimperialista.

Il movimento dei non allineati esiste tutt’ora, conta 120 paesi e 17 osservatori ed é presieduto dal presidente dell’Azerbaijan, ma ha perso la forza trainante di personalità come Sukarno o Nehru, ma i recenti avvenimenti stanno imprimendo maggior velocità ai paesi partecipanti e si notano prese di posizione non solo in allontanamento dagli Occidentali, ma anche dalla Russia ( Cuba, Serbia, Venezuela) come dagli USA ( Messico, Tanzania, Uganda).

L’arrivo della guerra in Europa sta creando una voglia di neutralità documentata dalle sei colonne del New York Times del 26 aprile u.s. e dal Washington Times del 27 u.s. Una voglia che manca ai nostri rappresentanti politici, ma non a noi. E questo spiega le pressioni al limite del ricatto che le due parti esercitano in questi giorni sui paesi giudicati meno decisi.

SEI COLONNE DEL NEW YORK TIMES DEL “26 APRILE 2022 DEDICATE AL FENOMENO DELLA CRESCENTE TENDENZA AL NON ALLINEAMENTO:

WASHINGTON TIMES el 27 aprile che esprime dubbi circa l’equilibrio di Biden ed esclude abbia carisma.

La domanda che il mondo intero si pone é se valga la pena di seguire su una strada tanto pericolosa un leader inconsistente e non equilibrato. Se valga la pena – a parte cedere un pò di ferraglia per averne in cambio dagli USA fondi agevolati per acquistarne di nuova- rischiare il nostro approvvigionamento energetico e un mercato di 150 milioni di persone con reddito piccolo ma crescente per non dispiacere a un presidente che non piace più nemmeno a chi lo ha eletto. Nell’articolo qui sotto troverete i numeri di chi si é astenuto: il 55% della popolazione mondiale.

LE BOMBE SULL’UCRAINA DANNEGGIANO LA NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE ?

IL MONDO VIENE DIVISO TRA CHI DOMINA IL NUCLEARE E CHI NE VIENE INIBITO

I BOMBARDAMENTI SULL’UCRAINA MINANO LE FONDAMENTA DEL TNP.

Vorrei suggerire a un nucleo di amici un tema che volI un po’ più alto delle beghe pseudo politiche o tattiche con cui ci si è gingillarti fino ad oggi.

 Il tema è il nucleare. Se al momento in cui l’Ucraina ha aderito al TNP – trattato di non proliferazione nucleare – (entrato in vigore al 1° gennaio del 1967) si fosse conservata, diciamo tre testate nucleari delle cinquemila rottamate senza condizioni, la Russia avrebbe attaccato ugualmente? 

Sono certo di no e la pensano come me un gran numero di studiosi della materia.

Questa considerazione apre il tema che vorrei popolarizzare presso tutti coloro che non vogliono essere atomizzati a loro insaputa.

Nove sono i paesi hanno la bomba: Cina, Corea del nord, Francia, India, Inghilterra, Israele, Pakistan, la Russia e gli Stati Uniti. Si ignora se anche il Sudafrica si sia conservato qualche cosa.  E fanno dieci.

Di questi paesi citati 5 (sui 191 firmatari del Trattato di non proliferazione), sono qualche modo autorizzati, perché costruirono e testarono l’ordigno prima dell’entrata in vigore del Trattato e sono tra i vincitori della Seconda guerra mondiale, nonché fondatori dell’ONU (organizzazione delle Nazioni Unite). 

Tre Stati, India, Israele, Pakistan non hanno mai firmato né concordato le loro realizzazioni nucleari, quindi non è possibile, in qualche forma, costringerli (e questa è la migliore controprova della utilità della bomba) …

L’Iran, che sembra aspirare a far parte del club atomico (ad onta di una fatwa dell’Ayatollah Rudollah Khomeini che dichiarò empio l’armamento nucleare decretato dallo Scià Reza Palhavi) viene dato per essere – da oltre venti anni- alla immediata vigilia della realizzazione, ma ormai non ci crediamo più. Non alle accuse interessate di Israele e non all’eco americana in materia.

La Corea del Nord, invece, è uscita dal Trattato (TNP) nel 2003. 

L’elenco dei paesi nucleari coincide con quello dei paesi indipendenti che nessuno aggredisce e, come direbbe un francese, pour cause. Perché in effetti, tutti temono le conseguenze devastanti di un bombardamento atomico, specialmente sulla popolazione civile.  E fintantoché resterà in auge il principio di legittimità della sovranità popolare, i civili vanno tenuti per quanto possibile al riparo dall’ombrello atomico.

La conseguenza veramente importante di questo conflitto ucraino sarà il rischio di una corsa al riarmo nucleare e il dibattito è già iniziato. 

Cominciamo già tutti a pensare che se avessimo un arsenale nucleare ci potremmo difendere senza intermediazioni – ogni giorno più dubbie – saremmo più rispettati e indipendenti nelle nostre scelte economiche e politiche.

Lo pensa certamente la Germania, che ha appena stanziato 100 miliardi di euro per un fondo per la difesa, ma non assegnato al ministero della Difesa. Dovrebbero spiegarci che ci vogliono fare. 

Anche il Giappone. Minacciato dalla Corea del Nord ma anche un po’ dalla Cina, ha sollevato il problema ripetutamente. Uno dei partner della organizzazione chiamata Five eyes, l’Australia, si è lamentato tramite la Nuova Zelanda, suo paese confinante e minore, che non riesce a ottenere un dividendo politico a fronte di un investimento comune.

 Di conseguenza, gli Stati Uniti hanno promesso di farli accedere alla tecnologia propulsiva dei sottomarini nucleari. Poi, leggendo tra le pieghe dell’accordo, si sono accorti che ci vorranno 20 anni di attesa. Senza armamento nucleare, deve essere chiaro che non c’è sicurezza. E nemmeno progressi tecnologici o energetici, visto che ci stiamo orientando verso l’energia nucleare. 

Con lo strumento del TNP, gli Stati Uniti hanno acquisito mezzo secolo di vantaggi in termini di ricerca e sperimentazione e penetrazione di mercato. Possono bastare.

Resta da sistemare l’aspetto militare della vicenda, con particolare riguardo all’Italia. 

Dato che Inghilterra, Francia e forse adesso anche Germania si saranno presto dotate di opportuni armamenti nucleari, restano gli italiani, spagnoli e turchi a dover fornire, stando a questi progetti, quella che un tempo si chiamava carne da cannone

Secondo questo schema NATO noi dovremmo fornire la truppa che va all’assalto. Alleati di prima e di seconda categoria? No grazie!

Così rischiamo di essere, marginali dal punto di vista militare e pericolanti dal punto di vista delle perdite umane.

Qualcuno potrebbe obbiettare che una offerta di protezione USA è più sostanziosa di quella rappresentata da un limitato arsenale nucleare quale quello che noi potremmo permetterci. 

Abbiamo l’esempio del Memorandum di Budapest dell’autunno 1994 stipulato tra Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Ucraina che stabiliva che ciascuno dei contraenti avrebbe evitato di usare “force or threats” contro l’Ucraina, rispettandone la sovranità e i confini.

Tutti i contraenti si impegnavano a chiedere l’intervento immediato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e non sono quelli sperati.

Vogliamo essere gli ultimi a dotarci di capacità nucleare ?  Preferiamo che siano i tedeschi ad armarsi autonomamente senza il collare europeo? Temiamo a tal punto la proliferazione quando sappiamo che l’hanno già dieci paesi di cui quattro potenziali avversari? Perché alcuni paesi possono avere armamenti nucleari e altri no? Qual è il criterio discriminante ? 

Questi sono i temi da affrontare, non commentare quattro poveracci di aspiranti impiegati RAI che fanno commenti da portierato.

A CAPODANNO IN AFGANISTAN FINISCE L’AVVENTURA . SENZA RISULTATI E SENZA GLORIA. di Antonio de Martini

Dopo tredici anni di scontri e bombardamenti, 3.400 soldati NATO morti e oltre un miliardo di dollari spesi in loco, finisce ufficialmente l’avventura afgana.
Sul posto resteranno Continua a leggere

MEDIO ORIENTE : LA POLIZIA PAKISTANA AVEVA MULTATO OSAMA BEN LADEN PER ECCESSO DI VELOCITÀ. RISCHIO CHE NON HA CORSO LA COMMISSIONE DI INCHIESTA SULL’INCURSIONE DI ABBOTTABAD. di Antonio de Martini

http://corrieredellacollera.com
Magniloquentemente chiamato Ben Laden’s file ecco nel link sottostante il testo originale della commissione di inchiesta nominata dal governo pakistano per capire come mai Osama Ben Laden abbia potuto vivere nove anni in Pakistan in sei diverse localita senza mai essere identificato e come mai un reparto armato, munito di ben tre di elicotteri, abbia violato lo spazio aereo pakistano per duecento chilometri e – a missione compiuta durata oltre due ore – se ne sia ritornato per la stessa strada indisturbato.

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LA RASSEGNA STAMPA di GiC.

PE C H I N O, 21. Passano anche attraverso l’imminente visita del presidente cinese Xi Jinping (atteso in Russia per la sua prima missione all’estero) i progressi nei rapporti fra Pechino e l’Africa: Tanzania, Sud Africa e Repubblica del Congo sono le tappe di un itinerario, che si concluderà il 30 marzo, cui si legano significative prospettive di carattere economico. Alla vigilia del viaggio il presidente cinese, riferisce la France Presse, ha posto l’accento sull’intenzione della Cina di investire in modo deciso sulle risorse dei Paesi emergenti. Infatti Pechino attribuisce «un’importanza speciale» a queste Nazioni ed è alla luce di questo assunto che la missione di Xi Jinping assume particolare rilievo. Il presidente cinese prenderà parte, a Durban, al vertice del Brics (oltre alla Cina, Brasile, Russia, India e Sud Africa).

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LA RASSEGNA STAMPA DI GiC DEL 21 MARZO ( È PRIMAVERA!)

PECHINO, 20. La Cina intende promuovere il dialogo tra le due Coree e contribuire alla riconciliazione tra Pyongyang e Seoul. Lo ha assicurato oggi il nuovo presidente della Repubblica popolare, Xi Jinping, all’omologa sudcoreana, Park Geunhye, nel corso di una conversazione telefonica i cui contenuti sono stati resi noti in un comunicato dal ministero degli Esteri di Pechino. «La Cina — ha proseguito il leader della Repubblica popolare — è impegnata

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L’ EX CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA VINCENZO CAMPORINI COMMENTA LA CRISI ITALO-INDIANA E CHIARISCE ALCUNE RESPONSABILITA’

Il parlare felpato di chi ha ricoperto incarichi di responsabilità il generale Camporini lo ha abbandonato una sola volta, quando in una intervista al ” Corriere della sera” disse che non vedeva l’ora di andare in pensione per non avere piu a che fare con Ignazio Larussa che all’epoca faceva finta di fare il ministro della Difesa.

Per questo ha tutta la mia comprensione. Ci divide  invece la vicenda dell’ acquisto degli F35, anche se posso capire l’ansia del pilota che vede unicamente le migliorie tecniche, ma non accetto che dia  per scontata la mancanza di indipendenza nazionale che tale scelta implica.

In questa intervista, in cui è felpato ma chiaro, pubblicata nel numero in corso di Lookoutnews, chiarisce alcuni dubbi.

Le sottolineature in nero nel testo,  non sono dell’autore né dell’intervistato. A de M Continua a leggere

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