UCRAINA: ABBIAMO LA PRIMA VITTIMA

NATURALMENTE SI TRATTA DELLA VERITA’

Russi e Americani si sono già accordati per accanirsi sul cadavere martoriato della verità. La follia neocon che cospira per avere una nuova guerra, ha un nome e cognome.

Victoria Nuland, – diplomatica, già consigliere di politica estera del vicepresidente Dick Cheney – oggi diventata sottosegretario del governo di Joe Biden, viene ricordata sopratutto per la famosa frase “fuck the EU” intercettata quando l’ambasciatore USA a Kiev le chiese se avesse interpellato gli europei prima di scatenare la rivolta di piazza contro il governo legittimo.

Questa signora, all’epoca già obesa e in menopausa, ammise candidamente di aver speso cinque miliardi di dollari per fomentare la rivolta ucraina che defenestrò violentemente il legittimo – e tremebondo- presidente Viktor Yanukovich é probabilmente la forza trainante di questa crisi iniziata otto anni fa sotto la sua supervisione come rappresentante USA all’ONU e ripresa con vigore dal momento del suo ritorno al governo dopo una parentesi come borsista ALBRIGHT a causa delle le dimissioni dal Dipartimento di stato con cui precedette il licenziamento da parte del presidente Donald Trump.

Si tratta di una delle Erinni neocon sostenute dalle lobbies dell’industria bellica USA.

L’Ucraina é solo un pretesto e gli USA hanno molto da guadagnare da questa crisi mentre quasi tutto il mondo pagherebbe un prezzo.

Intanto, rinfocolare la rivalità russo-germanica sull’Ucraina é un buon pretesto di per sé. L’unico pericolo per l’egemonia USA nel mondo é una intesa tra i due paesi del tipo di quella vaticinata fin dal XIX secolo da Bismark. Le risorse russe e la tecnologia tedesca metterebbero in crisi geopolitica gli Stati Uniti.

L’Ovest tedesco industrializzato aveva tradizionale equilibrio nella Prussia agricola; nel dopoguerra, mutilata dell’est ” democratico e popolare” l’equilibrio lo ottenne con l’intesa con la potenza agricola della Francia. Una volta riunificata, la Germania si accorse che l’est agricolo era stato industrializzato a tappe forzate e giocoforza lo sguardo si allungò verso il “granaio d’Europa” come i nostri padri chiamavano l’Ucraina.

Offrire una influenza decisiva alla Germania (nessuno vuole gli ucraini nella NATO) sull’Ucraina sarebbe una bella dote di fidanzamento duraturo.

L’Ucraina, d’altro canto, vive di rimesse degli emigranti in occidente ( aerei- cargo, basi per lanci satellitari, mercenari e badanti.) , di esportazione dell’ olio di soia in Russia, nonché di royalties delle pipeline del petrolio russo in viaggio verso l’Europa occidentale. Dei 41 milioni di abitanti, 17 sono russi e la religione prevalente é quella ortodossa.

L’entrata in una alleanza occidentale con i protestanti tedeschi , consumatori di burro e margarine, disinteressati alla siderurgia obsoleta delle province orientali, sarebbe contro natura a meno di non godere di un trattamento di rendita privilegiata, ma con una agricoltura ( oggi esportatrice a costi con valuta debole) che entrerebbe in competizione con la francese e la nostra.

Tenere occupato e sotto pressione Vladimir Putin, lo distoglie dal Vicino e dal medio Oriente dove la sua posizione é divenuta troppo forte e va ridimensionata.Valga per tutte l’atteggiamento di Israele che si é ben guardato dal prendere posizione, nella crisi ucraina, a favore degli Stati Uniti benché venga rappresentato come l’alleato più fedele e collaborativo…

Forti vantaggi per gli USA anche nella commercializzazione dl petrolio e gas di scisti che dati gli alti prezzi possono essere venduti all’Europa solo in caso di limitazioni importanti delle esportazioni dall’ESt che si verificano sia in caso di sanzioni antirughe che di guerra sul territorio ucraino.

Ultimo vantaggio: buttano Putin in braccio ai cinesi che diventano il suo cliente unico se si chiudono i rubinetti a Ovest.

Ognun vede come , a ciascun vantaggio USA, corrisponde uno svantaggio di uno o più paesi europei. Di qui, un affannarsi disgiunto di Macron, Scholtz, Draghi verso Mosca che già in sé rappresentano il fallimento del progetto di politica unitaria europea e anche questo può essere visto a Washington come un fringe benefit.

Per avere ragione di tanto attivismo, la strategia migliore che i russi possono adottare é quella del ” wait and sei” di britannica memoria: la sola presenza di un’armata corazzata che manovra in prossimità della frontiera ha aiutato il presidente ucraino a non farsi soverchie illusioni: commerci si, alleanze no.

Per capire meglio la straordinaria preparazione e l’analoga impreparazione della controparte americana, vale la pena fissare alcuni punti.

In questa vicenda tutti mentono e l’analogia più ficcante é da ritrovarsi in situazioni ben documentate dato il tempo trascorso: L’accordo di spartizione Sykes -Picot di cui tutti parlano, ma a vanvera.

E’ ormai appurato, che il trattato Sykes-Picot non é mai esistito veramente e la sua storia può aiutarci a capire il castello di bugie che nasconde la realtà di chi vuole smantellare un impero.

Già a metà ottocento, lo zar Alessandro aveva deciso di riprendere la marcia di Pietro il grande verso i mari caldi e cercò – trovandoli tra i francesi e gli inglesi- partner per la spartizione dell’impero ottomano che possedeva gli stretti che portano dal mar nero al Mediterraneo. Dopo qualche malinteso iniziale , la guerra di Crim

ea, l’accordo fu trovato e, mentre gli occidentali iniziarono a soffocare finanziariamente il Sultano di Costantinopoli, la Russia iniziò a fomentare i sudditi cristiani della sublime porta dal Balcani al Caucaso. Fu lo zar a lanciare lo slogan de ” il malato d’Europa” e stimolare le guerre di indipendenza balcaniche, con la sola eccezione di quella greca di cui l’Inghilterra si incaricò.

la mente dietro il piano fu, in ogni momento, il ministro degli esteri russo Sergei Sazonov ( vedi foto)

Il ministro degli esteri russo Sazonov fu la vera testa forte del progetto di smembramento dell’impero ottomano. La Russia si sarebbe impadronita degli stretti mentre gli anglofrancesi degli attuali Irak e Siria. Alla caduta dello Zar l’accordo fu considerato decaduto e l’occupazione dei territori suggerita a Italia e Grecia. La resistenza di Ataturk e Karabekir che frustrarono sul campo le mire greche ( e inglesi) vanificarono il sogno e la pace di lLosanna del 1923 diede riconoscimento alla Turchia moderna.Nel Caucaso, il successore di Sazonov, Cicerin non mantenne gli impegni con gli Armeni che furono eliminati e sostenne Mustafà Kemal ( poi Ataturk) in odio agli inglesi che avevano sbarcato truppe nella Russia per schiacciare i bolscevichi. La tradizione di Sazonov continuò con Molotov, Scepilov e ora con Sergej Lavrov

IL regime sovietico, insediatosi e trovato lo schema dell’accordo di spartizione, lo pubblicò sulla Pravda creando uno scandalo in Occidente, presto soffocato dalla narrativa Sykes-Picot per non dare a vedere che gli accordi datavano dall’aprile 1915. Per conoscere i dettagli abbiamo aspettato cento anni e per conoscere la verità sull’ucraina, vi do appuntamento al 2122.

Ma quel che é certo, é che anche a quel tempo si capirà che la teste pensanti vengono dall’est e non dalle avidi rettilinei di Washington che hanno dimenticato di essere diventati grandi con le politiche di immigrazione e con l’applicazione – specie in casa – dei principi democratici che oggi sono riservati all’export.

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Commenti

  • albertoritteri  Il febbraio 18, 2022 alle 6:18 PM

    Caro Arturo, ho appena ricevuto questo nuovo articolo scritto dal mio vecchio amico Antonio, valente esperto ‘freelance’ di geopolitica e voce di commento coraggiosamente sincera e libera da servitù , tanto da aver lanciato tanti anni fa un blog chiamato , non a caso , IL CORRIERE DELLA COLLERA. Io sono iscritto alla sua newsletter per poter godere ogni tanto di un commento geo-politico libero e non asservito ai poteri dalla comunicazione addomesticata per interesse. Forse può interessare anche te. Nel dubbio, condivido con piacere. Buona lettura, se di tuo interesse. Ciao. Alberto

    Inviato da iphone di Alberto Rítteri

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  • carlo cadorna  Il febbraio 20, 2022 alle 7:44 am

    Non concordo. Mi sembra più verosimile l’analisi di Diego Fabbri su Limes. La situazione mondiale è simile a quella del 1938: vi sono due stati imperialisti, la Cina e la Russia, che vogliono allargarsi contro il diritto internazionale il cui rispetto è il presupposto della pace. Se il diritto passa alle armi, conta la situazione dei rapporti di forza. Quella tra Europa e Russia è gravemente compromessa dal sostanziale tradimento dei tedeschi che, mentre la NATO si difende con l’arma dei trattati internazionali, fanno affari con la Russia e con la Cina. L’attacco in Ucraina deriva dalla debolezza delle risposte europee, divise ed accomodanti (Biden ha detto a Putin”basta che ti accontenti di un piccolo pezzo…). Se viene consolidata l’invasione, l’unica risposta adeguata è quella di colpire il punto debole della Russia, la base navale in Crimea che si trova formalmente in Ucraina e quindi non giustifica risposta da parte dei russi. Infine, l’interesse americano è quello di dividere russi e cinesi ma finchè dall’europa viene una risposta debole andranno avanti così: prima la conquista della Crimea e di parte del Donbass, poi i profughi sbattuti contro il confine polacco ed ora….

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    • Antoniodiceche  Il febbraio 20, 2022 alle 11:04 PM

      Concordiamo sul disaccordo. Ti propongo di dare un’occhiata al post di oggi ( 20 febbraio) per vedere se concordiamo o meno. Ciao

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    • Bruno  Il febbraio 25, 2022 alle 3:10 PM

      Cadorna.
      Da quel che leggo, discendente del noto “generale”, suppongo. Vero?

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