GUERRA DI SIRIA: SITUAZIONE DISPERATA MA NON SERIA. ARRIVA LA GUERRA DEI DUE MOHAMMED. di Antonio de Martini

La guerra di Siria non cessa di crearne altre. Gli intensi bombardamenti russi in Siria, oltre alla definitiva liberazione di Homs, hanno avuto come sottoprodotto la ritirata in Cirenaica di quel che resta dei volontari libici ( e tunisini) che dopo l’avventura anti Gheddafi si erano trasferiti in Siria, via Turchia nel 2011.

La seconda guerra indotta dal conflitto siriano, è stata quella Yemenita, dove il ” principe ereditario del principe ereditario” MOHAMMED BEN SALMAN ( figlio del re) ha voluto provare – nella sua veste di Ministro della Difesa-  le sue capacità napoleoniche e mettere una ipoteca sul trono, muovendo guerra agli Houtis, una tribù confinante col l’Arabia saudita e già domata dall’ex presidente Salah.

La conseguenza è stata una serie di bombardamenti insensati su Sanaa ( patrimonio dell’umanità proclamato dall’UNESCO e dove Pasolini girò film passati alla storia del Cinema) e una serie di ultimatum al ribasso nel tentativo di non implodere. Per ora sono in vigore un paio di cessate il fuoco temporanei e stanno cominciando dei colloqui di pace in Svizzera.

Visto che la guerra vera è pericolosa, Mohammed ( Ben Salman) ha pensato bene di promuovere una Coalizione Islamica  ANTIISIS ( CIA), composta da 34 paesi di cui numerosi paesi africani bisognosi di aiuti economici.

Alla notizia della costituzione di questa grottesca coalizione, inizialmente non ho reagito dando per scontato che tutti avrebbero riso alla notizia che il Burundi si allertava contro il pericolo islamista. Errore da matita rossa.

Tutte queste scemenze  hanno origine nel fatto che la situazione saudita non è stabile nelle istituzioni, nella fedeltà dei cittadini e nel fatto che i futuri candidati al trono sono due e che a uno dei due brucia la terra sotto i piedi.

L’Arabia Saudita ha vissuto beatamente ignara della Geopolitica con la G maiuscola fino a che Osama Ben Laden  li citò come ” i principi ereditari” additandoli al disprezzo degli arabi perché avevano permesso agli americani di crere delle basi militari nel santo territorio nazionale ( santo per l’ideologia wahabita che vuole interdire l’intera Arabia saudita ai non mussulmani).

I wahabiti – tutti i sauditi lo sono istituzionalmente –  sostennero che, una volta installati , gli yankees  col pretesto di difendere il regno da Saddam Hussein, non se ne sarebbero più andati via.

La previsione si è puntualmente avverata, il segnale antimonarchico di Ben Laden non è caduto nel vuoto e il complesso di Macbeth saudita ( infatti sono usurpatori in quanto la custodia dei luoghi santi spetterebbe alla casa Hashemita ormai precariamente confinata in Giordania)  crebbe a dismisura provocando  un riavvicinamento progressivo con il governo USA e con le Agenzie governative  più frequentate ( CIA in primis).

La monarchia  saudita – specie a partire da re Fahd – iniziò a propiziarsi il favore e l’appoggio degli USA a suon di miliardi , prima con investimenti negli States, poi con acquisti sempre più massicci di tecnologie militari, armi e sistemi di sicurezza, al punto che nel 2014 il paese è risultato il maggior acquirente di armi al mondo benche la popolazione non superi i venti milioni di abitanti e non tutti fedeli.

Il nuovo re Salman Ben Abdulaziz è un ultraottuagenario  affetto da anni da demenza senile, ma è l’ultimo figlio del fondatore della dinastia ( Abdulaziz appunto) nonché settimo fratello dello stesso letto ( noti come i “sudairi seven”) e in Arabia saudita vige il sistema successorio adelfico ( fratelli dopo fratelli).

la prossima volta sarà quella della svolta generazionale.

All’atto della successione , come principe ereditario fu designato il ministro dell’interno MOHAMMED BEN NAYAF BEN ABDULAZIZ ( cugino del citato Mohammed) a sua volta figlio dell’ex Ministro dell’interno e uomo forte del paese Nayaf ben Abdulaziz deceduto da quattro anni.

I due cugini si erano coalizzati  contro un cugino spurio ( nato da una cameriera) noto come Bandar Bush tanto era ben collegato con la famiglia presidenziale  e attraverso il quale sono passati i rifornimenti di armi, teconologie e contatti segreti essendosi insediato a capo dell’intelligence saudita. Da Bandar è passata la guerra alla Siria, il terrorismo in Libano, i finanziamenti al Daesch ecc.

Liquidato quando la guerra volgeva alla lunga durata, è brevemente riaffiorato tramite il figlio  – piazzato a capo dell’intelligence –  e un organismo copiato dall’NSC americano.  Si dovette sciogliere questo comitato per la sicurezza nazionale per riuscire a liberarsene.

Sgombrato il campo dal miglior referente degli USA e messo al Ministero degli esteri un funzionarietto  per la prima volta estraneo alla famiglia reale, i due cugini ora si affrontano in forme ancora indirette.

Uno controlla il ministero dell’interno e la polizia religiosa ( e suo fratello la riottosa provincia dell’est dove si trova la maggior parte dei giacimenti), l’altro il Ministero della Difesa e il padre rincoglionito.

Per ora Mohammed Ben Salman ha ottenuto la nomina  – inedita per il regno – a “principe ereditario del principe ereditario” e secondo viceprimo ministro.  Sancendo in pratica  il principio che è il terzo nella linea di successione.

L’altro, Mohammed Ben Nayaf, avendo avuto la fortuna di perdere il padre quattro anni fa, si è saldamente insediato al ministero dell’interno al posto del genitore ed ha piazzato il fratello a governatore della zona più ricca del paese.

Il ministro della Difesa, sapendo che il padre ha i giorni contati, si sta affannando a conquistarsi i galloni  di capo militare ( la scelta del re è affidata al Consiglio di famiglia che sceglie chi vuole), mentre il ministro dell’interno garantisce la pace e il prestigio interni  ( fortemente intaccati dagli oltre duemila morti alla Mecca durante il pellegrinaggio annuale).

La creazione dell’alleanza islamica internazionale  ANTISIS è una sortita del Ministro della Difesa nel campo della politica estera destinato a non influire più di tanto nella guerra siriana che durerà comunque fino a che  Aleppo non tornerà sotto il controllo governativo.

 

 

 

 

 

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