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RIVOLUZIONE CON SBADIGLIO E “SOLA”. RECIPROCA. di Antonio de Martini

Arriviamo finalmente a vedere i primi risultati concreti del POMED PROJECT, ossia dello sforzo dei governi USA per trapiantare la democrazia nei paesi arabi e segnatamente il Nord Africa.
Alle elezioni generali generosamente concesse da sua Maestà, il re del Marocco, hanno risposto con entusiasmo il 22,4% degli oltre 18 milioni di sudditi aventi diritto al voto.
Vista la magra riuscita, e’ intervenuto lo spirito santo – facendo una eccezione , data la religione prevalente nel paese – e , in zona Cesarini, il numero degli elettori e’ miracolosamente aumentato, facendo affluire alle urne il 44% degli elettori.
A scanso di equivoci, il partito islamista si e’ autoproclamato vincitore, senza attendere il responso ufficiale, un po’ come fece Fassino in Italia nel 2005.
Miracolo nel miracolo, tutti gli osservatori convengono che non si sono verificate file come nel caso della Tunisia e l’evento si e’ svolto in atmosfera di generale apatia.
A proposito della Tunisia dove le elezioni sono state vinte da Ennahda, il partito islamista, già’ da subito poco malleabile, l’allarmato ministro degli esteri francese Alain Juppe’, che fu recentemente condannato da un tribunale francese per finanziamento fraudolento del partito di Sarkosi, ha rilasciato una dichiarazione destinata a suscitare numerose controversie.
Ricorderete che al recente G8 tenutosi a Deauville i partecipanti avevano stanziato 2,5 miliardi di dollari da destinarsi ai protagonisti della ” primavera araba” : Tunisia, Egitto, Libia.
Juppe’ ha aggiunto – anche qui a urne abbondantemente chiuse – che i finanziamenti saranno subordinati a tre condizioni: l’ alternanza democratica al governo ( quindi , nel migliore dei casi se ne parla tra una legislatura), il rispetto dei diritti umani e l’ eguaglianza uomo donna.
Sarebbe il caso di far notare a questo signore che all’atto dello stanziamento non erano state poste condizioni e per farlo ci vorrebbe almeno un altro G8.
Non vorremmo che, nell’attesa, questi fondi fruttassero interessi utili a finanziare un’altra campagna elettorale.
I signori del G8 non sono i soli a lesinare i fondi. Anche in Libano, arriva l’ufficiale giudiziario sotto l’aspetto solenne del giudice DAVID BARAGAWANATH , che ha ingiunto alla Repubblica libanese di pagare la sua quota per il mantenimento del TRIBUNALE SPECIALE DELLE NAZIONI UNITE PER IL LIBANO, incaricato della ricerca degli assassini dell’ex premier.
Pare che il governo libanese sia moroso per il 50% delle spese dello scorso anno e per il 70% di quelle del 2011.
Si sa che quando si comincia a parlare di soldi e’ segno che la luna di miele e’ finita.

LA CRISI SIRIANA : AUMENTA LA PRESSIONE E IL LIBANO TREMA ..DIARIO DI UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA. SARA’ GUERRA LOCALE O GENERALE? di Antonio de Martini

E’ di stamattina la notizia che il governo americano ha ordinato a tutti i suoi cittadini di abbandonare la Siria ed ha annunziato che l’Ambasciatore USA non rientrerà a Damasco.

Un sito americano ha fatto la conta delle perdite irakene, USA e alleate in questi fronti: unmilionequattrocentocinquantacinquemilacinquecentonovanta irakeni e quattromilaottocentouno americani sono morti per realizzare un aborto di democrazia.
In Afganistan sono deceduti duemilaottocentoquindici soldati NATO ( tra cui i nostri).
Il costo delle due guerre – Afganistan e Irak – assommma a milleduecentottantuno Miliardi.
La Libia agli USA è costata un miliardo scarso, mentre la conta dei morti – specie i civili – è ancora top secret.

Questi dati sono forniti dal NATIONAL PRIORITIES PROJECT una ONG USA che ha per compito la trasparenza dei dati forniti dal governo federale in maniera da consentire ai cittadini di controllare l’attività del governo e capirla.

Se riusciamo a capire i conti ragionieristici del governo USA, non riusciamo invece a capire come (e se) questi ragionino sotto l’egida del premio Nobel per la pace Barak Hussein Obama .

Ecco l’elenco scheletrico di quel che è accaduto OGGI di inquietante.

    Afganistan: 30 “insurgents” morti e 40 catturati. La NATO colpisce un villaggio uccidendo sei bambini e ferendo due ragazze. Un terrorista morto. Karzai ordina una inchiesta.
    Somalia:un drone uccide sette persone in una zona centrale del paese( Kalaberka).

    Siria: quattro civili uccisi dalla polizia prima della scadena dell’ultimatum che minaccia le sanzioni della lega araba.
    <Irak : bomba a Bassora fa 9 morti e 40 feriti.
    <Yemen: il presidente Abdullah Saleh firma il passaggio dei poteri al vice, in cambio di immunità, ma gli insorti non cessano il fuoco.
    <lTurchia: bombarda le due provincie di Suleimaniah e Arbil ( in pratica tutto il kurdistan , forse per demolirli prima di attaccare la Siria, per evitare due fronti).
    <lLibia: il premier Abdurrahman el Keib offre il ministero della Difesa al capo banda che ha catturato Gheddafi jr a condizione che gli consegni il prigioniero.
    <lLibia: sparatoria di una milizia con armi pesanti al limitare di un compound abitato da lavoratori stranieri. La compagnia petrolifera, pagherà?
    <Egitto: quinta notte di fuoco al Cairo. Le gente e l'esercito si scontrano, mentre la polizia decide di cambiare nome e chiamarsi "Homeland Security".
    <Russia: Mosca avverte la Siria che l'aver posto il veto all'ONU per evitarle una fine "libica" è il gesto massimo oltre il quale non andrà. Ma annunzia che le FFAA russe riprenderanno a tenere sotto mira le basi missilistiche americane in Europa ( da noi ce ne sono sette).

    <lCina: annunzia manovre navali nel Sud Pacifico sollevando polemiche e i media cinesi scrivono che gli USA sono "seduti sulla bomba del debito". Gli fa eco il comune di Jacksonville in Alabama che dichiara fallimento. Piccolo comune, piccolo "botto" 3 miliardi di dollari.

    <lGermania: la Merkel parla e l'euro scende al minimo storico contro il dollaro USA.Italia: la ministra Fornero cui è stato affidato il ministero del Lavoro dichiara che "la riforma è stata già largamente fatta". Brava.

    All'attivo di questa giornata, sempre secondo la Reuters, Sarkosi e la Merkel dopo l'incontro con Monti hanno convenuto che non attaccheranno più in pubblico la Banca Centrale Europea.

    Che sollievo.

COME NASCE UNA PRIMAVERA ARABA ( SECONDA PUNTATA)

SEGUE DAL POST PRECEDENTE

Descritto il cacciatore e la selvaggina, raccontiamo la caccia e le trappole.

Per poter intervenire, sia politicamente che militarmente, serve un fronte interno ” attivo” (e se non c’e, si crea) e un’opinione pubblica – domestica e internazionale – indignata.
Infatti il LORD LIBERATION ARMY che operava in Uganda ( dove e’ stato trovato petrolio e gli USA hanno mandato un mini presidio antiterrorismo), si e’ trasformato in LORD RESISTANCE LIBERATION ARMY, si e’ trasferito in Sudan ed ha iniziato le ostilità’. Cosa c’entra nostro signore in queste vicende può essere forse spiegato dalla presenza di missionari protestanti che a coppie girano l’Africa in cerca di anime da portare sulla retta via, sfuggendo alla noia della provincia americana.
Un esercito di liberazione che trasloca, ammetterete, che non si era mai visto, nemmeno in epoca di internazionalismo spinto.
E’ nato anche il JEM ( justice and equality movement) e il Sudan Revolutionary Front. Tutti nomi in inglese, almeno fino a che non si troverà’ l’esperto di lingua araba richiesto dal sito di ENOUGH project .
La rivista che i soliti media definirebbero ” l’autorevole FOREIGN POLICY”,ha dato il via, con un articolo di DAVID OTTAWAY dal titolo SPRINGTIME IN SUDAN, alla campagna di informazione della pubblica opinione internazionale, nel quale non c’e una sola bugia, ma controsenso solo apparente, non c’è nemmeno una sola verità’
Dice che el Bashir e’ stato incriminato dal tribunale internazionale per crimini contro l’umanità ma omette che l’azione e’ stata congelata a seguito del trattato di pace col Sud Sudan, mostrandosi quindi strumentale.
Lascia intendere che esista una larga opposizione nel paese e poi cita come leader tale Faruk Abu Issa, citando correttamente che ebbe un ruolo nella cacciata del Presidente Generale Ibrahim Abboud, avvenuta nel 1964.
Se Abu Issa aveva , poniamo, trenta anni nel ’64, adesso sfiora gli ottanta .
Come mestiere, e’ stato presidente alla ” Associazione Bar arabi” di stanza al Cairo.
Vista dall’America può immaginarsi una importante lobby. Vista dal mondo arabo, e’ uno dedito al piccolo cabotaggio che non vive in Sudan da una trentina di anni.
Viene fuori anche il sig Sadiq al Mahdi, capo dell’ UMMA PARTY che – parlando col giornalista – dice che sta lavorando per offrire a Bashir ” una sorta di amnistia” per facilitarne l’uscita ” soft”.
Il giornalista quantifica la minoranza ora oppressa nel nuovo stato, contando ” cinquecentomila neri e cristiani”.
Non dice che gli abitanti sono oltre venticinque milioni e che i cristiani sono meno dell’1% della popolazione. ai missionari Comboniani cattolici – e italiani – presenti nel paese, non risultano persecuzioni di cristiani.
Come prova di disagio economico si citano statistiche economiche dimezzate rispetto agli anni precedenti, senza dire che- ovviamente- avendo diviso il paese in due lo sono state anche le statistiche.
Ottaway segnala la visita del presidente iraniano Ahmadinejad , lo scorso settembre, evitando di dire che questi e’ stato anche in Libano, paese amico dell’occidente. Dice anche che il mondo arabo rifiuta aiuti economici al Sudan. I sauditi importano molta della loro frutta ed altri prodotti agricoli dal Sudan.
La lega araba ha posizionato a Khartoum la propria banca agricola ( Arab Agricultural development Bank con oltre 350 milioni di capitale interamente versato da 17 paesi) e che l’interscambio con l’Egitto non può essere fermato senza affamare l’Egitto per mancanza di prodotti agricoli e di uno sbocco commerciale per la sua industria.
Viene citato anche il ragazzo prodigio ventiquattrenne ( che tra i suoi riferimenti culturali cita la OPTOR di Belgrado , ricordate?) dal nome impronunciabile che” ha creato in due anni trenta gruppi internet based”. Su un’ area di nove milioni di km quadrati, mi pare pochino per andare al governo. “Based” dove?
Il SIG. DAVID OTTAWAY risulta Senior scholar del Woodrow Wilson international center for scholars, speriamo che insegni o ricerchi in maniera più’ franca di come scrive i suoi articoli.
Per chi non lo sapesse, Woodrow Wilson e’ il presidente americano che trovo’ il tempo di negare Fiume all’Italia, prima di morire di sifilide, rifiutando il principio di autodeterminazione che a Versailles, era stato affermato per i popoli slavi.
Il sig OTTAWAY conclude il suo pezzo lamentando “la grande abilita’ di Bashir a destreggiarsi tra una miriade di nemici ” ( in realtà’ le numerose etnie da sempre in lite tra loro) e lo invita a tener conto della fine fatta dai dittatori suoi vicini – l’articolo cita l’esempio di Gheddafi- dove ” la situazione e’ cambiata in un batter d’occhio”.

Cosa possiamo noi italiani imparare da questo episodio?

A) intanto che oggi non si governa più’ per atti amministrativi, ma PER PROGETTI e quindi il governo Monti che si appresta a operare per atti amministrativi sarà’ poco o nulla efficace.
B) che i progetti devono essere gestiti con metodi privatistici trasparenti e contabilmente onesti e devono essere coinvolti capitali pubblici e privati
C) che gli obbiettivi nazionali di sicurezza e prosperità’ si perseguono anche con disinvoltura
D) che pochi ” ex militari” in abiti borghesi valgono quanto reparti di truppe se impiegati con intelligenza
E)che la comunicazione fa parte integrante della strategia politica moderna.
F) che la corte dei conti e’ un dinosauro tra i brontosauri e così la nostra intelligence.

COME NASCE UNA “PRIMAVERA ARABA” ADESSO TOCCA AL SUDAN? di Antonio de Martini

Durante la campagna libica degli americani, avrete notato che il Sudan si schiero’ subito dalla parte degli USA, sperando con questo di salvarsi, se non l’anima, la pelle.
Se volete seguire dall’inizio come si mina l’esistenza di uno stato, gli si rubano i figli, si semina la discordia, si finanzia la ribellione, usando con perizia qualche agente ben addestrato, cospicui fondi e una serie di fanatici religiosi, accomodatevi.

Per ragioni di economia domestica personale, vi fornirò’ i dati e le linee guida, ma poi dovrete fare da soli e magari sarete voi ad aiutare il blog, girando le notizie più’ interessanti per la pubblicazione a favore di quanti sanno poco l’inglese.
Il proconsole nominato per l’area, si chiama PRINCETON LYMAN , va in Sudan ed auspica la “creazione di due paesi che coabitano pacificamente e collaborano”.
Prologo Indispensabile per fare poi dichiarazioni ufficiali a favore di ” giovani emergenti e democratici” cui bisognerà’ cedere il potere se non si vuole finire come Gheddafi.
Ammiro molto la capacita’ ” tecnica” degli americani, ma mi sento un po’ violentato ogni volta che uno stato indipendente subisce questa forma moderna di invasione, costituita da un ” progetto” i cui finanziamenti provengono dal governo americano che abilmente riesce a coinvolgere altre istituzioni, risparmia l’uso delle forze armate, recluta i sovversivi con normali ricerche di personale e ” job descriptions” su Internet e riesce anche ad impedire che fanatici religiosi – l’America ne e’ piena – si occupino di politica interna, scagliandoli verso nobili cause in paesi ricchi di petrolio, uranio ed altre ” utilities”.
Il progetto si chiama ENOUGH come quello sul medio oriente- ricorderete- si chiama POMED.
Andate sul web e godetevi il sito. Troverete che hanno 27 partner finanziatori tra cui Amnesty e l’organizzazione delle Nazioni Unite per i profughi e uno staff di 37 persone qualificate con tanto di titolo e mansioni.
Nell’area JOB del sito, notificano che cercano tre nuovi dirigenti ( il DIRECTOR OF POLICY AND ADVOCACY, un FIELD RESEARCH CONSULTANT- LORD RESISTANCE ARMY, e un SUDAN POLICY ANALIST) sarebbe indelicato scrivere lo stipendio, ma c’e una lista di conoscenze indispensabili da avere tra cui quella del ” rapporto tra politica e azione”, la conoscenza della lingua araba, una esperienza sul posto , la “conoscenza della comunità’ politica e processi decisionali di Washington “ecc.
Troverete anche un filmato in cui il ” Co founder” John Pendergast intervista un giovane dai tratti nilotici ci che viene presentato come ” advisor politico”.

Descritto il cacciatore, passiamo alla selvaggina.

Il Sudan e’ un paese le cui frontiere , oggi oltre 1,9 milioni di KM quadrati, sono state definite dagli inglesi al momento della decolonizzazione. Il passaggio dei poteri e’ stato indolore ( in fondo anche l’occupazione: nella celebrata vittoria della battaglia di Ondurmann gli inglesi persero 3 ufficiali e 27 uomini, in pratica, si tratto’ di sedare una manifestazione, contro un esercito che aveva fucili ad avancarica).
Dei passati capi di Stato, si ricorda Nimeiry, un militare , fedele di Nasser che fu sostituito in una notte senza luna.
Il Sudan ha sul suo territorio una ventina di etnie ed e’ diretto da una casta araba – molto mista – che ha da sempre una grande ambizione: tornare , come ai tempi dei “Faraoni neri” ad essere un tutt’uno con l’Egitto.
Questa Unione e’ diventata possibile per un momento, a seguito della scissione del Sud Sudan che ha alleggerito il paese di una massa di neri sgradita agli egiziani.
In caso di Unione, l’Egitto raggiungerebbe i cento milioni di abitanti e l’indipendenza energetica , oltre a enormi distese atte alla coltivazione perché’ irrigate da una grande diga posta alla terza cataratta.
Mubarak che sognava di riunire l’ alto e il basso Egitto come i Faraoni, può continuare a farlo dal letto della sua villa a Sharm el sheick ; il generale Suleiman, il successore qualificato, e’ stato messo in pensione e il maresciallo Tantawi protetto degli USA, al tentativo di installarsi, e’ stato ridimensionato dalla folla ( manovrata ) dei giorni scorsi con la prospettiva, imposta , di nominare Mohammed el Baradei a primo ministro.
Questo signore ha molti tratti in comune con leaders europei, nel senso che come Mario Monti e Lucas Papademos ( Grecia) non lo ha eletto nessuno.
E’ l’eletto del Faraone nero Barak Hussein Obama.
Lo strangolamento del Sudan e’ iniziato venti ani fa con la solita scusa dei diritti umani che, come sappiamo, sono violati dappertutto, Italia compresa.
Il primo segnale fu la creazione di comitati per i diritti umani, come risposta al rifiuto di sottostare alla pretesa USA di essere loro a determinare il prezzo del petrolio che era stato trovato, poi limitazioni a iosa e blocco dei crediti ( ad esempio i 400 milioni di dollari del progetto agricolo per piccoli contadini STABEX deciso dalla Unione Europea).
La seconda che fu segnalato a tutti che chi avrebbe accettato concessioni petrolifere sarebbe diventato persona non grata al Pentagono.
La terza fu il bombardamento di un deposito/ fabbrica di farmaceutici con il pretesto che era di Ben Laden.
Per calmare gli USA, il Sudan offri’ di catturare Ben Laden e consegnarlo alla giustizia americana, così’ come aveva catturato il famoso Carlos e lo aveva consegnato alla Francia.
Risposta negativa.
Altra pressione: Omar Hassan el Bashir , presidente della Repubblica e dotto teologo, viene Imputato per crimini contro l’umanita’ e fatto oggetto di un mandato di cattura.
Lui viaggia nei Paesi Arabi, dove nessuno si sogna di consegnarlo e toglie prestigio alla istituzione da poco sorta e di cui gli USA non fanno parte per paura di essere chiamati a rispondere della loro condotta.
Altra pressione ancora: la secessione del Sud. Altro errore di valutazione. Bashir accetta di buon grado la secessione: ha firmato accordi di diritto privato che gli danno diritto alle royalties.
Il nuovo Stato, nasce già’ ” somalizzato” . non c’e una capitale, non strutture statuali, insomma l’ideale per non avere intralci. Ha solo i carri armati forniti dagli Israeliani per la “guerriglia spontanea ” ottenuti via Eritrea.
A questo punto nascono tre eserciti di liberazione che “Foreign Policy” dice essersi armati saccheggiando i depositi libici ( ma non dice da chi) uno riguarda il RED SEA STATE ossia lo sbocco al mare del petrolio….
Bashir risponde con un appello alle opposizioni invitandole a partecipare al governo del paese.
Parte l’ultimo assalto: nasce il progetto ENOUGH e nasce, pilotato da un ventiquattrenne, NAGI MOUSSA HASADALRSOUL. Che crea un movimento ” internet based” che si chiama GIRIFNA,
” ne abbiamo abbastanza” in pratica la traduzione di ENOUGH.
Chi conosce il Sudan sa che e’ complicato fare anche solo una telefonata e fa meno fatica a credere che Berlusconi si riuniva con le veline per recitare il santo rosario.
SEGUE DOMANI

ESISTONO ALTERNATIVE ALLA GUERRA CHE SI PREPARA?

I lettori de ” il corriere della collera ” si saranno ormai resi conto che e’ in corso un confronto globale che vede gli Stati Uniti nella inedita posizione di “potenza apertamente aggressiva”che sta conducendo un ” build up” militare a livello planetario nei confronti della Cina secondo la collaudata strategia Dullesiana del ” Brinkmanship” ossia di spingersi fino all’orlo dell’ abisso del conflitto nucleare, nella convinzione che, di fronte alla prospettiva di una guerra contro la principale potenza militare del mondo, anche chi ha ottime prospettive di vittoria, offre una alternativa accettabile.
Per risalire a un comportamento sfacciatamente aggressivo USA come quello odierno, bisogna risalire alla secessione colombiana per ottenere la nascita dello Stato fantoccio ( panama) che ospitasse il loro canale di passaggio dal Pacifico all’Atlantico, oppure alla guerra alla Spagna per strappare con la forza e senza tante scuse,le Filippine prima e Cuba poi
Splendida la replica del Console inglese a Cuba durante un te’.
Richiesto se fosse pro USA o Spagna, replico’ porgendo la tazzina: ” ne limone ne latte, grazie”
Altri tempi, altra classe.
Dai tempi di Foster Dulles, indimenticato segretario di Stato col fratello direttore della CIA, il ” Brinkmanship” ha funzionato bene e spesso, anche se tutti ricordano quasi solo la crisi di Cuba del 1962 , attivata dai fratelli Kennedy.
La tecnica consiste nel preparare la guerra con grande determinazione e aggressività’ aspettando l’ attimo di tentennamento in cui l’ avversario – anche solo per aver la coscienza serena – offre una soluzione che e’ sempre l’offerta migliore che si possa ottenere.
Il build up e’ iniziato nel momento stesso in cui gli Stati Uniti si sono resi conto che la Cina minava l’essenza stessa dell’American Dream coltivando le colonie cinesi d ‘ America ( ottenendo successi di reclutamento di scienziati Cinoamericani a fini di spionaggio) e soprattutto quando si resero conto che il piano di penetrazione cinese in Africa stava mietendo successi inattesi e rapidissimi in un continente che ha ricchezze anche petrolifere, decisive per il predominio mondiale.
Il build up politico militare e’ iniziato a primavera col viaggio di Obama in India ( il nemico strategico della Cina al quale hanno appena venduto 60 elicotteri da attacco “”Apache” e stanno trattando altri 200 “multitask”), Indonesia , Corea e Giappone- ampiamente seguito da questo blog- continuato con la visita della Clinton ai primi di ottobre In Kirghisistan e dintorni , ma soprattutto con il consolidamento del bastione avanzato Pakistan-Afganistan con ben 17 basi aeree di cui al mio post di ieri l’altro e un piano di riavvicinamento col Viet Nam ( aiuti per mezzo miliardo di dollari annui) e la firma degli accordi militari con gli australiani con impegno a manovre navali periodiche e frequenti, accordo esteso a Singapore e Corea del Sud.
Entro un paio di anni il build up sarà’ completato dal riarmo aeronavale che rafforzera’ le sei portaerei e i 100.000 uomini – tra Okinawa , Corea e Giappone – che si trovano gia’ nello scacchiere del sud ovest Pacifico . Nuovo revival con Formosa ( Taiwan) alla quale hanno venduto una grossa fornitura di aerei , nuovi, ma non troppo.
Insomma tra alleanze e affari militari, mi ricorda il film di Sordi ” finche’ c’e guerra, c’e’ speranza.”
Lo schema ricalca un po’ quello del contenzioso col Giappone negli anni trenta col contrasto economico diplomatico che sfocio’ nella esasperazione giapponese che condusse all’ attacco a Pearl Harbour ed alla guerra , con la differenza che i cinesi non saranno cosi’ ingenui da attaccare per primi e non sono cosi’ piccoli come il Giappone.
Un’ altra differenza strategica importante da ricordare fu che , mentre gli anglosassoni adottarono immediatamente una strategia comune – con errori iniziali rovinosi a spese principalmente dei possedimenti olandesi- il Giappone e i suoi alleati adottarono strategie differenti e non coordinate.

Fino all’ultimo istante non capiremo se gli USA tra le opzioni a loro disposizione sceglieranno la guerra o l’ accomodamento del ” last minute” .

La strategia cinese, carica di ” umilta’ ed umorismo”, evitando il confronto diretto , lasciando capire ad ogni occasione di snobbare con leggerezza il mito del mondo unipolare , aiutando l’euro ( ma rifiutando l’ etichetta di ” Salvatore”) , strizzando l’occhio all’Iran minacciato per la sua ricerca di indipendenza nucleare; sostenendo la Corea del Nord, ma comprando bond americani, ponendo- ma assieme alla Russia- il veto all’ attacco alla Siria; offrendo all’Indonesia e all’ India di commerciare nella loro moneta rifiutando così il ruolo di re dollaro. Ma senza mai irrigidirsi in una posizione frontale di contrasto.
Ha sospeso la penetrazione economica in Africa dove aveva peraltro investito cifre di assoluto rilievo.
La sua forza e’ la quantità’ di lavoro e di moneta che può profondere ovunque. ( segue)

LE TESI DEL CORRIERE DELLA COLLERA, RIPRESE DALL’AGENZIA RUSSIA TODAY E LE SORPRESE NON FINISCONO QUI… di Antonio de Martini

Due giorni fa, l’agenzia di stampa RUSSIA TODAY che equivale alla nostra ANSA e che ha anche una stazione TV, ha pubblicato un resoconto di una intervista/articolo di uno storico-giornalista nativo del Minnesota e residente in Germania, William F. Engdahl.
La sua biografia lo indica come laureato a Princeton con due lauree: ingegneria e giornalismo.
Le tesi sono molto in sintonia con le notizie che più’ modestamente abbiamo raccolto noi e vale la pena riportarle anche per una sorpresa finale che contiene insegnamenti interessanti.
Engdahl ritiene che le rivolte nel vicino oriente facciano parte di un piano presentato ad un G8 del 2003 dal presidente USA George Bush jr. E che fu chiamato ” The greater Middle East project” ( o anche initiative).
” tutto quel che accade e’ collegato col tentativo ( degli USA ndr) di restare non solo l’unica superpotenza , ma di espandere la propria influenza sul resto del pianeta”.
E ancora ” Nessuno a Washington e’ disposto ad ammettere come cento anni fa in Inghilterra nessuno era disposto ad ammettere che l’ impero britannico era in declino terminale”.
Egli fa inoltre i nomi di due organizzazioni che hanno collaborato ad addestrare i leaders della protesta araba in Serbia: CANVAS e OT POR. Con finanziamenti del dipartimento di stato.
CANVAS sta per “Center for applied non violent actions and strategies” e OT POR e’ una organizzazione attiva in Serbia che all’insegna della non violenza contribuì ad abbattere Slobodan Milosevich . Internet ci mostra che Il quotidiano italiano del centro sinistra “Europa” ha dedicato a questa organizzazione una pagina elogiativa indicando che e’ servito da esempio e addestramento ai giovani egiziani per cacciare Mubarak, che secondo Engdahl era un deciso avversario del piano Bush.
Se a queste due organizzazioni si aggiunge il POMED ( project for Middle East Democracy) che ho segnalato negli scorsi giorni, si capisce come abbiano avuto successo numerose manifestazioni dato il fiume di denari profuso tra popolazioni poco avvezze a stlli di vita occidentali.
Engdahl , che si dichiara su internet – questa e’ la sorpresa- seguace di un politico americano degli anni settanta ai limiti del folclore LYNDON LAROUCHE , candidato cronico alla presidenza degli Stati Uniti, indica come obiettivo degli USA il controllo delle risorse petrolifere e dei fondi sovrani di cui il mondo arabo pullula e l’accerchiamento politico-militare della Cina per condizionarne il futuro economico e strategico.
Interessante che queste dichiarazioni siano state lanciate in questi giorni da un importante media russo e messe in bocca a un americano che fa risalire questa strategia a Zibigew Brezinski ed a un suo libro del 1997 ” Il grande gioco degli scacchi”.
In un prossimo post tratteremo degli strumenti di questa politica pubblicati nel libro della ricercatrice canadese Naomi Klein ” la strategia dello choc” che non mi risulta sia stato tradotto in italiano.
Altro dettaglio utile da memorizzare e’ la sincronia che Engdahl vede tra la grande offensiva diplomatica cinese del 2006 , in cui furono invitati a Pechino 40 capi di stato africani e la Cina firmo’ una serie di protocolli di ricerca petrolifera e grandi infrastrutture in quei paesi e la costituzione del comando AFRICOM da parte degli USA.
Abbiamo incontrato questo comando agli inizi della campagna di Libia.
Ultima informazione, il segnalare che la costruzione di 17 basi aeree in Afganistan non riguarda tanto la guerriglia, quanto l’ accerchiamento strategico della Cina in vista di una pressione militare- che abbiamo notato e segnalato in questo sito nel Pacifico Lo scorso 29 ottobre- e , aggiunge, in vista di una possibile guerra che mirerebbe ANCHE ALLA RUSSIA.
Considerazione questa che – visto il media che la propaga- non può lasciare indifferenti.
Il giorno dopo questa intervista su Russia today, la NATO ha ufficialmente escluso un intervento militare in Siria in una dichiarazione che ho letto sulla REUTERS.

Constatiamo i buoni rapporti tra Russia e i seguaci di Larouche. Negli anni settanta ci chiedevamo a chi facessero capo questi ben finanziati attivisti che operavano in tutta Europa.
Constatiamo che i Russi iniziano a innervosirsi per questo frenetico avvicendarsi di azioni aggressive che , all’ombra della non violenza , scalzano regimi ben impiantati.
Constatiamo che l’ organo di stampa del PD ( già dei popolari) EUROPA e’ in ottimi rapporti con questi ambienti, al punto di darne descrizioni agiografiche,immagino gratuite.
Constatiamo la volontà’ americana di risolvere i propri problemi economici e monetari , spacciandoli per problemi di democrazia planetaria e riteniamo che l’ ITALIA DOVREBBE INIZIARE LO SGANCIAMENTO DA OGNI ALLEANZA E POSIZIONARSI IN AREA DI NEUTRALITA’ per non essere costretta a farlo durante una crisi che in troppi vedono ormai incombente, consolidando così la fama di traditori che ci accompagna, mentre siamo solo – sotto ogni regime – governati da ignoranti irresoluti e provinciali.

LA STRATEGIA USA VERSO LA CINA SCALA DI UN PASSO VERSO LA GUERRA, MA LA RISPOSTA SARA’ ECONOMICA O NON SARA’

29 ottobre 2011. Chi tra i lettori di questo blog si sia preso la briga di leggere i post della scorsa primavera, forse ricordera’ come abbia seguito con attenzione le mosse strategiche di Obama riguardo alla Cina e che riassumiamo:

A) tutto lo staff militare della casa bianca proviene dall’ area del Pacifico .
B) i viaggi del presidente USA in India, Indonesia, Corea e Giappone , fatti in un ideale accerchiamento commerciale della Cina.
C) Il viaggio in America Latina a ridosso dei viaggi e accordi commerciali cinesi ( Brasile).
D) ho letto anche la campagna di Libia e il fomento della primavera araba in chiave di “containement” della Cina e della sua espansione commerciale.
E) ho anche segnalato le contromosse cinesi per tenersi libere le rotte commerciali ( un istmo bis rispetto a quello di Kra che e’ controllato da Singapore e un passaggio ferroviario sul territorio colombiano per poter fare a meno del canale di Panama. Investimenti questi di 70 e 40 miliardi di dollari rispettivamente.).
F) la “richiesta di spiegazioni ufficiali”alla Cina da parte degli USA alla notizia di forti investimenti miranti a far diventare la Cina una potenza militare anche marittima.
La mia imperizia fotografica ha fatto si che mandassi la foto del nuovo modello di portaerei cinese solo ai trecento ” abbonati” di cui posseggo l’ indirizzo mail e me ne scuso.
Vi basterà’ comunque sapere che gli ingegneri del celeste impero – pardon rossa repubblica – hanno avuto l’ idea semplice per eccellenza : fare una portaerei-catamarano.
Due scafi, quindi doppio ponte di volo, doppio degli aerei imbarcati, doppia velocità’ di messa in aria degli aerei e sopratutto, costo che e’ un terzo di quello americano per costruire una portaerei a ponte singolo.
La portaerei di nuova concezione entrerà’ in funzione nel 2015 e da quel momento la superiorità’ marittima degli USA sarà’ in pericolo, così’ come la sicurezza degli alleati dell’America nell’area.
La Clinton, reduce dal lifting col quale conta di vincere le prossime elezioni presentandosi al posto di Obama, ha immediatamente fatto un giro nell’ Asia ex sovietica ” i cinque stan” mettendoli in guardia contro il pericolo del fanatismo islamico , che da quelle parti non c’e mai stato, pronunziando la frase ” siamo tornati” che suona strana sulla bocca di un paese che mantiene da quaranta anni in Asia 6 delle 12 portaerei che possiede oltre a centomila uomini , senza contare i corpi di spedizione afgani e irakeni, oltre ad aver fissato a Bahrein la base della quinta flotta ( Oceano Indiano).
Obama si e’ fatto fotografare per la centesima volta con il Dalai Lama ( ma non si era dimesso da padreterno?)
Poi l’escalation militare ha preso il via: il. Giro dell’ Asia lo sta facendo Leon Panetta , segretario alla Difesa, che abbandonati i convenevoli di Washington coi mini alleati, ha iniziato a visitare una serie di paesi alleati, portando buone e cattive nuove.
A) la Corea del Sud e Okinawa sono state definite “indifendibili” in caso di conflitto e destinate al,
non immediato, abbandono, anche in forza dell’odio ormai radicato della popolazione dell’isola stanca dei soprusi dei militari di stanza in loco dal 1945.
Il probabile fronte arretra verso Giappone e Australia e Nuova Zelanda coi quali Leon Panetta ha avuto accenti tali da ricevere una rettifica dallo stesso Obama che lo ha invitato ad abbandonare i toni da anni cinquanta.
B) In occasione del sessantesimo anniversario della firma del loro primo accordo difensivo, Panetta e Clinton si sono incontrati coi loro omologhi australiani a S Francisco ed hanno deciso di intensificare le manovre aeronavali congiunte sia per quantità’ che per qualità’.
C) Panetta ha annunziato a Tokio, lo scorso giovedì il rafforzamento del dispositivo americano nel Pacifico , pur senza accennare alla necessita’ di aumentare il numero già alto di portaerei nel Pacifico. La parola miracolosa e’ ” rebalancing” del potere militare in zona, ma il vero punto e’ che gli USA devono vincere la battaglia dell’ economia asiatica se vogliono recuperare la credibilità’ perduta .
Gli interventi militari di “rebalancing” , la vendita di quasi 6 miliardi di aerei a Taiwan, l’intensificazione del ritmo delle manovre aeronavali nel sud ovest Pacifico , la decisione australiana di accettare le donne nelle unita’ combattenti entro cinque anni, le foto col Dalai Lama, non valgono il surplus finanziario della Cina di un solo anno. O l’America si inventa un nuovo plus tecnologico, o innova la produzione industriale nei processi e nei costi, o perderà’ ancora .
Intanto il dividendo della pace del ritiro USA da Irak e Afganistan, va in fumo per mantenere queste nuove posizioni, mentre avrebbe potuto essere impiegato nel rilancio economico.
In questa strategia globale , ancora troppo militare e poco economica, l’Africa e’ stata subappaltata ai suoi macellai di sempre : gli anglofrancesi. la Francia si sta segnalandosi per il suo attivismo anche nell’ Africa Orientale ( dopo Tchad, Senegal, Costa d’Avorio, Togo,)da dove si era prudentemente allontanata dopo aver causato la guerra civile tra Hutu e Tutsi che e’ costata oltre un milione di morti. Adesso Sta aiutando e incoraggiando il Kenia ad attaccare i somali e spera di fare altre forniture militari.
Come, ad esempio, quella che gli ha valso la denunzia della “Federazione Internazionale della Lega per i diritti dell’ Uomo” che ha scoperto che la società’ francese AMESYS aveva in appalto tutti i sistemi di sorveglianza informatica con i quali Gheddafi terrorizzava i libici, tenendoli in pugno. Voglio proprio vedere se la processeranno.
nonché sta triplice alleanza che ragiona con criteri ottocenteschi non capisce che la contesa deve essere combattuta sul piano sociale, finanziario ed economico, MA NON militare, se ad ogni successo dell’ economia cinese reagiranno con la forza, l’ aver condizionato con bombe e sovversione il nucleo base dei paesi “ex non allineati”, ( dalla ex Jugoslavia, all’ Italia, all’ Indonesia,) non basterà’ a coalizzare il mondo dalla loro parte quando sarà’ il momento.
Fanno i conti con o senza la Russia?

Antonio de Martini

tra la Gallina Ben Laden e l’uovo di Gheddafi, il B. & B. algerino ( Berlusconi -Boutlefika)? di Antonio de Martini

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GUERRA di LIBIA: replica a “IL MESSAGGERO” e ai cervelli Fusi di Antonio de Martini

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