ERDOGAN ABILE TRA USA E RUSSIA MENTRE GLI OPPOSITORI SI COALIZZANO
La notizia, soffocata dalle notizie allarmistiche di questi giorni é passata quasi inosservata, ma é di portata mediterranea, atlantica e istituzionale ad un tempo: sei partiti si sono coalizzati in una sorta di CLN contro Tajip Erdogan, ma presentandosi con un programma comune: far ritornare la Turchia ai bei tempi della instabilità, ossia alla Repubblica Parlamentare

Nella foto:da sinistra il CHP ( partito repubblicano del popolo, kemalista e socialdemocratico, già vittorioso alle elezioni municipali di Istanbul, Ankara e Smirne); il buon partito ( IYI parti, destra nazionalista); il partito della felicità ( Saadet, Conservatore); il partito Democratico ( DP centro destra); il partito democrazia e progresso ( Deva); e il partito dell’avvenire. Sono tutti già rappresentati in Parlamento.
Niente più predominio ventennale e turbolento di un presidente eletto dal popolo, ma una sapiente alternanza tra i caporioni che vedete. Dal canto suo Erdogan continua nella sua politica populista e nella disinvoltura diplomatica che lo fa desiderare da russi e americani, con la variante che ha fatto ricorso al vecchio sistema ottomano di incondizionata ammirazione per la Gran Bretagna invece che all’alleanza con la Germania che era il cavallo di battaglia dei giovani turchi. Pessimi rapporti con i tedeschi, freddi con il governo Biden, Ottimi con Johnson che fa da consigliere e sussurra alle orecchie degli americani calmandone le isterie.
L’Unione Europea, non pervenuta, ma continua a sborsare tre miliardi annui per i profughi siriani e tacere sul resto: la zona di interesse economico esclusivo di Cipro, i curdi, La Libia e il Katar. Eppure, cattivo rapporti coi tedeschi a parte, l’Italia ha ottimi rapporti commerciali e in Francia ferve il dibattito se ammettere i turchi in Europa – dove i turchi posero piede nel 1300 ( a Gallipoli)- oppure mantenere una idea medioevale del Sultanato. Solo in Francia si sono posti il problema come vedete dalla foto allegata.

Nella foto: ecco tre titoli di libri francesi dedicati al problema turco: ammettere o no, la Turchia in Europa? Michel Rocard, già ministro socialista é favorevole; in ” lettera ai turco-scettici, una serie di intellettuali turchi spiegano il punto di vista dei filo europei e la UE ha pubblicato un documento con una serie di dati in materia. Chi trova un opuscolo in italiano su questo vitale argomento, vince una bambolina di peluche.
Al posizionamento amichevole verso la nuova Inghilterra di Boris Johnson, il presidente turco ha aggiunto un pizzico di kemalismo pragmatico: Ataturk, creò un partito comunista tutto suo, annegò nel mar nero il vecchio rappresentante del Comintern e specie agli inizi fu appoggiato da Cicerin il primo ministro degli Esteri dell’URSS col quale Mustafa Kemal flirtò, ottenendone oro e armi e appoggio politico in funzione antinglese. Adesso i litigi, sempre più flebili, li fa con Biden pur ascoltando i consigli britannici in materia.
Coi russi, flemma e sorrisi assieme a una benaccetta proposta di mediazione nella vicenda ucraina, the e simpatia anche agli ucraini e si gode il suo nuovo status di potenza regionale, invano inseguito da Israele che offre anche lui i suoi buoni uffici. Ma Bennet é un parvenu, mentre lui e Vladimir Putin sono grandi amici e hanno più di un avversario in comune: hanno amici ( Iran, Pakistan, Cina, Indonesia…).