La coalizione composta da Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Arabia Saudita, Egitto, Libia, Turchia e Katar in quasi due anni di macelleria e propaganda non sono riusciti ad aver ragione della Siria di Bashar el Assad , l’oculista reclutato a forza alla politica dalla morte prematura del fratello.
Gli USA sono stati ingannati da illusioni autoprodotte, dalla sopravvalutazione della volontà di potenza della Turchia, la sottovalutazione della capacità di resistenza dei siriani.
Stanno imparando a conoscere un vicino oriente che non conoscevano:
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Di antoniochedice
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A partire dalla guerra di Libia del 2011, Il governo USA inaugurò una strategia di partecipazione alle operazioni belliche inconsueta.
Si assegnò una parte di secondo piano nelle operazioni militari ( solo appoggio logistico e di comunicazione, ricognizione, qualche intervento aereo) che ho probabilmente commesso l’errore di valutare solo dal punto di vista del risparmio economico, mentre poteva essere analizzata anche dal punto di vista politico. Una fonte ben informata e provata mi ha indotto a riflettere.
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Con un attacco nucleare si può mettere in ginocchio anche un grande paese in trenta giorni. Con la Bomba A ( alimentare) una nazione crolla in una settimana. Se privata di acqua, bastano due giorni.
Secondo un rapporto dell’Unicef (“population without improved drinking water sources by region in 2002“WHO/UNICEF,2004), 1,1 miliardo di persone nel mondo non ha accesso all’acqua e 2,6 miliardi ha accesso ad acque non potabili.
I continenti più problematici sono l’Asia e l’Africa e il maggior consumatore di acqua è l’attività agricola ( utilizza il 70% della disponibilità mondiale). L’allevamento fa la parte del leone dato che serve una quantità 15 volte maggiore per produrre un chilo di bovino, rispetto a quella necessaria per produrre un chilo di grano.
Secondo un rapporto del programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo ( PNUD) , il 90% degli abitanti del Medio Oriente nel 2025 vivranno in aree di penuria idrica grave.
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Di antoniochedice
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Intanto sono in grado di rivelare le generalità del “principe saudita” rapinato ier l’altro a Parigi ( nel XVIII arrondissement) da un commando.
Dal nome altisonante appare chiaro che i duecentocinquantamila dollari denunziati come frutto della rapina potrebbero essere dieci volte di più e i documenti ” politicamente sensibili” riguardano con buona probabilità le elezioni presidenziali libanesi e la stessa, sempre imminente, successione al trono saudita.
L’assenza di scorta francese aumenta la complicazione del caso.
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Con un attacco nucleare si può mettere in ginocchio anche un grande paese in trenta giorni. Con la Bomba A ( alimentare) una nazione crolla in una settimana. Se privata di acqua, bastano due giorni.
Secondo un rapporto dell’Unicef (“population without improved drinking water sources by region in 2002“WHO/UNICEF,2004), 1,1 miliardo di persone nel mondo non ha accesso all’acqua e 2,6 miliardi ha accesso ad acque non potabili.
I continenti più problematici sono l’Asia e l’Africa e il maggior consumatore di acqua è l’attività agricola ( utilizza il 70% della disponibilità mondiale).
L’allevamento fa la parte del leone dato che serve una quantità 15 volte maggiore per produrre un chilo di bovino, rispetto a quella necessaria per produrre un chilo di grano. Continua a leggere →
Con l’arrivo sulla scena di una nuova milizia prodotta dalla etnia turca, il quadro politico della crisi irachena si delinea ancora di più come il luogo di confine della “ristrutturazione” che si annunzia.
A Ginevra sono in corso una serie di negoziati tutti miranti alla spartizione del Medio Oriente tra Stati Uniti e Iran , con gli USA che hanno assunto il ruolo di negoziatore diretto esautorando in parte Israele ( che cerca un ruolo nuovo tentando l’Arabia saudita) e L’Iran che invece mostra una maggiore autonomia rispetto alle sue potenze protettrici ( Cina e Russia) ed una capacità di aggregazione degli alleati ( Siria, Hezbollah) che nessuno si aspettava tanto forte. Continua a leggere →
Di antoniochedice
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EtichettatoBarak Obama, Benjamin Netanyahu, john kerry, Nouri al maliki, Tarek Aziz
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https://corrieredellacollera.com
Sembra paradossale, ma la situazione si fa finalmente più chiara ed era nell’aria da qualche tempo, al punto che mi sono azzardato a prevedere azioni durante il Ramadan ( vedi post precedente).
A quanti sembrava incomprensibile che gli USA stessero trattando con Iran e Russia ( su tavoli separati) per trovare un nuovo equilibrio nel Levante e dall’altro rifornissero la ribellione con nuove moderne armi negate in precedenza, adesso comincia a capire. Un gruppo armato equivalente a una divisione si è materializzato lanciandosi verso la città di Mossul ( la biblica Ninive) ed occupandola quasi senza incontrare resistenza.
Alcuni enigmi si rivelano non più tali: Continua a leggere →
Di antoniochedice
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EtichettatoAbdel Karim Kassem, campi petroliferi iracheni, Nuri al Maliki, occupazione di Mossul, Reuven Rivlin, Saddam Hussein, Shimon Peres
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bacino petrolifero
Benché il principale risultato ottenuto con le primavere mediterranee dei paesi arabi sia consistito nell’aver collocato su fronti opposti Turchia e Israele – in precedenza tradizionali alleati – il governo USA continua a radicalizzare le situazioni con iniziative tipo la visita del segretario di Stato USA John Kerry in Libano, su cui torneremo. ( la sua prima ed ha aspettato a farla che il presidente Michel Suleiman, unico capo di stato cristiano del mondo arabo, decadesse, lasciando i cristiani senza rappresentanza).
Se ne deducono due fatti: Continua a leggere →
Di antoniochedice
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Turchia, Siria e Ucraina formano il perfetto intruglio con un pochino di cumino egiziano e morti iracheni “quanto basta” per tenere all’erta borse e analisti, ma nessuno ci scodella il piatto.
Dietro questa immangiabile polpetta preparata dal cuoco John Kerry per conto dello chef Obama, si intravvede l’impossibilità di far scivolare la Russia dalla padella nella brace. Putin evita accuratamente di apparire aggressivo, ma cede terreno solo per recuperarlo in altra zona della padella.
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Di antoniochedice
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Etichettato"un giorno in pretura", Abdullah Oçalan, Al Monitor, Alfred Milner, Bandar Sultan Bush, Barak Obama, Bechara ar Rai, crisi ucraina, Francois Hollande, john kerry, Nabih Berri, NATO, PKK, Repubblica Centroafricana, Tajip Erdpghan, Vladimir Putin, Yves Le Drian
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