Archivi Categorie: roma

SAN LORENZO, IO LO SO PERCHE’ TANTO DI STELLE ARDE E CADE…

UN INEDITO SU MIO PADRE SCRITTO DAL GEN. NANI GIA’ COMTE DELLA REGIONE NORD EST

Il Generale di corpo d’armata Antonio Nani era già in pensione da qualche anno. Aveva lasciato il servizio come “Comandante designato della III Armata” ossia come comandante in pectore del fronte orientale in caso di guerra.

Io avevo lasciato il servizio da un bel pezzo. Ma quando mi mandò a chiamare mi presentai immediatamente. Aveva fatto la Spagna come capo dell'”ufficio I” ( acquisendo tra l’altro i piani del centuron de hierro de Bilbao) e concluso la mondiale come capo di stato maggiore di Rommel nella ritirata di Libia. Gli dobbiamo la nostra ultima vittoria africana della battaglia del passo Kasserine.

” Conosciamo entrambi la taccagneria dell’amministrazione della Difesa. Mi hanno assegnato un accompagnatore. Segno che ho poco tempo da vivere. Voglio dedicarlo a scrivere di tuo padre che é un eroe sconosciuto. Portami il suo stato di servizio, i dati anagrafici. Insomma quanto necessario per non sbagliare date e decorazioni.”

Glielo portai più presto che potei.

Dopo una settimana, mi richiamò. ” ho sopravvalutato la mia capacità di affrontare la fine. ” Mi restituì le carte assieme ad alcuni scritti tracciati con grafia incerta sul retro di fogli intestati alla Associazione Nazionale Volontari di Guerra di cui era presidente. Morì forse dieci giorni dopo.

Ho ritrovato i fogli il mese scorso mentre a casa mi leccavo le ferite dell’ennesimo malanno, scartabellando appunti polverosi.

Li ho mandati al figlio Alberto, in Francia, conosciuto di recente via internet, e li pubblico qui per ricordare- come ogni anno- il 10 agosto, giorno in cui mio padre Francesco vide la luce. In famiglia abbiamo sempre preferito ricordare le nascite, non le date di morte. Lascerò i puntini di sospensione se non dovessi riuscire a decifrare qualche parola, ma preferisco che a parlare di mio padre sia un altro. Uno del mestiere.

” RICORDO DEL GENERALE FRANCESCO DE MARTINI. L’AVVENTUROSA VITA DI UN EROE.

” Nell’Agosto 1954, appena tornato dalla Somalia – dove per oltre due anni avevo comandato quelle FFAA, nell’amministrazione fiduciaria di quel territorio per conto nell’O.N.U.- fui chiamato dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito il quale mi ordinò di andare ad assumere il comando dell’82 Reggimento di fanteria, che stava per rientrare a Trieste, fino ad allora occupata da Inglesi ed Americani, dopo il martirio sofferto dalle truppe partigiane di Tito.

Mi disse che il Reggimento era, per forza e uomini e armamento, “sul piede di guerra”; che la situazione era oltremodo delicata e difficile per l’ostilità politica della Jugoslavia; che il Reggimento doveva essere amalgamato perché recentemente formato con varie compagnie organiche provenienti da altri reggimenti; e via dicendo.

Mentre mi avvicinavo alla porta mi richiamò aggiunse: darò il comando di un battaglione ad un tenente colonnello che, mi hanno detto, obbedisce solo a lei. ” solo a me? Chiesi stupito: “Chi é ?” ” il tenente colonnello Francesco De Martini”.

Risposi immediatamente: ” No, credo non ubbidisca nemmeno a me!”

Tornato a casa, lo chiamai. Venne. Ci eravamo sempre dati del tu. Mi dette subito del lei; modo che, verso di me, conservò per il resto della sua straordinaria vita.

Come ci eravamo conosciuti?Nel 1946. Ero un maggiore e dirigevo nel SIM, poi SIFAR, la importante sezione ” ZURETTI” ( oggi l’analogo ufficio é diretto da un generale di brigata) che doveva tenere la situazione politica in tutto il………con un particolare riguardo per i territori della Eritrea, Somalia e Libia per i quali De Gasperi voleva ottenere un mandato venticinquennale; come poi ottenemmo per la Somalia, ma soltanto per il decennio 1950-1960.

Sforza invece, Ministro degli Esteri rinunciatario, voleva immediatamente restituire a libertà. Allora fu affidato, quasi clandestinamente ( il corsivo scritto ma depennato dall’autore ndr) fu affidato allo Stato Maggiore dell’Esercito il compito di preparare quelle popolazioni per un eventuale referendum, ad optare per un affidamento all’Italia.

Poi le cose andarono invece come sappiamo, con i risultati che vediamo, disastrosi per quella povera gente.

Dovetti cercare tre personalità locali filo italiane e cercare l’appoggio del mondo arab, già allora in fermento, per un’azione da svolgere in quel senso. Un’ efficace sezione….. mi forniva ottimi – alcuni anche autorevoli – informatori e stavo cercando nostri ufficiali o sottufficiali pratici di quelle zone, per intensificare l’azione informativa ed – eventualmente- operativa.

Ad un certo punto, mi venne assegnato un tenente- Francesco De Martini- che , mi fu detto, parlava arabo e francese meglio dell’italiano e bene l’inglese. Si presentò a me e gli assegnai un ufficio con un sottufficiale pratico di cose arabe ed uno delle nostre ex colonie. Qualche ora dopo lo mandai a chiamare per esaminarlo ed affidargli gli specifici compiti. Se ne era andato, lasciando un numero telefonico dove avrei dovuto chiamarlo se avessi avuto bisogno di lui, giacché lui ” in ufficio non ci poteva stare.” Lo chiamai, più incuriosito che indignato. Mi fece un discorso press’a poco così: ” Sono assai pratico di cose del Vicino Oriente ed africane, sono già invitato nelle ambasciate e legazioni di molti paesi e sono legato da amicizia con loro personalità. Lei mi dica che vuole da me. Lo farò puntualmente e molto più efficacemente di ogni altro, ma non mi chiuda in ufficio. In ufficio ci lasci un sottufficiale al quale detterò poi alla meglio i miei rapporti. Che sappia scrivere in buon italiano giacché io non ho bella forma di scriverlo.”

Dopo aver parlato col mio capo, ( Lanfaloni ndr) feci come mi aveva pregato di fare. I risultati furono ottimi: più di una volta fui chiamato dal Capo di Stato Maggiore e al Ministero degli Esteri( dall’allora sottosegretario Brusasca) per l’annunzio di prossimi avvenimenti straordinari in quel paesi , ai quali era difficile dar credito, che de Martini preannunziava in ogni dettaglio. Tutti superando ogni …… in credibilità degli esperti si erano poi puntualmente avverati.

Intanto , nel giro di pochi mesi, per anzianità e per merito di guerra, de Martini diveniva maggiore e gli era conferita la medaglia d’oro al valor militare.

Difficilmente lo portavo dal Capo Servizio e mai negli uffici del Ministero degli Esteri o della Difesa interessati, perché si non ammetteva critiche o obiezioni a ciò che diceva e si esprimeva in merito con sincerità almeno sconcertante.

Diventammo amici, finché restai al SIFAR – che allora era diretto soltanto da un colonnello ed era costituito da persone fuori da ogni servitù politica e di specchiata onestà e preziosissimi collaboratori.

Oggi che Egli ci ha lasciato, ricordando racconti episodici o riferiti da lui ed alcuni documenti che mi sono procurato sulla sua vita tento di ricordarne i momenti salienti.”

Qui finiscono gli appunti, quando me li diede, il generale aggiunse un paio di aneddoti a voce. Forse val la pena di aggiungerne uno qui. Il primo giorno che incontrò questo strano tenente, lo rimproverò per l’uniforme un pò sciatta ( era l’uniforme da tenente medico presa a prestito dal fratello Umberto, reduce dalla Russia ndr). Poi dopo poco ebbe la sorpresa di vederlo con una uniforme fiammante da capitano. dopo poco ancora, da maggiore. Divennero, per un periodo, pari grado e amici.

NOVITA’ NEL LEVANTE: E’ TORNATA LA QUESTIONE D’ORIENTE CHE DURA DA OLTRE DUE SECOLI. di Antonio de Martini ( prima parte, da Mehmet il conquistatore al 1980.)

 UN PO DI STORIA PER COMINCIARE

L’imperatore Teodosio– uno psicolabile plagiato dal  nordafricano vescovo  Ambrogio – divise l’impero tra i due figli. La parte occidentale, con Roma capitale, durò poco e perì ingloriosamente scambiata per una gallina, mentre la parte orientale resse altri mille anni ( 1453) grazie al suo buongoverno, l’organizzazione ferrea, la superiorità navale e una accorta politica estera. Si rovinò per eccesso di teologia e caccia alle eresie dei sudditi che finirono per preferire il dominio arabo che consentiva libertà religiosa a Cristiani ed Ebrei.

Continua a leggere

CAPORETTO OPPURE L’8 SETTEMBRE. CHI CI HA PIÙ COPERTI DI INFAMIA ? BADOGLIO E L’ANSA. di Antonio de Martini

Ho resistito.

Mi ero ripromesso di lasciar passare sia la data dell’8 settembre che quella del 24 ottobre senza commentare questi due avvenimenti che puntualmente scatenano la cupidigia di servilismo di moltitudini di scrivani che si improvvisano strateghi e si tolgono la soddisfazione di insultare gente che ha negato una croce di guerra al nonno o più probabilmente lo ha fatto fucilare per diserzione. Piccoli uomini che regolano i conti coi morti che i loro padri non seppero affrontare da vivi. Continua a leggere

CAPORETTO: LA VERITA’ E’ IN RITARDO MA AFFIORERA’ INTERA PER IL CENTENARIO. di Antonio de Martini

Oggettivamente è un evento: Per la prima volta in anni di presenza nel mondo dei media, un organo di stampa tradizionale ” LA STAMPA” cita un mio lavoro. Scrivendo dei luoghi comuni che alterano la verità sulla prima guerra mondiale, il giornalista ANDREA CIONCI  cita una intervista video che ho fatto al colonnello Continua a leggere

ERDOGAN, KIM, DUTERTE, I PRIMI SCHIAFFI AL MITO AMERICANO. PERCHE? di Antonio de Martini

Il lento processo di isolamento cui la politica estera degli USA sta sottoponendo il paese, non è iniziato con Donald Trump, ma la sua elezione è la logica conseguenza e il proseguimento di una scivolata destinata a provocarne lo sfaldamento progressivo.

La dirigenza americana sembra non essersi resa conto della differenza tra l’ isolazionismo del XIX secolo ( voluto e richiamabile) e isolamento del XXI secolo ( subìto e di difficile richiamabilità).

Gli elementi che hanno a mio avviso contribuito a rendere invisi gli Stati Uniti in questa fase di ” pace calda” rispetto al capitale di popolarità che avevano accumulato durante la guerra mondiale e la “guerra fredda” da cui erano usciti vittoriosi, sono, non limitativamente: Continua a leggere

ITALIA: ORGANIZZAZIONE ANTITERRORISMO E SICUREZZA DEI CITTADINI. SIAMO PRONTI? di Antonio de Martini

Madrid Parigi e Londra sono state colpite dal terrorismo estremista e islamista, i rapporti delle polizie e delle magistrature di questi paesi hanno potuto essere consultati anche da non addetti ai lavori e potrebbe essere utile dare una occhiata a quanto predisposto in Italia anche se resto del parere che il nostro paese sia al riparo da questi tentativi di intimidazione armata e ci resterà fintanto che non assumerà un atteggiamento tracotante e predatorio come gli altri paesi NATO colpiti. Continua a leggere

IL DEBITO GRECO VIENE IN EUROPA. PRIME SCINTILLE. MARTEDÌ TSIPRAS A ROMA. di Antonio de Martini

La prossima settimana il nuovo premier Alexis Tsipras visiterà nell’ordine Nicosia ( lunedì), Roma( martedì) Parigi ( mercoledì) e Bruxelles uscendo per la prima volta dall’alone di eroe vittorioso con cui il suo partito lo ha santificato e vedremo che panni veste in realtà.
Le avvisaglie sono state all’altezza delle attese. Continua a leggere

L’ITALIA E IL TERRORISMO MEDIORIENTALE. QUALI RISCHI CORRIAMO E PERCHE’. di Antonio de Martini

Tempestivo l’intervento della polizia belga che ha debellato una banda che stava per colpire. Un autentico peccato che ci siano sempre morti o fuggiaschi che impediscono di portare a fondo interrogatori suscettibili di individuare i mandanti.

Come è noto, i mandanti possono essere diversi da quelli cui intuitivamente va il pensiero della pubblica opinione e/o degli analisti-

A riprova, possiamo citare un fatto recente: l’ex senatore democratico USA, Bob Graham, ha organizzato una conferenza stampa assieme a due deputati in carica,  il repubblicano Walter Jones e il democratico Stephen Lynch e la co-presidente dell’associazione delle vittime dell’attacco alle due torri ( vittime e sopravvissuti) Terry Strada.

All’epoca dell’attacco alle due torri, Graham era presidente della commissione intelligence del Senato.e co-presidente della commissione di indagne conoscitiva della commissione stessa sul luttuoso evento. George Bush jr segretò 28 pagine della commissione d’inchiesta sull’11 settembre. All’epoca, Joe Biden, Hillary Clinton e John Kerry chiesero invano  di togliere il segreto per mettere in imbarazzo l’amministrazione repubblicana e adesso Graham, con un comitato bipartisan, chiede che le pagine vengano desegretate, forse perché la campagna elettorale si avvicina a grandi passi e si vuole imbarazzare Jeb Bush ( anche Graham è ex governatore della Florida).la cui famiglia è da anni in affari coi Ben Laden.

Il segreto posto dall’allora presidente verterebbe sul fatto ,  già raccontato da ” il corriere della collera”,( non sapevo fosse segreto)   che la moglie dell’ ambasciatore saudita ( principe Bandar bin Sultan ” Bush”)  avrebbe finanziato uno degli attentatori delle due torri, nel quadro delle attività di beneficenza che ogni musulmano è tenuto a fare annualmente. Apparentemente nulla di illegale, ma probabilmente si ritenne che non si dovesse coinvolgere la famiglia reale saudita. Bandar Bush fu spedito in Egitto in esilio per un periodo per poi approdare alla direzione dei servizi segreti.

Come si puo vedere da questo episodio, i mandanti di un attentato possono cambiare col variare delle situazioni politiche.

Veniamo a noi.. Può l’Italia essere obiettivo di un attacco di estremisti musulmani arabi?  Ritengo di no.

1) Fin dal tempo delle crociate, gli italiani ebbero fama di gente con cui potersi “arrangiare” I primi riscatti vennero alla luce ai tempi di Saladino ( in un momento di calma pubblicherò un testo sull’argomento), l’ultimo riscatto è di ieri. Non si colpisce la gallina dalle uova d’oro, nemmeno se ogni tanto un uovo giunge a destinazione già succhiato.

2) E’ un fatto incontrovertibile che il piano di pace della U..E. ancora formalmente non smentito, fu approvato al vertice U.E. di Venezia in cui Aldo Moro diede scacco a Margaret Tatcher che si trovò isolata. Il piano prevede il riconoscimento dello Stato Palestinese e la restituzione dei territori conquistati da Israele nella guerra del 1967. I palestinesi stipularono in cambio una tregua che escludeva ogni azione militare sul territorio italiano e hanno mantenuto la parola. ( leggasi ” viaggio segreto di Nemer Hammad  ambasciatore di Arafat in Italia”. autore Alberto La Volpe, edito da Editori Riuniti  2002).

3) Ci furono due eccezioni: un attacco alla Sinagoga di Roma  nel giorno del Sukkot che causò la morte del piccolo Stefano Tasché ( due anni) e il ferimento di 37 persone a cura della banda di Abu Nidal, una gang che in odio a Arafat delinqueva al servizio miglior offerente.                                    Il secondo attacco, sempre con lo stesso protagonista, fu fatto all’aeroporto di Fiumicino. I nostri furono avvisati dai servizi segreti algerini, sempre leali e ben informati. Per non allertare i terroristi, si decise di non sostituire le sentinelle con tiratori scelti. La conseguenza furono due morti di troppo. L’Italia tenne i nervi saldi e non ruppe gli accordi come auspicato da alcuni. La pace dura da oltre un trentennio, fu causa dello scontro tra Craxi e gli USA. Gli ufficiali del ” servizio” che se ne occuparono vennero insidiati più volte.

Se Moro fu vittima di una ritorsione, la pista da seguire è questa, non altre. Ci fu anche un tentativo di scacciare dal servizio  il colonnello  Stefano Giovannone  ( capocentro a  Beirut)  a cura del comandante dell’ufficio UCSI (poi trovato nell’elenco P2) che rilasciava i Nulla Osta di segretezza NATO, ma l’iniziativa non andò in porto a causa della ferma opposizione dell’ufficiale officiato alla bisogna ( ex capo centro Medio Oriente) che rifiutò sdegnosamente un accordo personalmente  molto vantaggioso.

L’altro ufficiale responsabile dell’accordo, il colonnello Armando Sportelli, fu eliminato dal grande gioco grazie a un provvidenziale avviso di garanzia emesso dal giudice Carlo Mastelloni ( fratello di un teatrante, emise un mandato di cattura contro Arafat e espresse il desiderio di incontrare  la cantante Mina, ma non si spinse fino al mandato di comparizione…) di Venezia che aprì una inchiesta per la scomparsa dei “giornalisti” Toni e De Palo in Libano. L’ufficiale si dimise per non portar pregiudizio al servizio. L’inchiesta durò sette anni e si concluse con un nulla di fatto. Negli anni successivi, si provvide a mutare il DNA del servizio segreto, annacquandolo con la dipendenza dal Ministero dell’interno e con l’immissione di civili raccomandati  ( spesso figli di giornalisti e magistrati) e guardie di Finanza ( gestione Pollari). L’operazione smilitarizzazione dei servizi ebbe il beneplacito degli USA e fu coordinata con l’on Minniti, braccio destro dell’atuale candidato  silente alla Presidenza, Massimo D’Alema. 

4) L’Arabia Saudita ottenne ,dal premier  Giulio Andreotti, la sospirata autorizzazione a costruire una Moschea a Roma in cui ha investito oltre sessanta milioni di dollari in località viciniore alla sede della Brigata Corazzata dei carabinieri di Roma ( Monte Antenne). E’ la più grande d’Europa. Un gioiello d’architettura ( Portoghesi) e di artigianato ceramico marocchino. Non fu chiesta la reciprocità con la Mecca, dato che in quella città non ci sono cristiani e la Santa Sede acconsentì e non fece richiesta di ottenere una costruzione che sarebbe rimasta vuota.

5) Gli arabi sono stati sempre trattati discretamente bene dagli italiani che hanno avuto molte più ragioni di scontro con gli albanesi o i romeni o i latino americani ( specie ecuadoregni).

6) Se proprio dovessero progettare un attentato, questo verrebbe portato a termine nel Nord Italia ( tra Padova e Brescia)  e non a sud di Firenze, dove gli arabi sentono di essere di casa.  Altri mandanti potrebbero ricorrere a Pakistani o di altre etnie con minoranze islamiche ( es Filippini di Mindanao). Ho incontrato un arabo a Brescia che, pur non lamentando alcun cattivo trattamento  in loco ( casomai notava fredda correttezza di rapporti interpersonali) ricordava i suoi anni a Frosinone come il periodo migliore della sua vita e non ha mai menzionato l’Egitto natio.  si è trasferito a nord per ragioni economiche e si sente solo come un calabrese a Gallarate.

Ovviamente ci sono elementi di rilevanza penale in molti comportamenti individuali, ma la maggior partedei carcerati stranieri sono tunisini accusati di vendere Hashish e casomai litigano per il controllo dei giardinetti.

7) L’esperienza con le Brigate rosse  (e quella più recente con l’area antagonista) ha inoltre contribuito non poco a rendere anche il grosso delle nostre forze dell’ordine più ricettive e  avvertite circa la capacità di sorveglianza di persone dall’aria sospetta, la verifica degli affitti e il censimento delle località abbandonate e dei varchi di frontiera.  anche in tema di penetrazione nelle comunità gli italiani sono favoriti dalla somatica e dalla esperienza.

L’ultima esperienza francese in materia di terrorismo fu la guerra contro l’OAS e la fecero con i corpi paralleli del tenebroso Foccart tenendo indenne la polizia che , come abbiamo visto, attraversa oggi  una crisi profonda. L’esperienza inglese si limita all’Irlanda e quella americana  si concentra sulla tecnologia. Sanno, fotografano e intercettano tutto, ma non è detto che siano in grado di capire la mentalità, le iperboli tipiche della lingua e provvedere in tempo.  E’ il problema di chi si affida unicamente a Big Data, invece che all’intelligenza culturale.

8) i soli rischi che corriamo consistono nei rapimenti, su cui i nostri servizi ( e quelli francesi) fanno volentieri la cresta. Specie da quando questi riscatti  rappresentano le uniche fonti di approvvigionamento sicure per gruppi di banditi e di ribelli politici che vedono progressivamente ridotte dalle ricerche USA le donazioni di denaro a fini benefici attuate dalle pie donne a nome dei mariti.

.

CORRUZIONE A ROMA: “CONTRORDINE COMPAGNI: SIAMO CORRETTI E NON CORROTTI.” PAROLA SUA, NON DEL MAGISTRATO. di Antonio de Martini

Pochi anche tra i piu anziani ricorderanno “Candido” di Guareschi. Era una boccata d’aria fresca, di umorismo e correttezza giornalistica Poi il suo ricordo venne storpiato dai remake di patetici imitatori senza fantasia.

Amavo con entusiasmo adolescenziale,  soprattutto la rubrica che presentava due versioni opposte e faziose dello stesso fatto, un colonnino  firmato Cesare e l’altro Spartaco, in cui questo grande artigiano della comunicazione dava il meglio di se.

Adoravo anche  la vignetta ” Contrordine compagni” in cui un messaggero accorreva a portare il contrordine del momento ai militanti in lotta. Ricordo in particolare una vignetta.  Alcuni uomini sul greto dell’Arno si picconavano i genitali, mentre giungeva trafelato il messaggero che gridava, “contrordine, il capo ha detto scaglionatevi lungo il fiume!” ( il neretto è mio). Continua a leggere

LE TRE IPOTESI DEL PREFETTO GIUSEPPE PECORARO SU COSA FARE A ROMA CONTRO LA CORRUZIONE POLITICA

Dopo aver detto che non gli risultava nulla ( il prefetto è la massima autorità antimafia) dopo che i giornali hanno pubblicato la notizia che il Prefetto aveva ricevuto il pregiudicato Carminati in ufficio per presentare i progetti della 29 giugno, finalmente il prefetto di Roma dice qualcosa che fa pensare all’esistenza di un residuo di materia grigia.
” Esistono tre ipotesi: accedere alle carte, sciogliere il consiglio comunale, non far nulla in sovrapposizione con la magistratura. ( quindi aspettare un paio di anni).

Continua a leggere