Credo di avere più volte illustrato il dibattito interno agli Stati Uniti dove ormai vige un clima di guerra civile che si svolge tra le quinte tra la fazione ” guerrafondaia” ( Newt Gringrich, John McCain, Dick Cheney, Paul Wolfowitz, Hilary Clinton) da una parte e la Presidenza Obama nel suo ultimo biennio dall’altra.
Esiste una corrente di pensiero politico trasversale ai due partiti tradizionali articolata in fondazioni e Think Tank che ritiene di assicurare lo sviluppo del paese identificandolo con le industrie di punta ( Elettronica e Difesa), ma che paradossalmente ottiene i suoi bacini di elettori più consistenti negli stati agricoli assistiti del Midwest ( L’agrindustria è la voce più consistente del PIL USA) e che ricatta al Congresso il Presidente grazie ad un’alleanza anche con le lobby filo Israele e mira ad assicurarsi la continuità e crescita degli oltre 650 miliardi di dollari annui nel settore della Difesa.
Essi necessitano di un costante pericolo di guerra che alimenti il bilancio ed i programmi del Pentagono e quindi sono a favore della strategia del caos coordinato e continuativo e di un esercito capace di occupare un paese canaglia con proprie truppe.
Dall’altra parte, l’establishement democratico, ma trasversale come il precedente, che ha i punti di forza nell’est atlantico dei Kennedy, Joe Biden, Barak Obama, Chuck Hagel, Robert Gates, che ritiene sia giunto il momento di allargare la sfera del benessere agli strati meno abbienti e di colore che vuole aprire il bilancio federale a investimenti di welfare quali la sanità e l’edilizia sociale, che cerca, senza riuscire ad imporre la propria strategia, che incontra continue difficoltà, rappresentate da altrettanti inciampi provocati dalla resistenza opposta dagli alti gradi delle Agenzie USA molti dei quali nominati dalle presidenze dei due Bush.
Il nucleo centrale della Strategia – imporre il predominio americano – è comune, ma Obama vuole “lead from behind” per portare parte del PIL Usa verso la spesa sociale e sanitaria ed evitare l’imbarbarimento del paese sempre più colpito dal complesso del reduce e dal delayed battle stress.
La sostanziale equivalenza di eletti al Congresso tende a paralizzare le decisioni presidenziali fino a che le richieste della Difesa non vengano accontentate e in due occasioni si è giunti fino agli esercizi provvisori di bilancio, incuranti del danno alla credibilità del paese.
Nell’imminente variante di bilancio che viene presentata in questi giorni, un aggiustamento “56 a 52” a favore di Obama non è stato ancora accettato e si prevedono sanguinose lotte di corridoio al Congresso.
Analogo tipo di “dialettica democratica” sta svolgendosi in Russia, dove, ad onta dell’atteggiamento monolitico esterno, esistono un partito della liberalizzazione e uno del dirigismo pubblico di tipo colbertiano e religioso.
Una fazione vuole il classico laissez faire di tipo tecnocratico ed è rappresentata ( grosso modo) dal Premier Medvediev e dai numerosi nuovi capitalisti e l’altro più attento ai valori tradizionali russi e religiosi rappresentato ( sempre grosso modo) da Putin che poggia più sulla chiesa ortodossa, ma al quale non mancano anche oligrarchi.
Il convegno di oltre duecento economisti ospitato dall’Accademia delle Scienza lo scorso 11 Marzo a Mosca in cui Vladimir Yakunin ha presentato una piattaforma per una nuova “economia nazionale di mercato“, rappresenta un audace tentativo di sintesi nato dallo stato di tensione interna creatosi nella dirigenza russa a seguito della crisi di Crimea.
Vladimir Yakunin fa parte del gruppo di Pietroburgo come Putin, è presidente delle ferrovie ( due milioni di dipendenti, tre università e due banche nelle partecipazioni) e d è stato il reponsabile della organizzazione dei giochi olimpici invernali di Sochi.
La crisi di Crimea, dicevo, è stata più importante come sfida di politica interna che estera o militare, da cui Vladimir Putin appare uscire rafforzato grazie al vittorioso confronto diretto con l’occidente. Nessun incrudelimento del regime, però: il tentativo che ne sta uscendo è di fondere le istanze nazionali con la legittimazione del diritto ad arricchire personalmente a patto di creare ricchezza e sviluppo in armonia con le finalità nazionali russe.
Chi vuole arricchire, potrà farlo liberamente, a patto che sviluppi le sue attitudini nelle direzioni indicate dal governo e tenga conto dell’interesse nazionale.
I cardini di questa Nuova Politica Economica ( NEP come quella del 1924 ?) sono definibili come lo sforzo di rinnovamento economico, politico e spirituale della Russia che vuole uscire da scelte di tipo saudita di sfruttamento puro e semplice delle risorse minerarie e investimento del ricavato con modalità pianificatorie.
L’obiettivo va verso la creazione di un corridoio di sviluppo Euro Asiatico ( Razvitie = sviluppo) lungo una fascia di di 300 Km avente come bisettrice la ferrovia su alcuni assi principali: Masca -Kazan; Mosca Pietrogrado; Bajkal-Amur; la Transiberiana.
Per la ristrutturazione di queste linee sono stati stanziati l’equivalente di venti miliardi di dollari ( sui 27 necessari) e siccome i lavori erano in ritardo ( sulla TAV Mosca -Kazan che dal 15 è stata riportata al 18), Putin ha ” saltato” il ministero dei trasporti versando i fondi direttamente alle ferrovie.
Immaginate, dice Yakunin nella sua relazione ( che ha avuto l’avallo scientifico del presidente della RAS , Accademia delle scienze) un striscia d’acciaio abbinata con una fascia a banda larga e a incentivi sociali e fiscali che attraversi la Russia catalizzando iniziative e insediamenti, facilitando la crescita demografica e lo sviluppo economico, aperta a tutti i paesi che vogliano approfittare di un grande mercato a disposizione per applicare il proprio spirito imprenditoriale, il proprio Know How e i capitali, senza ostacoli.
Per convincere gli scettici, ha aggiunto che esistono una serie di esempi di realizzazioni che sembravano impossibili da raggiungere: La Transiberiana prima maniera ( 9300 Km); l’assalto alle stelle con i programmi spaziali e l’elettrificazione generalizzata sull’immenso territorio. Egli che è presidente della Compagnia di S Andrea, il primo apostolo, ha attribuito questi exploit alla spiritualità russa.
Gli USA, un tempo volando dell’economia mondiale sembrano in effetti diventati l’impero del male e la Russia si offre invece come oasi di spiritualità e di sviluppo industriale dopo aver deposto l’elmetto, la falce e il martello.
Superato l’equivoco Crimea creato più dai media che dal governo Obama, vedremo se l’Occidente approfitterà di questa nuova opportunità – previe adeguate garanzie anche di governo – o se vorrà affidarsi all’ipocrita gioco dei diritti umani per prendersi tutto senza altri investimenti che quelli fatti nel campo della Difesa, ad esempio tentando ulteriori azioni di stringimento in kazakistan.
Quel che è certo è che ormai – per eccesso di democrazia- le due potenze nucleari monolitiche che si spartivano il mondo, non sono più monolitiche.
Commenti
Complimenti, gran bel post che mette in risalto la straordinaria via di uscita alla crisi economica nella quale l’occidente si sta avvitando sempre di più, offerta dalla dirigenza russa capitanata da un uomo (a giudizio del sottoscritto) straordinario di nome Vladimir Putin.
Mi auguro che sia il buon senso a prevalere e da questa parte la di imbocchi.
L’altra alternativa é lo scontro militare. Cui prodest?
"Mi piace""Mi piace"
lMhhhhh la proposta in se sarebbe alquanto sensata.Però Non condivido la tesi
secondo cui l’amministrazione Obama sia estranea al pasticcio ucraino basta
vedere il comportamento del Dipartimento di Stato durante la crisi.
"Mi piace""Mi piace"
Kennedy è stato il presidente USA più interventista in assoluto cito a caso La REpubblica Dominicana,IL Vietnam,la Baia dei Porci,L’Iran
"Mi piace""Mi piace"
Edward Kennedy. Sveglia!
"Mi piace""Mi piace"
Eccoli qui (v. articolo sotto): ri-armiamoci e partite. Come volevasi dimostrare.
E’ almeno un decennio che la NATO esprime la decenza di un pensionato che invece di prendersi cura delle nuove generazioni si mette a rincorrere minorenni sognando così di rinverdire i fasti della gioventù.
http://www.lastampa.it/2014/03/20/esteri/la-nato-alza-la-voce-aggressione-militare-dobbiamo-riarmarci-C9Hu5OHURMjdYOz7yEXuuJ/pagina.html
"Mi piace""Mi piace"
Ho letto l’articolo di Paolo Mastrolilli, più che inutile idiota sembra un dannoso imbecille. Mi chiedo come certe testate riescano ancora a sopravvivere, forse per i finanziamenti statali, mi risulta incomprensibile come qualcuno possa spendere denaro per armarsi di disinformazione.
La NATO non è altro che la mano armata della dominazione USA, prima o dopo sarà compito di una delle nuove potenze emergenti tagliare quella mano, poi vedremo quanti degli stati subalterni avranno l’ardire di intervenire in suo aiuto.
Se posso fare un paragone la NATO è come Mussolini, prima osannato da tutti, poi non un cane abbia preso le sue difese quando è stato brutalmente estromesso.
"Mi piace""Mi piace"
La Fiat rifornisce le forze armate ….Mussolini non fu estromesso brutalmente, anzi lo trasferirono in ambulanza e lo portarono in una bella isola che a luglio, oggi, non si trova un posto a pagarlo oro.
"Mi piace""Mi piace"
E la solita lobby che non vuole guerra, ma stanziamenti da guerra.
"Mi piace""Mi piace"
Non sembra paradossale che la NATO diventi la nuova CCCP dei paesi ex sovietici?
La differenza più rilevante mi pare sia che l’Unione sovietica usava prima le armi, poi la propaganda. La NATO prima la propaganda, poi le armi.
"Mi piace""Mi piace"
Non usa le armi, le vuole comprare….
"Mi piace""Mi piace"