Roland Dumas, già ministro degli affari esteri francese, ebbe a rivelare in un’intervista che verso la fine del 2010 a Londra gli venne presentato da alcuni personaggi inglesi un vecchio generale siriano, da sostituire a Bashar al-Assad.
Le operazioni sarebbero dovute iniziare con una rivolta di matrice popolare, sostenuta da inglesi e da altri soggetti del medioriente.
Intanto, il 2 novembre dello stesso anno, Francia e Regno unito sottoscrissero la Dichiarazione di Lancaster House, per una cooperazione militare franco britannica intensa e di lunga durata.
Pochi mesi dopo (il 15 marzo 2011), infiammò la primavera araba siriana. Ma gradualmente, tra il 2011 e il 2012, agli oppositori locali si affiancarono e si sostituirono, prendendo in mano il comando della rivolta, gruppi armati provenienti da Inghilterra e Francia.
Quindi l’affollamento.
Interviene l’Arabia saudita, con supporto logistico americano. Turchia e Qatar si chiedono: e noi? E si buttano nella mischia. Israele valuta la sua convenienza, comunque vada a finire, cura gli estremisti feriti e bombarda di quando in quando le postazioni dell’esercito regolare siriano.
I media con agile capriola supportano il repentino cambiamento di politica. Gli stessi giornali inglesi, francesi, turchi, che ieri riportavano le notizie dei calorosi incontri tra le cancellerie europee e il mite e colto Bashar al-Assad, promessa per il suo popolo e per la democrazia in Medioriente, oggi lo dipingono come un dittatore sanguinario, che va rovesciato a ogni costo.
Veniamo ai giorni nostri. I capri sacrificali. Gli attentatori di Parigi Said and Cherif Kouachi erano stati addestrati e avevano combattuto in Siria (oltre che forse in Yemen), dalla quale erano tornati a Parigi soltanto l’estate scorsa.
Interesse primario di ogni azione di contrasto al terrorismo parrebbe quella di interrogarli.
Però non sarà possibile, perché le forze di sicurezza francesi li fanno fuori per sempre.
Franco – inglesi anche i collegamenti di Chérif Kouachi e di Coulibaly con Djamel Beghal. Costui completa il suo addestramento in Afghanistan, viaggia tra Pakistan e Marocco, con tappe nei Paesi del golfo, e si dedica al reclutamento di giovani leve per il Jihad. Dimora tra la Francia e l’Inghilterra, dove tuttora risiede la famiglia. Ospitato dalle prigioni francesi, conosce gli attentatori di Parigi e ne diviene la guida.
Per completare lo scenario, facciamo ora entrare in scena Hayat Boumeddiene. La pastorella. La compagna del terzo attentatore, Amedy Coulibaly.
Ha una sorella che vive in Inghilterra.
Il giorno prima dell’attentato di Montrouge Boumeddiene aveva pensato di andare a rifugiarsi in un posto sicuro. Dove? Ma in Siria, naturalmente. Prendendo un normale aereo di linea Parigi – Istanbul e attraversando indisturbata il confine, nonostante la sorveglianza, le segnalazioni e i suoi precedenti penali.
La ragazza si fa fotografare con il velo ma non disdegna di indossare il bikini al mare, dichiara di essere una musulmana osservante ma non si perita di abbandonare suo marito a Parigi per andare a pernottare in albergo a Istanbul e in Siria con un altro uomo (il francese di origine nordafricana Mehdi Sabri Belhouchine).
Particolari curiosi per una ragazza dipinta dai media come componente di un gruppo di fanatici estremisti islamici.
Non siamo tanto sicuri se sia sinceramente votata al Jihad. Certo non al sacrificio.
Recep Tayyip Erdoğan, presidente della Turchia, probabilmente piccato dall’affollamento angloamericano in Siria – per la seconda volta dopo la caduta dell’impero ottomano e di quello sovietico – dichiara: “French citizens carry out such a massacre, and Muslims pay the price” e aggiunge che non gli sembra possibile che i servizi francesi [i quali difficilmente non hanno rapporti di collaborazione con quelli inglesi] non avessero il controllo delle mosse degli attentatori.
Commenti
scoperte stupide. l’umanitá é scelta. in questo caso, golpe o kadafi.
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E quindi umanità è golpe? Attenzione ai sillogismi. Altrimenti: le forchette hanno quattro denti, mia nonna ha quattro denti, mia nonna è una forchetta.
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Mah……… c’è del marcio in Danimarca!
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