Archivi delle etichette: Chuck Hagel

I CANDIDATI A CAPO DEL PENTAGONO. IL PRESCELTO CI DIRÁ QUALE POLITICA SEGUIRÀ OBAMA. di Antonio de Martini

I politici o professori che accettano di lasciare i propri incarichi per partecipare a una attività di governo, vogliono tutti servire per due mandati presidenziali ( otto anni).
È il tempo giudicato sufficiente per crearsi una agenda di relazioni top, tali da assicurarsi un futuro di successo una volta restituiti alla vita normale.
In America sarebbe impensabile un uomo, poniamo, di Prodi che resti in servizio con Berlusconi o Renzi o avventizi che diventino stabili.
La democrazia in America è precarietà. Continua a leggere

RAZVITIE: LA PROPOSTA YAKUNIN OLTRE IL FOLCLORE DELLA CRISI DI CRIMEA di Antonio de Martini

Credo di avere più volte illustrato il dibattito interno agli Stati Uniti dove ormai vige un clima di guerra civile che si svolge tra le quinte tra la fazione ” guerrafondaia” ( Newt Gringrich, John McCain, Dick Cheney, Paul Wolfowitz, Hilary Clinton) da una parte e la Presidenza Obama nel suo ultimo biennio dall’altra. Continua a leggere

BLACK HAWK DOWN E FINMECCANICA PURE. PER FEDELTÀ ALLE ALLEANZE ( o per mazzetta già incassata) COMPRIAMO DAGLI USA. LORO COMPRANO GLI ELICOTTERI DALLA RUSSIA. IL CONTO NON TORNA. di Antonio de Martini

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Il Dipartimento della Difesa americano ha acquistato – a valere sul bilancio 2012 – trenta elicotteri Mi 17 alla russa Rosoboronextport per circa 572 milioni di dollari, per equipaggiare l’aeronautica afgana.
Questo artifizio contabile ha aggirato un blitz congressuale USA che proibisce, a partire da questa settimana e a valere per il bilancio 2013, acquisti dalla predetta società russa con la motivazione che i suoi prodotti vengono venduti anche al governo siriano che – secondo la proponente Rosa De Lauro deputata repubblicana del Connecticut – vengono usati per realizzare ” stermini di massa”.

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SIRIA: LE OTTO OPZIONI MILITARI DI BARAK OBAMA SUL FRONTE EST. E LE DUE DI BACHAR EL ASSAD. di Antonio de Martini

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Mentre, come abbiamo visto nel post che precede, nell’Occidente ( Maghreb) arabo la situazione è sotto controllo tranne che nella Libia egemonizzata dagli angloamericani ( ai francesi hanno fatto scoppiare una bomba contro l’Ambasciata) , nel Levante ( Mashrek) arabo la situazione è resa piu complicata dalla presenza dello Stato di Israele e dall’assenza di una potenza dalle più che bimillenarie radici mediterranee – come l’Italia – capace di capire la cultura ed il pensiero levantino, rappresentando al meglio gli interessi dell’occidente.
Questa presenza e quest’assenza si sentono anche negli USA sottoposti come sono alle continue pressioni della lobby filo israeliana ( che richiede una interlocuzione continua) e quasi mai a pressioni riequilibratrici, dato che una lobby filo italiana degna del nome non esiste.
Fatte le recriminazioni di rito, passiamo all’esame della situazione militare ed al confronto delle opzioni disponibili per il Presidente americano.

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Chuck Hagel: un “game changer” in soccorso di Obama di Antonio de Martini

Chuck Hagel ( che mi ostino a chiamare Hagen) sta iniziando a imprimere le sue idee politiche sul Pentagono ed i suoi  strateghi, alcuni dei quali inseriti da Donald Rumsfeld e Richard Pearle ( soprannominato l’angelo della morte dai suoi stessi amici).

La prima unghiata, il nuovo segretario alla Difesa l’ha data alla Cina mostrando al mondo che questa sta quietamente cercando di cambiare la sua strategia assumendone una piu offensiva, grazie  all’omissione di una semplice frase dalla dottrina ufficiale.

Il presupposto per l’uso di missili balistici era di risposta ad un primo colpo inferto da un ipotetico nemico.  Nella nuova libretta dttrinaria ( un white paper), il concetto di risposta al colpo non c’è piu. Se ne può dedurre sia che la Cina stia rispondendo strategicamente all’accerchiamento americano in atto da ormai due anni,  sia che d’ora in poi, i cinesi terranno le mani libere per – ad esempio – un eventuale intervento a favore di un paese alleato, anche in assenza di un attacco diretto al territorio nazionale.

Questa ambiguità di interpretazione, sta suscitando perplessità in seno agli Stati Maggiori. e ormai anche la  recente decisione del governo australiano –  di dare il via a un programma di riarmo navale con la costruzione di dodici sottomarini ( nucleari?) ed altro naviglio minore –   non si sa piu di quale valenza strategica ( difensiva o offensiva) sia parte.

La seconda unghiata di questo spirito indipendente ( gli americani dicono “maverick” ossia un vitello che rifiuta la marchiatura) è ancora più significativa in quanto tocca il nervo scoperto di Israele, ma sempre improntata al più rigido professionalismo.

Nell‘Annual Report on the Military Power of Iran di quest’anno, il documento del Pentagono che valuta il potenziale militare di ogni paese  strategicamente interessante –  dopo aver confermato che l’Iran espande la propria sfera di influenza – specie tra i paesi un tempo  cosiddetti non allineati  –  conferma:

a) che il finanziamento di movimenti e gruppi guerriglieri nel mondo fa parte da anni di una strategia di guerra asimmetrica che non risulta essere stata abbandonata;

b) che entro il 2015 l’Iran testerà un missile balistico intercontinentale suscettibile di essere adattato per veicolare armi nucleari

c) che la Marina iraniana è certamente in grado di bloccare lo stretto di Hormuz come ha ripetutamente minacciato, ma non in grado di mantenere il blocco impedendo il traffico marittimo;

d) che gli studi e le sperimentazioni nucleari non sono passati al livello di realizzazione, ma si mantegono a quello di studi di aggiornamento, essendo i tentativi di realizzazione cessati nel 2003.

e) che il tipo di addestramento della FFAA e di indottrinamento delle milizie mostrano che la strategia iraniana è di tipo difensivo e mira essenzialmente alla difesa del territorio nazionale da una possibile invasione.

Non si tratta evidentemente di una frasetta con significato eminentemente militare. Il senso politico è chiaro: il Pentagono d’ora in poi inizia una fase di disintossicazione dalla disinformazione praticata dalla “Israeli lobby” e consente ai tecnici del Pentagono di mettere in luce elementi ben noti che finora non venivano messi in evidenza, dato che la comunicazione con i media non era di loro pertinenza.

Siamo al centesimo giorno del rinnovo del mandato presidenziale di Barak Obama e sembra che soltanto il Pentagono sia governato da un ministro attivo. Su tutto il resto delle attività di governo, l’Amministrrazione, a partire dal piano di assistenza sanitaria , sembra essere in ritirata.Ad opporsi alla nomina di Chuck Hagel i repubblicani avevano le loro ragioni.

AFRICA: I GENERALI USA SI DANNO ALLA BELLA VITA. È UN’ALTRA PROVA CHE LA LOTTA AL TERRORE È UN PRETESTO PER INSTALLARSI. E CHE IN ITALIA LE COSE NON VANNO. di antonio de Martini

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il neo segretario alla Difesa, Chuck Hagel, si trova alle prese con una prima
” grana” amministrativa delle tante che gli capiteranno durante il suo incarico.
Il Ministro ha ricevuto un ricorso di un maggiore generale comandante del Combined Joint Task Force-Horn of Africa – basato a Camp Lemonnier nella Republica di Gibuti – con la richiesta di annullamento della rimozione e della riduzione di stipendio inflitti dal suo diretto superiore il Generale a quattro stelle Carter Ham, Capo dell’US Africa Command a seguito di una ispezione.

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LA RASSEGNA STAMPA DI GiC DEL 21 MARZO ( È PRIMAVERA!)

PECHINO, 20. La Cina intende promuovere il dialogo tra le due Coree e contribuire alla riconciliazione tra Pyongyang e Seoul. Lo ha assicurato oggi il nuovo presidente della Repubblica popolare, Xi Jinping, all’omologa sudcoreana, Park Geunhye, nel corso di una conversazione telefonica i cui contenuti sono stati resi noti in un comunicato dal ministero degli Esteri di Pechino. «La Cina — ha proseguito il leader della Repubblica popolare — è impegnata

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