Mahmoud Abbas, alias Abu Mazen, il giorno 26 settembre alle Nazioni Unite ha fatto un discorso lungo e ” duro.”
Ha iniziato dicendo che nel suo intervento dalla tribuna dell’ONU del 2012 aveva preannunziato ” una nuova nabka” contro i palestinesi e che questo evento si è adesso verificato nella indifferenza generale.
Un attacco nemmeno troppo velato alle Nazioni Unite, agli USA e a Israele.
Si tratta del primo attacco frontale di Abu Mazen alla amministrazione Obama lanciato nell’imminenza delle elezioni di ” mid term” ad onta della richiesta americana di posporre l’intervento fino a dopo le elezioni.
Finora Abbas aveva dato segni di moderazione tipici di chi sa di essere dipendente dal benvolere americano per la sussistenza.
L’aver voluto fare questo tipo di discorso in questo momento politico, molto delicato per Obama, ha un significato che vedremo tra poco.
La reazione USA non si è fatta attendere ed è stata violenta a riprova del colpo è andato a segno: USA, UK e Australia hanno reagito congiuntamente dichiarando che avrebbero votato contro la richiesta di ammissione dell’Amministrazione Palestinese alle N.U. come membro , avendo questa attualmente lo status di osservatore.
Esiste certo l’irritazione per l’intervento a gamba tesa nell’imminenza elettorale, ma ciò che ha provocato la brusca reazione è stato il palese coordinamento con l’intervento del giorno prima del Presidente turco Erdoghan che ha criticato con veemenza la politica araba di Obama ( vedasi il post precedente).
Se a questa seconda freccia contro Obama si aggiungono le critiche nemmeno velate fatte da Netanyahu alla politica mediorientale ( verso l’Iran) USA, il quadro dell’isolamento-incomprensione sostanziale americano è completo, dato che anche il premier persiano Rouhani ha criticato la politica occidentale nell’area.
Insomma l’unica cosa su cui sono tutti d’accordo è sulla insoddisfazione verso la politica americana
Con questo intervento di Abu Mazen, l’ambizione turca di ripresentarsi dopo un secolo nel Levante rivendicando il ruolo di ” potenza protettrice” dei palestinesi ha ricevuto conferma di essere stata accettata dagli interessati e questo trasforma il contenzioso turco-israeliano sulla questione MAVI MARMARA da incidente diplomatico rimediabile a tendenza strategica della politica estera turca. ( altra sottovalutazione USA) .
Erdoghan , a lungo partner di Berlusconi e Putin, ha capito di essere il terzo piccolo indiano ed ha giocato di anticipo mettendo il dito sul nervo scoperto.
All’origine di questo ennesimo guazzabuglio levantino, troviamo la stizzita dichiarazione del segretario di stato USA, John Kerry che, stanco della spola con Ginevra ( dove erano in corso un altro paio di negoziati inconcludenti) annunziò di volersi disinteressare del contenzioso Israelo-palestinese mentre questo languiva a causa delle resistenze di Netanyahu presentate sotto forma di richiesta di riconoscimento della ebraicitâ dello stato israeliano.
Non si può chiedere come prèalable quel che dovrebbe essere semmai la conclusione del negoziato.
Con gli USA ostentatamente disinteressati a fare i mediatori, era inevitabile che i palestinesi cercassero un protettore e l’offerta turca che era già sul tappeto, è stata accettata. l’assist a Erdoghan ha rappresentato l’ufficializzazione del rapporto di fronte al mondo.
Sarà interessante vedere se qualche altro rappresentante dell’area MENA seguirà questa linea di critica pre elettorale, mentre in Yemen il governo ha perso gran parte del controllo della capitale e si vocifera che il governo appoggiato dagli USA ( e citato come un esempio da Obama nel suo discorso) potrebbe cadere.
Obama è prigioniero della scadenza elettorale e anche dopo avrà difficoltà a licenziare Kerry che lo aiuta in Senato dove è stato a lungo presidente della commissione esteri.
Il silenzio di Israele non fa presagire nulla di buono per Abu Mazen e se fossi il suo assicuratore, disdirei la polizza vita. Anche quella di Fethullah Gulen potrebbe non essere rinnovata.
Commenti
gentile Sig. Antonio, può rivelare la password per accedere all’articolo precedente?
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Si tratta di un errore. L’ho cancellato.
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