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GUERRA EUROPEA. PROSSIMA FERMATA: SARAJEVO

COME SI FA A FAR MONTARE LA TENSIONE SPERANDO IN UNA NUOVA GUERRA: DUE STUPIDI E UN PRETESTO

Certo, serve un mascalzone come innesco, ma é presto trovato nell’ex diplomatico ( alla Di Maio) e ” professore” di Scienze politiche NEDZMA DZANANOVIC che ha dichiarato ” Questa crisi può essere l’occasione per la UE di liberarsi della influenza russa in Bosnia”.

C’é stata tensione in Bosnia il 6 aprile scorso , trentesimo anniversario dell’inizio della guerra e scontri – per ora verbali- tra le opposte fazioni.

La materia del contendere é risibile : il leader nazionalista serbo-croato Milorad Dodic ha però gettato benzina sul braciere minacciando la secessione.

A sinistra Milorad Dodic sopra Valentin Inzko.

Gli accordi di Dayton del 1995 – Clinton consule- hanno infatti diviso il paese in due entità federali , una

Repubblica Srpska e la Federazione Croato-bosniaca collegate da una amministrazione centrale, ma non da una comune memoria degli eventi. Lo scopo sarebbe quello di ” armonizzare” le tre comunità presenti sul territorio: I Croati ( Cattolici), i Bosniaci mussulmani e i Serbi, ortodossi.

Avevano convissuto sotto la guida del Maresciallo Tito ( Josip Broz) per mezzo secolo fino a che la segretaria di Stato USA Madeleine Allbright– nelle sue memorie dice che fu per vendicare il padre, diplomatico- non seminò zizzania fino allo scoppio del conflitto.

Il secondo stupido é, manco a dirlo, l’alto commissario internazionale della UE Valentin Inzko che per dipanare la matassa delle liti tra ex combattenti delle due parti, a luglio scorso, ha emanato un decreto ( in forza dei poteri discrezionali conferitigli dall'”accordo” di Dayton) che proibisce di negare l’olocausto di Szebrenica ( ottomila maschi morti é un crimine orrendo, ma chiamarlo olocausto può essere considerata una forzatura).

Il nuovo Alto rappresentante – Christian Schmidt– sta sottovalutando la possibilità che, in vista delle elezioni di ottobre, la minaccia secessionista serba crei un nuovo focolaio di guerra.

Ricordo , solo per inciso che in loco, a protezione della minoranza serba e dei numerosi monumenti della cristianità ortodossa ( che sono l’area costituente della nazionalità serba affermatasi nei secoli dopo la battaglia di Kosovo celebrata da D’Annunzio) giacciono di sentinella oltre duemila militari italiani e che, fino al 24 febbraio scorso, gli esperti sostenevano che anche in Ucraina non sarebbe successo niente.

Intanto, ammaestrati dall’esperienza ucraina, gli abitanti della Bosnia Erzegovina, quale che sia la loro religione, fanno la fila agli sportelli di cambio per trasformare i loro marchi ( moneta locale) in Euro e , se possono prendono la via dell’esilio preventivo.

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OBAMA E IL BREXIT, OVVERO ECCO L’ALTERNATIVA DEL DIAVOLO di Antonio de Martini

Molti lettori chiedono come mai il governo degli Stati Uniti sia tanto silenzioso in occasione di questa crisi britannica. Trovate la risposta in questa analisi storico-politica pubblicata nel maggio 2014 ( e ribloggata nel marzo 2015) dedicata alla crisi ucraina, ma in realtà, dalla riunificazione tedesca in poi, ogni crisi è una crisi europea.                                      Per chi volesse l’originale del testo, gli basterà battere nella finestra di “cerca”  il titolo ” Si scrive Ucraina ma si legge Germania.”

“Per capire come mai la rana ucraina- un paese senza arte, parte e identità sul cui suolo passano dei gasodotti- venga gonfiata fino all’inverosimile dai principali media del mondo e perché gli Stati Uniti premano tanto sulla U.E. perché sanzioni la Russia inimicandosela, bisogna fare un breve corso di storia e di geopolitica di cui anticipo le conclusioni in corsivo per chi non avrà la pazienza di leggere l’intero testo e che ci porterà a constatare come la geopolitica tedesca, da Bismarck in poi, non abbia mai cambiato direzione se non durante la parentesi della costruzione europea post 1945. Esistono forti correnti economiche e di pensiero che pensano di cambiare registro e gli USA si preoccupano di eventuali scelte geopolitiche indipendenti tedesche. Continua a leggere

SI SCRIVE UCRAINA, MA SI LEGGE GERMANIA. LA RFT E LA SUA OSTPOLITIK BISMARCKIANA SONO UNA ALTERNATIVA ALLA U.E. E ALL’EUROZONA. OBAMA NON VUOLE. di Antonio de Martini

Per capire come mai la rana ucraina- un paese senza arte, parte e identità sul cui suolo passano dei gasodotti-  venga gonfiata fino all’inverosimile dai principali media del mondo e perché gli Stati Uniti premano tanto  sulla U.E. perché sanzioni la Russia inimicandosela,  bisogna fare un breve corso di storia e di geopolitica di cui anticipo le conclusioni in corsivo  per chi non avrà la pazienza di leggere l’intero testo  e   che ci porterà a constatare come la geopolitica tedesca, da Bismarck in poi, non abbia mai cambiato direzione se non durante la parentesi della costruzione europea post 1945.  Esistono forti correnti economiche e di pensiero che pensano di cambiare registro e gli USA si preoccupano di eventuali scelte geopolitiche indipendenti tedesche. Continua a leggere

SCANDALI DELLE REGIONI: LA DEMOCRAZIA DELL’ALTERNANZA È IN REALTÀ IL TURNO AL TRUOGOLO. di Antonio de Martini

Lo scandalo non consiste – come i media cercano di farci abituare a pensare – in come i consiglieri regionali abbiano speso i loro denari, ma nel perché li abbiano avuti.

Se si andasse ad indagare sui motivi reali, anche i media – e anche la CEI che ora prende le distanze – dovrebbero essere chiamati a rispondere della loro fetta di bottino avidamente ingurgitata per decenni.

A chi rimproverava a Mussolini una eccessiva prodigalità nei confronti di Gabriele D’Annunzio, il Duce spiegò che il Vate ” è come un dente cariato: o lo si estirpa o lo si copre d’oro”.

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COSA DOPO BERLUSCONI E DOPO MONTI? CERTO, NON LORO. RICORDANO MUSSOLINI E BADOGLIO. SERVE IL NUOVO. di Antonio de Martini. ( primo di due post sul futuro prossimo)

Al mio post del 31 gennaio , il sig Cavallaretto1 mi ha scritto in un commento una assennata considerazione che merita una risposta più ampia di quanto non abbia fatto nella risposta diretta, forzatamente succinta.
Egli si e’ detto contrario alle dimissioni del governo Monti perché ritiene che io parteggi per un ritorno di Berlusconi e perché i ministri dell’attuale governo lavorano seriamente.
Non mi e’ mai passata per la testa di vedere Berlusconi a palazzo Chigi e tutti i miei post lo testimoniano.
La ragione per cui Monti deve dare le dimissioni – ci ho aggiunto anche quelle del presidente Napolitano – e’ che ha impostato una strategia , condivisibile, ma ha fallito.

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