PAPA FRANCESCO: NON SONO LE FAMIGLIE NUMEROSE A PROVOCARE POVERTÀ , È IL SISTEMA ECONOMICO ! CI VOLEVANO DUEMILA ANNI PER DIRLO? di Antonio de Martini

La prova che le persone di buona volontà esistono è data dalla notizia che un gruppo di famiglie mussulmane dell’Ile de France ha dato vita al primo asilo musulmano gestito col metodo Montessori.
Gli altri continuano a sfilare da una parte e dall’altra.

Si tratta di una rivoluzione vera e propria che rischia di creare un effetto valanga per la sua semplicità.
Tra le persone di buona volontà – se continua così senza essere eliminato, finirò per diventare un credente – vediamo tutti Papa Bergoglio.
La sua dichiarazione sulla inesistenza di un rapporto tra famiglie numerose e povertà è copernicana, semplice, intuitivamente vera.

Le implicazioni enormi.

Tutta la dottrina economica dettata da Gesù Cristo si condensa nel detto evangelico ” quod superest date pauperibus”.

Sulla definizione del quod superest e su chi dovrebbe decidere la misura del superfluo, la chiesa cattolica ha indugiato per due millenni, curando di non essere troppo indigente.
Questo Papa, oltre a comunicare molto bene, sta mostrando di avere contenuti insperati per le persone di buona volontà e pericolosi per gli altri.
Il momento della verità lo toccheremo tra qualche settimana quando la commissione di otto cardinali insediata all’indomani della sua elezione per riformare la Curia se non addirittura la Chiesa, fornirà il suo responso.

Manca ancora una persona di buona volontà che interrompa la catena di vendette del Levante e faccia la grande scoperta che arabi e ebrei, sunniti e sciiti , Ismaeliti e Yazidi appartengono alla stessa etnia anche se continuano a negare questa verità intuitiva.
Chi sopravviverà , vedrà .

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Commenti

  • gicecca  Il gennaio 21, 2015 alle 5:25 PM

    Bisogna dirlo, tra gli altri, a quelli dello Yemen. GiC

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    • luigiza  Il gennaio 21, 2015 alle 5:52 PM

      Brutta besta la vecchiaia, si perde in realismo e si scade nel sentimentalismo utopico.
      Hell ahead of us

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      • antoniochedice  Il gennaio 21, 2015 alle 6:59 PM

        Non se la prenda così, vedrà che vivrà ancora a lungo.

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  • Roberto  Il gennaio 21, 2015 alle 5:54 PM

    Quando cerco di spiegare che Rabbi Jehsua era un palestinese vedo sguardi persi nel vuoto come se fossi un alieno
    Quando cerco di spiegare che la Bibbia l’hanno scritta gli egiziani e Mosè era figlio di un faraone trombino idem
    Quando cerco di spiegare che le religioni sono il cancro dell’Umanità pure
    Allora penso a Mazzini e mi consolo

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  • luigiza  Il gennaio 21, 2015 alle 8:28 PM

    🙂

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  • CV  Il gennaio 23, 2015 alle 10:08 am

    “Quod superest date pauperibus” questa allocuzione non resiste nel Vangelo, ma è solo il principio rielaborato dolla Chiesa. Così, tanto pre precisare.
    Invece, nel Vangelo, coordinato con tutta la Bibbia, c’è il principio economico del ‘necessario sufficiente’ illustrato molto bene nella Parabola della Vigna (Mt 20,1) laddove insegna che il superfluo non deve neppure formarsi.
    Alla luce di questo insegnamento per es. l’art. 36,1 (prima parte) della ns Costituzione sarebbe errato.
    Il Padrone Buono negò infatti ‘il di più’ agli operai che avevano lavorato tutta la giornata per dare eguale paga a quelli che avevano lavorato un’ora soltanto, assicurando anche a loro il necesario-sufficiente per vivere in quella giornata.
    Questo, per es., rappresenta la risposta evangelica al precariato furbesco messo in atto dagli sfruttatori.
    L’esattezza del Vangelo sottolinea anche che non debbono formarsi attraverso il reddito (superstipendi, superpensioni, superappannaggi) i c.d. grandi patrimoni con le nefaste conseguenze di sterile tesaurizzazione che ciò comporta (il denaro se riposto vermina se disperso germina. S.Giovanni Crisostomo) che danneggiano il giusto consumo reversibile nella mancanza dello sbocco di mercato per quelle imprese che, a causa di una miserabile austerità, debbono chiudere la propria attività.
    Questo è il jobs act, lo statuto del lavoro di una società libera, perchè chi è nella necessità non può essere libero.
    Il Deutoronomio, poi, con il c.d. ‘Giubileo’ pone un ulteriore limite ai patrimoni accumulati a vantaggio di una vita dignitosa.
    Basterebbe applicare gli insegnamenti di chi il mondo l’ha fatto, e quindi dovrebbe conoscerlo meglio della nostra saccenza.
    Un saluto a tutti. CV

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    • antoniochedice  Il gennaio 23, 2015 alle 10:17 am

      Come minimo manca la parabola dei talenti ( un inno alla libera impresa) e quella del figliol prodigo, una profezia sui consiglieri regionali, col fratello del figliol prodigo , il lamentoso, autentica anteprima del lumbard.
      Poi dopo aver respinto il quod superest, mi cita S Giovanni Crisostomo….
      Mi fa capire cosa c’entra questa disquisizione col centro del discorso? Grazie

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  • CV  Il gennaio 23, 2015 alle 10:09 am

    ERRATA CORRIGE
    questa allocuzione non esiste nel Vangelo
    CV

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  • CV  Il gennaio 23, 2015 alle 10:53 am

    Nel post mi ha attirato l’attenzione l’aspetto della condensazione, rectius : “Tutta la dottrina economica dettata da Gesù Cristo si condensa nel detto evangelico ” quod superest date pauperibus”. Ed è quello che mi sono permesso di commentare.
    La dottrina Cattolica, ma l’ho già detto, elabora il principio del quod superest, soprattutto Paolo VI nella Popolorum Progressio, mentre Giovanni Paolo II ha precisato il necessario-sufficiente, ricomprendendovi anche la ‘giusta quantità di risparmio necessaria a fronteggiare i rovesci di fortuna…’ .
    Il detto evangelico ” quod superest date pauperibus” invece non esiste, in alternativa mi piacerebbe che venisse indicato il relativo versetto.
    Per il resto, ma anche questo l’ho premesso, ci sono numerosi principi economici disseminati nella Bibbia, ma vanno coordinati fra loro per capire come dovrebbe essere strutturata una società in cui , per es. l’impresa, abbia anche un fine etico (la ns. Costituzione corettamente lo richiama), dato che l’indigenza non è nè prevista nè voluta da Dio, e tantomeno la morte per fame o la mancanza della nascita delle famiglie.
    Per ultimo cito per intero la massima di S. Giovanni Crisostomo (IV sec. d.C): il denaro è come il grano, se riposto vermina se disperso germina.
    Anche questo fa parte della dottrina della Chiesa, essendo il Crisostomo teologo e Dottore della Chiesa.
    Un saluto a tutti. CV

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    • antoniochedice  Il gennaio 23, 2015 alle 12:27 PM

      ” I principi economici disseminati per la Bibbia” sono certamente interessanti, ma ritengo non siano vincolanti per i cristiani. Il ” quod superest” data dalla mia educazione scolastica e non ero uno scolaro tango attento da ricordare i riferimenti. Quel che è certo, ahimè, è che la mia formazione scolastica religiosa preesisteva a Paolo VI.
      Il principio di suddivisione della ricchezza resta quello e mi pare che anche il principio presentato – da lei – attribuito al papa successivo, non intacchi, ma completi il concetto.
      Il punto centrale del mio post era invece, certamente non le è sfuggito, l’aver messo in dubbio il rapporto che molti fanno tra famiglie numerose e famiglie povere vedendovi un rapporto di causa e effetto.
      Questo pone una seria ipoteca sulla coesistenza tra capitalismo selvaggio anglosassone e cattolicesimo.
      La parabola del padrone della vigna insegna invece a non guardare nel piatto degli altri e accetta la liberalità del padrone di eccedere con gli uni o gli altri a suo piacimento a condizione che mantenga i patti.

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  • CV  Il gennaio 23, 2015 alle 4:59 PM

    Caro Antonio, sono molto contento del ns/ educato contraddittorio perchè nella sua semplicità permette di confrontarci su diverse cose. Per es.:
    ” I principi economici disseminati per la Bibbia” sono certamente interessanti, ma ritengo non siano vincolanti per i cristiani.”
    Mi permetta di dissentire perchè, per un cristiano, in generale dovrebbe valere la seguente affermazione vincolante :
    “…Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa (la società, nota mia) sulla sabbia.
    Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti (della crisi, nota mia) e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande.” (Lc 7,24-27)
    Ciò detto, sono stra-d’accordo con Lei che è posta “… una seria ipoteca sulla coesistenza tra capitalismo selvaggio anglosassone e cattolicesimo” proprio perchè il capitalismo selvaggio non è una cosa saggia. Anzi, BRAVO per averlo minato questo capitalismo che andrebbe invece sostituito col capitalismo del Padrone Buono della Vigna.
    Il Suo divisamento sulla Famiglia e i figli (il punto centrale del post) è, poi, sicuramente retto e da sostenere senza riserve.
    Invece la faccenda del non guardare nel piatto degli altri, che Lei riferisce, confligge col fatto che, nella parabola della Vigna, è stato il proprio Padrone a fare in maniera che si guardasse nel piatto altrui.
    Fu Lui, infatti, a invertire appositamente l’ordine della paga per costringere i primi operai a vedere il trattamento riservato a quelli ultimi.
    Padrone Buono allora ? Qualcuno potrebbe dire ‘padrone sadico e cattivo’ quello che provocò il malcontento e lo scontro.
    L’apparente contraddizione si risolve con l’insegnamento economico di Gesù, in base al quale a tutti DEVE essere assicurato il necessario-sufficiente, togliendo ab-origine , cioè fin dalla formazione del reddito, la parte non necessaria.
    Questo presuppone che lo Stato (il soggetto molto ricco) svolga quotidianamente in economia il suo compito riequilibratore e rassicuratore nei confronti della gente.
    Invece il ‘Quod superest’ è un semplice invito sintetizzato dalla Chiesa, mutuato non dalle parole di Gesù, ma da quelle del Battista : “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto” (Lc 3,11)”, che attiene all’aspetto patrimoniale, anzichè a quello reddituale.
    Il principio del necessario-sufficiente applicato alla famiglia implicherebbe allora che sia decrescente il reddito occorrente a soddisfarlo, così come sono decrescenti nel tempo le esigenze reddituali della famiglia, notoriamente masssime al momento della sua nascita (nuova famiglia) e minime al momento del c.d. ‘nido vuoto’.
    Il che è esattamente il contrario, per es. , delle dinamiche lavorative e salariali contrattate dagli attuali sindacati, che sono sempre in crescita per effetto degli sviluppi di carriera e relativi aumenti. Da questa contrarietà nascono inevitabilmente le crisi al soffiare di certi venti.
    Infine mi lasci puntualizzare che, nella parabola della Vigna, non trova posto l’arbitrio (… a piacimento…) o l’ingiustificata liberalità (per gli uni) nè, tantomeno, la protervia (contro gli altri).
    C’è solo un alta indicazione di giustizia sociale da imparare e studiare come mettere in pratica se si vuole essere ‘saggi’, ponendo al centro dell’economia la Famiglia e le conseguenti dinamiche famigliari.
    Consideri ad abundantiam l’indicazione, anche economica, data da Gesù a proposito delle tasse, secondo cui le tasse, pur dovendosi pagare, non debbono diventare tanto esose da pregiudicare il diritto alla vita, il cui vero proprietario è Dio :“…rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.” (Mt 22.21), nè dovrebbero colpire l’unica casa, perchè la casa equivale al mantello che ripara la famiglia dal gelo notturno (Deuteronomio 24,13).
    Grazie per il post che ha originato questi approfondimenti e un saluto a tutti. CV

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    • antoniochedice  Il gennaio 23, 2015 alle 6:13 PM

      ” chiunque ascolta ecc” è vincolante, ma posteriore alla Bibbia trattandosi di insegnamenti derivati dalla predicazione di Gesù, il quale – absit iniuria- fu fatto fuori dai cultori della Bibbia.
      Per il resto, non vedo differenze di rilievo tra noi.

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  • CV  Il gennaio 23, 2015 alle 10:14 PM

    Antonio, i 4 Vangeli, che riguardano di Gesù e i Suoi insegnamenti, fanno parte eccome dei 73 libri della Bibbia.
    Non sono ‘posteriori’ alla Bibbia, e per la precisione essi vanno dal 47° al 50°.
    L’ultimo libro della Bibbia è l’Apocalisse, il 73° appunto.
    CV

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    • antoniochedice  Il gennaio 23, 2015 alle 10:54 PM

      Gli ebrei sono d’accordo con questa tua ?

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  • CV  Il gennaio 24, 2015 alle 9:10 am

    Io sono cristiano, non ebreo e chissà che anche loro non debbano un giorno ricredersi su tante cose “… guarderanno a colui che hanno trafitto…”, come dice Zac 12,10, libro del V.T. che anche loro riconoscono !

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