Ringraziamenti anzitutto agli amici che colmano le mie lacune, Una dozzina – cito il solo Carlo Cadorna che fu il primo – mi hanno ricordato che il comandante dei CC nel ‘43 si chiamava Cerica; Umberto Giovine – ieri – che tra gli amici asiatici degli USA che hanno fatto una brutta fine, nota che ho saltato Benazir Bhutto . Giovanni Ceccarelli mi ha mandato un elenco di amici da immettere nella lista. Spero nel loro interesse all’idea e nella clemenza per l’artigianato.
Un recente amico ha promesso di mandarmi un vecchio progetto di legge a firma Fini che proponeva il limite di dieci anni di servizio per i parlamentari, lo attendo con ansia per condividerlo con tutti.
Un altro vecchio amico segnala che condivide l’idea che Napolitano sia vicino a una svolta “alla Cossiga” dalla quale, ipotizza, si era astenuto finora per non essere emulo di un vivente.
Un’ amica mi ricorda che ho promesso di parlare del “colpo di Stato”. Intendevo naturalmente “tecnica del colpo di Stato”. Su questo tema si sono cimentati Curzio Malaparte e Edward Luttwark ( noto però che adesso non cita più questa opera giovanile nei suoi curriculum). Non ho pretese da saggista, ma qualche messa a punto va fatta e cercherò di farmi spazio tra le frattaglie della cronaca e le angustie del lavoro.
Il tema della settimana è la lite Berlusconi- Fini, ma non riesco ad appassionarmici. Nessuno dei due parla dei nostri problemi.
Il “grande avversario” annunzia che “ andrà avanti” ma cita ben cinque volte, una con tono lamentoso, la parola “compromesso”.
Ha posto unicamente questioni di metodo e non ha lanciato una sola idea che possa giustificare la nascita di un movimento politico distinguibile dall’ attuale melassa.
Se è così, è normale che la sua forza di attrazione, oltre la vecchia AN, si limiti a Benedetto della Vedova.
Se B. vuole farli fuori, basta che tolga i contributi alla stampa di partito e si ridurranno a litigare con la Santacché.
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