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IL NUOVO ORDINE MONDIALE VISTO DA ISRAELE. TESTO DI UNA CONFERENZA ALLA HARWARD BUSINESS SCHOOL TENUTA DALL’EX VICE CAPO DEL MOSSAD.

Ecco lil testo della seconda conferenza resa alla Harward Business School da Nackik Navot E’ del settembre 2011.

L’esperienza diretta di uno dei testimoni della politica del Vicino Oriente

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Harvard Business school –autunno 2011-AMP -94 Riunione.

IL NUOVO ORDINE MONDIALE – LE PERSONE

di Nackik Navot

Dieci anni dopo —– Il tempo che ci aspetta

Cari Amici,

all’inizio di agosto ho avuto un incontro con 130 membri di un’organizzazione mondiale – M-UN (model UN) – e per loro era il terzo incontro in Israele. Volevo condividere con voi questa esperienza come base per la nostra discussione nel corso della riunione. L’obiettivo è accettare che abbiamo una missione da compiere. Accordarci su di essa e pianificarla.

Sono estremamente orgoglioso di essere qui pronto ad affrontare una sfida ancora maggiore – la nuova generazione, che è la nostra UNICA SPERANZA di costruire un nuovo ordine mondiale.

Ho accettato questa sfida perché ritengo che l’esperienza di vita che ho accumulato negli ultimi 66 anni, quando sono stato reclutato per il servizio pubblico mi permetta di condividere con voi alcuni punti cardine.

Avevo quattordici anni quando sono stato reclutato nel movimento clandestino dei giorni che hanno preceduto la nascita del nostro stato, nello sforzo comune di creare una nazione unificata. Due anni e mezzo dopo, quando lo stato di Israele era ormai nato, all’età di sedici anni e mezzo, entrai nell’esercito israeliano. Pochi mesi più tardi entrai a far parte di quella che in seguito divenne nota come Israeli Intelligence Community, dalla quale mi sono ritirato 37 anni dopo. Nel luglio del 1985 mi sono spostato dal servizio governativo a quello pubblico – collaborando con varie ONG in cui ritengo vada cercata la base del nucleo per un Nuovo ordine mondiale.

Ho deciso di condividere con voi il mio pensiero sul mondo a venire. Per 30 di quei 37 anni, dono stato implicato nelle relazioni estere speciali di Israele. Questo mi ha permesso di imparare molto, sulla base di incontri con persone comuni e leader politici di alto livello, nel medio oriente, in Africa, nel lontano oriente, in Europa e negli Stati Uniti. Con sforzi infiniti di comprendere “l’altro lato”.

Il mio sforzo continuo era cercare di capire da quali ideali fossero mossi – quali fossero i loro scopi politici e cosa capissero degli interessi e degli scopi dello stato di Israele – e cosa abbiamo in comune con loro, come partner di una stessa causa, che affrontiamo le stesse sfide.

Ho imparato che abbiamo così tanto in comune con persone di culture e religioni differenti. Tutto basato non solo su una mentalità aperta e sugli interessi di stato – ma soprattutto sul fattore umano – la capacità di comprensione delle persone.

Pur vivendo in medio oriente, siamo anche parte della cosiddetta “CULTURA OCCIDENTALE”. Ho avuto modo di conoscere dall’interno le due forze opposte che si sono contrapposte per il dominio della regione negli ultimi 32 anni – Washington e l’Iran – avendo lavorato in entrambi gli stati. Ho operato a Washington dal 1955 al 1957 e in Iran dal 1969 al 1972, ben prima della rivoluzione islamica, negli ultimi 10 anni del regime dello Shah.

Nel corso dei miei anni di servizio, sono stato testimone di due eventi storici della massima importanza:

A. La firma dell’accordo di distensione tra gli USA e l’Unione Sovietica nel maggio del 1972, quando ormai era chiaro che entrambe le potenze avevano raggiunto il livello di M.A.D. (Mutually Assured Destruction, Distruzione Reciproca Certa).

B. La distensione tra le religioni interne all’Islam – gli estremisti Sciiti dell’Iran come nazione musulmana ma non-Araba insieme ai Sunniti guidati dall’Arabia Saudita, e il resto del mondo arabo. Entrambi i “Prodotti” vengono dagli elementi estremisti degli ultimi 30 anni, orientati contro l’Occidente e la sua cultura. Bin Laden e la sua Al-Qaida, esattamente come altre organizzazioni terroristiche – dall’Iran al Libano e a Gaza, e il ritorno della Turchia all’Islam dopo decenni di stato laico.

Il fenomeno che più colpisce, che definiamo “la terza guerra mondiale” – la guerra di culture – è che è stata proprio l’Arabia Saudita e il suo re Abdullah a iniziare la distensione tra le religioni e per una ragione semplicissima: non voleva altri Bin Laden, il saudita che aveva innalzato la bandiera della Jihad per combattere contro la cultura occidentale.

Gli eventi del 2011 verranno ricordati come l’anno della ristrutturazione sociale del mondo arabo – un processo all’interno del quale ci troviamo proprio in questo momento.

Viviamo tutti in un nuovo mondo a due dimensioni, dove gli eventi che si verificano in uno degli angoli influiscono su tutto, da un polo all’altro, da est a ovest. Non ci sono più superpotenze, che hanno tentato di “gestire” gli affari mondiali fin dalla prima guerra mondiale, e hanno fallito!

In questo si trova il triste destino del primo tentativo di creare un nuovo ordine mondiale – la Lega delle Nazioni – esattamente come quello delle Nazioni Unite del 1945.

La società umana ha sperimentato diversi sforzi per controllare e guidare i processi storici attraverso un’estrema varietà di ideologie politiche, e più di recente anche di religioni.

Abbiamo attraversato guerre e rivoluzioni – la rivoluzione industriale degli ultimi due secoli è diventata il fattore dominante nelle strutture sociali e nelle forze politiche e ideologiche, per gli ultimi 30 o giù di lì.

Ora dobbiamo affrontare una NUOVA rivoluzione, che è ancor più significativa – il Nuovo Mondo della Comunicazione, che ha dato inizio a un processo di creazione di “Nuove Persone” e nuove strutture sociali – il mondo è Piatto – con EFFETTI da occidente a oriente. È stato questo l’elemento che ha innescato gli attuali eventi nel medio oriente, praticamente distruggendo i vecchi regimi. E sempre questo potrebbe provocare un effetto e delle reazioni simili negli Stati Uniti e in Europa come è successo nell’ultimo mese in Israele. Quasi un’eruzione vulcanica, che continua a la sua attività finché non avverrà un ulteriore e maggiore cambiamento – UN NUOVO ORDINE MONDIALE.

Quale sarà il prossimo avvenimento?!?!

La Rivoluzione della Comunicazione, che sta dietro a quello che amo definire come una rivoluzione nell’educazione – la Rivoluzione della Conoscenza, ha reso le persone in grado di conoscere e capire di più, dotandole di conoscenza e dell’accesso agli stessi strumenti del miglioramento della vita, la forza motrice di quello che è il mondo delle nuove tecnologie.

Questo è un grande messaggio. La questione ora è come tradurlo in un Nuovo ordine Mondiale, in cui la gente possa raggiungere anche tutti i livelli della vita.

Noi, in occidente, siamo portati a credere che la DEMOCRAZIA sia il culmine dello sviluppo socio-politico, ma questo non è più così scontato adesso. I governi democratici se la cavano alla meno peggio per i quattro anni di durata, senza riuscire a soddisfare le aspettative dei cittadini – questo diventerà sempre più una sfida. Nella maggior parte dei paesi in cui c’è stata una rivoluzione, è difficile che il potere sia passato a regimi democratici. Deve essere chiaro che il MONDO PIATTO in cui stanno avvenendo le attuali rivoluzioni di movimenti di protesta richiede un NUOVO ORDINE MONDIALE che si occuperà delle persone ovunque si trovino. Non solo in Europa e in altri luoghi delle società occidentali. Dovrebbe coinvolgere anche il terzo mondo, ora che tutto è interconnesso.

Questo è stato un anno di svolta decisiva – nel medio oriente la nascita del potere delle persone ha abbattuto i vecchi regimi.

Voi siete la Nuova Generazione cui è stata affidata la missione di trovare il modo corretto per strutturare un Nuovo Ordine Mondiale.

“Non più guerre, non più spargimenti di sangue”, ha dichiarato il presidente egiziano Anwar Sadat, sorprendendo tutti con la sua visita al nostro parlamento, facendo appello affinché noi ascoltassimo il suo discorso – “Viviamo in pace”.

Ma la pace può esistere solo tra persone – Mai più Guerre! È chiaramente una questione di priorità, quello che vedete ora in Israele è un’importante manifestazione di un movimento di protesta immenso, ma pacifico.

Le giovani generazioni di Israele hanno attraversato guerre cercando di evitare un nuovo olocausto, noi vorremmo vivere in pace, e condividere questa pace con la gente di tutto il mondo, proprio come da sempre cerchiamo di seguire il nostro profeta Isaia – “forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciranno più nell’arte della guerra” una delle questioni mentre prendiamo decisione sulle nuove priorità dovranno essere i budget della difesa. E questo è vero per Israele – ma non solo.

Visto che le democrazie hanno fallito in occidente, quali potrebbero essere le alternative per includere i cambiamenti e le nuove strutture in aree come il medio oriente e altre simili in tutto il mondo? Una parte potrebbe essere costruita intorno a organizzazioni mondiali come la Banca Mondiale, l’organizzazione mondiale della salute, e altre organizzazioni locali. Un modo è costruire intorno all’importante fenomeno delle ONG, in cui sulla base della mia esperienza nutro grande fiducia. Anche la leadership economica oltre a quella politica ha fallito nel rispondere alla richiesta di una giustizia sociale. Queste sono le realtà di cui bisogna tenere conto nel tentativo di affrontare i cambiamenti richiesti – costruire un nuovo Ordine Mondiale.

Ora è compito vostro imparare dalla nostra esperienza e dagli attuali cambiamenti mondiali per proporre un modo per costruire un nuovo Ordine Mondiale.

Abbiamo quasi tutti una certa familiarità con la recente definizione dell’attuale crisi economica che abbraccia il mondo intero, data dal professor Joseph Stieglitz – premio Nobel in economia:

L’esperimento dell’attuale sistema economico (il capitalismo) è fallito e dobbiamo strutturare un nuovo sistema”.

Lo stesso concetto è stato ribadito da pochissimi esperti mondiali di recente.

Questo era il mio messaggio ai potenziali leader mondiali più giovani:

Ora possiamo e dovremmo – con la conoscenza e l’esperienza che abbiamo accumulato, sostenuta dal “patrimonio” della Harvard Business School – trovare il modo per governare e fare da guida,

L’ ARMA ASSOLUTA E’ L’ELETTRONICA. DA AUSILIARIA AD ARMA PRINCIPALE. HA DECLASSATO ANCHE LE BOMBE NUCLEARI. PUÒ ESSERE USATA ANCHE CONTRO PAESI AMICI . COME FANNO CON NOI. di Antonio de Martini

Militarmente parlando, le armi nucleari hanno un limite politico di impiego e un inconveniente “tecnico”.
Si possono usare solo in tempo di guerra dichiarata e le aree colpite restano inagibili per un periodo di tempo medio-lungo.
Le armi elettroniche invece, possono essere usate

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INIZIA L’ATTACCO ALLA SIRIA. 600 “VOLONTARI” LIBICI TRASPORTATI VERSO LE FRONTIERE SIRIANE. MA SE LA SIRIA TRA I DUE FRONTI SCEGLIESSE IL TERZO?

Il primo a dare questo segnale e’ stato il blog di un ex diplomatico indiano che e’ stato in posto anche a Mosca.
Il ministro degli esteri turco Davitoglu, ha annunziato di essere pronto ad attaccare la Siria.
Il vice presidente Joe Biden sarebbe atteso a Ankara per il week end per dare le ultime assicurazioni ai Turchi circa l’appoggio americano e britannico. Seicento volontari libici sono stati portati verso le frontiere con Irak, Giordania, Turchia , per essere infiltrati.
Segno evidente che siriani ” resistenti” non ce ne sono o non ce ne sono più.
Il ministro degli esteri russo Lavrov, ha già’ annunziato che rifornirà’ la Siria di armi per la ua difesa ed ha qualificato l’iniziativa americana come “unfair”.
Una squadra navale russa e’ in rotta verso il porto siriano di Tartous. Appena entrerà’ il bombardamento di Tartous sarà’ fuori questione.
Ogni dottrina militare spiega che il fuoco dalla periferia verso il centro e’ letale e dal centro verso la periferia e’ dispersivo.
Re Abdallah di Giordania si e’ recato oggi in Israele, si spera per una estrema mediazione, ben consapevole che tra i vasi di ferro, lui e’ quello di coccio.
Il “build up” e’ talmente trasparente e l’arrivo del vice presidente USA invece che del nuovo capo degli SM riuniti, fa sperare che si tratti di un bluff di ” Brinkmanship ” ( arrivare all’orlo della guerra per ottenere il massimo”) oppure di un tentativo di far saltare i nervi allo SM siriano per indurlo ad un attacco preventivo per evitare di trovarsi a combattere su tre fronti e quindi giustificare gli Usa con una guerra “di difesa.”
I siriani sono – come dice un mio amico- come “quel portiere che para i rigori perché’ non capisce le finte.” non perderanno la calma e non attaccheranno DIRETTAMENTE per primi.
Le opzioni militari sono numerose e tutte letali, al punto che viene da pensare che il rischio di scontro possa diventare concreto e imminente anche per un errore minimo.
La Turchia sembra inconsapevole che la zona di frontiera con la Siria e’ abitata da turcomanni e da popolazione di lingua e cultura araba, così come gli abitanti del sangiaccato di Alessandretta ( Iskenderun) e che la Siria ha avuto tutto il tempo di predisporre opportune iniziative di sabotaggio e contrasto, contando sulla solidarietà’ delle popolazioni locali.
L’alleato iraniano può aver finanziato i curdi anti turchi , gli Hezbollah hanno già’ tirato nei giorni scorsi un missile, di tipo mai utilizzato prima, sulla Galilea.
Non hanno prodotto che danni materiali, evidentemente per limitarsi a segnalare la presenza della nuova arma, senza provocare rappresaglie.
Altro alleato e’ Hamas nella striscia di Gaza. L’ Egitto dei fratelli mussulmani non e’ scontato che non potenzi l’azione dei palestinesi della striscia almeno chiudendo gli occhi all’afflusso di armi ed esplosivi.
La Siria non fara’ l’errore di scegliere l’opzione militare diretta. Essa potra’ contare sull’appoggio politico attivo della Russia e della Cina e forse anche del Brasile, quindi non ci sara’ una risoluzione ONU a copertura.
Agli USA mancherà’, oltre al pretesto della difesa, l’alibi della lotta al terrorismo di Al Kaida, ( cosi come non c’era nemmeno in Libia e in Yemen).
Ci sara’ invece il terrorismo diffuso sul territorio nemico, ma mirato negli obiettivi, anche di persone, che potrebbe colpire perfino l’occidente americano.
In caso di attacco alla Siria ci saranno attentati all’interno dello Stato di Israele, re Abdallah potrebbe subire un attentato come quello che uccise il bisnonno Di cui porta il nome, mentre si recava a pregare in Moschea.
I servizi segreti siriani hanno gia’ ucciso a Parigi, anni fa, Salah Bitar – ex primo ministro siriano senza che il colpevole venisse individuato.
Il Libano potrebbe essere preso in ostaggio: se l’esercito siriano si rifugiasse in Libano, bombardarlo sarebbe impensabile e per l’esercito libanese, resistere, impossibile.
Le contraddizioni sarebbero numerose: i turchi litigherebbero con Hamas che fino a ieri erano stati i protetti contro Israele . Gli angloamericani ( e i francesi) che lanciarono Lawrence di’ Arabia ( un giorno ne parleremo) e dieci milioni di sterline oro per cacciare i turchi, adesso spenderanno cifre iperboliche per “restituire”i territori alla Turchia. I libici si sono trasformati in esportatori di democrazia. La Francia, ex potenza mandataria, verrebbe vissuta con odio e grazie ad altre spese senza copertura, metterebbe a rischio la sua tripla AAA per deficit del bilancio.
La Grecia, si schiererebbe contro i turchi, pur essendo membro della NATO.
Ma se la Siria, incurante della minaccia militare diretta , attaccasse Israele sguarnendo le frontiere, come si schiererebbe la lega araba? Come si sentirebbe la monarchia saudita?
Ormai gli americani si giocano la faccia: se la manovra politica fallisce ( sempre che manovra sia) gli USA perdono il residuo prestigio. Se la manovra evolve in un conflitto aperto, torneranno di moda gli assassini( leggere ne ” il milione”di Marco Polo la narrazione del ” vecchio della montagna”) che ubriachi di hascisc venivano lanciati contro obiettivi singoli . Di qui il nome di assassini , mangiatori di hascisc.

LA CRISI SIRIANA : AUMENTA LA PRESSIONE E IL LIBANO TREMA ..DIARIO DI UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA. SARA’ GUERRA LOCALE O GENERALE? di Antonio de Martini

E’ di stamattina la notizia che il governo americano ha ordinato a tutti i suoi cittadini di abbandonare la Siria ed ha annunziato che l’Ambasciatore USA non rientrerà a Damasco.

Un sito americano ha fatto la conta delle perdite irakene, USA e alleate in questi fronti: unmilionequattrocentocinquantacinquemilacinquecentonovanta irakeni e quattromilaottocentouno americani sono morti per realizzare un aborto di democrazia.
In Afganistan sono deceduti duemilaottocentoquindici soldati NATO ( tra cui i nostri).
Il costo delle due guerre – Afganistan e Irak – assommma a milleduecentottantuno Miliardi.
La Libia agli USA è costata un miliardo scarso, mentre la conta dei morti – specie i civili – è ancora top secret.

Questi dati sono forniti dal NATIONAL PRIORITIES PROJECT una ONG USA che ha per compito la trasparenza dei dati forniti dal governo federale in maniera da consentire ai cittadini di controllare l’attività del governo e capirla.

Se riusciamo a capire i conti ragionieristici del governo USA, non riusciamo invece a capire come (e se) questi ragionino sotto l’egida del premio Nobel per la pace Barak Hussein Obama .

Ecco l’elenco scheletrico di quel che è accaduto OGGI di inquietante.

    Afganistan: 30 “insurgents” morti e 40 catturati. La NATO colpisce un villaggio uccidendo sei bambini e ferendo due ragazze. Un terrorista morto. Karzai ordina una inchiesta.
    Somalia:un drone uccide sette persone in una zona centrale del paese( Kalaberka).

    Siria: quattro civili uccisi dalla polizia prima della scadena dell’ultimatum che minaccia le sanzioni della lega araba.
    <Irak : bomba a Bassora fa 9 morti e 40 feriti.
    <Yemen: il presidente Abdullah Saleh firma il passaggio dei poteri al vice, in cambio di immunità, ma gli insorti non cessano il fuoco.
    <lTurchia: bombarda le due provincie di Suleimaniah e Arbil ( in pratica tutto il kurdistan , forse per demolirli prima di attaccare la Siria, per evitare due fronti).
    <lLibia: il premier Abdurrahman el Keib offre il ministero della Difesa al capo banda che ha catturato Gheddafi jr a condizione che gli consegni il prigioniero.
    <lLibia: sparatoria di una milizia con armi pesanti al limitare di un compound abitato da lavoratori stranieri. La compagnia petrolifera, pagherà?
    <Egitto: quinta notte di fuoco al Cairo. Le gente e l'esercito si scontrano, mentre la polizia decide di cambiare nome e chiamarsi "Homeland Security".
    <Russia: Mosca avverte la Siria che l'aver posto il veto all'ONU per evitarle una fine "libica" è il gesto massimo oltre il quale non andrà. Ma annunzia che le FFAA russe riprenderanno a tenere sotto mira le basi missilistiche americane in Europa ( da noi ce ne sono sette).

    <lCina: annunzia manovre navali nel Sud Pacifico sollevando polemiche e i media cinesi scrivono che gli USA sono "seduti sulla bomba del debito". Gli fa eco il comune di Jacksonville in Alabama che dichiara fallimento. Piccolo comune, piccolo "botto" 3 miliardi di dollari.

    <lGermania: la Merkel parla e l'euro scende al minimo storico contro il dollaro USA.Italia: la ministra Fornero cui è stato affidato il ministero del Lavoro dichiara che "la riforma è stata già largamente fatta". Brava.

    All'attivo di questa giornata, sempre secondo la Reuters, Sarkosi e la Merkel dopo l'incontro con Monti hanno convenuto che non attaccheranno più in pubblico la Banca Centrale Europea.

    Che sollievo.

LE ELEZIONI IN TUNISIA. di Antonio de Martini

Oggi, a dieci mesi dallo scoppio della primavera araba, i tunisini vanno alle urne per eleggere la loro assemblea costituente che sara’ composta da 217persone. Sono scesi in lizza oltre cento partiti che hanno avuto a disposizione tre minuti ciascuno nelle due reti TV.
Le liste sono oltre 1500, I candidati quasi 11.000.
In realta’ l’interesse generale e’ piuttosto puntato sulle probabilità di vittoria dello schieramento dei religiosi o quello dei progressisti.
I sette milioni di tunisini – 600.000 dei quali residenti in Francia- scelgono il loro destino senza incidenti, il vecchio partito unico si e’ riciclato con Chi con un nuovo nome e chi nelle liste indipendenti, ma chiunque abbia avuto incarichi di qualche rilievo nel passato regime, non puo’ candidarsi.
L’esito dipende da alcuni fattori classici: gli analfabeti , quasi 2 milioni, i reduci del passato regime, e I ” francesi” , ossia, gli emigrati che hanno votato per corrispondenza.
La forza politica piu’ organizzata e’ rappresentata dai gruppi che si appoggiano alle moschee.
Il sistema elettorale prescelto e’ quello proporzionale, talche’ ne verra’ fuori l ‘esigenza assoluta di una coalizione di governo che per forza di cose non sara’ stabile ne’ autorevole.
Insomma, non sarà una democrazia come lItalia, ma sara’ comunque un bel casino

Nota bene: mi scuso per gli ” errori di ritorno” che avvengono con l’IPad. Sembra che cambiando lingua alla tastiera, avvengano stravolgimenti ortografici a posteriori. Se qualcuno sapesse cosa fare per evitarli e lo comunicasse, gli sarei grato. Ndr

La morte del Crown Prince saudita: la festa appena cominciata e’ già finita.

Finita per le donne, il cui accesso al voto era previsto per il 2015 e se il successore alla carica di Principe ereditario sarà , come prevedibile, il principe Nayaf- attualmente ministro dell’interno e considerato vicinissimo al clero- le donne il voto se lo scorderanno ancor prima di sperimentarlo.
L’Arabia saudita e’ il luogo delle contraddizioni del rapporto tra Arabi e USA.
Vediamone alcune.
Gli Stati Uniti hanno speso tempo e denari per promuovere la democrazia , coi risultati che conosciamo, ma il suo principale alleato si e’ limitato a promettere il voto femminile -alle amministrative- tra tre anni, tre mesi fa.
Quando gia’ si sapeva che il Principe Sultan aveva i giorni contati.
Vi chiederete come mai tanto interesse per le sorti delle donne in una persona che nel post che precede ho qualificato come il contatto tra Ben Laden e la casa reale.
Semplice uno dei due figli preferiti di Sultan ( sui 32 totalizzati nelle sua operosa esistenza, con piu’ mogli) e’ il principe Bandar che e’ stato a lungo ambasciatore a Washington ed ha avuto ed ha rapporti eccezionalmente buoni e proficui con il complesso militare-industriale , mentre il papa’ era ministro della Difesa, carica che ha tenuto fino alla morte.
Il secondo figlio preferito e’ khaled che fa l’assistente del padre al ministero.
Bandar e’ attualmente in esilio al Cairo a causa dei rapporti non chiari con Ben Laden ( sua moglie e non quella del padre, come ho erroneamente scritto nel post precedente – lo ha stabilito la commissione di inchiesta USA sull’ 11 settembre- ha fatto una pia donazione ad uno degli attentatori delle due torri).
Un’altra contraddizione e’ che i media americani contestano la gerontocrazia attorno a Mubarak ( 82 anni) a Ghedafi (70anni) , a Ben Ali (78anni), ma non hanno trovato nulla da ridire sul re Abdallah (87 ani) , sul fratellastro Sultan (85anni) e , largo ai giovani, il principe Nayaf (78anni).
Altro punto di contraddizione, la durata dei regimi: Tunisia 30 anni, Egitto 30 anni, Libia 42 anni.
La famiglia saudita , i figli di Abd el Aziz , regnano da 58 anni e nessun americano o inglese trova da ridire.
Altra contraddizione: mentre l’ Algeria e’ stata redarguita per aver venduto 500 camionette ( pick up) ai libici , Assad fortemente osteggiato per la repressione dei democratici (!), l’Arabia Saudita ha effettuato un intervento militare che ha consentito al re del Bahrein di schiacciare nel sangue le dimostrazioni che pure gli USA avevano incoraggiato anche con denari e formazione pratica.
Su questo tema il silenzio degli USA e’ stato eloquente, ma non li ha imbarazzati minimamente.
Da parte saudita, un’ altra contraddizione: sono stati loro a finanziare – tramite la Lega Araba – l’entrata delle truppe siriane in Libano dove sono poi rimaste una ventina di anni, ma gli USA se la sono presa coi siriani e stanno pressando la Siria da oltre cinque anni e cercano in ogni modo di smorzarne il boom economico dovuto alla collaborazione con Giappone, Italia e Germania…
Alcune contraddizioni si conciliano con un misto di ipocrisia e denari, entrambe abbondanti nei due campi. Una serie di missili acquistati dai sauditi richiedono messe a punto dei software in cui le donne americane sono spesso abili specialiste. Un arabo non puo’ accettare un’ arma predisposta da una donna mentre a lui non resta che premere il bottone senza capire.
Soluzione: si dichiara che l’ arma richiede una manutenzione straordinaria negli USA, la donna specialista in software interviene, magari a Cipro e tutti sono contenti, mentre il ministro della Difesa paga il conto.
Nayaf , il probabilissimo successore che abbiamo conosciuto perché ha dato asilo a Ben Ali ( il tunisino), e’ meno disposto ai compromessi e le donne saudite se vorranno guidare l’ auto, potranno sempre andare a Parigi.

CIVILTA’ CIRENAICA, RICCO BOTTINO ? di Antonio de Martini

Alla morte di Maometto, il suo cadavere rimase insepolto per tre giorni in un angolo della casa, mentre gli aspiranti eredi litigavano furiosamente per la successione.
Dopo quindici secoli,sorte analoga e’ toccata a Muammar Gheddafi, sistemato nella vetrina frigorifera di uno “shopping center” nel negozio di un macellaio, mentre sfilano i curiosi.
Il resoconto dell’agenzia Italia, pudicamente parla di obitorio, l’Associated Press, cita invece la macelleria.
Che la situazione politica del Vicino Oriente e del Nord Africa non sia affatto “domata” ma sia alla vigilia di altri eventi, e’ provato da una serie di fatti che stampa e agenzie italiane non riportano, o non riportano ancora.
E’ morto il ministro della Difesa Saudita e “Crown Prince” Sultan bin Abd el Aziz. Era l’ultimo figlio del fondatore della dinastia saudita, aveva 86 anni, grandi simpatie per le tesi di Bin Laden e una moglie che e’ provato abbia fatto la “zakat “( donazione islamica) a uno dei partecipanti all’attacco alle due torri. Questa morte e’ destinata a produrre effetti sugli equilibri di potere in Arabia Saudita e forse anche in Giordania.
La Turchia ha ripreso i suoi bombardamenti sul Nord iracheno dove si annidano i kurdi, probabilmente ” rianimati” dall’ appoggio israeliano dopo la rottura dell’ intesa con Erdoghan; Salah (Yemen) e Assad (Siria) continuano il dialogo con le rispettive opposizioni a colpi di mitraglia; in Libano, l’inchiesta sull’attentato in cui ha perso la vita il premier Hariri, resta congelata;
In Giordania la maggioranza dei parlamentari hanno firmato una richiesta al Re di licenziare il Primo Ministro; Israele ha riconosciuto ” de facto” Hamas – infischiandosene del fatto che gli USA considerino terrorista questa organizzazione – negoziando con questi il rilascio dei mille palestinesi , per vendicarsi del tentativo di Abu Mazen di farsi riconoscere all’ONU.
Israele sta inoltre negoziando con l’Egitto anche il rilascio di 81 prigionieri egiziani in cambio di un cittadino americano accusato di spionaggio e in prigione in Egitto dal giugno scorso.
Insomma, nessuno in zona si e’ fatto impressionare dalla morte di Gheddafi, certamente ucciso perché un processo avrebbe imbarazzato più gli angloamericani ( dai soldi al fratello del presidente Carter ai fondi alla London school of Economics ( e al suo rettore) passando per Juventus e Unicredit.
I pagatori Saif EL Islam e il capo della intelligence el Senussi sono ancora uccelli di bosco e all’appello sembrano mancare un centinaio di milioni di euro.
La lotta per la successione in Libia e’ già cominciata e penso che sarà sanguinosa e lunga.
All’attivo di questa operazione ” primavera araba” c’e’ che la Tunisia e’ in campagna elettorale.

MODEM contro MoDEM, ovvero gli apprendisti stregoni. La Siria risponde con un Movimento di folla contro Israele ai movimenti di folla contro il regime. Siamo al secondo stallo dopo quello libico. di Antonio de Martini

 Il problema palestinese e quello delle “masse in movimento” sono arrivati alla frontiera di Israele e tutti vedono le contraddizioni.

Chi abbia vissuto  e seguito le vicende politiche nel Vicino Oriente, sa che non é difficile   convincere –  specie con l’aiuto di qualche dollaro –  un gruppo di arabi  a dimostrare a favore o contro qualcuno, come non  lo è nel napoletano. La povertà spinge, specie i più giovani, ad audacie sconsiderate nella speranza di mettersi in luce ed é facile che ci scappi il morto sul quale poi ricamare. Continua a leggere

Requiem per l’idea-progetto “Algeria”? L’Italia è in serie “B”, ma possiamo rimontare. Se si svegliano.

 Ricorderete che il 3 maggio scorso scrissi un post sul progetto Algeria (” tra la gallina di Ben Laden e l’uovo di Gheddafi.”…). L’idea si è rivelata fattibile. Tanto e vero che i francesi ci si sono precipitati  ed hanno fatto un solo boccone, Continua a leggere

I paesi del Levante: scegliere se farsi bastonare dal poliziotto cattivo o da quello buono. di Antonio de Martini

 Gli avvenimenti di questo periodo, mi ricordano l’avventura umana di Guglielmo di Ockam. Chierico, diventato  fiero anticlericale e difensore della laicità di Venezia, , venne pugnalato e ucciso  da” ignoti” nel padovano. Mentre spirava, sibilò: ” agnosco stilum Romanae Ecclesiae” dove stilum ha il doppio significato di stile e di pugnale. Mirabilie del Latino.

 Ci vorrebbe la  lingua di Guglielmo per identificare il doppio stile: l’  inglese  e quello americano che marciano separati, ma colpiscono uniti. La povertà lessicale dei giorni nostri si limita all’aforisma del “poliziotto buono e poliziotto cattivo.

“Ci dicono che la foto di Ben Laden morto non ce la fanno vedere perché è troppo brutta e la foto del funerale sulla portaerei  USS Vinson  ( quella intervenuta ad Haiti in soccorso dei terremotati) non ce la fanno vedere perché troppo bella.  Continua a leggere