In questi giorni sono in corso negoziati molto differenti tra loro ( Svizzera, Vienna, New York, Parigi, Marocco) con un fil rouge in comune: i rapporti tra Stati Uniti e Russia. Tutti gli altri sono comparse di scena. E’ già successo nel corso degli anni 70 e ottanta.
In ambito NATO si dibatté un argomento principe articolato in più capitoli vertenti tutti attorno allo stesso timore. Se gli USA avrebbero rischiato di incassare dei missili nucleari sul loro territorio pur di difendere l’Europa o se il vecchio continente sarebbe stato ancora una volta il campo di battaglia in cui gli eserciti si sarebbero scontrati come nelle due precedenti tornate del conflitto con distruzioni che avrebbero risparmiato il territorio USA. I protagonisti erano USA e Russia e lo sono tutt’ora.
Il crollo del muro di Berlino ci ha fornito una serie di risposte sul passato e la crisi attuale dell’area MENA cerca di darci risposte sul futuro.
Quando si conobbero i piani del Patto di Varsavia, si constatò che il solo porto e le infrastrutture di Amburgo avrebbero ricevuto ben trenta bombe nucleari tattiche per avere la certezza che la costa tedesca non avrebbe potuto offrire infrastrutture e spazi a uno sbarco alleato alle spalle delle truppe URSS in avanzata verso Parigi e i Pirenei.
L’Italia, sarebbe stata più fortunata anche se l’esercito ridicolizzato: violata la neutralità austriaca, le truppe dell’est ( con a capo di stato maggiore dell’armata un colonnello ungherese) avrebbero ripercorso la strada della strafexpedition austroungarica del 1916, penetrando dal trentino, aggirando il nostro schieramento sull’Isonzo o il Tagliamento e puntando subito sulla direttrice Milano-Torino-Lione, snobbando lo schieramento predisposto della linea gotica alla rovescia ( oltre 200 pezzi di artiglieria pesante) e i nostri reparti corazzati ancorati a difesa del “Lubiana Gap”.
Dopo l’implosione del Patto di Varsavia, quindi, la NATO cercò di espandersi verso est per aumentare comunque lo spazio necessario a un attaccante dall’est per giungere a Bonn e a Parigi.
La forza mobile della NATO ha notoriamente bisogno di due giorni per schierare in via di urgenza 40.000 uomini ( due divisioni e mezza di diversa provenienza, lingua e addestramento e che potrebbero non essere distaccate da un paese che si senta direttamente minacciato), ma per fermare una trentina di divisioni omogenee ( trecentomila uomini circa) ci vuole ben altro. Serve tempo e per avere tempo, serve spazio.
Dagli originari 12 membri fondatori della NATO del 1949 ( poi aumentati nel 1952 di due unità con Grecia e Turchia ed infine arricchiti della Germania destinata a far da cuscinetto al primo attacco verso la Francia), oggi la NATO conta 29 paesi membri e tutti atti a costituire un’area di difesa contro una eventuale penetrazione da est, oppure una minaccia sui fianchi – da nord e da sud – a un attaccante proveniente dalla Russia e diretto verso l’Atlantico.
Naturalmente si tratta di paesi la cui rilevanza militare è minima ( a nord le tre repubbliche baltiche e a sud Romania, Bulgaria e Moldova), ma il cui territorio potrebbe costituire una testa di ponte amica dovendo sbarcare alle spalle di una armata attaccante o in procinto di farlo.
Un attacco di sorpresa che impedisca agli americani di sbarcare per riconquistare l’Europa e marciare su Mosca, oggi non è più fattibile sulle orme dei piani Sclieffen e Moltke, ma lo potrebbe essere su una direttrice più a nord ( Norvegia-Inghilterra) ) o più a sud ( Iran-Marocco)
Ecco perché l’area del Levante ( Turchia , Siria e Giordania) è indispensabile alla strategia di entrambi gli schieramenti: la prossima guerra non potendo contare su una rapida occupazione del continente europeo, deve potersi impadronire della riva sud del mediterraneo, isolare la VI flotta USA nel Mediterraneo puntando su Gibilterra da sud, dopo aver forzato i dardanelli e ridotto la Turchia a cenere.
A questa strategia di lungo respiro tipicamente orientale, gli USA hanno risposto cercando di inserirsi in Asia con una catena di basi ( Kazakistan, Afganistan, Turkmenistan), ma sono stati bloccati dai “cinque di Shangai” e, forse, dalle chiacchiere di Hillary Clinton che in una audizione al Congresso ha parlato troppo. In Europa, ha aperto due nuove basi aereo-navali in Spagna.
Altro tentativo è stato fatto con il riarmo del Giappone, Formosa e della Corea del Sud ed il rinnovo degli accordi militari con Filippine e Australia. Nonché con un pressing sull’India dove hanno propiziato l’arrivo al potere di Modi e dove non osano intervenire neppure a difesa dei nostri marò presi in una morsa di interessi più grandi di loro e dell’Italia.
La scelta finale dell’India – primo cliente della Russia per le armi e nemico del Pakistan grande amico degli USA sul piano nucleare – determinerà la vittoria della grande partita geopolitica in corso.
Una seconda battuta d’arresto al piano russo è stata tentata dal regime change in Siria, Libia e Libano in buona sostanza finito male, anche se Israele e Turchia sono stati riavvicinati a forza e il Libano mira a barcamenarsi più verso ovest . L’Iran che in caso di schieramento con l’Ovest dovrebbe sostenere il primo urto, cerca di flirtare con tutti in attesa di capire meglio la posizione Indiana per lei essenziale.
Putin, colpendo ISIS con una pluralità di mezzi che non è sfuggita a nessuno, ha tentato di dimostrare che non esiste un gap tecnologico con gli USA.
Dai lanci di missili coi sottomarini ( Siamo gia nel mediterraneo) a quelli dal Caspio ( Iran, sappi che anche se non abbiamo basi fisse abbiamo navi nelle vicinanze) ai cacciabombardieri ( colpiamo dove vogliamo) agli abbattimenti dell’aereo russo ( Siamo pù forti noi in elettronica) i contendenti si sono scambiati messaggi chiari per gli esperti fingendo di appassionarsi alle comparse arabe di contorno.
Per la NATO è imperativo tranquillizzare la Turchia e Israele che sono i due paesi su cui l’alleanza può certamente contare per contenere una eventuale spinta offensiva russa mirante a raggiungere Tangeri e Gibilterra e minacciare l’Europa dal sud, proprio come il Giappone nel 1941/2 conquistò da terra l’accesso all’oceano indiano di Singapore , mentre i cannoni inglesi erano stati costruiti nel cemento e tutti puntati verso il mare.
Questa disegno strategico non è detto debba realizzarsi – oggi le guerre si vincono coi calcoli a tavolino senza doversi misurare sul terreno – ma aiuta a capire quel che sta accadendo e il perché di 85 guarnigioni USA in Africa dopo un trentennio di assenza politica ed economica dal continente, tanta pazienza americana verso Israele e la Turchia, tanta attenzione russa verso l’Europa e la Germania, tanta paura dei tedeschi verso entrambi gli schieramenti e tanta distrazione verso attori di contorno come il Katar e l’Arabia saudita utile deposito di arsenali sulla via di Suez.
Commenti
La realtà ‘effettuale’… e non i deliri (ben pagati) dei gazzettieri. Massimo Morigi
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Leggo spesso ciò che viene detto in questo sito, è una interessante visione geo strategica di grande respiro, una diversa lettura degli avvenimenti epocali a cui assisto sbigottito e inerme, sempre sperando che ci sia una coscienza nei potenti che ci comandano, ancora un accenno di lucidità che non ci faccia mai arrivare ad un conflitto generale ed esiziale.Grande il nostro Prof. De Martini.
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Non sono prof. Per il resto, grazie per le gentili parole. Sono potenti perché hanno anche il suo voto.
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Posso chiederle come giudica la risoluzione ONU?IMHO questa storia della lista delle centosessantasette (167 ) organizzazioni terroristiche è una sciocchezza. gli basterà cambiare nome per essere in regola?
Non prenderei eccessivamente sul serio un certo tipo di pianificazioni militari a tavolino,ricordo che lo Stato Maggiore Jugoslavo aveva preparato nel 1940! uno schema per attaccare la Germania dai balcani con 100 divisioni ,si trattava ovviamente di un esercizio letterario.Come la linea difensiva Svizzera del dopoguerra contro un eventuale invasione italiana
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Mai saputo di entrambe.
Queste liste sono l’equivalente delle liste di proscrizione che i due triumvirati romani usavano per condannare gli avversari. Ognuno dei triumviri poté e indicare chi mettere a morte, ma non poteva salvare la vita a un amico messo in lista dal collega di triumvirato. Ora accade per gruppi armati.
Questi assiemi possono certamente assumere identità politiche diverse ed altri ne hanno parecchie in contemporanea ( una per ottenere armi da X e l’altra per avere denari da Y; oppure assumere più identità per avere la possibilità di operare su province differenti).
In Africa the Lord’s Army (Uganda) trasferitasi in Sud Sudan ha cambiato nome e scopo sociale e guerra. Ha conservato solo il capo e il vizio di reclutare a forza ragazzini.
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Per il primo:http://www.ilgiornale.it/news/neutralit-quando-l-esercito-svizzero-voleva-invadere-l.html
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Ci siamo già detti che non gradisco link di giornali spesso portatori di disinformazioni. Questo link non si apre. Questo è il secondo avvertimento. Questo giornale è particolarmente versato alle scemenze.
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STANNO DECIDENDO ANCHE DOVE VERRA’ COMBATTUTA LA PROSSIMA GUERRA
Quindi a suo avviso la decisione é stata presa.
Personalmente ne sono convinto, devono solo e su questo punto devo darle ragione con notevole ritardo, preparare le opinioni pubbliche della necessità ed inevitabilità della guerra.
Noi non contiamo nulla ma chissà perchè alla forme ci tengono. Forse perchè carne da cannone poco motivata rende poco in battaglia.
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Lo posto qui gradirei molto un suo commento:http://notizie24ore.eu/notizie/baghdad-rapiti-3-americani-erano-in-un-bordello-traditi-dallinterprete
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Gli americani dopo aver liberato i loro prigionieri hanno annunziato nuove sanzioni. Ora gli iraniani hanno nuovi prigionieri USA. Indirettamente. Adesso gli USA devono chiedere i buoni uffici per liberarli e credo non si sentirà più parlare di nuove sanzioni.
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Grazie (un pronostico per Ginevra III?)
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6 un bel rompicoglioni
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L’ha ribloggato su IL CORRIERE DELLA COLLERAe ha commentato:
Anno 2015 . Il giro di orizzonti è ancora quello….
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