Catturato un commando inglese in Libia. Gli inglesi: un piccolo team diplomatico

Era inevitabile. Uno dei “comitati rivoluzionari ” che opera a Khadra,  a 20 km circa a ovest di  Benghazi, ha arrestato un commando di otto inglesi completo di equipaggiamenti, armi , molteplici  documenti falsi e strumenti di rilevamento. La notizia è di quelle non smentibili: la pubblica il Guardian di Londra  di oggi e la conferma a bocca stretta Liam Fox, ministro della Difesa britannico

Il  portavoce  del comitato dei ribelli ha detto ” non è questo il modo di comportarsi durante una  ribellione. Anche coloro che l’anno scorso a Dubai uccisero un dirigente di Hamas, avevano passaporti inglesi.”

Questo avvenimento si presta ad alcune considerazioni:

  • la notizia diffusa in anteprima da “IL CORRIERE DELLA COLLERA”  era esatta. C’erano dei membri dell’intelligence britannica armati a sostegno dei rivoltosi. La notizia l’abbiamo data il 24 febbraio facendola risalire al 3 del mese scorso.
  • L’arresto da parte del comitato rivoluzionario che  ha proceduto a bloccare il commando è certamente dovuto alla mancanza di coordinamento tra i comitati ed alla eccessiva disinvoltura  di questi gruppi che girano facendola da padroni e ostentando armi e denari che fanno gola a tutti.
  • Un altro fattore  che ha giocato, è dato dalle ripetute accuse di Gheddafi  agli anglosassoni di ingerenza negli affari libici .  Adesso  – dopo “l ‘  incidente ” dell’arresto di tre militari olandesi  presentato come una operazione di salvataggio di due cittadini olandesi che nel frattempo sono stati regolarmente autorizzati ad espatriare –  c’è il secondo inciampo: otto membri otto, della SAS i commandos inglesi  sono stati arrestati dai libici ribelli a causa di un mancato coordinamento tra i comandi.
  • Questa notizia suona come una autentica  figuraccia  del premier inglese Cameron che premeva per un  ” intervento” evidentemente anche  rivolto a  regolarizzare la situazione  di oltre cento  commandos che inevitabilmente sarebbe venuta a galla, coi primi feriti  o prigionieri.
  • I secondi ad essere “spubblicati” sono i rivoltosi che si sono giocati – ricorrendo allo straniero –  le simpatie di quanti non amano gli anglosassoni e  dei paesi arabi “moderati e democratici”.

  Se gli egiziani  avevano qualche minima intenzione di partecipare ad una operazione di “peace enforcing”, adesso  diventa tutto  molto più difficile.

Adesso Barak Hussein Obama ha la scelta se cercare un mediatore di prestigio ( il presidente della Unione per il Mediteraneo Mubarak non è ahimé disponibile e non resta che l’emiro del Katar già impegnato in altre mediazioni come quella in Libano) o attaccare direttamente come auspicano i “falchi” della sua amministrazione.

Ma questo significherebbe dover portare nel Mediterraneo un’altra portaerei ( e tempi di avvicinamento di almeno otto giorni) ed un numero di  marines di cui attualmente la squadra navale nel golfo della Sirte , non dispone. 

Sarebbe il terzo fronte, dopo Afganistan e Irak.

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Commenti

  • Avatar di Gianni Ceccarelli Gianni Ceccarelli  Il marzo 7, 2011 alle 7:37 am

    Sarò ripetitivo, ma Obama per me é un Bush pggiorato dal fatto di non riuscire a pensare quello che fa, quello che vuole fare e quello che é costretto a fare. Asmadinejad (o come si chiama) batte Obama 2 (o anche 3) a zero. GiC

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