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Dopo la semina di tanto odio sotto l’etichetta di “democrazia” gli Stati Uniti e gli alleati a loro più affini, iniziano a raccogliere gli effetti devastanti della “campagna umanitaria di democratizzazione” in Nord Africa.
Il conto della Libia è macabro: per evitare mille vittime all’anno, il bilancio della guerra è arrivato a centomila morti; il famoso massacro di Tripoli da parte di Gheddafi – che ha provocato la guerra, pardon intervento umanitario – si è rivelato inesistente e ormai la definizione di “islamista moderato” è ” un islamista che si è seduto su una poltrona ministeriale”.
In Egitto, il Presidente Mohammed Morsi sta ricevendo in queste ore il Presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, mentre in Iran stanno arrestando i suoi seguaci per aprire la strada a un negoziato diretto con gli Stati Uniti.
Più grave, perché più vicina a noi, la Tunisia comincia a subire la seconda fase di presa del potere da parte degli islamisti: priva di uranio, con poco petrolio e tanti disoccupati, non più utile come base logistica per l’attacco bilaterale alla Libia, può tranquillamente affogare nel sangue dei suoi figli migliori.
Non sono previsti interventi umanitari dell’occidente: vengono uccisi – a volte barbaramente – soltanto pochi paladini della democrazia occidentale che prevede la libertà di parola, pensiero e, perché no, abbigliamento. Quelli vanno uccisi nel silenzio delle Cancellerie occidentali ancora toppo prese a deprecare l’assassinio di Matteotti per accorgersi di quel che sta avvenendo alle porte di casa.
Come a est appaltammo la lotta per la libertà agli ungheresi nel 1956, oggi, a sud, affidiamo l’incarico ai tunisini. E’ proprio vero che sono i poveri a svolgere i compiti che noi europei (e italiani) non vogliamo più fare…
Incoraggiati dall’impunità e dalla difesa che il partito di maggioranza Ennahada ha fatto ( Islamisti “moderati”come si suole ipocritamente dire oggigiorno quando sono al governo) degli autori del linciaggio compiuto ai danni di un esponente dell’opposizione LOFTI NAKDH – del partito Nidaa Tunes- a Tataouine, un misero borgo del depressissimo Sud Tunisia, il 18 ottobre 2012, gli assassini sono passati nuovamente all’attaco.
Dopo che Ennahda in una recentissima delibera della direzione nazionale, porta la data del Venerdì 1 febbraio 2013, ha reclamato la liberazione dei colpevoli, è partito il secondo colpo.
Il mercoledì successivo, uccidono a tradimento CHOKRI BELAID uno dei capi dell’opposizione laica ( a capo del partito dei Patrioti Democratici) particolarmente attivo. Tre pallottole in testa all’uscita di casa. Il fratello, Abdelmajid, ha chiamato in causa direttamente il Primo ministro Rachid Ghannouchi ed il suo partito .
Già alla vigilia di Natale scorso ( 24 dicembre) il sito www.tunisie-secret.com aveva avvertito con ricchezza di dettagli che in una riunione tenuta da Rachid Ghannouchi con Said Ferjani , Hajmi Lourimi e altre due persone, si era deciso di “dare una lezione” all’opposizione eliminando fisicamente quattro esponenti laici di cui ha fatto i nomi , dopo un primo tentativo abortito di colpire il capo di NIDAA TUNES ( Beji Caid Essebsi) durante un comizio a Jerba per poi addebitarlo al solito ritardato mentale.
I nomi indicati come obbiettivo sono: BE’JI CAID ESSEBSI, HAMMA HAMMAMI, TAHAR BEN HASSINE, AMOUR SHABOU.
Il sito che aveva questa informazione da parecchi giorni ( una telefonata da Algeri) , l’aveva accantonata ritenendola una provocazione. Fallito l’attentato a Jerba a uno dei quattro nomi indicat ( Essebsi)i, ha pubblicato la notizia, provocando fragore. La conseguenza è stata l’assassinio di una altro personaggio , mentre lo scenario del ” linciato dalla folla e finito da un demente” è stato sostituito da un assassinio semplice: tre colpi in testa.
Anche in Siria non va meglio per i fanatici missionari democratici provenienti dalla Bible belt americana.
Walid Joumblatt, capo dei Drusi in Libano e tra i primissimi a pronunziarsi pubblicamente contro il regime di Assad e degli Alawiti, ha rilascito una dichiarazione che è una presa d’atto del suo errore di valutazione e indica la situazione siriana come una manovra per indebolire l’Iran – costretta dal suo ruolo a intervenire finanziariamente e materialmente in aiuto al suo alleato e chiede la cessazione delle ostilità. Altra notizia spigolata sul sito tunisino citato: i ” volontari tunisini” della Jihad in Siria, stanno rientrando in Patria per partecipare alla, per loro più entusiasmante, seconda fase invece di continuare a prender botte in Siria.