UNIONE EUROPEA AL BIVIO: O SI PIEGA O SI SPEZZA. di Antonio de Martini

Entro San Valentino l’Unione Europea annunzierà al mondo le proprie decisioni sulla crisi del debito greco segnando ad un tempo il proprio destino.

GLI ANTECEDENTI
La situazione è nota ma mai spiegata organicamente e i paesi nordici – Germania in testa – si limitano a dichiarare la loro indisponibilità a discutere una ristrutturazione del debito creato in Grecia dai governi appoggiati dalla Francia ( che fu il principale fautore dell’ingresso ellenico nell’area euro) e finanziati principalmente dalla Germania le cui banche fecero credito – sia direttamente che intermediando fondi asiatici – lucrando cifre da capogiro.

Dal 2010 a oggi, la Grecia ha trasformato il suo deficit primario ( era il 10% del PIL) in un attivo primario di pari peso. Il suo prodotto lordo è calato del 22% dal 2009 , la disoccupazione è salita al 25% – quella giovanile al 50% – e il famoso rapporto debito PIL è aumentato del 35%.
L’unico livello scandinavo raggiunto è stato quello dei suicidi.

LA CURA DEL SALASSO NON FUNZIONA
Che l’austerità non funzioni come cura è stato ampiamente dimostrato dalle ricette del FMI applicate in America Latina negli anni 70 e in Asia negli anni 80 e in Spagna e Grecia in questi anni. Strangolare il debitore non fa recuperare il credito. Non è mai accaduto e non accadrà mai. Si ha solo la soddisfazione di punire l’inadempiente.
Un paio di anni fa, il FMI ha ammesso errori e si è ricreduto, non così la Germania e la BCE.
Mercoledì prossimo l’Eurogruppo sarà chiamato a decidere il da farsi.

LA GRECIA VECCHIA E NUOVA
Già alle scorse elezioni ( 2012) il 64% dei cittadini diede il suo voto a partiti contrari all’Austerity, ma disperdendo i voti su più raggruppamenti.
Questa volta gli elettori si sono concentrati su un solo partito consentendo la governabilità. Pur potendo governare da solo, Tsipras ha cooptato al governo il partito nazionale ANEL cui ha affidato la politica di Difesa.

Il nuovo ministro Kanemnos ha aperto immediatamente una inchiesta su tutti gli acquisti militari greci degli ultimi anni ritenendo che i venti anni di prigione dati al predecessore siano solo una piccola parte del tutto.
In questo poco patriottico latrocinio sono pesantemente coinvolte banche e società tedesche e francesi ed è impensabile che i rispettivi governi non fossero al corrente anche degli aspetti corruttivi.

LE RESPONSABILITÀ
Ne deduciamo che assieme alle evidenti colpe della classe dirigente greca c’è una complicità cinica dei creditori, che ora si stracciano le vesti, sia per queste magagne ormai non più nascoste che per la ben maggiore competenza ( rispetto ai greci) di queste alte istituzioni creditizie che avevano tutti i mezzi per valutare la solvibilità dei governi contraenti i debiti ma hanno preferito incassare e soprassedere.

COSA SERVE ADESSO
È un dato di fatto che il debito ( sarebbe meglio dire i debiti) è irrimborsabile nelle attuali condizioni.
Servono due interventi: un primo per ridurre il debito a lungo termine è il secondo per ridurre e dilazionare il debito a breve ( le rate imminenti) .
La prima riduzione serve a rassicurare i mercati riducendo l’incertezza generale e la seconda per rendere disponibili fondi da investire per ricreare sviluppo.
Si tratta dello stesso trattamento concesso alla Germania in questo dopoguerra dagli alleati che rinviarono riducendoli i debiti di guerra e prestarono col piano Marshall le ingenti cifre che sappiamo, oltre ad alleviare i bilanci tedeschi delle spese militari per anni e contribuire con i corpi di occupazione anglo-franco-americani a forte capacità di spesa.
La Germania ha rimborsato il dovuto e pagato l’ultima rata a marzo del 2010.
Le sue colpe erano ben più moralmente sanzionabili di quelle della Grecia.
Quelli erano assassini seriali, questi ladri.

LE OPZIONI DELL’EUROGRUPPO
il consiglio dei ministri economici, presieduto dall’inesperto falchetto Djisselbloem si troveranno di fronte a un trilemma:
a) decidere di non concedere nulla per non creare un precedente.
b) decidere di accettare l’idea di ristrutturare il debito greco e concedere il richiesto ” prestito ponte” per dare respiro al governo Tsipras mentre si discutono le nuove condizioni ( maggio?)
c) escogitare una soluzione intermedia che accetti l’idea di ristrutturare, ma che salvi la faccia al governo tedesco con qualche escamotage ( riduzione dei tempi negoziali, un tedesco alla presidenza di Eurogroup, rinvio solo dei debiti a breve ecc).

L’EFFETTO DOMINO È DOUBLE FACE, QUINDI IL VICOLO È CIECO

1) La minaccia di ” espellere” la Grecia dall’Euro equivarrebbe al famoso ” dispetto del marito” . Significherebbe che è possibile uscire dall’Euroarea e questa via potrebbe essere seguita da altri in forma volontaria…..

2) una volta accettata la possibilità di ristrutturare il debito alla Grecia, ogni altro paese in difficoltà vera ( Spagna) o presunta ( Italia) potrà chiedere parità di trattamento.

3) la Grecia ha regolarmente eletto il proprio governo, rifiutare di trattare con questo equivale a considerare la democrazia subordinabile agli interessi economici particolari .
Dopo il divorzio tra democrazia e benessere di questi ultimi anni, questa constatazione equivarrebbe a una pietra tombale sugli ultimi settanta anni e l’azzeramento della legittimità di tutti i governi europei basati sulla democrazia.

Comunque vada, per il duo Merkel-Schauble è comunque finita la stagione della supremazia nella UE.

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Commenti

  • gicecca  Il febbraio 8, 2015 alle 6:59 PM

    Anche a costo di farmi dire che faccio (falsamente) il modesto, parto dall’idea che io so di non sapere nulla di economia (ho un nipote laureato con ottimi voti alla Bocconi; ma è lui, non io). Però: Se l’Europa segue la linea molto dura con la Grecia, i capitali fuggono da lì, la borsa greca crolla, ci sono turbe sociali non da poco, la Grecia esce dall’euro, chi deve avere soldi non li ha e ci rimette. Se l’Europa si accorda con il Governo greco, i Paesi “virtuosi” che hanno seguito le prescrizioni dei trattati si incavolano: perché ai Greci si, e –mettiamo- al Portogallo no ? Perché si fanno molte storie per una virgola di rapporto deficit/pil e ai Greci si concede di pagare (se pagheranno) a babbo morto ? Se ai Greci, con tutto il rispetto, si accordano (sotto un po’ di ricatto da parte loro, tipo “il nostro debito ormai è impagabile”) perché gli Italiani devono fare le riforme che i Greci per intanto non faranno ? Quale la conseguenza sui partiti anti Europa e antieuro ? Non è che Hollande (che aveva iniziato “mantenendo” le sue promesse elettorali -?-) se ne esce con un “si non, la guerre” perché non sa, e con lui qualche altro, come uscirne ? GiC

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    • antoniochedice  Il febbraio 8, 2015 alle 7:17 PM

      I paesi “virtuosi” hanno il complesso ottimamente descritto dalla parabola del figliol prodigo. Fece il suo dovere e tanto gli bastò .
      Per eccesso di debito contratto non è prevista la pena di morte.
      Hollande ha fatto una conferenza stampa di due ore senza pronunziare la parola disoccupazione.
      Ha mantenuto le prime tre promesse elettorali ( in Italia non è mai accaduto) e poi si è rivelato un cialtrone sia politico che personale.
      Merkel e Hollande stanno cercando di distrarre l’opinione pubblica dalla crisi e dalla Grecia parlando di Ucraina.
      La gente in tutta Europa è furente. Prima o poi saranno chiamati a pagare. La guerra può essere vista come via di fuga solo da menti malate.
      Per questo da ormai due anni chiedo di fare una dichiarazione preventiva di neutralità dell’Italia – come fece Giolitti – visto che la NATO è una alleanza puramente difensiva.
      Vedere poi paesi che hanno violato ” i confini e la sovranità” di Irak, Siria, Libia, Bahrein, Afganistan, difendere ” i confini e la sovranità ” Ucraina fa tenerezza.

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  • ...  Il febbraio 8, 2015 alle 7:41 PM

    L’ha ribloggato su Il Blog di giornalismo economico e finanziario.

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  • abrahammoriah  Il febbraio 8, 2015 alle 9:16 PM

    8 febbraio 2015

    Non per furia iconoclasta ma per un elementare senso di realismo: l’attuale situazione internazionale, in veloce evoluzione verso un violento policentrismo, ha svuotato da qualsiasi punto di vista, sia operativo che semantico, i concetti di “diritti dell’uomo”, “confini”, “sovranità”, per finire con la più sacra di tutte che risponde al nome di “democrazia”. E quindi? E quindi, come disse il pensatore di Treviri, che nonostante le doti quasi ultraterrene attribuitegli dai suoi zelanti seguaci proprio non si trovava bene nelle vesti di profeta, “non si danno ricette per la cucina dell’avvenire”. Sembra che la saggezza marxiana ci consegni una ben poco esaltante prospettiva ma per il momento ciò può e deve bastare non solo per non morire avvelenati da vecchie pietanze andate a male ma anche per cercare di non essere uccisi o resi schiavi da coloro che con le professioni degli alti ideali hanno perpetrato il loro dominio, un dominio che mai ha risposto a questi principi ma a quello del puro, semplice (e, come nella vicenda greca, interpretato violentemente e con spirito di rapina), realismo politico.

    P. S. Domani è il IX febbraio. Un suggerimento. Se nelle celebrazioni sulla Repubblica Romana del 1849 e nell’ammirazione verso la figura di Giuseppe Mazzini si vuole uscire dalle vecchie liturgie, invito a considerare questo personaggio e la sua opera per l’ l’indipendenza e le libertà civili e politiche del nostro paese non con la lente deformante dei concetti sopra criticati. Certamente Mazzini non spregiava i “diritti dell’uomo”, le sovranità statuali (ne voleva fondare anzi una nuova, quella italiana che fosse stata una guida per tutte quelle che in Europa si fossero liberate dal giogo autocratico, la missione dell’Italia) e la democrazia (vedi la sua azione come triunviro Repubblica Romana del 1849) ma il suo pensiero si reggeva su un unico presupposto realista, o se si ritiene questo termine tecnicamente troppo impegnativo, di pretta derivazione machiavelliana: senza indipendenza nazionale dalle potenze straniere, è un’autentica stupidaggine parlare di diritti civili e politici. Una “piccola” ricetta per la cucina dell’avvenire…
    Massimo Morigi

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