LA SFIDA USA RUSSIA PER L’UCRAINA. INTANTO PAGANO I PAESI BRICS CON SVALUTAZIONI SELVAGGE ( Brasile, India, Cina , Sud Africa) di Antonio de Martini

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Ho maturato il convincimento che alcuni circoli politici degli  Stati Uniti che insidiano Barak Obama abbiano ormai deciso che tra i due avversari principali  ( Russia e Cina) , quello da abbattere  per primo – e presto – sia la Russia e desiderano farlo partendo dal teatro europeo e usando le armi che i russi padroneggiano meno e loro al  meglio: la moneta e i Media.

In tre post consecutivi spiegherò su cosa fondo questa mia  analisi e perché l’Europa, a rigore anche  la sola Italia , debbano restare fuori dal conflitto, sia che assuma forma di “guerra senza limiti“, sia che volga allo confronto  militare diretto o indiretto, come guerra civile vecchia maniera,  in Ucraina o in  Moldova. O entrambe.

Quando Hitler invase la Russia nel giugno 1941, non sapeva di aver fatto un grande favore politico al suo arcinemico Giuseppe Stalin, costringendolo a cercare la sopravvivenza in una sorta di nazional-comunismo che assicurò alla Russia la vittoria prima, un rapido risorgimento nello scorso ventennio ed una forte volontà realizzatrice ( non sempre aiutata dalla capacità) oggi.

L’URSS sfiancata da un ventennio di burocrazia comunista  e dalle purghe anti Tuchacevskij ( Michail Nikolaevič Tuchačevskij vedi Wikipedia)  nel mondo militare ( 37.000 solo in quella del 1937) aveva già dimostrato nella campagna di Finlandia  di non essere in grado con due divisioni di battere un reggimento finlandese.

Disorganizzazione, fuga dalle responsabilità,  demotivazione, burocratismo, ruberie e sprechi caratterizzavano la vita del colosso impegnato a uccidere i suoi figli.

A causa  dell’attacco tedesco, tutto cambiò in poche settimane: un patto con il corpo degli ufficiali,  che li mise al riparo dalle purghe e dalla duplicità di comando provocata dai commissari politici,  un successivo accordo con la Chiesa Ortodossa che diede alle truppe la motivazione e l’assistenza spirituale necessarie a difendere la Santa Madre Russia, trasformarono un’accozzaglia di pezzenti in un esercito di uomini e donne determinati a fermare gli Unni provenienti dall’ovest. Non a caso in Russia la seconda guerra mondiale viene chiamata ” grande guerra patriottica”. ( cfr: Storia dello Stato Maggiore sovietico; Feltrinelli 1963 di John Erickson)

I novecentomila uomini della Riserva Siberiana, mantenuti in Manciuria in funzione antigiapponese  – liberati dalle analisi e  informazioni precise di Richard Sorge– entrarono in battaglia rovesciando le sorti di un conflitto che parevano già decise dal materialismo  tecnologico tedesco.

Oggi, sepolto il comunismo, è restata intatta la santa  alleanza tra Chiesa, Esercito e nazionalisti russi che, dopo uno sbandamento iniziale, ha ripreso il controllo della situazione, ristabilito l’ordine interno e si misura all’estero con una America che Barak Obama non è riuscito ad entusiasmare che per un breve momento elettorale.

La forza sprigionantesi da questa poderosa sinergia tra Forze Armate  e Chiesa Ortodossa è stata  sempre sottovalutata dagli occidentali, perché una forza che si basa sulla tecnologia come soluzione di ogni problema, non capirà che in ritardo di  quali e quante risorse sia capace  lo spirito umano quando motivato.

Durante la guerra le Nazioni Unite preferirono attribuire le vittorie russe agli aiuti  militari occidentali  ( oltre 11.000 carri armati …) che giungevano via Murmansk Vladivostock  e ai giorni nostri hanno attribuitola rapidissima ripresa al potere benefico della recuperata  libertà  economica e politica, a risorse segrete ecc.

Il sistema esercito-chiesa-nazionalisti mantenne la guida e scelse la via della ripresa realizzandola con tanta “facilità” da lasciare stupefatti gli osservatori occidentali, che sembrano però adesso capirne la pericolosità ai fini della lotta per l’egemonia mondiale.

A questa sottovalutazione ha fatto riscontro una sopravvalutazione nei confronti di Vladimir Putin, personalizzando il problema, considerato “il nuovo dittatore”.

Vladimir Putin è il rappresentante scelto da questa alleanza e non il padrone e presto saranno in grado di accorgersene.

Il  primo capolavoro politico della ” Alleanza” che avrebbe dovuto mettere sull’avviso analisti non decerebrati, fu la grazia concessa al presidente uscente Boris Eltsin ed ai suoi collaboratori a patto che nominasse come delfino il colonnello Putin, un oscuro e disoccupato ex dirigente di mezza costa del servizio di intelligence estera ormai disciolto, che però ha fornito il materiale umano  necessario alla ripresa morale e materiale interna ed estera della Russia.

Così come Hitler fu sorpreso dalla rapidissima conversione dell’esercito sovietico che passò  in pochi giorni da una sequela di sconfitte ad una di vittorie, così gli USA sono stati sorpresi dalla rapidità della trasformazione della Russia da campo libero per le incursioni di finanzieri di ogni risma, a paese dotato di una classe dirigente, forse non numerosa, ma coesa e lucida che per  superare le difficoltà della ripresa, non ha badato a sacrifici ed ha fatto pochissimi errori.

Non che non esistano in Russia ampie sacche di russi non nazionalisti e filo-occidentali, ma finora questi hanno più combattuto per il benessere personale che per determinare le scelte strategiche della Russia.

Gli assalti angloamericani alla Georgia, Armenia, CeceniaMoldova, Ucraina ( mascherati da “allargamento della NATO” e “adesione alla UE” ) dei cui risultati nessuno può essere certo, ha avuto  l’effetto di  stimolare e rendere consapevole la nuova borghesia russa – naturalmente cosmopolita spesso nel senso caricaturale del termine –  che per tramandare il benessere in qualche modo ottenuto alla generazione successiva, deve acquisire peso politico e mirare ad un cambiamento che renda  ” definitive” le conquiste liberali.

In Russia si è ormai creato un sistema bipartitico di fatto con da una parte quelli che chiameremo i “russi-russi” e dall’altra, esemplificando,  i ” russi-americani“.

Mentre le frange politiche marginali vengono trattate senza tanti complimenti, quelle sostanziali e filo USA, ma  ancora non apertamente anti governative,  vengono osservate  ma colpite solo se toccano interessi vitali e strategici, come l’energia o accumulano ricchezze tali da diventare un problema politico. Per la sola penetrazione in Ucraina, Victoria Nuland , sottosegretario agli affari europei ha ammesso pubblicamente di aver investito 5 miliardi di dollari su decine di ONG, gruppi “democratici” e giornalisti d’assalto. La comunicazione americana al meglio delle sue capacità.

La crescita del PIL russo  mantenutasi fino al 2008 a lungo attorno all’8%  ha allargato la base “affluent” filo americana e consumista che può contare su un’ampia base non ancora politicizzata, mentre i “russi-russi”  pagano il prezzo di non saper comunicare adeguatamente: niente pussy riot, niente Femen, niente appoggio della stampa occidentale, ma la presenza solida di migliaia di chiese e milioni di devoti che hanno mantenuto la fede viva per settanta anni benché tutti i sociologi occidentali sostenessero che, dopo la terza generazione di predicazione ateistica, la religione in Russia avrebbe cessato di esistere come fenomeno sociale.

All’esterno, viceversa, si é avuta fino ad oggi,  una maggiore flessibilità operativa dei “russi-russi” forti delle pregresse esperienze nel KGB ed hanno rintuzzato l’aggressione in Georgia contrattaccando decisamente coi carri armati, bloccando la guerra in Cecenia  ( 1992-96) con una serie di forti incentivi economici ( energia e edilizia) alla Turchia ( che alla ripresa della guerra nel 2000 si è defilata) che stanno producendo un effetto potenzialmente  devastante sull’avvenire del fianco sud della NATO.

L’attacco a Siria e Iran è stato fronteggiato con una febbrile attività diplomatica e l’intervento della Chiesa Ortodossa.

Nel Levante gli ortodossi rappresentano la maggioranza relativa dei nove milioni di cristiani ed hanno una importante diaspora nel nord e sud America.

L’esperienza in politica estera ereditata dal KGB ha trovato il suo limite nei settori Finanza e  Comunicazione e questo spiega la reazione  un po’ impacciata e scomposta alla penetrazione occidentale in Ucraina e Moldova giunte in coincidenza della crisi finanziaria che incombe sul mondo intero provocata dal “Quantitative Easing” USA di mille miliardi di dollari in un anno ( 85 miliardi al mese a interessi zero messi in circolo dalla Federal Reserve), inizialmente usati in buona parte per investimenti esteri ed ora in ritirata in vista della sua diminuzione programmata mirante in prospettiva un rialzo dei tassi.

Ritirare quaranta miliardi di dollari dal mercato USA è dura ma fattibile. Ritirarne, in un anno dieci dal Kazakistan o otto dall‘India è devastante.

Nel mondo delle politiche monetarie si chiama “tapering” ossia una manovra destinata a provocare un rialzo dei tassi, riducendo gradatamente la liquidità immessa fino a rischiare l’inflazione allo scopo di creare lavoro.

Sotto questa ondata di ritiri di liquidità, il Kazakistan ha svalutato la propria moneta del 20%, la Russia del 10%, come la Turchia che sta bruciando le sue riserve, l’Ucraina è scesa di parecchio e la sua moneta è ai minimi da quattro anni a questa parte e l’Argentina rischia di non riprendersi. Il Brasile ha dimenticato le sue velleità di benessere e infrastrutture.

Oltre ai paesi direttamente interessati coinvolti nella crisi ucraina,solo la Cina, in virtù delle proprie capacità produttive e istituzionali sembra in grado di assorbire il colpo. Ci stanno lasciando le penne i paesi BRICS ( Brasile, India, Cina e Sud Africa) ed altri ( Argentina , Indonesia, Kazakistan) che avevano  tutti avuto l’ardire di chiedere voce in capitolo nel Fondo Monetario Internazionale,  ed avevano annunziato al G20 la costituzione di un fondo di salvaguardia monetaria comune.

Non hanno fatto in tempo.

FRagilizzati come sono, adesso li attende almeno  un decennio di dure riforme di struttura, tagli alle pensioni , riduzioni degli investimenti per recuperare i margini di manovra di cui credevano di poter disporre a piacimento per insidiare sua maestà il dollaro.

NEL POST DI DOMANI ILLUSTREREMO LA CRONOLOGIA DELLA SFIDA A DUE TRA USA E RUSSIA. Per illustrare a quanto non conoscessero il concetto di “guerra senza limiti” rebloggo il post pubblicato il 23 agosto 2013 che tratta questo tema. Il libro ” La Guerra senza limiti” è stato tradotto in italiano dal generale Mino Mini.

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Commenti

  • donato  Il febbraio 16, 2014 alle 8:11 am

    Il mito di Tukhacevsky è stato creato da Kruscev nel 1956,il maresciallo durante la guerra russo polacca nel 1921 era stato pesantemente sconfitto.Probabilmente le
    purghe indebolirono la capacità di resistenza dell’Armata Rossa ma l’esercito
    francese che non le aveva subite e passava per uno dei più forti del mondo aveva avuto 8 mesi per schierarsi venne liquidato in 2 settimane nel 1940.
    IMHO uno degli elementi che ha favorito l’agressione hitleriana è stata proprio
    la sua irrazionalità,offrendo il patto di non-aggressione col Giappone,preferendo attaccare Kiev e non Mosca,puntando cervelloticamente ad impadronirsi del petrolio caucasico Hitler riusciva a cogliere Stalin e la Stavka
    di sorpesa.
    Quanto all’oggi le manovre valutarie (come la creazione dell’esercito di terroristi
    un Siria) si riveleranno un arma a doppio taglio.Gli ambiziosissimi piani di spesa
    obamiani non permetteranno tagli troppo bruschi all’emissione di denaro.

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    • antoniochedice  Il febbraio 16, 2014 alle 10:27 am

      Su Tuchacevskij informati meglio. Fu sconfitto per ragioni di conflitti politici interni. Delle previsioni che hai fatto finora, non se ne è avverata nessuna.

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  • ettore  Il febbraio 16, 2014 alle 8:21 am

    magnifica analisi. un po’ difficile per quello che riguarda gli aspetti di economia

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    • antoniochedice  Il febbraio 16, 2014 alle 10:32 am

      L’economia é intuitiva: se presti denaro in quantità a zero interessi, molti li prenderanno per fare investimenti remunerativi in paesi emergenti in cui i capitali ottengono buoni margini. Quando questi capitali vengono ritirati, si crea una crisi di liquidità e servono dollari da restituire. Quando vai a comprarli sul mercato, il dollaro sale e la valuta – mettiamo brasiliana – scende.
      La svalutazione ha buoni effetti sul commercio estero, ma non sul resto e non sui salari e pensioni che restano fermi.

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  • Mario Maldini  Il febbraio 16, 2014 alle 10:53 am

    Durante la II Guerra Mondiale, insieme ai porti artici russi ( Murmansk e Arkangel ) gli Alleati rifornirono l’URSS facendo transitare armi e sostegni di ogni tipo dall’iran, diviso per l’occasione in due zone di occupazione, russa nel nord e britannica nel sud. Questo enorme afflussi di beni originò un boom economico
    nell’Impero persiano, consentendo a milioni di persone di transitare dalla pastorizia e agricoltura di sostentamento al settore dei trasporti e servizi.

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    • antoniochedice  Il febbraio 16, 2014 alle 10:58 am

      Giusto, avrei dovuto menzionarlo.

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    • Luigi za  Il febbraio 16, 2014 alle 11:58 am

      La forza sprigionantesi da questa poderosa sinergia tra Forze Armate e Chiesa Ortodossa è stata sempre sottovalutata dagli occidentali, perché una forza che si basa sulla tecnologia come soluzione di ogni problema, non capirà che in ritardo di quali e quante risorse sia capace lo spirito umano quando motivato.</i

      Demartini son queste le frasi che mi fan capire che sto leggendo il blog di una persona di grande spessore.
      Alla vai così sig. Antonio.

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      • antoniochedice  Il febbraio 16, 2014 alle 7:13 PM

        forse voleva dire ” alla via”. In effetti un medico pignolo mi definirebbe quasi obeso.

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  • Giovanni  Il febbraio 17, 2014 alle 3:02 am

    Ottimo articolo, dice cose molto giuste e vere sull’anima russa. In particolare va sottolineata proprio la capacità di resistenza e trasmissione dell’afflato religioso, che dopo decenni di ateismo di Stato e di violenze indicibili ha del meraviglioso

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  • robertobuffagni  Il febbraio 17, 2014 alle 6:56 PM

    Grazie della bella analisi, che collima con il pensiero di un grande (secondo me il più grande) teorico dell’arte militare americano del secolo scorso, il colonnello dell’aviazione John Boyd, che elencando i fattori strategici decisivi metteva al primo posto gli uomini, al secondo le idee, al terzo il materiale. Boyd fu un geniale interprete e commentatore di Sun Tzu, che aveva conosciuto combattendo in Vietnam. Come si può desumere dal grado che raggiunse, non andò a genio all’establishment USA. Qui un articolo su di lui a cura del suo principale allievo e continuatore, William S. Lind: http://www.theamericanconservative.com/articles/john-boyds-art-of-war/

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