Il primo effetto è otto gli occhi di tutti: piazze piene dappertutto ma nessuno più che imprechi contro il proprio governo. Adesso hanno un nemico esterno da odiare, l’Islam.
Splendida eccezione Napoli che ha riempito la sua piazza plebiscito per il funerale bis di un cantautore morto tra le braccia dell’amante. Oratore ufficiale, il Cardinale Arcivescovo della città ( Sepe) alla presenza delle due mogli del de cuius. Un peccato non aver sentito il discorso.
Secondo effetto. Mi sento riportato alla mia giovinezza, per la precisione al novembre 1963, quando uccisero John Kennedy.
Non capivo come mai la polizia avesse identificato con tanta prontezza il killer ( Oswald) e lo avesse rintracciato in un cinema, arrestandolo. Poi si è capito.
Anche in questa sciagurata occasione non capisco alcune cose:
A) come la polizia sia giunta alla identificazione dei killers – tanto più che erano mascherati ed hanno ucciso quasi tutti quelli che gli capitavano a tiro-come mai la polizia ha attribuito la patente di ” grandi professionisti” a due persone che uccidono uomini inermi senza incontrare resistenza degna di nota e abbandonano la patente nell’auto rubata con cui fuggono dalla scena del delitto. Da quando, se vado a uccidere, mi porto dietro i documenti?
B) il più giovane dei tre imputandi ha un alibi di ferro: era a scuola ed è stato visto da tutti i suoi compagni di classe e, presumo, dagli insegnanti… Infatti si è costituito e la polizia lo ha arrestato, presumo, per non aver marinato la scuola.
C) i due fratelli in fuga non hanno avuto una educazione islamica: Paris Match- il settimanale per cui lavora Valerie Tierwailer già première dame Di Francia, ha scritto che si tratta di un orfano ( il grande) che ha perso i genitori in tenera età ed è stato allevato in un orfanatrofio francese a spese dello stato. Ora che è stato tirato in ballo anche il fratello minore temo che valga anche per lui.
D) la polizia nelle prime ore seguite all’attentato ha fermato sette persone, tutti familiari o amici frequentatori degli indiziati. Segno che vogliono isolarli dal loro contesto socio familiare.
Se ne deduce che erano personaggi ben noti di cui avevano annotato anche eventuali indirizzi di rifugio e che non vengono considerati “professionisti”. I professionisti non vanno a rifugiarsi dal cognato.
E) finora gli attacchi terroristici erano di due differenti tipologie: vendette mirate o stragi indiscriminate. Questo attacco rappresenta una novità e va segnalato a tutti perché si provveda. È stato fatto?
F) in più luoghi di Francia sono stati segnalati attacchi armati a Moschee e anche, fortunatamente senza vittime, a una famiglia dall’aspetto arabo in automobile. La Francia laica ha provveduto a mettere in sicurezza questi luoghi frequentati da cittadini francesi o ha dato ragione a chi dice che sono cittadini di serie B?
G) il ministro dell’interno ha decretato l’innalzamento del livello di allarme antiterrorismo in tutta a Francia. Anche questo non lo capisco, mi sembra tardi e crea inutile allarme tra la popolazione, ma chi sono io per giudicare, direbbe un sacerdote che vive nel mio quartiere?
Commenti
8 gennaio 2014
Armi di distrazione di massa et similia…
Massimo Morigi
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8 gennaio 2015
Ovviamente, la teoria è sempre indietro alla realtà…
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Senza per questo giungere a conclusioni affrettate, l’osservazione scettica che riguarda il modo “strano” in cui sarebbe stata accertata l’identità degli autori della strage è condivisibile. Chi compie atti del genere non va in giro con i documenti propri in tasca. Semmai con documenti falsi o di altre persone. Meglio se di altre persone. Compiuta la strage certamente non si ritorna a casa o dai parenti. Lo spiegamento di forze finalizzato – come pure è stato detto – alla raccolta di indizi è, forse, anomalo. Come interpretarlo? C’è un altro dettaglio che lascia interdetti. Di solito gli agenti a presidio di target sensibili sono ben addestrati ed il livello di guardia è elevato. Come mai i due agenti a presidio di Charlie Hebdo sono stati neutralizzati con tanta facilità? Non voglio sottovalutare la tragica importanza dell’effetto sorpresa. Tuttavia si trattava di due agenti a presidio non di un luogo qualunque ma di un obiettivo sensibile più volte bersagliato. I due agenti – non è dato di sapere se e come armati – sono stati trucidati da due killers. Non hanno avuto neanche il tempo di capire cosa stava avvenendo? In uno scontro a fuoco due contro due l’ esito non è scontato. Nel caso in questione è finita, tragicamente, due a zero. Solo sfortuna? Temo che le ritorsioni contro gli immigrati aumenteranno. Ormai in tutta Europa il clima è quello che è cioè pessimo. Un non piccolo contributo a rendere gli Europei più scemi che mai l’hanno però dato i vertici del cd. Islam moderato (espressione frescona e bugiarda, che non dice nulla ma la usiamo tanto per capirci). Sono tantissimi i musulmani che sebbene pacifici non trovano nulla di male nel vedere gli “infidi” occidentali puniti. Detto questo, posto che non si può e non si deve cedere alla tentazione di mettere pistole e matite sullo stesso piano, fa pensare il fatto che la cultura europea non trovi di meglio da fare che sbeffeggiare i simboli religiosi. Siamo messi molto male.
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Prima dell’attentato di Parigi il ministro per gli affari esteri francese Laurant Fabius aveva già registrato nel suo calendario, per il 13 gennaio, la proposta al parlamento di un prolungamento dell’intervento militare in Iraq. Il presidente della repubblica, dal canto suo, aveva previsto l’annuncio, per il prossimo 14 gennaio, di una nuova missione contro il Dahesh, supportata dal dislocamento nel golfo Persico della portaerei Charles de Gaulle.
Hollande ha incontrato e parlato di recente con i seguenti ministri o ex ministri di stati del vicino e lontano oriente: Haidar AL-ABADI, primo ministro dell’Iraq, 3 dicembre; Noursoultan Nazarbae, presidente del Kazakhstan, 5 – 6 dicembre (nello stesso giorno ha incontrato Vladimir Putin all’aeroporto di Mosca); 10 dicembre; Tammam Salam, presidente del consiglio del Libano, 12 dicembre. Si può ipotizzare che i colloqui abbiano toccato anche i gli interventi militari nel golfo persico, già calendarizzati pur senza la prevista e necessaria legittimazione parlamentare.
Normalmente il parlamento di uno stato democratico discute, approva e disapprova le operazioni di guerra. Lo prevede la sua costituzione. Normalmente in uno stato liberale si conosce prima di deliberare e si discute e si vota scevri da suggestioni, pressioni, condizionamenti.
Dopo l’attentato di Parigi il calendario presidenziale non è cambiato; sono cambiate le condizioni del dibattito parlamentare.
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Sara interessante vedere se cambierà il tono.
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A proposito di terrorismo interno e guerra esterna: due storie diverse.
Prima storia.
– 5 maggio 2005. In seguito alle elezioni nazionali al partito laburista vengono assegnati in parlamento 66 seggi, contro i 160 delle elezioni precedenti. Diversi commentatori evidenziano come il crollo dei consensi sia in parte attribuibile alla politica interventista del leader Tony Blair, in calo costante in seguito alla decisione dell’invio di truppe inglesi in Iraq nel 2003.
La partecipazione inglese era stata da Blair stesso giustificata come utile e necessaria per sradicare il terrorismo internazionale (che da allora ha radicato un’organizzazione più strutturata) cercare e distruggere le armi di distruzioni di massa nucleari, chimiche e batteriologiche in possesso di Saddam Hussein (che non è stato possibile trovare, nonostante le numerose e incontrovertibili prove) e per portare la libertà agli iracheni (che potrebbero forse testimoniare oggi in un senso o in un altro, se soltanto fossero liberi di esprimersi sul punto. Quelli sopravvissuti).
– 22 giugno 2005. Viene presentato alla House of Commons il “Parliamentary Approval for Participation in Armed Conflict Bill”. La proposta di legge intende rafforzare i poteri del parlamento e limitare quelli dell’esecutivo rispetto all’esecutivo rispetto alle azioni militari internazionali.
E’ sottoscritta da 221 parlamentari di tutti e tre i maggiori partiti politici. La proposta è approvata in prima lettura e rinviata per la seconda lettura e l’approvazione finale.
– 7 luglio 2005. Quattro bombe scoppiano su mezzi di trasporto di massa a Londra. 52 morti. Città blindata, forte emozione e reazione popolare. Sospettati terroristi arabi vicini a Osama bin Laden, che si troverebbe tra l’Afghanistan e il Pakistan. Si evidenzia l’opportunità di riprendere gli interventi militari nei Paesi arabi a causa a causa dell’estremismo musulmano. L’8 luglio Robin Cook, già presidente della House of Commons dimessosi nel 2003 per protesta contro la guerra in Iraq, pubblica sul The Guardian un articolo intitolato “The struggle against terrorism cannot be won by military means”. Lo stesso giorno, si chiude il G8 in Scozia presieduto da Tony Blair con una dichiarazione intitolata “We are united in our resolve to confront and defeat this terrorism that is not an attack on one nation, but on all nations and on civilised people everywhere”. Nei sondaggi di luglio e agosto la politica di Tony Blair viene rivitalizzata da un picco di consenso mai più eguagliato. Robin Cook invece il 6 agosto muore, nel corso di un’escusione solitaria in montagna.
– 21 ottobre 2005. La proposta di legge di limitazione dei poteri dell’esecutivo sulle azioni militari non passa in seconda lettura, per 12 astensioni, e viene rinviata.
– 8 dicembre 2005. I ministri degli esteri dei Paesi NATO approvano l’invio di nuove truppe in Afghanistan, senza opposizione di rilievo da parte dei rispettivi parlamenti.
Seconda storia.
– 21 agosto 2013. Un attacco con armi chimiche fa centinaia o forse migliaia di morti in un sobborgo di Damasco. Sospettato Bashar al-Assad, che si trova in Siria. Nei sondaggi di fine agosto la politica di David Cameron continua imperturbabilmente a scendere.
– 29 agosto 2013. Il primo ministro David Cameron chiede al parlamento l’autorizzazione per partecipare alle azioni militari in Siria.
Con l’obiettivo di sradicare il terrorismo internazionale, distruggere le armi di distruzioni di massa chimiche in possesso di Bashar al-Assad e per portare la libertà ai siriani.
L’autorizzazione viene negata, con un margine di soli 13 voti. La partecipazione inglese al progettato bombardamento sulla Siria va in fumo.
Che cosa se ne ricava.
Nelle democrazie europee è altamente rischioso assumere impegni – compresi quelli relativi a interventi bellici – con soggetti diversi se non si è certi del consenso delle assemblee elettive.
Per avere il consenso dei parlamenti bastano pochi voti di scarto tra consenzienti e dissenzienti.
Eventi a forte impatto emotivo che si verifichino a pochi giorni di distanza da voti parlamentari possono influenzarne il risultato in maniera determinante.
Eventi che coinvolgano migliaia di persone distanti sono in grado di influenzare il voto dei parlamenti nazionali significativamente meno di eventi che riguardino alcune decine di connazionali.
In conclusione: si possono verificare eventi che generano un forte impatto emotivo – di disgusto, terrore e rabbia – in chi ne sia mediaticamente esposto in modo prolungato. In tali circostanze, votare o invece rimandare la discussione parlamentare e il voto su interventi militari in aree in qualunque modo collegabili a tali eventi non fa soltanto una differenza; in alcuni casi fa la differenza.
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