
bacino petrolifero
Benché il principale risultato ottenuto con le primavere mediterranee dei paesi arabi sia consistito nell’aver collocato su fronti opposti Turchia e Israele – in precedenza tradizionali alleati – il governo USA continua a radicalizzare le situazioni con iniziative tipo la visita del segretario di Stato USA John Kerry in Libano, su cui torneremo. ( la sua prima ed ha aspettato a farla che il presidente Michel Suleiman, unico capo di stato cristiano del mondo arabo, decadesse, lasciando i cristiani senza rappresentanza).
Se ne deducono due fatti: Continua a leggere →
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Di antoniochedice
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Pubblicato su economia internazionale, Irak, Libano, Politica Estera, Questione Palestinese, religione, Siria
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Contrassegnato dal tag ABDEL FATTAH al SISSI, accordi di Taif, Amine Gemayel, Benjamin Netanyahu, Fetullah Gulen, john kerry, Michel Suleiman, Papa Francesco, re Abdallah II di Giordania, Samir Geagea, Shimon Peres, Tajip Erdoghan
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Su 193 stati appartenenti alle Nazioni Unite, 139 hanno votato a favore della risoluzione, nove contro – tra cui Stati Uniti e Canada Panama e Repubblica Ceca – mentre, sorpresa dell’ultim’ora, Gran Bretagna e Germania capeggiano la pattuglia dei 41 stati che dopo 65 anni di dibattiti non hanno ancora un’idea chiara di quale atteggiamento tenere.
Mi scuso per aver frettolosamente dato per certo nel post precedente il voto contrario di questi due paesi della UE. La spaccatura tra i 27 rimane, ma è meno profonda.
Il voto è per Abbas un duplice personale successo, in quanto i paesi in cui la Palestina ha una rappresentanza sono 80 e quelli che l’hanno riconosciuta come stato , 132. I votanti a favore 139. Continua a leggere →
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Di antoniochedice
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Pubblicato su antiterrorismo, crimini di guerra, economia internazionale, Medio Oriente, Politica Estera
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Contrassegnato dal tag Benjamin Netanyahu, corte penale internazionale, Hamas, ONU, politica vaticana su questione palestinese, riconoscimento della Palestina, striscia di gaza
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Oggi, l’assemblea delle Nazioni Unite ha riconosciuto, sia pure non ammettendola a pieno titolo, la Palestina come entità statuale, sessantacinque anni dopo il riconoscimento dello Stato di Israele.
Il grande fatto nuovo é che gli Stati Uniti d’America non hanno posto il veto alla votazione, limitandosi a votare contro assieme alla Gran Bretagna e alla Germania, nuovo zelante alleato della svolta politica di Obama.
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