IL RISULTATO DELLE ELEZIONI EUROPEE E’ SCONTATO: IN CASO DI STALLO ( prevedibile) CONTINUERA’ A COMANDARE LA GERMANIA. di Antonio de Martini

Messe da parte le richieste di carattere “nazionale” dobbiamo immaginare quale sarà il risultato e quali le conseguenze politiche di questa elezione.

Metteremo da parte anche i falsi  tentativi in extremis di condizionamento dell’elettorato ed autentiche autocandidature alla Sarkozy che propone un’Europa Franco-tedesca in contrapposizione all’Europa a 28.

Il nocciolo della questione è che attualmente il governo dell’Europa è in mano a un gruppetto di capi di stato e di governo che decidono tutto dando poi incarico ai burocrati di Bruxelles di eseguire e portare il peso delle proteste popolari. Il Parlamento Europeo da 35 anni eletto a suffragio universale non riesce ad assumere il ruolo dirigente di ogni parlamento perché i singoli stati nazionali non cedono alcuna prerogativa, salvo nascondersi dietro il paravento delle ” decisioni europee”.

Un secondo punto debole del sistema è che le decisioni vengono prese dopo negoziati bilaterali tra un singolo paese ed i burocrati brussellesi alla fine dei quali in genere lo stato cede di fronte al pericolo di essere isolato rispetto agli altri.  Rare sono le occasioni di reali consultazioni multilaterali, spesso su iniziativa inglese , ossia di un paese che in Europa ci è stato trsascinato a forza e non se ne fa una ragione a tutt’oggi.

Poiché i Parlamentari  eletti non si dividono per nazionalità, ma per ormai tramontate  appartenenze politiche tradizionali , le decisioni sono spesso veicolate da lobbies manovrate da grandi imprese ( ad esempio la Siemens) e gruppi attenti ai propri interessi.            Ad esempio gli inglesi controllano sempre che i loro contributi siano minori dei fondi che vengono loro assegnati. L’Italia, invece è nella situazione opposta. I fondi europei non riusciamo da oltre trenta anni a incassarli. Incapacità governativa, incapacità imprenditoriale , mancanza di sponde burocratiche a Bruxelles perché la DC egemone privilegiò le assunzioni di uscieri e commessi piuttosto che spingere per ottenere posti di vertice nelle istituzioni.

L’unica speranza di cambiare le cose potrebbe risiedere in una ripresa di prestigio e di ruolo del Parlamento Europeo che potrebbe rivendicare un ruolo legislativo e di messa in crisi della Commissione qualora ci sia un conflitto con essa.                          Una riedizione, insomma, del conflitto tra la corona e i baroni che fu all’origine del sistema parlamentare in quasi tutti i paesi del continente.

Per ottenere questo risultato, il parlamento che uscirà dalle urne dovrebbe avere una grande maggioranza omogenea in grado di mettere in crisi il governo espresso dai centri di potere nazionali,. Invece si calcola che ci sarà una forte minoranza di euroscettici o contrari  con una convergenza tra estrema destra e estrema sinistra  che  si esprimeranno ” contro” anche se per ragioni diverse.

Il risultato prevedibile sarà quindi un testa a testa tra DC e Socialisti nel gruppo di testa attorniati dagli altri cinque gruppi minori a loro volta tallonati da due gruppetti nascituri  del Fronte nazionale francese ( e olandese) e dei grillini.  Nella scorsa legislatura il Front nazional aveva ottenuto tre deputati europei. Anche se passasse a sei non cambierebbe la topografia parlamentare.

Ignota ma non dissimile la sorte dei grillini. In questo intrico di gruppi e sottogruppi la germania avrà gioco facile a dettar legge e inizierà con la scelta del Presidente della UE e poi dell’assemblea di Strasburgo. I paesi minori si comprano con tecniche collaudate da noi in Calabria e dintorni.

 

 

 

 

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