Lo aveva detto, in una intervista a un confratello gesuita, di essere astuto come un serpente e candido come una colomba. Dopo molte uscite candide, Papa Francesco ha mostrato astuzia e tempismo formidabili precedendo il colpo propagandistico di assaggio meditato dai seguaci di Erdogan: la lettura del Corano all’interno della ex Moschea e attuale museo noto al mondo come Haghia Sofia: la Santa Sapienza.
La cattedrale cristiana costruita nel VI secolo dai Basilischi bizantini e sede fino al 1453 del Patriarcato di Costantinopoli, una volta caduta la città in mano al Califfo turco Mehmet II, venne trasformata da chiesa in moschea, con l’aggiunta di quattro minareti che svettano verso il cielo e caratterizzano – assieme alla Moschea blu – la sky line del Corno d’oro.
Mustafa Kemal – Ataturk – nel 1930 ne ordinò la laicizzazione trasformandola in museo aperto a tutti. Oggi, per la prima volta dopo 85 anni, i versetti del Corano hanno risuonato sotto le volte di Haghia Sofia recitate alla presenza del funzionario responsabile degli affari religiosi, Mehmet Gormez da un Imam Ali Tel anche lui venuto appositamente da Ankara.
A prima vista sembrerebbe una provocazione islamista dura e pura, in realtà è successo che una componente estremista islamica aveva rumorosamente preteso, lo scorso anno, la restituzione al culto del monumento ed Erdogan – ex sindaco di Istanbul – aveva risposto beffardo che avrebbe preso in considerazione il problema quando la vicina Moschea Blu ( di ragguardevoli dimensioni e abitualmente più vuota che piena, come tutte le principali Moschee ad eccezione della più raccolta Moschea di Eyup – il portabandiera del Profeta – molto frequentata da donne che chiedono la grazia di un figlio) avesse registrato il tutto esaurito. Risate, dissolvenza.
Il Museo di Santa Sofia aveva però messo in programma una esposizione calligrafica degli infiniti modi di scrivere – con caratteri arabi – il nome del profeta. I calligrafi turchi sono rinomati in tutto il Levante. La mostra si chiude l’8 maggio.
In questo contesto, c’è stata la recitazione di alcuni versetti del Corano e su questi si è scatenata la polemica, montata dalla Agenzia Anatolia che ha ridato fuoco alle polveri lasciando intendere la possibilità che si potesse procedere alla re-islamizzazione del monumento, sulla base anche di una vecchia dichiarazione del vice premier Bulent Arinc che nel novembre 2013 aveva definito tristi le mura del Museo-moschea- cattedrale e annunziato che ” presto ci sarebbero state buone nuove” provocando una alzata di scudi di tutto il clero e del governo greco che ne è il protettore ufficiale.
Con questa uscita veemente e inattesa il Papa ha centrato con un solo colpo quattro obbiettivi importanti: ha fidelizzato ulteriormente la Chiesa Ortodossa, ha iniziato il conto dei massacri del XX secolo, facile da iniziare, ma difficile da completare ( quanti saranno, quando citerà altri oltre al primo? quando arriverà agli Hutu-Tutsi, accuserà la Francia? ); ha tolto il monopolio del vittimismo a Israele che ne stava facendo un uso improprio ed ha avvertito Erdogan che è in grado di isolarlo a livello internazionale. Tutti sanno che la Turchia ha delle mire sulla zona ( petrolifera) di Mossul dal 1919 ( poi assegnata all’Irak , ossia agli inglesi) e che tutti sospettano il governo di aiuti ai Jihadisti ISIS in quella zona, ma nessuno osa accusare un membro importante della NATO e contemporaneamente attaccare l’Islam. Lui l’ha fatto. Prima o poi comincerà a parlare di neutralità.
Sia I turchi che i cristiani -di oriente e d’occidente – non se lo aspettavano. Se Erdogan individua chi gli ha fatto il brutto tiro lo riduce in briciole perché una piccola sceneggiata di stile democristiano che sarebbe stata notata da pochi fanatici ha fatto il giro del mondo e adesso costringe il Presidente a dover rilanciare in qualche modo, ma senza far lievitare ulteriormente la tensione internazionale.
Noto che il vuoto politico italiano nel Mediterraneo viene sempre più riempito dal Vaticano e dalla geopolitica di questo Papa. Intanto gli USA stanno avendo grossi problemi diplomatici e di rapporti con tutti i loro principali alleati nell’arera: Turchia, Arabia Saudita e Israele….
Commenti
L’ha ribloggato su Buseca ن!e ha commentato:
Credo sia il caso che cominci a seguire un po’ più assiduamente quello che stà facendo questo signore vestito di bianco….
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15 aprile 2014
Come ebbi a scrivere qualche tempo fa sui fogli (elettronici) del “Corriere della Collera” in occasione della crisi siriana fomentata dagli Stati uniti: Papa Francesco l’unico vero geopolitico su piazza. Come sono costretto a scrivere ora in merito alla gestione italiana dello scontro fra Erdogan e Papa Francesco: senza parole… Massimo Morigi
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Il Papa é assistito dallo Spirito Santo, una entità che mi pare manchi accanto ad Allah.
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Che esiste però nella teologia sciita : “nafs el kull” che potrebbe tradursi ne “lo spirito del collettivo”
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Comunque, al di là delle diatribe confessionali ( semper vitandae sunt), penso si sia d’accordo sullo spirito che assiste la classe dirigente italiana… Massimo Morigi
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Più che spirito, polvere. Anzi polverina.
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15 aprile 2015
Più che polvere o polverina, anzi … (omissis). Massimo Morigi
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Grazie per l’informazione e l’analisi. Cronologia genocidi del Novecento: se ricordo bene, il primo è quello degli Herero, copyright tedesco. Poi a ruota seguono gli armeni, etc.
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Uno di questi giorni cercherò di raccontare meglio questa storia di rivolta finanziata dai russi, abbandonata con la caduta degli Dar, aggravata dalla vendetta turca della deportazione è conclusa con la carestia che colpì tutto l’impero e la successiva epidemia.
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Magari, qualcosetta ho letto ma ne so poco. Circolano adesso cantafavole che danno la colpa all’Islam, che ne avrà fatte di cotte e di crude ma questa no…
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L’islam non c’entra. Sono stati i ” giovani turchi” Enver e Mustafa Kemal – entrambi laicissimi- a decidere la deportazione con quel che ne è seguito.
L’imbarazzo per Erdogan è doppio dovendo difendere l’operato del predecessore che vuole far dimenticare.
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Infatti, è come dare la colpa al papa della repressione del “brigantaggio” dopo l’unificazione.
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