Quello che un tempo era il nostro fiore all’occhiello industriale e imprenditoriale, l’ENi, ha cessato le attività di ricerca ed estrazione in Nigeria.
Il pensiero vola istintivamente verso il nord della Nigeria dove esiste un pericolo crescente a causa dei ripetuti scontri tra la banda terrorista Boko Haram e alcune comunità cristiane.
Invece il punto in cui opera la compagnia si trova sulla costa, nello stato di Beyelsa.
Dati gli obblighi contrattuali della nostra petrolifera quale concessionaria, ė stata invocata la clausola di forza maggiore causata dalla crescente frequenza di atti di sabotaggio consistenti nell’auto approvvigionamento degli abitanti, ottenuto danneggiando l’oleodotto ( ” Bunkering”).
il fenomeno è da inquadrare nella mancata o insoddisfacente ripartizione dei proventi della estrazione lamentata per anni dalla popolazione che in un primo tempo ha iniziato a ” prelevare” il necessario e pare che, impunita, ormai sia anche passata alla commercializzazione in proprio.
Due o tre anni fa, furono anche rapiti dei tecnici ENI da un ” movimento di liberazione” locale.
Era poi stato raggiunto un accomodamento anche in sede locale.
l’ENI, che evidentemente non è più riuscita a gestire la situazione, ha deciso di cessare le attività
“onshore” sul sito di ” Swamp area”, forse nel tentativo di provocare un intervento governativo per arginare il fenomeno.
La Nigeria, considerato il paese più corrotto del mondo, è caratterizzata da una ” Pubblica Amministrazione taxi”, ossia che funziona a tassametro. Il cumularsi delle perdite dovute ormai a migliaia di microsabotaggi deve aver provocato la decisione presa ad un mese dalla assemblea degli azionisti che vede la scadenza del terzo mandato del presidente Paolo Scaroni.
Commenti
Legga e commenti i miei post ed io farò lo stesso con i suoi, secondo gli accordi che avevamo presi ultimamente.
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No la conosco e se conta palle in un commento, immagino i post…
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