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COME NASCE UNA “PRIMAVERA ARABA” ADESSO TOCCA AL SUDAN? di Antonio de Martini

Durante la campagna libica degli americani, avrete notato che il Sudan si schiero’ subito dalla parte degli USA, sperando con questo di salvarsi, se non l’anima, la pelle.
Se volete seguire dall’inizio come si mina l’esistenza di uno stato, gli si rubano i figli, si semina la discordia, si finanzia la ribellione, usando con perizia qualche agente ben addestrato, cospicui fondi e una serie di fanatici religiosi, accomodatevi.

Per ragioni di economia domestica personale, vi fornirò’ i dati e le linee guida, ma poi dovrete fare da soli e magari sarete voi ad aiutare il blog, girando le notizie più’ interessanti per la pubblicazione a favore di quanti sanno poco l’inglese.
Il proconsole nominato per l’area, si chiama PRINCETON LYMAN , va in Sudan ed auspica la “creazione di due paesi che coabitano pacificamente e collaborano”.
Prologo Indispensabile per fare poi dichiarazioni ufficiali a favore di ” giovani emergenti e democratici” cui bisognerà’ cedere il potere se non si vuole finire come Gheddafi.
Ammiro molto la capacita’ ” tecnica” degli americani, ma mi sento un po’ violentato ogni volta che uno stato indipendente subisce questa forma moderna di invasione, costituita da un ” progetto” i cui finanziamenti provengono dal governo americano che abilmente riesce a coinvolgere altre istituzioni, risparmia l’uso delle forze armate, recluta i sovversivi con normali ricerche di personale e ” job descriptions” su Internet e riesce anche ad impedire che fanatici religiosi – l’America ne e’ piena – si occupino di politica interna, scagliandoli verso nobili cause in paesi ricchi di petrolio, uranio ed altre ” utilities”.
Il progetto si chiama ENOUGH come quello sul medio oriente- ricorderete- si chiama POMED.
Andate sul web e godetevi il sito. Troverete che hanno 27 partner finanziatori tra cui Amnesty e l’organizzazione delle Nazioni Unite per i profughi e uno staff di 37 persone qualificate con tanto di titolo e mansioni.
Nell’area JOB del sito, notificano che cercano tre nuovi dirigenti ( il DIRECTOR OF POLICY AND ADVOCACY, un FIELD RESEARCH CONSULTANT- LORD RESISTANCE ARMY, e un SUDAN POLICY ANALIST) sarebbe indelicato scrivere lo stipendio, ma c’e una lista di conoscenze indispensabili da avere tra cui quella del ” rapporto tra politica e azione”, la conoscenza della lingua araba, una esperienza sul posto , la “conoscenza della comunità’ politica e processi decisionali di Washington “ecc.
Troverete anche un filmato in cui il ” Co founder” John Pendergast intervista un giovane dai tratti nilotici ci che viene presentato come ” advisor politico”.

Descritto il cacciatore, passiamo alla selvaggina.

Il Sudan e’ un paese le cui frontiere , oggi oltre 1,9 milioni di KM quadrati, sono state definite dagli inglesi al momento della decolonizzazione. Il passaggio dei poteri e’ stato indolore ( in fondo anche l’occupazione: nella celebrata vittoria della battaglia di Ondurmann gli inglesi persero 3 ufficiali e 27 uomini, in pratica, si tratto’ di sedare una manifestazione, contro un esercito che aveva fucili ad avancarica).
Dei passati capi di Stato, si ricorda Nimeiry, un militare , fedele di Nasser che fu sostituito in una notte senza luna.
Il Sudan ha sul suo territorio una ventina di etnie ed e’ diretto da una casta araba – molto mista – che ha da sempre una grande ambizione: tornare , come ai tempi dei “Faraoni neri” ad essere un tutt’uno con l’Egitto.
Questa Unione e’ diventata possibile per un momento, a seguito della scissione del Sud Sudan che ha alleggerito il paese di una massa di neri sgradita agli egiziani.
In caso di Unione, l’Egitto raggiungerebbe i cento milioni di abitanti e l’indipendenza energetica , oltre a enormi distese atte alla coltivazione perché’ irrigate da una grande diga posta alla terza cataratta.
Mubarak che sognava di riunire l’ alto e il basso Egitto come i Faraoni, può continuare a farlo dal letto della sua villa a Sharm el sheick ; il generale Suleiman, il successore qualificato, e’ stato messo in pensione e il maresciallo Tantawi protetto degli USA, al tentativo di installarsi, e’ stato ridimensionato dalla folla ( manovrata ) dei giorni scorsi con la prospettiva, imposta , di nominare Mohammed el Baradei a primo ministro.
Questo signore ha molti tratti in comune con leaders europei, nel senso che come Mario Monti e Lucas Papademos ( Grecia) non lo ha eletto nessuno.
E’ l’eletto del Faraone nero Barak Hussein Obama.
Lo strangolamento del Sudan e’ iniziato venti ani fa con la solita scusa dei diritti umani che, come sappiamo, sono violati dappertutto, Italia compresa.
Il primo segnale fu la creazione di comitati per i diritti umani, come risposta al rifiuto di sottostare alla pretesa USA di essere loro a determinare il prezzo del petrolio che era stato trovato, poi limitazioni a iosa e blocco dei crediti ( ad esempio i 400 milioni di dollari del progetto agricolo per piccoli contadini STABEX deciso dalla Unione Europea).
La seconda che fu segnalato a tutti che chi avrebbe accettato concessioni petrolifere sarebbe diventato persona non grata al Pentagono.
La terza fu il bombardamento di un deposito/ fabbrica di farmaceutici con il pretesto che era di Ben Laden.
Per calmare gli USA, il Sudan offri’ di catturare Ben Laden e consegnarlo alla giustizia americana, così’ come aveva catturato il famoso Carlos e lo aveva consegnato alla Francia.
Risposta negativa.
Altra pressione: Omar Hassan el Bashir , presidente della Repubblica e dotto teologo, viene Imputato per crimini contro l’umanita’ e fatto oggetto di un mandato di cattura.
Lui viaggia nei Paesi Arabi, dove nessuno si sogna di consegnarlo e toglie prestigio alla istituzione da poco sorta e di cui gli USA non fanno parte per paura di essere chiamati a rispondere della loro condotta.
Altra pressione ancora: la secessione del Sud. Altro errore di valutazione. Bashir accetta di buon grado la secessione: ha firmato accordi di diritto privato che gli danno diritto alle royalties.
Il nuovo Stato, nasce già’ ” somalizzato” . non c’e una capitale, non strutture statuali, insomma l’ideale per non avere intralci. Ha solo i carri armati forniti dagli Israeliani per la “guerriglia spontanea ” ottenuti via Eritrea.
A questo punto nascono tre eserciti di liberazione che “Foreign Policy” dice essersi armati saccheggiando i depositi libici ( ma non dice da chi) uno riguarda il RED SEA STATE ossia lo sbocco al mare del petrolio….
Bashir risponde con un appello alle opposizioni invitandole a partecipare al governo del paese.
Parte l’ultimo assalto: nasce il progetto ENOUGH e nasce, pilotato da un ventiquattrenne, NAGI MOUSSA HASADALRSOUL. Che crea un movimento ” internet based” che si chiama GIRIFNA,
” ne abbiamo abbastanza” in pratica la traduzione di ENOUGH.
Chi conosce il Sudan sa che e’ complicato fare anche solo una telefonata e fa meno fatica a credere che Berlusconi si riuniva con le veline per recitare il santo rosario.
SEGUE DOMANI

tra la Gallina Ben Laden e l’uovo di Gheddafi, il B. & B. algerino ( Berlusconi -Boutlefika)? di Antonio de Martini

 Che Osama Ben Laden sia morto o vivo è poco importante, perché gli effetti della sua scomparsa sono identici in entrambi i  casi.

Può essere   casomai molto più interessante sapere chi lo ha venduto e in cambio di cosa. Continua a leggere

Il duello USA Cina : combatteranno fino all’ultimo africano e fino all’ultimo Euro ( nostro). di Antonio de Martini

Il generale Piero Laporta ha pubblicato su Italia Oggi on line un articolo illuminante che indica alcuni elementi che sono sfuggiti alla maggior parte degli osservatori. Se a questi ne aggiungiamo altri presentati da questo blog ( vedere il post sulla Cina come obbiettivo dell’offensiva Africana ) abbiamo il quadro della situazione strategica complessiva .

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Guerra di Libia e altri paesi arabi. gli USA ammettono sull’Herald Tribune: siamo stati noi. di Antonio de Martini

Sulle prime ho pensato a un pesce d’Aprile in ritardo Sulla prima pagina dell’ International Herald Tribune  del 15 Aprile  – ultima colonna a destra della prima pagina – campeggia un titolo ” US groups trained Key leaders of Arab revoltsContinua a leggere

Africa-Immigrati c’è una soluzione che ammazza i trafficanti, è gratuita e da una mano all’ALITALIA. Modesta proposta a modesto ministro. di Antonio de Martini

 La guerra di Libia ha portato alla luce il problema di chi fugge dall’Africa. La soluzione  è di una semplicità infantile   e ci sono anche dei precedenti, ( Inghilterra anni sessanta), non costa,  è umana ed è perfino gestibile da una classe dirigente sgangherata come la nostra.   Continua a leggere

Egitto: la prima uscita è verso il Sudan: cercano acqua e Petrolio. di Antonio de Martini

Il nuovo primo ministro egiziano, Essam Sharaf ( sharaf, in arabo,  significa onore) domenica sarà al suo primo viaggio ufficiale all’estero: Khartoum e il Giuba  ( nord e sud Sudan). Continua a leggere

La guerra di Libia si fa psicologica.

Oggi il giornale “Libero” comunica ai suoi  lettori che ci sono dei commandos inglesi all’opera in Libia.  Credevo fosse un quotidiano e non un trimestrale.  Ora che è diventato un segreto di Pulcinella, gli inglesi se lo vendono per accattivarsi i giornalisti, sia pur falsando un pò le date .

 Ormai è più importante la conquista delle simpatie di un giornalista che  quella di un accampamento beduino. La guerra si sta trasferendo  sul piano psicologico che è il terreno nel quale gli alleati hanno più mezzi e, paradossalmente, sono più deboli, anche perché combattono su più fronti, uno dei quali incognito: quello degli arabi. Continua a leggere

L’Africa in prima linea dall’atlantico all’oceano indiano e nascono quattro quesiti politico-filosofici: meritavano di essere eliminati?ne valeva la pena ? I dittatori cacciati da chi saranno sostituiti? Che differenze tra Afganistan e Mediterraneo?

L’agenda politica africana ( in realtà dell’area MENA:middle east and North Africa) è carica:  il 7 marzo la Tunisia vedrà il nuovo governo che per adesso annunzia l’incriminazione di Ben Ali per alto tradimento; il 13 marzo ci sono le elezioni Continua a leggere

UNA SEQUELA DI BRUTTE FIGURE COME QUESTA GLI USA NON LA COLLEZIONAVANO DA TANTO. MA ADESSO IL PROBLEMA DELLE “RIVOLTE DELLA FAME” NON E’ PIU’ RINVIABILE, E INVESTE DIRETTAMENTE GLI USA.

Gli  usa stanno cercando di salvare la faccia lasciando credere alla pubblica opinione mondiale che è stata la Merkel a convincerli che  in Egitto ,”in fondo non si può risolvere ogni cosa con le elezioni” e quindi queste possono essere rimandate.

In realtà, sono stati convinti da due fatti:

  • l’attentato  terroristico ( ma non avevano detto che era una rivoluzione senza violenza?) ad un gasodotto che porta in Giordania, ma che rifornisce anche Israele. L’allarme è stato immediato.
  • L’intervento di Shimon Peres – il presidente israeliano, unica testa fredda della zona – che ha ricodato che Mubarak ” ha consentito di risparmiare molte vite.” e questa è suonata come una  benedizione  tesa a  ottenere i tempi supplementari per il vecchio presidente. Continua a leggere

SOLIMANO IL MAGNIFICO, ovvero IL CONSIGLIO D’EGITTO

Stavo pensando di passare la domenica a  maramaldeggiare sul  PD : i difensori  dei poveri che intascano i due euro delle primarie napoletane da 40mila  appartenenti alle fasce deboli, per poi annullare tutto  senza accennare a ipotesi di rimborsi.

la famiglia Mubarak crea problemi al premier, ma Frattini è in settimana bianca. Lo sforzo di Montecarlo l'ha esaurito?

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