LA TRAGEDIA DEI DUE MARÒ RICOSTRUITA IN OGNI FASE DA PIERO LAPORTA

http://corrieredellacollera.com
Riprendo dal blog http://www.pierolaporta.it. Una ottima ricostruzione degli eventi. Pagliacci. Il governo dell’Italia sovrana fa tornare in India i due marò, dieci giorni dopo aver annunciato che invece non sarebbero rientrati dopo un permesso in Italia per votare.

Pagliacci. Mercoledì 15 febbraio, 30 miglia a Ovest dalla costa meridionale indiana, nell’Oceano indiano, alle 16 ora locale, un’imbarcazione indiana, con cinque persone, alcune delle quali armate, fu dissuasa dall’avvicinarsi al cargo italiano «Enrica Lexie» dai marò del san Marco, di scorta, i quali spararono tre serie di colpi d’avvertimento col fucile AR 90/70. L’imbarcazione indiana si allontanò dopo la terza serie di raffiche.

Pagliacci. Le autorità indiane imputano ai militari italiani la morte di due pescatori, Valentine Jelestine, 45 anni, e Ajesh Binki, 25 anni, i cui cadaveri sono stati rinvenuti su un peschereccio.
Il comandante del Lexia e i marò: “Il peschereccio coi pescatori morti è diverso, per forma e colore, da quello oggetto dell’azione dissuasiva”. L’International maritime bureau riferisce, nello stesso giorno e in quei paraggi, un attacco di pirati all’Olympic Flair, cargo greco simile alla Enrica Lexie.
L’Olympic Flair era a circa 2 miglia dalla costa, la distanza riferita dai sopravvissuti del peschereccio.
L’abbordaggio al Lexia è avvenuto alle 16 ora locale, molto più a sud di quello dell’Olympic Flair, avvenuto alle 21.50, l’orario riferito della morte dei due pescatori.

Pagliacci. Peccato che le autorità indiane abbiano cremato i cadaveri. Neppure vogliono mostrare le posizioni delle navi con l’Ais, Automatic Identification System, sistema internazionale di certificazione della posizione delle navi. Se i due marò hanno sparato mirando sul peschereccio e colpito precisissimamente – come un killer che spara da un metro – freddando due persone, basterebbe mostrare i cadaveri e sottoporli a una nuova autopsia, dopo quella frettolosa eseguita dagli indiani, per capire da che cosa sono stati colpiti, con quale angolazione e se i colpi erano di rimbalzo o diretti.

Pagliacci. Per tre giorni il ministro della Difesa e il ministro degli Esteri rimasero inerti, quando invece avrebbero dovuto affermare immediatamente la giurisdizione italiana, inviando, con aerei debitamente scortati, i carabinieri a fare i rilievi del caso, sostituire i due marò e condurre in Italia i due coinvolti nell’incidente, al fine di raccoglierne le dichiarazioni davanti a un magistrato italiano. Tale procedura, nota anche al pretore di Scurcola Marsicana, è stata del tutto ignorata. Se la Difesa non sa difendere due marò che hanno eseguito i suoi ordini, che cosa ci sta a fare?I marò a bordo della nave «Enrica Lexie», che è territorio italiano, sono come l’alpino che vigila alla frontiera e spara, per difendere il territorio italiano, secondo gli ordini ricevuti. L’incidente è avvenuto in acque internazionali. Quel nucleo di marò, secondo le leggi internazionali, gode d’immunità giurisdizionale assoluta rispetto a qualunque autorità straniera.

Pagliacci. Massimo Fini sul Fatto Quotidiano, a proposito dell’immunità giurisdizionale assoluta: «Questa è una concezione molto americana del diritto internazionale». Egli ignora che i motti «La loi suit le drapeau»(la legge segue la bandiera) e quello ancora più antico «Ubi signa ibi ius» (dov’è la bandiera lì è il diritto) non furono formulati da un burbanzoso generale del Pentagono. Tali principi sono parte integrante della «Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare», sottoscritta dall’Italia e dall’India, a Montego Bay il 10 dicembre 1982, integrati nella legge italiana con la ratifica avvenuta a dicembre del 1994. Gli articoli 92 e 97 di quella convenzione fissano la competenza della giurisdizione di bandiera della nave per tutti i reati o incidenti occorsi in alto mare.Massimo Fini non fu l’unico a improvvisarsi esperto di diritto internazionale.

Pagliacci. Il tribunale di Kollam a fine dicembre continuava a rinviare il processo ai due militari, in attesa del verdetto della Corte Suprema di New Delhi sulla giurisdizione. Il ministro degli esteri e della Difesa che nel frattempo riconoscono implicitamente la giurisdizione indiana, chiedono che Latorre e Girone, su cauzione e rilasciando una dichiarazione giurata, ottengano una licenza di due settimane per passare il Natale a casa. Rientrano in India il 4 gennaio 2013.

Pagliacci. La con tutta evidenza la permanenza si poteva ottenere di lasciare i due militari in Italia sino all’inizio del processo. No. Vengono riportati in India e poi lo Stato sovrano italiano implora un nuovo permesso “per votare”, dimenticando che gli italiani all’estero votano presso le ambasciate. Lo scopo è un altro: uno spot elettorale, il sabato prima delle elezioni, quando Mario Monti di pietà va ad accogliere i due marò a Ciampino, televisioni, giornalai e fotografi al guinzaglio.

Pagliacci. La Corte suprema indiana dispone la creazione di un tribunale speciale a New Delhi per esaminare la questione della giurisdizione. I giudici stabiliscono ”l’incompetenza” dello Stato del Kerala, dato che ”il fatto non era avvenuto nelle acque territoriali indiane”. Ma secondo la Corte, nel loro servizio ”i marò non godevano di immunità sovrana”. Anche uno studente al primo anno di giurisprudenza vedrebbe la contraddizione con la Convenzione di Montego Bay. Non la vedono il governo di Mario Monti di pietà e neppure la UE interessata solo a spennare lo stato sovrano italiano.

Pagliacci. È l’11 marzo – è passato più di un anno – quando il governo dello stato sovrano italiano decide fermamente che i marò non rientreranno in India “perché New Delhi ha violato il diritto internazionale”. Roma si dice disponibile a un accordo per una soluzione della controversia con un arbitrato internazionale o una risoluzione giudiziaria.

Pagliacci. La Corte Suprema ordina all’ambasciatore Mancini di “non lasciare l’India”. Non sarebbe una gran perdita per la diplomazia italiana visto come ha gestito il caso insieme al console italiano a Kerala. Lo stato sovrano italiano potrebbe offrire in ostaggio Mario Monti di Pietà, Maria Terzi di Sangiovese e l’ammiraglio Giampaolo di Nonsisachi, tanto il governo funzionerebbe tale e quale.

Pagliacci. Il governo dello stato sovrano italiano restituisce i marò.
L’ambasciatore francese in Mali, il responsabile dell’Africa occidentale e quattro loro collaboratori sono stati brutalmente avvicendati per non aver prevenuto la crisi.

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Commenti

  • Avatar di Armando Stavole Armando Stavole  Il marzo 23, 2013 alle 11:32 am

    Pagliacci a capo di una piramide di pagliacci. Da loro lassù, giù, giù fino ad una buona parte di popolo che è capace di far cagnara sguaiata davanti ai palazzi del potere ed alcune ambasciate(solo alcune però), ma nemmeno un corteo silenzioso in fila indiana e cartelloni di protesta di fronte a quella indiana.
    Chi scrisse che il governo è l’espressione di un popolo?

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    • Avatar di antoniochedice antoniochedice  Il marzo 23, 2013 alle 3:50 PM

      Propongo n corteo di protesta di fronte al l’ambasciata italiana.

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  • Avatar di carlo cadorna carlo cadorna  Il marzo 23, 2013 alle 2:21 PM

    Conosco bene l’India avendo lavorato per quel governo. La soluzione doveva essere trovata immediatamente, come suggerito dall’autore dell’articolo.
    Poi la questione è sfuggita di mano anche al governo indiano. Per comprendere la situazione basta considerare che Sonia Gandhi comanda il primo partito ma non può fare il premier perchè i suoi avversari la chiamano “l’italiana”. E’ un’accusa ingenerosa e pretestuosa perchè ha fatto e fa di tutto per essere indiana. Ma in un paese immenso, fortemente nazionalista, facile ad esaltarsi come a deprimersi, un piccolo passo falso può provocare delle forti tensioni sociali dalle conseguenze imprevedibili sul piano dell’ordine pubblico.
    Ecco perchè si guardano bene dal mostrare la minima benevolenza nei confronti dei marò. Aggiungo che il denaro regalato alle famiglie dei pescatori è stato un grave errore perchè l’India è un paese profondamente corrotto ma, appunto per questo, dovevamo attaccarci ai principi e farli pesare a livello internazionale.

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  • Avatar di Armando Stavole Armando Stavole  Il marzo 23, 2013 alle 10:31 PM

    Puo’ fare pure della facile ironia, ma quanto scritto vale anche quando ci riferiamo ai principi, chi li conosce nella nostra bella ma stuprata Italia? Solo pochi fessi, capaci di dare anche la vita per essa.

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  • Avatar di Armando Stavole Armando Stavole  Il marzo 23, 2013 alle 11:07 PM

    Non ha scritto lei: “Propongo n corteo di protesta di fronte al l’ambasciata italiana.”?

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    • Avatar di antoniochedice antoniochedice  Il marzo 23, 2013 alle 11:21 PM

      Confermo. Confermo anche che la sua frase era sibillina e non l’ho capita.
      Confermo anche che la proposta di andare a manifestare davanti al l’ambasciata indiana mi è parsa priva di senso.
      Il suo accenno a chi è pronto a morire per la Patria assolutamente fuori luogo.
      Qui siamo in presenza di una farsa e ho avuto piacere a sentire ripetere questa stessa considerazione dal Capo di SM della Difesa. Lo stesso De Mistura ha detto oggi all’Agenzia Italia ” abbiamo fatto molti errori”.
      Hanno fatto soltanto errori.
      E lei ne compie un altro dando valenza patriottica a un fatto che non ne ha.
      Quanto ai maró , i due disgraziati non hanno scelta.
      Conservi la sua indignazione per la squallida coppia di ministri che cerca adesso di fare appello ai sentimenti patriottici.
      È che anche oggi si è fatto smentire dal ministro indiano della giustizia, che ha – ovviamente – detto che il governo indiano NON è in grado di dare assicurazioni circa la sentenza.

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  • Avatar di yakoviev yakoviev  Il marzo 24, 2013 alle 9:20 am

    Scusate, ma i due indiani non sono stati uccisi su una nave indiana, e quindi in territorio indiano?

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    • Avatar di antoniochedice antoniochedice  Il marzo 24, 2013 alle 9:36 am

      La pallottola e’ partita da una nave italiana, ma il morto e’ stato trovato su un peschereccio indiano. Caso non previsto.

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