MARIO MONTI HA VENTUNO GIORNI PER LEGITTIMARSI AGLI OCCHI DEGLI ITALIANI. POI COMUNQUE VADA , I POLITICI ODIERNI NE USCIRANNO DISTRUTTI. TUTTI. di Antonio de Martini

Il professor Monti ha rilasciato almeno due dichiarazioni non ambigue in tema di politica europea, che me lo hanno fatto considerare con maggior attenzione.
In sostanza sta cercando di accerchiare la Cancelliera Merkel, mettendo a profitto il preesistente rapporto con Sarkosi, di cui era consigliere. La imminente visita in Inghilterra al premier Cameron, va nel senso indicato.
Qualche dichiarazione resa in Italia, si e’ invece prestata a manipolazioni

come ad esempio quella sulle tasse.
Il primo ministro Monti ha infatti espresso la sua gratitudine a quanti ACCERTANO i redditi degli italiani. Il dottor Attilio ( viene da Attila?)Befera ha ringraziato – con la ormai solita mediatizzazione – allargando il mantello del premier fino a Equitalia ( che non accerta, recupera i crediti) ed alle sue procedure spicciative e a volte illegali, usate anche per il recupero di cifre non rilevanti.

A questo proposito, l’operazione Cortina, non mi e’ parsa sopra le righe ed e’ stata un’ottima vetrina per tutti coloro che circolano in Ferrari con redditi da “Umberto D”, indimenticato film di De Sica, padre, che descrive un altro commovente periodo di declino economico del ceto medio in Italia. Consiglierei anche un blitz a Capalbio. Per equità .

Si perché quando c’è bisogno di lana, si tosano sempre le pecore più mansuete.

Ed e’ questa stessa mansuetudine che ha lasciato insediarsi e prevalere, questa classe dirigente rapace, incolta e amorale che ci ha condotti, per la seconda volta in sessanta anni, all’impoverimento ed al disprezzo della comunità internazionale.

Se si vuole accertare con rapidità quali e quanti siano gli evasori fiscali, basta abbinare i numeri di codice fiscali e quelli della patente auto. Dove c’è un vuoto, c’è un paralitico o un evasore.

Se si vuole disporre di personale specializzato, basterà sollevare la guardia di finanza dai servizi di scorta e dalle attività di ordine pubblico e guardie, per ottenere uomini già addestrati e capaci.
Se si vogliono incastrare idraulici e carrozzieri , si ammetta la deducibilita’ almeno parziale delle fatture come si fa nel resto d’Europa.

Se si vogliono incentivare i cittadini alla collaborazione, si dica come verranno impiegati i fondi che si pensa di recuperare ( a scomputo del debito? Per investimenti strutturali? Per aumentare i dipendenti statali? Per spese militari all’estero? Per comprare nuovi aerei F 35? Per la cassa integrazione? Per prestarli alle banche?)
Se si parla troppo di come rastrellare i fondi e troppo poco di come spenderli, nessuno li aiuterà .

Detto questo, e prima di passare prossimamente al capitolo privatizzazioni, esaminiamo come si svolgerà questo mese, per molti versi decisivo.
Nella prima settimana di gennaio abbiamo già avuto il Concistoro con 22 nuovi cardinali, che influenzeranno certamente il prossimo conclave. Monti ha visitato Bruxelles , poi Sarkosy a Parigi e incontrato il primo ministro Fillon che pare abbia espresso la sua sorpresa nell’apprendere che tutte le leggi chieste dalla UE erano già state approvate.
Complimenti al nostro ambasciatore a Parigi, spero si sia goduto le ferie.

Poi, Monti iniziera’ un tour de force così calendarizzato:
11 gennaio incontro a Berlino con la Cancelliera tedesca
18 gennaio incontro a Londra con Cameron
20 gennaio a Roma, incontro trilaterale con Sarkosy e la Merkel sul tema economico
21 gennaio in Libia a Tripoli ( che ieri ha annunziato che trasferisce a Bengazi i dicasteri economici, siamo a livello Calderoli…)
23 gennaio incontro dei ministri economici della UE ( Eurogruppo)
Il 30 gennaio a Bruxelles vertice con Barroso in cui la UE deciderà’ che linea tenere in merito alla crisi monetaria, economica e sociale. Da questo vertice uscirà la linea definitiva e la sorte dell’Italia, la nostra sorte, dipenderà da quelle scelte.
Alla domanda – che nessuno si pone- di dove trovare altri soldi, rispondo io: in Arabia Saudita, presso i fondi sovrani del Golfo Persico, oppure in Cina e India , dove il premier ha annunziato per il 2012 una crescita del ” 7 % e forse del 9″, e che sono i soli paesi dove e’ prevista una crescita sostenuta e c’e liquidità .

Ci sta andando qualcuno?

Se a fine mese l’Italia avrà ottenuto un risultato apprezzabile, il governo Monti andrà dritto alla scadenza elettorale del 2013, distruggendo tutte, indistintamente, le forze politiche e sindacali che hanno ereditato il 1994- 2011 e non ne hanno fatto nulla.

Il vero problema, e’ chi succederà loro? Non la Banca d’Italia che ha già bruciato i suoi ( Sarcinelli, Dini, Geronzi, Fazio, Ciampi, Draghi), non la casta dei professori universitari, in parte, ampiamente coinvolti nel passato regime e in parte che nessuno amerà per l’amaro rimedio offerto, con cui saranno identificati ; non i ” cattolici” ( abbiamo già dato e il maquillage 2012 non gli dona);non una grande coalizione, che sarà ormai priva di senso.

Servono idee e uomini nuovi. Non giovani allievi dei vecchi marpioni a cavallo di idee ottocentesche.

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Commenti

  • gicecca  Il gennaio 8, 2012 alle 5:33 PM

    Il Premier ungherese ha provato a ottenere aiuti dalla Cina. Ha una maggioranza come quella di Berlusconi nel 2008. Cercasi, ad opera del premio Nobel per la Pace -e anche la democrazia- Obama- un Fini ungherese al più presto. Per ora l’Ungheria é già sotto attacco. GiC

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    • antoniochedice  Il gennaio 8, 2012 alle 6:16 PM

      La cosa pi’ impressionante e’ che per lUngheria si parla di dittatura perche’ vuole controllare la bamca centrale, mentre la Turchia che ha incriminato 200 ufficiali con scuse , rifiuta di riconoscere lo sterminio degli armeni, ha occupato militarmente mezza Cipro, ha fatto terra bruciata del Kurdistan e prepara misure militari contro la Sirian e’ un nuovo fiore nel giardino della democrazia all’americana.

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  • urc  Il gennaio 8, 2012 alle 6:09 PM

    Se il prof Monti riesce a distruggere tutte le forze politiche attuali, dobbiamo piangere dopo che le abbiamo sempre avversate in qualche modo? Io penso – per fare una battuta: dopo aver raggiunto il fondo si può sempre scavare sotto.

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    • antoniochedice  Il gennaio 8, 2012 alle 8:46 PM

      Per carità il professor Monti non c’entra. Le forze politiche si sono autodistrutte. Dopo un anno se ne accorgeranno anche i sassi.
      Ponevo solo il problema di ricostruire e con chi.

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  • CIP  Il gennaio 9, 2012 alle 10:27 PM

    Tutti falsi gli allarmi che da qualche mese vengono gridati dai media e da qualche politico e intellettuale sulla crisi finanziaria, economica e , forse, sociale ? No di certo, ma forse più che allarmi dovremmo chiamarli rese dei conti. Si, rese dei conti e finalmente consapevolezza che un’era è nella sua fase terminale e una nuova era si sta affacciando. Sta finendo l’epoca delle certezze e delle sicurezze sempre cercate, sempre credute, ma mai trovate; l’epoca dello sviluppo e dello sfruttamento della natura infiniti; della ricerca del particolare e della perdita del totale. Ma anche l’epoca che ci ha portato ricchezza materiale, cultura e salute.
    Non quindi una semplice crisi finanziaria pur con tutto il suo peso, ma una ben più complessa crisi epocale che riguarda integralmente e complessivamente le tematiche socio-economiche, ideali e politiche. E’ una fase simile come quella per esempio che si ebbe dalla seconda metà del 700 alla prima metà dell’800 o come quella del passaggio dal medioevo agli albori rinascimentali del 300 e poi ai trionfi del 400. Cosa ci sarà domani ? Non riuscì a prevederlo Dante, così come Mantegna, ne Voltaire, Napoleone, Kant o Smith. Qualcuno ha presunto di saperlo, ma ha fallito miseramente. Richard Norman – uno svedese dei più affermati consulenti in strategie di sviluppo deceduto nel 2003, – affermò a tal proposito che “ È pericoloso credere di sapere. È molto più salutare sapere che non si sa. I cambiamenti di paradigma ci portano in un territorio che non solo è sconosciuto perché non è stato esplorato, ma che non è stato esplorato e pertanto non si può conoscere per la semplice ragione che non esisteva prima”.
    Alcuni dati di base però li abbiamo ormai acquisiti e li possiamo considerare una prima certezza, pur se non utile a fare delle previsioni: viviamo in un mondo globalizzato, dove le identità locale sono in rete, dove la complessità ha raggiunto alti livelli di incognite e dove le persone sono ormai in grado di esprimere pareri, bisogni e desideri. E dove, infine, stiamo passando dal vincolo e dalla regola del manuale e delle leggi sacre alla regola del rispetto e della responsabilità.
    In questo barlume di contesto, in mezzo a questo guado pieno di nebbie, effluvi, nubi e rumori possiamo –forse – solo cercare di “aspettare-agendo” su almeno tre fronti.
    Ideale. In attesa di scoprire il nuovo “genio” che ci dirà dove andare, che fare e come, vale forse la pena rafforzare le regole che liberalizzano le nostre capacità di pensare, di valorizzare e consolidare il senso e il significato di responsabilità e di rispetto tra di noi, consentendo così a ognuno la sua libertà personale e collettiva.
    Politico. Conseguentemente , e sempre in attesa del “genio”, che chissà se mai arriverà visto il nuovo contesto di riferimento, forse vale la pena riorganizzare le modalità di partecipazione democratica alla vita pubblica e la macchina organizzativa dell’amministrazione pubblica. Da un lato affrontando con nuovi approcci e utilizzando anche le nuove tecnologie, le modalità di rappresentanza di tutti i cittadini che vivono in tutti i territori e dei diversi insiemi a cui ciascuno appartiene, dall’altra rileggendo e ristudiando l’etimologia delle due parole insieme e adeguandola al nuovo ambiente che si va esplorando e non certo all’organizzazione ottocentesca, “industriale” e “specialistica” ormai non più in grado di rispondere alle nuove esigenze dei nuovi cittadini. Insieme e in parallelo difendere e affermare i diritti di ognuno, nel rispetto di tutti. Cattolici, mussulmani, protestanti e laici, immigrati e residenti, giovani e vecchi, donne e uomini, omo e eterosessuali., imprese e lavoratori, volontari e dipendenti.
    Socio-economico. Ma anche rimettere in sesto quello che non si è riusciti a fare negli ultimi anni (infrastrutture materiali e immateriali, liberalizzazione sane, rafforzamento della cultura e delle competenze, democraticità del merito, ecc) per almeno consentirci di sopravivere in mezzo al guado e non affogare. Non si tratta di inventarsi qualcosa, ma di fare dell’innovazione il driver del nuovo sviluppo, di “copiare” chi ha già fatto e bene e di ritarare l’organizzazione della cosa pubblica. Alla politica spetta tutto ciò. Alla politica di alto profilo. Intanto, tedeschi e americani, russi e cinesi si affrontano per decidere chi comanderà? Chi vivrà, vedrà.

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