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LA SERBIA E IL KOSOVO SI PIEGANO ALLA UNIONE EUROPEA ” PER NECESSITA’ FAMILIARI”.

IL PRESIDENTE SERBO VUCIC CAPISCE E SPIEGA LA ESIGENZA DI AVERE DIMENSIONI CONTINENTALI O PERIRE DI INEDIA

Il presidente serbo Alecsander Vucic, dopo aver vinto le elezioni sull’onda di un elettorato in stragrande maggioranza filo russo, ha operato una svolta improvvisa, spiegando ai suoi concittadini le ragioni per cui il paese deve piegarsi alle richieste della UE incluse le sanzioni alla Russia e ha chiesto alla Wagner di non accettare volontari serbi per l’Ucraina.

Durante il ventennio fascista, quanti in Italia aderirono tardivamente – in difesa del posto di lavoro- al regime prendendo la tessera del PNF ( partito nazionale fascista), videro scherzosamente ribattezzato l’acronimo in ” Per Necessità Familiari”.

L’aneddoto mi é tornato in mente quando ho letto la notizia Bloomberg che il Presidente serbo Aleksander Vucic ha annunziato un grande dibattito pubblico sul tema della proposta franco-tedesca di sistemazione del contenzioso tra Serbia e Kosovo.

L’antefatto é noto e assomiglia come una goccia d’acqua alla secessione del Donbass dall’Ucraina: il Kosovo, culla della nazionalità serba e teatro della grande battaglia di Kosovo contro i turchi – cantata da D’Annunzio – protetto dai bombardamenti USA proclamò la sua indipendenza e decise di ospitare una grande base logistica militare americana. Da allora non corre buon sangue e truppe UE, anche italiane, presidiano il nord del Kosovo – prevalentemente abitato da serbi di religione ortodossa contro le soperchierie dei kossovari, mussulmani che insidiano i santuari cristiani che furono la culla dell’identità serba.

Il pubblico dibattito annunziato lo scorso 24 gennaio, é stato spiegato dal presidente – fino al giorno prima filo russo e decorato personalmente da Putin dell’ordine cavalleresco di Aleksander Newsky– con parole piene di realismo che spiegavano, in caso di rifiuto, il paese avrebbe “ subìto una interruzione del processo di integrazione europea, uno stop e il ritiro degli investimenti e misure politiche ed economiche tali da causare grandi danni alla repubblica serba.”

Stesso discorso per la dirigenza Kosovara che osteggia ogni intesa temendo che il nord del paese diventi, per poco che si renda autonoma, una enclave serba data la maggioranza della popolazione e la sua resilienza, al punto che a venticinque e passa anni dalla creazione del nuovo stato, il governo di Pristina non é ancora riuscito a far adottare agli automobilisti le targhe nuove e tutti girano con le targhe d’anteguerra.

Poiché sia gli uni che gli altri sanno che l‘Unione Europea é il principale sovventore e investitore di entrambi i paesi ed entrambi mirano ad essere accolti nella UE, francesi e tedeschi congiunti ( cui si é aggiunta l’italiana Giorgia Meloni) auspicano di riuscire a comporre la vertenza almeno in parte o – come minimo- fermare l’escalation.

Il piano della Unione Europea prevede che Belgrado cessi di fare pressioni per impedire il riconoscimento del Kosovo in sede internazionale ( attualmente é riconosciuto solo dagli USA e un paio di intimi) e il Kosovo dovrebbe concedere una qualche forma di autonomia – già promessa e mai concessa – alla regione settentrionale abitata da una schiacciante maggioranza di serbi pronti allo scontro. In pratica la situazione é identica a quella dell’Ucraina del 2014 mutatis mutandis con l’UE al posto degli USA e i fieri serbi nel ruolo degli ucraini che lottano per l’indipendenza.

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LA PRIMA GUERRA IN EUROPA DAL 45 E’IN REALTA’ LA SECONDA

LA GUERRA IN JUGOSLAVIA DA CUI NACQUE IL KOSOVO HA IDENTICA MATRICE

Naturalmente é sempre laggiù che nacque anche la Repubblica di Macedonia, ( poi Macedonia del nord su pressione greca)anche questa subito riconosciuta da Washington e presidiata da una compagnia di Marines.

Radovan Karazich, in entrambe le foto. Non volle il Kosovo e finì latitante

Si tranquillizzino le anime candide, si tratta di manovre subdole fatte da tutti e non mi scandalizzo. Mi rattristo piuttosto per la morte di poveri cristi sulle cui teste si costruiscono le fortune personali, di russi o americani ( come il figlio di Biden) poco importa.

Liquidata questa ipocrita questione morale, passiamo a cose serie.

I russi, con l’Afganistan avevano capito di essere stati attirati in una trappola-salasso e si erano ritirati, ma si può sempre contare sulla coazione a ripetere. degli stupidi. Questa volta gli americani – che commettono errori a catena ma che sanno imparare dall’esperienza – li hanno attirati in una trappola-salasso dalla quale non possono ritirarsi senza che la intera classe dirigente russa perda la legittimità a governare. La Russia é nata in Ucraina, come la Serbia nacque in Kosovo ( D’Annunzio vi dedicò un’ode ormai dimenticata). Come l’Italia é nata dal Piemonte. Persino Putin é nato da genitori ucraini.

La strategia di logorare la Russia per via della sua inettitudine economica e finanziaria, ha quindi ripreso di bel nuovo e la Russia, questa volta non può andarsene per fermare l’emorralgia: perderà sangue dall’arteria cardiaca: é Enea col padre sulle spalle e non può sbarazzarsene.

La trappola é scattata quando il Presidente USA ha annunziato che , in caso di invasione dell’Ucraina, avrebbe risposto con Sanzioni e non con la guerra. Era il via libera che Putin aspettava per agire anche al fine di compattare i suoi cittadini che mostravano le prime crepe nella compattezza. Da oggi, l’opposizione russa non ha più spazi: chi non sta con la madre Russia é un traditore e verrà trattato come tale.

Un vantaggio che ne Putin trae, ma da non sottovalutare troppo, é demografico. L’altro, é di politica interna.

La Russia sta perdendo – e per anni ancora- un milione di cittadini all’anno – i demografi dicono che si fermerà a meno 40 milioni – e l’unico vantaggio che può trarre dalle desolate lande dell’est Ucraina é dato dai 17 milioni di nuovi cittadini russi e acculturati, che ne attenueranno il deperimento demografico.

La siderurgia pesante ucraina ( situata nella parte orientale del paese) é antidiluviana e non conviene a nessuno ristrutturarla; é stato giudicato troppo costoso persino lo smantellamento.

Nell’Ovest e nel sud, il paese é agricolo con splendide foreste, terra fertile, ma la guerra mondiale e 70 anni di comunismo ne hanno devastato il catasto.

Manca ogni certezza del diritto di proprietà e le banche non anticipano i soldi ai contadini, nemmeno per le sementi. IL paese campa con la soia e la sua spremitura che ha la Russia come solo sbocco con l’olio di girasole. Io proposi al ministero delle politiche agricole di creare una ” via della soia” delle bucce spremute, ottime proteine per nutrimento animale da avviare con chiatte fino al mar nero e spedire per via marittima a Ravenna per gli allevamenti di maiali della Romagna e val Padana, ma il cambio di governo ne impedì la realizzazione.

Di qui, la grande emigrazione verso l’Europa ricca e la pletora di badanti che ha invaso l’Italia e la Germania. Due paesi di vecchi che interpellati dalla Per Research sulla disponibilità a combattere per il proprio paese hanno risposto si al 20% contro il 70 dei russi.

L’emigrazione maschile fornisce milizie mercenarie alle organizzazioni private e alla Legione straniera francese, oltre che camionisti da TIR che fanno la spola tra Polonia e Inghilterra attraverso la Germania in un incessante andrivieni per la consegna di prodotti agricoli polacchi.

Le royalties incassate dalla Russia per il transito di oleo e gasdotto verso l’Europa ricca completano il panorama economico di un’area che ha perso la serenità da quando l’impero austroungarico è crollato lasciando le fertili e operose contrade alla mercé delle bramosie dei vicini.

Il primo approccio USA fu la consulenza sul prezzo da incassare per il transito degli oleodotti russi. Incessanti stimoli ad aumentare i prezzi fino ai limiti del ricatto, cinque miliardi di dollari di spese di propaganda ammessi dalla sottosegretaria Victoria Nuland ( resa celebre dal suo ” fuck the EU”) col quale rifiutò di consultarsi con l’Unione Europea e un moto di piazza organizzato grazie gli ex volontari nazistoidi che facevano capo a Stefan Bandera, il leader indipendentista ucciso a Monaco di Baviera dal KGB con un getto di gas velenoso emesso d un falso pacchetto di ” Lucky strike”, completarono il pacchetto di mischia col quale si influenzarono le elezioni presidenziali, alternando i vincitori in una altalenante lotta per la presidenza con vittime costanti e ” processi del secolo” in puro stile balcanico.

LE CONSEGUENZE

Le ragioni della perdita di controllo di Putin, che ha scatenato il blitz, resteranno ignote a lungo, ma le conseguenze saranno evidenti immediatamente: La Russia – che ovviamente verrà contrastata dagli occidentali solo indirettamente – giungerà a diretto contatto con la Polonia e la Romania ( oltre che con l’amica Moldova) che sono ormai membri a pieno titolo della NATO e quindi protette dall’articolo 5 del trattato che obbliga alla solidarietà difensiva i contraenti, anche se sulla disponibilità all’intervento diretto degli USA i dubbi affiorano regolarmente ad ogni crisi.

Gli analisti USA avranno certamente calcolato i rischi di questa nuova frontiera che espone la Germania alla tentazione spartitori della Polonia avvenuta già tre volte e sempre col partner russo.

Qui si aprono due opzioni: una NUOVA YALTA, ossia un compromesso spartitori del mondo con la Russia , ma che non tiene conto del fatto che esistono la Cina e l’India e l’Indonesia due miliardi e mezzo di persone con armi nucleari, i cinque di Shanghai, Il plateau turco-iranico-pakistano in formazione che dovranno posizionarsi nella contesa.

La sola Cina può vanificare le sanzioni comprando altro gas ( che copre già il dieci per cento del suo fabbisogno) e finanziando il gasdotto Yamal dell’estremo nord russo verso la Cina. L’India, che é il primo compratore di armamenti russi, il Pakistan che ha incrementato qualità e quantità dei lavori pubblici affidati ai russi anche se hanno rinunziato a una visita ufficiale di Putin qualche anno fa, per non tirare troppo la corda.

Tutti questi paesi, vivendo nella sfera di influenza americana, vedrebbero con favore più un ridimensionamento USA che il crollo dell’alternativa russa.

Questa opzione non comporta di per se un confronto militare dato che il precedente di riferimento sarebbe l’epoca della “guerra fredda” in cui non ci fu scontro diretto ma il clima fu di competizione accanita e di guerra per procura.

La seconda opzione sarebbe un confronto militare diretto e cruento che volgerebbe al nucleare , ma questo opzione comporta la MAD ( Mutually Assured Distruction), che é la opzione già scartata da entrambi i contendenti che diede vita al disgelo.

LO SCENARIO POSSIBILE

  1. E’ che gli USA a guida DEM si siano già accordati con la Cina per negare il finanziamento a Putin del gasdotto YAMAL e i conseguenti acquisti di energia da Putin. Sarebbe la mossa vincente nei confronti di Putin, ma equivarrebbe ad affidarsi alla Cina anche politicamente oltre che economicamente come é già avvenuto...e implicherebbe la corresponsione alla Cina di un prezzo elevatissimo ( Taiwan? la compartecipazione nel pacifico?) e senza la certezza che una eventuale rielezione di un repubblicano manterrebbe la promessa…

LO SCENARIO PER L’ITALIA

sarebbe certamente più modesto, ma altrettanto rischioso. Possiamo permetterci di mantenere al governo e negli organismi internazionali ( ad esempio la NATO) personaggi inadeguati e bibitari? possiamo permetterci di tenere fuori dal contesto democratico il 50% degli elettori e far finta di niente? – Nel 1940- dopo dieci mesi di ” non belligeranza- entrammo in guerra impreparati, certi che sarebbe durata poco – grazie al grande alleato- e che il nostro duce avrebbe fatto da mediatore al tavolo della pace e sappiamo come é andata a finire.

LA COSTITUZIONE ITALIANA VIETA INTERVENTI MILITARI( ART 11)

Oggi, siamo con un esercito inferiore per numero alla polizia militare ( 80.000 contro 130.000), con assaltatori della età media di 41 anni ( dato fornito dal capo di S M dell’esercito Generale Salvatore Farina al corriere della sera). Siamo senza carri armati agibili ( abbiamo i carri ” Centauro” che vanno solo su strada.. ( i più moderni risalgono agli anni 90) senza artiglieria ( parco obsoleto da anni) , con aerei di 40 anni fa e gli F35 moderni in consegna ( forse siamo a venti già consegnati); con il servizio militare di leva ” sospeso” dal 1997 – in realtà cancellato ad opera di Mattarella – e una gioventù che ha paura di vaccinarsi. In buono stato la Marina che con l’Ammiraglio Guido Venturoni si é preso tutti i bilanci passati, quelli più recenti sono stati drenati dall’aeronautica per gli F 35 e tra qualche anno sarà il turno dell’esercito a meno che non tocchi ai carabinieri..

INFLUENZA BALCANICA. LA SERBIA RIARMA MA NON PER RIVINCITE. OFFRE IL TRANSITO ALL’OLEODOTTO CHE TAGLIA FUORI L’UCRAINA…

I SERBI NEGLI ULTIMI TRE ANNI HANNO RADDOPPIATO LE SPESE PER LA DIFESA SUPERANDO ( NEL 2019) LA CROAZIA PARTNER N.A.T.O. QUEST’ANNO SPENDE IL 2,6% DEL BILANCIO. PIU’ CHE PER IL COVID.

Nel 2018 la spesa per la Difesa della Repubblica di Serbia é stata di 700 milioni di dollari, nel 2019 di 1,14 miliardi e nel 2020 – secondo il Jane’s – ha raggiunto 1,5 miliardi con un aumento anno su anno, del 43%.

Radovan Karadzic prima e dopo la cura. I successori non vogliono il bis.

I suoi vicini, Montenegro, Kosovo, Croazia e Bosnia, sono in allarme, specie quelli che hanno minoranze serbe sul loro territorio e che magari le hanno bulleggiate, forti della presenza protettrice NATO e USA (la KFOR di cui fa parte anche l’Italia).

Ora che la presenza americana viene a mancare e la Serbia riarma – nemmeno silenziosamente- la fibrillazione non manca, stimolata da dichiarazioni tipo “Adesso abbiamo 14 MIG 29” come ha affermato orgogliosamente il presidente Aleksander Vucic. Come a dire che questa volta bombardare la Serbia non sarà facile come nel 96 .

E’ risaputo che le fanterie NATO e USA possono affrontare , male evidentemente, guerriglieri afgani, ma non i guerrieri che non hanno temuto di affrontare i turchi,gli Austroungarici o i tedeschi quando se ne é presentata la necessità.

Proprio questo mese é stato creato il “giorno dell’unità, della libertà serba e della bandiera nazionale”. Ottima occasione per revival patriottici.

Alla domanda retorica del presidente croato Zoran Milanovic ” se i serbi non avessero nulla di più importante o intelligente da fare” ha risposto il Ministro dell’interno serbo Aleksander Vulin, spiegando che ” non c’è nulla di più importante dell’identità serba” e con questo ha chiuso la questione, mentre la Serbia ha lanciato la nuova parola d’ordine ” il mondo serbo” del quale potrebbero far parte “volontariamente e informalmente ” i paesi della ex Jugoslavia “per poi aderire in futuro anche giuridicamente. “

Ovvio che dichiarazioni del genere provochino timori o ipotesi interessate di revanscismo che potrebbero potenziare eventuali vecchi rivali, ma la realtà potrebbe essere ben diversa e le dichiarazioni essere semplicemente destinate a rafforzare lo spirito patriottico serbo in vista di futuri cimenti che tengono conto di quanto é effettivamente accaduto in Siria, Irak, Yemen e Afganistan, non appena quei paesi siano stati attraversati dalle linee di rifornimento o rotte commerciali petrolifere americane.

Non credo sia vero.

Pubblico pertanto una carta geoeconomica dell’Europa e delle sue vie di accesso, che illustra in blu il sistema vascolare che alimenta l’Europa ( e l’Italia) in gas e greggio proveniente dalle zone di produzione: Algeria, Russia e Levante. Ci sono gasodotti in progetto e in costruzione ( tratteggiati in rosso). Le linee blu continue sono operative. Quelle irachene le ho viste coi miei occhi,erano tre, ma non ne ricordo più il tracciato esatto, solo i punti terminali alle raffinerie di Haifa e Tripoli di Siria.

Il tratteggiato rosso che attraversa la Serbia, ha creato le premesse di un periodo di instabilità, che non é dovuto all’ipotesi di una ” seconda lezione” ai serbi che si cautelerebbero con un piano di riarmo che ha allarmato i vicini. E’ dovuto alla previsione di rappresaglie contro l’aver offerto ai russi l’opportunità di ” punire” l’Ucraina privandola delle royalties di transito sul suo territorio dei gasodotti russi rivolti a occidente. A fine lavori, la Russia disporrà di due itinerari di rifornimento della Germania e dei paesi centroeuropei “amici”, senza dover subire controlli, ricatti e prezzi degli ucraini protetti dagli USA.

Al contrario , ora l’Ucraina deve temere per la perdita di miliardi di royalties russe di transito, nella indifferenza europea che si vedrebbe comunque rifornita.

La Russia ha raddoppiato il northstream ( anche se il secondo condotto é finito ma non é ancora operativo) e sta moltiplicando gli oleodotti anche da sud ( con l’oleodotto ” Brotherhood e Turkish detti southstream) con l’obbiettivo di impedire che un sabotaggio metta in crisi il sistema di approvvigionamento dell’Europa.

Per evitare di passare sotto le forche caudine dell’Ucraina, ha organizzato un passaggio ungherese attraverso l Serbia e l’Austria ed ora la Serbia si cautela riarmando ed ecco perché l’Austria si vede improvvisamente il premier passato sotto processo per corruzione.

Il ballo é cominciato e Belgrado ha intenzione di vendere cara la pelle.

Per cominciare intimorisce i vicini – specie il Kosovo – che potrebbero ospitare basi ufficiali come la base Usa costruita durante e dopo la scorsa guerra balcanica, sia clandestine in caso la si voglia destabilizzare col solito collaudato sistema di “rivendicazioni popolari democratiche.”

I russi guardano ai Balcani dalla metà del XIX secolo fino al trattato che va sotto il nome di Sykes-Picot, ma che fu ideazione e proposta di SERGEI SAZONOV , ministro degli esteri dello Zar, nel 1915.

La Russia entrò nel primo conflitto mondiale per difendere la Serbia contro l’impero Austro-Ungarico brandendo la bandiera dell’idea panslava e molti analisti sono pronti a giurare che potrebbe nuovamente scendere in campo in difesa dell’alleato, visto anche il successo del suo intervento in Siria e l’evidente riluttanza americana ad essere coinvolta da sola in azioni dirette.

L’Europa, che già pensa ad armare un corpo di spedizione di 50.000 uomini, dimentica che questo numero era, negli anni novanta, il quorum minimo necessario per una azione di peace keeping. Una guerra guerreggiata contro un esercito di popolo motivato, ansioso di rivincita e modernamente equipaggiato, richiederebbe ben altri mezzi e tutt’altra leadership.

I Balcani sono i nostri vicini di casa e non possiamo non notare che la ragnatela dei metanodotti punta all’Europa – il grande consumatore del globo assieme alla Cina anche’essa rifornita dai russi con un accordo decennale- e sia la rete russa che quella algerina e la costituenda rete levantina puntano verso l’Italia ( quella libica é ipotecata e resterà così a lungo) che é il ponte attraverso il quale tutti vogliono passare per giungere al cuore industriale dell’Europa che é la Germania. Un gasdotto su terra costa molto meno di uno sottomarino e potrebbe usufruire della rete creata dall’ENI in mezzo secolo. Italia e Germania, assieme formano il più ricco mercato del mondo per gli idrocarburi.

COSA VUOLE PUTIN

Con il recente aumento dei prezzi nell’imminenza della stagione autunnale, La Russia intende recuperare la ricchezza perduta con il varo delle sanzioni a suo carico, varate dall’Europa sulla scia degli USA.

La sanzioni economiche alla Russia costano cos^ doppiamente agli europei: in termini di lucro cessante ( mancate vendite ) e di danno emergente ( aumento dei costi del petrolio e del gas).

Putin e Lavrov ( e non va dimenticato Schroeder che , diventato il consulente di Gasprom si é certo vendicato di essere stato sostituito alla guida della Germania da una incolore Hausfrau) hanno usato strategicamente i rifornimenti di idrocarburi abbinati alla politica di armamento.

Hanno fidelizzato la Cina – che era grande amica industriale degli USA – con l’impegno a forniture decennali per tutte le sue industrie e promettono di acquistare armamento terrestre dai cinesi, coi quali hanno recentemente fatto manovre combinate con utilizzo di soli mezzi cinesi di terra – stanno fidelizzando la Serbia offrendole – oltre che la franchigia doganale assoluta per le merci già in atto da anni – royalties di transito degli oleodotti che si apprestano a negare all’infedele Ucraina e allettano la Turchia con offerte analoghe e collaborazione alla progettazione ( notizia della scorsa settimana) di carri armati turchi.

A entrambe viene offerta anche la certezza di difendersi dalla eventuale schiacciante superiorità aerea USA e le affranca dalla dipendenza in fatto di armamenti e manutenzione in maniera che ulteriori sanzioni USA a loro carico e minacce di intervento risulterebbero inefficaci. Vendono i formidabili sistemi contraerei S 400 e gli aerei MIG 29 che sono superiori ai concorrenti americani e rendono impossibile operazioni come quelle che hanno atterrato Saddam Hussein, Gheddafi e hanno messo in difficoltà Siria e Yemen. Chi compra da Putin diventa intoccabile senza che la Russia possa essere considerata direttamente responsabile…

COSA VORREMMO NOI EUROPEI

Questo é il mistero. Per il momento, ognuno segue una politica basata sulla percezione degli interessi nazionali: La Germania difende il proprio canale di rifornimento di gas ( Northstream 1 e 2 )con la Russia. La Francia segue, ma non sappiamo per quanto ancora, vuole esercitare l’opzione dell’energia nucleare, L’Europa dell’est riapre le proprie centrali a carbone, L’Italia ha , d’accordo col passato governo tunisino, puntato sull’energia solare da produrre in Nord Africa e portare in Germania.

Il problema si é manifestato a causa dell’impennata dei prezzi del Gas dovuta alle restrizioni combinate ” quarantena + sanzioni. La brusca ripresa dell’attività industriale ha provocato una altrettanto brusca ripresa delle forniture e dei prezzi. Unico rimedio finora notato, é stata la riduzione dell’IVA praticata dagli spagnoli, mentre la Francia ha – con tre aumenti successivi- aumentato il prezzo del 57% e gli italiani, hanno nominato una commissione di studio….

Più sempliciotta la soluzione escogitata dal duo Ursula Van Der Leyen e Frans Timmermans che hanno varato un ” piano verde” assortito a uno slogan ” Fit for55″ ( riduzione del 55% delle emissioni di gas serra) con cui si vantano di essere stati i primi al mondo a fissare il traguardo ” clima” delle riduzioni di consumi entro il 2030.

Non indicano come riuscirvi e questo ne riduce la credibilità. Si affidano alla buona volontà delle imprese e danno l’impressione di non rendersi conto degli ostacoli cui andranno incontro a partire dai due anni che mediamente una delibera impiega per giungere in Parlamento con l’approvazione dei singoli paesi. Non a caso i verdi votarono contro la elezione di Ursula alla presidenza della commissione e si astennero alla votazione della fiducia della intera compagine.

D’altronde, la Ursula si é già scusata ufficialmente per una serie di topiche: dal mancato sostegno all’Italia all’atto dello scoppio della pandemia, alla sottovalutazione del trentesimo anniversario dell’indipendenza ucraina (fece comunicare dal capo di gabinetto che non avrebbe partecipato, come per una fiera di paese), al “divanogate” di Ankara ( che ha mostrato un uso approssimativo del suo staff al netto della misoginia del protocollo turco); i ritardi nella consegna dei vaccini ASTRA ZENECA, mentre l’Inghilterra li otteneva puntualmente. Tutto fa pensare che non domina la macchina ma ne é dominata. Non mi meraviglierei se venisse sostituita in corsa ( o anche informalmente) , ad esempio , da Angela Merkel.

Di certo, di fronte a una politica energetica chiara degli USA, della Russia e dei cinesi, L’Unione Europea procede tra indecisioni del centro e miopi egoismi delle periferie.

Il finale della partita strategica ed energetica europea si giocherà nei Balcani dove la Croazia e la Bulgaria si riarmano per ” compliance” coi nuovi requisiti NATO, La Grecia per “difendersi” dai turchi, la Serbia per cautelarsi dalle possibili conseguenze dell’ospitare un gasdotto essenziale per l’economia ucraina in un momento strategico particolare per i rapporti tra est e ovest.

RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE DI SABATO 11 APRILE a cura di Gianni Ceccarelli

pubblico con un ritardo di cui sono il solo colpevole la consueta rassegna stampaSegnalazione:

Le Nazioni arabe hanno appena creato una forza militare unita: perché proprio ora ? L’autore di questo commento è   Shibley Telhami, che ha pubblicato “The World Through Arab Eyes: Arab Public Opinion and the Reshaping of the Middle East.”; è stato insignito del premio Sadat per la pace e lo sviluppo dall’Università Maryland, ed é senior fellow alla Brookings Institution.

http://blogs.reuters.com/great-debate/2015/04/01/why-arab-states-have-chosen-now-to-build-a-joint-military/  visitato 10 apr

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L’EUROPA È ORMAI UN SOGNO BALCANICO. ARRIVA LA CROAZIA. di Antonio de Martini

http://corrieredellacollera
un altro affare di Maria Calzetta : la Croazia il 1luglio entrerà nella UE a pieno titolo.
La Germania, che era l’ultimo paese a dover ratificare l’accordo, ha deliberato positivamente l’ammissione non senza il fervorino di rito sulle virtù dell’Austerità.
La Repubblica di Croazia è al suo quinto anno di recessione economica, ha il 18,5% di disoccupazione generale e il 51,6 di giovani senza lavoro. Entrambi questi dati sono raddoppiati rispetto al 2009.
Dopo le critiche mosse al troppo frettoloso allargamento della UE realizzato da Romano Prodi e a seguito della crisi economico-finanziaria che ci opprime, avevamo bisogno di tutto, ma non di un altro zoppo che accorresse in aiuto.

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La guerra di Libia sta per cominciare, mentre il CNT viola la prima legge dell’Islam: seppellire i morti entro ventiquattro ore.

Se qualcuno si illude che la morte di Gheddafi porra’ fine all’ “unrest” libico oppure sia di monito a eventuali aspiranti dittatori, si ripassi la storia. Aiutiamolo.

Non e’ mai successo che la morte o la cattura di un capopopolo abbia provocato la fine di un conflitto e a maggior ragione di un conflitto civile.
La morte di Cesare non rese vincitori i ” democratici” che lo uccisero, la morte di Mussolini non ha scoraggiato i suoi seguaci che si riunirono -dopo eventi con qualche somiglianza barbarica con quelli odierni – in un partito che ha finito col sopravvivere e prevalere sui partiti del CLN che sono scomparsi ormai quasi totalmente ( PCI, PSI, PRI, GL, DC,PLI, Monarchici) mentre gli epigoni di Mussolini siedono oggi al governo.
Non e’ successo alla decapitazione di Luigi XVI in Francia e i seguaci di Saddam Hussein sono stati dichiarati ufficialmente sconfitti nel 2002 dal presidente USA George Bush jr e -dopo nove anni di duri scontri – dal Presidente USA Barak Obama ieri.
I dettagli bestiali della fine di Muammar Gheddafi consentono di considerare l’uccisione di Mussolini e la sua esposizione a piedi in su, come quasi una festa campagnola se non fosse che persino i libici – considerati feroci barbari dal mondo arabo autentico, ossia quello della sola penisola arabica – hanno evitato di uccidere l’amante colpevole di amare ed estranea alla politica.
Il cadavere di Mussolini fu restituito dopo dodici o tredici anni, mentre per il colonnello pare si trattera’ di ” pochi giorni”. Parola di CNT.
Si proclamano religiosi ma violano le regola coranica di seppellire i morti entro 24 ore dal decesso.
La pace in Libia non tornerà nel 2012 e nemmeno nei cinque anni successivi.
Avremo una balcanizzazione della Libia e un probabile contagio a qualche altro paese dell’area.
Il Mediterraneo si troverà quindi con due aeree che avranno cessato di essere attori della geopolitica ed una terza, la nostra, sulla via di diventarlo in maniera permanente.
Fino agli ani trenta esistevano due aree – intrise di petrolio – cui gli inglesi diedero lo status di ” Neutral Zone “. Si trattava di due vaste zone desertiche al confine tra L’ Arabia ( divenuta Saudita nel 1928) e l’Irak ( all’epoca monarchia a protettorato inglese). L’indicazione e’ scomparsa dalla carta geografica, ma non vi e’ traccia di riconoscimento di una qualche sovranita’ di uno dei due silenziosi confinanti. Regnano i petrolieri e non devono royalties a nessuno.
Una nuova versione della ” Neutral Zone” e’ stato il Kosovo, tolto, nel 1996, per ragioni ” etniche” alla Serbia con una guerra – appaltata alla NATO – tuttora presidiato e non sovrano, dove l’ esercito di liberazione e’ stato messo su in maniera abborracciata per il tempo di insediare un picchiatore alla presidenza e installare una poderosa base militare USA, dicono più grande della base di Ramstein in Germania. anche in quella. zona periodici scontri, assicurano la necessita’ di truppe straniere per operazioni di “peacekeeping”.
quando Bush padre, alla vigilia della prima guerra irachena nel 1991, parlo’ di ” un nuovo ordine mondiale” abbiamo tutti pensato a una indovinata formula propagandistica.
Ci siamo sbagliati. The new World order sta realizzandosi a prescindere dal colore – anche politico- del presidente USA e noi siamo dalla parte dei paria grazie a una classe politica che non ci invidia nemmeno il Botswana.

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