Il signor James R. Clapper, Director of National Intelligence, ha l’incarico di coordinare le attività delle 16 agenzie di intelligence americane e periodicamente pubblica per la ristretta audience del ” Senate Select Committee on intelligence”, una relazione a sua firma che va sotto il nome un tantino pomposo di Worldwide Threat Assessment of the U S Intelligence Community. L’ultima che ho avuto modo di vedere porta la data del 26 febbraio scorso.
In genere si tratta di una sequela di banalità divise in capitoli: global threats, regional threats e un elenco dei cattivi assortiti con il menu del giorno tipo ” pandemie”, “mass atrocities” , critical infrstructures ecc
Ovviamente questa litania di allusioni non è mai riuscita a prevedere nulla di significativo e nella trentina di pagine a disposizione è impossibile fare analisi di un qualche valore.
Il rapporto non è tanto importante per quel che dice, ma per quel che non dice. Questa volta, infatti, ci sono due assenze di una qualche importanza strategica.
L’Iran e Hezbollah – due habitué da anni di questa stanca lista di proscrizione – questa volta non sono citati ne tra le minacce globali, ne tra quelle regionali. Molti hanno visto la cosa come l’anticamera dell’assoluzione e una constatazione di una alleanza di fatto sul campo di battaglia.
Il segnale è stato raccolto da Stratfor– la maggiore agenzia di informazioni geopolitiche degli Stati Uniti – che se ne è accorta e ha segnalato questa duplice omissione come fatto importante ai suoi duecentomila abbonati ( 200 dollari all’anno).
Ancor più intrigante dell’omissione, la smentita che non poteva essere più localizzata e irrilevante
E’ apparsa infatti sotto forma di un comunicato dell’ambasciata USA a Beirut ( Libano) che ha confusamente parlato di un errore dovuto al cambio di Format della relazione periodicamente offerta al Congresso. Tutti hanno capito che questa penosa bugia serviva a prolungare la vita del governo locale e salvare quel che resta del prestigio politico di Hariri jr.
Si tratta dell’inizio di una lunga marcia indietro che durerà e sarà dolorosa per la carriera di molti.
La cerimonia dell’ingoio è stata aperta dalla intelligence community ( Clapper c’entra poco perché si è sempre occupato di rilevamenti satellitari…) ha proseguito con John Kerry – il segretario di Stato – ha fatto eco Lakhdar Brahimi che per due anni è stato Alto rappresentante delle Nazioni Unite e della Lega Araba sul dossier siriano e che ha parlato chiaramente di numerosi errori fatti da tutti. Anche la Francia dello zelota Fabius sta ringoiando, cucchiaino dopo cucchiaino, tutta la merda lanciata sulla Siria, i siriani e l’hezbollah.
Adesso si sono resi conto di aver sbagliato cinque anni di analisi geopolitiche e di aver provocato – lo dicono loro stessi- oltre duecentomila morti e 3 milioni e mezzo di profughi. I ribelli siriani, con una prontezza che rivela l’irritazione per il colpo ricevuto, hanno lanciato un’offensiva nella zona di Hama e Homs ( a mezza via tra Damasco e Aleppo forse per aprirsi la ritirata verso il nord Libano) provocando oltre 145 morti in un solo giorno di combattimenti. Speriamo siano gli ultimi.
I maggiori responsabili politici e morali di questo massacro, Nicolas Sarkozy e la Hillary Clinton, intanto, si stanno preparando a candidarsi alle rispettive presidenze.