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LA SIRIA, LA TURCHIA, I CURDI, ISRAELE, IL LIBANO, L’IRAN. TANTE VITTIME CON UN PASSATO COMUNE E UN FUTURO INCERTO. di Antonio de Martini

Stiamo veleggiando verso il settimo anno di guerra in Siria e verso il settimo anno in cui avevo avvertito che attaccare la Siria voleva dire aprire il vaso di Pandora e affrontare una delle più tenaci fanterie del mondo. Adesso va detto – lo davo per scontato – che il vaso di Pandora non ha fondo e gli USA, più ci entrano, più affondano.

Metà della popolazione Siriana ha dovuto emigrare e,  per il momento, solo centomila sono rientrati in Patria, ma il paese ha retto all’impatto della coalizione più ricca e potente del mondo, e da un mosaico di comunità, è nata una Nazione coesa che vuole sopravvivere. Continua a leggere

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ARABIA SAUDITA , LA GUERRA E LA CATASTROFE UMANITARIA IN YEMEN, L’HEZBOLLAH, L’IRAN E GLI ALTRI DOLORI DEL GIOVANE MOHAMMED E DEL VECCHIO DONALD di Antonio de Martini

La situazione si è ingarbuliata e la vecchia ” Questione d’Oriente” sembra ormai un esercizio per bambini.  In questo video , a seguito di una intervista de ” La Finanza sul web” ho cercato di presentare le interconnessioni fra i problemi dell’area.

Per risolverli, bisogna partire dal conflitto israelo-palestinese da cui scaturiscono tutti gli altri.  Dura 17 minuti. Buona visione.

 

Questo video è uno dei tre rilasciati in questi giorni e va visto assieme agli altri ( vedi ITALIA e il MONDO di Giuseppe Germinario)  per avere un panorama integrale della situazione nel Levante.

LA CRISI LIBANESE SARA’ LA TOMBA DELLA DINASTIA SAUDITA? IN OGNI CASO E’ UN ALTRO SCHIAFFO AGLI USA. di Antonio de Martini

Immaginatevi che il Primo ministro Paolo Gentiloni vada in America,  all’arrivo invece del benvenuto di prammatica si veda sequestrato il telefonino, venga catapultato davanti a una telecamera a leggere una lettera di dimissioni e a chi lo contattasse per sapere quando torna in Italia, risponda ” a Dio piacendo” e avrete la fotografia di quel che è accaduto tra Libano e Arabia Saudita in questi giorni.

La motivazione del perché avviene è più complessa e andrebbe spiegata con la psicoanalisi prima che con l’analisi politica. Proviamo a dipanare questa intricata matassa di lana di cammello. Continua a leggere

COSA SUCCEDERA’ COL NUOVO ASSETTO SAUDITA? DIPENDERA’ DALLA SOLUZIONE DEL PROBLEMA PALESTINESE. di Antonio de Martini

Tre teocrazie classiche  si interessano degli avvenimenti del Levante e tra queste, la più debole è la casa reale saudita che dispone di immense ricchezze , è la custode dei luoghi santi della religione mussulmana che esercita influenza  su un miliardo e trecento milioni di mussulmani.

Evidentemente non gode di divino afflato perché da un certo numero di anni a questa parte non ne sta azzeccando una e credo  che le fortune della giovane  ( dal 1927) dinastia siano ormai agli sgoccioli.

L’altra teocrazia è quella concorrente rappresentata dall’Iran Sciita e Persiano che è in sorprendente rimonta da quando pochi mesi fa ha mostrato solidità istituzionale cambiando, senza scosse, regime , dotandosi di un nuovo Presidente Hassan Rouhani appoggiato dall’Ayatollah Ali Khamenei che rappresenta la continuità religiosa e statuale con grande  compostezza ed è il leader morale  di 200 milioni di sciiti nel mondo: il nuovo governo ha aperto all’Occidente e ha intavolato trattative che possono allentare le tensioni internazionali in quasi tutte le aree a rischio del pianeta e sta dimostrando di non essere interessato alle armi nucleari.

Non così l’Arabia Saudita. Continua a leggere

GUERRA DI SIRIA: ERRORI ED OMISSIONI. GLI ULTIMI FUOCHI PRIMA DEL GRANDE BUSINESS. di Antonio de Martini

All’indomani della prima Guerra Mondiale, anche un bambino di dieci anni avrebbe capito che imporre condizioni di pace troppo onerose alla Germania avrebbe provocato a breve una nuova guerra.

Il solo che sembrò capirlo veramente fu John Maynard Keynes ( l’inventore della macroeconomia) che si dimise dalla delegazione inglese in polemica con le decisioni draconiane prese contro i tedeschi e consegnò i suoi pensieri, nel dicembre 1919, ad un pamphlet dal titolo provocatorio ” Le conseguenze economiche della pace” tradotto e pubblicato in Italia da Adelphi.( reperibile).

Egli illustrò la concatenazione di scelte suicide e ipocrite che portarono, appena venti anni dopo, al bagno di sangue più copioso della storia dell’uomo.
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LA BATTAGLIA DI SIRIA  E QUELLA DI SANREMO SI ASSOMIGLIANO. NON FINIRANNO MAI.  di ANTONIO de Martini

Quando una corazzata della comunicazione decide di imporre un argomento all’ordine del giorno, sottrarsi è illusorio, ma sarebbe salutare .

Zbigniew Brezinsky, indimenticato consigliere del presidente Carter ( normalizzazione con la Cina, trattato SALT II), fu l’ultimo politologo americano a dire una verità sociologica:” l’America è una potenza egemone nel mondo perché produce l’86% delle comunicazioni mondiali “. I suoi successori preferirono approfittarne anziché investire sulla fiducia.

La RAI in Italia ha lo stesso impatto.

Impone il festival di Sanremo a inizio d’anno trattando l’argomento anche nelle rubriche di medicina o nel meteo ogni giorno. Diffonde polemiche e polemichette miranti a far parlare dell’argomento: ha scoperto che  essere a favore o contro non ha nessuna importanza. Lo avevano scoperto gli inglesi già un paio di secoli fa  e ormai è diventato un ” cultural heritage” ( il paese con meno giacimenti culturali al mondo fornisce l’idioma! È come se il linguaggio  della musica  classica e d’opera, invece d’essere italiano fosse in urdu) .

Più se ne parla male, più si fa il loro gioco, dando l’illusione di vivere in regime di libertà, mentre il fulcro consiste nel decidere di cosa si parla, non di quel che si dice.               Questa è oggi l’essenza del potere che ha svuotato di  ogni contenuto il concetto di democrazia.

Se leggiamo il New York Times o se parliamo dei loro argomenti, hanno già vinto.

Se invece parliamo dei nostri temi politici, culturali ed economici, li sconfiggiamo.  Bisogna boicottarli ignorandoli.

Dett questo, ecco rivelato il segreto della vittoria di Bashar el Assad.  Non ha mai parlato con loro da quando ha affrontato il calvario siriano e , incredibile per gli italiani, la popolazione lo ha seguito a mano a mano che si è resa conto della disinvoltura etica e politica dei ” Campioni della liberta”

Aleppo , che mai era stata abbandonata, viene ad essere ripresa nella zona che i ribelli avevano occupato di sorpresa a colpi di autocarri carichi di esplosivi, equivalenti a Bombe da trenta tonnellate. Dopo cinque anni di saggia guerra da poveri, i siriani battono i mercenari USA e i loro caudatari.

Le minacce di intervento dell’Arabia saudita sono ridicole, geograficamente insensate e politicamente grottesche: nello scontro nel nord Yemen contro la tribu Houti, l’Arabia saudita ha manifestamente avuto la peggio. Sobbarcarsi un conflitto con uno stato organizzato, per fiaccato che sia, sarebbe un suicidio per questa accolita di beduini parvenus.  La sola forza militare araba in grado di essere un game changer, è l’Egitto e questo, ad onta delle pressioni mondiali sorte con la vicenda del morto italiano, non ha ceduto.  Non interviene. Idem la Giordania e gli emirati.

La Turchia ha ripetutamente affermato che sarebbe entrata in una fase di guerra calda solo dopo le boots on the ground degli USA.

Il governo americano non se la sente di fare una guerra contro un paese che ha mostrato di avere un esercito coeso, alleati leali e crediti illimitati per sostenere lo sforzo bellico. L’esercito USA ha un 40% di reduci che hanno chiesto di vedersi riconosciuta l’invalidità , una percentuale di suicidi da Guinness dei primati e un segretario alla Difesa più interessato agli appalti – di cui è un vero esperto- piuttosto che alla strategia.

Se credevano di avere di fronte un altro  Manuel Noriega e un altro Panama, hanno avuto ampiamente modo di ricredersi.                                                                                                               La Francia e l’Inghilterra hanno morso la polvere a casa loro – paradossalmente per mano dei loro alleati dell’ISIS-Daesch  – e non sono ansiose di scendere in campo.                          La Germania, segnale pessimo tra tutti, tace disapprovando implicitamente e guarda a est con ansia crescente.

 Laurent Fabius, dopo il ruolo di suocera di Rouhani, ha abdicato e lasciato il Quai d’Orsay per dare spazio al mega contratto di 108 Airbus  che può decidere delle sorti di una generazione di francesi.                                                                                                                      L’Italia è alle prese con il sogno di amore di  Nicki Vendola che frigge al Senato in attesa di indossare il sospirato velo nunziale. .

Sul piano della comunicazione invece, gli USA sembrano vittoriosi, l’accordo di Monaco, una cosa seria e John Kerry un diplomatico di alto bordo.

In realtà ha già annunziato più volte la fine del conflitto nei termini da lui desiderache fare? Smettere di leggere i media fino a che questi non impareranno a leggere i fatti invece delle veline del Dipartimento di Stato USA.

La Brookings, 30.000 analisti USA pagati da questa poderosa istituzione,  ha prodotto sei documenti con ipotesi di controllo della situazione in Siria e nei dintorni con ragionamenti che sarebbero da barzelletta se non trattassero di guerra e morti.

Non hanno tenuto conto nemmeno ipoteticamente di ritirarsi in buon ordine fino a che sono in tempo. Vanno incontro alla fine come Crasso contro i parti. Per avidità e faranno la stessa fine.

Se oseranno – e non oseranno – scendere in campo anche attraverso qualche stato vassallo la guerra diventerà endemica, ma non potranno ne vincerla e  nemmeno combatterla all’arma bianca come avverrà.                                                                                                                       Hanno orrore del sangue. Il loro.

 

 

 

 

 

 

TEHERAN- RYAD . LE TAPPE DI UNA SALDA INIMICIZIA di Antonio de Martini

L’Iran era un impero quando l’Arabia Saudita non esisteva e l’Arabia Saudita è diventata potente quando l’Iran era nel frigorifero creato dagli USA, sicché l’inimicizia non è di lunga data anche se ha un antefatto storico gustoso.

Quando Maometto, dopo aver sottomesso gli abitanti della penisola araba iniziò a guardarsi attorno per allargare l’impero, decise di scrivere una lettera ai suoi vicini – l’imperatore di Persia e quello di Bisanzio, per invitarli a sottomettersi alla volontà di Allah e convertirsi alla vera fede.

Il Basileus di Bisanzio lo snobbò, mentre l’imperatore persiano, offeso dalla sfacciataggine dello sconosciuto beduino, inviò due messaggeri con l’incarico di persuaderlo a sottomettersi oppure ucciderlo. Continua a leggere

GUERRA DI SIRIA: SITUAZIONE DISPERATA MA NON SERIA. ARRIVA LA GUERRA DEI DUE MOHAMMED. di Antonio de Martini

La guerra di Siria non cessa di crearne altre. Gli intensi bombardamenti russi in Siria, oltre alla definitiva liberazione di Homs, hanno avuto come sottoprodotto la ritirata in Cirenaica di quel che resta dei volontari libici ( e tunisini) che dopo l’avventura anti Gheddafi si erano trasferiti in Siria, via Turchia nel 2011. Continua a leggere

GUERRA DI SIRIA: ASSAD HA VINTO. PERCHE’ E’ IL PIU DEBOLE. di Antonio de Martini

Cedo per l’ultima volta alle amichevoli pressioni di numerosi amici che per telefono, mail, incontri mi chiedono spiegazioni sulla Siria e sul guazzabuglio correlato.

Il succo del discorso è che Assad, dopo quattro anni di lacrime e sangue, l’ha spuntata.

Ora vediamo alla moviola chi ha perso e perché.
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LA FORZA ARABA DI DIFESA COMUNE PRENDE FORMA.   di Antonio de Martini

http://corrieredellacollera.com

L’ultimo (26) vertice della Lega Araba tenutosi a Sharm el Scheik  nei giorni scorsi ha deliberato che entro Aprile si incontrino al Cairo i capi di Stato Maggiore del Marocco, d’Egitto e del Kuweit per mettere a punto lo schema di un dispositivo di una ” Forza Araba di Difesa Comune”  da offrire ai 22 paesi membri dell’organizzazione senza obblighi di adesione forzata.

L’iniziativa nasce dalla Operazione ” Tempesta di Fermezza” lanciata contro lo Yemen  dall’Arabia Saudita ed è stata lanciata approfittando della emergenza creatasi a seguito dei ripetuti allarmi lanciati dai paesi occidentali circa il pericolo terrorista e la penetrazione iraniana nella penisola araba.

Possiamo definire questa iniziativa come la capacità da parte araba di trasformare una sfida in un’opportunità.

Centrale anche in questa occasione, il ruolo dell’Egitto senza il quale nessuna iniziativa – di pace o di guerra – è possibile nel mondo arabo.

L’aver preso le distanze dal problema israeliano ha giovato a Al Sissi consentendogli di focalizzarsi sull’Africa, a lungo trascurata dallo snobismo del predecessore, dandogli un ruolo nell’Africa del nord in particolare.

Ashton Carter, il nuovo segretario alla Difesa USA ha commentato questa iniziativa che , essendosi qualificata come araba è per definizione preclusa ai paesi occidentali, dicendosi pronto alla collaborazione ” ogni qualvolta gli interessi arabi e quegli degli USA coincideranno” chiaro?  Non ha parlato di convergenza, ma di coincidenza.

In altre parole, non sembra aver digerito l’iniziativa e teme che vista l’appartenenza al Maghreb di due dei tre progettisti, che la neo costituita FORZA ARABA DI DIFESA COMUNE  inizi ( o finisca) per occuparsi della Libia invece che dello Yemen

 Egitto e Marocco sono  evidentemente  entrambi  più interessati a spegnere  il fuoco libico che rischia di appiccarsi a casa loro che alla sommossa degli Houti che minaccia – molto relativamente – il regno saudita.  

Il Kuweit aveva già dato segni di insofferenza verso il ruolo del Katar nelle vicende petrolifere dell’area e la presenza del Marocco offre la cauzione monarchica che potrebbe attrarre gli sceicchi del golfo.

Non ci resta che la constatazione che gli europei vengono superati in capacità di iniziativa politica anche dai mediterranei della riva sud. Continuiamo  pure a farci governare da questi personaggi irrisolti e vedremo le conseguenze.

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