RISPOSTA/COMMENTO DI BUFFAGNI A MORIGI A COMMENTO DEL POST DI STAMANI: LA DEMOCRAZIA E L’INDUSTRIA SONO INCOMPATIBILI.

Grazie dell’invito, lo raccolgo volentieri e chiarisco un poco il mio pensiero. Dell’illuminismo mi pare restino in vigore, dopo la sconfitta dei suoi nemici culturali e politici, due aspetti.

1, l’industria (lo disse già a caldissimo uno Stendhal esterrefatto: “Les Lumiéres, c’est les usines!”)

2 l’individualismo.

L’industria con la democrazia non funziona, funziona con le decisioni; ma il mercato che le è indispensabile ha bisogno di individui il più possibile “democratici”, cioè simili, che consumino le merci da essa prodotte, e sull’atto del consumo trasferiscano anche affetti ed emozioni e lealtà un tempo riservate ad altro (famiglia, Patria grande e piccola, Dio, etc.)

La sintesi di questa contraddizione è il dispotismo politico, risultante della concordia discors delle oligarchie; e il libertarismo etico, che disgrega le comunità e dalle macerie di quelle ricava individui che per orizzonte di vita hanno il consumo.

A mediare il consenso e a rendere impercettibile questa contraddizione, “la democrazia”, cioè la finzione ufficiale che gli individui siano tutti eguali e che possano comportarsi, nei riguardi della vita politica, come si comportano quando fanno acquisti: con la libertà sovrana del consumatore che sceglie quel che vuole tra le merci in offerta. (Però, sugli scaffali le merci le mette il produttore e il distributore, e la pubblicità orienta, subliminalmente, le libere scelte).

Quando poi salta fuori qualcuno che assume, verso l’azione politica, l’atteggiamento tradizionale cioè tragico, e mette in gioco la vita sua e altrui per il proprio obiettivo, giusto o sbagliato, condivisibile o meno che sia, c’è un momento di silenzio (“passa un angelo”, dicevano i nostri vecchi: l’angelo della Storia). Poi, per coprire l’imbarazzo ci si mette subito a chiacchierare, a etichettare, eccetera. Ma il momento di silenzio, a ripensarci, resta là, indigeribile…

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Commenti

  • Kho  Il gennaio 29, 2015 alle 3:29 PM

    In effetti “Panem et circenses” dicevano i Latini.
    I Poteri conoscono la lezione, fatta eccezione (solo perchè ho conoscenze storiche limitate rispetto a voi usuali commentatori di questo blog, dunque cito un fatto più “conosciuto”) della monarchia francese che rispose alla richiesta di pane col consigliare i croissants, e sappiamo come finì (o forse erano già avanti coi tempi? Forse la regina possedeva il monopolio dei croissants e la sua affermazione non era altro che pubblicità comparativa ante litteram?)
    Il capitalismo (strumento scelto da queste democrazie) fa di tutto affinchè il circo (intendendo genericamente il terreno dei diritti individuali) sia sempre funzionante in virtù di un livellamento a ribasso dei diritti politici di cui parlava il sig.Buffagni.
    Per ciò che riguarda il pane (cibo,energia,acqua, servizi primari, etc.): Essi (Poteri) sanno che è indispensabile e ne considerano il controllo, ovvero la proprietà, a tutti i costi (attraverso guerre, colpi di stato, etc.) poichè sono i veri vettori per il controllo delle masse che di sopravvivenza necessitano. Ecco il mantra della privatizzazione.
    La Corporation o società di persone è il salotto delle Cricche con la c maiuscola, anche se a tutti gli effetti essa è considerata come “persona giuridica” e come tale compra, vende, “va” in tribunale, chiede prestiti, ma anche discute,collabora coi governi se non addiritttura li controlla (moltissime multinazionali superano il valore di Pil di interi Paesi). Eccezion fatta che nelle sue pubblicità, l’etica non è minimamente contemplata perchè si fa conto solo al volere degli azionisti.
    La democrazia delle cricche simula l’unità come le corporation, perchè forse qualora esistano gravi responsabilità di governo sono singole cricche che pagano e non l’unità tutta cosicchè il carretto continua indisturbato la marcia. Eccezion fatta che nella propaganda, l’etica (onestà) non è contemplata perchè si fa conto solo al volere degli azionisti (mittenti delle bustarelle).
    Ma la disaffezione politica esiste cosi come i tagliatori di testa francesi; il rischio non è che prendano coscienza, ma credano (crediamo, per non rifugiarsi sempre nelle responsabilità altrui) fortemente di essere parte dei giochi senza scambiare il contentino individuale in una vittoria di diritto.
    Mi scuso sempre per la lungaggine.

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  • abrahammoriah  Il gennaio 30, 2015 alle 8:37 am

    30 gennaio 2015

    “C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.”

    Walter Benjamin, IX Tesi di filosofia della storia

    Nella precedente risposta al mio post era stato espressamente menzionato l’angelo della storia ma penso si possa affermare che lo spirito della risposta di Kho sia lo stesso di quello che ispirato le penetranti considerazioni di Roberto Buffagni che le avevano precedute. Volendo ci sarebbe poco da replicare ai due amici se non pedantemente precisare che l’angelo della storia è un’immagine tratta dalla tesi n.9 delle Tesi di filosofia della storia di Walter Benjamin (vedi citazione sopra) e che ambedue le risposte sono sulla falsariga di questa tesi la quale espressamente è contro l’ideologia del progresso (condivido in pieno) ed è animata non tanto a spronare ad una futura azione ma da una intenzione soteriologica rivolta al passato. Visto però che a questo punto, dal punto di vista personale ed anche dell’elaborazione dottrinale del repubblicanesimo geopolitico, mi diparto completamente dalla tesi n.9 e dalla struggente immagine dell’Angelus Novus Benjaminiano che passivamente trasportato dal vento che gli spira fra le ali ha “il viso rivolto verso il passato”, suggerisco a tutti gli amici di leggere anche la tesi n.8 delle Tesi di filosofia della storia di Walter Benjamin (“La tradizione degli oppressi ci insegna che lo “stato di eccezione” in cui viviamo è la regola[…]”). Vi si potrà cogliere un Benjamin iperdecisionista ben oltre il decisionismo di Carl Schmitt, un iperdecisionismo benjaminano che aveva ben capito, sempre oltre Schmitt, che la decisione non era tanto quell’elemento che stava fuori dalla norma giuridica pur costituendone la base logica ma, molto più semplicemente (e fondamentale) era (ed è) sempre stata l’unica elementare norma di comportamento (e giudizio) degli agenti strategici, di quelle classi, cioè, dominanti che da sempre fanno la storia. E concordando a questo punto interamente con Benjamin, il repubblicanesimo geopolitico intende portare questa consapevolezza del perenne “stato di eccezione in cui viviamo” a conoscenza di tutti coloro che sono stati abbagliati dall’ideologizzazione della democrazia operata dagli agenti strategici, per i quali la decisione è sicura norma ispiratrice della loro azione concreta e di giudizio generale per comprendere come funzionano le cose del mondo. Massimo Morigi

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  • zermelo  Il gennaio 30, 2015 alle 12:31 PM

    Buongiorno,
    potreste consigliarmi qualche buon libro che dia un’introduzione alla dottrina del Repubblicanesimo Geopolitico. Ho provato a fare una ricerca con Google, ma sembra che la materia sia pressochè sconosciuta.

    Grazie

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  • abrahammoriah  Il gennaio 30, 2015 alle 4:50 PM

    30 gennaio 2015

    Perché probabilmente hai cercato in google books. Non ci sono documenti cartacei sul repubblicanesimo geopolitico ma è tutto in rete. Bisogna quindi cercare con Google ‘generico’ o con altro browser ma non andandolo a cercare in settori specifici di questi browser. Comunque, la prima volta che si è parlato di repubblicanesimo geopolitico è proprio sul “Corriere della Collera”. Buon lavoro (e buona ricerca…). Massimo Morigi

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  • abrahammoriah  Il gennaio 30, 2015 alle 6:37 PM

    30 gennaio 2015

    Caro Zermelo, la fretta mi aveva costretto ad una risposta troppo succinta e quindi, se si vuole visitare la fonte primaria internettiana sul repubblicanesimo geopolitico dove tutto è iniziato (fonte internettiana perché l’elaborazione concettuale è originata da convegni sull’estetizzazione della politica ai quali ho preso parte a partire dalla seconda decade del nuovo secolo), volentieri rimando al seguente link del “Corriere della Collera”:

    https://corrieredellacollera.com/2013/11/28/alla-ricerca-della-identita-italiana-dialogo-tra-morigi-e-stefanini/

    Ti rinnovo gli auguri di buon lavoro e di buona ricerca…

    Massimo Morigi

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