IL CALORE ATTORNO AL TRIANGOLO DEI GIACIMENTI DI GAS E PETROLIO DELL’EST MEDITERRANEO VA AUMENTANDO. di Antonio de Martini

bacino petrolifero

bacino petrolifero

Benché il principale risultato ottenuto con le primavere mediterranee dei paesi arabi sia consistito nell’aver collocato su fronti opposti Turchia e Israele – in precedenza tradizionali alleati – il governo USA continua a radicalizzare le situazioni con iniziative tipo la visita del segretario di Stato USA  John Kerry in Libano, su cui torneremo. ( la sua prima ed ha aspettato a farla che il presidente Michel Suleiman, unico capo di stato cristiano del mondo arabo, decadesse, lasciando i cristiani senza rappresentanza).

Se ne deducono due fatti:

1) che ha qualche ragione chi ritiene che per mantenere una presa sicura sull’intera area, il governo statunitense abbia bisogno di una situazione di tensione interstatale endemica che induca i vari regnanti a ritenere indispensabile l’appoggio militare americano, riabilitando così pubblicamente la politica imperiale inglese basata sul divide et impera.

2) che la visita di Kerry avvenuta durante la sede vacante della Presidenza della Repubblica, ha di fatto isolato la comunità cristiana libanese dalle consultazioni da lui tenute circa la elezione del successore, così come la visita nel Vicino Oriente del Papa Francesco ha di fatto isolato l’Arabia saudita dal gioco politico avendo interloquito con re Abdallah II di Giordania ( discendente diretto del profeta che ha di fatto indicato come rappresentante dell’Islam), Benjamin Netanyahu -corretto pubblicamente- in Israele per gli ebrei, Mahmud  Abbas per i palestinesi. Il Papa ha dato un segnale di pace e unità invitando i duellanti a pregare assieme, mentre Kerry ha dato un segnale di tensione rompendo l’equilibrio nato con gli accordi di Taif,  in un paese che ha già sofferto diciassette anni di guerra civile, conclusasi proprio grazie a quegli accordi.

 

ALTRI SEGNALI DA MONITORARE

1) E’ di ieri l’annunzio che Iran e USA hanno deciso di incontrarsi a Ginevra senza l’orpello del 5+1 incaricato di negoziare la rinunzia al nucleare militare dell’Iran.  All’ordine del giorno, un subnegoziato: il calendario delle progressive abolizioni delle sanzioni inflitte al regime degli Ayatollah, nella ipotesi di una felice conclusione dei negoziati col 5+1. L’Iran ha subito chiarito che non intende in alcun modo affrontare in quella sede il problema siriano. Quando le alleanze si basano su solidi argomenti geopolitici, i legami sono inossidabili. Quando il malloppo è veramente grosso, lo si lascia a malincuore e possibilmente a rate e si sottare il bottino anche ai soci più volenterosi.

2) sempre ieri, la Associated Press ha pubblicato un reportage dedicato a quelle che ha chiamato Flying IED, i barilotti carichi di polvere da sparo e rottami di ferro che stanno eliminando dalla shopping list dei paesi in guerra l’acquisto di bombe tecnologiche: sono facili da costruire , costano poco, non dipendono dal benvolere degli occidentali, non richiedono corsi di formazione e sono efficacissime dal punto di vista psiientati dai siriani ( ma dai sudanesi), e vengono ritenuti sufficienti per sfruttare la supremazia aerea contro elementi di guerriglia come quelli presenti nel Vicino oriente ed Africa orientale. Della serie: per non essere criminalizzato, devi usare le bombe tecnologiche che vendiamo noi.

3) L’Afganistan non verrà più evacuato entro il 2014 come annunziato, ma entro il 2016. Resteranno sul posto 6.000 uomini di cui 4.000 di paesi alleati agli USa… Pare sia bastato l’attentato fallito al presidente in campagna elettorale Abdullah Abdullah, per convincerlo .

4) La Turchia è oggetto di forti pressioni di stampa da quando ha deciso di litigare con Israele ( la vicenda del MAVI MARMARA ,8 morti).

Da allora la corrente di Fetullah Gulen ha rotto con il governo di Erdoghan e sta creando problemi esageratamente ampliati dalla stampa internazionale. Ero personalmente a Istanbul mentre i media di tutto il mondo parlavano di imponenti manifestazioni a Taksim.

La Istiklal Caddesi era gremita di gente fino all’inverosimile di persone in vena di shopping. L’accesso , vietato, alla piazza Taksim  ( Taksim Maidan) era interdetto da un unico plotone di poliziotti non in assetto antisommossa ( Casco attaccato alla cintura) e un altro plotone era a presidio di un cavalcavia da dove si potevano lanciare lacrimogeni, ma le trecento persone che cantavano in coro contro il governo non sono riuscite a smuovere la folla.

Erdoghan presidia saldamente l’elettorato dell’entroterra a cui ha cambiato la vita regalando macchine lavatrici e cucine economiche. Con sistemi democratici o primavere islamiche gli USA non caveranno un ragno dal buco. Il popolino è soddisfatto delle iniziative populiste del governo, il commercio – specie di contraffazione – è attivo, il turismo occidentale è stato sostituito da Indonesiani e Malesi in grandi quantità. L’esercito deve leccarsi le ferite ancora per un pezzo.

Un tentativo islamo-zelota  di chiedere il ripristino a Moschea di Santa Sofia per metterlo in difficoltà, ha trovato la replica sferzante del premier: “ne parleremo quando vedrò riempita prima la ( vicina) Moschea Blu.” Intanto il governo turco ha stanziato un paio di decine di milioni per le vittime delle alluvioni in Bosnia e Croazia e per ripristinare le locali moschee. Scalzarlo  dal governo non sarà facile come con Berlusconi.

Il Libano:  Il 25 maggio è scaduto il mandato presidenziale di Michel Suleiman e c’è sede vacante. L’ultimo atto è consistito nel firmare il decreto di estradizione di Dell’Utri.  Gli avvocati ( un cristiano e un hezbollah) hanno fatto ricorso. Anche se verrà respinto, servirà la firma del nuovo presidente che ancora non si profila all’orizzonte. In assenza del presidente della Repubblica, il governo non può decretare nulla, nemmeno le gare per l’attribuzione dei lotti di perforazione nel mediterraneo. Tutto resta com’è con soddisfazione di tutti.

I candidati sono tre ( più un outsider  – Cristiani secondo la Costituzione – e sono il generale Aoun ( fu defenestrato a cannonate  dalla presidenza dove era stato insediato dall’uscente Gemayel ( Amine) dopo un intermezzo tipo quello attuale.  Si offre a patto che abbia l’unanimità dei cristiani. Non l’avrà.

I’ex capo delle milizie falangiste Samir Geagea – undici anni di galera in una prigione siriana – che sarebbe il candidato naturale e che si è offerto di accordarsi con Aoun ( che ha rifiutato) oppure di fare un referendum tra i cristiani e cedere il posto al vincente ( Aoun ha rifiutato), oppure di negoziare in tete a tete, ma Aoun ha rifiutato.

Il “Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente ” capo dei maroniti cardinale Rai ha convocato tutti i principali esponenti della comunità cristiana e li ha esortati all’unità. Il lavoro di raccordo prosegue.

E’ stato scimmiottato (nella convocazione) da ciascun candidato che a ha esortato…. alla divisione a suo favore.

In tanto baillamme non è mancato John Kerry che ha visitato tutti gli esponenti non cristiani  ( Salam – primo ministro- Nabih Berry presidente del Parlamento ( sciita, alleato ufficiale non sempre affidabile di hezbollah, in realtà con moglie made in USA).

Tutto il Libano ha interpretato la mossa di Kerry come un tentativo di isolamento politico dei Cristiani.

Due altri candidati ” di compromesso ” si profilano: uno è Amine Gemayel. A suo favore, il fatto di essere già stato presidente, di non aver nemici ( chi ha combattuto la guerra civile è stato il fratello, deceduto) , di non essere sgradito alla Siria e agli USA. Ma soprattutto si pensa che sia il solo a poter indurre Aoun alla desistenza , dato che la volta scorsa fu proprio lui a nominarlo “Presidente ad interim” Contro, Amine ha il fatto, quasi irrilevante in quel paese, di essere chiamato Mr 20%.  In linea col tariffario del MOSE e poi si spera che sia sazio.

L’altro candidato in pectore del “Presidente uscito” della Repubblica ( mi scuso ma ora non ricordo il nome) è stato ministro, è un eminente giurista e non avendo sèguito non fa ombra a nessuno.

Nel paese esistono due strategie, quella vaticana e quella americana-saudita.  Il terreno di scontro è questo.  lo scontro è imminente e speriamo che resti sulla carta.

Israele: Shimon Perez, ultimo tra i padri della Patria ancora in vita, a minuti cessa dalla Presidenza della repubblica. Posizione resa importante dalla caratura del personaggio, ma che istituzionalmente è irrilevante. Netanyahu ha incassato una serie di schiaffi morali il più leggero dei quali dal Papa. E’ convinto di essere stato tradito dagli USA che proseguono a piccoli passi verso l’accettazione “de Facto” ( come per Israele) della Palestina. Finirà logorato per mancanza di iniziative politiche decenti. Si vendica annunziando nuovi insediamenti vietati dalle Nazioni Unite e il potenziamento dell’aeronautica con cui sogna di attaccare l’Iran. Fa crescere la tensione con mosse provocatorie.

Siria : ora dovrebbe essere chiaro persino a Kerry che la pace in Siria si ottiene negoziando con Assad. La procedura elettorale lasciava a desiderare ( voto palese obbligatorio), ma anche il milione di siriani che ha votato in Libano, al riparo dalle rappresaglie, ha votato per lui.                A chi votava contro veniva proibito il ritorno in Siria e anche i suoi più noti avversari lo hanno votato: segno evidente che ritengono non andrà via tanto presto e sembrano rassegnati a trattare con lui. Gli USA hanno annunziato “di aver fornito ai ribelli armi letali” utili a contrastare la superiorità aerea del regime.

Egitto. l’unica soddisfazione che gli Stati Uniti si sono tolti, è di chiamare il nuovo presidente Al Sisi ( con una sola esse) attaccando il virus ai giornalisti amici, mentre tutto il mondo arabo usa la doppia esse.  L’Egitto, forte dei cinquanta miliardi di dollari cui l’Arabia Saudita si è impegnata ha dieci anni di liquidità di fronte a se.

Gli USA hanno capito e visti i rapidissimi progressi dei russi nelle trattative bilaterali (dalle ferrovie al nucleare)   hanno annunziato che ” non vedono l’ora di iniziare a lavorare col nuovo Presidente” con tanti saluti a tutti quelli che si sono esposti fidando nell’appoggio USA.

YEMEN: altro paese in cui il voltafaccia americano è stato rapido. Viene annunziata una task force di intelligence appena sbarcata per contrastare il terrorismo iniziato dagli USA in funzione anti Salah , ma proseguito dall’Iran che ha alimentato la resistenza delle tribu Houtis al confine saudita ( sono sciiti).

LA LIBIA  ha ormai cessato di esistere come stato ed è in balia alle bande che furono armate e addestrate dagli angloamericani in funzione anti Gheddafi e che hanno ucciso l’ambasciatore americano nell’attacco al “consolato” di Benghazi che è costato il licenziamento del Segretario di Stato Hilary Clinton.

Il 18 giugno inizia il Ramadan, il mese di digiuno che inevitabilmente innervosisce i mussulmani e che spesso è stato pretesto per iniziative avventate.

 

 

 

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Commenti

  • luigiza  Il giugno 12, 2014 alle 10:14 am

    Che strano non ha menzionato l’Iraq.
    Eppure da quel che leggo in giro da quelle parti si sta preparando qualcosa di grosso.

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    • antoniochedice  Il giugno 12, 2014 alle 12:09 PM

      È già successo ieri. Pubblico tra 10 minuti

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