Il professor Monti ha rilasciato almeno due dichiarazioni non ambigue in tema di politica europea, che me lo hanno fatto considerare con maggior attenzione.
In sostanza sta cercando di accerchiare la Cancelliera Merkel, mettendo a profitto il preesistente rapporto con Sarkosi, di cui era consigliere. La imminente visita in Inghilterra al premier Cameron, va nel senso indicato.
Qualche dichiarazione resa in Italia, si e’ invece prestata a manipolazioni
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Di antoniochedice
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In termini di urgenza, la priorità’ per l’Italia e’ costituita dalla proposta di affrontare entro il mese di marzo un nuovo accordo – proposto dal duo Franco-tedesco – sulla armonizzazione fiscale e tributaria tra i ventisei paesi ( l’Inghilterra si e’ chiamata fuori per meglio negoziare).
Credo che si debbano fare alcune considerazioni e metterle a disposizione di un governo impolitico , non politico e non tecnico.
L’armonizzazione fiscale cozza contro il principio federalista:mentre penso che il federalismo a livello della penisola italiana sia una autentica scemata, a livello continentale e’ una esigenza ineludibile.
L’armonizzazione fiscale mira a creare, evidentemente, una certa omogeneità che, se realizzata sul passo dei paesi più forti, darebbe almeno un decennio di fame a quelli più deboli; mentre se creata sul metro dei paesi più deboli darebbe – paradossalmente – un vantaggio competitivo ai paesi economicamente più forti che darebbero un apporto minimo alla costruzione economica comune, con la conseguenza di far scivolare il peso dell’Europa sui paesi minori.
Infine, la considerazione più semplice da capire e’ offerta dall’ esempio dell’Irlanda, che, proprio grazie ad una franchigia fiscale della U E , ha goduto di un tasso di crescita che l’ha tolta da uno stato di sottosviluppo in cui versava dal seicento.
L’Inghilterra e l’Ungheria si sono opposte immediatamente a questa trovata elettorale di Sarkosi e tre giorni dopo sono state seguite dalla Repubblica Ceca , il cui presidente ha subito annacquato la propria adesione chiarendo che sarebbe stato necessario un voto del Parlamento.
Romania, Bulgaria, Slovacchia ed altri paesi a tradizionale influenza britannica, vengono corteggiati in questi giorni e finiranno per schierarsi contro questa soluzione che non risolve un bel nulla.
Si rischia lo stallo, mentre una posizione contraria e chiara dell’Italia sarebbe risolutiva.
Una delle caratteristiche del buon governo consiste nella capacita’ di attrarre investimenti sul proprio territorio. Lo strumento principe per ottenere investimenti, consiste nel creare una fiscalità di favore per i capitali in cerca di impiego.
La Romania , grazie a questa possibilità ha portato sul suo territorio ben seimila imprese italiane prevalentemente dalla provincia di Treviso.
Il sistema dei ” porti franchi” sottratti alle imposizioni doganali, e’ vecchio quanto il navigare.
Orbene, privando i territori di questa opportunità, si condannerebbero interi paesi a rinunziare a questo strumento ed ad accettare in patria condizioni di lavoro e produzioni di tipo schiavistico per sopravvivere oppure ad emigrare nei paesi ricchi ( Germania e Francia) a condizioni ben note.
Che avere una sola moneta non significhi dover avere un solo sistema fiscale, e’ dimostrato dalla Svizzera dove ogni Cantone ha un diverso sistema impositivo in concorrenza con gli altri per attrarre investimenti.
Visto che ci siamo, come mai lo Stato della California – che ha un PIL delle dimensioni dell’Italia – dichiaro’ bancarotta senza che questo abbia avuto effetti sul dollaro USA, mentre nel caso dell’Euro si minaccia la fine del mondo?
Se gli italiani sono benestanti e risparmiatori e lo Stato costa oltre il 50% del PIL ed e’ inefficiente, perche’ non lasciarlo fallire? Datemi una sola ragione.
Tutti i giornali esprimono sgomento per ” il gran rifiuto” di David Cameron di aderire all’idea di abdicare alla propria sovranità ( quella di lui, non dell’Inghilterra) a favore del Manuel Barroso di turno.
Armonizzare le politiche fiscali vuol dire far fare il bilancio a quelli che De Gaule definì ” burocrati apatridi” e oggi sappiamo quanto avesse visto giusto.
Naturalmente e’ escluso che l’Inghilterra giochi da sola la propria partita.
Lo stesso Cameron ha dichiarato. – lo abbiamo riportato su questo blog – che l’Inghilterra agli occhi dell’America ha importanza principalmente per la sua influenza sulle decisioni di Bruxelles.
Tutti i punti di vista USA diventano i punti di vista inglesi in sede comunitaria e questo non e’ un segreto per nessuno.
Se ai partigiani dell’alleanza transatlantica britannici che proponevano una piu stretta intesa con gli USA il Premier inglese ha risposto in questo modo ed io l’ho riportato, e’ evidente che solo Sarkosi non se ne e’ accorto, oppure e’ disinformazione.
Anche la scena della mancata stretta di mano tra i due capi e’ disinformazione ben fatta, in quanto e’ ovvio che nel corso di una riunione che dura tutto il giorno, non ci si da la mano ogni volta che ci si incontra, ma ALL’arrivo e alla partenza.
Il saluto ogni volta che ci si incontra, lo fanno solo i galeotti durante l’ora d’aria ( osservazione antropologica di un sociologo) per smorzare l’ aggressività che e’ massima in quegli ambienti.
In realtà Cameron ha preso la palla al balzo e ha capito che Sarkosi su questa vicenda si gioca le residue probabilità di essere rieletto ed e’ pronto a tutto per non far fallire il negoziato di cui si e’ reso portavoce ufficiale. Anche Sarkosy sa che senza un successo personale, non ha alcuna probabilità di rielezione.
L’ Inghilterra presenterà una serie di rivendicazioni accuratamente preparate dai tecnici del Foreign office e otterrà tutto quel che chiederà, inclusa qualche guarentigia sul bilancio da far approvare ai burocrati di Bruxelles.
Sarkosy avrà il suo successo a Marzo, in epoca elettorale.
Notevole il coro di stampa che sta preparando il letto a Cameron, lasciando intendere che
l’ abbandono dell’accordo sui criteri comuni di bilancio ( ancora sconosciuti) da parte dell’Inghilterra sarebbe un disastro.
Il fatto che l’accordo sia concordato, e’ dimostrato dal fatto che tutta la stampa francese ha adottato toni da crisi dell’Europa. Anche i fogli filo Sarkosi.
In tutta Europa la posizione di Cameron ha avuto l’onore dei titoli di prima pagina e nessuno ha detto quel che sanno tutti: l’ Inghilterra si appresta a mietere ancora un buon raccolto di concessioni a spese dei partners.
Noi abbiamo troppi debiti con la Francia per opporci: abbiamo in scadenza ad aprile 400 miliardi di euro di debito pubblico e a decidere sarà il piccolo Nicolas.
Il governo inglese comincia a dare segni di frattura all’interno della maggioranza ( un quarto dei parlamentari conservatori ha votato un ordine de giorno chiedendo di indire un referendum sull’uscita dalla UE)- nell’Euro l’Inghilterra non e’ mai entrata- mentre l’ Eurobarometro , il sistema di sondaggi della Unione Europea, annunzia che solo il 35% degli inglesi considera l’Unione Europea una “cosa buona”.
Il governatore della Banca d’Inghilterra ha annunziato una seconda iniezione di “quantitative easing”, ossia una immissione di 75 miliardi di Sterline sul mercato, ritenuti comunque insufficienti per scongiurare la depressione economica.
Il sistema pensionistico inglese presenta un deficit annuo di 1,3 miliardi di sterline, mentre l’INPS ha dichiarato 9 miliardi di euro di utili quest’anno.
100 economisti inglesi hanno firmato un appello al ministro delle Finanze Osborne, invitandolo a cambiare politica.
E’ appena il caso di ricordare che il governo di Sua Maesta’ ha nazionalizzato tutte le principali banche del paese e si trova a dover gestire le grane di Islanda e Irlanda, al punto chr lascia trasparire correnti di pensiero favorevoli all’indipendenza della Scozia, forse per sbarazzarsi della RBS , la. Royal Bank of Scotland, che continua a macinare perdite.
Nick Clegg, il vice primo ministro. Leader del partito liberal democratico, ha ammesso ufficialmente che “sarebbe un suicidio economico cercare di uscire o rinegoziare i termini di permanenza nella UE” .
A chi propone l’alternativa di una partnership atlantica con gli USA, Clegg ha risposto che la partnership inglese interessa agli USA nella misura in cui l’Inghilterra facendo parte della UE riesce a influenzarne le sorti ( ” because of our sway”). viva la sincerita’.
Il deficit inglese ha dimensioni spagnole ed e’ la riprova che quando si esercita influenza e potere, l’entità del debito assume importanza secondaria.
Il vero problema oggi e’ la strategia duplice che si presenta al mondo per uscire dalla crisi: il quantitative easing di USA e UK da una parte e la politica della lesina e dello scontro sociale della Germania, che può’ contare su un popolo disciplinato fino al pecoronismo.
La ragione per cui noi italiani ci siamo messi coi taccagni disciplinati, ha del miracoloso.
Antonio de Martini
Quando su questo blog il 2 febbraio scivevo di “Mediterraneo in fiamme” molti hanno storto la bocca.Oggi la farsa della eroica guerra di liberazione della Libia sta per passare dalle chiacchiere ai fatti.
Il Consiglio di sicurezza ha approvato una risoluzione ( la 1973) che istituisce la NO FLY ZONE , ma lascia aperte tutte le possibilità: dal non fare nulla , alla guerra. Ad onta di tanta ambiguità, metà del mondo si è astenuta, segno evidente che c’è qualcosa che non convince e non coinvolge. Continua a leggere →
Di antoniochedice
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Adesso che il sangue scorre anche a Bahrain, gli USA si trovano in quello che i francesi chiamano “un guepier” e che noi italiani, più modestamente , diciamo in un vicolo cieco. Continua a leggere →
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Il fatto che Buttiglione e Formigoni, politici accorti, siano volati in soccorso della Libia con altrettante dichiarazioni stampa, e Frattini si sia azzittato, sembra essere la dimostrazione che per Gheddafi il peggio è passato. Il fatto che l’Agence France Presse ( l’ ANSA francese) insista Continua a leggere →
Per difenderci dalla Unione Sovietica, i vincitori della seconda guerra mondiale escogitarono una alleanza difensiva denominata PATTO DELL’ATLANTICO DEL NORD che nel 1949 vide la luce. La sua componente militare si stabilì a Parigi, fino a che il presidente francese Charles De Gaulle non uscì dall’alleanza militare, restando nel solo PATTO ATLANTICO. Il messaggio fu chiaro: Una Francia dignitosa era pronta alla solidarietà contro eventuali aggressori , ma non alla subordinazione. De Gaulle, come Carlo Cattaneo, voleva morire ” a cul vergin”. Continua a leggere →
Di antoniochedice
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