L’Iran era un impero quando l’Arabia Saudita non esisteva e l’Arabia Saudita è diventata potente quando l’Iran era nel frigorifero creato dagli USA, sicché l’inimicizia non è di lunga data anche se ha un antefatto storico gustoso.
Quando Maometto, dopo aver sottomesso gli abitanti della penisola araba iniziò a guardarsi attorno per allargare l’impero, decise di scrivere una lettera ai suoi vicini – l’imperatore di Persia e quello di Bisanzio, per invitarli a sottomettersi alla volontà di Allah e convertirsi alla vera fede.
Il Basileus di Bisanzio lo snobbò, mentre l’imperatore persiano, offeso dalla sfacciataggine dello sconosciuto beduino, inviò due messaggeri con l’incarico di persuaderlo a sottomettersi oppure ucciderlo.
I messi non tornarono mai più. In pochi anni la Persia fu conquistata e divenne mussulmana. Il vecchio, glorioso,impero si vendicò poco dopo abbracciando la prima eresia dell’Islam, quella sciita.
L’Iran infatti è tuttora il più grande paese sciita del mondo e, dal 1979, anche una Repubblica rivoluzionaria, mentre l’Arabia Saudita è una monarchia conservatrice e sunnita.
L’Iran è dominato dal clero ( che viola disinvoltamente il più imperioso precetto del Corano che proibisce la chiromanzia bollandola come il maggior peccato), mentre in Arabia Saudita il clero – pur avendo enorme latitudine nella gestione degli affari religiosi- è sottomesso al potere politico che detesta il cattivo esempio fornito dagli Ayatollah.
Con queste premesse, nessuna meraviglia se nel 1987 ( mentre era in corso la guerra Iran-Irak) in uno dei ricorrenti incidenti dovuti all’affollamento che si verificano alla Mecca durante il pellegrinaggio, periscono 402 pellegrini di cui 275 iraniani.
Il fatto è particolarmente grave se si considera che la dinastia saudita si è insediata alla Mecca e dintorni solo nel 1928 spodestando la famiglia di Maometto ( gli Hashemiti) dal ruolo di protettrice della pace e serenità delle due sacre moschee e quindi del pellegrinaggio che ogni pio mussulmano deve fare alla Mecca almeno una volta nella vita.
Le due massime potenze regionali trovarono così il campo religioso come ideale per uno scontro politico: l’ambasciata Saudita a Teheran fu assaltata e distrutta e un diplomatico mori cadendo da una finestra dell’immobile.
L’Arabia Saudita accusò i persiani di aver artatamente rallentato l’arrivo di una ambulanza che avrebbe potuto salvare il malcapitato e , dopo nove mesi di contestazioni a parole, ruppe i rapporti diplomatici.
I rapporti ripresero nel 1991 dopo tre anni di vuoto e, immediatamente dopo, la geopolitica del mondo fu sconvolta dalla notizia della implosione dell’URSS e il conseguente rimescolamento delle carte.
Nel 1999, il nuovo Presidente iraniano Mohammed Khatami – considerato “moderato” come oggi lo è Rouhani, rompe il ghiaccio e fa il primo passo: non era mai accaduto dal 1979 anno della rivoluzione un viaggio ufficiale di un dignitario iraniano in Arabia.
Alla visita fa seguito un patto per la sicurezza stipulato nel 1999.
Alla rielezione di Khatami nell’Aprile 2001 Re Fahd d’Arabia si congratula ufficialmente e il segnale di concordia non poteva essere più esplicito.
A partire dal settembre 2001 tutto cambiò, per una scelta di politica estera americana fatta tramite un famiglio di Kissinger , tale Lewis Bremer. Il decreto di nomina ordinava che fosse sottoposto ” all’autorità, direzione e controllo” del segretario alla Difesa Donald Rumsfeld.
Ufficialmente fu lui che decise di far governare l’Irak dalla maggioranza sciita invece che dalla ( consistente, al 30%) minoranza sunnita che governava la Mesopotamia dai tempi della battaglia di Kerbala nell’anno 680 ( 61 dell’Egira).
Qualche riga su questo cretino in malafede: pur non spiccicando una parola di olandese ha fatto l’ambasciatore in Olanda, l’assistente di Kissinger e di Alexander Haig e il vice coordinatore ( 1986) del controterrorismo. Poi è entrato nel privato come Amministratore Delegato della Kissinger & Associates e nel controterrorismo che si è fatto sorprendere dall’attacco alle due torri.
La maggioranza sciita irachena, finalmente al governo, iniziò ad allinearsi alle politiche iraniane e questo innervosì non poco sua maestà e i suoi reali successori fino a che nel 2007 i Sauditi dissero chiaramente che le scelte iraniane in materia di politica nucleare e di contrasto con gli USA, mettevano in pericolo non solo l’Arabia Saudita ma il golfo arabico intero. Erano le premesse dello scontro.
Nel 2011, l’Arabia Saudita, con un blitz che ricorda l’occupazione della Renania da parte di Hitler, occupa con un battaglione di Carri Armati il regno del Bahrein ( tutti gli altri sono emirati o sceiccati) che aveva una dinastia sunnita e sudditi sciiti in rivolta sulla scia della “primavera araba” promossa da un altro genio del male made in USA tale Mc Inerney , il promotore del programma POMED ( Project Middle East Democracy) finanziato dagli Stati Uniti.
Non si sa esattamente se l’iniziativa democratica fosse promossa dagli USA ( che a Bahrein hanno la base della Flotta dell’Oceano indiano) o dagli iraniani, fatto sta che , re Abdallah – succeduto nel frattempo al fratello Fahd – ce lo racconta wikileaks – chiese agli Stati Uniti papale papale di muovere guerra all’Iran.
E’ di quei giorni la notizia di fonte USA che i servizi segreti hanno smontato un progetto di assassinio dell’ambasciatore saudita a Washington e il regno promette una punizione esemplare e prove schiaccianti.
I programmi cambiarono e non se ne fece nulla. Iniziò però il periodo delle guerre per procura: in Siria l’Arabia Saudita accusa l’Iran di essere “potenza occupante” e di stare compiendo un “genocidio”, mentre dall’altra parte Teheran accusa Ryad di ” terrorismo”.
L’annunzio di una tregua dell’Iran col “grande Satana” americano getta lo scompiglio nella casa reale Saudita che per protesta contro la potenza protettrice ( ma sempre più sospetta) rifiuta il seggio nel Consiglio di sicurezza ONU e a Marzo 2015, regnando un altro fratello, Salman, i Sauditi iniziano un’altra campagna militare in Yemen, sempre per contrastare l’influenza iraniana – in realtà per mostrare agli USA che possono controllare le rotte del petrolio da Bab el Mandeb come i rivali dallo stretto di Hormuz.
Anche qui Ryad accusa Teheran di preparare un colpo di stato degli Houtis, mentre Teheran parla di “genocidio” ( ruoli inve6 pellegrini muoiono alla Mecca durante il pellegrinaggiortiti rispetto alla Siria) di bombardare i civili.
LA ROTTURA FINALE
Lo scorso settembre – per la precisione il 24 – 2236 pellegrini muoiono durante l’Hagj alla Mecca ( circa 800 sciiti). Accuse roventi da Teheran che delegittima la dirigenza saudita come custode dei luoghi santi. La risposta non si fa attendere troppo: Nimr Bakr al Nimr, alto dignitario sciita in Arabia Saudita viene decapitato sollevando perplessità in occidente e il solito assalto all’ambasciata saudita di Teheran.
L’indomani il neo ministro degli esteri del regno annunziava la rottura delle relazioni diplomatiche.
Alcune provocazioni , come quella della navigazione di due mini navigli americani in acque territoriali iraniane mirano a offrire agli USA il pretesto per non restituire i cento miliardi di dollari di patrimonio iraniano congelato dalle Nazioni Unite e diventato restituibile a seguito della ottemperanza di Teheran agli accordi sul nucleare.
cento miliardi di dollari in più all’Iran e 87 in meno all’Arabia Saudita in un solo anno sono una bella cifra che influisce sulla bilancia del potere nel Medio Oriente.
Commenti
è sempre istruttivo leggerla. ma di quali 87 mld parla in chiusura?
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Il deficit di bilancio saudita per l’anno passato e altri 87 miliardi di deficit sono previsti per quest’anno.
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grazie
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E’ vero che nella Persia esisteva la leggenda della Città di Rame ove gli Dei e gli eroi della civiltà Sasanide si erano rifugiati in attesa del crollo dell’Islam?
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Lo ignoro
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L’ha ribloggato su IL CORRIERE DELLA COLLERAe ha commentato:
La pace è fatta, ma i soldi arrivano col contagocce.
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