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In tutti i conclavi del XX secolo (1903, 1914, 1922, 1939, 1958, 1963, 1978, 1978,) ci sono voluti, secondo il blog di J.M. Guenois, in media otto scrutini. Il Papa eletto potrebbe arrivare tra il pomeriggio e la fine del terzo giorno. Un venerdì.
Il primo conclave del XXI secolo, quello che ha eletto Ratzinger nel 2005 ha richiesto quattro scrutini, ma l’agonia del Papa polacco aveva dato a tutti il tempo per prepararsi all’evento.
Gli italiani hanno il 25% del totale cardinali e il 30% dei cardinali elettori ( 28 su 115) segno che il Papa dimissionario ha cercato – specie nell’ultimo concistoro – di rafforzare la mentalità universalista con una immissione di italiani che non hanno, in genere, una cultura ” patriottica”, vuoi perché non lo siamo, vuoi perché per noi italiani la Chiesa Universale è “cosa nostra”.
Gli Americani sono 11 , i tedeschi 6, i brasiliani 5.
Si tratta i numeri che, senza bisogno di commenti, fanno giustizia dell’ipotesi di una scelta in base al criterio nazionale. Quando fu eletto un Papa polacco e poi un tedesco, non lo furono certo in base alla consistenza numerica dei rispettivi compatrioti nel sacro collegio.
Un sistema per sbagliare pronostico consiste certamente nel voler affrontare la nuova elezione coi criteri prevalsi nella precedente tornata e se questo metro di misura dovesse essere valido per l’elezione papale oltre che per le guerre, dovremmo dimenticare che la numerosità non conti, ma potremmo pensare di applicare la teoria degli insiemi, facendo i conti per continente: 62 europei; 33 dal continente americano e una sparuta pattuglia rispettivamente dall’Asia( 11) e Africa (11). Chiude l’elenco un australiano.
Temo che questa volta una scelta “minoritaria” gratificherebbe soltanto i fautori dell’esotismo.
Evito di entrare nelle tematiche specifiche. Penso che i cardinali – comunque esaminino la situazione – si troveranno alla fine di fronte a tre opzioni:
a) un Papa che accompagni in qualche modo la rassegnazione intensificando il dialogo, a mio parere già giunto ai limiti del folclore. Questi, continuerebbe a subire l’attacco degli avversari cedendo posizioni e sentendosi ineluttabilmente surclassato dai tempi.
L’insistenza generale sui requisiti di alta spiritualità fa pensare che questa opzione potrebbe essere subita, ma non liberamente scelta.
b) un Papa che risponda con vigore alla sfida del Nuovo Ordine Mondiale, puntando al rilancio del movimento unitario cristiano ( verso gli ortodossi, verso i protestanti inglesi? Verso l’alt alla diaspora dal Medio Oriente?) in maniera da rispondere alla crisi della spiritualità anche con il recupero di antiche ferite, la conquista di nuove anime, la nuova disciplina delle intelligenze.
C) un Papa proveniente dalla carriera diplomatica o addirittura un ex segretario di Stato, come avvenne con il Cardinal Pacelli nel 1939 nell’imminenza della guerra mondiale. Ex segretari di Stato sono sia Sodano che Bertone, ma anche un cardinale proveniente dal vicino oriente- data l’esperienza – produrrebbe effetti benefici equivalenti.
Forse dico un’eresia, ma penso che il Pontefice dimissionario cercherà di dare una mano allo Spirito Santo con “l’assenza immanente” che eserciterà sul conclave.
Un teologo può anche mancare di vigore psicofisico, ma ha certo doti intellettuali idonee a influenzare le dinamiche congressuali.
A mio avviso ha calcolato tutto e il conclave potrebbe essere brevissimo come quello che lo ha eletto.
La vera, grande, impossibile, novità sarebbe il varo di una direzione collegiale , come dire, la creazione di un triumvirato ( Papa vecchio e nuovo più segretario di Stato), che in qualche modo continui l’opera del dimissionario, ma non lo sostituisca in toto, anzi ne valorizzi, nei momenti piu salienti, la funzione di riserva mistica.
Serve un Papa ( o ex) candido come colomba e un segretario di Stato astuto come un serpente.
Meglio se due.
Commenti
L’ultima volta che a Roma si elesse un Triumvirato ai preti non piacque molto…..
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Beh, mi riferisco al Triumvirato della Repubblica Romana- Mazzini, Saffi, Armellini- che assunse il governo di Roma nel 1849, il 9 Febbraio. Fino a pochi anni fa, in quella ricorrenza si potevano vedere brillare i lumini rossi, o tricolori,
sui davanzali di migliaia di case, in Romagna e altrove: ricordavano i ragazzi
morti combattendo per difendere la Repubblica, come Goffredo Mameli, l’abolizione della pena di morte, dispensata con allegria dal Governo di San Pietro, e tanti provvedimenti a favore dei poveri e del Popolo. In quei giorni molti
dignitari della Chiesa fuggirono da Roma, ma nessuno molestò il Culto cattolico.
L’unico Paese a riconoscere la Repubblica furono gli Stati Uniti d’America. Finì con le cannonate francesi; il 4 luglio di quell’anno, Garibaldi con 3950 coraggiosi
uscì da Roma per raggiungere e soccorrere gli insorti di Venezia, ma fu fermato
sul litorale a nord di Ravenna, sul quale morì sua moglie Anita. In quei mesi,
nessuno derideva gli italiani.
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Se non si vuole essere derisi, evitare di rivolgersi a Terzi.
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Se il Segretario di Stato è come la Grosse Berthe, meglio uno schioppo. Ci fu anche un triumvirato a dirigere la Nazionale di calcio e non fu buono. Cristo era attorniato da due ladroni, anche se uno buono, e il triumvirato non fini bene. Insomma, io mi fido del buon senso, e visto che sono cattolico apostolico romano lo chiamo Spirito Santo. Per il resto sto zitto. GiC
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