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BIDEN ABBASSA LA CRESTA. DA “CI SARANNO CONSEGUENZE” A ” VOGLIAMO COMPETERE”

ALL’INTERVENTO A MUSO DURO DEL NUOVO MINISTRO DEGLI ESTERI QUIN GANG , IL GOVERNO USA ABBASSA I TONI E CERCA DI RAFFREDDARE LA POLEMICA. SI RIVELA LA TIGRE DI CARTA PROFETIZZATA DA MAO.

Il tono minaccioso e la lista delle posizioni criticabili della Cina rispetto alla guerra Ucraina ( mancata condanna della Russia all’ONU, rafforzamento della collaborazione economica russo-cinese, possibilità di invio di armi e munizioni ai russi) si sono dissolte come neve al sole.

Il tono irritante del dipartimento di stato e i solenni avvertimenti a non toccare Taiwan anche. Lo sceriffo si é reso conto di avere a che fare con un osso duro ed é diventato più conciliante. Niente più oscure minacce di ritorsioni: qua la mano !

Nel link sottostante troverete il testo che Biden finse di snobbare, inducendo molti alla imitazione, e che adesso dovrà imparare a memoria. E’ il decalogo cinese per essere coerenti col concetto di pace.

https://corrieredellacollera.wordpress.com/wp-admin/post.php?post=35641&action=edit

In effetti, la storia degli Stati Uniti é caratterizzata dalla violenza e dall’espansione il suo budget assomma al 40% di quello di tutti i paesi del mondo messi insieme ed hanno 800 basi militari sparse in paesi esteri, senza contare le flotte. Difficile dire che lo fanno per la pace.

Aver fatto notare queste verità che sono sotto gli occhi di tutti, la Cina si é vista sbeffeggiare dal presidente Joe Biden che ha snobbato il documento, implacabile ma pacato. Poco dopo il nuovo ministro degli Esteri cinese, ha cambiato il tono ed ha dichiarato che se gli USA continueranno con questi comportamenti miranti a soggiogare, prima psicologicamente, poi economicamente, la Cina, ” lo scontro sarebbe inevitabile”. Una notizia d’agenzia ha fatto circolare la cifra dei coscritti possibili: 20 milioni.

Gli USA – che sono già stati impressionati dal richiamo alle armi di trecentomila uomini fatto dalla Russia e memori della definizione di “unwise” data da Henri Kissinger all’atteggiamento bullesco di affrontare due crisi in contemporanea – hanno cambiato tono e smesso di cercare di stanare la Cina. Ancor oggi non sono riusciti a capire fino a che punto il celeste impero sia coinvolto con l’impero del male. Il timone punta a neutrale.

XI JINPING ha infatti confermato che non c’é stata nessuna cessione di armi ai duellanti, non ha dedicato una sola riga all’Europa e si é concentrato sui temi anticinesi degli USA: Taiwan, TIK TOK vessata quotidianamente, Huawei, le strumentali campagne per i diritti umani a favore degli Uiguri ( una delle sedici etnie presenti in Cina); la costruzione di una catena strategica attorno alla Cina ( AUKUS) , mirante a mortificarla nel suo mare, l’appoggio dato alla Filippine per il contenzioso per le isole Spratly, il riarmo accelerato giapponese. Tutte questioni sollevate ( o risollevate) dagli USA nell’ultimo anno miranti a indebolire XI.

La superiorità intellettuale cinese ha fatto fronte a tutte questi ostacoli affrontati senza ai usare toni aggressivi.

In questo secondo link troverete un estratto di un documento americano che tratta a un dipresso degli stessi temi del cinese, ma lo fa concentrandosi sulla Russia, al punto che affronta la situazione globale senza mai nominare Cina e India, nel tentativo di affrontare un avversario alla volta. Forse pensano che i cinesi siano tanto sciocchi da non averci pensato.

https://corrieredellacollera.wordpress.com/wp-admin/post.php?post=35317&action=edit

L’ultimo link é al più completo documento Rand sulla Russia: Extending Russia ci ho messo un pò a capire che intendevano l’espansione delle spese russe a causa di guerre e rivolte ( indicate analiticamente) fino al punto da provocarne il crollo. Ed é qui che risalta il concetto di competitive advantage, ossia ottenere un vantaggio competitivo provocando una proxy war ( guerra per procura). Non si sono resi conto che , a partire da oggi, molti, sentendo parlare di competition la prenderanno per un sinonimo di guerra. Dovranno spolverare il vocabolario.

https://www.rand.org/pubs/research_reports/RR3063.html

IL PRECEDENTE DI UKAUS ( CONTRO LA CINA) SI CHIAMO’ ABDA (CONTRO IL GIAPPONE)

La Francia definisce Londra ” quinta ruota del carro”, accusa Washington di Menzogne e parla di crisi grave che avrà ripercussioni sulla riunione NATO di Madrid a ottobre.

Manifesto USA del 1943, quando l’area e il comando ABDA erano ormai disciolti, per stimolare l’arruolamento nella specialità sommergibilisti. L’immagine allude all’affondamento di una portaerei da parte di un sommergibile, ma la gran mattanza di Midway fu dovuta agli aerosiluranti.

” Parecchie decine di migliaia di parole nei codici più segreti erano state scambiate telegraficamente tra i governi di Gran Bretagna, Stati Uniti, Paesi Bassi, Australia, Nuova Zelanda, India e Cina per creare il comando ABDA col generale Archibald Wavel come comandante supremo.” Con queste parole Winston Churchill inizia il capitolo delle sue memorie riguardante l’attività del comando ABDA. ( W.Churchill: La seconda guerra mondiale, parte IV, vol II, pag 162)

La creazione di questo comando fu dovuta all’entrata nel conflitto degli Stati Uniti e del Giappone che diedero così un carattere mondiale alla guerra che divampava da più di un anno nell’emisfero settentrionale. L’entrata degli USA nel conflitto pose agli alleati problemi che l’Inghilterra e l’URSS – dati i teatri di operazione nettamente separati- non avevano dovuto affrontare, primo tra tutti il coordinamento operativo. In realtà, una contiguità si era verificata nella occupazione congiunta dell’Iran che fu invaso dagli anglo-sovietici con una operazione simile alla occupazione della Polonia , ma benché Churchill avesse promesso più volte a Stalin il rinforzo di due divisioni indiane, si guardò bene dall’ottemperare.

All’indomani dell’attacco a Pearl Harbour del 7 dicembre, Churchill decise di recarsi negli USA per affrontare e risolvere i problemidi coordinamento e cooperazione che si ponevano ( e che la triplice anticomintern non affrontò mai) e per assumere un ruolo guida nell’alleanza. Partito il 12 dicembre sull’incrociatore “Duke of York” con i capi di SM, si accorse che gli americani avevano idee chiare e un dettagliato piano di azione già pronto:

Gli Stati Uniti ritenevano ( e ritengono tutt’ora ndr) di essere strategicamente inattaccabili sul versante atlantico, non esistendo su quelle sponde, alcun nemico, attuale o potenziale, in grado di infastidirli, mentre sul Pacifico si affacciavano i due principali nemici della sicurezza e prosperità americana: Il Giappone e la Cina.

Più che piano d’azione strategica, gli USA approntarono un “metodo di lavoro”chiaramente ispirato al modello del Comando Unificato del Maresciallo Ferdinand Foch. Tale metodo di lavoro viene dagli Usa considerato tutt’ora valido. L’ultima sua applicazione é riscontrabile nel recente progetto NATO di Forza Multilaterale.

Queste pagine le ho tratte, pari pari, dalla mia tesi di laurea – anno 1966- ( La politica di guerra nell’area ABDA) relatore il prof Mariano Gabriele, che ho saputo da Virgilio Ilari con piacere essere ancora vivo, e che dipinge sinteticamente la situazione attuale: Gli anglosassoni sono stanchi ripetitori delle formule giudicate valide, ma temo che questo sia un loro giudizio temerario.

La conferenza, denominata in codice “Arcadia” fu tra le più fruttuose del conflitto: si definirono le linee strategiche della guerra, la priorità degli interessi inglesi nel mediterraneo e di quelli americani nel Pacifico, i rifornimenti alla Unione Sovietica, il grado di pericolosità degli avversari ( si decise di sconfiggere la Germania per prima, poi il Giappone e , buona ultima, l’Italia).

L’OBBIEZIONE DI CHURCHILL

Harry Hopkins , consigliere del Presidente Roosevelt, avvertì Churchill durante un ricevimento, che l’indomani gli sarebbe stata fatta ” una proposta interessante”. Nella riunione del giorno 26 la proposta venne presentata dal capo di Stato Maggiore Generale, Marshall e consisteva nella creazione di un comando misto, sul tipo di quello del Maresciallo Foch nel 1917/18 che sovrintendesse a tutta la parte di territorio ancora non occupata dai giapponesi, fino all’India esclusa.

Churchill ribatté immediatamente che la soluzione prospettata non gli sembrava ” né pratica né desiderabile”. aggiunse inoltre che l’unità di comando essere un’ottima cosa quando si ha una linea di fuoco continua – come nel caso francese dai Vosgi al mare- ma, nell’estremo oriente, alcune delle forze che potevano venire trovarsi sotto lo stesso comando, sarebbero state lontane tra loro mille e più miglia. Dopo febbrili consultazioni e un colloquio privato tra Churchill e Marshall il premier inglese accettò ila proposta il 28 dicembre. La lettera di Churchill al lord del sigillo privato é un capolavoro diplomatico di ego-nazionalismo. Vi consiglio di leggerla nelle sue memorie, anche per chi fosse interessato agli aspetti tecnico-militari della vicenda.

Appena costituito il comando ABDA– Wavel prese il comando il 7 gennaio– fu manifesta , oltre alla mancanza di mezzi, la mancanza dei presupposti di collaborazione date le divergenze di interessi, i sospetti reciproci, gli egoismi strategici già citati a proposito di Churchill, e la disarticolazione tattica che fu fatale all’ammiraglio Doormann ( olandese) nominato comandante della squadra navale incaricata di fermare l’invasione di Giava e del Borneo. Gli americani contribuirono con il maggior numero di mezzi ( una quasi portaerei male in arnese ( Langley) tre incrociatori pesanti, tredici cacciatorpediniere, ventotto sommergibili e naviglio minore, ma con un ammiraglio in capo olandese, come il comandante della flotta, ufficiali di quattro nazionalità differenti, senza affiatamento e poca copertura aerea il disastro era prevedibile.

Il 1 marzo il comando ABDA aveva cessato ogni attività e inglesi e americani, interpellato ciascuno il proprio governo e senza informare gli alleati minori ( Olandesi e australiani), fecero ripiegare le forze restanti verso l’India e Ceylon, mentre i caccia USA avevano già abbandonato il campo verso l’Australia.

MUTATIS MUTANDIS

Riportandoci ai giorni nostri, l’accordo, sotto le mentite spoglie di un comando militare, nasconde l’eliminazione di un concorrente industriale scomodo che si era aggiudicato una commessa da 56 miliardi di euro e che desiderava avere un ruolo importante nella zona definita di interesse prioritario degli Stati Uniti già dal presidente Obama..

Il segnale forte é stato recepito male dai francesi perché mira a dare una sorta di avviso di sfratto ai suoi possedimenti ( Nuova Caledonia e Polinesia) con oltre un milione e mezzo di cittadini francesi; perché l’Australia ha dimostrato di non aver accantonato il contenzioso con la Francia a proposito degli esperimenti nucleari e perché l’Inghilterra ha trovato il modo di vendicarsi per la guerra dei merluzzi tra i pescatori francesi e gli inglesi.

Gli Stati Uniti non intendono preparare la guerra ; il fatto nuovo piuttosto consiste nella cooptazione dell’Australia nel BRINKMANSHIP americano verso la Cina ( una serie di azioni quasi violente come per muovere guerra, destinate a intimorire l’avversario e indurlo a fare proposte di compromesso più vantaggiose) e non é chiaro se l’Inghilterra abbia avuto in questo un ruolo o se si sia inserita per non dimostrare al mondo di aver perso il controllo di un paese del Commonwealth a favore del grande fratello yankee. L’Australia ci guadagna una tecnologia di propulsione nucleare finora inibita ai paesi più piccoli ( e all’Italia) e andrebbero approfondite le motivazioni neozelandesi che finora, in materia di Difesa aveva marciato in sintonia con l’Australia.

Di certo, l’accesso alla tecnologia nucleare, sia pure di propulsione e non strettamente militare era stata un tabù per i paesi dell’area e i timori giapponesi di fronte alle iniziative nucleari nord coreane erano stati fugati dagli Usa con assicurazioni, ma adesso – specie dopo che l’ambasciatore francese a Seul ha lasciato intendere che la Francia starebbe trattando con la Corea del Sud in materia, il Giappone sarà difficile da rassicurare con le parole.

i duecentodieci esperimenti nucleari svolti dalla Francia tra Oceania e Sahara fanno di lei un partner capace di cedere questa tecnologia strategica a più di un governo.

Il prezzo da pagare per aver fatto una eccezione alla non proliferazione nucleare , per Joe Biden potrebbe essere ben più caro che quello della espansione commerciale della Huawei.

Di certo, Macron ha bisogno di un successo diplomatico – o industriale- immediato prima delle elezioni e la cessione di tecnologie nucleari, militari o logistiche hanno tempi lunghi. Secondo me, la Francia ridimensionerà – per questa volta- la propria insoddisfazione che resta intatta, ma chiederà un risarcimento di peso.

Ma deve considerare che gli USA nel Pacifico stanno promuovendo proprio quel che lei propone in Europa: una forza di intervento rapido a livello di scacchiere. ma entrambi non hanno la capacità di assiemare forze dotate di una unica volontà politica che é la conditio sine qua non del successo e della vittoria.

TRA JOHNSON E MACRON, BIDEN SCEGLIE L’ANGLOSFERA E LA CHIAMA UKAUS

Proprio nel post di ieri rievocavo la creazione dell’area ABDA ( American, British, Dutch, Australian) durante la seconda guerra mondiale: una coalizione antigiapponese che nei pochi mesi di vita collezionò solo sconfitte . Ora la chiama Uk- A- US., ma negli scontri marittimi funzionò solo a Lepanto.

Nasce una triplice alleanza marittima anticinese. La Francia scartata a priori, se vuole l’alleanza europea , deve pagare un prezzo.

l’Australia accede alla propulsione nucleare.

Allora anche l’Italia può adottare il progetto della nave a propulsione nucleare che gli USA ci bloccarono a metà anni sessanta, oppure ammettere che esiste l’anglosfera dei signori anglosassoni della guerra e la carne da cannone italiana.

Mentre la Francia brigava con Prodi e i compagnucci della parrocchietta per creare una forza armata europea di pronto intervento, gli Stati Uniti hanno varato improvvisamente e senza informare nessuno degli alleati, una triplice alleanza delle ” democrazie marittime” con una dotazione di sottomarini nucleari ( adesso si capisce perché gli inglesi hanno pochi giorni fa spostato la flotta quasi per intero verso l’area indio-pacifico).

La Francia ha avuto una reazione isterica , un’altra l’avranno i nostri dirigenti nazionali costretti a scegliere tra Europa e USA-UK ma per l’Italia si aprono opportunità insperate a condizione che riusciamo fare uso di dignità e cervello.

Intanto una lezione: Per prima cosa gli USA hanno definito la loro priorità ( che non é la Russia, ma la Cina che ha riempito il vuoto lasciato dal Giappone nel 1945 con l’offerta di ” ricchezza condivisa”) e in conseguenza di questa hanno definito una strategia in tre punti: a) rafforzare il potere marittimo nel sud ovest pacifico e nella Insulindia in maniera da creare un cordone marittimo attorno alla Cina e rassicurare Taiwan , Corea , Giappone, Indonesia. b) proseguire nel rafforzamento dei legami con l’Australia per produrre un progressivo distacco dall’Inghilterra che segue di malavoglia la nuova coppia: Nuova Zelanda e Canada, che ha già sparato le sue cartucce contro la Huawei, non partecipano.

c) Dare un segnale chiaro agli europei – e tra questi i turchi, gli israeliani e i sauditi – che gli USA considerano finita l’epoca delle concessioni speciali. E’ il privilegio presidenziale se non si spera in un secondo mandato.

Il vantaggio concesso , a caro prezzo, all’Australia é l’accesso alla tecnologia nucleare: sommergibili nucleari made in USA al posto dei 12 sommergibili a propulsione convenzionale del contratto francese che ammontava a 50 miliardi di dollari di cui otto di elettronica esclusiva francese. Numero e prezzi sono ignoti, ma ingenti al punto da aver provocato vivaci reazioni dell’opposizione.

Il Premier australiano SCOTT MORRISON ha aderito alla proposta anche se accusato dalla capa dell’ opposizione di aver sprecato un miliardo ottenendo zero sottomarini dato che il lavoro fatto dal 2016 ad oggi coi francesi viene azzerato.

Questa scelta americana mette Emanuel Macron in seria difficoltà poiché é alla vigilia delle elezioni presidenziali e aveva cercato successi esteri per controbilanciare l’impopolarità di casa. Fallito il contenzioso coi turchi, non riuscita la mediazione col Libano , ora si trova ad avere al suo attivo unicamente l’assassinio di un capobanda del Mali e la speranza che gli italiani gli approvino l’idea della Comunità Europea di Difesa….. Il generale Boulanger si suicidò per meno.

L’Italia si trova in una posizione ambigua ma privilegiata, a metà strada tra Europa e USA e lo si vede dal corteggiamento di cui é oggetto negli ultimi tempi, da alcuni impropriamente attribuito al carisma del pur ottimo Mario Draghi. Gli USA hanno bisogno di noi per mantenere il controllo del Mediterraneo, del Maghreb, e frenare la deriva filo slava della Germania.

La Francia senza l’apporto italiano vedrebbe naufragare anche il sogno della forza europea di intervento rapido che la aiuterebbe a mantenere il controllo dell’Africa sub sahariana. La Germania perderebbe il suo migliore e più vicino mercato e un membro fondatore della Comunità Economica Europea. Ci han riempito di soldi e di elogi, ma possiamo ottenere di più.

I Cantieri navali francesi defraudati della commessa australiana per la quale si era speso personalmente Macron, saranno costretti a onorare il contratto con FINCANTIERI che aveva già pagato profumatamente per il controllo, ma anche questo non basta più e dobbiamo vedere cosa possono offrire gli americani.

Con questa mossa audace, mercantile e geopolitica a un tempo, gli USA hanno preso atto non solo che la leadership impone scelte e patti chiari, ma anche che in una coalizione non ci devono essere figli e figliastri a pena di malumori che minano le alleanze.

Nel 1966, progettammo per la Marina Militare un sottomarino a propulsione nucleare che avrebbe preso il nome di “Guglielmo Marconi”. Gli Stati Uniti posero il veto.

In sostituzione della ” Vulcano,”ripiegammo su un progetto di nave appoggio da 18.000 tonnellate a propulsione nucleare progettata da Fincantieri, che all’epoca si chiamava Italcantieri. La nave si sarebbe chiamata “ Enrico Fermi”.

Anche qui ci fu il veto americano. E’ giunto il momento di presentare, amichevolmente, le nostre richieste e di chiarire che il veto allo sviluppo di tecnologie nucleari italiane non é contemplato, visto che per gli australiani si é fatta eccezione al Trattato di non proliferazione nucleare ( TNP).

Commercialmente, gli USA si sono presi mezzo secolo di vantaggio e può bastare. Altrimenti il Mediterraneo e i turchi se li controllino con gli australiani che se ne sono già fatti un’idea a Gallipoli.
Se anche questa volta starete zitti e ossequiosi senza trattare francamente per sviluppare tecnologie nucleari non di guerra, é la volta che anche le casalinghe di Vigevano vorranno mettervi al muro.